Tutto è impermanente?

Approfondimento dell'impermanenza nella tradizione Ghelupa

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  1. giovannimenini
     
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    CITAZIONE (indotibetanstudies @ 7/3/2009, 20:24)
    CITAZIONE (flambeau @ 7/3/2009, 20:07)
    che percorso di letture suggeriresti?

    obbligatorio
    Indotib
    p.s.
    non ho letto l'edizione italiana,

    auspico sia all'altezza dell'originale

    se non hai problemi con l'inglese

    L'HO RICEVUTA IN REGALO DAL AUTORE http://www.iltk.it/mp/index.html poi staff Dino Cirulli è all'altezza del originale inglese è un manoscritto per lo studio del Dharma ed per noi studenti è un ottimo manuale per il Master Programm

    PS SONO APERTE LE ISCRIZIONI AL 2° SOGETTO LA MADHIAMIKAVATARA DI CHANDRAKIRITI PER MAGGIORI INFO MIO BANNER
     
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  2. catnip08
     
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    Scusate la mia mancanza di precisione. Io non facevo tanto riferimento a concetti filosofici ma all'esperienza personale e al dolore che da essa nasce. Per quel dolore Buddha ha cercato un via di uscita, non credo che la sua sia stata solo un'attività di tipo speculativo. Vecchiaia, malattia morte, sono le forme di impermanenza che Buddha ha constatato e che hanno dato avvio a tutta la sua attività di predicazione per compassione nei confronti di tutti gli esseri senzienti. Le parole finali di Buddha le ho lette nella biografia di Thich Nath Han, le ho interpretate quasi come un messaggio diretto a me (ed erano dirette anche a me, infatti). Ho pianto ripensando a quelle parole, le ho fatte scendere nella parte piàù profonda della mia coscienza, a me interessa essenzialmente questo.

    Questa è l'impermanenza sulla quale ho meditato molte volte e che mi ha fatto tanto soffrire (ora molto di meno, da quando sono buddhista). L'impermanenza ha un senso profondo e sono arrivata a capire che non è solo una sorta di malvagio meccanismo destinato a tormentarci per sempre. E' che noi desideriamo durare per sempre così come siamo ora, togli questo attaccamento egoico e avrai cancellato o attenuato gran parte della sofferenza che nasce dall'impermanenza. Se ami davvero ciò che ti circonda, lascialo andare. Lascia andare anche te stesso (l'ego) e arriverai a non soffrire più.

    Era questa natura transitoria dei fonomeni alla quale alludevo. Domanda al di fuori di ogni distinzione filosofica, rivolta in modo molto "terra terra": esistono cose che durano davvero per sempre o la cui natura non è soggetta a cambiamento?

    Edited by catnip08 - 8/3/2009, 07:24
     
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  3. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (catnip08 @ 8/3/2009, 07:02)
    Scusate la mia mancanza di precisione. Io non facevo tanto riferimento a concetti filosofici ma all'esperienza personale e al dolore che da essa nasce. Per quel dolore Buddha ha cercato un via di uscita, non credo che la sua sia stata solo un'attività di tipo speculativo. Vecchiaia,

    Attenzione a non confondere .La suddivisione dei fenomeni in impermanenti e permanenti in primo luogo non toglie la validità degli insegnamenti sull'impermenenza perchè tu sei un fenomeno condizionato (Non sei lo Spazio)e perciò impermanente.Quindi le meditazioni la verità della morte e in generale quella dell'impermanenza sono e rimangono due aspetti importanti e fondamentali della tua preparazione spirituale.

    Secondo luogo dire che ci siano fenomeni permanenti non toglie il fatto che siano entità dipedenti .
    Prendiamo ad esempio la camera dove stai leggendo questa risposta .Nella tua stanza lo spazio , cioè la semplice mancanza di contatto ostacolante ,dipedende dall'assenza o menodi ostacoli nelle varie parti della stanza.Quindi anche lo spazio è un fenomeno dipedente
    Oltrettutto non dimenticare che i fenomeni dipendono dalle deisgnazioni mentali.
    E questo è l'aspetto più rilevante della vacuità .
    Infatti per la scuola Ghelupa tutti i fenomeni esistono in dipendenza da cause e condizioni (se si tratta di fenomeni condizionati) parti e componenti e designazioni mentali da parte di una mente valida

    Sul Lo rig esiste un libro fuori edizione dell'Ubaldini di Lati Rinpoche .Me l'avevano prestato ormai tredici anni fa quando al Ghepeling avevano fatto un corso sul Lorig , poi l'ho dovuto restituire proponendomi di ricomprarlo cosa che non ho fatto .Comunque al Ghepeling dovrebbero esserci delle dispense dei vari corsi tenuti o delle Audio cassette.

    Vostro
    Dorje Pizza :D

    Ps
    Nello Dzogchen si paragona spesso la natura della mente allo Spazio .Non è un caso ovviamente e per di più si dice che lo natura della mente però ha una potenzialità che lo spazio non possiede .

    Edited by dorjepizza - 8/3/2009, 12:21
     
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  4. Vajrapani
     
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    CITAZIONE (indotibetanstudies @ 7/3/2009, 20:24)
    CITAZIONE (flambeau @ 7/3/2009, 20:07)
    che percorso di letture suggeriresti?

    obbligatorio

    :idea:

    indotib

    p.s.
    non ho letto l'edizione italiana,
    auspico sia all'altezza dell'originale

    se non hai problemi con l'inglese

    Lo sto leggendo, molto valido e chiaro. Da intergare con Freedom from Extremes e i capolavori di Nagarjuna e Chandrakirti
     
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  5. indotibetanstudies
     
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    CITAZIONE (dorjepizza @ 8/3/2009, 10:01)
    Sul Lo rig esiste un libro fuori edizione dell'Ubaldini di Lati Rinpoche .

    Lati Rimpoce, La mente nel Buddhismo tibetano (a cura di Elizabeth Napper), Ubaldini Editore, Roma 1981
    (Mind in Tibetan Buddhism, Rider, London 1980)

    era uno dei pochissimi libri che mi ero
    portato da roma a delhi quando ero
    (giovane) ricercatore alla j.n.u.!

    sono andato a prenderlo dallo scaffale e ... sorpresa!
    me lo ero fatto autografare dall'autore
    (lieto peraltro che fosse stato tradotto anche in italiano).

    veramente un testo prezioso ... me lo rileggerò!

    grazie per la "madeleinette" proustiana!

    indotib

    CITAZIONE (dorjepizza @ 8/3/2009, 10:01)
    dire che ci siano fenomeni permanenti non toglie il fatto che siano entità dipedenti .

    :applauso*:

    indotib
     
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  6. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (indotibetanstudies @ 8/3/2009, 12:33)
    veramente un testo prezioso ... me lo rileggerò!

    grazie per la "madeleinette" proustiana!

    indotib

    CITAZIONE (dorjepizza @ 8/3/2009, 10:01)
    dire che ci siano fenomeni permanenti non toglie il fatto che siano entità dipedenti .

    :applauso*:

    indotib

    Concordo un gran bel testo .Peccato che sia fuori edizione

    Vostro
    Dorje Pizza :D
     
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  7. catnip08
     
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    Cercherò di leggere questo libro, spero di riuscire a procurarmelo.

    Chiarisco una cosa, altrimenti potrebbero nascere fraintendimenti

    CITAZIONE
    Secondo luogo dire che ci siano fenomeni permanenti non toglie il fatto che siano entità dipedenti .
    Prendiamo ad esempio la camera dove stai leggendo questa risposta .Nella tua stanza lo spazio , cioè la semplice mancanza di contatto ostacolante ,dipedende dall'assenza o menodi ostacoli nelle varie parti della stanza.Quindi anche lo spazio è un fenomeno dipedente
    Oltrettutto non dimenticare che i fenomeni dipendono dalle deisgnazioni mentali.
    E questo è l'aspetto più rilevante della vacuità .
    Infatti per la scuola Ghelupa tutti i fenomeni esistono in dipendenza da cause e condizioni (se si tratta di fenomeni condizionati) parti e componenti e designazioni mentali da parte di una mente valida

    Sono d'accordo al 100% su quasi tutto, ma avrei qualche considerazione da fare sullo spazio.
    Infatti io quando cerco di farmi un'idea del mondo che mi circonda (non dico di raggiungere una verità assoluta, il che è oltre le capacità umane, perlomeno delle mie) non faccio ricorso solo lla filosofia, ma anche alla scienza.
    Si può essere d'accordo o meno, ma per me le acquisizioni scientifiche sono fondamentali quando cerchiamo risposte sul mondo materiale (non su quanto trascende la materia, ambito non ben definito ma che sta al di fuori dell'indagine scientifica)

    Ora, per quanto riguarda lo spazio, almeno lo spazio di questo universo, pare proprio che abbia avuto un inizio e che le sue caratteristiche siano destinate nel lunghissimo periodo a cambiare. In passato si pensava addirittura che potesse andare incontro ad una futura contrazione, ma questa ipotesi meno probabile. Questo non significa sostenere che sia esistito un momento di creazione a partire dal quale tutto ha iniziato ad esistere mentre prima nulla esisteva. Probabilmente "qualcosa" (per semplificare grossolanamente, altri universi) esiste da tempi talmente remoti da sfuggire alla nostra comprensione (ben prima dei dieci? dodici? miliardi di anni del nostro universo) e in questo senso possiamo tranquillamente ammettere che, dal nostro punto di vista, questo "qualcosa" esiste da sempre. Cosa sia esattamente non ci è dato sapere, almeno per ora, ma si pensa che gli universi nascano e muoiano non indipedentemente l'uno dall'altro, ma in una situazione di reciproca dipendenza.

    La struttura stessa della materia è vacua e impermanente innanzitutto perchè gli atomi sono atti essenzialmente di vuto, le particelle subatomiche presentano caratteristiche "inafferrabili" inoltre si associano e si disgregano per formare entità diverse. Addirittura è stato ipotizzato anche le particelle più stabili possono in tempi lunghissimi decadere e quindi tutto ciò che esiste sarebbe a lungo andare destinato a tornare nel nulla. Si tratta per ora di una teoria in attesa di conferma, ma comunque prima o poi la molla che ha azionato il nostro universo si scaricherà e l'energia che lo anima finirà per degradarsi.

    Insieme allo spazio, anche il tempo come del nostro Universo ha avuto inizio e con ogni probabilià avrà anche fine, ma in un'epoca talmente futura rispetto a noi da non essere nemmeno immaginabile. Infatti quando il nostro Universo si sarà dilatato infinitamente e l'energia si sarà degradata, tendenzialmente non accadrà più nulla e quindi, di fatto, il tempo smetterà di esistere (d'altra parte probabilmente non ci sarà più nessuno a percepirlo).

    Cioè secondo me, alla luce delle scoperte più recenti della fisica, soprattutto se certe ipotesi avranno conferma, l'impermanenza sembra essere una legge veramente generale e anche l'interdipendenza sembra agire su un scala ben più grande di quella del solo nostro universo.

    Be', facile capire cosa mi è piaciuto nel Buddhismo. Aggiungiamo poi la possibilità di uscire dal dolore e la compassione e avrete il quadro completo del perchè io mi senta buddhista non nelle pratiche formali ma nel mio steso modo di esistere.

     
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    CITAZIONE (indotibetanstudies @ 7/3/2009, 17:12)
    CITAZIONE (andrea1963 @ 7/3/2009, 16:31)
    puoi fare qualche esempio pratico delle 4 categorie sopra menzionate?

    perdona se mi autoquoto:

    << ma, come ho già detto,
    non è mia intenzione proporre
    qui sul forum un corso per
    corrispondenza sul lo rig
    (mia mancanza d'energia, abilità, tempo). >>

    ad ogni modo:

    - spazio (akasha, nam mkha')
    it.wikipedia.org/wiki/Akasha_(elemento)

    - cessazione analitica (pratisamkhyanirodha)
    www.indopedia.org/Pratisamkhyanirodha.html

    - cessazione non analitica (apratisamkhyanirodha)
    www.indopedia.org/Apratisamkhyanirodha.html

    - "talità" (tathata, de bzhin nyid)
    en.wikipedia.org/wiki/Tathata

    25 secondi con google

    dedicandoci un po' più
    di tempo già il web è una
    buona risorsa ... con tutti i suoi
    limiti però! non esime dalla
    compulsazione dei "sacri testi" cartacei
    (e fra tutti il già citato - forse in altri thread -
    meditations on emptiness, di
    cui esiste l'edizione in italiano ...
    non è che posso trascriverlo tutto)

    scusa la stringatezza
    (e la non attivazione di due link)

    indotib

    nn so l'inglese :crybaby:
    e del link in italiano, nn se capisce un ...
    ho capito solo che akasha è il quinto elemento (etere) per gli indù, mentre i buddisti considerano solo i primi quattro (acqua, aria, terra e fuoco).
    comunque, un pò comincio ad afferrare...

    CITAZIONE (dorjepizza @ 8/3/2009, 10:01)
    CITAZIONE (catnip08 @ 8/3/2009, 07:02)
    Scusate la mia mancanza di precisione. Io non facevo tanto riferimento a concetti filosofici ma all'esperienza personale e al dolore che da essa nasce. Per quel dolore Buddha ha cercato un via di uscita, non credo che la sua sia stata solo un'attività di tipo speculativo. Vecchiaia,

    Attenzione a non confondere .La suddivisione dei fenomeni in impermanenti e permanenti in primo luogo non toglie la validità degli insegnamenti sull'impermenenza perchè tu sei un fenomeno condizionato (Non sei lo Spazio)e perciò impermanente.Quindi le meditazioni la verità della morte e in generale quella dell'impermanenza sono e rimangono due aspetti importanti e fondamentali della tua preparazione spirituale.

    Secondo luogo dire che ci siano fenomeni permanenti non toglie il fatto che siano entità dipedenti .
    Prendiamo ad esempio la camera dove stai leggendo questa risposta .Nella tua stanza lo spazio , cioè la semplice mancanza di contatto ostacolante ,dipedende dall'assenza o menodi ostacoli nelle varie parti della stanza.Quindi anche lo spazio è un fenomeno dipedente
    Oltrettutto non dimenticare che i fenomeni dipendono dalle deisgnazioni mentali.
    E questo è l'aspetto più rilevante della vacuità .
    Infatti per la scuola Ghelupa tutti i fenomeni esistono in dipendenza da cause e condizioni (se si tratta di fenomeni condizionati) parti e componenti e designazioni mentali da parte di una mente valida

    oh, qui mi raccapezzo meglio.
    una cosa, parli di fenomeni condizionati e ok, ma si può parlare di fenomeni non condizionati?

    CITAZIONE
    Sul Lo rig esiste un libro fuori edizione dell'Ubaldini di Lati Rinpoche .Me l'avevano prestato ormai tredici anni fa quando al Ghepeling avevano fatto un corso sul Lorig , poi l'ho dovuto restituire proponendomi di ricomprarlo cosa che non ho fatto .Comunque al Ghepeling dovrebbero esserci delle dispense dei vari corsi tenuti o delle Audio cassette.

    Vostro
    Dorje Pizza :D

    fuori edizione vuol dire che neppure chiedendo alla casa editrice si riesce ad averlo?
     
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  9. dorjepizza
     
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    Si si può parlare di fenomeni condizionati.Indo ne ha fatto un elenco .
    Per quanto riguarda il libro.Provare achiedere direttamente alla casa editirce mi sembra una buona idea .Altrimenti puoi provare con le biblioteche

    Vostro
    Dorje Pizza :D
     
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  10. sotapatti
     
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    Catnib aveva scritto alcuni post fa:

    <<questa è l'impermanenza sulla quale ho meditato molte volte e che mi ha fatto tanto soffrire (ora molto di meno, da quando sono buddhista)>>

    Sono felice che ora non ti faccia più soffrire come prima, ti auguro di scoprire presto i suoi lati estremamente positivi, grazie ad alcuni dei quali a volte è possibile "ritrovare" ciò che era stato o sembrava perduto, con "qualcosa" in più, ovvero rinnovato da un valore aggiunto.

    A parte questo l'impermanenza non credo sia di per sé causa di sofferenza, almeno non causa prima, e spesso semplicemente concomitanza incidentale o qualcosa di simile.

    La causa della sofferenza citata dal Buddha nella Nobile Verità seconda o terza (ho un'amnesia) è tanha, solitamente tradotto come brama, sete, avidità. A me piace la terza ed il fatto che la cosa cambi un pochino le carte in tavola, in questo caso particolarmente nei confronti dell'impermanenza.

    Chiedo venia stasera per le approssimazioni. Confido in aggiunte, rettifiche, precisazioni.

    [Leggermente off-topic, ma non mi sembrava il caso di aprirne nuovo thread]

    sotapatti

    Edited by sotapatti - 10/3/2009, 22:04
     
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  11. catnip08
     
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    Nel modo di pensare comune, l'impermanenza provoca sofferenza (lo spiega il dalai Lama parlando di sofferenza p.rovocata dall'impermanenza in un video in inglese sulle 4 Nobili Verità, vi mando il link non appena lo ritrovo), ma pr un praticante in teoria almeno le cose dovrebbero essere diverse.

    Esiste una sorta di "saggezza" dell'impermanenza: il vecchio deve morire altrimenti il nuovo non potrebbe più nascere, il cambiamento continuo fa vivere l'Universo che altrimenti sarebbe statico e sostanzialmente sterile. Anche le vicende umane, per quanto dolorose, si arresterebbero e se diventerebbe impossibile il peggioramento, diventerebbe impossibile anche il miglioramento.

    Però, dato che noi ci "attacchiamo" a persone e situazioni che ci sono care, "lasciarle andare" è causa di sofferenza se non rusciamo ad accettare questa legge universale, che intanto funziona lo stesso, anche se noi la rifiutiamo o la ignoriamo e prima o poi ci mette di fronte alla realtà.
     
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    CITAZIONE (catnip08 @ 10/3/2009, 06:25)
    Nel modo di pensare comune, l'impermanenza provoca sofferenza (lo spiega il dalai Lama parlando di sofferenza p.rovocata dall'impermanenza in un video in inglese sulle 4 Nobili Verità, vi mando il link non appena lo ritrovo), ma pr un praticante in teoria almeno le cose dovrebbero essere diverse.

    direi che l'impermanenza genera sofferenza a coloro che non sono consapevoli dell'impermanenza di se stessi e delle altre cose in quanto fenomeni composti.
    la maggior parte delle persone è convinta di essere un entità in sè, esistente indipendentemente da tutto il resto.

    CITAZIONE
    Esiste una sorta di "saggezza" dell'impermanenza: il vecchio deve morire altrimenti il nuovo non potrebbe più nascere, il cambiamento continuo fa vivere l'Universo che altrimenti sarebbe statico e sostanzialmente sterile. Anche le vicende umane, per quanto dolorose, si arresterebbero e se diventerebbe impossibile il peggioramento, diventerebbe impossibile anche il miglioramento.

    mi pare che, più che la consolazione della produzione di cose nuove, che è samsara,
    impermanenza dei fenomeni composti e interdipendenza degli stessi, debbano farci capire cosa c'è di vero (nirvana?), nonostante questo caleidoscopio apparente di fenomeni composti
     
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  13. catnip08
     
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    Sono d'accordo, direi che è un passo successivo (almeno per me lo è stato) . Una volta preso atto di questa situazione, il desiderio di trascenderla ci induce a cercare qualcosa che è oltre il cambiamento ma non è più un luogo fisico.
     
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57 replies since 1/3/2009, 16:23   1126 views
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