complessità della questione femminile nel buddismo

argomento molto importante (per me)

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  1. zimanu
     
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    proprio ieri nell'incontro di mditazione con Mario Thanavaro si è toccato questo tema, che, ovviamente a me interessa molto e su cui sto riflettendo molto
    vi auguro buona lettura e ... buone riflessioni :namastè*:

    da: http://www.cuneodharma01.org/leftfiles/fem...hismo_donne.htm

    Purtroppo non esiste alcun contesto sociale, culturale o religioso che non abbia mai conosciuto la discriminazione contro le donne, fin dai tempi più antichi. Fortunatamente però esiste l'impermanenza e le cose possono cambiare, magari lentamente me cambiano perciò la condizione della donna, in molte parti del mondo, non è più così infelice come era una volta.

    Bisogna partire da questi presupposti per farsi un'idea del rapporto tra donne e Buddhismo, soprattutto per cogliere le dinamiche che possono cambiare in meglio la posizione delle praticanti monache e laiche nella nostra società.

    All'epoca di Buddha Shakyamuni la condizione delle donne nella società indiana era di assoluta inferiorità, secondo la tradizione egli esitò a concedere la creazione di un Sangha femminile e fu solo per le insistenze del buon Ananda, (sia benedetto) che egli acconsentì alla richiesta di sua zia Mahaprajapati che l'aveva allevato come un figlio di farsi monaca.

    Ovviamente nella gerarchia monastica le donne si trovano al gradino più basso; sono tenute a rispettare più voti e non viene loro concessa una condizione di parità con i monaci e questo nasce ovviamente dal fatto che quegli uomini che le hanno sempre giudicate inferiori fino a quando sono stati laici non sono disposti a cambiare idea una volta diventati monaci.

    In Oriente i maestri non sono sempre disposti a dare insegnamenti alle donne, oppure le escludono dai più complessi; sono più fortunate le donne occidentali che non subiscono queste discriminazioni, anche perchè, di fatto, costituiscono la maggioranza dei frequentatori dei Centri buddhisti.

    Esistono anche difficoltà legate al fatto che molti lignaggi femminili sono estinti e lo stesso Dalai Lama, che pure sarebbe favorevole, ha difficoltà a rimediare a questa situazione.

    In Tibet sono esistite ed esistono ancora delle yoghini, cioè delle praticanti che si ritirano in isolamento a meditare, esattamente come gli uomini e sono sicuramente più autonome delle donne che si trovano ad avere a che fare con uomini, siano essi laici o monaci.

    Esistono certo delle eccezioni: alcune monache e yoghini famose e anche le figure dei bodhisattva femminili Tara e Quan Yin, delle quali si parla sotto.

    Uno dei problemi fondamentali è quello del corpo col quale si può ottenere l'Illuminazione: è necessario per una donna rinascere uomo per avere l'Illuminazione? L'esempio di Tara è una grande consolazione per le donne.

    E' anche vero che il Buddhismo tantrico, attribuisce un grande ruolo al principio femminile, tanto che i praticanti tantrici sono tenuti a non disprezzare le donne. Si veda questo sito sul principio femminile nel Buddhismo.

    Per quanto riguarda la tradizione Zen, un ringraziamento particolare va a Dogen Zenji che nel 1236 aprì il suo dojo alle donne e ai laici, sostenendo che nella mascolinità non c'era necessariamente merito e nella femminilità non c'era necessariamente demerito e che trascurare le donne non è comportamento da bodhisattva. Egli cita anche in un suo testo la saggezza della monaca Dyoshin e i meriti di molte donne che si dedicano al Dharma.

    Il monachesimo femminile in Oriente ha comunque avuto importanza per le donne perchè offriva e offre ancora l'opportunità di riscattarsi da una condizione di ignoranza, sottomissione a mariti violenti e a un numero imprecisato di difficile gravidanze. Si consiglia di leggere la straordinaria storia di una monaca Ani Choyung Drolma che, entrata in monastero per evitare le botte del padre e un destino infelice come quello della madre, è diventata una rinomata cantante di musica sacra e ora offre concerti in tutto il mondo per raccogliere fondi con i quali creare ospedali e altre strutture di prima necessità in Nepal. I diritti d'autore del suo libro LA MIA VOCE PER LA LIBERTA' hanno uguale destinazione, chi lo acquista contribuisce ad una giusta causa. Mi permetto di consigliarlo perché, oltre a fare una buona azione, si legge una storia davvero istruttiva per donne e per uomini. Video


    Buddhismo Occidentale e donne

    In Occidente la situazione è sicuramente diversa, almeno per quanto riguarda i praticanti laici che sono in grande maggioranza non si rilevano grandi discriminazioni fra uomini e donne. Anzi, molti sostengono che una delle caratteristiche fondamentali del Buddhismo occidentale sia proprio la parità fra uomo e donna (si veda il sito Dieci orientamenti del buddhismo occidentale ).

    In America ed Europa le donne hanno autonomia economica, sociale e sono istruite per cui possono seguire insegnamenti, frequentare Centri buddhisti, fare ritiri (non molto lunghi) anche se hanno lavoro e famiglia.
    D'altra parte anche gli uomini in Occidente hanno gli stessi problemi: a meno che un uomo non si faccia monaco dovrà lavorare e presumibilmente partecipare alla vita famigliare, dato che la cura della prole qui non è affidata esclusivamente alle donne.

    Non stupisce quindi il fatto che molte donne in Occidente, monache o laiche, arrivino ad essere maestre, a scrivere testi più di quanto non accada in Oriente, basti pensare a personaggi come Pema Chodron.

    Dunque le cose sembrano in via di miglioramento, ovviamente se le donne rimarranno consapevoli di doversi giocare un ruolo nella società, sfuggendo alla tentazione, ora imperante, di proiettare la loro autostima esclusivamente sul corpo e sull'immagine, che dal punto di vista del Dharma è un grave errore, così come gli uomini dovrebbero considerare attentamente dove li porta l'identificazione sistematica con la propria carriera e il proprio conto in banca.



    Bodhisattva femminili



    Il Buddhismo tibetano riserva grande onore a Tara, primo essere a generare Bodhicitta, cioè il desiderio di liberare tutti gli esseri dalla sofferenza. Tara rappresenta la saggezza ed è venerata come capace di intervenire rapidamente n aiuto di chi la invoca, si veda ad esempio questo sito www.centronirvana.it/articolidharma49.htm.

    Spieghiamo chi era e quale coraggio e determinazione ha dimostrato utilizzando una citazione da questo sito, nel quale si può leggere una spiegazione completa ed esauriente su Tara e che invitiamo a visitare per approfondimenti specifici

    Riconoscendo il suo grande potenziale spirituale, i monaci si rallegrarono assai di
    questa decisione e - considerando che stava per accumulare molto merito con
    quest’azione - le consigliarono di pregare per ottenere in una vita futura un corpo
    maschile (divenendo così un grande maestro) che le permettesse di servire gli esseri
    - come pure il Dharma - molto meglio che in un’esistenza femminile. In tal modo,
    dedicandosi al massimo delle sue possibilità al compimento di azioni meritorie,avrebbe potuto procedere verso il raggiungimento dell’Illuminazione.Si dice che essi le parlarono molte volte in tal modo, per cui ne nacque una discussione. Alla fine, la principessa - un po’ rattristata per la loro ristrettezza mentale e dando prova di profonda intuizione della realtà ultima dei fenomeni -rispose : “In questa vostra affermazione non c’è saggezza. A livello di verità assoluta non esiste rinascita, perché non c’è in realtà alcun individuo auto-esistente che possa rinascere. E anche queste definizioni e concetti dualistici di “maschio” e “femmina” sono erronei : solo gli stolti legati alle cose del mondo cadono in questa illusione perché la natura ultima dei fenomeni è la Vacuità .”” Detto ciò, formulò un ulteriore voto : “”In verità, molti sono coloro che desiderano l’Illuminazione puntando sulla rinascita come uomini ed in passato ci sono stati molti buddha che divennero tali sotto forma di uomo, mentre nessuno lo fu finora sotto forma di donna e nessuno operò per il bene degli esseri senzienti sotto un aspetto femminile; per cui prendo l’impegno di diventare io stessa un buddha dall’aspetto femminile: senza sosta lavorerò come donna per il beneficio di tutti gli esseri senzienti sino alla fine del Samsara.””

    Praticando con grandissimo impegno, Tara ottenne ciò che desiderava ed è cosi diventata capace dia aiutare chi la invoca e di confortare chi soffre.


    In Estremo Oriente il bodhisattva della compassione Avalokitesvara (Cenrezig in Tibet) viene onorato in aspetto femminile col nome di Quan Yin. Narra la leggenda che Kuan Yin era la figlia di un uomo ricco e crudele che ambiva per lei a un matrimonio di interesse, volto ad aumentare il loro prestigio sociale. Nella speranza di raggiungere l'illuminazione spirituale, la dolce Kuan Yin ha disobbedito al padre, trovando rifugio in un tempio, dove fin dall'inizio si è fatta apprezzare per il suo atteggiamento gentile e caritatevole.
    Nondimeno, tale è stata l'ira di suo padre a causa del gesto da lei compiuto, che l'uomo l'ha fatta uccidere. In virtù delle buone azioni compiute durante la sua breve vita, a Kuan Yin si sono dischiuse le porte del Paradiso dove l'avrebbe attesa un'estasi eterna.
    Ma mentre si accingeva a varcare i cancelli del Cielo, Kuan Yin ha udito un grido elevarsi dal di sotto. Era il grido di una persona che soffriva sulla terra, il grido dì qualcuno bisognoso del suo aiuto. In quel preciso istante, essa ha giurato di non abbandonare il mondo degli uomini fintanto che tutti, nessuno escluso, fossero stati ancora in preda a tormento e dolore. In seguito a questa promessa, Kuan Yin è stata trasformata in una dea.
    Oggi la dea Kuan Yin è oggetto di grande culto, in quanto le viene attribuita la facoltà di guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo altresì madri e figli ridotti alla disperazione, e addirittura i marinai sorpresi dalla burrasca.


    Leggi la storia di Kwan Yin e il nobile elefante
    dal sito di Santacittarama, è un bellissimo insegnamento

    Donne importanti nella tradizione buddhista

    www.buddhism.it/teaching/womenOfWisdom.html

    Kojima Sensei vissuta nel Giappone del dopoguerra: aveva viaggiato in tutto il Giappone per trasmettere insegnametni e sollecitare la uguaglianza di diritti tra monaci e monache.

    Soji, monaca, una dei quattro discepoli di Eno a ricevere la trasmissione

    Shima prima donna ordinata nel Giappone nel 584

    Zenzo-ni o Ekan Daishi madre di Keizan che in sua memoria fece voto di aiutare le donne nei tre mondi e nelle dieci direzioni (sia benedetto)

    Regentsu poetessa calligrafa e ceramista

    Teishin monaca poetessa

    Shundo Aoyama Roshi (vivente) del tempio femminile di Nagoya. www.anshin.it/Diary3.htm www.kosei-shuppan.co.jp/english/text/books/zen.html

    Machik Drupa'i Gyalmo o Siddharani insegnante di Rechungpa, uno dei principali discepoli di Milarepa, antica insegnante tantrica di grande prestigio.

    Le biografie di grandi maestri tibetani che si recarono in India nel XI, XII e XIII sec. riferiscono della presenza di gruppi di donne praticanti guidate da maestre alle quali anche i monaci portavano rispetto; di queste maestre purtroppo non è stato tramandato il nome o altre notizie.

    Yeshe Tsogyal (Ye-shes 'tsho-rgyal), famosa maestra e seconda più importante partner tantrica di Padmasambhava

    Machik Labdron maestra tibetana fondatrice del lignaggio Chod che ha ispirato l'opera di allieve contemporanee, si vedano i siti https://digilander.libero.it/Ameco/sati061/Libri.pdf (Un testo di Pema Chodron)

    http://gururimpoche.myblog.it/tag/Machig+Labdron Tsultrim Allione - autrice di "Donne di Saggezza" e anche lei allieva di A_zom Rinpoche - è stata riconosciuta come genuina emanazione di Machig Labdron.

    Bikkhuni cinesi http://zenmontpellier.site.voila.fr/it/storia/monache.html http://membres.lycos.fr/zenmontpellier/Monache.html

    Informazioni tratte dalla raccolta di testi " Il Buddhismo e le donne" a cura di Carla Trulzim freccero con l'aiuto di Jakaira Lobsang Kunsang ed. Chiara Luce


    Le donne e il Dalai Lama

    S.S. il Dalai Lama si è sempre mostrato sensibile nei confronti dei problemi delle donne e ha avuto spesso per loro parole di stima anche se non è facile nemmeno per lui convincere i religiosi tradizionalisti a parificare la condizione delle monache a quelle dei monaci.

    E' arrivato ad ipotizzare una rinascita occidentale e femminile, mostrando una notevole apertura mentale in questo settore come anche in altri; speriamo che il suo atteggiamento serva davvero a migliorare la posizione delle donne nel Sangha.





     
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  2. DAVIDESAR
     
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    CITAZIONE
    Ovviamente nella gerarchia monastica le donne si trovano al gradino più basso; sono tenute a rispettare più voti e non viene loro concessa una condizione di parità con i monaci e questo nasce ovviamente dal fatto che quegli uomini che le hanno sempre giudicate inferiori fino a quando sono stati laici non sono disposti a cambiare idea una volta diventati monaci.

    Questa è un'affermazione troppo semplicistica e quindi fuorviante a mio modo do vedere.
    Le monache hanno più regole da seguire per precise condizioni sociali, ed ambientali, non perché ritenute inferiore dal Buddha.
    Va ricordato che alcuni dei voti peculiari delle monache furono istituiti su richiesta delle monache stesse, altri per proteggere le monache dai soprusi dei monaci, o dalle cattive intenzioni di certi malfattori, altri ancora per le peculiarità della condizione femminile stessa, altri per incidenti accorsi a qualche monaca vivente il Buddha ecc.
    Il Buddha riconosceva alla donna la stessa capacità di pervenire al risveglio degli uomini, ma tuttavia dovette tenere conto di molti fattori ambientali, culturali, comportamentali, psicologici e persino biologici che contraddistinguevano ed ancora in parte contraddistinguono uomini e donne.
    Non si tratta di discriminare, ma di discernere con saggezza ciò che è salutare per la crescita di ciascun praticante, uomo o donna che sia, ed i cercare di mantenere l'armonia nella comunità monastica e laica.

    La discriminazione delle donne nel sangha buddhista è venuta dopo la morte del Buddha, anche se elementi discriminanti erano già presenti quando il Buddha era ancora in vita, tanto che il Buddha stesso dovette promulgare alcune norme per tutelare le monache stesse.
    Con metta,
    Da.
     
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  3. zimanu
     
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    CITAZIONE (DAVIDESAR @ 3/2/2010, 11:37)
    Il Buddha riconosceva alla donna la stessa capacità di pervenire al risveglio degli uomini, ma tuttavia dovette tenere conto di molti fattori ambientali, culturali, comportamentali, psicologici e persino biologici che contraddistinguevano ed ancora in parte contraddistinguono uomini e donne.

    infatti in merito a questo penso che sia necessario contestualizzare al periodo
    e quindi non trovo incongruenti alcuni punti di vista, relativamente al periodo in cui sono stati espressi
    credo però che vadano "attualizzati" e che questo è assolutamente congruente con il concetto di impermanenza
    altrimenti si cade nel dogma inamovibile, cosa che non mi sembra nello spirito del buddismo ^_^

    a questo proposito mi viene in mente un episodio:
    a Santacittarama, la mattina, dopo la punja e dopo colazione, un monaco distribuisce i lavori/etti da svolgere ai laici che si trovano lì.
    Una volta mi hanno detto di aiutare in cucina, un'altra di raccogliere i fichi e un'altra di spazzare le foglie da davanti la casa mentre ai maschi sono stati assegnati compiti pesanti.
    bene, qualche anno fa (ho un passato - e un presente - da femminista; ma qui si aprirebbe una lunga e complessa riflessione) avrei reagito stizzita (almeno dentro di me): ecchecaspita, perchè a me i compitini da donnicciola?!

    invece lì ho pensato 1) che stavano rispettando i miei limiti fisici (anche se portati bene ho cmq 50 anni e sono una donna!) 2) che mi si stava offrendo la possibilità di fare i conti con la mia abitudine, anche lavorativa, a svolgere attività "riconosciute" come di "valore" e di riscoprire, quindi, l'alttrettanto grande utilità e dignità dei piccoli comuni quotidiani "lavoretti" 3) che accettare che qualcuno mi impartisse un'"ordine" (roba che nemmeno a lavoro riesco a riconoscere l'autorità dei miei capi e capetti!) mi dava l'opportunità di fare i conti con il mio orgoglio


    dopo di che, cmq, devo continuare a capire la questione che ho aperto con questo mio post

    intanto ti ringrazio per il tuo contributo, come al solito prezioso

    :namastè*:

    Edited by zimanu - 3/2/2010, 12:49
     
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  4. DAVIDESAR
     
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    Cara Zimanu,

    In riguardo a quanto da te affermato nell'ultimo post mi viene solo in mente la famosa massima:

    Da ognuno secondo le sue capacità,
    ad ognuno secondo le sue necessità.( e non oltre :lol: )

    mi sembra che anche Il codice etico buddhista si muova in una simile prospettiva.
    L'egalitarismo deve comunque tenere presente delle differenze attuali, delle capacità del singolo e di tante altre cose, per essere realistico, altrimenti si rischia di combinare guai grossi.
    Per fare un esempio concreto, non si può mettere un macellaio in sala operatoria a fare trapianti e non si può mettere il chirurgo a vendere bistecche senza la dovuta preparazione; questo per me non indica affatto che l'uno sia più importante dell'altro, solo che hanno due ruoli diversi nella società.
    Per ciò il Buddha rifiutava tutti gli ismi, tutte le ideologia partigiane, in quanto parziali ed estreme, oltre che incomplete.
    non sei d'accordo?

    Comunque, se mi mettessero a fare lavoretti leggeri al monastero non me la prenderei mica... :P :D
    Con metta,
    Da.
     
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  5. mattock
     
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    "Come dobbiamo , comportarci,o Signore con le donne ?
    "Non vedere Ananda "
    " E una volta viste o Signore, come dobbiamo comportarci? "
    "Non parlare Ananda"
    "Ma avendo parlato, o Signore,come dobbiamo comportarci?"
    " Essere presenti a se stessi Ananda"

    Indovinate un po chi è che risponde alle domande di Ananda ? :lol:
     
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  6. zimanu
     
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    CITAZIONE (DAVIDESAR @ 3/2/2010, 16:00)
    Cara Zimanu,

    In riguardo a quanto da te affermato nell'ultimo post mi viene solo in mente la famosa massima:

    Da ognuno secondo le sue capacità,
    ad ognuno secondo le sue necessità.( e non oltre :lol: )

    mi sembra che anche Il codice etico buddhista si muova in una simile prospettiva.
    L'egalitarismo deve comunque tenere presente delle differenze attuali, delle capacità del singolo e di tante altre cose, per essere realistico, altrimenti si rischia di combinare guai grossi.
    Per fare un esempio concreto, non si può mettere un macellaio in sala operatoria a fare trapianti e non si può mettere il chirurgo a vendere bistecche senza la dovuta preparazione; questo per me non indica affatto che l'uno sia più importante dell'altro, solo che hanno due ruoli diversi nella società.
    Per ciò il Buddha rifiutava tutti gli ismi, tutte le ideologia partigiane, in quanto parziali ed estreme, oltre che incomplete.
    non sei d'accordo?

    assolutamente

    fra l'altro, per fare un piccolo inciso, credo che uno - forse l'unico, forse inevitabile ma grandissimo - errore del femminismo è stato quello di rinnegare quelle caratteristiche del femminile tanto preziose come la non violenza, la compassione, la solidarietà, la creatività, l'accoglienza, la ricettività.........

    CITAZIONE (DAVIDESAR @ 3/2/2010, 16:00)
    Comunque, se mi mettessero a fare lavoretti leggeri al monastero non me la prenderei mica... :P :D

    e infatti, spazzando le foglie me la sorridevo tranquilla tranquilla :B): :punk*:

    con metta
    :hug**:
     
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  7. DAVIDESAR
     
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    CITAZIONE (mattock @ 3/2/2010, 16:17)
    "Come dobbiamo , comportarci,o Signore con le donne ?
    "Non vedere Ananda "
    " E una volta viste o Signore, come dobbiamo comportarci? "
    "Non parlare Ananda"
    "Ma avendo parlato, o Signore,come dobbiamo comportarci?"
    " Essere presenti a se stessi Ananda"

    Indovinate un po chi è che risponde alle domande di Ananda ? :lol:

    Vediamo se indovino.......

    Attenzione però che queste parole hanno diversi livelli di lettura, dato che il Buddha, Ananda, e gli altri grandi discepoli parlavano regolarmente con le donne, monache, laiche, prostitute, matrone, vedove ecc.
    E' pericoloso prendere le parole del Buddha in senso letterale, senza prendere in considerazione il significato profondo e Dharmico delle parole del Maestro.
    :namastè*:
    assolutamente

    CITAZIONE
    fra l'altro, per fare un piccolo inciso, credo che uno - forse l'unico, forse inevitabile ma grandissimo - errore del femminismo è stato quello di rinnegare quelle caratteristiche del femminile tanto preziose come la non violenza, la compassione, la solidarietà, la creatività, l'accoglienza, la ricettività.........

    Già, la mascolinizzazione delle donne secondo me non è stato un gran bel risultato, anche se l'intenzione era ed è ( per me) senz'altro condivisibile.
    è stato un danno per le donne ed anche per noi maschietti, a mio modo di sentire( sto parlando con il cuore ora ok?)



    Edited by DAVIDESAR - 3/2/2010, 16:44
     
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  8. zimanu
     
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    CITAZIONE (mattock @ 3/2/2010, 16:17)
    "Come dobbiamo , comportarci,o Signore con le donne ?
    "Non vedere Ananda "
    " E una volta viste o Signore, come dobbiamo comportarci? "
    "Non parlare Ananda"
    "Ma avendo parlato, o Signore,come dobbiamo comportarci?"
    " Essere presenti a se stessi Ananda"

    Indovinate un po chi è che risponde alle domande di Ananda ? :lol:

    lo sai che nella mia ignoranza..... :cry: mica ho capito che cosa vuoi dire? :huh:
     
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  9. mattock
     
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    Pericoloso per chi ? Spesso quando le parole di qualcuno sovvertono i nostri schemi mentali partono i distinguo , i "si però" ,i "ma anche" e si cercano significati "profondi e Dharmici" e i diversi livelli di lettura. Se Ananda quando il principe Siddharta stava per morire chiede ancora spiegazioni è segno che la cosa non era così facile e scontata . Le parole sono quasi sempre chiare e non nascondono nessun significato profondo. :D



    Edited by DAVIDESAR - 3/2/2010, 17:11
     
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  10. DAVIDESAR
     
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    CITAZIONE (mattock @ 3/2/2010, 16:59)
    Pericoloso per chi ? Spesso quando le parole di qualcuno sovvertono i nostri schemi mentali partono i distinguo , i "si però" ,i "ma anche" e si cercano significati "profondi e Dharmici" e i diversi livelli di lettura. Se Ananda quando il principe Siddharta stava per morire chiede ancora spiegazioni è segno che la cosa non era così facile e scontata . Le parole sono quasi sempre chiare e non nascondono nessun significato profondo. :D

    Pericoloso per chi legge queste pagine, senza avere una conoscenza minima di ciò di cui si sta discutendo.
    dobbiamo stare attenti.

    CITAZIONE
    Le parole sono quasi sempre chiare e non nascondono nessun significato profondo. :D

    chi dice queste cose, vuol dire che non ha una minima conoscenza della letteratura del Buddhismo.
    è un'affermazione che lascia il tempo che trova, perché moltissimi passaggi dell'insegnamento buddhista sono tutt'altro che chiari, ma lasciano ampio spazio per molteplici interpretazioni, che stanno all'origine della nascita delle diverse correnti di pensiero Buddhista
     
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  11. mattock
     
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    CITAZIONE
    chi dice queste cose, vuol dire che non ha una minima conoscenza della letteratura del Buddhismo.

    Forse tu mi sopravvaluti .....
    CITAZIONE
    moltissimi passaggi dell'insegnamento buddhista sono tutt'altro che chiari

    Quello che dico anche io .
    CITAZIONE
    ma lasciano ampio spazio per molteplici interpretazioni, che stanno all'origine della nascita delle diverse correnti di pensiero Buddhista

    Qualche volta però le parole sono chiare senza bisogno di interpretazioni e poi secondo me chi legge queste pagine non corre nessun rischio . :)
     
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    CITAZIONE (DAVIDESAR @ 3/2/2010, 17:17)
    CITAZIONE
    Le parole sono quasi sempre chiare e non nascondono nessun significato profondo. :D

    chi dice queste cose, vuol dire che non ha una minima conoscenza della letteratura del Buddhismo.
    è un'affermazione che lascia il tempo che trova, perché moltissimi passaggi dell'insegnamento buddhista sono tutt'altro che chiari, ma lasciano ampio spazio per molteplici interpretazioni, che stanno all'origine della nascita delle diverse correnti di pensiero Buddhista

    Questo può essere falso per quanto riguarda lo zen?
    Chiedo, perché molte volte ho letto che un'ostacolo per capire lo zen
    è il fatto di pensare che alcune cose non siano così semplici come sembrano,
    mentre invece lo sono.
     
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  13. menterespira
     
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    Ciao Zimanu,

    nel caso non la conoscessi già, ecco il link di un'associazione che promuove il ruolo della donna nel Buddhismo:
    www.sakyadhita.org/
    Per il poco che ne so sono in gamba.
    Hanno una sezione del sito con informazioni: www.sakyadhita.org/resources/index.html

    Buona giornata!
     
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  14. zimanu
     
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    CITAZIONE (menterespira @ 8/2/2010, 09:43)
    Ciao Zimanu,

    nel caso non la conoscessi già, ecco il link di un'associazione che promuove il ruolo della donna nel Buddhismo:
    www.sakyadhita.org/
    Per il poco che ne so sono in gamba.
    Hanno una sezione del sito con informazioni: www.sakyadhita.org/resources/index.html

    Buona giornata!

    :namastè*:

    anche se è in giapponese, inglese e francese ......... :(

    e mi sa che mi tocca decidere ad impararlo 'sto benedetto inglese!

    buona giornata anche a te ;)

     
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  15. DAVIDESAR
     
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    CITAZIONE (Jonny2391 @ 3/2/2010, 20:30)
    CITAZIONE (DAVIDESAR @ 3/2/2010, 17:17)
    chi dice queste cose, vuol dire che non ha una minima conoscenza della letteratura del Buddhismo.
    è un'affermazione che lascia il tempo che trova, perché moltissimi passaggi dell'insegnamento buddhista sono tutt'altro che chiari, ma lasciano ampio spazio per molteplici interpretazioni, che stanno all'origine della nascita delle diverse correnti di pensiero Buddhista

    Questo può essere falso per quanto riguarda lo zen?
    Chiedo, perché molte volte ho letto che un'ostacolo per capire lo zen
    è il fatto di pensare che alcune cose non siano così semplici come sembrano,
    mentre invece lo sono.

    Ciao,
    Io stavo parlando di una comprensione teoretica dell'insegnamento del Buddha,perché era di teorie che si stava discutendo.
    Dal punto di vista della pratica meditativa, che è un gradino più sopra tutto ciò, è irrilevante se non addirittura fuorviante.
    Anche se bisogna sfatare il mito che il Buddhismo Giapponese non prenda in considerazione lo studio teorico, il rituale, la disciplina ecc., perché non è vero, anche se c'è chi in occidente cerca di far passare questa idea dello zen come di una pratica facile e slegata dal contesto più ampio del BuddhaDharma.
    Certo, BodhiDharma insegnava ad andare al cuore della pratica senza dipendere dalle scritture, ma bisogna capire a chi lo diceva, in che contesto storico, e perché.
    Se poi per zen intendi la pratica formale, il sedersi in meditazione, allora sono d'accordo con te, tutto ciò non serve a nulla, sono parole al vento , speculazione, ed un potenziale ostacolo..
    Buddhadasa ebbe a dire:
    "l'ostacolo più grande nella comprensione della realtà è il tripitaka, più si diventa esperti del tripiataka, più si diventa ignoranti della realtà";
    per questa affermazione lo volevano fare fuori, perché non capivano cosa volesse dire; si salvò solo perché era molto popolare e per la sua condotta etica al di sopra di ogni sospetto.
    Lui stesso studio a fondo il Tripitaka, era un vero esperto in materia, ma quello che intendeva era che non si può trovare la realtà, il Dhamma nei libri, nei testi , nella mera speculazione filosofica.
    Il Dhamma è ovunque, in ogni cosa, dobbiamo solo aprire gli occhi e vedere...
    "chi vede il Dhamma vede il Buddha" disse il Buddha, "chi vede l'originazione dipendente vede il Dhamma".
    :namastè*:
     
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