Free Tibet ?!?! Free violence !!!

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  1. YESHE
     
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    La rivoluzione dei bonzi nel mio Tibet sempre più solo
    LA TRAGICA serie di autoimmolazioni è un sintomo forte della situazione di deterioramento che sta attraversando il Tibet. Si tratta di una questione politicamente molto delicata, perché quando le autorità cinesi sentono che qualcosa è andato storto in Tibet, quasi sempre cercano di dare la colpa a me. Se dicessi la verità, rischierei di sconvolgere la gente, ma come monaco buddista non posso mentire, così preferisco rimanere il più delle volte in silenzio. Tuttavia vale la pena di notare che nessuno di questi gesti estremi ha mai avuto luogo prima che i cinesi giungessero in Tibet, e tali tristi eventi non sono evidentemente in corso perché le persone che si immolano hanno problemi familiari. Poiché chi ha intrapreso questo passo non vuole danneggiare gli altri, possiamo dire che si impegna per la nonviolenza, ma allo stesso tempo mostra un chiaro segno di disperazione. Per questo i leader cinesi dovrebbe indagare non solo ciò che sta accadendo in Tibet, ma più importante perché sta succedendo, quale sia la causa, cosa c'è di sbagliato per provocare tali atti disperati.
    Quando l'ex premier Hu Yaobang, che era un buon comunista, ha visitato Lhasa nel 1980, ha pubblicamente chiesto scusa per quello che era successo in Tibet e ha promesso di ridurre la popolazione Han (la maggioranza etnica della Cina). Ricordo anche che lo stesso Deng Xiaoping raccomandava alle autorità cinesi di cercare sempre la verità dai fatti, e quando Hu Jintao è diventato presidente ha seguito il suo consiglio e ci ha sostenuto.
    Il metodo giusto per tornare a quel dialogo è di ricreare fiducia, mentre si crede di poterla imporre con la forza, che è una cosa illogica. L'uso della forza è in contraddizione con tutti gli sforzi per creare fiducia, poiché ottiene l'effetto contrario e produce invece paura. Ma lo spirito tibetano non sarà mai intimidito dall'uso della forza. E' un principio radicato nel buddismo, una tradizione che ha più di 2500 anni, ed è sempre più conosciuta oggi nel mondo. Il comunismo, dall'altra parte, ha appena 200 anni e la sua immagine è in declino, senza contare che il totalitarismo è completamente fuori dal tempo.
    Noi tibetani stiamo conducendo una lotta non violenta in uno spirito di riconciliazione.
    Merita supporto, perché deve riuscire. Il nostro fallimento sosterrà coloro secondo i quali puoi raggiungere i tuoi obiettivi solo con la forza e la violenza. Ricordo una giovane cinese che venne a trovarmi e mi raccontò di aver visto soldati a Lhasa fare esercitazioni militari proprio accanto ai pellegrini tibetani che compiono le prostrazioni fuori del tempio di Jokhang. Pensando a queste immagini mi viene in mente che i veri "separatisti" tibetani sono gli autori di certi abusi.
    Infatti, numerosi cinesi imparziali, una volta adeguatamente informati della realtà, sono molto in sintonia con i tibetani.
    Sulle nostre montagne nascono quasi tutti i principali fiumi di quella parte del mondo, e non rispettare l'ambiente dell'altopiano tibetano vuol dire avere poi tragiche conseguenze a valle dove vive oltre 1 miliardo di persone non solo cinesi. L'altra nostra eredità è la cultura pacifica e compassionevole, che a mio avviso continua ad avere un grande contributo da dare nel mondo di oggi.
    Spero di vedere il giorno in cui i bambini saranno così imbevuti dell'idea che i problemi possono essere risolti in pace e collaborazione, che sapranno gentilmente rimproverare i genitori litigiosi invitandoli a sedersi e parlarsi. Fare in modo che il dialogo sia la soluzione, dipende dall'avere un genuino rispetto per i diritti degli altri, il diritto a essere felici e benestanti. Dopo tutto dobbiamo vivere fianco a fianco sul pianeta assieme a tutti gli altri esseri umani. (testo raccolto da Raimondo Bultrini e Jeremy Russel) © RIPRODUZIONE RISERVATA
    DALAI LAMA

    www.tibetexpress.net/en/news/exile/9757-2012-12-01-07-19-56

    http://www.tibettelegraph.com/2012/12/tibe...-they-have.html

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...html?ref=search


    Dharamsala, 2 dicembre 2012.
    Mentre con la morte di Konchok Kyab, 29 anni, immolatosi sabato 30 novembre nei pressi di un distributore di benzina ad Akyid, nella contea di Dzoge, regione di Ngaba, sale a novanta il numero dei tibetani che si sono dati la morte con il fuoco in segno di protesta contro l’occupazione cinese, il governo di Pechino ha stabilito che le famiglie di coloro che si sono immolati - e di quanti mantengono contatti con le stesse - saranno private di ogni sussidio e aiuto.
    La decisione è stata resa nota il 14 novembre nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda a Manlho e in tutta la contea di Rebkong dove, in concomitanza con lo svolgimento del XVIII congresso del Partito, si sono verificati sei casi di auto immolazione. Le autorità locali hanno fatto sapere che, oltre a colpire le famiglie di quanti si sono dati fuoco, “svolgeranno approfondite indagini” e “sottoporranno a sedute di correzione” quanti sono in contatto o cercano di aiutare i congiunti degli auto immolati. I lama e i membri dei monasteri accusati di essere vicini alle famiglie degli immolati saranno “severamente puniti” e i loro monasteri saranno chiusi.
    Recita l’annuncio: “In alcune zone, monaci e laici dicono cose senza senso e, sotto l’influenza del gruppo del Dalai Lama che approfitta della loro ignoranza, sono convinti che coloro che si auto immolano siano eroi e si recano a rendere omaggio alle loro famiglie aiutandole con donazioni”. L’annuncio prosegue con l’affermazione della necessità di stroncare e colpire “questo esiguo numero di criminali” per mantenere la stabilità sociale nella prefettura. “Ogni area, dipartimento e ufficio deve adottare appropriate misure atte a negare alle famiglie degli immolati ogni tipo di sussidio pubblico, quale il salario minimo, l’aiuto in caso di calamità e così via”. “I monaci e i laici che rendono omaggio alle famiglie ed elargiscono ad esse donazioni e aiuti saranno oggetto di accurati controlli e, ove il loro comportamento fosse comprovato, saranno sottoposti a procedimento legale e saranno puniti severamente come previsto dalla legge”.

    Washington. Il 1° dicembre, a Washington, l’assistente segretario di stato per la democrazia e i diritti umani Michael Posner, ha incontrato le famiglie di tre auto immolati le cui generalità non sono state rivelate per motivi di sicurezza. Victoria Nuland, portavoce di Posner, ha dichiarato che l’alto funzionario ha porto ai famigliari le proprie più sentite condoglianze e ha espresso preoccupazione per la spirale di violenza e la dura repressione in atto nelle regioni tibetane nonché il suo dolore per il succedersi delle immolazioni. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere di essere molto contrariato nell’apprendere del ferimento, da parte della polizia cinese, di venti studenti tibetani che, in una dimostrazione di massa, protestavano contro la distribuzione di un libretto in cui venivano messi alla berlina la lingua tibetana, il Dalai Lama e gli stessi immolati. Il Dipartimento ha affermato di voler sollevare il caso del Tibet sia pubblicamente sia privatamente e ha fatto sapere che chiederà al governo cinese, ad ogni livello, di riconsiderare gli indirizzi politici che, nelle aree tibetane, sono causa di tensioni e minacciano l’identità religiosa, culturale e linguistica del popolo del Tibet.

    Parigi. Il 27 novembre 2012 il Senato francese ha approvato una risoluzione nella quale si chiede all’Unione Europea di dare priorità alla questione tibetana all’interno delle competenze assegnate allo Speciale Rappresentante per i Diritti Umani recentemente nominato all’interno dell’Unione. La risoluzione chiede che allo Speciale Rappresentante sia dato mandato di promuovere e coordinare, tra gli stati dell’Unione Europea, la linea di condotta riguardo al problema del Tibet.

    Fonti: Tibet Post International - Phayul


    Breaking: Tibet continues to burn, Tibetan man self-immolates
    Phayul[Sunday, December 02, 2012 23:10]

    DHARAMSHALA, December 2: The wave of fiery protests inside Tibet continues unabated with reports of another self-immolation protest today in Bora region of Sangchu region in eastern Tibet.
    According to exile sources, a young Tibetan man, identified as Sungdue Kyab, set himself ablaze in Bora town of Sangchu, Labrang Tashikhyil region of eastern Tibet.
    Sungdue Kyab reportedly carried out his self-immolation protest in the afternoon today on the main street in Bora town near the Bora Monastery. Soon after he set himself on fire, Chinese security personnel arrived at the site of his protest, doused the flames and bundled him away. He is believed to have survived his protest.
    According to eyewitnesses, Sungdue Kyab was alive when Chinese security personnel took him away, reportedly to a hospital in Tsoe.
    Following the self-immolation protest, monks from the Bora Monastery and local Tibetans reportedly began to make preparations to go to Tsoe but were denied permission by the Chinese authorities. The situation in Bora is being described as tense and communication lines have been heavily hampered.
    Further details are awaited at the time of filing this report.
    On October 20, Lhamo Kyab, a 27-year-old father of two, passed away in his self-immolation protest near the Bora Monastery. He raised slogans calling for the return of His Holiness the Dalai Lama to Tibet.
    The recent escalation in self-immolation protests in Tibet has accounted for 28 self-immolations in the month of November alone. 91 Tibetans have self-immolated inside Tibet since the wave of fiery protests began in 2009, demanding freedom and the return of His Holiness the Dalai Lama from exile.
    Last month, the United Nations High Commissioner for Human Rights Navi Pillay, in a strong statement, urged Chinese authorities to “promptly address the longstanding grievances that have led to an alarming escalation in desperate forms of protest, including self-immolations, in Tibetan areas.”
    Pillay said she was disturbed by "continuing allegations of violence against Tibetans seeking to exercise their fundamental human rights," and called on the Chinese authorities to release detainees, allow independent human rights monitors to visit Tibet, and to lift restrictions on media access to Tibet.
    Speaking to reporters, Pillay's spokesman, Rupert Colville, told a news briefing in Geneva on Friday that the self-immolations “are an illustration of how serious the situation is."
    "We don't see any progress in dealing with the underlying problems facing Tibetans both in Tibet and in other areas,” Colville said.


    3 dicembre 2012
    Nuova autoimmolazione per il Tibet, 91 dal 2009
    Nuova autoimmolazione, la novantunesima dal 2009, nella Cina occidentale, che segna la continuazione della protesta tra i tibetani che contestano il controllo cinese sul Tibet. Sungdue Kyab (o Songdhi Kyab, come citano altre fonti), 17 anni, si e’ immolato ieri intorno alle 15:30 dinanzi al monastero di Bora a Labrang (Gannan per i cinesi), nella provincia del Gansu. Secondo alcune informazioni, il giovane, che si e’ dato alle fiamme mentre urlava slogan per il ritorno del Dalai Lama e per chiedere la liberazione del Tibet dall’occupazione cinese, era ancora vivo quando sono arrivati gli agenti di polizia e l’hanno portato via in un luogo sconosciuto. Altre fonti della diaspora tibetana riportano che il giovane e’ stato portato all’ospedale di Tsoe e le sue condizioni di salute sono molto gravi, con poche possibilita’ di sopravvivenza. Le stesse fonti riferiscono che monaci di Bora e laici sono andati all’ospedale di Tsoe per vegliare il giovane, ma gli e’ stato impedito dagli agenti, con la situazione a Bora molto tesa, con le comunicazioni di tutti i tipi interrotte. Quella di Kyab e’ la prima immolazione di questo mese di dicembre, dopo che lo scorso novembre ha registrato, con 28, un record negativo da quando, nel febbraio 2009, sono cominciate queste forme di proteste. Con l’immolazione di Kyab salgono a 77 questi atti dall”inizio dell’anno.

    www.rfa.org/english/news/tibet/burning-12022012215330.html
     
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