Devadaha Sutta

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  1. flambeau
     
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    Tratto da www.canonepali.net/mn/mn_101.htm
    Discutiamone insieme.

    CITAZIONE
    Come però, o monaci, è fruttuoso l'esercizio, è fruttuoso lo sforzo? Ecco, o monaci, un monaco non fa perturbare dal dolore il proprio imperturbato animo, e non respinge un giusto piacere, e persiste, senza attaccamento però, in questo piacere. Egli pensa così: 'Mentre io mi esercito a scrutare la confezione di questa causa di dolore, con tale esercizio sorge la calma; con lo scrutare dunque equanimemente questa causa di dolore, si produce in me l'equanimità , sorge la calma.' Ed egli, in qualunque causa di dolore, da cui, esercitandosi a scrutarne la confezione, sorga la calma, ivi si esercita; ed in quella causa di dolore da cui scrutando equanimemente si produca l'equanimità, ivi egli produce l'equanimità. Così dunque quel dolore di lui viene distrutto. Così come quasi, o monaci, se un uomo fosse innamorato di una donna, le fosse in cuore attaccato con fiero desiderio, fiera passione; ed egli vedesse quella donna stare, parlare, ridere e scherzare con un altro uomo. Che pensate voi, o monaci, non sorgerebbero forse in quell'uomo afflizione, affanno, dolore, angoscia e disperazione?'

    'Si, Signore'

    Ora però, se quell'uomo pensasse così: 'Se io rinunziassi a questo mio amore e desiderio per quella donna?' Ed egli rinunziasse al suo amore e desiderio per quella donna. Ed egli vedesse un'altra volta quella donna stare, parlare, ridere e scherzare con un altro uomo. Che pensate voi, o monaci, sorgerebbero ora forse in quell'uomo afflizione, affanno, dolore, angoscia e disperazione?

    'No di certo, o Signore.'

    Or così anche appunto, o monaci, un monaco non fa perturbare dal dolore il proprio imperturbato animo, e non respinge un giusto piacere, e persiste, senza attaccamento però, in questo piacere. E inoltre ancora, o monaci, il monaco riflette così: 'Finché io dimoro nel piacere, crescono le cose non salutari, diminuiscono le salutari; quando però esercito il mio animo nel dolore, diminuiscono le cose non salutari, crescono le salutari: e se io, ora, esercitassi l'animo nel dolore?' Ed egli esercita l'animo nel dolore: esercitando l'animo nel dolore, diminuiscono le cose non salutari, crescono le salutari. In seguito poi egli non esercita più l'animo nel dolore, perché quello per cui eserciterebbe l'animo nel dolore, s'è già realizzato.

    Così come quasi, o monaci, un frecciaro riscalda ed arroventa una freccia tra due fuochi e la fa duttile e dritta; duttile e dritta, il frecciaro non l'arroventa più perché quello per cui il frecciaro riscalderebbe ed arroventerebbe la freccia s'è già realizzato. Perciò quello per cui egli eserciterebbe l'animo nel dolore s'è già realizzato, quindi egli non esercita più l'animo nel dolore. Così dunque è fruttuoso l'esercizio, è fruttuoso lo sforzo.

    E inoltre ancora, o monaci: il monaco, ben lungi da brame, lungi da cose non salutari, in senziente, pensante, nata di pace beata serenità, raggiunge la prima contemplazione; così è fruttuoso l'esercizio, è fruttuoso lo sforzo

     
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  2. DAVIDESAR
     
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    ciao,
    Dalla prima parte del discorso si nota come il Buddha non credesse né al determinismo, né al creazionismo;
    ma a parte questo, la parte secondo me più succulenta del discorso è quella da Te evidenziata, in quanto il Buddha spiega la procedura con cui trattare il processo della co produzione dipendente secondo la via di mezzo: né farsi perturbare, né respingere l'esperienza, ma esplorare con la consapevolezza la natura dell'esperienza del piacere, per comprenderne la dolorosità di fondo:
    CITAZIONE
    Come però, o monaci, è fruttuoso l'esercizio, è fruttuoso lo sforzo? Ecco, o monaci, un monaco non fa perturbare dal dolore il proprio imperturbato animo, e non respinge un giusto piacere, e persiste, senza attaccamento però, in questo piacere



    L'aprirsi alla realtà dolorosa dell'esperienza piacevole apre la strada all'equanimità ed alla calma, che a loro volta diventano causa della libertà dal dolore stesso:

    CITAZIONE
    Egli pensa così: 'Mentre io mi esercito a scrutare la confezione di questa causa di dolore, con tale esercizio sorge la calma; con lo scrutare dunque equanimemente questa causa di dolore, si produce in me l'equanimità , sorge la calma.' Ed egli, in qualunque causa di dolore, da cui, esercitandosi a scrutarne la confezione, sorga la calma, ivi si esercita; ed in quella causa di dolore da cui scrutando equanimemente si produca l'equanimità, ivi egli produce l'equanimità. Così dunque quel dolore di lui viene distrutto.



    Inoltre si nota come per il Buddha, la contemplazione del dolore, e la pratica della rinuncia siano solo un mezzo per un fine, da abbandonare una volta raggiunta la meta:
    CITAZIONE
    In seguito poi egli non esercita più l'animo nel dolore, perché quello per cui eserciterebbe l'animo nel dolore, s'è già realizzato.


    l'ultima parte è interessante perché viene descritto il processo meditativo;la pratica del calmo dimorare attraverso i primi 4 jhana, e a seguire la visione profonda nelle nobili verità
    CITAZIONE
    Con tale animo intimo, terso, schietto, schiarito di scorie, duttile, malleabile, saldo, compatto, incorruttibile, egli rivolge l'animo alla memore cognizione di anteriori forme di esistenza, come di una vita, due vite, tre vite e così via fino alle epoche durante molte formazioni e trasformazioni di mondi. Così è fruttuoso l'esercizio e lo sforzo. E con tale animo terso, egli rivolge l'animo alla cognizione dell'esaurirsi delle manie. Questo è il dolore, questa è l'origine del dolore, questa è la fine del dolore, questa è la via per la fine del dolore, comprende egli conforme alla realtà. Questa è la mania, questa è l'origine della mania, questa è la fine della mania, questa è la via per la fine della mania, egli comprende conforme alla realtà.




    questo è ciò che ne ho dedotto, non so gli altri cosa ne pensano..

    Da.
     
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  3. Jaylyn
     
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    Qui: www.accesstoinsight.org/tipitaka/mn/mn.101.than.html

    una bella traduzione in inglese.

    Riporto la parte finale che mi piace molto:

    "With his mind thus concentrated, purified, and bright, unblemished, free from defects, pliant, malleable, steady, and attained to imperturbability, the monk directs and inclines it to the knowledge of the ending of the mental fermentations. He discerns, as it has come to be, that 'This is stress... This is the origination of stress... This is the cessation of stress... This is the way leading to the cessation of stress... These are mental fermentations... This is the origination of fermentations... This is the cessation of fermentations... This is the way leading to the cessation of fermentations.' His heart, thus knowing, thus seeing, is released from the fermentation of sensuality, the fermentation of becoming, the fermentation of ignorance. With release, there is the knowledge, 'Released.' He discerns that 'Birth is ended, the holy life fulfilled, the task done. There is nothing further for this world.' This, too, is how striving is fruitful, how exertion is fruitful". [...]

     
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  4. flambeau
     
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    grazie per i vostri preziosi contributi


    flamb
     
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3 replies since 3/5/2010, 08:29   95 views
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