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**Destiny**.
Shankar Kulanath
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Il Pontefice: ''Il mio cuore di padre sente
tristezza e dolore di fronte alle sofferenze di
tante persone''. Un giorno di sciopero della fame
per tutti i 42 membri del Parlamento tibetano che
chiedono all'Onu di inviare una missione
d'inchiesta. Dalai Lama: "Pronto a lasciare"
Città del Vaticano, 19 mar. - (Adnkronos) - No
alla violenza. Si scelga la strada del dialogo e
della tolleranza. E' questo l'appello lanciato
quest'oggi al termine dell'udienza generale da
Benedetto XVI (nella foto) in merito ala crisi
apertasi in questi giorni in Tibet. ''Seguo con
grande trepidazione - ha detto Ratzinger - le
notizie che in questi giorni giungono dal Tibet.
Il mio cuore di padre sente tristezza e dolore di
fronte alle sofferenze di tante persone. Il
mistero della passione e morte di Gesù, che
riviviamo in questa settimana santa, ci aiuta a
essere particolarmente sensibili alla loro
situazione'' . ''Con la violenza - ha proseguito
il Pontefice - non si risolvono i problemi ma si
aggravano. Vi invito a unirvi a me nella
preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente, fonte di
luce, che illumini le menti di tutti e dia a
ciascuno il coraggio di scegliere la via del
dialogo e della tolleranza'' .
Intanto tutti i 42 membri del Parlamento tibetano
in esilio hanno partecipato a un giorno di
sciopero della fame in solidarietà con i
manifestanti in Tibet, molti dei quali si teme
possano essere rimasti uccisi negli scontri con
le forze dell'ordine cinesi. "La Cina e le sue
politiche stanno massacrando il movimento
tibetano, tutti i 42 membri del Parlamento
tibetano stanno partecipando a un giorno di
sciopero della fame" ha dichiarato Karma Chope,
portavoce del Parlamento, che ha rinnovato
l'appello alla comunità internazionale affinché
affronti la crisi in Tibet. Il governo in esilio
chiede che l'Onu possa inviare al più presto una
missione d'inchiesta per verificare e monitorare
la situazione in Tibet. E membri del Parlamento
hanno chiesto che si facciano pressioni sulla
Cina per ottenere il rilascio dei tibetani
arrestati durante le manifestazioni di protesta e
assicurare adeguate cure mediche ai manifestanti
rimasti feriti negli scontri.
Il Parlamento in esilio tibetato ha inoltre
formato il Comitato di crisi per il Tibet con lo
scopo di coordinare il movimento della comunità
in esilio in tutto il mondo. "Il comitato
centralizzerà il movimento in modo che i tibetani
fuori dall'India possano lavorare in modo unito"
ha detto ancora il portavoce che ha il suo
quartier generale nella città settentrionale
indiana di Dharamsala.
Sul fronte degli scontri, le forze di sicurezza
cinesi hanno aperto il fuoco su manifestanti a
favore del Tibet e ucciso almeno tre persone
nella provincia del Sichuan, secondo quanto
denuncia oggi da Dharamsala, in India, il Tibetan
Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd). Il
centro afferma di aver ricevuto conferma da
diverse fonti dell'uccisione di tre persone
durante una manifestazione pacifica avvenuta ieri
a Kardze, nella provincia cinese del Sichuan che
confina con il Tibet. Ieri il centro aveva
denunciato l'uccisione di almeno 39 persone da
parte delle truppe cinesi ad Aba, nel Sichuan, e
a Machu, nella provincia settentrionale di Gansu.
Intanto la Free Tibet Campaign ha diffuso foto
scattate nel monastero di Kirti ad Aba, che
mostrano corpi con ferite da arma da fuoco.
Secondo il Tchrd, nella provincia di Gansu vi
sono state ieri manifestaizoni di protesta anche
a Gannan e Sangchu..