Severino: riflessioni, pareri, giochi di parole - cenere e legna - e paralleli

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    21/1 21:48 Epi: Pure a me piaceva molto, con quel suo oliare e cesellare sempre attorno allo stesso punto. Suo refrain filosofico: il divenire non è un uscire dal nulla per tornare al nulla ma l'apparire e lo scomparire dell'essere. :woot: Se non sbaglio invece Ruhan lo ritiene un fanfarone della filosofia (lo mette vicino a Fusaro) :lol:


    1/9 22:40 swami chandraramabubu sfigananda: Sì, spero che si apra un topic su di lui, anche perché se pur tenue c'è qualche aggancio con lo yogachara. Ma moooooooooolto tenue.

    Si noti che Swami ci scrive dal passato o dal futuro :lol:

    In ogni caso rispondo qui:

    22/1 1:37 Ruhan: No, non sono d'accordo con la lettura severiniana della storia della filosofia(destoricizzata e desocializzata). Ma si parla di un gigante, Fusaro non può nemmeno allacciargli le scarpe. Quanto alla sua tesi principale è del tutto inutile parlarne filosoficamente; anche Severino come ogni filosofo non vive nel vuoto. Non è un caso che il sistema severiniano giustificasse il suo atteggiamento totalmente fatalista nei confronti dello strapotere del capitalismo e della tecnica capitalistica(che ha come scopo la semplice estensione della capacità di darsi scopi, per Severino). Non dico che Severino abbia inventato tutto per arrivare a questo tipo di giustificazione, ma un qualche ruolo avrà pur giocato. Questa continua insistenza sulla necessità e il destino(lo stare dello stare) avrà pure il suo bel ruolo, o no? Alcuni paragonano Severino e Heidegger, ma in realtà sono totalmente opposti. Tutta la filosofia heideggeriana è una trattazione in astratto di problemi storici e tipicamente

    22/1 1:43 Ruhan: novecenteschi. Come d'altronde Hegel per il suo secolo. Severino invece elabora un sistema volutamente sapienziale e distaccato che considero una forma di laica e atea metafisica religiosa. In questa riflessione la questione della tecnica entra solo in un secondo momento(che io sappia anche biograficamente) e appare quasi come un corpo estraneo. Mentre Heidegger(o Hegel) trattano già in astratto i problemi della propria contemporaneità, Severino invece costruisce un intero sistema sapienziale e semi-religioso(che si conclude con la Gloria e la Gioia ovviamente entrambe totalmente intellettualistiche, senza la minima traccia di assiologia, sia mai :lol:) e poi ricava faticosamente da questo una sua riflessione sulla tecnica(per di più non coraggiosa quanto quella heideggeriana) che però è totalmente(coerentemente al suo intero sistema) a-valutativa, fatalista. Anche quando compie una qualche minima valutazione della tecnica, Severino tenta di presentare il tutto non solo fatalisticamente(esiste un fatalismo che condanna ciò che ritiene fatale), ma anche in modo il più distaccato e neutrale possibile. Una filosofia democristiana. :lol:


    22/1 1:47 Ruhan: Tutto il sistema severiniano si fonda su una falsa premessa: la riduzione indebita dell'intera realtà a sintassi, a insieme di proposizioni regolate dai principi propri della logica. Al massimo - e nemmeno quello perché le soluzioni logiche esistono - Severino dimostra la incapacità del linguaggio di descrivere senza paradossi il divenire della realtà. Non certo l'inesistenza del divenire stesso. È come dimostrare con qualche sillogismo che esiste un gatto bianco in questa stanza e aspettarsi che questo appaia non appena conclusa la dimostrazione.


    22/1 1:52 Ruhan: Oltretutto il sistema severiniano non risolve nemmeno il falso problema(quello del divenire) che si propone di risolvere. Severino infatti sposta il divenire in cielo. Lo toglie dalla terra e lo sposta in cielo, una sorta di platonismo al contrario. Infatti: stando alle premesse severiniane, il cerchio dell'apparire non diviene qualcosa di diverso ad ogni transito di un diverso eterno? E l'eterno stesso non è qualcosa quando appare e qualcos'altro quando non appare? Non è l'apparire - sempre tenendo fede alle premesse severiniane - una determinazione come le altre? E allora gli eterni divengono qualcosa di diverso una volta che quella determinazione non la hanno più? Ma questo per Severino è impossibile.

    22/1 1:54 Risultato: hai spostato il divenire altrove, ma non te ne sei liberato affatto. E questa cosa la avevo già notata anni fa; poi ho letto un carteggio tra lui e Bontandini e quest'ultimo gli rimproverava - garbatamente - la medesima cosa. Severino liquidava il tutto frettolosamente e in modo poco convincente perché Bontadini aveva espresso quella mia stessa critica tramite una immagine esemplificativa e Severino da bravo retore aveva subito colto l'occasione dicendo qualcosa come "la filosofia non va avanti ad immagini" senza dire altro e senza convincere troppo, e anzi, mostrando che questo è il vero punto debole dell'intero castello severiniano. Per il resto, ripeto, un gigante. Ha fatto magnifiche riflessioni riguardo la scomparsa di ogni fondamento. Ha solo preso una strada logicistica e vuota che secondo me manca totalmente il bersaglio storicissimo che voleva abbattere(il nichilismo, la perdita di ogni fondamento etc).

    22/1 1:56 Ruhan: E per strada logicistica e vuota intendo la costruzione di un sistema che volutamente caccia via l'etica e la morale, che volutamente bandisce l'assiologia(la valutazione della totalità). Se per Platone Vero = Bene, per Severino il Vero è ridotto a sterile dimostrazione logica. Se invece identifichi Bene e Vero, allora ogni tua astrazione non è vuota, ma anzi, ogni tua tesi per quanto astratta è la traduzione in concetto di una speculare tesi assiologica(valutativa). Anche se pure Severino compie le sue valutazioni sottotraccia e di nascosto, dietro l'apparenza di una costruzione logica a-valutativa, e purtroppo sono valutazioni sotto sotto giustificative e rassegnate. E questo accade sempre quando un filosofo dichiara di voler espellere ogni giudizio di valore: puntualmente si troveranno in tali pensatori una gran quantità di giudizi di valore travestiti da giudizi di fatto, come accade in Hume(che spaccia come fattuale e naturale una natura umana che è invece il semplice ritratto del medio mercante inglese). La filosofia dei soli giudizi di fatto e del "così vanno le cose" è sempre una truffa sofistica. Ma, ripeto, mai paragonerei un gigante come Severino(per quando non concordi con lui in niente, ma se ne farà una ragione lol) a Fusaro.

    22/1 2:28 Ruhan: E anzi, il termine sapienziale che avevo utilizzato inizialmente credo non sia per nulla adatto e forse nemmeno quello di metafisica religiosa, perché i testi sapienziali trattano proprio di precetti morali etc., quindi ho usato il termine più sbagliato per descrivere Severino e la metafisica religiosa unisce sempre il bene e il vero, motivo per cui le rispetto molto e amo leggere anche di teologia perché la metafisica religiosa(compresa quella buddhista) e la teologia etc. possono andare in un "oltre" pur rimanendo lo stesso in comunicazione con le riflessioni filosofiche(che sono sempre dichiaratamente valutative e conoscitive assieme, come insegna Hegel; la separazione dei giudizi di valore e dei giudizi di fatto esiste solo nella scienza, non certo nella filosofia; una filosofia onesta - l'unica filosofia possibile o si tratta di sofistica - mai dividerebbe ontologia e assiologia, conoscenza della totalità e valutazione della totalità). Per questo chiamo quella di Severino: strada logicistica vuota. Anche perché come Preve credo che non esista "dimostrazione" in filosofia; al massimo puoi solo "mostrare" una strada ben argomentata.

    In ogni caso certamente considero Severino un grande pensatore(con cui nel mio piccolo mi sono confrontato, inevitabilmente) che sicuramente mancherà molto al panorama culturale italiano e cui auguro di riposare in pace(e che la sua tesi - che condanna un capretto ad essere sgozzato e soffrire per l'eternità o Giordano Bruno a bruciare in eterno o lui ad apprendere eternamente della morte di sua moglie Esterina - non sia vera).

    Edited by Ruhan - 23/1/2020, 23:30
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 22/1/2020, 03:22) 
    Severino tenta di presentare il tutto non solo fatalisticamente (esiste un fatalismo che condanna ciò che ritiene fatale), ma anche in modo il più distaccato e neutrale possibile. Una filosofia democristiana. :lol:

    A me invece piace/diverte questo suo tentare uno sguardo (impossibile) dal non (assiologicamente) condizionato :unsure: :D

    CITAZIONE
    Tutto il sistema severiniano si fonda su una falsa premessa: la riduzione indebita dell'intera realtà a sintassi, a insieme di proposizioni regolate dai principi propri della logica. ... E per strada logicistica e vuota intendo la costruzione di un sistema che volutamente caccia via l'etica e la morale, che volutamente bandisce l'assiologia (la valutazione della totalità). Se per Platone Vero = Bene, per Severino il Vero è ridotto a sterile dimostrazione logica. ... la separazione dei giudizi di valore e dei giudizi di fatto esiste solo nella scienza, non certo nella filosofia; una filosofia onesta - l'unica filosofia possibile o si tratta di sofistica - mai dividerebbe ontologia e assiologia, conoscenza della totalità e valutazione della totalità). Per questo chiamo quella di Severino: strada logicistica vuota. Anche perché come Preve credo che non esista "dimostrazione" in filosofia; al massimo puoi solo "mostrare" una strada ben argomentata.

    "Strada logicistica e vuota"? Un po' come tutta la filosofia (provoco :P). E' che non essendo un filosofo a me viene più facile fargliele passare... considero la filosofia come un genere letterario :rolleyes: anche se come dice proprio Severino verso fine articolo: "... non credo che sia filosofia quella che si confonde con la letteratura ..." :lol: (https://www.linkiesta.it/it/article/2019/0...-brescia/42546/)

    CITAZIONE
    Alcuni paragonano Severino e Heidegger, ma in realtà sono totalmente opposti.

    Lo dice lui stesso, il problema è che ad avere le idee confuse sono proprio i filosofi professionisti! :lol: Dall'articolo:
    Severino filosoficamente dice il contrario di Heidegger. La cosa strana è che alcuni tendono a vedere molte similitudini tra i due pensatori, che invece sono precisamente all’opposto. ... E allora com’è che, per esempio il filosofo Giacomo Marramao ha scritto che Severino è una sorta di “heideggeriano in Italia”? «Si vede che Marramao non ha letto quello che ho scritto. In una telefonata mi ha anche detto che è perfettamente d’accordo con me. Non capisco come possa accadere, e non so come mai ebbe a scrivere questa cosa». Ridacchia gentilmente, e precisa: «poi Marramao è bravo eh».

    CITAZIONE
    Severino ... costruisce un intero sistema ... che si conclude con la Gloria e la Gioia ovviamente entrambe totalmente intellettualistiche, senza la minima traccia di assiologia, sia mai :lol:
    In ogni caso certamente considero Severino un grande pensatore ... a cui auguro di riposare in pace (e che la sua tesi - che condanna un capretto ad essere sgozzato e soffrire per l'eternità o Giordano Bruno a bruciare in eterno o lui ad apprendere eternamente della morte di sua moglie Esterina - non sia vera)....

    Appunto c'è il cardine severiniano: "La Gloria attende noi! :D Sempre dall'articolo precedente, il giornalista:
    ... appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno di ritorno mi viene in mente la compresenza di tutto: il tuo urlo appena nato, il massacro di Auschwitz, lo spuntare di un’alba del 1296 a Firenze, i salti di ottava di un merlo che si è posato accanto a me ieri, una donna incinta che vomita gli organi interni subito dopo Hiroshima. Uno schiaffo preso da un bambino di nome Caio Giulio. La scritta Moor Effoc intravista dal giovane praticante di uno studio di avvocato in pausa pranzo, nella lurida Londra di metà Ottocento. L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso. Ma Severino non sarebbe d’accordo, perché questa sarebbe una falsa “gloria” costruita da un io costituito nella follia d’Occidente.

    CITAZIONE
    Per il resto, ripeto, un gigante. Ha fatto magnifiche riflessioni riguardo la scomparsa di ogni fondamento.

    Probabilmente è quel che più mi ha coinvolto della riflessione severiniana.

    Risonanze: Ines Testoni prendendo la filosofia di Severino come riferimento ha dato il via ad un Master sul fine vita all'Università di Padova
    http://endlife.psy.unipd.it/

    CITAZIONE
    1/9 22:40 swami chandraramabubu sfigananda: … se pur tenue c'è qualche aggancio con lo yogachara.

    Swami, a te la parola.

    Se ricordo bene anche eizo da qualche parte scrisse che Severino è uno dei pochi filosofi contemporanei che lo diverte (non so se proprio usò questo verbo ma ormai il di-vertere mi ha preso la mano e glielo ficco pure qui :D). Quindi nel caso ci leggesse, pure a lui la parola (poetica).
     
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  3. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Epi @ 1/22/2020, 01:39 PM) 
    Swami, a te la parola.

    Ma no, già detto tutto. Mi è sembrato ci fosse una vaga assonanza tra l'alayavijnana e l'essere di Severino, se mai ho capito cosa intende lui con "essere". Una specie di calderone infinito di possibilità che vengono alla luce e poi scompaiono; poche cose lo rendono come il passaggio che mi sono trovato comodamente sotto il naso.

    ".. appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno di ritorno mi viene in mente la compresenza di tutto: il tuo urlo appena nato, il massacro di Auschwitz, lo spuntare di un’alba del 1296 a Firenze, i salti di ottava di un merlo che si è posato accanto a me ieri, una donna incinta che vomita gli organi interni subito dopo Hiroshima. Uno schiaffo preso da un bambino di nome Caio Giulio. La scritta Moor Effoc intravista dal giovane praticante di uno studio di avvocato in pausa pranzo, nella lurida Londra di metà Ottocento. L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso"

    Certo, andare oltre la vaga assonanza vuol dire scivolare in modo rovinoso. E poi una volta che un fenomeno è cessato, per Severino esiste ancora solo che è scomparso, mentre quando un karma è maturato, foss'anche un semplice atto percettivo per gli yogachara, è finito per sempre. Ora lapidatemi.

    Ultima cosa, mi spiace non poter partecipare attivamente perché è un campo in cui direi stupidaggini, mi limiterò a salvare l'apertura di Ruhan e spero anche tanti altri interventi altrettanto interessanti se ce ne saranno.
     
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    swami, non essere così duro con te stesso :D
    Leggi la filosofia come fosse un genere letterario (è un moloch come Richard Rorty a sostenerlo) e poi basta vedere il Marramao prima citato... con le parole filosofiche tutto è lecito! :rolleyes: Un altro è Galimberti, famoso discepolo di Severino, che dedica al maestro il suo libro sulla tecnica... e Severino gli risponde che non ha capito niente :lol:

    P.S. Qui un po' si gioca, noi siamo solo degli orecchianti, la filosofia è materia pesante e la tua preparazione Ruhan è fuor di dubbio... anche se usi solo, o quasi, occhiali previani :D
     
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    Se ricordo bene anche eizo da qualche parte scrisse che Severino è uno dei pochi filosofi contemporanei che lo diverte (non so se proprio usò questo verbo ma ormai il di-vertere mi ha preso la mano e glielo ficco pure qui :D). Quindi nel caso ci leggesse, pure a lui la parola (poetica)

    ogni civiltà, e soprattutto quella occidentale, non è stata altro che edificante – anche e proprio quando ha prodotto l'estremo della distruzione e dell'orrore.
    potrà mai accadere all'uomo di non essere edificante?


    vero Epi, credo di averlo scritto in passato da qualche parte proprio in riferimento anche alla sua frase per così dire "tragicomica" che ho appena riportato... :lol:
    per il resto devo ammettere di conoscere davvero poco il filosofo in questione, così come la filosofia moderna e contemporanea in genere.
    per i miei personalissimi gusti, difatti, la storia del pensiero occidentale inizia e finisce con il pensiero grecoromano - il da severino tanto amato e poetico parmenide compreso, ovviamente - raggiungendo il suo apice ancora nella divina poesia filosofica del gigante Lucrezio.
    tutto quello che è venuto dopo non è altro che letteratura, come giustamente asserito anche da te.
    noiosa, spesso noiosissima, letteratura, aggiungo io
     
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    piccolo haijin

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    ".. appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno di ritorno mi viene in mente la compresenza di tutto: il tuo urlo appena nato, il massacro di Auschwitz, lo spuntare di un’alba del 1296 a Firenze, i salti di ottava di un merlo che si è posato accanto a me ieri, una donna incinta che vomita gli organi interni subito dopo Hiroshima. Uno schiaffo preso da un bambino di nome Caio Giulio. La scritta Moor Effoc intravista dal giovane praticante di uno studio di avvocato in pausa pranzo, nella lurida Londra di metà Ottocento. L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso"

    ecco un altro valido motivo per confermare la mia succitata simpatia per lui.
    grazie, swami, passo poetico e bellissimo :)
     
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    È letteratura se la si legge in modo destoricizzato e desocializzato come fa Severino che allora ha gioco facile a presentarsi(in stile neopositivista che molto ha influenzato il suo progetto in gioventù) come non-letteratura.

    Se togli alla filosofia il suo terreno sociale e storico in cui è nata e in cui ha operato, ecco che hai perso il fondamento stesso della filosofia e la stessa appare come un chiacchiericcio infondato sul più e sul meno. Allora arriva Severino e fornisce - al posto di un fondamento storico e sociale, ad esempio il declino della polis per Epicuro o lo scontro sociale crescente per Platone - un fondamento logico vuoto.

    La filosofia come genere letterario e divertimento è un mito. Kant non scriveva per divertirsi, ma per delegittimare le pretese normative e politiche della metafisica religiosa incarnata in storicissimi e concretissimi pretoni che giustificavano ideologicamente i vari signorotti tardofeudali.

    Hegel non giocava con le parole "reale" e "razionale". Per Hegel non tutto ciò che esiste è reale. È reale solo ciò che giunge a corrispondere al suo concetto(e quindi diventa razionale). E questa affermazione viene fatta nell'ambito della filosofia del diritto hegeliana: uno stato ingiusto non è ancora reale, é falso, perché non corrisponde al concetto razionale di stato giusto.

    Cartesio scava la distinzione anima e corpo solo perché si inserisce in un periodo in cui il potere ecclesiastico era ancora forte, nonostante l'affermarsi di realtà quali quella Olandese e dunque traduce metaforicamente il solco che si stava producendo tra scienze naturali(corpo) e metafisica religiosa, pur mantenendo un ruolo importante per la metafisica religiosa(espressa nel termine "anima").

    E potrei andare ancora avanti. Le categorie filosofiche vanno dedotte socialmente e storicamente o sono categorie vuote o chiacchiere, una filastrocca di opinioni.

    Non è "letteratura". Lo è se la si legge senza contesto storico e sociale. La filosofia è - come deve essere - "il proprio tempo appreso nel pensiero". E partendo dal proprio tempo appreso nel pensiero, la filosofia é ovviamente costretta a rivolgersi a "ciò che è ed è eternamente". Ad esempio: esiste una situazione di scontro sociale(proprio tempo appreso nel pensiero) e si capisce che in ogni tempo e luogo l'accumulo indefinito di ricchezze di alcuni porta alla distruzione del luogo comunitario(e questo è ed è eternamente). E questo è il tema, il cuore pulsante della maggior parte dei filosofi greci.

    Oppure: esiste un decadimento di ogni fondamento veritativo e la sua sostituzione con il relativismo(proprio tempo appreso nel pensiero) e questo è bene da una parte, ma dall'altra rende privi di difese nei confronti di possibili fondamenti totalizzanti e di moda, ad esempio il talebanismo del politicamente corretto, quindi va trovato un nuovo fondamento veritativo, di nuovo tipo, aperto come aperta è la natura umana(e questo pericolo è ciò che è ed è eternamente, ma anche la concezione antropologica che viene fuori da questa mia frase ha la pretesa si candidarsi come "ciò che è ed è eternamente").

    Che poi questo venga reso in modo più o meno astratto, questa è una scelta del singolo filosofo. La filosofia tratta in astratto temi concretissimi e questo per poterli meglio ricondurre a "ciò che è ed è eternamente". Infatti puoi benissimo tentare di vedere in quali concetti via via più astratti sono contenuti concetti concretissimi(ad esempio il concetto concretissimo di "società attuale" è contenuto nel concetto astratto di "attualmente esistente" o di "totalità attuale") e così operare in astratto ciò che in concreto risulterebbe meno chiaro(anche per i posteri che non avrebbero subito presenti molti riferimenti che solo un contemporaneo del filosofo potrebbe conoscere e così tali posteri finirebbero per ignorare i contenuti eternamente veri di un sistema perché sepolti da quelli validi solo per la contemporaneità del filosofo studiato).

    Poi puoi essere come Rorty e negare quel "cio che è ed è eternamente", ma inconsapevolmente - come fa Rorty - dire cose che hanno tutta la pretesa(nascosta con mille sbrodolamenti retorici) di candidarsi come affermazioni circa "ciò che è ed è eternamente". :lol:
    O - sempre come Rorty - fare filosofia esattamente come tutti e chiamarla dopo-filosofia per vendere qualche libro in più nel dopo-lavoro.

    I filosofi hanno sempre operato in tale maniera(come nei miei due esempi). Letteratura? Se si vuole si può anche intenderla come una forma molto chiara e concettuale di letteratura, ma questo se e solo se la letteratura stessa viene intesa come "proprio tempo appreso nel pensiero" ed esposizione di "ciò che è ed è eternamente". Anche l'Arte ha un contenuto veritativo(conoscenza+valutazione della totalità), ma lo esprime tramite immagini. La filosofia lo esprime tramite il concetto stesso e le immagini sono solo facilitazioni per comunicare - ancora - concetti. Tutto qui.

    La filosofia non socialmente e non storicamente condizionata non esiste nemmeno nelle asettiche lande della filosofia analitica. Anzi. Più una filosofia é inconsapevole di essere socialmente e storicamente condizionata e meno si difende da condizionamenti dannosi, meno li riconosce e più è condizionata. Severino è l'esempio lampante di ciò. Finissimo nella vivisezione dei sistemi altrui. Ingenuo nella esposizione del suo.

    Senza partire dal proprio tempo appreso nel pensiero non è possibile - per contrasto - giungere ad affermazioni "eterne". Umanissime, ma eterne. :D

    Edited by Ruhan - 22/1/2020, 19:17
     
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    Non è "letteratura".

    beh!, di certo non lo era ai tempi di diogene il cinico! :lol:
    ma kant, hegel, cartesio... che altro erano questi "filosofi" se non in primis degli abili, abilissimi scrittori?
    che già non posso certo negare lo fosse il mio amatissimo lucrezio, quindi figurati! :lol:
    comunque ripeto, il mio è semplicemente un personalissimo, e pertanto contestabilissimo punto di vista.
    e tu, da buon filosofo quale immagino tu sia, fai benissimo a difendere a spada tratta la tua categoria.
    del resto scrivi davvero benissimo, complimenti! :lol:

    Edited by eizo - 22/1/2020, 19:40
     
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 22/1/2020, 14:31) 
    CITAZIONE (Epi @ 1/22/2020, 01:39 PM) 
    Swami, a te la parola.

    Ma no, già detto tutto. Mi è sembrato ci fosse una vaga assonanza tra l'alayavijnana e l'essere di Severino, se mai ho capito cosa intende lui con "essere". Una specie di calderone infinito di possibilità che vengono alla luce e poi scompaiono; poche cose lo rendono come il passaggio che mi sono trovato comodamente sotto il naso.

    ".. appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno di ritorno mi viene in mente la compresenza di tutto: il tuo urlo appena nato, il massacro di Auschwitz, lo spuntare di un’alba del 1296 a Firenze, i salti di ottava di un merlo che si è posato accanto a me ieri, una donna incinta che vomita gli organi interni subito dopo Hiroshima. Uno schiaffo preso da un bambino di nome Caio Giulio. La scritta Moor Effoc intravista dal giovane praticante di uno studio di avvocato in pausa pranzo, nella lurida Londra di metà Ottocento. L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso"

    Certo, andare oltre la vaga assonanza vuol dire scivolare in modo rovinoso. E poi una volta che un fenomeno è cessato, per Severino esiste ancora solo che è scomparso, mentre quando un karma è maturato, foss'anche un semplice atto percettivo per gli yogachara, è finito per sempre. Ora lapidatemi.

    Ultima cosa, mi spiace non poter partecipare attivamente perché è un campo in cui direi stupidaggini, mi limiterò a salvare l'apertura di Ruhan e spero anche tanti altri interventi altrettanto interessanti se ce ne saranno.

    Per Severino gli eterni sono ben distinti fra loro, come tante sostanze senza alcun rapporto se non quello di reciproca coimplicazione negante. Mi spiego: per Severino gli eterni(ogni singola determinazione) si co-implicano perché si negano vicendevolmente. Ogni eterno è NON-tutti gli altri. E quindi li coimplica in quanto li nega tutti, non può essere nessuno degli altri eterni. Perciò nessuna causalità(niente karma) e tutto si riduce ad una convivenza nel cosiddetto Apparire Infinito(che non ci appare) da cui ogni tanto escono degli eterni che "transitano" nell'apparire finito(quando questi ci appaiono). Per dirla semplice: la durezza della mela e il suo sapore si ignorano, non sono in nessun rapporto se non quello di reciproca negazione e il fatto che ci appaiono come giustapposti nella medesima mela non vuol dire nulla, sono addirittura distinti dalla mela stessa, in nessun rapporto con la mela stessa se non quello di apparire nello stesso momento.

    Edited by Ruhan - 22/1/2020, 20:04
     
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    CITAZIONE (eizo @ 22/1/2020, 19:39) 
    CITAZIONE
    Non è "letteratura".

    beh!, di certo non lo era ai tempi di diogene il cinico! :lol:
    ma kant, hegel, cartesio... che altro erano questi "filosofi" se non in primis degli abili, abilissimi scrittori?
    che già non posso certo negare lo fosse il mio amatissimo lucrezio, quindi figurati! :lol:
    comunque ripeto, il mio è semplicemente un personalissimo, e pertanto contestabilissimo punto di vista.
    e tu, da buon filosofo quale immagino tu sia, fai benissimo a difendere a spada tratta la tua categoria.
    del resto scrivi davvero benissimo, complimenti! :lol:

    Erano più filosofi di Lucrezio il quale ha scritto propriamente un poema(filosofico). :lol:


    Ma ti capisco. La filosofia che traspare dai manuali appare come una serie di filastrocche senza senso semplicemente dette in modo luccicante e favoloso, proprio perché è privata del suo contesto storico e sociale, e dunque appare incomprensibile o addirittura fessa.

    Ad esempio Fichte senza capire che con "io" metaforizza in termini kantiani il concetto di "umanità unificata" e con il termine "non-io" metaforizza il concetto di "ostacolo" che la stessa umanità pone davanti a sé e che deve necessariamente e storicamente superare(ad esempio l'umanità stessa pone la schiavitù e può e deve superarla), dicevo, senza capire questo(e i manuali non lo fanno capire, mentre se si legge Fichte è chiarissimo) Fichte appare come un cretino o mago Merlino che si aspetta di far apparire davanti a sé ogni oggetto lui voglia.

    Bisogna capire quale sia il fine della filosofia(conoscenza + valutazione della totalità); se non si tiene presente tale fine, allora uno si aspetta che essa risponda a fini diversi(quelli che ti fanno apprezzare il buddhismo, ad esempio), ma non propri della filosofia e ne rimane profondamente deluso. Il fatto che quella greca ti appaia più rispondente a quelle questioni che ti stanno a cuore è per via del parallelismo antico tra microcosmo comunitario/umano e macrocosmo naturale che portava dunque i filosofi antichi a fare affermazioni forti anche sulla "natura"(la natura era regola anche del come devono funzionare le cose nella comunità umana: dire come è fatta la natura o la totalità dell'essere equivale - per gli antichi - a dire come devono funzionare tutte le cose, comunità umana compresa) alla maniera dei daoisti che tu ami molto.

    Ti ringrazio per il complimento sibillino :lol:, ma avrei i miei dubbi sulla bella scrittura di Kant o Hegel(specialmente di Kant che ebbe dei bei problemini al suo tempo proprio per questo motivo). Quindi questo mostra che il tuo teorema è quantomeno discutibile :D

    Edited by Ruhan - 22/1/2020, 20:08
     
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    piccolo haijin

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    Erano più filosofi di Lucrezio il quale ha scritto un propriamente un poema(filosofico). :lol:

    hahahahaha! :lol:
    no no, lucrezio era un vero e proprio filosofo almeno quanto lo era il parmenide di severino... ché del resto non hanno poeticamente filosofeggiato entrambi "sulla Natura"? :lol:

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    Ma ti capisco. La filosofia che traspare dai manuali appare come una serie di filastrocche senza senso semplicemente dette in modo luccicante e favoloso, proprio perché è privata del suo contesto storico e sociale, e dunque appare incomprensibile o addirittura fessa.

    Ad esempio Fichte senza capire che con "io" metaforizza in termini kantiani il concetto di "umanità unificata" e con il termine "non-io" metaforizza il concetto di "ostacolo" che la stessa umanità pone davanti a sé e che deve necessariamente e storicamente superare(ad esempio l'umanità stessa pone la schiavitù e può e deve superarla), dicevo, senza capire questo(e i manuali non lo fanno capire, mentre se si legge Fichte è chiarissimo) Fichte appare come un cretino o mago Merlino che si aspetta di far apparire davanti a sé ogni oggetto lui voglia.

    adesso che mi ci fai pensare quello che dici è proprio vero, lo sai? :lol:
    in effetti, quando al liceo studiavo i filosofi moderni e contemporanei sui manuali mi sembrava che sparassero inevitabilmente tutti quanti delle gran cazzate... :lol:
    quando invece per curiosità andavo a leggermi direttamente le loro opere, ammetto che spesso e volentieri dovevo, anche se un po' a malincuore :lol: , ricredermi...

    CITAZIONE
    Ti ringrazio per il complimento sibillino :lol:, ma avrei i miei dubbi sulla bella scrittura di Kant o Hegel(specialmente di Kant che ebbe dei bei problemini al suo tempo proprio per questo motivo). Quindi questo mostra che il tuo teorema è quantomeno discutibile :D

    ma figurati, i complimenti sibillini te li meriti tutti! :lol:
    piuttosto questa di kant ed hegel proprio non la sapevo... mi stai forse dicendo che anche i loro contemporanei pensavano proprio come che sparassero solo delle gran cazzate? :lol: :lol: :lol:
     
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    CITAZIONE (eizo @ 22/1/2020, 15:13) 
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    ".. appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno …
    … L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso"

    ecco un altro valido motivo per confermare la mia succitata simpatia per lui. ...

    Non sono parole di Severino (troppo romanzate per un filosofo :lol:). Sono quelle dell'intervistatore a conclusione dell'articolo.

    CITAZIONE (Ruhan @ 22/1/2020, 18:43) 
    … O - sempre come Rorty - fare filosofia esattamente come tutti e chiamarla dopo-filosofia per vendere qualche libro in più nel dopo-lavoro.
    ... Letteratura? Se si vuole si può anche intenderla come una forma molto chiara e concettuale di letteratura …
    La filosofia non socialmente e non storicamente condizionata non esiste nemmeno nelle asettiche lande della filosofia analitica. ...

    L'abbiamo detto, la filosofia ha una struttura e un lessico che si sono formati nel tempo, non si può non tenerne conto. Rorty l'ho citato solo per creare un po' di flame... :lol: Comunque un bel libretto che in parte tratta di come la letteratura abbia detto prima ciò su cui poi arrivò la filosofia è L'arte del romanzo di Milan Kundera. Tra gli altri evidenzia come tutti i grandi temi esistenziali che Heidegger analizza in Essere e Tempo, giudicandoli trascurati da tutta la filosofia europea anteriore, fossero già stati svelati, mostrati, illuminati da quattro secoli di romanzo. Ma qui volendo siamo alla storia delle idee…

    Edited by Epi - 23/1/2020, 21:18
     
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    piccolo haijin

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    CITAZIONE (eizo @ 22/1/2020, 15:13)
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    ".. appoggiata la testa al sedile dell’abbiocco sul treno …
    … L’attimo appena passato che mi sfreccia accanto in un loop di freni idraulici, sdeng. Tutti i paradossi di un tempo congelato, o esploso"

    ecco un altro valido motivo per confermare la mia succitata simpatia per lui. ...

    Non sono parole di Severino, sono quelle dell'intervistatore a conclusione dell'articolo. Troppo romanzate! :lol:

    ok, allora dopo questa mi ritiro immediatamente dal topic augurandovi comunque una buona continuazione... :lol:
    e tu, Epi, vista la mia quasi totale incompetenza in tema, la prossima volta che mi chiami in causa a parlare di filosofia contemporanea pensaci prima almeno un paio di volte, per cortesia! :lol:
     
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    ahahh ma no perché? Pure io sono un orecchiante :D

    guarda, se sei un orecchiante quelli son solo fattacci tuoi, fortunatamente non sono né razzista né tantomeno omofobo! :lol: :lol: :lol:

    CITAZIONE
    E poi non è che se l'argomento riguarda un filosofo debbano partecipare alla discussione dei filosofi. E' come se su un forum buddhista dovessero partecipare alle discussioni dei buddhisti :lol: :P :lol:

    evabbe', allora glielio dici tu al buon swami di non fregarmi più, e che la prossima volta che fa una citazione ne specifichi un po' più chiaramente l'autore, di grazia... :lol:
    vista la sua estrema sensibilità, non vorrei mai che si offendesse a causa mia! :lol:
     
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    mi stai forse dicendo che anche i loro contemporanei pensavano proprio come che sparassero solo delle gran cazzate? :lol: :lol: :lol:

    Provo a spiegarmi nel particolare, senza volerti fare cambiare idea; anche io non amo troppo i tagli nelle tele e altre di queste corbellerie dell'arte contemporanea, e nessuno - pur con buoni argomenti - mi convincerà del contrario perché quel tipo di arte si prefigge finalità che a me semplicemente non interessano, come a te non interesseranno quelle della filosofia. Sono cazzate(lo so che sei un abile provocatore lol) SOLO se lette senza contesto(per il quale quei sistemi sono nati e grazie al quale - per via di situazioni che nella storia sono comuni e per via di alcune costanti potenziali eterne della natura umana - quei sistemi riescono a dire qualcosa di vero almeno finché l'uomo camminerà sulla terra), come sono banalità fesse quelle di Parmenide se lette senza il contesto storico e sociale di Elea :D

    Mi riferivo al fatto che Kant scrisse in maniera talmente oscura la Critica della Ragion Pura che per renderla comprensibile ci vollero i dizionari Kant-Tedesco/Tedesco-Kant(ovviamente scherzo, erano vocabolari con i vari termini kantiani spiegati) scritti dai suoi epigoni e quando lui prima aveva tentato di spiegarsi meglio con aggiunte nella seconda edizione, fece ancora più casini :lol:

    Hegel invece scriveva in modo comprensibilissimo per gli accademici dell'epoca. Tuttavia di passaggi oscuri ce ne sono e non pochi. Ma il cuore del sistema hegeliano è cristallino per fortuna come d'altronde anche quello kantiano.

    Il fine(non solo conoscere, ma soprattutto valutare la totalità) che si prefigge la filosofia non può certo piacere a tutti; l'importante è non attribuirle finalità estranee o non si capisce nulla. E purtroppo i manuali sono gnoseologico-centrici(colpa del neokantismo e di certa storiografia alla Abbagnano e di Kant in primis che legge l'intera storia della filosofia proprio in modo gnoseologico-centrico) ovvero affibbiano alla filosofia un fine(dare una teoria della conoscenza depurata da ogni altro elemento) che storicamente non si è mai data. Se lo saranno dati i neokantiani, non gli altri filosofi. È come leggere il buddhismo come un sistema di valutazione della qualità degli yogurt e dire "eh ma cacchio non si capisce nulla, come faccio a valutare la qualità degli yogurt? Che cazzate questo buddhismo!" :lol:
    Risultato: non si capisce niente e tutti quei filosofi che non hanno avuto finalità esclusivamente gnoseologiche non si capisce cosa ci facciano in quei manuali e sono proprio quelli più odiati se ci fai caso. Meno sono gnoseologicocentrici e più sono odiati(questo accade specie con quelli moderni).:D


    Certo che Lucrezio era un filosofo, ma era prima di tutto il più abile poeta latino mai esistito. E Virgilio gli fregó pure alcuni versi :lol:

    CITAZIONE
    fossero già stati svelati, mostrati, illuminati da quattro secoli di romanzo

    Chi lo sa? Può darsi o forse no. Forse è il contrario. Ognuno ha a cuore la propria corporazione. :lol:

    Edited by Ruhan - 22/1/2020, 22:53
     
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