Ricordare le vite passate - karma e rinascita/reincarnazione

ajahn Brahm

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  1. Davide S. C.
     
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    Interessante! Diciamo che i ragionamenti probabilistici hanno senso soprattutto se la presunta rinascita avviene in modo spazialmente casuale, non influenzato per esempio dai desideri del morente o da altro. Ma si tratta davvero di fantascienza per ora…
    Mi interessa più che altro trovare le spiegazioni della scienza ufficiale per questi dati, e quanto sia probabile questa spiegazione.
     
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    Difficile trovarli in un forum di Buddhismo dove comunque l'idea della rinascita non appare (o non dovrebbe apparire) inverosimile alla maggioranza dell'utenza. So che esistono psicologi con interessi nel Buddhismo e intendo la psicologia come una delle scienze umane. Ci vorrebbero quelli tra costoro poco interessati alla psicoterapia, altrimenti il bias cognitivo al contrario è abbastanza probabile.
     
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  3. Davide S. C.
     
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    Ma anche uno che crede nella rinascita, se ha onestà intellettuale, può valutare questi dati e concludere che non significano nulla oppure che sono suggestivi e meritano approfondimento.
     
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    QUOTE (Davide S. C. @ 11/13/2022, 12:28 PM) 
    Ma anche uno che crede nella rinascita, se ha onestà intellettuale, può valutare questi dati e concludere che non significano nulla oppure che sono suggestivi e meritano approfondimento.

    Certo, se hai un campione vasto in cui la decisione è tra due alternative esclusive ed è una decisione facilmente esprimibile in termini oggettivi (tipo: il proiettile è entro il cerchio del bersaglio o è andato fuori).

    Ma qui parliamo di poche decine di report, basati su interviste e la relativa catena di persone coinvolte, il bias cognitivo di ciascuno, fattori esterni, cose che l'intervistato non sapeva o ricordava male, desiderio inconscio di dire al ricercatore quello che voleva sentirsi dire magari per bontà d'animo. E' molto complicato in casi del genere. Non credo sia questione di onestà intellettuale ma semplicemente di incertezza dei dati su un campione peraltro piccolo.

    Io personalmente non credo che questi episodi non significhino nulla, anzi. Sono rappresentativi di una serie di mutamenti culturali del modo di sentire degli esseri umani di civiltà europea e probabilmente sono uno dei fenomeni spontanei della diffusione del Dharma dalle nostre parti. Solo che, a titolo esclusivamente personale, e per come ho compreso quello che ho letto, sono eventi così tanto improbabili da poter essere scomodati come ultimissima istanza. Fermi scherzando diceva che non stava lavorando sulla tesi perché le leggi della meccanica statistica non impedivano che gli comparisse pronta sul tavolo, e qui mi pare che le probabilità siano forse anche minori.
     
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  5. Davide S. C.
     
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    Si mi sa che hai ragione! Ottime riflessioni
     
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    Scritto molto interessante.

    Trovo anche io che la rinascita dopo la morte facesse parte integrante del Dharma insegnato dal Buddha, e che egli non parlasse solo della rinascita mentale durante una singola esistenza. Che si vogliano intendere le Jataka in senso allegorico o letterale, mi sembra indubbio che i primi discepoli del Buddha ritenessero che egli avesse realmente vissuto vite passate. Anche perché l'idea di rinascita è indubbiamente legata all'idea di samsara e karma ed è riduttivo, oltre che fuorviante, a mio avviso, considerarla solo un "medium culturale". Il fatto che la metafisica buddhista non rientri nella nostra visione occidentale non mi sembra un buon motivo per scartarla o considerarla un semplice mito.
    La rinascita dopo la morte non è differente dalla rinascita mentale durante una singola esistenza, dato che la mente è un flusso,essa si trasforma in continuazione, anche dopo la morte del corpo a cui è connessa.
     
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    piccolo haijin

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    CITAZIONE (Buddhistapercaso? @ 16/2/2010, 16:16) 
    Visto che si parla spesso e volentieri di Theravada modernista e che molti dei frequentatori del forum in quanto occidentali sono tendenzialmente scettici riguardo tutto quello che è metafisica (me compreso :D ) vado un po controcorrente condividendo con voi questo brano tratto da "Consapevolezza, beatitudine e oltre" di ajahn Brahm


    RICORDARE LE VITE PASSATE

    Secondo il resoconto tradizionale dell'illuminazione del Buddha sotto l'albero della bodhi, egli potenziò la sua mente entrando nei jhana; dopo di che, la prima area di visione profonda cui rivolse la mente fu la questione delle vite passate. Secondo la "carta geografica" che si trova nei sutta, è un buon punto da cui partire per realizzare la visione profonda.
    Nei gruppi buddhisti contemporanei si discute molto sulla validità della dottrina delle vite passate. Sfortunatamente, molte di queste idee sono basate su informazioni errate, sono inesatte o prive di qualsiasi visione profonda. Indagando nei sutta buddhisti più antichi si vede chiaramente che la rinascita non è solo un "appendice culturale", come alcuni vorrebbero farci credere, ma costituisce una colonna portante della visione profonda del Buddha. Per esempio, il Buddha di solito definisce colui che ha una visione errata come qualcuno che non crede nel kamma e nella rinascita (MN 117, 5).
    Il Buddha dice con maggiore enfasi nell' Apannaka-sutta (l'insegnamento incontrovertibile, MN 60, 8): "Dal momento che esiste veramente un altro mondo [la rinascita], colui che sostiene il punto di vista secondo cui 'non c'è alcuna rinascita' ha una visione errata". Gli scettici chiedono giustamente come sia possibile giudicare da sè, qui e ora, la verità della rinascita.

    Spiegherò come si può farne la verifica, vale a dire come si ottiene una delle visioni profonde che cambiano la vita: la visione delle proprie vite passate.

    Una sera, uscendo da una meditazione molto quieta, detti alla mia mente un'istruzione semplice e chiara: "qual'è il mio primo ricordo?". Poi ritornai al silenzio interiore, senza aspettarmi nulla, attento al contenuto del momento presente. Dopo alcuni istanti, un odore familiare giunse alle mie narici. Non stavo immaginando l'odore: lo sperimentavo di nuovo con chiarezza nel momento presente. Insieme alla percezione olfattiva venne il ricordo misterioso ma sicuro che quello era l'odore della mia carrozzina all'epoca in cui ero neonato. Immediatamente fu come se fossi tornato nella carrozzina; vivevo nuovamente il mondo di un bambino appena nato in tutti i suoi dettagli. Non potei fare a meno di sorridere, quando vidi col mio occhio interiore uno dei miei giocattoli preferiti in quel periodo, un grazioso maialetto blu che mia madre chiamava Porky e che tintinnava quando me lo faceva camminare davanti. Ricordai con straordinaria precisione e facilità i dettagli della vita di un bambino appena nato, mentre sedevo nel corpo di un monaco di più di quarant'anni.
    L'evento era nel suo insieme accompagnato da uno straordinario senso di certezza circa l'assenza di qualsiasi dubbio sul fatto che quel neonato ero io più di quarant'anni prima: ciò fu fonte di grande sorpresa e cambiò la mia comprensione della memoria. Se la cosa vi può interessare, più tardi, grazie a un medico, scoprii che il senso dell'odorato è quello che si sviluppa prima in un neonato: egli riconosce dall'odore la madre e gli oggetti che gli sono familiari, come la carrozzina. posso confermarlo in base alla mia esperienza diretta.
    Quando si capisce il metodo con cui accedere ai primi ricordi, si può continuare suggerendo alla propria mente: "più indietro, per favore". Poi si ritorna alla quiete interiore priva di aspettative, rivolgendo con calma l'attenzione al momento presente. Se lo stato anteriore di samadhi era abbastanza profondo, giungerà un altro ricordo. Nel caso che esso venga, giunge rapidamente, senza sforzo e, se è davvero un ricordo antico, è sempre accompagnato da uno straordinario senso di certezza sul fatto che proviene da un tempo molto anteriore. Se c'è il minimo dubbio, il ricordo non viene creduto ed è probabilmente un'illusione.
    Alcuni miei studenti hanno rivissuto il periodo in cui erano nell'utero materno e galleggiavano nel liquido, caldi e racchiusi. Alcuni tornano a vivere esperienze ancora più strane, come l'essere più anziani di quanto non siano ora, in un altro corpo, in un luogo diverso, molto tempo fa.
    L'inevitabile conclusione, per quanto sconcertante, è che si tratti di loro in una vita precedente.
    Questi ricordi generati dal jhana sono sostanzialmente più chiari di quelli che chiamiamo solitamente 'ricordi' e sono completamente diversi da quelli che chiamiamo 'fantasie'.
    Compaiono solo in stati di accentuata consapevolezza, quando la chiarezza della percezione è assai accresciuta; queste due condizioni producono insieme un risultato straordinario: il riconoscimento inequivocabile dell'identità coinvolta. Per di più, spesso questi primi ricordi fanno sorgere un tale turbamento che non possono essere il prodotto di un'illusione.
    Una studentessa, ricordando le sue prime settimane di vita da neonata, guardò la donna che la cullava amorevolmente fra le braccia e si inquietò vedendo che i tratti della donna erano molto diversi da quelli della persona che considerava sua madre. Era forse stata adottata? C'era forse qualcosa che sua madre non gli aveva detto? Alla prima occasione affrontò la persona che aveva chiamato mamma dal momento cui giungevano i suoi ricordi, e le domandò con franchezza se era veramente la sua madre biologica. La donna, sorpresa, le chiese dapprima il motivo per cui le faceva quella domanda. Quando la studentessa disse alla madre del ricordo indotto dalla meditazione, questa le chiese di descrivere la donna che aveva visto meditando. La mia discepola descrisse con facilità e nei minimi particolari i tratti della donna. La madre sorrise, riconoscendo immediatamente la persona descritta: era la bambinaia che aveva assunto nelle prime settimane di vita della neonata. Si stupì che la figlia potesse ricordare così accuratamente quella donna e la figlia fu sollevata quando apprese che sua medre era veramente tale.
    Alcuni ricordi generano un turbamento ancora maggiore, perchè richiamano alla mente la propria morte in una vita passata. Vi sono studenti per i quali questa esperienza risulta così spiacevole che si ritraggono dal ricordo dopo pochi secondi. Occorre notare che la morte è l'evento dell'esistenza precedente più vicino nel tempo all'attuale esistenza e questa esperienza, che di solito è molto intensa, lascia un segno indelebile. E' necessaria l'assenza di paura generata dal samadhi per osservare questo straziante avvenimento e quindi andare oltre, più indietro nel tempo: ci vuole dedizione alla verità. La spiacevolezza prova senza ombra di dubbio che non si tratta di fantasie, ma di ricordi precisi e sconcertanti di avvenimenti reali della propria esistenza precedente.

    Queste reminiscenze delle vite passate si rivelano visioni profonde per quattro ragioni. In primo luogo, il Buddha le definì come la prima delle 'tre conoscenze' (tevijja) (MN 91, 33) che conducono all'illuminazione. E nel sekha-sutta (MN 53, 20) il Buddha disse che il ricordo delle esistenze trascorse è simile al primo momento in cui un pulcino rompe il guscio dell'uovo.
    In secondo luogo, esse sorgono solo dopo un'esperienza del jhana, come anche la visione della cose come sono veramente (yathabhuta-nanadassana; AN VII, 61).
    In terzo luogo, questi ricordi cambiano tutta la propria vita. Si sperimenta un profondo mutamento paradigmatico. Per esempio, diminuiscono enormemente la paura della morte e il cordoglio per quella degli altri. La vita presente è vista da una prospettiva diversa: si ha una visione panoramica, si contempla tutto il puzzle invece di un minuscolo frammento costituito dagli anni di questa vita. E, soprattutto, solo a questo punto la propria esperienza è resa più vasta, e si hanno i dati grezzi per apprezzare veramente quello che intendeva il Buddha con la parola dukkha o 'sofferenza'. Si capirà perchè Sariputta, il discepolo più saggio del Buddha, disse: "Dukkha significa rinascere ancora, felicità vuol dire porre fine alle rinascite!" (AN x, 65).

    :namastè*:

    sì, ma quel che mi domando io è che cosa ci sia di tanto "metafisico" in tutto ciò, dato che alla base c'è sempre e comunque l'uso pratico della nostra mente e quindi non si prescinde affatto da un dato esperenziale ... boh! :rolleyes:
     
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36 replies since 16/2/2010, 16:16   3843 views
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