Free Tibet ?!?! Free violence !!!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. YESHE
     
    .

    User deleted




    Harry Wu al Teatro Sociale di Trento

    Venerdì 11, Novembre, Trento. E’ il secondo anniversario di quando il Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige ha passato la risoluzione contro i Laogai, all’unanimità. È stata una giornata particolarmente intensa. In mattinata al Teatro Sociale Harry Wu ha incontrato più di 700 studenti delle classi superiori. Sono intervenuti l’Assessore Dalmaso, il consigliere regionale Pino Morandini, primo firmatario della Risoluzione passata l’11 novembre 2009, il Consigliere della Fondazione Caritro Dr.ssa Genico e Toni Brandi che ha introdotto Harry Wu ed i Laogai. Harry Wu ha presentato la sua testimoniana: i suoi due tentativi di suicidio, le torture e gli abusi sofferti. Il Solzenytsin cinese ha anche spiegato alle scolaresche le numerose violazioni dei diritti umani nella Cina comunista come le esecuzioni capitali, il traffico degli organi dei condannati a morte e la repressione di ogni dissenso e delle religioni. In particolare ancora oggi l’essere cattolici, fedeli al Santo Padre, è un crimine perseguibile in Cina. Due Vescovi sono spariti nelle mani della polizia da anni e sacerdoti cattolici languiscono nei laogai. È bello tuttavia osservare che dopo 62 anni di marxismo ateo in Cina la Chiesa Cattolica ancora esiste. Infatti anche la maggioranza dei Vescovi della Chiesa Patriottica (controllata dal Partito) sono segretamente fedeli al Papa. La Fondazione Laogai ha presentato una proposta di legge, trasversale, contro l’importazione ed il traffico dei prodotti del lavoro forzato www.laogai.it/wp-content/uploads/20...ta-di-legge.pdf. Molti studenti hanno posto delle domande ed alcuni di loro avevano già fatto delle ricerche sui Laogai e la plastificazione dei cadaveri dei condannati a morte. “Perchè oggi si parla solo dei crimini nazisti e non dei crimini attuali dei comunisti?” … La triste risposta è stata che mediante il lavoro forzato dei Laogai molte imprese ed il Governo cinese fanno enormi profitti. Nel primo pomeriggio si è svolta una cerimonia di apertura della Mostra sui Laogai nella Sala di Rappresentanza della Regione, alla presenza di Pino Morandini, il Consigliere Regionale Zanon, delegato dalla Presidenza, il Sindaco di Volano Francesco Mattè, Toni Brandi ed Harry Wu che ha calorosamente ringraziato la Regione Trentino Alto Adige, la Provincia di Trento e la Fondazione CARITRO per le molte attività di sensibilizzazione sui Laogai svolte in Trentino. I laogai rappresentano due problemi. Uno morale poichè è intollerabile che nel terzo millennio esistano ancora più di mille campi di concentramento dove milioni di persone sono costrette al lavoro forzato a scopo di profitto ed il secondo problema di carattere economico perchè l’importazione dei prodotti del lavoro forzato danneggiano la nostra economia. Quindi non è solo l’aspetto etico quello che deve far riflettere quanti hanno deciso di tenere gli occhi chiusi su questo drammatico problema. In ballo non ci sono infatti solo i diritti di chi aspira ad una vita migliore, ma anche gli effetti devastanti sull’economia italiana, e mondiale con le inevitabili conseguenze provocate da delocazzazioni, bancarotta, ricorsi esasperati agli ammortizzatori sociali, disoccupazione e indebitamenti dei governi. È per denunciare questo impatto economico che sempre al Teatro Sociale, in serata, si è svolto il Convegno “Laogai! Dai lager cinesi ai nostri mercati”. Il presidente della Fondazione Caritro, Dr. Zandonati, ed i presidenti regionali della Coldiretti, Dr. Galliari, e dell’Associazione Artigiani, Dr De Laurentis, hanno portato i loro saluti. Sono intervenuti il presidente nazionale Coldiretti, Dr Marini, il Presidente Nazionale Confartigianato, Dr Guerrini, che hanno presentato le numerose tematiche collegate al tema dei diritti umani in Cina e questo non solo nel paese asiatico ma anche in Italia dove vi sono decine di migliaia di immigrati clandestini cinesi costretti al lavoro forzato nei laboratori clandestini. La Prof. Francesca Romana Poleggi, membro del comitato esecutivo della Laogai Italia, ha presentato i due rapporti della Fondazione. “http://www.laogai.it/wp-content/uploads/2011/04/dai-lager-cinesi-alle-nostre-tavole.pdf per quanto riguarda le importazioni agro alimentari dalla Cina e dai Laogai e “http://www.laogai.it/wp-content/uploads/2011/11/rapporto_artigiani_completo_28_8_2011-3.pdf riguardo le importazioni di materiale e prodotti artigianali. Toni Brandi ha brevemente presentato Harry Wu, la sua vita ed ha spiegato al pubblico presente, circa 600 contadini, artigiani, studenti e cittadini, il sistema concentrazionario dei Laogai. Harry Wu ha portato la sua testimonianza sottolineando il problema etico e l’impatto economico dei Laogai sulla nostra economia. Il Presidente della Provincia Dellai ha chiuso il convegno esprimendo la sua solidarietà. Ha moderato il giornalista Marco Pontoni. In fine serata si è svolta una breve cerimonia nell’Aula Aurora della Regione dove il Consigliere Pino Morandini, membro del Comitato della Presidenza ha consegnato ad Harry Wu il premio della libertà specificamente dedicato a lui, il Solzenytsin Cinese.

    www.laogai.it/

    www.laogai.it/?p=28257

    Video

    » 16/11/2011 14:37
    TIBET - CINA
    Dopo le armi, il denaro: la nuova strategia cinese per soffocare il Tibet
    Il nuovo governatore della provincia autonoma presenta un piano da 60 milioni di euro per “aiutare” monaci e religiosi del buddismo tibetano. Ma lancia anche i “monasteri modello”, una sorta di ghetto dorato per spezzare l’influenza che altri luoghi di culto hanno sulla popolazione locale. Una fonte di AsiaNews: “È una trappola”.

    Lhasa (AsiaNews) - Pensioni “di anzianità”, sgravi fiscali e parziale libertà di culto. Sono queste le “esche” che il governo cinese sta cercando di usare per attirare i monaci tibetani nei “monasteri modello”, luoghi di presunta preghiera dove riunire tutti coloro che professeranno fedeltà al regime comunista sconfessando il Dalai Lama e l’idea di autonomia culturale per il Tibet.
    Il programma è stato presentato da Chen Quanguo, che nel settembre 2011 è stato nominato Segretario del Partito e governatore della Provincia autonoma del Tibet. Chen è considerato un “moderato” rispetto al suo predecessore, il “mastino” Zhang Qingli, che con il suo atteggiamento violento aveva provocato le massicce rivolte avvenute nel 2008 a Lhasa e dintorni.
    Chen, presentando il progetto, ha dichiarato che Pechino “è pronta a spendere 600 milioni di yuan (circa 60 milioni di euro) per i monaci buddisti. Vogliamo fornire pensioni di anzianità, contributi sanitari e sostegno giornaliero. Inoltre ci impegneremo per una maggiore diffusione di stampa e contenuti audio e video nella lingua tibetana”.
    Quello che sembra essere un ponte di dialogo nasconde però un trucco: per “aiutare” tutti i religiosi (circa 50mila nell’area delle 3 province a maggioranza tibetana), il governo vuole proporre la creazione di “monasteri modello”: luoghi di nuova costruzione, chiusi al pubblico, dove ospitare e far lavorare i monaci nell’ambito della loro fede. Dei veri e propri ghetti, secondo una fonte di AsiaNews, che aggiunge: “Qualcuno si farà ingannare, ma non molti”.
    Il governo centrale cerca in questo modo di spezzare la presa che alcuni monasteri, come quello di Kirti, hanno sui giovani tibetani: è da questo monastero che sono usciti i 12 monaci che si sono auto-immolati con il fuoco per protestare contro il dominio comunista e chiedere il ritorno del Dalai Lama nella sua casa. A sostegno di questi dimostranti si è alzata la voce di tutto il mondo.
    Dopo gli Stati Uniti e l’Unione Europea, infatti, anche diversi singoli Paesi hanno chiesto alla Cina di evitare nuovi suicidi. Questo rituale, che il buddismo proibisce se non in casi estremi (e soltanto secondo una dottrina molto antica), è stato condonato persino dal Dalai Lama. Il leader spirituale del buddismo tibetano ha infatti sottolineato “la disperazione che porta dei giovani alla morte”.

    Exiled Tibetan premier to make first European tour

    November 16: Tibet's prime minister-in-exile, Lobsang Sangay, is to embark next week on his first European tour since he was elected in April, amid increasing alarm over a wave of nun and monk immolations.


    Sangay, who was elected to the government-in-exile's new post as the Dalai Lama tries to ease out of his political role, is to visit seven European nations, Paris-based Tibet office spokesman Tsering Dhondup told AFP.
    He is to meet lawmakers and senators, members of the Tibetan community living abroad and Tibet support groups during the tour that begins in Switzerland on November 21 and ends in Britain on December 2, Dhondup said.
    The tour also takes in France, Germany, Sweden, Norway and Belgium.
    Sangay, a 43-year-old Harvard scholar, took office in August, assuming the political leadership role relinquished by the 76-year-old Dalai Lama in May.
    US Secretary of State Hillary Clinton last week voiced alarm over Beijing's treatment of Tibetans amid a wave of self-immolations by nuns and monks in ethnic Tibetan areas of China over what they see as Beijing's stifling rule.
    During a US visit earlier this month, Sangay appealed for Washington "to prevail on the Chinese government to make them realise the tragedy unfolding in Tibet, that this kind of a hardline policy of the Chinese government is not working."
    Activists say that at least five monks and two nuns have died and that Chinese police have at times responded by beating the alight protesters and their colleagues rather than providing assistance.
    The Dalai Lama fled Tibet following a failed uprising against Chinese rule in 1959. He later founded the government in exile in Dharamshala after being offered refuge by India. (AFP)

    http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/...men-Square.html

    Video

    http://standupfortibet.org/dk-speakup-petition-1/

    LHAKAR KARPO: IL MOVIMENTO DELLA RESISTENZA POPOLARE TIBETANA


    14 novembre 2011. “Lhakar Karpo”, letteralmente “il Mercoledì Bianco”, è il nome del movimento della resistenza popolare tibetana contro l’occupazione cinese e il conseguente rischio di una totale sinizzazione del paese. Iniziato alla fine del 2008, Lhakar è espressione della volontà del popolo del Tibet di coinvolgere tutta la società, con modalità diverse, in un nuovo tipo di lotta non-violenta: la non-collaborazione.
    Simbolicamente, i tibetani hanno scelto la giornata del mercoledì – il giorno in cui è nato il Dalai Lama - per affermare il diritto alla sopravvivenza della loro cultura e allo stesso tempo boicottare gli esercizi pubblici e commerciali cinesi. Anche se singole azioni di resistenza possono essere effettuate in qualsiasi giorno della settimana, ogni mercoledì un crescente numero di tibetani si impegna ad indossare l’abito tradizionale, a parlare solamente la lingua tibetana, a pranzare in ristoranti tibetani e a fare acquisti solo in negozi di proprietà di tibetani evitando in modo particolare i mercati ortofrutticoli cinesi. Il movimento di resistenza popolare si esprime quindi non soltanto attraverso le manifestazioni di massa, gli slogan, i poster anticinesi e la tragedia delle immolazioni, ma si allarga a tutta la società civile permeando la vita di tutti i giorni.
    Il fine del movimento è duplice in quanto mira contemporaneamente all’auto preservazione e alla non-cooperazione. Da un lato, infatti, i tibetani si battono perché la loro lingua, cultura e identità non vadano perdute; dall’altro, il rifiuto delle istituzioni e delle attività commerciali cinesi intende privilegiare la piccola economia locale arginando e contrastando il dilagare delle attività e degli affari della comunità Han.
    La preservazione della lingua tibetana è uno dei primari obiettivi di Lhakar a fronte del tentativo del governo cinese di marginalizzare il tibetano sostituendo ad esso il cinese quale lingua attraverso la quale avviene l’insegnamento nelle scuole. I tibetani intendono battersi per affermare il loro diritto a studiare nella propria madre lingua e, allo stesso tempo, vogliono mantenerne intatta la purezza evitando il diffondersi del “Drak kay”, termine che indica il misto di lingua tibetana e cinese ormai diffuso nella lingua parlata. A questo proposito, pare che i tibetani abbiano stabilito di “auto multarsi” di uno yuan per ogni parola cinese pronunciata nelle conversazioni di tutti i giorni. Tale pratica, iniziata tra i monaci del monastero di Sershul, situato nel Tibet orientale, contea di Zachukha, si è velocemente diffuso tra la popolazione nonostante il divieto dei locali rappresentanti del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro.
    Il boicottaggio dei mercati cinesi di frutta e verdura, iniziato a Nangchen, nella provincia del Kham, si è ormai esteso alle vicine contee di Dzaduo, Surmang e Jyekundo tanto che, secondo quanto riferiscono fonti nell’esilio, sembra che alcuni negozi cinesi della zona siano stati costretti a chiudere. È un segnale della crescente consapevolezza del potere dei tibetani in quanto consumatori e in quanto presenza indispensabile per la sopravvivenza dei negozi cinesi. “Se i tibetani comperano dai tibetani” – riferisce il sito di Lhakar – “l’economia interna tibetana diverrà più forte e i tibetani avranno più potere contrattuale, a livello sia sociale sia politico”.
    Dal Tibet, il movimento si è esteso tra i tibetani in esilio che, consapevoli dell’importanza degli atti di resistenza all’interno del paese, intendono sostenere Lhakar attraverso canali radiofonici, siti web, social network, blog e ogni altro mezzo di informazione atto a diffondere le notizie delle azioni dei compatrioti e a coinvolgere tutta la diaspora tibetana. Il movimento di supporto alla resistenza vede un numero crescente di esuli impegnati a operare concretamente, assieme ai tibetani in Tibet, per la sopravvivenza della loro cultura e per far sentire a chi è all’interno del paese che il movimento è unico e condiviso. Informazione, interventi sul blog http://lhakardiaries.com/, raccolta e traduzione di canti della resistenza tibetana e organizzazione di eventi con artisti tibetani sono alcune delle azioni proposte.
    Ulteriori informazioni e approfondimenti al sito:
    www.lhakar.org/


    Video

    Video
     
    .
  2. YESHE
     
    .

    User deleted


    DHARAMSHALA, November 21: Powerful new footages of Tibetan nun Palden Choetso’s self-immolation on November 3 in Tawu, eastern Tibet and protests by thousands of Tibetans following her death have been smuggled out of Tibet.One of the clips shows Palden Choetso, the 35-year-old nun from Geden Choeling Nunnery in Tawu, standing upright near a busy street with her entire body engulfed in flames. In the short clip (viewer discretion is advised), Palden Choetso is seen standing still without showing any signs of physical pain as Tibetans at the background can be heard offering prayers to the Dalai Lama.
    A woman dressed in chuba (Tibetan tradition dress) walks up to Palden Choetso’s burning body and throws a khatak (Tibetan white scarf).
    In a press statement at the release of the footages, Tenzin Dorjee, Executive Director of Students for a Free Tibet said that Tibetans everywhere are passing through an “extremely difficult time.”
    "This footage shows not only the desperation but also the determination of Tibetans to fight for their freedom at any cost,” Dorjee said.
    Another clip shows a group of nuns leading a protest following Palden Choetso’s self-immolation. In their cries of pain and agony, the nuns could be heard calling Tibet’s freedom.
    In another clip, thousands of Tibetans are seen carrying out a candle light vigil early in the morning of Palden Choetso’s funeral on November 6. The Tibetans carrying candles could be seen waiting in long lines to offer their last respects to Palden Choetso.
    In the release, Tawu Lobsang Jinpa, a former political prisoner from Tawu who escaped to India last February noted that the crackdown in Tawu continues with surveillance cameras monitoring every movement of the monks.
    "Her ultimate act of nonviolent protest galvanised the entire community to openly and publicly offer their respects and solidarity in spite of China’s military clampdown in the region," said Jinpa.
    Since March this year, 11 Tibetans have set themselves ablaze protesting China’s occupation of Tibet and demanding the return of the Dalai Lama from exile.
    In the release, Tenzin Jigdal, Program Director of SFT, India urged world leaders to “respond to the crisis” in Tibet with multilateral pressure on the Chinese government.
    “The Tibetans in these videos have risked everything to have their voices heard. Their actions must be a wakeup call that China’s repression will only stop if the world intervenes now,” said Jigdal.