Buddhismo Italia Forum

Posts written by Epi

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    CITAZIONE (eizo @ 6/10/2015, 17:42) 
    CITAZIONE
    Per venire a tempi più vicini ai nostri Hegel dice che possiamo considerare persone solo coloro che hanno il denaro. ...

    l'ho sempre detto io che quel buonuomo di hegel aveva sbagliato mestiere.
    altro che filosofo... avrebbe dovuto fare la pubblicità per il banco vaticano! :lol: :lol: :lol:

    :lol:

    Limitandoci a quanto riportato sopra trovo che l'analisi di Hegel (aumento quantitativo di un fenomeno e ...), poi utilizzata da Marx per dimostrare come il denaro sia diventato un fine, sia più che azzeccata. Per quel che riguarda le parole per cui coloro che sono senza denaro "sono polvere della storia" e "homo sine pecunia imago mortis" (l'uomo senza denaro è l'immagine della morte) le leggo come sintomo dello spirito del tempo. E a duecento anni da quando Hegel le ha scritte possiamo dire che sono state profetiche, tanto che potrebbero essere prese per scrivere il manifesto dell'Occidente, e quindi del mondo contemporaneo.
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    CITAZIONE (eizo @ 6/10/2015, 13:50) 
    si, avere tanti soldi.
    ché con quelli trombi anche se sei brutto come la fame! :lol: :lol: :lol:

    E' vero, ma sarà anche quello che ancor più degli altri curerà la propria "immagine".

    A proposito di soldi e di immagine:

    Nel Vangelo di Luca si dice: "Prestate il denaro denza attendervi la restituzione" (vallo a dire alle banche che, paradossamente, spesso hanno nomi di santi: Santo Spirito, San Paolo :lol: ). Per venire a tempi più vicini ai nostri Hegel dice che possiamo considerare persone solo coloro che hanno il denaro. Solo costoro stanno alle regole della legge perché se le trasgrediscono devono pagare, mentre coloro che non hanno denaro non sono persone ma sono individui, e, in maniera molto radicale, dice "sono polvere della storia" concludendo con "homo sine pecunia imago mortis", l'uomo senza denaro è l'immagine della morte. Dice anche una cosa più interessante, dice che un fenomeno quando aumenta determina non solo un aumento quantitativo di quel fenomeno ma anche un mutamento qualitativo radicale del paesaggio. Ad esempio se viene un terremoto di due gradi della scala Richter magari uno neanche se ne accorge ma se viene un terromoto di nove gradi butta giù tutto. Questo principio è stato utilizzato da Marx in ambito economico dove dice che tutti siamo persuasi che il denaro sia un mezzo per realizzare determinati scopi (soddisfazione dei bisogni e produzione dei beni) ma se il denaro aumenta quantitativamente fino a diventare la condizione universale per soddisfare qualsiasi bisogno e per produrre qualsiasi bene allora il denaro non è più un mezzo ma diventa un fine per soddisfare il quale si vedrà se soddisfare i bisogni e in quale misura produrre beni. Siamo in presenza di quella che i filosofi chiamano "eterogenesi dei fini", quando qualcosa nasce come mezzo ma aumentando quantitativamente e diventando la condizione universale per realizzare qualsiasi fine diventa lui il primo fine e tutto quanto il resto viene subordinato. E tutto oggi è subordinato all'economia.
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    Oltre ad aver pensato il tempo e la storia come rettilinei e finalistici, e da lì il mito del progresso scientifico, il cristianesimo ha in-formato l'Occidente anche con un'altra decisione che si è rivelata altrettanto forte nel determinare e plasmare il panorama culturale e cognitivo che oggi ci circonda: la decisione presa durante il settimo concilio ecumenico della Chiesa Cattolica, il Concilio di Nicea del 787, dove si respinsero gli atti del concilio iconoclasta di Hieria del 784 e dove si definì la differenza tra il cristianesimo da un lato, che è "religione dell'immagine" in quanto Dio si è mostrato e fatto vedere, e l'ebraismo e l'islam che sono "religioni della parola" perché non accolgono l'incarnazione di Dio, il suo mostrarsi in carne e ossa. Chi è interessato può leggere: "Vedere l'invisibile. Nicea e lo statuto dell'immagine" www.amazon.it/gp/product/8877260408...=A11IL2PNWYJU7H

    Nel libro citato Mario Re scrive che tutto avvenne nell'VIII secolo d.C., quando nell'Oriente cristiano il culto delle immagini era giunto a tali livelli di fanatismo che si raschiavano i colori dei dipinti per miscelarli al vino che si distribuiva ai fedeli dopo la messa. Gli eccessi erano tali che gli ebrei e i musulmani presero a chiamare idolatri e iconolatri i cristiani.

    Fu allora che per eliminare questo andazzo, ma soprattutto per togliere ai monaci la grande influenza che attraverso le immagini esercitavano sul popolo, l'imperatore Leone III Isaurico diede ordine di distruggere tutte le immagini sacre a cominciare da un'immagine di Cristo assai venerata che si trovava sopra una porta di Costantinopoli. Ci fu una sollevazione che fu repressa duramente. Per porre fine ai conflitti che ne seguirono fu indetto il Secondo Concilio di Nicea dove si ripristinò il culto delle immagini. I conflitti proseguirono ma ormai le basi per il culto delle immagini erano state poste e un secolo dopo il Concilio di Costantinopoli sancì la definitiva ammissione delle immagini di culto.

    Ma quali furono le motivazioni con le quali fu legittimato il culto delle immagini? Gli argomenti adottati furono due: l' "incarnazione di Cristo" e la sua "resurrezione". Se Dio ha voluto incarnarsi nel figlio, Dio ha voluto mostrarsi e farsi vedere; e il cristianesimo che si differenzia dall'ebraismo e dall'islam proprio perché riconosce l'incarnazione di Dio, afferma il primato della vista sull'udito, quindi dell'immagine sulla parola.


    Così prendono forma le idee che a loro volta danno forma al mondo e alle nostre convinzioni... d'altronde c'è qualcosa oggi che conti di più di "avere una bella immagine"? ;) :lol:
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    CITAZIONE (eizo @ 4/10/2015, 12:53) 
    e allora gli dei risero e barcollarono sui loro seggi e gridarono: " ma non è proprio questa la divinità, che vi siano degli dei ma non un solo dio?"

    così parlò zararhustra, diabolicamente ridendo sotto i suoi buffoni... :B): :lol: ;)

    E per quello ho scritto dio e non dei... ;)

    "sotto i suoi buffoni" vale tutto il topic :lol:
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    CITAZIONE (Yudo‚ Maestro Zen @ 4/10/2015, 08:52) 
    Non c'è quindi da stupirsi se questa divinità ci risulta psicopatica e se il suo influsso su di noi è tutto tranne benefico: il dio è diventato un titano, cioè un demonio divino.

    Anche tra i cristiani c'è chi si rende conto di questo o forse, semplicemente, nel cristianesimo vede, o vuole vedere, altro.
    In sintesi Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, dice che:

    >>> Un cristiano deve parlare meno di Dio perché Dio è un parola terribilmente ambigua o vuota, una proiezione di quello che uno desidera o vuole. ... Ancora io da piccolo ho ricevuto una fede in Dio, il Vangelo non era per niente insegnato ...
    Il cristianesimo si è trasformato in deismo. Il cristianesimo non è un monoteismo in profondità, il cristianesimo non è nient'altro che Gesù Cristo. Quando pensiamo Dio facciamo delle proiezioni. La parola è talmente vuota che possiamo mettere qualunque cosa. La battaglia all'ateismo è sbagliata. I primi cristiani venivano chiamati atei e dicevano sì, siamo senza Dio perché siamo senza ara, altare... Perché si è arrivati a dire che Dio è Amore (Agape) solo dopo Gesù? ... Perché Gesù ha raccontato l'amore fino alla fine.<<<



    Edited by Epimenide - 4/10/2015, 12:55
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    CITAZIONE (eizo @ 3/10/2015, 18:41) 
    che importa che io ottenga ragione.
    io ho troppa ragione.
    e chi ride bene, ride anche per ultimo


    ... ahahahahah! :lol:

    "E falsa sia per noi ogni verità, che non sia stata accompagnata da una risata!"
    Nietzsche

    Diceva San Giovanni Bosco che il diavolo ha paura della gente allegra.
    Ma allora non capisco perché Dio non ride mai... e perché si dice risata diabolica? :lol:
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    Per me il più bel libro sul Taoismo è "Con il braccio piegato a far da cuscino" una raccolta di brevi e meravigliosi componimenti poetici di Ba Yuchan che hanno come tema il mondo naturale, le dimensioni altre, l'ebbrezza e l'alchimia ;).
    Bellissima la traduzione e interessantissime le note di quel grande studioso del pensiero cinese che è Alfredo Cadonna.
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    CITAZIONE (**Destiny** @ 30/9/2015, 08:15) 
    il fatto che la nostra sia una cultura molto cristiana non implica che a livello individuale poi lo siano tutte le persone; il fatto che il Cristianesimo abbia prodotto certe dinamiche culturali non rende cristiano chi il Cristianesimo lo nega (atei, etc).

    E infatti Galimberti non dice questo. Afferma solo che la forma mentis di tutto l'Occidente (ad esempio come viene pensato il tempo e la storia) è figlia del cristianesimo che altro non è che un'elaborazione (con l'aggiunta dell'idea dell'immortalità) che si basa sulla filosofia greca. E pure la scienza non poteva essere che il naturale sviluppo di questo modo di pensare. E poi, soprattutto, dà sempre un po' fastidio sentirsi dire che in fondo tutta l'organizzazione mentale dell'Occidente è un prodotto della religione cristiana. A me, ateo, non fa né caldo, né freddo perché ormai ho qualche anno e sono abituato a guardare al di là della mia bottega... Comunque si può benissimo non essere d'accordo, e se non altro queste considerazioni possono essere lo spunto per qualche riflessione che non sia basata, semplicemente, sul: "Ho ragione io e tu hai torto. Ed è così perché è così." ;)

    Edited by Epimenide - 30/9/2015, 11:35
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    Ho letto qua e là questo sterminato e in alcuni punti divertente topic e magari le cose che scriverò qui sotto le ha già dette qualcun altro. Comunque più che "Perché non essere Cristiani?" Io direi piuttosto "Perché è impossibile non essere cristiani?".

    Anche se bisognerebbe prima dire cosa o chi è Dio, tanto per capirci, io sono ateo, o tutt'al più panteista :). Però sono pure d'accordo con un altro ateo, il filosofo Umberto Galimberti, che dice che oggi, in Occidente, tutto è cristiano, tutti sono cristiani, anche gli atei, anche gli agnostici. Il video sotto sviluppa e amplia queste considerazioni, e riassumendo l'intervento di Galimberti possiamo dire che ormai il cristianesimo è diventato una cultura, una psicologia collettiva. Tutti pensiamo cristianamente. Ci facciamo domande che sono radicalmente cristiane, ad esempio quando ci interroghiamo sul senso della vita. I greci non si chiedevano il senso della vita... si nasce, cresce, genera e muore. L'uomo per i greci era "il mortale".

    Il cristianesimo è abitato a differenza ad esempio dell'islam, dalla categoria dell'amore, della tolleranza, dell'uguaglianza davanti a Dio (lasciamo perdere i singoli comportamenti o le stragi compiute in nome di Dio e cerchiamo di vedere come questa idea si sia radicata ed abbia mosso tutto quello che, in Occidente, è venuto dopo) e sulla categoria dell'amore, della tolleranza, dell'uguaglianza è stato costruito l'Occidente. Abbiamo l'esempio della rivoluzione francese: egalité, fraternité , i diritti umani...

    Nei primi tre secoli dell'era cristiana era diffusa (dall'Egitto, all'Iran, alla Grecia, a Roma) la gnosi, che aveva argomenti molto potenti ispirati alla filosofia greca e in particolare a Platone. Allora Agostino, che aveva studiato bene Platone e il neoplatonismo, instaura una filosofia fondata sulla filosofia di Platone e di Aristotele. Il cristianesimo, introiettata questa teologia, si mette a discutere dell'importanza dell'anima, della fede, della ragione (un'enciclica di Papa Ratzinger si intitola: Fides et Ratio), problemi che Gesù Cristo non si era mai posto. E allora si introietta la teologia greca da cui scende una dogmatica e un'etica conseguente che non c'entra niente con il cristianesimo. La teologia cristiana non è niente altro che la riedizione della filosofia di Platone e di Aristotele. Gesù Cristo non si è mai imbarcato in questioni filosofiche. Tolto dall'ambito del sacro, il cristianesimo si riduce a un'agenzia etica (fecondazione assistita, morte artificiale e naturale, etc.).

    Il cristianesimo ha cambiato anche l'idea del tempo. Per i greci il tempo è ciclico. Con il cristianesimo non è più tempo ciclico ma escatologico, ultimo, lontano. Alla fine si realizza quello che è stato enunciato. Il tempo è iscritto in un disegno e quindi diventa storia. La storia è un'idea cristiana, i greci non hanno storia (è un termine che significa "ho visto" e i narratori greci raccontavano le vicende viste in prima persona). La storia cristiana è un tempo gravido di senso, per cui la mia vita ha senso, etc. Questo è un valore indotto dalla cultura. Il futuro è positivo e quest'idea è supportata dalla scienza. La scienza è profondamente religiosa, le incomprensioni sono increspature superciali. Marx è un grande cristiano: il futuro è giustizia sociale. Freud che scrive un libro contro il cristianesimo dice che il futuro è guarigione, e questo è profondamente cristiano. Tutto è cristiano in Occidente, il futuro è sempre ottimizzato è il luogo della speranza. E la speranza è profondamente cristiana.

    Ma il futuro è ottimisticamente atteso se c'è Dio... che diventa progresso dell'uomo, cammino della storia. Ma Nietzsche afferma che Dio è morto e ad annunciarlo è un folle, colui che annuncia la perdita di ogni orizzonte, di ogni orientamento (anche nell'auto abbiamo la marcia in folle :lol:). Nel Medioevo l'arte è sacra, Dio è Dio. Se tolgo Dio dal mondo contemporaneo capisco il mondo contemporaneo? Sì. Dio non fa più mondo, quindi si perde anche questa visione ottimistica, manca lo scopo, manca un perché. Ecco il nichilismo.

    www.youtube.com/watch?v=mGzjmzfeHN4



    Edited by Epimenide - 29/9/2015, 19:15
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    CITAZIONE (sonic.river @ 20/9/2015, 02:04) 
    Però con tutti i suoi difetti Friedrich forse aveva colto un aspetto del nichilismo più ampio, cioè collettivo. L affermazione dio è morto è spaventosamente moderna

    E' così. Quando verso fine '800 Nietzsche ha parlato per la prima volta di nichilismo come scrive il filosofo Paul Ricoeur "non era per insegnare il nichilismo, ma per rivelare il fatto che l'umanità era entrata nel periodo del nichilismo". La rivelazione dell'ateismo come caratteristica della società moderna.
3430 replies since 29/9/2015
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