Free Tibet ?!?! Free violence !!!

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  1. YESHE
     
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    La rivoluzione dei bonzi nel mio Tibet sempre più solo
    LA TRAGICA serie di autoimmolazioni è un sintomo forte della situazione di deterioramento che sta attraversando il Tibet. Si tratta di una questione politicamente molto delicata, perché quando le autorità cinesi sentono che qualcosa è andato storto in Tibet, quasi sempre cercano di dare la colpa a me. Se dicessi la verità, rischierei di sconvolgere la gente, ma come monaco buddista non posso mentire, così preferisco rimanere il più delle volte in silenzio. Tuttavia vale la pena di notare che nessuno di questi gesti estremi ha mai avuto luogo prima che i cinesi giungessero in Tibet, e tali tristi eventi non sono evidentemente in corso perché le persone che si immolano hanno problemi familiari. Poiché chi ha intrapreso questo passo non vuole danneggiare gli altri, possiamo dire che si impegna per la nonviolenza, ma allo stesso tempo mostra un chiaro segno di disperazione. Per questo i leader cinesi dovrebbe indagare non solo ciò che sta accadendo in Tibet, ma più importante perché sta succedendo, quale sia la causa, cosa c'è di sbagliato per provocare tali atti disperati.
    Quando l'ex premier Hu Yaobang, che era un buon comunista, ha visitato Lhasa nel 1980, ha pubblicamente chiesto scusa per quello che era successo in Tibet e ha promesso di ridurre la popolazione Han (la maggioranza etnica della Cina). Ricordo anche che lo stesso Deng Xiaoping raccomandava alle autorità cinesi di cercare sempre la verità dai fatti, e quando Hu Jintao è diventato presidente ha seguito il suo consiglio e ci ha sostenuto.
    Il metodo giusto per tornare a quel dialogo è di ricreare fiducia, mentre si crede di poterla imporre con la forza, che è una cosa illogica. L'uso della forza è in contraddizione con tutti gli sforzi per creare fiducia, poiché ottiene l'effetto contrario e produce invece paura. Ma lo spirito tibetano non sarà mai intimidito dall'uso della forza. E' un principio radicato nel buddismo, una tradizione che ha più di 2500 anni, ed è sempre più conosciuta oggi nel mondo. Il comunismo, dall'altra parte, ha appena 200 anni e la sua immagine è in declino, senza contare che il totalitarismo è completamente fuori dal tempo.
    Noi tibetani stiamo conducendo una lotta non violenta in uno spirito di riconciliazione.
    Merita supporto, perché deve riuscire. Il nostro fallimento sosterrà coloro secondo i quali puoi raggiungere i tuoi obiettivi solo con la forza e la violenza. Ricordo una giovane cinese che venne a trovarmi e mi raccontò di aver visto soldati a Lhasa fare esercitazioni militari proprio accanto ai pellegrini tibetani che compiono le prostrazioni fuori del tempio di Jokhang. Pensando a queste immagini mi viene in mente che i veri "separatisti" tibetani sono gli autori di certi abusi.
    Infatti, numerosi cinesi imparziali, una volta adeguatamente informati della realtà, sono molto in sintonia con i tibetani.
    Sulle nostre montagne nascono quasi tutti i principali fiumi di quella parte del mondo, e non rispettare l'ambiente dell'altopiano tibetano vuol dire avere poi tragiche conseguenze a valle dove vive oltre 1 miliardo di persone non solo cinesi. L'altra nostra eredità è la cultura pacifica e compassionevole, che a mio avviso continua ad avere un grande contributo da dare nel mondo di oggi.
    Spero di vedere il giorno in cui i bambini saranno così imbevuti dell'idea che i problemi possono essere risolti in pace e collaborazione, che sapranno gentilmente rimproverare i genitori litigiosi invitandoli a sedersi e parlarsi. Fare in modo che il dialogo sia la soluzione, dipende dall'avere un genuino rispetto per i diritti degli altri, il diritto a essere felici e benestanti. Dopo tutto dobbiamo vivere fianco a fianco sul pianeta assieme a tutti gli altri esseri umani. (testo raccolto da Raimondo Bultrini e Jeremy Russel) © RIPRODUZIONE RISERVATA
    DALAI LAMA

    www.tibetexpress.net/en/news/exile/9757-2012-12-01-07-19-56

    http://www.tibettelegraph.com/2012/12/tibe...-they-have.html

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...html?ref=search


    Dharamsala, 2 dicembre 2012.
    Mentre con la morte di Konchok Kyab, 29 anni, immolatosi sabato 30 novembre nei pressi di un distributore di benzina ad Akyid, nella contea di Dzoge, regione di Ngaba, sale a novanta il numero dei tibetani che si sono dati la morte con il fuoco in segno di protesta contro l’occupazione cinese, il governo di Pechino ha stabilito che le famiglie di coloro che si sono immolati - e di quanti mantengono contatti con le stesse - saranno private di ogni sussidio e aiuto.
    La decisione è stata resa nota il 14 novembre nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda a Manlho e in tutta la contea di Rebkong dove, in concomitanza con lo svolgimento del XVIII congresso del Partito, si sono verificati sei casi di auto immolazione. Le autorità locali hanno fatto sapere che, oltre a colpire le famiglie di quanti si sono dati fuoco, “svolgeranno approfondite indagini” e “sottoporranno a sedute di correzione” quanti sono in contatto o cercano di aiutare i congiunti degli auto immolati. I lama e i membri dei monasteri accusati di essere vicini alle famiglie degli immolati saranno “severamente puniti” e i loro monasteri saranno chiusi.
    Recita l’annuncio: “In alcune zone, monaci e laici dicono cose senza senso e, sotto l’influenza del gruppo del Dalai Lama che approfitta della loro ignoranza, sono convinti che coloro che si auto immolano siano eroi e si recano a rendere omaggio alle loro famiglie aiutandole con donazioni”. L’annuncio prosegue con l’affermazione della necessità di stroncare e colpire “questo esiguo numero di criminali” per mantenere la stabilità sociale nella prefettura. “Ogni area, dipartimento e ufficio deve adottare appropriate misure atte a negare alle famiglie degli immolati ogni tipo di sussidio pubblico, quale il salario minimo, l’aiuto in caso di calamità e così via”. “I monaci e i laici che rendono omaggio alle famiglie ed elargiscono ad esse donazioni e aiuti saranno oggetto di accurati controlli e, ove il loro comportamento fosse comprovato, saranno sottoposti a procedimento legale e saranno puniti severamente come previsto dalla legge”.

    Washington. Il 1° dicembre, a Washington, l’assistente segretario di stato per la democrazia e i diritti umani Michael Posner, ha incontrato le famiglie di tre auto immolati le cui generalità non sono state rivelate per motivi di sicurezza. Victoria Nuland, portavoce di Posner, ha dichiarato che l’alto funzionario ha porto ai famigliari le proprie più sentite condoglianze e ha espresso preoccupazione per la spirale di violenza e la dura repressione in atto nelle regioni tibetane nonché il suo dolore per il succedersi delle immolazioni. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere di essere molto contrariato nell’apprendere del ferimento, da parte della polizia cinese, di venti studenti tibetani che, in una dimostrazione di massa, protestavano contro la distribuzione di un libretto in cui venivano messi alla berlina la lingua tibetana, il Dalai Lama e gli stessi immolati. Il Dipartimento ha affermato di voler sollevare il caso del Tibet sia pubblicamente sia privatamente e ha fatto sapere che chiederà al governo cinese, ad ogni livello, di riconsiderare gli indirizzi politici che, nelle aree tibetane, sono causa di tensioni e minacciano l’identità religiosa, culturale e linguistica del popolo del Tibet.

    Parigi. Il 27 novembre 2012 il Senato francese ha approvato una risoluzione nella quale si chiede all’Unione Europea di dare priorità alla questione tibetana all’interno delle competenze assegnate allo Speciale Rappresentante per i Diritti Umani recentemente nominato all’interno dell’Unione. La risoluzione chiede che allo Speciale Rappresentante sia dato mandato di promuovere e coordinare, tra gli stati dell’Unione Europea, la linea di condotta riguardo al problema del Tibet.

    Fonti: Tibet Post International - Phayul


    Breaking: Tibet continues to burn, Tibetan man self-immolates
    Phayul[Sunday, December 02, 2012 23:10]

    DHARAMSHALA, December 2: The wave of fiery protests inside Tibet continues unabated with reports of another self-immolation protest today in Bora region of Sangchu region in eastern Tibet.
    According to exile sources, a young Tibetan man, identified as Sungdue Kyab, set himself ablaze in Bora town of Sangchu, Labrang Tashikhyil region of eastern Tibet.
    Sungdue Kyab reportedly carried out his self-immolation protest in the afternoon today on the main street in Bora town near the Bora Monastery. Soon after he set himself on fire, Chinese security personnel arrived at the site of his protest, doused the flames and bundled him away. He is believed to have survived his protest.
    According to eyewitnesses, Sungdue Kyab was alive when Chinese security personnel took him away, reportedly to a hospital in Tsoe.
    Following the self-immolation protest, monks from the Bora Monastery and local Tibetans reportedly began to make preparations to go to Tsoe but were denied permission by the Chinese authorities. The situation in Bora is being described as tense and communication lines have been heavily hampered.
    Further details are awaited at the time of filing this report.
    On October 20, Lhamo Kyab, a 27-year-old father of two, passed away in his self-immolation protest near the Bora Monastery. He raised slogans calling for the return of His Holiness the Dalai Lama to Tibet.
    The recent escalation in self-immolation protests in Tibet has accounted for 28 self-immolations in the month of November alone. 91 Tibetans have self-immolated inside Tibet since the wave of fiery protests began in 2009, demanding freedom and the return of His Holiness the Dalai Lama from exile.
    Last month, the United Nations High Commissioner for Human Rights Navi Pillay, in a strong statement, urged Chinese authorities to “promptly address the longstanding grievances that have led to an alarming escalation in desperate forms of protest, including self-immolations, in Tibetan areas.”
    Pillay said she was disturbed by "continuing allegations of violence against Tibetans seeking to exercise their fundamental human rights," and called on the Chinese authorities to release detainees, allow independent human rights monitors to visit Tibet, and to lift restrictions on media access to Tibet.
    Speaking to reporters, Pillay's spokesman, Rupert Colville, told a news briefing in Geneva on Friday that the self-immolations “are an illustration of how serious the situation is."
    "We don't see any progress in dealing with the underlying problems facing Tibetans both in Tibet and in other areas,” Colville said.


    3 dicembre 2012
    Nuova autoimmolazione per il Tibet, 91 dal 2009
    Nuova autoimmolazione, la novantunesima dal 2009, nella Cina occidentale, che segna la continuazione della protesta tra i tibetani che contestano il controllo cinese sul Tibet. Sungdue Kyab (o Songdhi Kyab, come citano altre fonti), 17 anni, si e’ immolato ieri intorno alle 15:30 dinanzi al monastero di Bora a Labrang (Gannan per i cinesi), nella provincia del Gansu. Secondo alcune informazioni, il giovane, che si e’ dato alle fiamme mentre urlava slogan per il ritorno del Dalai Lama e per chiedere la liberazione del Tibet dall’occupazione cinese, era ancora vivo quando sono arrivati gli agenti di polizia e l’hanno portato via in un luogo sconosciuto. Altre fonti della diaspora tibetana riportano che il giovane e’ stato portato all’ospedale di Tsoe e le sue condizioni di salute sono molto gravi, con poche possibilita’ di sopravvivenza. Le stesse fonti riferiscono che monaci di Bora e laici sono andati all’ospedale di Tsoe per vegliare il giovane, ma gli e’ stato impedito dagli agenti, con la situazione a Bora molto tesa, con le comunicazioni di tutti i tipi interrotte. Quella di Kyab e’ la prima immolazione di questo mese di dicembre, dopo che lo scorso novembre ha registrato, con 28, un record negativo da quando, nel febbraio 2009, sono cominciate queste forme di proteste. Con l’immolazione di Kyab salgono a 77 questi atti dall”inizio dell’anno.

    www.rfa.org/english/news/tibet/burning-12022012215330.html
     
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  2. YESHE
     
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    lobsang-gedhun-29

    Tibet: nuova autoimmolazione, 78ma da gennaio 2012
    Ancora una autoimmolazione per il Tibet, che porta a 78 il numero di questi atti estremi dall'inizio dell'anno, 92 dal febbraio 2009 quando è stata registrata la prima azione di questo genere.
    Secondo informazioni che arrivano dalla diaspora tibetana in India, l'ultima immolazione ha interessato Lobsang Gendun, un monaco di 29 anni del monastero di Penag Kadak Troedreling a Seley Thang nella provincia cinese del Qinghai, contea di Pema (Banma in cinese).
    I testimoni hanno riferito che il monaco si è dato alle fiamme alle 19,45 di ieri sera e, unendo le mani in segno di preghiera e cantando slogan per il Tibet libero e per il ritorno del Dalai Lama, ha camminato per oltre 300 passi per poi cadere a terra e morire sul posto.
    Subito dopo ci sono stati degli scontri tra alcuni tibetani e poliziotti che si contendevano il corpo del monaco. I resti dell'uomo sono stati poi portati nel monastero dove è avvenuta la veglia funebre. Lobsang Gendun è il secondo ad immolarsi a dicembre, dopo che novembre aveva registrato un record negativo di 28 autoimmolazioni.
    (ats)



    Breaking: Self-immolations continue in Tibet, Monk burns self to death in latest protest
    Phayul[Monday, December 03, 2012 20:28]
    immohttp://www.dossiertibet.it/news/tibet-monk...olog-pema-dzong
    DHARAMSHALA, December 3: In confirmed reports coming out of Tibet, yet another Tibetan set himself on fire today in Golog region of eastern Tibet in an apparent protest against China’s continued occupation of Tibet.
    Lobsang Gendun, a 29-year-old Tibetan monk self-immolated in Golog Pema Dzong at around 7:45 pm (local time). He succumbed to his injuries at the site of his protest.
    Tsangyang Gyatso, an exiled Tibetan told Phayul that Lobsang Gendun was a monk at the Penag Kadak Troedreling Monastery in Seley Thang region of Golog Pema Dzong.
    “According to eyewitnesses, Lobsang Gendun had his hands clasped in prayers as he raised slogans while engulfed in flames,” Tsangyang said. “He walked a few steps towards a busy road intersection and then fell to the ground.”
    Following the self-immolation protest, a minor scuffle broke out between local Tibetans and Chinese security personnel, who tried to confiscate Lobsang Gendun’s body.
    “Chinese security personnel arrived at the site of the protest and began to forcibly remove Lobsang Gyatso’s body,” the same source said. “But local Tibetans rushed in and rescued his charred body from falling into the hands of the Chinese authorities.”
    They later carried Lobsang Gyatso’s body to his monastery, where it is believed to be currently kept.
    Security has been heightened in the region following today’s fiery protest.
    Lobsang Gendun is survived by his parents, Golog Lokho and Sago Dewang, and his 11 siblings.
    The global rights group, Human Rights Watch last week said the unprecedented increase in the number of self-immolation cases in Tibet highlights the “failure of Chinese authorities to address Tibetan grievances” and blamed China’s “increasingly pervasive and punitive security measures” for having “exacerbated the situation” in Tibet.
    HRW renewed its calls for the formation of a contact group on Tibet while noting that “coordinated, international expressions of concern are essential to get Beijing to substantively address the issues being raised by Tibetans.”
    An alarming total of 92 Tibetans have self-immolated inside Tibet since the wave of fiery protests began in 2009, demanding freedom and the return of His Holiness the Dalai Lama from exile.

    www.rfa.org/english/news/tibet/burn-12032012161600.html
     
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  3. YESHE
     
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    Don’t remain idle bystanders, support Tibet,” Sikyong Sangay appeals at launch of Solidarity with Tibet Campaign
    Phayul[Wednesday, December 05, 2012 17:28]


    DHARAMSHALA, December 5: The Dharamshala based Central Tibetan Administration today launched a barrage of new initiatives as a precursor to the 2013 ‘Solidarity with Tibet Campaign’ year as earlier announced.
    Addressing a press conference here, Sikyong Dr Lobsang Sangay, the elected head of the Tibetan people, released a six-minute video on the ongoing wave of self-immolations in Tibet, a microsite, and Facebook page, all aimed at mobilising the international community, which he said, “must not remain an idle bystander.”
    Sikyong Dr Sangay said that with the launch of the new initiatives, the CTA plans to take the increasing number of self-immolation cases straight to the living rooms of people around the world and “urge directly to the people of faith, opinion makers, and news media” to cover the issue given its “urgency and gravity.”
    A total of 92 Tibetans have self-immolated inside Tibet since the wave of fiery protests began in 2009, demanding freedom and the return of His Holiness the Dalai Lama from exile.
    Dr Sangay further appealed to the international community to provide support for the self-immolation protests in Tibet, on par with the support earlier rendered to the self-immolation in Tunisia.
    “One self-immolation in Tunisia was labelled by some media and the international community as the ‘catalyst’ for the Arab Spring. The coverage, awareness, and the international support that the Arab Spring received was justified and was welcomed from our side,” the de facto Tibetan prime minister said.
    “On the same token, we want to inform the international community and the media that not just one, now, there have been 92 cases of self-immolations in Tibet. So, they ought to be paying equal attention and also extend equal support to the issue of Tibet.”
    The six-minute video explains the reasons behind the ongoing wave of fiery protests and carries a few of the last testaments left by Tibetan self-immolators. The microsite www.solidaritywithtibet.org contains links to various resources on the critical situation in Tibet and campaign suggestions on outreach activities for Tibetans inside Tibet.
    In the new site, the CTA explains that the current situation in Tibet has stemmed from “several decades of Chinese misrule in Tibet” and discontent of the Tibetan people arsing from “political repression, cultural assimilation, economic marginalisation, and environmental destruction.”
    “As Tibetans, it is the moral and sacred duty of the CTA to stand in solidarity and highlight the aspirations of the Tibetan people around the world,” the exile Tibetan administration notes, while categorically denying “any role in the spate of self-immolations in Tibet.”
    At the launch of ‘Solidarity Tibet 10 December 2012’, the CTA appealed its global audiences to share the links to the microsite (www.solidaritywithtibet.org), Facebook page (www.facebook.com/SolidarityWithTibet), and the new video (www.youtube.com/watch?v=hyjFBg8mwiU). People have also been requested to sign-up on ThunderClap to share a “synchronised message so that on December 10 (Human Rights Day) as many people as possible will be made aware of the current situation in Tibet through the Solidarity with Tibet Campaign.”
    “Governments, international bodies, human rights organisations and individuals can make a difference by intensifying their efforts to raise public awareness about the dire situation in Tibet and urge the Chinese government to resolve the issue of Tibet through dialogue,” Sikyong Dr Sangay said.


    Video

    www.solidaritywithtibet.org/

    https://www.facebook.com/SolidarityWithTibet

    www.solidaritywithtibet.org/outreach/

    https://www.thunderclap.it/projects/758-st...rity-with-tibet

    sangaydolmaone



    Tibet : Tibetan stabbed himself to death and wrote a call for Tibetan independence in his own blood
    Redazione - Mer, 05/12/2012 - 07:09

    A young Tibetan stabbed himself to death and wrote a call for Tibetan freedom in his own blood while the ruling Chinese Communist Party met last month in Bejing.News of the protest and suicide was delayed because of tight restrictions on communications from the area.When the 18th Congress of the Chinese Communist Party was going on in Beijing, Jigme Tseten, 30, a resident of Tsoe county, stabbed himself to death.Before dying, he wrote in his own blood on a wall of the Upper Khagya School that ‘Tibet is independent, and the Dalai Lama should return to Tibet.Following Tseten’s protest, local government officials rushed to erase his writings on the school walls.
    Local government officials tried to hush up the incident by saying that Jigme Tseten had been drunk when he stabbed himself and died.
    Tseten came from the Chunak nomadic group, located a half mile from the Upper Khagya local government center, and is survived by his mother, wife, and two children.
    During the 18th CCP Meeting, government officials were posted in the area to watch the Tibetans.At present, Tibetan areas in the Kanlho Prefecture are under strict Chinese surveillance.
    Tibetans who talk about the self-immolations on their mobile phones or send photos from their phones are being questioned, and many are being detained.


    Tibet : “Leaving Fear Behind” Assistant Faces Possible Death Sentence
    Redazione - Mer, 05/12/2012 - 15:21

    Golog Jigme, a Tibetan Buddhist monk who helped well-known Tibetan filmmaker Dhondup Wangchen for his documentary on the lives of Tibetans under Chinese rule, is facing possible death sentence as Chinese police has issued arrest warant against him for alleged murder charges.Golog Jigme, also known as Jigme Gyatso, is missing since 20 September when he travelled from Labrang monastery to Tsoe in Kanlho in north-eastern Tibet.Recently on 28 November, the Public Security issued an arrest warrant against him for alleged murder charges, announcing 2,00,000 yuan cash reward for the informers.
    Jigme Gyatso is a Tibetan filmmaker and human rights activist. After assisting with the documentary Leaving Fear Behind, he was arrested by Chinese authorities on at least three occasions, including a 2012 murder charge.
    The 25-minute film features interviews with Tibetans living in Amdho region of Tibet, who express their views on Tibet’s exiled spiritual leader His Holiness the Dalai Lama, the 2008 Beijing Olympics, and the perceived hardships of life under Chinese rule—topics considered politically sensitive by the Chinese regime.
    He was severely tortured after he was first detained in March 2008, hanging from the ceiling for many hours with his hands and legs tied behind his back, and he lost consciousness several times because of beatings by Chinese security forces. Electric batons were also thrust into his mouth and eyes, and he was deprived of food and sleep.

    "Raise the Tibetan Flag, Children of the Snowland" By Lolo from HPeaks on Vimeo.

     
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  4. YESHE
     
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    http://tibettruth.com/2012/12/10/tibetan-s...testfiremap-22/

    Tibet: nuova immolazione, studentessa di 17 anni si dà fuoco
    Sono 81 le immolazioni dal primo gennaio del 2012 e 95 dal febbraio 2009
    10 dicembre, 08:29

    SHANGHAI - Una diciassettenne tibetana si e' immolata a Dokarmo, nell'area di Tsekhig (Zeku in cinese) nella contea di Malho (Prefettura autonoma tibetana nella provincia cinese occidentale del Qinghai). Con questa, le immolazioni salgono a 81 dal primo gennaio del 2012 e 95 dal febbraio 2009, da quando sono cominciate. Bhenchen Kyi, la studentessa, secondo quanto riferiscono fonti della dissidenza tibetana in India, si e' data fuoco intorno alle 20 di ieri sera, urlando slogan contro l'occupazione cinese del Tibet e chiedendo il ritorno del Dalai Lama. La ragazza e' morta poco dopo a causa delle ustioni riportate. Circa duemila tibetani si sono raccolti nella zona dell'auto-immolazione per impedire alle autorita' cinesi di prendere il corpo della ragazza, che e' stato poi cremato nella notte. Pochi giorni prima il suo gesto, la giovane aveva rivelato ad alcuni suoi compagni di scuola l'intenzione di auto-immolarsi per la causa tibetana. Ha detto ai suoi compagni di non volere che il suo corpo cadesse nelle mani delle autorita' cinesi e che si sarebbe immolata in una zona di nomadi e non nel centro di una citta' proprio per evitare che la polizia possa prenderla dopo la morte volendo invece che fossero i genitori a prendersi cura dei suoi resti. L'immolazione di Bhenchen Kyi arriva alla vigilia del Giorno della Solidarieta' Globale deciso per oggi dal governo tibetano in esilio nel nord dell'India, in concomitanza co9 dicembre 2012

    Monaco tibetano e nipote arrestati per incitamento immolazioni
    La polizia cinese ha arrestato due persone, un monaco e suo nipote, con l’accusa di aver incitato alcuni attivisti a immolarsi. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina. Lorang Konchok, monaco di 40 anni del monastero di Kirti (uno dei piu’ importanti del buddismo tibetano e al centro di focolai di proteste contro il controllo cinese del Tibet) nella contea di Aba (Ngaba per i tibetani) nella provincia meridionale del Sichuan, e’ stato arrestato con l’accusa di aver spinto 8 persone ad immolarsi dal febbraio 2009, da quando sono cominciate questo tipo di proteste. Tre sono morte. Dall’inizio dell’anno sono 80 gli attivisti tibetani che si sono dati fuoco, ieri gli ultimi due. Nel complesso, dal 2009, sono 94. Il primo a immolarsi e’ stato il monaco di Kirti, Tapey. Secondo le autorita’ citate da Nuova Cina, l’uomo avrebbe agito ”su istruzione del Dalai Lama e dei suoi seguaci”, come avrebbe lui stesso confessato alla polizia. Lorang avrebbe usato la sua influenza per incoraggiare altri monaci a immolarsi L’uomo avrebbe detto che le immolazioni non sono contro la dottrina buddista e che gli immolati sono degli eroi. Per questa opera di convincimento, Lorang Konchok avrebbe reclutato anche suo nipote, Lorant Tesring, di 31 anni. In un comunicato, la polizia di Aba afferma che i due registravano tutte le informazioni sulle persone ‘reclutate’, comprese fotografie scattate durante le immolazioni, e passavano queste informazioni ai tibetani in India, dove si trova il governo tibetano in esilio e il Dalai Lama. Per la polizia, sarebbero stati molti di piu’ gli attivisti convinti dai due a immolarsi, se le famiglie e la polizia non fossero intervenuti. Due, infatti, sarebbero scappati in un’altra citta’ per evitare le pressioni di zio e nipote. I due Lorang sono stati arrestati gia’ ad agosto, ma solo oggi e’ stata diffusa la notizia. La settimana scorsa le autorita’ hanno ribadito che perseguiranno con l’accusa di omicidio intenzionale chi incita le immolazioni.
    n la giornata dei diritti umani.