Buddhismo Italia Forum

Posts written by **Destiny**

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    Mi trovo molto in sintonia con la risposta data da Daao.

    Saluti e benedizioni,

    SSK
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    Non vedo cosa ci sia di strano. Vishnu è una forma di Shiva, Shiva è una forma di Vishnu. Evidentemente questa tilaka vuole suggerire il fatto di rifarsi a ciò
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    Ovviamente il Tantra.
    Anche tramite lo Yoga si possono ottenere le siddhi ma in quel contesto vengono spesso viste come distrazione, mentre nel Tantra le siddhi sono comprese nel percorso, e spesso ricercate per essere utilizzate come mezzo abile, soprattutto a scopo di guarigione (nella mia tradizione).
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    CITAZIONE (Fior @ 22/5/2023, 21:04) 
    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 22/5/2023, 18:41) 
    Non conoscendo l'argomento dovrei tacere. Ma dato che son qua di passaggio (ogni volta che passo da un alloggio all'altro mi slogga dal PC lasciatomi alla spalle e mi rilogga in automatico :D) io direi che mi sembra uno dei vari elementi incorporati dal Buddhismo come sempre è accaduto per tutte le tradizioni. Un esempio potrebbe essere Brahma che chiede al Buddha di insegnare, cosa che per quel che si può trarre dai testi è tanto probabile quanto vincere il superenalotto 100 volte di séguito. E' più naturale - e in accordo con l'economia generale dell'evoluzione del Buddhismo e delle religioni in generale - pensare che sia una forma di appropriazione per mostrare che il Dharma è così sublime che anche i concorrenti ne riconoscono la grandezza.

    Se questo è il clima in cui interpretare la figura del monarca universale nel Dharma, direi che anche in questo caso il Buddhismo ha incorporato elementi condivisi del mondo indiano di allora. Che io sappia questa figura si delinea durante il regno di Ashoka (ma guarda un po' il caso) e tutt'ora mi pare che i Thailandesi abbiano idee simili sulla loro monarchia.

    Personalmente la vedo come una specie di riserva mentale anzitutto dal punto di vista didattico, ovvero che alcuni tipi umani potrebbero trovare una specie di ispirazione a voler rinascere come monarchi universali. Poi c'è la valenza secondo me più forte, ovvero una captatio benevolentiae verso la classe dirigente: se sei bravo, proteggi il Dharma e non ci asfalti i monasteri è perché sei un bravo e grande re del Dharma, lode a te o supremo Chakravartin, eccetera. Le implicazioni sono abbastanza ovvie per non doverle sviluppare.

    Non dimentichiamo la forma mentis delle civiltà tradizionali che noi abbiamo completamente perduto. Un ordine cosmico si riflette sulla scala umana e viceversa, un po' come le caste e tanti altri elmenti. Anche questo elmento secondo me ha un peso, e considerata la mentalità tradizionale per quanto possa io mettermi in quei panni, secondo me se non ci fosse stata questa figura sarebbe stato necessario inventarla.

    Per quanto riguarda il Buddhismo tibetano che è la tradizione su cui ho un minimo di casistica, in un po' di anni di registrazioni, insegnamenti e letture l'avrò sentito menzionare al massimo 10 volte. Se per quella tradizione fosse un concetto centrale penso che lo saprei. Al contrario, pure il Chakravartin è nevrotico, muore, si ammala, soffre e finché non realizza la vacuità continua il giro come tutti noi. Pure se ha protetto il Dharma in tutti i sistemi di universi.

    La tua analisi mi sembra convincente, soprattutto se si fa riferimento a figure storiche antiche considerate importanti, anche se la figura di Asoka mi sembra sia sempre stata trattata separatamente da questo contesto. Credo che il Cakravartin abbia forse più a che fare von la Mitologia induista. Quanto al dio Brahma che chiede al Buddha per primo di girare la Ruota del Dharma, da quanto si può capire dai testi del Canone Pali ( ho come riferimento l'edizione tradotta in italiano del Samyutta Nikaya) farebbe riferimento a Brahama Samphati, probabilmente una divinità appartenente alla classe dei Brahama del regno della Forma e non al Dio Brahama, creatore dell' universo della religione induista.

    Forse aveva a che fare sopratutto con l'ambiente brahmanico di un brahmanesimo molto primitivo come quello in cui il Buddha è nato. In quanto ora come ora si sente parlare di Chakravartin solo nel Buddhismo, quasi mai nell'Induismo.
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    CITAZIONE
    Come dovremo interpretare l' attuale guerra che sta scuotendo l' Occidente se deflagrera' in un conflitto nucleare? Come l' Armageddon o la futura guerra di Shamballa di cui si parla nella Tradizione Tibetana? Non che non mi sia venuto questo pensiero.....

    Al momento la cosa che ritengo più probabile è che se la Russia scaglierà una bomba atomica avverrà nel territorio ucraino, senza degenerare in un conflitto atomico mondiale. In altri termini credo, e spero, che resterà una esplosione limitata, che non ci porterà ad uno scenario tipo armageddon.
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    CITAZIONE (Fior @ 22/5/2023, 17:51) 
    Confesso non mi aspettavo questo tipo di risposta. Essendo queste citazioni risalenti ai testi antichi dell' Abidharma e forse anche più indietro mi riesce difficile riconoscere nella Monarchia Inglese attuale una simile identificazione. Comunque mille grazie per la risposta. Come dovremo interpretare l' attuale guerra che sta scuotendo l' Occidente se deflagrera' in un conflitto nucleare? Come l' Armageddon o la futura guerra di Shamballa di cui si parla nella Tradizione Tibetana? Non che non mi sia venuto questo pensiero.....

    Mi immaginavo che non ti saresti aspettato tale risposta.

    Comunque, in tempi passati ovviamente il Chakravartin si è incarnato in altre figure. Per essere più precisi, per secoli i tibetani hanno visto come Chakravartin gli Imperatori Cinesi. Al momento, con la degenerazione delle monarchie imperiali resta solo quella inglese ad essere effettivamente rilevante.

    Le caratteristiche che deve avere la monarchia affinché si avvicini all'archetipo di Chakravartin sono:

    1- l'Universalità.... quindi deve essere un Impero. I Sovrano Inglesi non sono i Re solo dell'inghilterra, ma anche dell'Australia, del Canada, e di molti altri paesi.. una volta lo erano persino dell'India!

    2- La Sacralità. Il Re deve avere in sé anche un ruolo spirituale, e non solo profano. La monarchia inglese rispecchia tale principio per via dell'anglicanesimo. Per di più l'attuale Re Carlo è un tradizionalista guenoniano, quindi pur essendo capo della Chiesa Inglese crede nella validità di tutte le tradizioni.

    Nei mesi scorsi sono stato a Londra nell'abbazia di Wenstmister ed ho sentito molto bene il potere spirituale della Monarchia Inglese. Ciò che dico pertanto si basa anche sulla mia limitata esperienza.

    Comunque al momento esistono due Re buddhisti: quello del Bhutan e quello della Thailandia, ma entrambi sono sovrani di un territorio limitati, quindi pur essendo dei Re del Dharma non sono dei veri e propri Chakravartin, anche se li si potrebbe definire così in modo iperbolico.

    Edited by **Destiny** - 22/5/2023, 19:59
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    Il Chakravartin - il Sovrano Universale - ritengo che sia un Archetipo divino o semi-divino che si può incarnare parzialmente in alcuni sovrani umani.

    Negli ultimi secoli ritengo che sia la Monarchia Inglese quella in cui si è più incarnato tale principio, in quanto essa si estende non solo in Inghilterra ma in tutto il Commonwealth, quindi al momento è ciò che è più simile ad una monarchia universale.

    Quindi al momento attuale Re Carlo sarebbe ciò che più si avvicina all'archetipo di Chakravartin, e la sua incoronazione avvenuta pochi giorni fa è stata una vera e propria iniziazione sacra.
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    Certo, in fase di ricerca è diverso altrimenti non si avrebbe modo di valutare se un tale sentiero funziona o meno
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 19/5/2023, 12:46) 
    Certo. Ma dipende anche dalla pratica che si fa. Intendevo riferirmi (facendo l'esempio di Pascal e swami sa a che cosa mi riferisco) a un praticante che sceglie una via quasi "agnostica", più scarna di rituali e più portata a meditazioni e affini.
    Io sono ancora tanto ignorante sulla pratica buddhista e me ne rendo conto. Ritengo però che non sia indispensabile avere l'atteggiamento di chi si aspetta qualcosa da una religione o da una pratica.

    Capisco, ma anche in quel caso comunque si pone il problema che ho detto.

    Se la propria pratica meditativa non porta risultati, si sta sprecando energia, e tempo che si sarebbe potuto impiegare per cose produttive o persino più benefiche (come impegnarsi nel lavoro o stare con la propria famiglia). Se poi il proprio obiettivo fosse il semplice rilassamento psicofisico, si potrebbe con ogni probabilità ottenerlo meglio con meno impegno tramite altri metodi, come massaggi etc.

    Per non considerare anche il fatto che in qualche caso determinate pratiche - anche meditative - peggiorano dei problemi invece di aiutare a superarli.

    Quindi in definitiva l'idea che convenga praticare a prescindere perché tanto male non può fare la ritengo una idea priva di fondamento. La pratica ha senso solo se funziona in concreto, altrimenti si stanno sprecando energie in una via improduttiva.
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    CITAZIONE
    Praticare al limite non costa nulla, ma mai attaccarsi all'aspettativa che cambi qualcosa.

    Non è vero che non costa nulla.

    Praticare costa fatica, energia psicofisica, tempo e spesso anche molte risorse economiche. Ha senso farlo solo se la propria via è una via produttiva, che porta risultati concreti, altrimenti si è in perdita di quanto ho citato sopra.
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    Namaskar. Mi dispiace per questo tuo messaggio.

    Spero che te possa avere la grazie di trovare una Via per te efficace come io ho trovato la mia.

    Benedizioni,

    S. Shankar Kulanath
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    Tra le varie cose, sono legati ai cinque elementi, alle cinque saggezze e alle cinque attività.
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    Intervista di presentazione del cofanetto (Libro più Carte) Le Carte di Sarasvati.

    Intervista fatta a me e Mata Devi dalla Libreria L'Alchimista . Si conclude con una meditazione guidata, come richiestoci dai nostri intervistatori.

    Chi non avesse ancora preso le Carte di Sarasvati può trovarle sul Giardino dei Libri o tutte le librerie rifornite da Om Edizioni

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    In ambito buddhista, induista, come anche in altre religioni si è diffusa l'abitudine di chiamare diversi capi religiosi con l'appellativo "Sua Santità".

    Questo appellativo è tipico del Papa, ma se si dovesse cercare il termine "His Holiness" su Google si troveranno per lo più siti ed immagini del presente Dalai Lama.

    Nell'Induismo viene usato ad esempio per gli Shankaracharya ma anche altri se ne sono appropriati.

    Non ho nulla in assoluto contro l'utilizzo di questo appellativo (ogni tradizione e ogni scuola si può autodeterminare e può fare quello che vuole) ma in nessun modo io - che per altro valorizzo certe formalità e l'utilizzo di determinati titoli - lo userò per definire chicchessia.

    Le ragioni sono diverse:

    - La prima ragione è che il termine è stato copiato alla Chiesa Cattolica, dove c'è un concetto di santità abbastanza preciso che non può essere esteso a quello, molto meno chiaro e più variegato, delle numerose tradizioni orientali.

    - Oltre a creare confusione, questo termine è stato usato per imporre delle gerarchie laddove queste in realtà non sono presenti. In altri termini è stato usato come strumento di potere politico.

    Prendiamo ad esempio il caso del Buddhismo Tibetano. Il Governo Tibetano in Esilio ed i suoi organi di stampa attribuiscono il titolo "Sua Santità" solo al Dalai Lama, mentre tutti gli altri capi lignaggio vengono definiti con il termine di minore importanza "Sua Eminenza" (come se fossero dei Vescovi sotto il Papa). Per contro, gli altri capi lignaggio, che sono ciascuno nel contesto della propria scuola la massima autorità spirituale, hanno iniziato quindi a copiare il Dalai Lama ed usare il termine "Sua Santità" per sè.

    Il termine poi è stato usato anche dalle autorità di ciascuna scuola che stanno nell'interregno tra un capo e l'altro, perché corrispondono al principale discepolo ed il principale Guru del capo della scuola (quindi, ad esempio, nella scuola Karma Kagyu che si è divisa in due a causa di una controversia lo hanno usato sia Situ Rinpoche, in quanto maestro di Karmapa Orgyen Trinlay, che Shamar Rinpoche in quanto maestro di Karmapa Thaye Dorje).

    Ma poi, dato che in realtà esistono infiniti lignaggi di trasmissione minori, non strutturati e detenuti da un sacco di persone, perché non usarlo anche per ciascuno di quelli che ne detiene qualcuno? E così questo termine si è diffuso nel Buddhismo Tibetano a macchia d'olio nonostante qualcuno pretenda di usarlo per motivi politici solo in forma esclusiva.

    Utilizzare i termini "Sua Santità" e "Sua Eminenza" implicherebbe l'esistenza di una Gerarchia centrale che non esiste a conti fatti nel Buddhismo Tibetano, e ancor meno esiste nell'Induismo.

    Nel contesto del Buddhismo Tibetano, il personaggio che sembra essere più legato all'uso di questi titoli è Situ Rinpoche, definito costantemente come "His Holiness Guru Vajradhara Chamgon Kenting Tai Situ Rinpoche". Con tutti questi appellativi altisonanti era proprio necessario aggiungere anche "His Holiness"?

    Il Buddhismo e l'Induismo non hanno bisogno di questo appellativo perché ne hanno molti alternativi che sono usati storicamente e tradizionalmente. Nel Buddhismo Tibetano ci sono gli appellativi di "Rinpoche", "Kyabje", "Gyalwa", "Vajradhara". Il Dalai Lama ad esempio sarebbe il Gyalwa Rinpoche, il Karmapa sarebbe il Gyalwa Karmapa. Nell'Induismo si può attribuire una particolare eminenza ad un maestro con appellativi come "Maharaja" o "Paramahamsa" e altri.

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    Quel che dici ha un senso, ma le cose sono spesso più complesse di come appaiono e ti propongo di valutare anche un'altra prospettiva.

    Innanzitutto, criticare ciò che qualcuno dice o fa non implica odiare la tale persona a livello personale. Ad esempio, riguardo il Dalai Lama io ho personalmente criticato (sulla scia comunque anche di altri grandi maestri buddhisti) le sue posizioni su alcune questioni (come quella del Karmapa, o il modo in cui ha gestito la faccenda di Shugden, o il modo in cui si è relazionato con la Cina, o la pretesa del Governo Tibetano in Esilio di trattarlo come Capo di tutto il Buddhismo Tibetano).... eppure, ho incontrato il Dalai Lama una volta, e mi sta umanamente persino simpatico.

    Secondariamente, devi considerare che la realizzazione non è una cosa unica per tutti, e le vie sono diverse. Vie diverse portano, prima dell'Illuminazione ultima, a prospettive diverse e parziali.

    Per tale ragione, se studi bene, potrai notare come personaggi molto realizzati di varie tradizioni (anche solo all'interno del Buddhismo, ma io mi spingo a considerare anche quelli di altre religioni) si sono criticati a vicenda. Possiamo anche solo limitarci a considerare come si criticavano i capi lignaggio di molte scuole tibetane del passato, ma la cosa si può estendere.

    Questo li ha portati ad accumulare karma negativo? No, non credo. Anzi. La critica rinforza l'identità della propria via, e questo può avere anche funzioni positive, se non ci si attacca ad essa. Altro aspetto positivo, ma che riguarda meno il singolo, è che tramite la critica le tradizioni possono evolvere ed adattarsi meglio alle varie circostanze spazio-temporali.

    Chiaramente se si criticano le posizioni di un maestro si creano degli ostacoli - non comunque insormontabili - riguardo il fatto di beneficiare dai suoi insegnamenti in futuro. Però questo non è un problema perché ci sono molte altre vie e molti altri maestri, evidentemente più adatti a sé.

    Ciò detto però bisogna comunque distinguere le critiche da bar da quelle a cui mi riferisco sono fatte a partire da solide posizioni spiritualmente legittime ed hanno quindi un certo fondamento spirituale, etico, dottrinale o quant'altro.
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