Buddhismo Italia Forum

Posts written by pietrochag

  1. .
    Forse è qualcosa di simile, ma non so dirti se
    in questo caso, il kunzhi si possa definire allo stesso modo.
    Alayavijnana, se non ricordo male, comprende una specie
    di 'deposito' universale, qualcosa che appartiene a tutti
    indistintamente, è una specie di coscienza totale.
    Mentre il kunzhi è riferito all'individuo.
    E' una mia interpretazione,
    e quindi può essere errata.

    ;)
  2. .
    Sono le emozioni:
    Nyonye o nyon yed.

    I sei sensi si incamerano nel kunzhi
    assiene ai nyonye,(emozioni) e formano
    questa specie di contenitore,
    o magazzino.

    ;)
  3. .
    CITAZIONE
    Quindi, la vacuità non è tanto l'eliminazione di tutte le opinioni, ma l'eliminazioni di tutti i modelli.

    Acuto.

    ;)
  4. .
    E' un commento di Lopon Tenzin Namdak
    a L'essenza del cuore del Dharmakaya
    di Shardza Tashi Gyaltzen.

    E' la stessa spiegazione
    che ha dato Ghese Gelek
    durante un ritiro che ho partecipato.

    Scusate se non l'ho specificato.

    ;)
  5. .
    La scuola Cittamatra spiega il mondo esterno come un uovo sodo tagliato a metà, cosicché il lato oggettivo e quello
    soggettivo dell'esistenza individuale corrispondono l'uno all'altro.
    Ma lo Dzogchen afferma che tutto è contenuto nello stato naturale, il quale ha il potere di creare e assorbire riflessi.
    Ciò che si riflette nella mente non possiede un'esistenza indipendente. Tanto l'interno, quanto l'esterno, sono riflessi spontanei dello
    stato naturale.
    La capacità di creare riflessi è una qualità naturale dello stato primordiale, ma non significa che tali riflessi siano solidi,
    dotati di un'esistenza indipendente e intrinseca.
    Sorgono dallo stato naturale, e tornano a esso. E' solo la nostra ignoranza che ci induce a vederli come indipendenti.
    Spesso la filosofia cittamatra viene confusa con lo Dzogchen.
    Essa sostiene che sia il mondo oggettivo, sia quello soggettivo, sorgono da causa karmiche. Secondo lo Dzogchen, invece, il mondo esiste spontaneamente.
    E' condizionato dal karma, ma la sua fonte è lo stato naturale.
    La filosofia madhyamika, d'altra parte, non accetta affatto il concetto di kunzhi, e riconosce soltanto sei tipi di coscienza, (i cinque sensi più la mente) invece degli otto tipi riconosciuti da Cittamatra e dallo Dzogchen, i quali aggiungono ai primi sei le emozioni, nyonye, ed il kunzhi.
    A volte si usa un'analogia: la mente è il marito, nyonye è la moglie. Kunzhi è il magazzino e i sensi sono gli operatori che raccolgono
    dall'esterno le merci da stivare in magazzino.
    Perciò lo Dzogchen ha molti punti in comune con Cittamatra, e in entrambi i sistemi il soggetto e l'oggetto sono considerati inseparabili.
    Una cruciale differenza tuttavia, è il fatto che per lo Dzogchen lo stato naturale è puro fin dall'inizio, ed è sempre presente.
    Non c'è nulla da purificare e nulla da ottenere.
    Tsonkhapa affermava che lo Dzogchen non faceva altro che indagare la natura della mente e scoprire che essa non ha colore, dimensione
    e sostanza.
    Ma si trattava di una critica errata, perché tale visione è invece quella delle scuole Vipassana.
    La Dzogchen sottolinea la differenza tra mente e natura della mente.
    La mia natura della mente e la tua sono diverse, anche se la qualità è la stessa.
    La mente è individuale, ma le sue qualità sono comuni a tutti.
    Tuttavia, anche se tali qualità sono le stesse per tutti gli esseri, una persona può studiare soltanto la propria natura.

    ;)
  6. .
    Si, sono daccordo.
    La multidimensionalità soppressa si esprime
    chiaramente in forme archetipiche, perché
    la soppressione non è estinzione e da qualche
    parte risalta fuori.
    Un esempio di questo può essere il proliferare di
    nuovi profeti che si espandono nella new age.

    ;)
  7. .
    Visto lo sviluppo del discorso, non posso che
    concordare con il fatto che comunque la vogliamo vedere,
    gli Ydam esistono sia come energia, sia che come
    esseri esterni.
    Il fatto di accertare che infondo non sono altro che
    vacuità, non confuta una loro esistenza esperienziale.
    Anche noi siamo vacuità, ma stiamo esperendo un'esperienza
    duale.
    Quello che mi ha portato a certe riflessioni è la condizione
    di doverle 'chiamare' in mio aiuto in forma obbligatoria
    oppure se posso esimermi dal doverlo fare, come dire,
    'contattare'.
    In alcune pratiche viene chiesto di visualizzare
    il proprio Maestro o il capostipite della Linea di
    Trasmissione, e poi si esegue la pratica, senza bisogno di
    inserire in essa altre divinità. Altre pratiche invece, sono
    proprio mirate all'Ydam e quindi imprescindibili dalla
    ricerca di un loro contatto.
    Per quanto mi riguarda, attualmente, mi trovo molto
    a mio agio senza, ma non è detto che sia la scelta
    migliore.
    Non so se essendo inseriti nel buddhismo debbano poi essere
    definiti pagani, dando a questa definizione un senso
    'negativo', ma di certo possiamo far risalire quasi tutte
    le divinità e demoni ad origini più antiche del buddhismo,
    così come possiamo farlo con altre religioni.

    Su questo sto approfondendo su vari testi che mi stanno
    dando un'idea della loro nascita, e spesso trovo che
    risalgono a molti secoli prima del loro inserimento
    nel buddhismo.
    Ma è anche 'normale' visto che in genere si tratta di
    'enti o esseri' che vivono per migliaia e migliaia di anni.

    ;)
  8. .
    Sull'idea di barriera mentale, ti do ragione per quanto riguarda chi si attacca
    all'Ydam come una forma-oggetto, che poi dovrebbe portare benefici,
    forse anche materiali. ma non mi riferisco a questo tipo di barriera.
    Anzi, non c'è barriera, c'è soltanto una specie di 'consumazione'
    delle forme 'divine'. Non percepisco evoluzione oltre un certo
    punto.
    Un punto in cui o le divinizzi, e diventa idolatria, oppure le comprendi
    e quindi le molli.
    Oppure, in un terzo caso, annulli questi pensieri, e continui a fare
    quanto hai sempre fatto, nella speranza di scoprire un altro
    punto di vista, un'altra esperienza più profonda che non avevi ancora
    realizzato.
    In questo caso però non mi ci ritrovo.
    Continuo con l'esperienza diretta, l'unica capacità
    che ho per constatare che infondo non me la sto
    cavando male. :D

    Mi rendo conto di aver attivato una discussione un po' fuori
    luogo in questo topic.
    E se vado avanti rischio di spostarla fuori binario del tutto.


    ;)
  9. .
    CITAZIONE
    @coyote - Forse ci sono le vie dirette come lo Dzogchen apposta...

    E' sicuramente uno dei motivi che mi hanno potato ad accostarmi allo Yungdrung-Bon.

    Si Jotaro,
    quella che hai descritto è la corretta interpretazione degli Ydam, la conosco.
    Sicuramente per alcuni è indispensabile, per altri forse lo è di meno.
    L'intento della conoscenza della propria Natura deve essere quello di
    avere dimostrazione in se stessi che si sta realizzando qualcosa,
    e spesso, anche per esperienze personali, so che l'Ydam ha questa
    funzione.
    Ma mi rimane un senso di distrazione, un delegare una qualche forma
    di energia che non mi da completezza. E' quasi come un legame che
    sai di dover scindere, ma che ti incatena sotto molti aspetti, e nasce
    la sensazione di non avere la libertà interiore di procedere.
    E' chiaro che, come ho già detto, per ognuno è diverso,
    ma la mia 'sfiga' è arrivata a questa conclusione.
    E condivido anche il fatto che ad un certo punto ti viene
    di buttare via tutto, ma proprio tutto.
    Ed in effetti....
    si è più leggeri.

    :D
  10. .
    Mi correggo:

    il testo dove parlo di come comprendere la meditazione
    è "Entrare in Meditazione" www.pietroscala.com/buddhismo/il-mio-ebook.html

    Mentre il buddhismo per principianti ne spiega le basi
    e descrive i termini più comuni, oltre che a descrivere
    altre cose.

    ;)
  11. .
    Una fortuna o sfortuna di noi Occidentali è che abbiamo a disposizione una montagna di
    possibili informazioni.
    Non mi considero uno studioso, anche perché non ho una cultura metodica o scolastica.
    Ma leggo, leggo perché è uno dei mezzi mirabili che abbiamo per informarci.
    Così, leggendo, mischio settori diversi, a seconda del momento o del 'caso'
    che mi porta ad acquistare un libro invece che un altro.
    Nel continuo acquisire, si può delineare una traccia, che molto spesso, si unifica
    in un discorso 'continuo' che dà immagini simili, anche se provenienti da diversi
    settori culturali o spirituali.
    Un'immagine che mi è molto chiara è quella che nel buddhismo viene definita Maya, illusione.
    Legando questa immagine ai diversi settori, induisti, anche cristiani, toltechi, allo stesso
    Voladores di don Juan, al Parassita di Ruiz, al diavolo cristiano, ma spingendomi fino
    a quella che è considerata in maniera superficiale dai più, presenza extraterrestre nella
    mente umana, andando a sondare anche l'ipnosi, e lo sciamanesimo in generale,
    non posso fare a meno di ammettere che, almeno nella mia mente,
    si tratti sempre della stessa identica presenza.
    Cambia nome a seconda dell'epoca storica, cambiano alcune descrizioni,
    cambia l'importanza che gli viene attribuita, ma è sempre presente
    ed ha sempre gli stessi connotati.
    Tutte queste immagini, ci indicano con chiarezza che ci toglie energia vitale.
    Tutti gli insegnamenti, ognuna di queste vie, ci indica che il modo migliore
    per liberarsi di questa dipendenza è la pace, la serenità, la meditazione,
    il raccoglimento in quella parte di noi stessi che è silenzio.
    Tutte le scuole di Dharma ci insegnano che la Natura della Mente
    la si conquista in questo stato. La liberazione, l'Illuminazione.
    Ognuno di questi 'enti' che ci porta via la capacità di essere noi stessi, nell'Adesso,
    come dice Tolle, o in se stessi, come dice Krisnamurti, è considerato come
    un 'estraneo' all'interno della nostra percezione.
    E' la mente pensante.
    La mente che ci coinvolge nei suoi stessi pensieri, nel seguire i suoi desideri,
    nel lasciarci andare in fantasie e aspettative prive di ogni possibilità di essere
    realizzate.
    E anche quando alcune vengono realizzate, sappiamo bene che non portano a nulla,
    se non ad appigliarci ad un altro desiderio.
    Allora, mi penso, se la condizione di liberazione indicata da tutti i saggi
    della Terra è la pace interiore, il silenzio della mente pensante,
    la realizzazione della propria natura interiore, perché non riusciamo
    a mettere in atto quanto abbiamo appreso?
    Non ci riusciamo perché stiamo ancora dando energia al Voladores,
    al parassita, a Maya.
    Ma ancora, mi viene da pensare all'utilizzo di mezzi tantrici,
    come gli Ydam, gli dei, gli esseri che vengono utilizzati nelle pratiche,
    ed alle quali il praticante si deve rivolgere con fede e convinzione,
    dandogli tutta la propria energia, perché in questo modo si realizza
    quel tale stato, tutto questo, (e sono cattivo) non ci sta togliendo
    ancora una volta energia?
    Anche in questo caso, i miei studi mi stanno portando
    a conclusioni molto diverse da quello che viene insegnato.
    Non sono confuso, sia chiaro, ho solo cercato di guardare le cose
    da un altro punto di vista, ma su di questo non mi pronuncio
    più di tanto, perché le mie conclusioni non sono ancora del tutto
    concluse.

    Come vedete, la 'sfiga' dei praticanti continua imperterrita
    a confondere le acque calme della nostra reale Natura,
    e la mia, forse, più di altri.

    :D

    CITAZIONE
    @sunyatananda - Io aggiungerei che forse si potrebbe farse qualcosa prima e/o parallelamente al percorso del ngondro per ovviare ad un simile disastro. Tutto qua.

    Alcuni anni fa ho affrontato proprio questo argomento.
    Ho fatto alcune ricerche ed ho osservato con attenzione quali fossero le domande
    più diffuse in chi si avvicinava al Dharma.
    Buddhismoitalia nella sezione 'Il Buddhismo per Principianti'
    e pieno di queste domande.
    Analizzando queste domande, ne ho ricavato la tua stessa conclusione.
    Così, armato di compassionevole amore universale, ( :o: )
    ho cominciato a raccogliere informazioni più dettagliate,
    ed infine ne ho scritto un libro, Il buddhismo per principianti,
    che cerca, nelle mie possibilità, di aiutare proprio
    a chiarire questa 'mancanza' in chi si approccia ad una via.
    Aiuta a chiarire in se stessi la propria condizione attuale,
    ed a mettere in chiaro i propri bisogni e le proprie aspirazioni.
    Ci sono compresi anche alcuni esercizi che ho ritenuto interessanti,
    (anche perché li ho utilizzati io stesso,) per portare alla chiarezza
    il proprio stato attuale, ed in questo modo affrontare meglio
    ciò che è un percorso spirituale.

    Fino adesso, ho ricevuto solo feedback positivi da chi lo ha
    letto e messo in pratica. :D

    ;)
  12. .
    Il mio nick è in primis il mio nome,
    con l'aggiunta dell'inizio del nome
    Chag-dor-tze-rig,
    ovvero Vajrapani,
    che è il nome che ho ricevuto
    durante una iniziazione data dal mio
    Maestro.
    Nella foto c'è un Pietro che di altri tempi,
    (ma cos'è il tempo? :P )
    con Lama Ghendun Rimpoche
    ed un monaco.

    A volte penso di cambiarla perché
    è vecchiotta,
    ma poi mi dimentico.

    :D
  13. .
    I libri di Urgyen Tulku sono tutti interessanti.
    La sua particolarità è che è una persona molto
    devota, e spesso, quando parla del suo Maestro,
    piange, tanto che in un caso, ha dovuto
    interrompere un insegnamento perché non
    riusciva ad andare avanti.

    I suoi libri sono trascrizioni di insegnamenti
    fatti dai suoi discepoli, lui non ha mai
    scritto libri.

    ;)
  14. .
    Ciao!

    ;)
  15. .
    CITAZIONE
    Ma ci sono anche cose che non sappiamo di non sapere

    ... e sono la maggior parte....
    (per me)

    :D
3666 replies since 9/4/2008
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