Cosa succede in Tibet?

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  1. Y. Chakra
     
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    Brutto

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    vi riinoltro questo comunicato a nome di tutti i Centri della Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana (FPMT) in Italia.


    Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (PI)
    Centro Cenresig di Bologna
    Centro Lama Tzong Khapa di Villorba (Treviso)
    Centro Muni Ghiana di Palermo
    Centro Tara Cittamani di Padova
    Centro Terra di Unificazione EWAM di Firenze
    Centro Sangye Choling di Sondrio

    Gli eventi in Tibet di questi giorni riportano alla luce una
    tragedia che si consuma da quasi 50 anni sotto gli occhi indifferenti e
    talora complici della comunità internazionale. I centri Fpmt italiani,
    congiuntamente, esprimono solidarietà al Dalai Lama e al popolo tibetano
    e condanna del regime totalitario cinese che alla forza della ragione e
    del dialogo antepone gli strumenti della violenza, dell’intimidazione e
    della menzogna. Si esprime piena condanna di un potere corrotto e
    antidemocratico che ricorre alla forza militare nell’incapacità di
    giustificare la violazione dei più elementari diritti dell’uomo anche
    all’interno del suo stesso territorio. In questo contesto non si può
    tacere la complicità di stati e organismi internazionali che al rispetto
    delle fondamentali regole di convivenza tra i popoli antepongono logiche
    commerciali barattando valori e principi in cambio di ritorni economici.
    I centri FPMT si appellano alla responsabilità della
    comunità internazionale e in particolare al governo italiano, a tutti i
    partiti politici con i loro leader affinché, superando il velo
    diplomatico:

    - Si faccia pressione per l'avvio di una inchiesta internazionale così
    come suggerito da Sua Santità il Dalai Lama
    - Si chieda con fermezza alla Cina la cessazione immediata della
    sanguinosa repressione in atto in questi giorni in Tibet.
    - Si chieda con estrema decisione alla Cina l’avvio di trattative
    con il Governo tibetano per la soluzione pacifica della questione sino
    tibetana.

    Di seguito alcune note che in estrema sintesi riassumano la
    questione tibetana:
    La cultura del Tibet, con i suoi valori di tolleranza e non
    violenza profondamente radicati nella popolazione, è un patrimonio
    dell'intera umanità che rischia di scomparire per sempre.
    Tra l'indifferenza della comunità internazionale, nel 1959
    l'Esercito Popolare Cinese completò l'occupazione del Tibet iniziata nel
    1950, annettendo un territorio vasto come la metà dell'Europa e aprendosi
    la strada in direzione dell'Asia meridionale. Nell’arco di un
    cinquantennio, per vincere il radicato spirito di indipendenza dei
    tibetani, il governocinese ha messo in atto un programma sistematico di
    eliminazione di tutti i punti di riferimento culturale e religioso che ha
    portato alla distruzione quasi totale di scuole, biblioteche, luoghi di
    culto e opere d'arte sacra risalenti spesso a più di mille anni or sono.
    Si calcola che in questi quattro decenni circa 1.200.000
    tibetani siano morti a causa della repressione e degli sconvolgimenti
    sociali ed economici che ne sono derivati. In questa tragedia non c'è
    solo la sofferenza umana, ma anche il rischio della scomparsa di una
    autentica cultura di pace basata sugli insegnamenti buddhisti di non
    violenza e di rispetto degli altri, l'esempio concreto che un popolo
    oppresso può lottare per i propri diritti senza perdere la propria
    umanità.
    Oltre al Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, più di
    135.000 dei sei milioni di tibetani si sono rifugiati in India e Nepal
    per sfuggire alla persecuzione religiosa e cercare di preservare le basi
    della loro cultura, e ancora oggi continuano ad arrivare numerosi nei
    campi profughi. Tra queste persone ci sono uomini e donne di ogni età e
    molti bambini, e in questi quattro decenni ne sono nati molti altri,
    spesso in condizioni proibitive. Nell'aria tersa dell'altipiano Tibetano
    le malattie infettive erano praticamente sconosciute, ma nei campi
    profughi tubercolosi, malaria e denutrizione hanno imperversato per
    lunghi anni, prima che alcune organizzazioni umanitarie riuscissero a
    mitigare la situazione.
    In Tibet vi era una antica civiltà non tecnologica, ma
    estremamente progredita nella conoscenza dell'uomo: infatti il Buddhismo
    è più una scienza della mente e una filosofia di vita che una religione.
    Nel mondo sta crescendo una spirale di odio, violenza e ritorsione,
    insieme alla terribile convinzione che non ci siano alternative. Il Tibet
    ha donato al mondo la prova che esiste una via diversa, dimostrando che
    un popolo perseguitato può lottare per la propria libertà attraverso
    verità, fermezza e non violenza.

    MESSAGGIO DALL'ADMIN: HO SPOSTATO QUESTO COMUNICATO IN QUESTA DISCUSSIONE

    Edited by AuspiciousMerit - 18/3/2008, 12:13
     
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103 replies since 12/3/2008, 19:27   4218 views
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