Marijuana o Marihuana. Uso scorretto e corretto della Marijuana

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    Luz Pinon Blanco

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    La Marijuana è una pianta, che come tutte le piante è connessa al suo relativo Spirito della Marijuana. In occidente il suo uso sacro si è fortemente distorto, nello specifico fumandone alcune sue parti. Ecco cosa dice un famoso studioso della cultura dell'India:

    "la pratica di fumare la canna (cáñamo) è fortemente sconsigliata in India", Daniélou Alain, famoso indianista
    www.find.org.in/alain-danielou/

    Usarla nelle modalità giuste, con rispetto, sacralità, può fornirci molto aiuto, guarigione e conoscenza.

    Usarla male, ovvero fumandola, provoca solo danni, come spiega Daniélou:
    .. "lo spirito del canamo, invitato mentre uno segue altre attività, è molestato e oltraggiato"..
    .. "Lo spirito del canamo, del tabacco, della amapola, della coca, sono divinità amiche dell'uomo e che permettono di alleviare le sue sofferenze, e per questo, aprono le porte dei mondi sottili; la sua proibizione, come il suo uso irrazionale, sono egualmente erronei e provocano la malevolenza delle divinità oltraggiate."

    Da: Marijuana: Angelo o Demonio?
    Articolo pubblicato sulla Rivista TAKIWASI, Nº 5, pp 63-77, Tarapoto, PERU, 1997
    www.takiwasi.com/esp/pub21.php

    Ho personalmente tradotto questo testo in italiano e ve lo posterò in seguito.

    Dato che frequento ogni anno gli Sciamani Shipibo del Perù, posso confermare non solo che che loro dicono le medesime cose che dice Daniélou, ma ho anche conosciuto alcune persone che erano nei centri di Medicina dell'Ayahuasca con me, e che erano venute proprio per curarsi dai danni provocati dal fumare la Marijuana. Danni difficili da identificare per chi la fuma, poichè provocano un lento e sottile cambiamento mentale, proprio provocato dalla malevolenza dello Spirito della Marijuana, nei confronti di chi l'ha fumata. Cosa che dura per tutta la vita, a meno di non ricorrere a cure specifiche, come appunto le cerimonie sciamaniche Shipibo.




    MARIHUANA : ANGELO O DEMONIO ?
    Traduzione Italiana a cura di Fabrizio Carrozzini
    
    Dr. Jacques Mabit,
    TAKIWASI, Centro di Riabilitazione per Tossicodipendenti e
    di Ricerca sulle Medicine Tradizionali
    Tarapoto, PERU, 8 de marzo de 1997

    Pubblicato sulla Rivista TAKIWASI, N° 5, pp 63-77, Tarapoto, PERU, 1997

    .....................................................
    Takiwasi- Prol. Jr. Alerta, N° 466, Tarapoto, Perú. Telefax (042) 52. 5479 Tel. (042) 52 2818
    [email protected] www.takiwasi.com
    .....................................................


    La Marihuana (Cannabis sativa) è tornata ai nostri giorni come tema in costante dibattito, e simbolizza perfettamente la lotta entro i sostenitori della liberalizzazione totale del consumo di sostanze psicoattive da una parte, e dall'altra gli oppositori a qualunque tolleranza verso essa. Incontrare queste posizioni, ci obbliga quasi automaticamente a scegliere entro due opzioni "chiuse": la prima che si avvolge pudicamente nel manto della tolleranza, la libertà e un'approccio pseudo "angelico" all'"erba", la seconda che demonizza tutte le modificazioni degli stati di coscienza indotti, evocando inorridita, le cifre effettivamente da brivido della dipendenza da droghe nel mondo. A pronunciarsi su questo tema, uno rischia di apparire un'esecutore mandato dalle istituzioni per mantenere l'ordine morale, oppure un'irresponsabile residuo della fantasia hippie, incapace di affrontare il resto del mondo moderno.

    Vorremmo provare ad aprire un terzo spazio ubicato ad uguale distanza da entrambi i gruppi, che si rafforzano reciprocamente, per presentare posizioni sulla realtà che consideriamo distorte e basate su un certo grado di auto inganno, fino alla frode. Tuttavia, desidereremmo orientarci prioritariamente ai difensori dell'uso incondizionato della cannabis, già che la nostra posizione non può essere sospettata, da parte loro, di parzialità a favore di una proibizione cieca dell'uso di tutte le sostanze psicoattive. Dal primo numero di questa rivista, segnalammo che "il gruppo" che promuove una proibizione totale di qualunque sostanza psicotropica, si prende il rischio di minacciare la libertà individuale, partecipare ad una devitalizzazione delle culture autoctone, ed infine favorire il traffico di droghe (Mabit J., 1992). E più in là delle parole, il centro Takiwasi dimostra, nelle sue attività terapeutiche e pedagogiche, con valutazioni di indagini psico cliniche (Giove R., 1996), che un uso corretto di piante psicoattive non è dannoso e inoltre permette di trattare i tossicomani.

    Crediamo sia necessario insistere fin dall'inizio sulla nostra convinzione, dell'indiscutibile valore della cannabis sativa. Possiede virtù medicinali innegabili, dimostrate e appoggiate da prove empiriche di secoli. Possiede anche attitudini per l'ampliamento della coscienza e l'insegnamento spirituale, cosa che permette di classificarla senza dubbio, nel gruppo delle piante sacre o piante maestre.

    E' precisamente per questo, come tutte le sostanze psicoattive naturali e di uso ancestrale e sacro, merita altro trattamento invece che una condanna generalizzata e cieca; come nemmeno può essere oggetto di un consumismo degradante, indiscriminato e, in fin dei conti, irrispettoso e non esente da pericoli. Con rammarico, i sui difensori tendono a prestarsi su posizioni che, lontane da portare argomenti aperti alla tolleranza, segnalano molto meglio una grande confusione di criteri, ed incitano alla poca comprensione. Crediamo sia necessario chiarire il dibattito, analizzando il collocamento attuale della marihuana nella nostra società contemporanea e la distanza tra i discorsi ed i fatti, in base al nostro privilegiato punto di osservazione.


    Fattori determinanti l'incontro con la marihuana

    Credo che ora non sia necessario dimostrare, che gli effetti dell'uso di qualunque sostanza psicoattiva, dipendono da tre fattori condizionanti: la sostanza, il consumatore e il contesto.
    Chiunque saprà differenziare il consumo di alcool forte adulterato per una ragazzo di dodici anni, in una gang di una zona urbana marginale, dal consumo di champagne di qualità in seno ad una famiglia che festeggia un matrimonio; oppure l'uso rituale di vino durante l'eucarestia cristiana. Si tratta sempre del consumo di una sostanza psicoattiva, l'alcool, dove gli studi scientifici dimostrano la sua potenziale nocività, il rischio di tossicomania e il suo enorme costo sociale ed economico. Nessun chirurgo si servirebbe delle proprietà della morfina a nome dei fumatori di oppio di Macao o degli eroinomani di Ginevra. Non si vedono campagne contro l'abuso di zucchero raffinato, nonostante l'enorme danno collettivo alla salute e la tossicodipendenza a questo prodotto di una importante frazione della popolazione. E la lista potrebbe proseguire... (Mabit, J., 1995).

    Allo stesso modo, sarà simile il consumo del bhang nelle società iniziatiche o per gli yogis in India, il consumo tradizionale di hachis dei campesinos del Marruecos, il consumo ludico di "erba" tra i giovani delle società urbane occidentali, il consumo misto con Ayahuasca nella chiesa del Santo Daime in Brasile e la mistura con pasta basica di cocaina nei "buchi" dei distretti marginali delle città latino americane? Di quale marihuana stiamo parlando? A che tipo di consumo ci riferiamo?


    La sostanza

    Quando parliamo di fattori vincolati ad una sostanza, ci riferiamo alle sue qualità e alle dosi, il che include quantità e frequenza di consumo. La Cannabis ha molte modalità d'uso e molte qualità differenti della pianta. Tuttavia gli studi scientifici dimostrano un potenziale tossico già conosciuto dalle società tradizionali, per cui come segnala il famoso indianista Alain Daniélou "la foglia si pesta entro due pietre e si sciacqua con abbondante acqua, ciò che permette di _estrarre gli elementi nocivi_. Si prepara una bevanda con latte di mandorle, mescolando l'equivalente di una grossa oliva di Bhang, che ognuno ingerisce con rispetto." (Daniélou A., 1992). Si tratta di un procedimento di disintossicazione, di una ingestione a freddo per via digestiva e non calda per via respiratoria. L'inalazione del fumo, modifica la farmacodinamica del prodotto: si evade la protezione naturale della barriera digestiva e si aumenta il processo di assimilazione sanguigna transpolmonare, mentre la combustione genera nuovi metaboliti.
    Daniélou aggiunge, con l'autorità che gli accordano i suoi quaranta anni di convivenza intima con il gruppo degli iniziati dell'India, al quale si riferisce, che "_la pratica di fumare la canna (cáñamo) è fortemente sconsigliata in India_, gli elementi tossici non vengono eliminati..."


    Soggetto

    Come per qualunque sostanza psicoattiva, esiste un grado di suscettibilità individuale. Questa suscettibilità si manifesta nell'intensità degli effetti immediati, come nella possibile dipendenza. Esistono individui poco influenzati dalla marihuana e altri rispondono rapidamente con alterazioni forti nella formazione di idee e nella condotta, stati di confusione con disorganizzazione del comportamento. Questo fattore non può essere ignorato quando si propone la libera disponibilità della marihuana.

    Allo stesso modo, nonostante sia catalogata come "droga leggera", si possono creare in certi individui, dipendenze estremamente forti alla marihuana. La caratteristiche di questa dipendenza, secondo la nostra osservazione, sono le seguenti:


    .. Distorsione graduale della percezione della realtà:
    La lentezza e sottigliezza di questo fenomeno, non permette al soggetto di identificarlo e di esserne cosciente. Qui non siamo in presenza di effetti "drammatici", comparabili all'uso di eroina, pasta basica di cocaina o crak, per cui è molto facile per il soggetto ignorare la sua propria trasformazione, che non identifica chiaramente.

    .. Fenomeno di "mentalizzazione":
    Il campo percettivo si focalizza a livello mentale, cancellando impercettibilmente gli effetti di tipo emozionale. Il soggetto sostituisce progressivamente il suo "cuore" con la sua "mente". Confonde "sentire" e "pensare". I curandero diranno che la sua energia si sta concentrando nella sua testa. Lo intuiranno molto bene coloro che consumano marihuana per realizzare un lavoro intellettuale e stimolare le proprie capacità mentali. Quello che può essere un uso inoffensivo temporaneo, può anche diventare una maniera permanente e patologica di percepire il mondo.

    .. Disincarnazione:
    L'iperattivazione mentale fornisce la sensazione di poter risolvere numerosi problemi, avere idee "geniali", comprendere cose complesse. Tuttavia è caratteristico osservare che gli stessi soggetti, hanno estrema difficoltà nel concretizzare queste idee, a scriverle dentro la materia, a realizzarle nella quotidianità. Si conoscono studenti universitari che generano idee "brillanti" per le loro tesi, le stesse che mai porteranno a conclusione. Potremmo illustrarlo dicendo che, il soggetto si dilata in forma aerea e perde il radicamento alla terra, tende a smaterializzarsi.

    .. Proiezione in una realtà virtuale:
    Chi è dedito alla marihuana, arriva a credere che pensare e vivere sono la stessa cosa. Gran parte del suo essere si riversa in un mondo immaginario o virtuale, solo per percepirlo o condividerlo in forma evanescente con i compagni di consumo. Questo aspetto mi pare drammatico quando abbraccia la sfera spirituale, giacchè trasforma l'esperienza spirituale incarnata, in un mero sogno etereo, un raziocinio talvolta brillante però incongruente con la vita quotidiana, senza adattamento con la realtà ordinaria. Ricrea simbolismi, connessioni, interpretazioni, che mai arrivano ad avere l'approvazione della realtà. Da qui nasce un appetito per tutto ciò che è esoterico, il magico, i mondi paralleli... il che permette di meglio evadere dal qui ed ora.


    Contesto

    L'incontro della sostanza e del soggetto, si ha in un contesto che influisce poderosamente sugli effetti del consumo. Incontriamo con grande frequenza, che i sostenitori di un accesso libero alla marihuana, rivendicano la sua benignità, per il fatto che questa pianta si consuma da secoli in società tradizionali, senza determinare alcuna patologia. Tuttavia, è contraddittorio notare, che precisamente nel contesto contemporaneo, coloro che difendono questa posizione, non fanno parte di queste società tradizionali, non le conoscono dall'interno (il che richiede tempo e dedizione), ne tantomeno rispettano i suoi criteri di consumo. In special modo, inoltre, la modalità specifica di ingestione; ignorano gli elementi rituali indispensabili ad un approccio corretto alla dimensione spirituale, inerente tutti gli atti sacri, come appunto è l'ingerire una pianta maestra. L'acquisizione di questa conoscenza, esige un apprendistato ed una iniziazione, guidati dalla fonte stessa di questa saggezza ancestrale: chi ha fatto lo sforzo di seguire questo percorso all'interno della legione dei consumatori di marihuana? (Secondo una recente informazione ufficiale, queste legioni arriverebbero a per lo meno 15 milioni di individui, solo negli Stati Uniti).

    Il contesto abituale di consumo nella società moderna, è principalmente ludico. Costituisce una maniera per identificarsi in ambienti marginali, e manifesta un distanziamento con il formalismo del sistema. Evoca una ribellione dal tratto adolescenziale, ubicata entro il movimento politico messianico dei "rasta" e la spiritualità evanescente, libera da tutte le connessioni ad una istituzione o chiesa. Permette una condivisione gradevole in amicizia, senza ulteriori vincoli sociali. Evoca atmosfere di rilassamento, di euforia, di piacere sensuale dove si può associale, eventualmente, cibo, bevande e sesso. Per alcuni è il riposo di fine giornata o fine settimana, la fuga in un momento di piacevole sogno ad occhi aperti, dove uno può lasciar correre la sua immaginazione, creare idee le più fantasiose, lasciar divagare il pensiero, rilasciare le tensioni indotte dalle molteplici obbligazioni del mondo moderno. E' come darsi il diritto ad una ricreazione, ad una parentesi.

    Di per se, l'aspetto ludico non è rifiutabile e corrisponde ad una necessità naturale dell'essere umano. Quello che ci pare più deplorevole, è la esclusività di questo modo di consumo e la organizzazione in sistema dei contesti di incitamento, che esclude infine tutto l'approccio realmente sacro, rinchiudendo l'esperienza di consumo in un sistema di valori infantili o, al massimo, adolescenziali. Qui non si tratta di una pausa, ma di evasione, ed è li che si trama l'atteggiamento che provoca assuefazione. In questo schema di consumo, i soggetti non si vedono incentivati ad intervenire nel tessuto sociale, manifestare compassione attiva, essere attori nel proprio ambiente. Tendono a restare nel discorso orale o scritto, molte volte prolifico, fino ad arrivare al logorroico, talvolta brillante (fascino intellettuale) però indigesto (pesante e non traducibile in azioni). Alcuni portavoce della New Age, ci appaiono perfetti prototipi di questo difetto: i loro discorsi affascinano la mente, eccitano i neuroni, però scarseggiano in entusiasmo (in-theos) e della ispirazione di uno spirito ardente, l'unico capace di toccare il cuore. Infine ritornano soggetti più passivi e sottomessi, difronte ad un ordine sociale di cui pretendono smarcarsi e contro il quale si accontentano di lottare verbalmente senza attuare. In questo contesto, essere "cool" ci pare evocare più uno stato di rinuncia, che una autentica serenità.

    Non può tuttavia non richiamare l'attenzione che, il consumo di marihuana inizia precisamente, nel 90% dei casi, nell'adolescenza (12-14 anni). Corrisponde ad una fase di rifiuto delle proposte del mondo adulto, percepito come noioso e pressante. Difronte agli obblighi che si profilano, esiste la tentazione di mantenersi nell'infanzia, non crescere, preferire le fantasie e la magia alla realtà che, si presenta in modo troppo triste, monotona, rutinaria, mancante di ispirazione, di entusiasmo, di spirito di avventura. Quello che si intende come una crisi classica del cambio di età, ritorna preoccupante quando si solidifica nel soggetto di età adulta in comportamenti adolescenziali. Il consumo regolare di marihuana fin dall'adolescenza, con questa cornice sociale, non aiuta ad evolversi, ma tende a mantenere l'individuo in un prolungato stato di immaturità, ricordandoci la figura della "pubertà eterna", "l'eterno adolescente".

    Intendiamo che è il contesto collettivo di una società con poche prospettive stimolanti per l'individuo, a favorire l'appetito per questo tipo di evasione. Però capiamo anche che colpevolizzare unicamente la società, corrisponde altresì ad una attitudine di deresponsabilizzazione dell'individuo. Nessuno è obbligato a fumare marihuana nè a continuare a farlo.

    Tuttavia il debilitamento precoce di un soggetto, entrando nell'adolescenza, se non dall'infanzia, non permette lo strutturarsi e formarsi di una personalità propria, facilitando così lo stabilirsi della dipendenza da marihuana. Non si può ignorare che _esistono numerosi casi di reale e seria dipendenza da marihuana_ : alcuni casi sono arrivati al nostro centro. E come già segnalammo, è una dipendenza difficilmente riconosciuta dal soggetto e in più, a maggior ragione, se il contesto "alternativo" fomenta un consenso pernicioso sulla benignità della marihuana. Il "marihuanaro" si sente confortato dall'ambiente "new age" nel suo consumo assiduo, com'è l'alcolista in una società culturalmente costruita attorno al vino. Quando fumare marihuana è la norma del gruppo (studenti, artisti, giornalisti, ecc), chi percepisce la distorsione se questa è ampiamente condivisa?

    Nessuno ignora che il terreno è fondamentale perchè si installi una vera dipendenza. Esistono antecedenti che hanno creato la condizione favorevole allo sviluppo di una farmaco dipendenza. Ma precisamente, crediamo che la gran parte dei soggetti nelle nostre società occidentali post moderne, non oltrepassino la struttura di tipo infantile o adolescente. Si sono persi i riti di passaggio, non esiste una trasmissione del sapere ancestrale, svalutato in relazione agli "ultimi avanzamenti della scienza", i sistemi di protezione della società, tendono a deresponsabilizzare gli individui, ecc: tutta la società è malata! Per cui, consideriamo che i soggetti predisposti all'innamoramento con la marihuana siano numerosi e, in tutti i casi, in quantità molto maggiore di quello che accettano di riconoscere i difensori attivi della marihuana, che come presupposto, si auto escludono automaticamente dal gruppo dei dipendenti.

    D'altra parte, in alcuni casi, una volta esaurito l'interesse per la benignità della marihuana, il consumatore cercherà effetti molto più intensi, esplorando le sue reazioni a sostanze più potenti. Dalla nostra esperienza, il 90% dei pazienti internati in Takiwasi, per dipendenza alla distruttiva pasta basica di cocaina, iniziarono il consumo con marihuana. Durante il trattamento, osserviamo la sparizione dei sintomi in ordine regressivo (vicariazione regressiva), dove si cancellano in primo luogo i sintomi apparsi per ultimi. Ci viene all'attenzione come, una volta superati i comportamenti e le idee vincolate alla pasta basica di cocaina (PBC), nuovamente si manifestano quelli prodotti inizialmente dalla marihuana. Sebbene gli effetti esplosivi della PBC siano difficili da rimuovere, per lo stesso seguace, l'affrontare in una seconda tappa i tratti tipici della marihuana, rappresenta una grande sfida e in generale un ostacolo maggiore. Si nota una forte resistenza e la tendenza a dissociare gli effetti della PBC da quelli della marihuana, come se non avvenissero nello stesso soggetto e appoggiati nella medesima strutturazione della personalità. Perciò, il trattamento della dipendenza alla marihuana, si rivela particolarmente arduo e spesso molto penoso, rispetto ad altre sostanze apparentemente meno dannose. E' difficile dimenticare questo dati, quando si propone il libero accesso alla marihuana.

    Nel centro Takiwasi, l'uso di piante medicinali, secondo gli insegnamenti sciamanici dell'Amazzonia, induce durante le sessioni uno stato di chiaroveggenza (visioni) e, l'attitudine a percepire il corpo energetico del paziente. I consumatori regolari di marihuana, manifestano sempre una opacità del loro corpo energetico, una concentrazione eccessiva di energia a livello mentale, una mancanza di punti a terra, a volte un dislocamento del corpo fisico dal corpo energetico. Tutto questo genera confusione e disordine, interiore ed esteriore. Quando si opera una pulizia energetica con piante purgative (Aristoloquia didyma), si osserva un blocco energetico, maggiormente a livello epato biliare, che suscita violenti e sofferti vomiti. L'accesso e l'insegnamento fornito dall'ayahuasca si fà inizialmente più difficile, specialmente per addentrarsi nella conoscenza di se stessi, esistendo una marcata tendenza a proiettarsi fuori da se stessi. A cosa serve gironzolare nei mondi intergalattici e parlare con esseri cosmici, imbastire teorie sofisticate ed elaborati metafisici, se uno è incapace di armonizzare la sua vita quotidiana e regolare le sue relazioni con l'ambiente e le persone che gli stanno intorno? Come costruire, per elevarsi, senza fondare preventivamente strutture solide sulle quali appoggiarsi?


    Marihuana e spiritualità

    La cannabis si utilizza in atti religiosi, in varie culture e con benefici innegabili. Queste società tradizionali, integrano questo uso in un contesto sacro, che include sempre un rituale ereditato da una tradizione iniziatica. La pianta è considerata come maestra, giacchè è abitata da uno spirito vivo, adatto ad insegnare come la si deve approcciare. In altre parole, il rituale non è una costruzione immaginaria del soggetto, ma un codice di comunicazione dettato dall'essenza stessa della pianta, la sua propria natura e struttura. Qui non si tratta di una creazione artistica basata sull'estetica, nè di un ambiente teatrale destinato a favorire la suggestione, dove ogniuno può improvvisarsi sacerdote; ma di una operatività efficace, una tecnologia sacra risultato di un lungo apprendistato. Come tutti i linguaggi, richiede una rigorosità e precisione per essere efficiente e non dannoso. L'obiettivo è permettere una comunicazione con l'essenza della pianta, la sua "anima", entità vivente ed intelligente.

    Si intende che, si propone una attitudine di profondo rispetto verso gli "dei" e che un atto sacro con una pianta sacra, richiede sviluppare una sacralità tanto interiore come esteriore. Così Daniélou insiste sull'attitudine di rispetto adottata in India, che include un bagno rituale e vestirsi con abiti puliti e precisa che "lo spirito del canamo, invitato mentre uno segue altre attività, è molestato e oltraggiato" (op. cit.)

    La dipendenza si intende allora, come il risultato di una trasgressione, dove lo spirito offeso della pianta, arriva a impossessarsi dell'individuo. La cura di questa possessione sarà quindi un esorcismo, destinato a pacificare lo spirito interessato e convincerlo di abbandonare chi è diventato sua vittima.

    Conclude dicendo: "Lo spirito del canamo, del tabacco, della amapola, della coca, sono divinità amiche dell'uomo e che permettono di alleviare le sue sofferenze, e per questo, aprono le porte dei mondi sottili; la sua proibizione, come il suo uso irrazionale, sono egualmente erronei e provocano la malevolenza delle divinità oltraggiate." (op. cit.).

    In molte persone che seguono un cammino di ricerca personale, la marihuana tende a bloccare la loro evoluzione. Le persone si intrecciano nei giochi mentali della marihuana, fino a perdersi in seri stati di confusione, che gli fanno optare per condotte inadeguate o pericolose, come abbiamo potuto osservare in varie occasioni.

    La dipendenza da marihuana, lo ripetiamo, è rara, a volte ammessa dall'interessato. Non devono sorprendere le multiple astuzie, tipiche della ricerca di una giustificazione del seguace, che può avere un soggetto che dipende dalla marihuana. Il suo "innamoramento" è tale che non c'è discorso ragionevole che possa superare uno stato in fondo irrazionale. Tuttavia, una persona sincera, è possibile convincerla a misurare la sua assenza di alienazione, mediante un tempo di prova senza alcun consumo di canapa. Questo tempo permette di valutare il grado di dipendenza alla marihuana.

    Tra il consumatore confermato e quello astemio, esiste tutta una gamma di stati e relazioni più o meno strette con la marihuana. Numerosi consumatori hanno un controllo del loro consumo, come molta gente sa gustare un buon vino senza arrivare ad una dipendenza alcoolica. In questo caso non parliamo di ricerca spirituale ma, di creare momenti di rilassamento. I difensori dell'uso della marihuana, segnalano con ragione, che molta gente abituata al suo uso episodico e regolare, proseguono "funzionando" bene. Si intende che la loro abitudine, non porta conseguenze immediate pregiudizievoli per il resto della società. Però mi interrogo se nella relazione con le piante sacre, si tratta solo di "funzionare" e se l'assenza di conseguenze evidente nel corto termine a livello sociale, non è sottostimata nel lungo termine, per l'indifferenza progressiva ad una veritiera partecipazione sociale, per l'incapacità graduale a trasformare concretamente la realtà per il bene comune. Il poco logorio fisico indotto dalla marihuana, rafforza l'idea della sua innoquità, quando la perturbazione indotta è anzitutto di tipo energetico e psico spirituale.

    A posteriori, alcuni amici che consideravamo dipendenti dalla marihuana e che in passato finalmente arrivarono ad abbandonarla, poterono testimoniare di un miglioramento fisico, psichico e spirituale indiscutibile. Questa contro prova mi pare sommariamente convincente. Uguale fenomeno si osserva nei pazienti che passarono per Takiwasi.


    Gli echi della New Age

    Il fenomeno di mentalizzazione, incontra eco in una certa letteratura pseudo spirituale, che permette di fluttuare in amabili divagazioni, senza dover cambiare la propria realtà. Desideriamo illustrarlo brevemente con le figure prominenti della new Age, Castaneda e Osho: qualunque visita in una libreria "esoterica" o un negozio di transito di un aeroporto internazionale, permetterà di completare la lista.

    In effetti è inizialmente sorprendente il parallelismo tra il consumo di marihuana e l'affinità con le opere di Carlos Castaneda. I marihuanari si ritrovano perfettamente con i gusti di questo tipo di letteratura. Questo autore ebbe il merito di sensibilizzare molta gente su altri aspetti della realtà e di rivelare l'esistenza di una poderosa corrente, nella società occidentale, assetata di spiritualità e di cambio di prospettiva. Ha saputo tradurre l'inquietudine esistenziale contemporanea, in una fine e stimolante espressione letteraria. Tuttavia, presenta un mondo fantastico senza metodologia chiara adatta ad avanzare e, praticamente, irraggiungibile per un individuo normalmente costituito. D'altra parte mantiene un silenzio assoluto sull'essenziale: la vita affettiva, il quotidiano, il concreto. Ci ritroviamo sommersi di magia, stregoneria, parapsicologia, fonomeni rari... un mondo evanescente dove non paiono esistere esseri di carne e ossa, gente comune e scorrevole come Voi e me. Ci avviciniamo ad una realtà virtuale fuggendo sempre più in là, strizzando via tutte le inquietudini e con un discorso atto ad alimentare i giochi confusi della mente. Perfino lo stesso Castaneda pare un fantasma, del quale si continua a discutere l'autenticità e l'esperienza, la nazionalità, lo stato sociale, il livello reale di conoscenza e di evoluzione personale. Perchè tanto segreto e tanta oscurità, quando si pubblicizzano libri a decine di migliaia di esemplari? Forse la verità si nasconde, la luce si copre? Quindi camminando molto, in mezzo a questa corrente di gente alla ricerca, spero di incontrare il discepolo di Castaneda che possa parlare chiaro, trasmettere con metodo la sua esperienza e dimostrare nella sua persona, un'evidente avanzamento nella sua evoluzione personale. Castaneda ci permette di sognare, però non ci fornisce la ricetta per far diventare il sogno realtà: lì vedo la sua affinità con la canapa fumata nella nostra società, entrambi volatili e disincarnati, seduttori e confusi.

    Vorrei anche citare brevemente l'influente Bhagwan Shree Rajneesh, promotore del consumo di marihuana e della filosofia dell'amore disinteressato. L'invasione dei suoi libri và alla pari con l'ingrandirsi dell'ego, che è più convincente per i suoi adepti, quanto più è incredibile. Il "maestro illuminato" non ha dubbi nell'affermare incisivamente: "Sono l'inizio di una coscienza totalmente nuova", niente meno. Nelle nostre osservazioni, gli adepti di Osho mostrano un disadattamento importante alla realtà ordinaria e in sessioni di cura con piante amazzoniche, rivelano grandi perturbazioni energetiche. La marihuana e il sesso indiscriminato, sono gli strumenti basilari usati da Osho per sedurre e contagiare nuovi discepoli. Risponde ad una tendenza tipicamente occidentale di consumismo, libertinaggio confuso con libertà, evasione dalla sofferenza, consegna cieca ad un guru che ci fornisce uno pseudo foglio paterno deresponsabilizzante. L'involuzione mediante la fusione e l'indifferenziazione (specialmente di sesso) si oppone al cammino interiore di individuazione (in termini Junghiani) e differenziazione che passa obbligatoriamente per la traversia della sofferenza e il confronto solitario con se stessi.

    E' da notare, di passaggio, che entrambe i "maestri" che predicano l'indifferenza o distacco dalle cose materiali, non si distinsero per essere particolarmente disinteressati al denaro e i beni materiali.

    L'introduzione della marihuana fumata nei rituali brasiliani del Santo Daime (ayahuasca), è stato il fattore preponderante della scissione del gruppo iniziale del maestro Irineu, stimolando i conflitti e la competizione, secondo la confessione che ci ha fatto la sua sposa. Agì come elemento di divisione e confusione, gonfiando l'ego di alcuni discepoli e portando a successivi scismi: adesso esistono una decina di sette differenti. Questa associazione improvvisata, pare rispondere più alla richiesta di settori urbani, che nascere dall'iniziazione con l'ayahuasca. Gli sciamani dell'amazzonia peruviana che conosciamo, rifiutano incisivamente il fumare marihuana durante una sessione con ayahuasca. Tuttavia, essendo una medicina dinamica sempre disposta ad arricchirsi di apporti nuovi, promuovono un'indagine empirica, col fine di esplorare le virtù di questa pianta sacra. Possiedono una metodologia atta allo scopo, che consiste essenzialmente nell'entrare in trance visionario con preparati enteogeni (1) e da qui, ingerire progressivamente una infusione o decotto per "vedere" lo spirito della pianta e stabilire una rispettosa negoziazione con esso. Si intende, che questo procedimento necessita di esperienza e di una adeguata preparazione da maestri e non solo dell'audacia di novizi.

    1 Enteogeno : L'etimo è un neologismo derivato dal greco antico e formato da ἔνθεος (entheos) e γενέσθαι (genesthai), che letteralmente significa "che ha Dio al suo interno"

    Conclusione

    Io temo che i principali difensori dell'uso incondizionato della marihuana siano, in ultima analisi, i migliori fornitori di argomenti a favore della sua proibizione. Si deve in gran parte alla loro attitudine irresponsabile di fronte al rischio sociale: non si può ignorare che un bambino o un'adolescente non è adatto ad un consumo senza guida di una sostanza che potenzialmente lo può confondere, trasformarlo in persona assuefatta ed indurlo a maggiore dipendenza. Perciò è inaccettabile la sua libera sistemazione come prodotto inoffensivo, come lo è una proibizione cieca. E temo che numerosi adulti, nella nostra società, non abbiano più di 12 anni di maturità psico affettiva... Tutti i dibattiti sulla legalità, richiedono una previa considerazione sui criteri di legittimità.

    Prendendo come riferimento l'uso ancestrale, sarebbe anche onesto specificare che la marihuana non deve essere fumata secondo questa antica saggezza e che esistono condizioni precise per la sua corretta ingestione. Quindi si avrà da distinguere entro gli usi della marihuana: medici, ricreativi o religiosi. Ognuno di questi richiede una modalità di preparazione differente e un contesto di ingestione adeguato. Ad una pianta enteogena (1) si può chiedere questi tre livelli. Se si tratta di fare un'infusione rilassante, non è richiesto un rituale lungo e complicato giacchè si richiede alla pianta solo un effetto fisico. Se però si chiede alla pianta un insegnamento, di andare alla scoperta dei mondi sottili, o un'esplorazione dell'inconscio, il rituale indicato con attitudine interiore di sincero rispetto, diventa indispensabile non operare una trasgressione prometeica, in ultima analisi, dannosa.

    La marihuana non è una sostanza, termine che la oggettivizza spogliandola della sua dimensione viva, energetica e spirituale. E' anzitutto una pianta sacra. La modalità abituale d'uso contemporaneo, la riduce ad un semplice prodotto di consumo, in una tipica attitudine materialista occidentale. Lì è dove si incontrano oppositori rigidi e difensori accaniti: sono entrambi seguaci di un materialismo virulento, agenti promotori di una mentalità dittatoriale, confusi nel gruppo dei negatori del cuore. Come conclude saggiamente Daniélou: "E' a causa della sua incomprensione della realtà del mondo sottile, che il materialismo moderno diventò sua vittima".

    E' tempo di trovare percorsi che permettano di proteggere l'accesso alle piante sacre, creando le condizioni per un approccio rispettoso, controllato, guidato, garante di innocuità e di una autentica esperienza spirituale. Lo slogan occidentale "tutto, adesso e senza costo", lo stesso che sollevavano gli adepti come perfetti rappresentanti di questa società dissacrata, non ha validità in questa terza via. Questo slogan caratterizza una attitudine tossicomane, matrice psichico mentale, che con rammarico predomina entro i consumatori di marihuana. La soluzione sarà progressiva, non immediata e con un costo individuale e collettivo, includendola per ognuno quale propria quota di sofferenza "liberamente" accettata.


    Riferimenti bibliografici

    .. Daniélou Alain, 1992, “Las divinidades alucinógenas”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp. 25-29. ("Le divinità allucinogene", rivista)

    .. Giove Rosa, 1996, “Medicina Tradicional Amazónica en el tratamiento del abuso de drogas: Experiencia de dos años y medio (92-94)”, CEDRO, Lima, 135p. ("Medicina Tradizionale Amazzonica nel trattamento dell'abuso di droghe: Esperienza di due anni a mezzo ('92-'94)"

    .. Mabit Jacques, 1992, “De los usos y abusos de sustancias psicotrópicas y los estados modificados de conciencia”, Revista Takiwasi, Tarapoto, pp.13-23. ("Dell'uso e abuso di sostanze psicotropiche e gli stati modificati di coscienza", rivista)

    .. Mabit Jacques, 1995, “El saber médico-tradicional y la drogadicción”, El Filósofo Callejero, N° 7, Abril 1995, Santiago de Chile, pp.10-16. ("La conoscenza medica tradizionale e la tossicodipendenza")


    Edited by FabrizioOrsoBianco - 8/5/2014, 23:57
     
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  2. mr.6teo
     
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    Il problema è che sebbene essa possa essere utilizzata per moltissime cose, questo non accade...poi io personalmente non ci vedo niente di male nell'utilizzo 'maligno' di questa pianta
     
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    Ciao Fabrizio, molto interessante questo topic e ti ringrazio molto per averlo aperto.

    Ho una domanda da farti. Nel Santo Daime usano anche la Marijuana, che legano a Maria. Però ho sentito da qualche parte che secondo gli sciamani amazzonici lo Spirito della Marijuana e quello dell'Ayahuasca sono contrapposti e quindi non è bene assumerle assieme. D'altro canto però qualcuno che le abbina c'è di sicuro. Tu cosa sai in proposito?

    Comunque la Marijuana è sacra a Shiva nell'Induismo, e veniva utilizzata anche in rituali tantrici buddhisti. Usarla nel modo rituale corretto, secondo la tradizione hindu shivaita, porta a purificare il karma negativo e diverse altre cose positive.
     
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    Ciao mr.6teo. Capisco bene che dato che l'uso di fumare si è così diffuso, è difficile pensare che faccia male ma, forse non hai afferrato il problema.... Ho postato il testo tradotto nel primo post.

    CITAZIONE (mr.6teo @ 2/5/2014, 18:55) 
    Il problema è che sebbene essa possa essere utilizzata per moltissime cose, questo non accade...poi io personalmente non ci vedo niente di male nell'utilizzo 'maligno' di questa pianta




    Per Destiny:
    Sull'abbinamento specifico che mi chiedi, non ho info precise. Invece sò di cisuro che legare insieme, ovvero far lavorare insieme due Spiriti di due piante diverse è possibile, ma devono essere unite in una cerimonia da parte di uno Sciamano che sa come fare, unite spiritualmente alla persona che ne vuole avere i benefici e gli insegnamenti. sono procedure specifiche per ogni Spirito e da queste non si può derogare. Nota che sto parlando degli Spiriti delle Piante, non della pianta fisicamente.
    Se una persona comune pensa di unire le piante senza sapere come si fà e senza aver appreso durante un apprendistato la modalità giusta, sta commettendo un'errore, un'oltraggio agli Spiriti di quelle piante.
    Io faccio sempre l'esempio dei maestri di arti marziali:
    Se io decdo di utilizzare la conoscenza di un maestro di arti marziali Shaolin, ovvero voglio imparare l'arte Shaolin, dovrò sottomettermi alle regole di quel maestro, andare da lui per imparare, rispettarlo, passarci degli anni. Non posso permettermi di derogare dalle regole che il maestro Shaolin mi chiede di seguire, altrimenti potrebbe cacciarmi dal suo tempio, dal luogo dove insegna. Peggio ancora se lo tratto male davanti a tutti, potrebbe darmi una sonora lezione e poi cacciarmi.

    Gli Spiriti Maestri sono la stessa cosa che un Maestro in carne ed ossa.

    La differenza è che volendo, tu puoi scappare via dal Maestro Shaolin.
    Dallo Spirito di una pianta che hai oltraggiato, tu non scappi, ti rimane dentro e continua a farti del male. A meno che non ti sottoponi alla giusta procedura di allontanamento di quello Spirito, ed alla pulitura delle energie oscure che lo Spirito oltraggiato ti ha inserito dentro, nella tua parte spirituale.

    Le procedure spirituali sono una cosa seria!
     
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  5. Jayanti
     
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    Quanto ha scritto Fabrizio, che io sappia, si applica a tutte le Piante, anche al "semplice" Tabacco.
    Purtroppo in occidente non siamo più abituati da secoli a ragionare in termini di Spiriti che abitino luoghi, Piante, ecc.
    In altri thread presenti sul Forum abbiamo già parlato della differenza sostanziale che c'è tra l'uso ludico e quello sacro delle sostanze enteogene.
    Per come la vedo io, sarebbe una cosa buona avere rispetto in generale di tutti gli Spiriti e di tutte le Piante, non solo di quelle che hanno una valenza "sballatoria" per capirci.
     
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  6. apo
     
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    Daccordissimo, e ciò avrebbe dei riflessi pure su un certo modo di argomentare da parte di vegetariani e vegani buddhisti oltranzisti. Perchè in fondo anche la povera painta soffrirebbe quando tagliata e/o sacrificata per la nostra alimentazione. Scusate la digressione sul tema.
     
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    Luz Pinon Blanco

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    CITAZIONE (apo @ 3/5/2014, 14:26) 
    .... Perchè in fondo anche la povera painta soffrirebbe quando tagliata e/o sacrificata per la nostra alimentazione. Scusate la digressione sul tema.

    Che io sappia, la pianta come vegetale non soffre, non soffre nemmeno lo Spirito che vi è collegato, vedi I mondi Spirituali. Dalla mia esperienza, non ho mai sentito il concetto di sofferenza come percepiamo noi umani, l'unica parte sensibile della Pianta è lo Spirito cui è collegata. Questo può manifestare nei nostri confronti vari atteggiamenti, benevoli o malevoli a seconda di come ci comportiamo con esso, di come lo trattiamo, lo Spirito, dell'atteggiamento che abbiamo nei suoi confronti, mi spiego:
    Se io vado nella foresta e taglio alcune liane di Ayahuasca, taglio alcuni arbusti di Chacruna, i componenti per creare la bevanda omonima, poi pesto con un martello l'Ayahuasca, metto in un pentolone l'Ayahuasca e le foglie di Chacruna, riempio di acuq a faccio bollire per otto ore.... gli Spiriti dell'Ayahuasca e delle Chacruna non si arrabbiano, perchè "vedono2 i miei intenti, che sono quelli di usare la bevanda e il loro aiuto per curare me stesso ed altre persone, loro, gli spiriti ci osservano bene la mente ed i pensieri, le nostre energie, e tutto cio che non non possiamo lontanamente immaginare. Lo Spirito dell'Ayahuasca sarà felice, diciamo, di aiutarci.

    Altro caso opposto: Vado a comprare foglie di Marijuana, le arrotolo in una cartina e me le fumo per rilassarmi e divertirmi con gli amici, vedi Uso scorretto e corretto della Marijuana. In questo caso, cito Daniélou: "lo spirito del canamo, invitato mentre uno segue altre attività, è molestato e oltraggiato. ....
    Lo spirito del canamo, del tabacco, della amapola, della coca, sono divinità amiche dell'uomo e che permettono di alleviare le sue sofferenze, e per questo, aprono le porte dei mondi sottili; la sua proibizione, come il suo uso irrazionale, sono egualmente erronei e provocano la malevolenza delle divinità oltraggiate."
     
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    Shankar Kulanath

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    Bisogna fare attenzione, per ciò che riguarda la Marijuana. Il problema non è il fatto di fumarla, perchè anche in india viene fumata ritualmente con il cilom. Il problema è l'intenzione con cui viene usata: l'uso ludico di una pianta sacra è dissacratorio. Ma già l'uso terapeutico è diverso, molto più vicino all'uso spirituale. Pertanto sono completamente favorevole all'uso terapeutico della Ganja.
     
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    Luz Pinon Blanco

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    Si esatto, non è solo il fumare. L'intenzione giusta e il rispetto per le esigenze rituali dello Spirito del canamo.
     
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  10. coyote.mistico
     
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    Per esperienza personale, passata ed odierna posso condividere al 101 per cento.
    Se sei un fumatore, con il passare del tempo te ne accorgi sulla pelle ( o meglio nel complesso corpo-mente-spirito ) , e se possiedi un minimo di sensibilità e apertura verso il 'Sacro', di quante queste parole siano veritiere.

    Post molto interessante.

    Grazie
     
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  11. apo
     
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    Si ma per chiarezza voglio far notare una cosa: la cannabis è pianta sacra all'interno della cultura induista ed in particolare utilizzata in onore di Shiva, putroppo l'utilizzo meramente ludico o per un mero rilassamento è molto discutibile. Viceversa, piante che in questo post sono state definite sacre non lo sarebbero dal punto di vista buddhista: mi riferisco al tabacco. Dudjom Rinpoche, ad esempio, lo definiva pianta legata a forze demoniache, e così anche di persona mi è stato riferito da monaci di tradizione Gelupa....che mi consigliavano invece l'uso della cannabis... :o: Ora, come mai nelle americhe il tabacco è sacro ed India condannato?!?

    La mia non è una domanda provocatoria, tanto più che detesto l'approccio relativista. Che idee avete a riguardo?

    P.s.: è sicuramente vero che la cannabis possa far emergere la nostra oscurità...Per questo ora io mi approccio ad essa solo in modo sacro.
     
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    Luz Pinon Blanco

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    Il significato delle parole deve sempre essere uguale, altrimenti non ci si capisce:

    sacro (DeAgostini)
    , ant. o region. sagro, agg. [f. -a; pl.m. -i, f. -e] 1 che si riferisce, che appartiene alla divinità; ....

    Per cio che ho imparato e visto, tutte le piante hanno una divinità, essenza spirituale, quindi sono tutte sacre secondo la definizione del vocabolario.
    IL Tabacco è sacro anche lui, e ne conosco abbastanza a riguardo: è un'entità spirituale dalle caratteristiche marcatamente maschili, forte; viene usato per rafforzare gli effetti di altre piante, rafforzare le azioni Spirituali specifiche di altre piante.

    Non conosco i monaci Gelupa, e se loro semplicemente non fossero a conoscenza di tutti i dettagli sulle caratteristiche dello Spirito del tabacco ?
    Dudjom Rinpoche in che modo è riuscito a comprendere che il tabacco è legato a forze demoniache ?
     
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    Shankar Kulanath

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    Dudjom Rinpoche in che modo è riuscito a comprendere che il tabacco è legato a forze demoniache ?

    Dudjom Rinpoche era un maestro realizzato praticamente quasi onnisciente. Poteva compiere miracoli di una certa rilevanza ed era rispettato da tutti.
    Comunque, è vero il fatto che il significato delle parole deve essere lo stesso. Non è detto che il tabacco a cui si riferiscono questi testi buddhisti, poi interpretati da Dudjom Rinpoche, abbia lo stesso effetti di quello amazzonico. Anzi, posso garantire che non è così. Ho recentemente fatto uso di Mapacho e posso garantire che al confronto con le sigarette nostre c'entra ben poco: sarebbe come mettere in paragone l'acqua di sorgente con acqua sporca o di fogna.
    Poi il Karmapa, che non era certo meno realizzato di Dudjom, faceva occasionalmente uso di tabacco da fiuto... come Kalu Rinpoche ed altri. Può darsi che ad essere legato a forze demoniache non sia il tabacco di per sè, ma la corruzione del tabacco che ha poi portato al suo uso ludico.
    A ogni modo, va detto che la nicotina causa dipendenza e assuefazione... e la dipendenza da un punto di vista buddhista è negativo.
     
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    Luz Pinon Blanco

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    CITAZIONE (**Destiny** @ 4/5/2014, 19:27) 
    CITAZIONE
    Dudjom Rinpoche in che modo è riuscito a comprendere che il tabacco è legato a forze demoniache ?

    .... Ho recentemente fatto uso di Mapacho e posso garantire che al confronto con le sigarette nostre c'entra ben poco: sarebbe come mettere in paragone l'acqua di sorgente con acqua sporca o di fogna.

    Hahaha! Acqua di fogna ! Si penso che se consideriamo le sostanze che mettono dentro alle sigarette, è quasi ovvio cio ;)

    CITAZIONE (**Destiny** @ 4/5/2014, 19:27) 
    .... Poi il Karmapa, che non era certo meno realizzato di Dudjom, faceva occasionalmente uso di tabacco da fiuto... come Kalu Rinpoche ed altri. Può darsi che ad essere legato a forze demoniache non sia il tabacco di per sè, ma la corruzione del tabacco che ha poi portato al suo uso ludico.

    Esattamente. E' molto più probabile che l'uso scorretto abbia attirato entitànegative o malvagie, che poi sono state associate erroneamente al tabacco.
    Oppure che il tabacco sia stato mescolato ad un altra piante, il cui spirito si sia sentito oltraggiato per qualche ragione, usco scorretto probabilmente. le possibilità sono svariate.

    CITAZIONE (**Destiny** @ 4/5/2014, 19:27) 
    .... A ogni modo, va detto che la nicotina causa dipendenza e assuefazione... e la dipendenza da un punto di vista buddhista è negativo.

    Colgo l'occasione per precisare che l'ayahuasca non provoca assuefazione, anzi al contrario, il sapore orribile della bevanda (Ayahuasca + Chacruna) scoraggia di berla francamente.
     
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    piccolo haijin

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    Usarla male, ovvero fumandola, provoca solo danni

    e vallo a dire a questi! :lol:

    www.cesnur.org/religioni_italia/m/movimenti_sviluppo_07.htm
     
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