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Harry Wu al Teatro Sociale di Trento
Venerdì 11, Novembre, Trento. E’ il secondo anniversario di quando il Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige ha passato la risoluzione contro i Laogai, all’unanimità. È stata una giornata particolarmente intensa. In mattinata al Teatro Sociale Harry Wu ha incontrato più di 700 studenti delle classi superiori. Sono intervenuti l’Assessore Dalmaso, il consigliere regionale Pino Morandini, primo firmatario della Risoluzione passata l’11 novembre 2009, il Consigliere della Fondazione Caritro Dr.ssa Genico e Toni Brandi che ha introdotto Harry Wu ed i Laogai. Harry Wu ha presentato la sua testimoniana: i suoi due tentativi di suicidio, le torture e gli abusi sofferti. Il Solzenytsin cinese ha anche spiegato alle scolaresche le numerose violazioni dei diritti umani nella Cina comunista come le esecuzioni capitali, il traffico degli organi dei condannati a morte e la repressione di ogni dissenso e delle religioni. In particolare ancora oggi l’essere cattolici, fedeli al Santo Padre, è un crimine perseguibile in Cina. Due Vescovi sono spariti nelle mani della polizia da anni e sacerdoti cattolici languiscono nei laogai. È bello tuttavia osservare che dopo 62 anni di marxismo ateo in Cina la Chiesa Cattolica ancora esiste. Infatti anche la maggioranza dei Vescovi della Chiesa Patriottica (controllata dal Partito) sono segretamente fedeli al Papa. La Fondazione Laogai ha presentato una proposta di legge, trasversale, contro l’importazione ed il traffico dei prodotti del lavoro forzato www.laogai.it/wp-content/uploads/20...ta-di-legge.pdf. Molti studenti hanno posto delle domande ed alcuni di loro avevano già fatto delle ricerche sui Laogai e la plastificazione dei cadaveri dei condannati a morte. “Perchè oggi si parla solo dei crimini nazisti e non dei crimini attuali dei comunisti?” … La triste risposta è stata che mediante il lavoro forzato dei Laogai molte imprese ed il Governo cinese fanno enormi profitti. Nel primo pomeriggio si è svolta una cerimonia di apertura della Mostra sui Laogai nella Sala di Rappresentanza della Regione, alla presenza di Pino Morandini, il Consigliere Regionale Zanon, delegato dalla Presidenza, il Sindaco di Volano Francesco Mattè, Toni Brandi ed Harry Wu che ha calorosamente ringraziato la Regione Trentino Alto Adige, la Provincia di Trento e la Fondazione CARITRO per le molte attività di sensibilizzazione sui Laogai svolte in Trentino. I laogai rappresentano due problemi. Uno morale poichè è intollerabile che nel terzo millennio esistano ancora più di mille campi di concentramento dove milioni di persone sono costrette al lavoro forzato a scopo di profitto ed il secondo problema di carattere economico perchè l’importazione dei prodotti del lavoro forzato danneggiano la nostra economia. Quindi non è solo l’aspetto etico quello che deve far riflettere quanti hanno deciso di tenere gli occhi chiusi su questo drammatico problema. In ballo non ci sono infatti solo i diritti di chi aspira ad una vita migliore, ma anche gli effetti devastanti sull’economia italiana, e mondiale con le inevitabili conseguenze provocate da delocazzazioni, bancarotta, ricorsi esasperati agli ammortizzatori sociali, disoccupazione e indebitamenti dei governi. È per denunciare questo impatto economico che sempre al Teatro Sociale, in serata, si è svolto il Convegno “Laogai! Dai lager cinesi ai nostri mercati”. Il presidente della Fondazione Caritro, Dr. Zandonati, ed i presidenti regionali della Coldiretti, Dr. Galliari, e dell’Associazione Artigiani, Dr De Laurentis, hanno portato i loro saluti. Sono intervenuti il presidente nazionale Coldiretti, Dr Marini, il Presidente Nazionale Confartigianato, Dr Guerrini, che hanno presentato le numerose tematiche collegate al tema dei diritti umani in Cina e questo non solo nel paese asiatico ma anche in Italia dove vi sono decine di migliaia di immigrati clandestini cinesi costretti al lavoro forzato nei laboratori clandestini. La Prof. Francesca Romana Poleggi, membro del comitato esecutivo della Laogai Italia, ha presentato i due rapporti della Fondazione. “http://www.laogai.it/wp-content/uploads/2011/04/dai-lager-cinesi-alle-nostre-tavole.pdf per quanto riguarda le importazioni agro alimentari dalla Cina e dai Laogai e “http://www.laogai.it/wp-content/uploads/2011/11/rapporto_artigiani_completo_28_8_2011-3.pdf riguardo le importazioni di materiale e prodotti artigianali. Toni Brandi ha brevemente presentato Harry Wu, la sua vita ed ha spiegato al pubblico presente, circa 600 contadini, artigiani, studenti e cittadini, il sistema concentrazionario dei Laogai. Harry Wu ha portato la sua testimonianza sottolineando il problema etico e l’impatto economico dei Laogai sulla nostra economia. Il Presidente della Provincia Dellai ha chiuso il convegno esprimendo la sua solidarietà. Ha moderato il giornalista Marco Pontoni. In fine serata si è svolta una breve cerimonia nell’Aula Aurora della Regione dove il Consigliere Pino Morandini, membro del Comitato della Presidenza ha consegnato ad Harry Wu il premio della libertà specificamente dedicato a lui, il Solzenytsin Cinese.
www.laogai.it/
www.laogai.it/?p=28257
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» 16/11/2011 14:37
TIBET - CINA
Dopo le armi, il denaro: la nuova strategia cinese per soffocare il Tibet
Il nuovo governatore della provincia autonoma presenta un piano da 60 milioni di euro per “aiutare” monaci e religiosi del buddismo tibetano. Ma lancia anche i “monasteri modello”, una sorta di ghetto dorato per spezzare l’influenza che altri luoghi di culto hanno sulla popolazione locale. Una fonte di AsiaNews: “È una trappola”.
Lhasa (AsiaNews) - Pensioni “di anzianità”, sgravi fiscali e parziale libertà di culto. Sono queste le “esche” che il governo cinese sta cercando di usare per attirare i monaci tibetani nei “monasteri modello”, luoghi di presunta preghiera dove riunire tutti coloro che professeranno fedeltà al regime comunista sconfessando il Dalai Lama e l’idea di autonomia culturale per il Tibet.
Il programma è stato presentato da Chen Quanguo, che nel settembre 2011 è stato nominato Segretario del Partito e governatore della Provincia autonoma del Tibet. Chen è considerato un “moderato” rispetto al suo predecessore, il “mastino” Zhang Qingli, che con il suo atteggiamento violento aveva provocato le massicce rivolte avvenute nel 2008 a Lhasa e dintorni.
Chen, presentando il progetto, ha dichiarato che Pechino “è pronta a spendere 600 milioni di yuan (circa 60 milioni di euro) per i monaci buddisti. Vogliamo fornire pensioni di anzianità, contributi sanitari e sostegno giornaliero. Inoltre ci impegneremo per una maggiore diffusione di stampa e contenuti audio e video nella lingua tibetana”.
Quello che sembra essere un ponte di dialogo nasconde però un trucco: per “aiutare” tutti i religiosi (circa 50mila nell’area delle 3 province a maggioranza tibetana), il governo vuole proporre la creazione di “monasteri modello”: luoghi di nuova costruzione, chiusi al pubblico, dove ospitare e far lavorare i monaci nell’ambito della loro fede. Dei veri e propri ghetti, secondo una fonte di AsiaNews, che aggiunge: “Qualcuno si farà ingannare, ma non molti”.
Il governo centrale cerca in questo modo di spezzare la presa che alcuni monasteri, come quello di Kirti, hanno sui giovani tibetani: è da questo monastero che sono usciti i 12 monaci che si sono auto-immolati con il fuoco per protestare contro il dominio comunista e chiedere il ritorno del Dalai Lama nella sua casa. A sostegno di questi dimostranti si è alzata la voce di tutto il mondo.
Dopo gli Stati Uniti e l’Unione Europea, infatti, anche diversi singoli Paesi hanno chiesto alla Cina di evitare nuovi suicidi. Questo rituale, che il buddismo proibisce se non in casi estremi (e soltanto secondo una dottrina molto antica), è stato condonato persino dal Dalai Lama. Il leader spirituale del buddismo tibetano ha infatti sottolineato “la disperazione che porta dei giovani alla morte”.
Exiled Tibetan premier to make first European tour
November 16: Tibet's prime minister-in-exile, Lobsang Sangay, is to embark next week on his first European tour since he was elected in April, amid increasing alarm over a wave of nun and monk immolations.
Sangay, who was elected to the government-in-exile's new post as the Dalai Lama tries to ease out of his political role, is to visit seven European nations, Paris-based Tibet office spokesman Tsering Dhondup told AFP.
He is to meet lawmakers and senators, members of the Tibetan community living abroad and Tibet support groups during the tour that begins in Switzerland on November 21 and ends in Britain on December 2, Dhondup said.
The tour also takes in France, Germany, Sweden, Norway and Belgium.
Sangay, a 43-year-old Harvard scholar, took office in August, assuming the political leadership role relinquished by the 76-year-old Dalai Lama in May.
US Secretary of State Hillary Clinton last week voiced alarm over Beijing's treatment of Tibetans amid a wave of self-immolations by nuns and monks in ethnic Tibetan areas of China over what they see as Beijing's stifling rule.
During a US visit earlier this month, Sangay appealed for Washington "to prevail on the Chinese government to make them realise the tragedy unfolding in Tibet, that this kind of a hardline policy of the Chinese government is not working."
Activists say that at least five monks and two nuns have died and that Chinese police have at times responded by beating the alight protesters and their colleagues rather than providing assistance.
The Dalai Lama fled Tibet following a failed uprising against Chinese rule in 1959. He later founded the government in exile in Dharamshala after being offered refuge by India. (AFP)
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/...men-Square.html
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http://standupfortibet.org/dk-speakup-petition-1/
LHAKAR KARPO: IL MOVIMENTO DELLA RESISTENZA POPOLARE TIBETANA
14 novembre 2011. “Lhakar Karpo”, letteralmente “il Mercoledì Bianco”, è il nome del movimento della resistenza popolare tibetana contro l’occupazione cinese e il conseguente rischio di una totale sinizzazione del paese. Iniziato alla fine del 2008, Lhakar è espressione della volontà del popolo del Tibet di coinvolgere tutta la società, con modalità diverse, in un nuovo tipo di lotta non-violenta: la non-collaborazione.
Simbolicamente, i tibetani hanno scelto la giornata del mercoledì – il giorno in cui è nato il Dalai Lama - per affermare il diritto alla sopravvivenza della loro cultura e allo stesso tempo boicottare gli esercizi pubblici e commerciali cinesi. Anche se singole azioni di resistenza possono essere effettuate in qualsiasi giorno della settimana, ogni mercoledì un crescente numero di tibetani si impegna ad indossare l’abito tradizionale, a parlare solamente la lingua tibetana, a pranzare in ristoranti tibetani e a fare acquisti solo in negozi di proprietà di tibetani evitando in modo particolare i mercati ortofrutticoli cinesi. Il movimento di resistenza popolare si esprime quindi non soltanto attraverso le manifestazioni di massa, gli slogan, i poster anticinesi e la tragedia delle immolazioni, ma si allarga a tutta la società civile permeando la vita di tutti i giorni.
Il fine del movimento è duplice in quanto mira contemporaneamente all’auto preservazione e alla non-cooperazione. Da un lato, infatti, i tibetani si battono perché la loro lingua, cultura e identità non vadano perdute; dall’altro, il rifiuto delle istituzioni e delle attività commerciali cinesi intende privilegiare la piccola economia locale arginando e contrastando il dilagare delle attività e degli affari della comunità Han.
La preservazione della lingua tibetana è uno dei primari obiettivi di Lhakar a fronte del tentativo del governo cinese di marginalizzare il tibetano sostituendo ad esso il cinese quale lingua attraverso la quale avviene l’insegnamento nelle scuole. I tibetani intendono battersi per affermare il loro diritto a studiare nella propria madre lingua e, allo stesso tempo, vogliono mantenerne intatta la purezza evitando il diffondersi del “Drak kay”, termine che indica il misto di lingua tibetana e cinese ormai diffuso nella lingua parlata. A questo proposito, pare che i tibetani abbiano stabilito di “auto multarsi” di uno yuan per ogni parola cinese pronunciata nelle conversazioni di tutti i giorni. Tale pratica, iniziata tra i monaci del monastero di Sershul, situato nel Tibet orientale, contea di Zachukha, si è velocemente diffuso tra la popolazione nonostante il divieto dei locali rappresentanti del Dipartimento del Fronte Unito per il Lavoro.
Il boicottaggio dei mercati cinesi di frutta e verdura, iniziato a Nangchen, nella provincia del Kham, si è ormai esteso alle vicine contee di Dzaduo, Surmang e Jyekundo tanto che, secondo quanto riferiscono fonti nell’esilio, sembra che alcuni negozi cinesi della zona siano stati costretti a chiudere. È un segnale della crescente consapevolezza del potere dei tibetani in quanto consumatori e in quanto presenza indispensabile per la sopravvivenza dei negozi cinesi. “Se i tibetani comperano dai tibetani” – riferisce il sito di Lhakar – “l’economia interna tibetana diverrà più forte e i tibetani avranno più potere contrattuale, a livello sia sociale sia politico”.
Dal Tibet, il movimento si è esteso tra i tibetani in esilio che, consapevoli dell’importanza degli atti di resistenza all’interno del paese, intendono sostenere Lhakar attraverso canali radiofonici, siti web, social network, blog e ogni altro mezzo di informazione atto a diffondere le notizie delle azioni dei compatrioti e a coinvolgere tutta la diaspora tibetana. Il movimento di supporto alla resistenza vede un numero crescente di esuli impegnati a operare concretamente, assieme ai tibetani in Tibet, per la sopravvivenza della loro cultura e per far sentire a chi è all’interno del paese che il movimento è unico e condiviso. Informazione, interventi sul blog http://lhakardiaries.com/, raccolta e traduzione di canti della resistenza tibetana e organizzazione di eventi con artisti tibetani sono alcune delle azioni proposte.
Ulteriori informazioni e approfondimenti al sito:
www.lhakar.org/
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DHARAMSHALA, November 21: Powerful new footages of Tibetan nun Palden Choetso’s self-immolation on November 3 in Tawu, eastern Tibet and protests by thousands of Tibetans following her death have been smuggled out of Tibet.One of the clips shows Palden Choetso, the 35-year-old nun from Geden Choeling Nunnery in Tawu, standing upright near a busy street with her entire body engulfed in flames. In the short clip (viewer discretion is advised), Palden Choetso is seen standing still without showing any signs of physical pain as Tibetans at the background can be heard offering prayers to the Dalai Lama.
A woman dressed in chuba (Tibetan tradition dress) walks up to Palden Choetso’s burning body and throws a khatak (Tibetan white scarf).
In a press statement at the release of the footages, Tenzin Dorjee, Executive Director of Students for a Free Tibet said that Tibetans everywhere are passing through an “extremely difficult time.”
"This footage shows not only the desperation but also the determination of Tibetans to fight for their freedom at any cost,” Dorjee said.
Another clip shows a group of nuns leading a protest following Palden Choetso’s self-immolation. In their cries of pain and agony, the nuns could be heard calling Tibet’s freedom.
In another clip, thousands of Tibetans are seen carrying out a candle light vigil early in the morning of Palden Choetso’s funeral on November 6. The Tibetans carrying candles could be seen waiting in long lines to offer their last respects to Palden Choetso.
In the release, Tawu Lobsang Jinpa, a former political prisoner from Tawu who escaped to India last February noted that the crackdown in Tawu continues with surveillance cameras monitoring every movement of the monks.
"Her ultimate act of nonviolent protest galvanised the entire community to openly and publicly offer their respects and solidarity in spite of China’s military clampdown in the region," said Jinpa.
Since March this year, 11 Tibetans have set themselves ablaze protesting China’s occupation of Tibet and demanding the return of the Dalai Lama from exile.
In the release, Tenzin Jigdal, Program Director of SFT, India urged world leaders to “respond to the crisis” in Tibet with multilateral pressure on the Chinese government.
“The Tibetans in these videos have risked everything to have their voices heard. Their actions must be a wakeup call that China’s repression will only stop if the world intervenes now,” said Jigdal.. -
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23 novembre 2011
Di nuovo sotto assedio monastero di Kirti
E’ di nuovo sotto assedio il monastero di Kirti, uno dei maggiori centri religiosi buddisti nella provincia cinese sud occidentale del Sichuan, al centro di proteste da mesi. In occasione di una festa religiosa buddista la settimana scorsa, come hanno denunciato alcuni monaci ad amici in India con notizie poi rimbalzate sulla rete, almeno 300 poliziotti si trovano nel monastero che ha ospitato un incontro della setta dei berretti gialli, i Gelupa del buddismo tibetano. Nessun monaco ha avuto restrizioni in questi giorni, ma la polizia, secondo il racconto dei testimoni, controlla tutti i loro movimenti, sovrintendendo a tutte le loro attivita’. Da mesi la polizia controlla il monastero, soprattutto dopo le proteste che hanno portato all’immolazione di alcuni tibetani, monaci e monache, undici in tutto quest’anno, otto solo a Kirti. Centinaia i monaci di Kirti portati in campi e scuole di rieducazione. La polizia cinese ha allentato i controlli una decina di giorni fa, per poi rafforzarli di nuovo lo scorso week end. Nonostante i controlli, le proteste nelle ultime settimane si erano fatte veementi e hanno portato alle immolazioni di alcuni monaci del monastero, ultimo episodio quello di una monaca il 3 novembre, il cui video e’ stato diffuso nei giorni scorsi su internet. A Ngaba, la citta’ che ospita il monastero, funzionari e militari stanno anche conducendo una operazione casa per casa nella quale obbligano tutti i minori di 18 anni a frequentare le scuole pubbliche. Ma i controlli della polizia non sono stati rafforzati solo nella struttura monastica che si trova nella citta’ di Ngaba (Aba per i cinesi) della prefettura autonoma tibetana del Sichuan. Secondo alcuni siti internet, anche la capitale del Tibet, Lhasa, e’ sotto assedio dalla polizia che l’ha sigillata, rendendo difficili arrivi e partenze di autobus e treni. L’aumento di controlli su Lhasa e’ arrivata in concomitanza con l’inizio di un incontro tra funzionari del partito comunista lo scorso 12 novembre. Il rafforzamento dei controlli ha anche spinto piu’ profughi tibetani a tentare di scappare dal Tibet e arrivare in India. L’anno scorso, secondo dati del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd), l’anno scorso sono stati 672 i rifugiati arrivati dal Tibet a Dharamsala, la citta’ del nord dell’India che ospita il governo tibetano in esilio, mentre le stime di quest’anno parlano di 700-800 profughi.
24 novembre 2011
Pechino tenta i monaci tibetani offrendo pensione e sussidi
La Cina ha offerto la pensione, sussidi e altre facilitazioni ai monaci buddhisti tibetani, undici dei quali (nove uomini e due donne) si sono suicidati a partire dallo scorso marzo per protestare contro ”l’ oppressione” cinese. L’ agenzia Nuova Cina ha riferito oggi che il governo della Regione Autonoma del Tibet ha deciso di varare all’inizio del 2012 un sistema di sicurezza sociale che prevede tra l’altro pensioni e assistenza sanitaria ai monaci. L’annuncio e’ stato dato da Wu Yingjie, vicesegretario del Partito Comunista Cinese del Tibet. Wu Yingjie ha spiegato nei dettagli la nuova iniziativa politica, già’ annunciata dieci giorni fa. Ai monasteri e’ stato promesso che avranno elettricita’, acqua corrente e in alcuni casi una televisione. Le offerte della Cina sono state definite ”ridicole” da Thubten Samdup, rappresentante a Londra del Dalai Lama, il leader tibetano e premio Nobel per la pace che vive in esilio in India. ”Non finiscono mai di sorprendermi, con le cose che tirano fuori”, ha dichiarato in un’intervista alla radio australiana. ”Con le recenti autoimmolazioni i monaci e le monache non chiedono l’elettricità’ e la televisione, la pensione o altre cose del genere. Quello che chiedono e’ la libertà’ per il Tibet e il ritorno del Dalai Lama.”, ha aggiunto Samdup. La situazione nel ”grande Tibet”, vale a dire la Regione Autonoma e le vaste aree a popolazione tibetana delle province del Sichuan e del Qinghai, e’ rimasta tesa dopo la rivolta anticinese del 2008 nella quale, secondo fonti tibetane, hanno perso la vita 200 persone. Da allora queste aree sono isolate e strettamente controllate dalle forza di sicurezza cinesi che impongono ai monaci sedute di ”rieducazione” nelle quali, secondo le denunce dei gruppi di esuli tibetani, li costringono a rinnegare il Dalai Lama. Secondo gli stessi gruppi in questi anni ”centinaia” di monaci e civili tibetani sarebbero stati arrestati. La tensione e’ particolarmente alta nelle aree tibetane del Sichuan, dove sono avvenute le ”autoimmolazioni”. Secondo l’articolo di Nuova Cina, i benefici verranno estesi a tutti i monasteri tibetani, anche al di fuori della Regione Autonoma del Tibet. ”Si tratta di una grossa iniziativa per migliorare le condizioni di vita del popolo tibetano”, ha sottolineato Wu Yingjie. In base alla nuova politica, spiega Nuova Cina, i monaci potranno versare i contributi ad un fondo pensioni che verra’ appositamente creato ed avere in cambio una pensione di base di 120 yuan l’anno (14 euro) una volta compiuti i 60 anni. Per stimolare i monaci a partecipare al programma di sicurezza sociale, i monasteri potranno avere un sussidio governativo pari al totale dei contributi versati dai monaci l’ anno precedente. Nuova Cina aggiunge che”questi tipi di bonus saranno assegnati anche ai monasteri e ai monaci che vengono segnalati dai governi locali per l’osservanza della legge e per il patriottismo, incluse le azioni volte a mantenere la stabilita’ sociale”.
fonte: ANSA
Un articolo apparso sul quotidiano " Il riformista" a firma del noto esperto di questioni tibetane Piero Verni:
Un’autentica statua di fuoco. In piedi, immobile e avvolta dalle fiamme. Sono le immagini terribili dell’immolazione della monaca Palden Choetso diffuse nei giorni scorsi da un gruppo di sostegno alla causa tibetana. Fotogrammi atroci che più di ogni parola dimostrano quanto la situazione nel Tibet occupato da Pechino sia ben lungi dall’essere normalizzata. Dodici persone che si danno fuoco per protesta in un breve arco di tempo parlano sia della crescente disperazione sia della caparbia volontà dei tibetani di non accettare il dominio cinese. Inoltre domani scadrà l’ultimatum della polizia ai monaci del monastero di Ragya, nella regione settentrionale dell’Amdo (oggi incorporata nella provincia del Qinghai) dove da alcuni giorni è stato esposta una gigantesca effige del Dalai Lama affiancata da due grandi bandiere del Tibet indipendente. E le truppe di Pechino sono rientrate nel monastero di Kirti (area sud-occidentale dello Sichuan) teatro di alcune delle recenti immolazioni. In questo scenario tutt’altro che tranquillo si sta diffondendo anche un movimento di resistenza non violenta in stile gandhiano che predica la non collaborazione con l’occupante e la strenua difesa della tradizione tibetana. Si tratta del Lhakar Karpo, il “Mercoledì Bianco”, che iniziato con sporadiche azioni verso la fine del 2008 comincia a coinvolgere un sempre maggior numero di persone sia all’interno della Regione Autonoma del Tibet sia nelle aree tibetane delle provincie cinesi. “E’ stato scelto il mercoledì perché è il giorno in cui è nato il Dalai Lama”, ci ha detto Vicky Sevegnani responsabile del sito Internet dell’Associazione Italia-Tibet che segue da vicino lo sviluppo del Lhakar Karpo, “Anche se singole azioni di resistenza possono essere effettuate in qualsiasi giorno della settimana, ogni mercoledì un crescente numero di tibetani si impegna ad indossare l’abito tradizionale, a parlare solo la lingua tibetana, a pranzare in ristoranti tibetani e a fare acquisti esclusivamente in negozi tibetani evitando in modo particolare i mercati ortofrutticoli han”.
E’ una forma di lotta del tutto nuova per il Tibet ma che sta già ottenendo dei risultati. Ad esempio il boicottaggio dei mercati cinesi di frutta e verdura, iniziato a Nangchen, nella zona del Kham, si è ormai esteso alle vicine contee di Dzaduo, Surmang e Jyekundo tanto che sembra che alcuni esercizi commerciali cinesi siano stati costretti a chiudere. Quindi oltre alle manifestazioni, alle immolazioni, alle ribellioni, il Paese delle Nevi sta conoscendo questa forma di protesta piuttosto inusuale per il Tibet. “Il fine del movimento è duplice in quanto mira contemporaneamente all’auto preservazione e alla non-cooperazione”, sottolinea Vicky Sevegnani, “Da un lato i tibetani si battono perché la loro lingua, cultura e identità non vadano perdute; dall’altro, il rifiuto delle istituzioni e delle attività commerciali cinesi intende privilegiare la piccola economia locale arginando e contrastando il dilagare delle attività e degli affari della comunità Han”. La difesa della lingua, a forte rischio di scomparsa, è uno dei punti sui quali il Lhakar Karpo insiste di più al punto che i suoi aderenti si auto multano di uno yuan per ogni parola cinese usata nelle conversazioni. Questa forma di resistenza passiva e di non collaborazione potrebbe rivelarsi per la Cina estremamente pericolosa e destabilizzante. Secondo quanto riportano fonti dell’esilio tibetano, che per appoggiare il movimento all’interno del Tibet hanno anche creato un sito Internet le autorità cinesi cominciano a guardare con crescente preoccupazione il diffondersi di questo movimento le cui azioni sono più difficili da colpire e reprimere. E’ noto quanto Pechino ritenga importante, per risolvere una volta per tutte il problema del Tibet, sinizzare la regione e marginalizzare lingua, cultura e tradizioni tibetane. Consapevoli di questo gli aderenti al Lhakar Karpo moltiplicano i loro sforzi per scongiurare il pericolo, avendo ben compreso quale arma formidabile rappresenti il mantenere in vita la propria identità e le proprie radici. Che un impetuoso vento gandhiano stia per scuotere il Tetto del Mondo?”.
Piero Verni
http://lhakardiaries.com/ http://lhakar.org/
Tibet: Jadrel Rinpoche avvelenato
Si teme che Jadrel Jampa Trinley Rinpoche, l’ex abate del monastero di Thasi Lhunpo, sia morto. La CTA (Central Tibetan Administration) ha lanciato un messaggio audio affermando che “Jadrel Rinpoche è morto”. Alcuni affermano addirittura che nel messaggio sia denunciata la morte dell’uomo per avvelenamento.Segue articolo in inglese:
Jadrel Jampa Trinley Rinpoche, the former Abbot of Tashi Lhunpo monastery and the leader of the search party for the 11th Panchen Lama is feared dead.The Central Tibetan Administration (CTA) has cited a “close associate” of Jadrel Rinpoche (also written as Chadrel Rinpoche) in Tibet as source of the report.The CTA has quoted an audio message by the unnamed Tibetan official at the Bhoejong Nangten Thuntsok (Tibetan Buddhism Association) as saying that “Jadrel Rinpoche is dead”.“Some say that Jadrel Rinpoche was poisoned to death,” the report further quoted the audio message as saying. Jadrel Rinpoche was appointed head of the Search Party Committee to identify the XIth Panchen Lama by Beijing but was later arrested on May 17, 1995 after Chinese officials discovered that he had communicated his finding to the Dalai Lama and sought his advice. Days before Jadrel Rinpoche’s arrest, on May 14, 1995, His Holiness the Dalai Lama had announced Gedhun Choekyi Nyima as the XIth Panchen Lama.
Fonte: Dossier Tibet, 24 novembre 2011
Darsi fuoco per il Tibet: il grido di dolore e l’indifferenza del mondo
I monaci buddisti che si sono auto-immolati con il fuoco per protestare contro il dominio cinese in Tibet “hanno una fede molto forte, questo è chiaro. Ma non possiamo sapere quali siano i percorsi che li hanno portati a gesti così estremi, gesti su cui persino il Dalai Lama ha espresso tante riserve. Le loro anime erano mosse dal desiderio di libertà, e sono tutti morti invocando il nostro leader spirituale. La situazione, per loro, è davvero dura”. Lo dice ad AsiaNews il lama geshe Gedun Tharchin, che da anni studia i Cinque grandi trattati del buddismo. Il lama, profondo conoscitore della fede buddista, sottolinea: “Per la nostra religione ogni vita è sacra, e uccidersi è un danno enorme per l’anima. Ma chi vive in Tibet ha fame di libertà, soprattutto religiosa: una fame che sta attraversando tutta la Cina. E il governo è sicuramente molto duro con loro: ho visto i video delle immolazioni apparsi sulla Rete negli scorsi giorni, e non sono riuscito a provare altro che compassione per queste persone”. I video ritraggono sia gli ultimi istanti della vita di Palden Choetso, l’unica donna fra gli 11 monaci che si sono uccisi negli ultimi 3 mesi, che quelli di un altro monaco per ora non identificato. Sono entrambi filmati molto forti. Si trovano qui di seguito:
Video 1 www.youtube.com/watch?v=Q5o2RFqA_l4
Video 2 http://media.phayul.com/?av_id=186&av_links_id=373
Nei giorni scorsi, intervistato dalla Bbc, il Dalai Lama ha riaffermato ancora una volta che questo metodo di protesta non potrà aiutare più di tanto la causa tibetana e soprattutto danneggia il karma dei monaci morti: “Molti tibetani sacrificano le loro vite: ci vuole coraggio, molto coraggio. Ma con quali effetti? Il coraggio da solo non basta. Occorre usare giudizio e saggezza”. Subito dopo, però, il leader del buddismo tibetano ha aggiunto: “Nessuno sa quante persone vengono uccise e torturate, ovvero muoiono per torture. Nessuno lo sa, ma molta gente soffre. Con quali effetti? I cinesi rispondono con più forza”. Una fonte tibetana (anonima per motivi di sicurezza) spiega ad AsiaNews: “Le rivolte nel mondo arabo, l’avvento di internet, la repressione che peggiora di anno in anno. Questi sono i motivi che spingono tante persone a cercare gesti estremi contro la Cina. Voi vedete le auto-immolazioni perché fanno impressione, ma esistono moltissimi tibetani che fanno scelte altrettanto forti, anche se meno spettacolari. Anche andare in galera, condannati magari a 10 anni, per aver espresso un’opinione è una forma di sacrificio”. Secondo la fonte, “l’Occidente si parla addosso, ma non capisce. Non capite cosa vuol dire vivere senza la possibilità di decidere nulla della propria vita. C’è il problema della libertà religiosa negata, che per noi è un sacrilegio, ma anche quello del lavoro che non c’è e della società in mano a cinesi di etnia han. L’economia non esiste e qualunque cosa decida il Partito per noi è legge. Così non possiamo andare avanti: siamo sempre di meno, ma intenzionati a combattere fino alla fine”.
Fonte: Asia News, 23 novembre 2011
German Parliamentarians Meet with Tibet’s Political Leader in Berlin
Thursday, 24 November 2011 10:08 Tibetan Administration Official Media. Tibet Net
Berlin, Germany: - Mr Hans-Ulrich Klose, the Deputy Chairman of the Foreign Affairs Committee of the German Parliament, expressed his great pleasure in welcoming the newly elected political leader (Kalon Tripa) of the Central Tibetan Administration, Dr Lobsang Sangay, at the Parliament's Foreign Affairs Committee conference room.
Kalon Tripa Dr Lobsang Sangay said 8 August 2011 was a historic occasion. His Holiness the Dalai Lama attended the Kalon Tripa's inauguration ceremony in Dharamsala. In his address, His Holiness the Dalai Lama had said that when he was young, Tibet's Regent Taktra Rinpoche handed over Tibet's political authority to His Holiness and today he was handing over his political authority to the democratically elected leader, the young Lobsang Sangay.
Tibet's new political leader Dr Lobsang Sangay said, the statement by His Holiness the Dalai Lama makes it clear the continuity of the same leadership that started in 1642 by the 5th Dalai Lama.
Speaking on the present situation in Tibet, Kalon Tripa said, "I have nothing but sad report. We have had 11 cases of self-immolations since March this year. I feel it is almost becoming just a number. But total 12 individual human beings and Tibetans have self-immolated due to the very desperate situation in Tibet.
He expressed his appreciation to the German Foreign Ministry and the Human Rights Commissioner and the Parliament members for the recent statements on the tragic situation in Tibet.
Kalon Tripa said any statements of solidarity will be heard inside Tibet. It will send a message of hope in this very desperate situation. He said that he wants to send the message to Tibet that there is hope.
In response to a questions on the Middle Way Approach, he said, "We are seeking genuine autonomy in Tibet. That is the policy of my administration."
About 15 members of Tibet Discussion Group and Foreign Affairs Committee members attended the briefing by Kalon Tripa Dr Lobsang Sangay, which was simultaneously translated into German.
Dr Lobsang Sangay concluded his address by appealing to the international community to support the Tibetan cause. Dr Sangay arrived in Berlin this morning from Zurich. His first meeting in the German Parliament was with Mr Harald Leibrecht MP, a senior member of the German Parliament and a prominent supporter of the Tibetan issue.
In the evening, Mrs Claudia Roth MP, the Chairwoman of the Green Party welcomed Kalon Tripa at their party head office in Berlin. "I welcome you to the official meeting in our Party's Headquarter in Berlin," said Mrs Claudia Roth. "I feel honoured and emotionally touched that we meet. We hope for a green future for the Tibetan people."
Dr Lobsang Sangay thanked the Green Party for their support for so many years to the Tibetan people.
The Green Party's Foreign Affairs spokeswoman and the head of press office also attend the meeting along with other party senor officials. The last programme of the day was meeting with the Tibetan community in Berlin. Members had travelled from Hamburg and other parts of Germany. The meeting starting with the singing of the Tibetan national anthem and one minute silence in memory of the Tibetans in Tibet. "Thank you for coming to meet me and expressing your confidence and support," said Kalon Tripa in his opening remark to the community members.
He talked about the recent political changes in the Tibetan administration and the very grave situation in Tibet today. Kalon Tripa called on the Tibetans to stand united and remember fellow Tibetans in Tibet and fulfill the wishes of His Holiness the Dalai Lama.
Last Updated ( Friday, 25 November 2011 10:02 ). -
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ULTIMATUM CINESE AI MONACI DI RAGYA: PORRE FINE ALLE PROTESTE ENTRO TRE GIORNI
Ragya_monasteryDharamsala, 24 novembre 2011. Le autorità cinesi della provincia dell’Amdo Golok, Contea di Machen, hanno ingiunto ai monaci del monastero di Ragya (nella foto) di tornare volontariamente alle occupazioni religiose e di porre fine alle loro proteste entro tre giorni, pena severe sanzioni. Nella giornata di domenica 20 novembre, in concomitanza con un’importante cerimonia religiosa, i monaci avevano dispiegato sulla facciata del monastero un grande ritratto del Dalai Lama e due bandiere tibetane.
Gadhen, un monaco proveniente da Ragya ed ora residente nel monastero di Sera, nell’India del sud, ha dichiarato di aver saputo che le autorità cinesi hanno rimosso sia il ritratto sia le bandiere e, al termine di una riunione indetta all’interno dell’istituto religioso, hanno ordinato ai monaci di astenersi da qualsiasi altro gesto di protesta e di tornare alle normali attività entro tre giorni. Al momento non si hanno notizie di arresti.
Del monastero di Ragya si era parlato a lungo nel marzo 2009 quando Tashi Sangpo, un monaco ventottenne si era tolto la vita gettandosi nel fiume Machu. Nei giorni precedenti il 10 marzo, nel monastero, da giorni sotto il costante controllo della polizia, erano stati trovati numerosi volantini di protesta e una grande bandiera tibetana era stata fatta sventolare sul tetto della principale sala di preghiera. Alcuni monaci erano stati arrestati e il monastero completamente isolato. Le forze di sicurezza avevano affermato di aver trovato sia i volantini sia la bandiera nella stanza di Tashi Sangpo. Il giovane monaco, piuttosto che subire l’arresto, si era allontanato furtivamente dal monastero e si era suicidato gettandosi nel fiume. Non appena si diffuse la notizia della sua morte, gli abitanti di Ragya scesero nelle strade con bandiere e striscioni, al grido di “Indipendenza per il Tibet” e “Lunga vita al Dalai Lama”.
In questo clima di grande tensione, Shingsa Rinpoche, un lama tibetano di alto lignaggio in esilio in India e abate del monastero di Ragya, aveva scritto una vibrante lettera alle autorità centrali e locali del governo cinese. Nel documento, Shingsa Rinpoche, strenuo sostenitore dell’indipendenza del suo paese, diceva tra l’altro: “…Quindi il governo cinese ha la principale responsabilità riguardo una soluzione pacifica della crisi. Dovrà inoltre prendere seriamente in esame la sua politica di considerare i tibetani come separatisti”. “I dirigenti della Cina Popolare devono comprendere che da tempo immemorabile in Tibet, perfino i bambini più piccoli tibetani, conoscono il proverbio, "Nel Cielo il Sole e la Luna. Sulla Terra Sua Santità e il Panchen Lama”. “Questa è dunque la verità storica in cui ha fiducia ogni tibetano.
Al contrario, il Partito Comunista Cinese, negli ultimi 50 anni ha creato le basi per la pacifica protesta del popolo tibetano impedendogli di pronunciare il nome e di venerare il suo unico leader spirituale. Questa è una chiara violazione dei diritti umani e religiosi del popolo tibetano. E contraddice le stesse norme della Costituzione cinese e le leggi relative alle autonomie regionali”.
Il dispiegamento di grandi ritratti del Dalai Lama e della bandiera tibetana sono ormai un ricorrente segno di protesta. Il 1° ottobre 2011, 62° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, oltre duecento tibetani hanno organizzato una manifestazione di protesta a Serthar, nella Contea di Kardze (Tibet orientale). Testimoni oculari hanno riferito che la protesta è iniziata dopo la rimozione, da parte delle autorità cinesi, di un grande ritratto del Dalai Lama e di una bandiera tibetana da un edificio di quattro piani. Quando la bandiera “è stata gettata per strada”, i tibetani si sono subito radunati in gran numero chiedendo la fine dell’esilio del Dalai Lama e intonando preghiere di lunga vita. Sono stato anche distribuiti volantini in cui si chiedeva ai tibetani di combattere per la loro libertà, per “la loro religione, lingua e cultura”, “in nome della verità”. Copie del medesimo volantino erano state distribuite lo scorso 25 agosto, in occasione di una precedente manifestazione.
Anche il 1° agosto 2011, in aperta sfida ai divieti delle autorità cinesi, era stato posto sul trono del tempio di Kham Lithang un grande ritratto del Dalai Lama. La cerimonia di “enthronement” del capo spirituale tibetano era avvenuta, alla presenza di oltre cinquemila tibetani, nel corso della tradizionale festa religiosa del Jang Gonchoe Chemno che, iniziata il 15 luglio, era proseguita per dieci giorni.
Solo oggi si è appresa la notizia di altri due arresti effettuati al monastero di Kirti: Gyatso, 42 anni, è stato fermato il 21 novembre; Lobsang Gedun, 48 anni, è stato fermato attorno alla metà di ottobre. Non si conoscono i motivi della loro detenzione. La situazione al monastero è sempre molto tesa: un gran numero di militari e almeno duecento camionette della polizia stazionano davanti all’edificio.
Fonti: Phayul – italiatibet.org - Agenzie. -
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LOBSANG SANGAY OSPITE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Bruxelles, 30 novembre 2011. Nel corso del suo primo viaggio in Europa dopo l’elezione a Primo Ministro dell’Amministrazione Centrale Tibetana, Lobsang Sangay ha partecipato a Bruxelles alla Conferenza sulla Genuina Autonomia organizzata dall’Intergruppo Tibet al Parlamento Europeo. Prima del suo arrivo nella capitale belga, il Kalon Tripa, che concluderà il suo tour in Gran Bretagna, ha visitato Svizzera, Germania, Norvegia, Danimarca e Francia. Raggiunto a Bruxelles da Penpa Tsering, Presidente del Parlamento Tibetano in Esilio e dalla signora Diki Chhoyang, Ministro delle Informazioni e Relazioni Internazionali, Lobsang Sangay ha parlato alla Commissione Affari Esteri e ha incontrato i parlamentari e i membri dell’Intergruppo Tibet. Ieri, nel suo discorso alla Conferenza sulla Genuina Autonomia, il Kalon Tripa ha tra l’altro chiesto all’Europa di non sacrificare la questione dei diritti umani alla logica degli interessi economici. “Abbiamo sempre riconosciuto l’importanza degli interessi economici di ogni paese” – ha affermato – “ma i diritti umani sono altrettanto importanti”. Parlando alla Commissione Affari Esteri, Lobsang Sangay ha ribadito che il Tibet non sta cercando di conquistare l'indipendenza dalla Cina, ma soltanto di avere maggiore autonomia, sull'esempio di quanto succede già con Hong Kong e Macao. “Siamo convinti che l'unico modo per risolvere i problemi sia il dialogo” - ha affermato - spiegando che i tibetani “non vogliono minacciare la sovranità della Cina e la sua Costituzione”. “Proprio nella Costituzione cinese” – ha proseguito -“esiste la possibilità di concedere maggiore autonomia”. Sangay ha dunque fatto appello alla comunità internazionale affinché chieda a Pechino di seguire questa strada: “I tibetani sono disperati, in molti non hanno più speranze e stanno aumentando i casi di auto immolazione”. Il Primo Ministro del governo in esilio ha sottolineato che, con un movimento pacifico, i tibetani “stanno cercando di seguire la strada della primavera araba”, ma al momento hanno l'impressione “di essere ignorati”. Alla conferenza di Bruxelles ha partecipato anche Kelsang Gyaltsen, uno degli inviati del Dalai Lama che, a partire dal 2002, ha preso parte a tutti gli infruttuosi incontri della delegazione tibetana con le autorità cinesi. Gyaltsen ha riconosciuto che Pechino non ha la “volontà politica” di risolvere la questione tibetana attraverso i negoziati. Nel suo intervento ha così nettamente affermato: “Dal 2002 la posizione della Cina è quella del non riconoscimento, della non reciprocità, del non impegno, della non concessione e del non compromesso”. In riferimento ai recenti casi di auto immolazioni avvenuti in Tibet, l’inviato ha dichiarato che non più tardi di due settimane fa è stato chiesto a Pechino un nuovo incontro per trovare il modo di alleviare la tensione esistente nel paese e rendere meno insopportabile la situazione. “Purtroppo stiamo ancora aspettando una risposta”, ha concluso.
Fonti: Phayul - ANSA
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Fiery sacrifice by a Tibetan in Chamdo
Phayul[Friday, December 02, 2011 07:51]
By Tendar Tsering
DHARAMSHALA, December 2: Various sources are now confirming that another Tibetan has set himself ablaze in Tibet in an apparent protest against the continued Chinese occupation of Tibet.
Tenzin Phuntsok, a former monk in his forties, reportedly self-immolated in Chamdo area of Tibet on Thursday. Tenzin Phuntsok is believed to have survived the self-immolation and has been taken to a local hospital.
No other details are available at the time of reporting.
Tenzin Phuntsok is being described as a former monk of the Karma monastery in Chamdo.
The entire Chamdo region, especially the Karma monastery have been facing increased repression after unconfirmed reports emerged of a bomb blast at a Chinese government building in Chamdo on October 26.
No casualties had been reported, although, following the blast, the Karma monastery was locked down and strict restrictions were placed on its monks.
Kelsang Gyaltsen, a member of the Tibetan Parliament-in-exile had told Phayul that the blast could be a plot to frame false charges against Tibetans.
"In 2001, China did the same thing, they falsely accused and jailed Trulku Tenzin Delek, an influential Tibetan religious leader on charges of a bomb blast," he said.
The Karma monastery located on the eastern bank of the Dzachu river in Chamdo was founded by the first Gyalwang Karmapa, the head of Kagyu school of Tibetan Buddhism in the 12th century.
Repression has been intense in Chamdo, particularly since the 2008 pan-Tibet protests. The area witnessed a dramatic tightening of security and the imposition of ‘emergency’ measures by the authorities according to a notice of strategies issued by Chinese government officials in Chamdo in 2009.
The 17th Gyalwang Karmapa in a statement had called the desperate acts of self-immolation being carried out by people with pure motivation as a “cry against the injustice and repression under which they live."
While urging the Chinese leadership to "heed to Tibetans' legitimate demands,” Gyalwang Karmapa said that Beijing "needs to seriously review its policies towards Tibetans and other minorities."
This is the twelfth known case of self-immolation in Tibet since March this year.
» 02/12/2011 08:22
CINA-TIBET
Tibet: un altro monaco si dà fuoco per protestare contro l’occupazione cinese
E’ il dodicesimo caso. L’episodio è avvenuto a Khamar, vicino al monastero di Karma. E’ il primo episodio del genere nella regione autonoma del Tibet. L’uomo è stato ricoverato in ospedale. Si è auto-immolato dopo aver gridato slogan a favore della libertà del Tibet e aver gettato manifestini.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un ex monaco tibetano è stato ricoverato in ospedale dopo essersi dato fuoco in quello che è il dodicesimo caso di auto-immolazione in segno di protesta contro l’occupazione e la repressione cinese in Tibet. L’episodio è avvenuto a Khamar, nella regione del Chamdo, (Ghangu in cinese) vicino al monastero di Karma. L’uomo, Tenzin Phuntsog, di 46 anni, si è dato fuoco ieri pomeriggio: ha gridato slogan, e gettato in aria volantini prima di compiere il gesto, che sarebbe il primo evento del genere nella regione autonoma del Tibet. Tutti gli altri casi precedenti erano avvenuti nel Sichuan .(23/11/2011 Darsi fuoco per il Tibet: il grido di dolore e l’indifferenza del mondo http://www.asianews.it/notizie-it/Darsi-fu...1.html).Secondo fonti dei tibetani in esilio in India, che hanno preso contatto con persone del luogo, “l’ex monaco era molto colpito e frustrato dall’imposizione di restrizioni sul monastero di Karma, e per l’imprigionamento di molti monaci. C’è stato addirittura, fra le autorità cinesi, chi ha parlato della possibilità di chiudere il monastero”. Phuntosg era molto scosso da questa minaccia, e ne aveva discusso a lungo in pubblico.
A Khamar lo scorso 26 ottobre, fu fatto esplodere un ordigno contro un ufficio governativo senza che ci fossero vittime. Le mura del palazzo governativo furono dipinte con slogan anticinesi e inneggianti alla liberazione del Tibet e furono distribuiti volantini e bandiere tibetane. La polizia cinese arrivò in massa e mise la città sotto controllo, stringendo d'assedio il monastero di Karma, che i cinesi ritenevano fosse il luogo da dove era partito l'attacco
Tibet : Tibetans Attack Slaughterhouse
Redazione - Ven, 02/12/2011 - 08:14
Tibetan herders angered at the theft of their livestock attacked a Chinese-owned slaughterhouse this week, demolishing the building and scattering meat along the road, a Tibetan source said.The Nov. 29 incident near the town of Minyak Ra Nga Kha in Dartsedo county in Kardze prefecture, then sparked a clash between Tibetans and local police.When the police arrived, the Tibetans clashed with them. They damaged their vehicles and seized some arms, smashing them and throwing them away.Additional Chinese forces then arrived and detained ten Tibetans.
People saw the Tibetans being beaten when they were transported to Dartsedo.Special security forces are imposing restrictions on the local Tibetans and are forbidding free movement in the area.”
Yaks owned by Tibetans living in the area have often gone missing, with many discovered to have been stolen and butchered by Chinese slaughterhouse owners.
In a meeting in October, Chinese officials told Tibetans that the government would soon take land in the area for the construction of high-rise buildings.
The Tibetans expressed displeasure and resentment at that meeting, so no decision could be reached. Even at that time, the Tibetans were planning to protest against the Chinese plan..
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PECHINO ESCLUDE CHE UNA DELEGAZIONE DELL’UE POSSA VISITARE IL TIBET
14 dicembre 2011. Un articolo pubblicato nella sezione Affari Esteri del sito EU observer riporta la categorica smentita cinese alla possibilità che una delegazione dell’Unione Europea possa recarsi in visita in Tibet per verificare la situazione esistente nel paese. Il 12 dicembre, nel corso del suo recente viaggio a Praga, il Dalai Lama aveva auspicato che l’Unione Europea chiedesse alla Cina l’invio di una missione investigativa nella speranza che l’intervento dell’Europa potesse in qualche modo influire sulla politica delle autorità cinesi.
“La situazione in Tibet è disperata” – aveva detto il Dalai Lama rivolto a Catherine Ashton. “Se i cinesi rifiutassero la richiesta, l’Unione Europea dovrebbe diramare un comunicato di ferma presa di posizione e sollevare la questione tibetana di fronte a prestigiosi organismi internazionali quali il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite”. “Per quanto potente, la Cina fa parte di questo mondo” – aveva proseguito il Dalai Lama – “e non può sottrarsi alla tendenza ormai diffusa che reclama maggiore libertà e democrazia”.
Di fronte alla risposta della diplomazia europea che aveva fatto sapere di avere già inoltrato a Pechino una richiesta formale per l’autorizzazione a visitare la regione, il vice ministro cinese Zu Weiqun, in un incontro con la stampa avvenuto a Bruxelles in data odierna, ha categoricamente escluso questa possibilità. “La Cina è un paese indipendente, in grado di risolvere i problemi esistenti sul proprio territorio” – ha detto ai giornalisti. “Non permetteremo mai l’invio di missioni investigative straniere nel territorio della Regione Autonoma Tibetana…” “Nessuna interferenza straniera potrà mai produrre alcun risultato costruttivo, anzi, porterebbe ad un’escalation della crisi e alla guerra”.
Velatamente, ha poi accennato alla necessità, nell’attuale momento, dell’aiuto economico cinese all’Europa. “L’attuale crisi finanziaria rende le relazioni Europa - Cina molto importanti, non vedo perché proprio ora l’Europa dovrebbe consentire a molte persone di mettere il naso negli affari interni della Cina; la Cina – che io mi ricordi – non si è mai occupata delle vicende interne dell’Europa”. Rivolgendosi a Francesco Magiello, un funzionario del Servizio Europeo Relazioni Esterne, Zhu ha addirittura affermato che la signora Ashton dovrebbe rimproverare i parlamentari europei per aver incontrato, a novembre, il “cosiddetto Primo Ministro del Governo in Esilio, Lobsang Sangay”.
Zhu ha accusato i governi occidentali di finanziare il movimento tibetano. Ha definito il Dalai Lama “un selvaggio” che spinge i giovani monaci a suicidarsi tra le fiamme per provocare reazioni anticinesi. Ha aggiunto che i servizi segreti cinesi hanno le prove che il capo del monastero di Kirti in esilio, Kirti Rinpoche, ha organizzato almeno tre delle recenti auto immolazioni. Ha dichiarato inoltre che, a Taiwan, un “gruppo di seguaci del Dalai Lama” ha pubblicato un articolo in cui si afferma che i monaci che si auto immolano saranno dei Buddha nella prossima reincarnazione. Ma quando i giornalisti di EUobserver hanno chiesto di poter visionare questo articolo, Wang Xining, portavoce cinese presso l’Unione Europea, ha così risposto: “Mi dispiace,…non è facile trovare questo pezzo in internet”.
Fonti: UNPO - EUobserver
Tibetan Political Leader Launches New Version of Tibet Net
Wednesday, 14 December 2011 16:29 YC. Dhardhowa, The Tibet Post International
Dharamshala, India: - During a press conference in Dharamshala, northern India on December 14, Dr Lobasang Sangay, the Kalon Tripa (political leader) of the Central Tibetan Administration (CTA), relaunced the CTA's official website, www.tibet.net.
The website was dedicated to Lhakar - a spiritual movement in Tibet that aims to promote Tibetan culture, language, and solidarity.
The newly designed site offers the latest in local and international Tibet-related news, and information from the CTA's various departments, independent bodies, Tibetan communities in exile, and selected news from other websites internationally.
"I am very glad to see the new website of the Central Tibetan Administration," said Dr Sangay. "All members of the team worked very hard." He added that he was very happy with the site's re-launch, as this was one of the promises he made during his inaugural address as Kalon Tripa.
Namgyal Lekshed, director of the Tibetan Computer Resource Centre (TCRC) said "The official website of CTA, it was first launched on January 5th 2001. In terms of visitors, it receives over 35 lakhs [3.5 million] hits for a month. We have visitors from 145 countries, and US, Canada, India, Europe and China were among the top 25."
Mr Tenzin Lekshed of the CTA Kashag (cabinet) briefly introduced the relaunched website and explained the importance of the Tibetan official media's dissemination of information, especially via social media such as Facebook and Twitter.
Tibet.net has been redesigned by a group from TCRC.Officials told reporters that the changes being that it hopes readers will be impressed by the site's professionalism sleek design.
On December 10, two other Tibetan websites were launched in Dharamshala, marking the 22nd Anniversary of His Holiness the Dalai Lama's awarding of the Nobel Peace Prize, and the 63rd of the International Human Rights Day.
The first was launched by the Association of Tibetan Journalists (ATJ), who's site was designed by Mr Lobsang Sither, a Dharamshala-based web developer, who donated his services free of charge.
The second was launched by the Himalayan Literacy Trust (HLT), publisher of the Tibet Post International. Outlook Tibet, and English-language site, is a broad-based publication, that will deliver Tibet-related news and current affairs, as well as reports on social, cultural, religious and scientific developments.
Earlier this year, HLT also launched its simplified Chinese-language website, the Potala Post, which aims to introduce Chinese readers to Tibet-related political, social and cultural issues, and also hosts a blog page.
Links to the new sites and social network pages:
Tibet.net
Tibet.net on Facebook www.https://www.facebook.com/kalontripa
Tibet.net on Twitter https://twitter.com/drlobsangsangay.
Association of Tibetan Journalists (www.tibetanjournalists.org)
Outlook Tibet on Twitter http://twitter.com/outlooktibet
www.outlooktibet.com
Potala Post www.potalapost.com
Potala Post on Facebook https://www.facebook.com/groups/tibettalks/
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18 dicembre 2011. I giorni scorsi, la scrittrice e blogger Tenzin Woeser ha dato notizia e fornito alcune immagini
CHENGDU: L’INQUALIFICABILE CACCIA AL TIBETANO DEGLI STUDENTI CINESI
CHENGDU: L’INQUALIFICABILE CACCIA AL TIBETANO DEGLI STUDENTI CINESI
la foto un locale devastato) di un intollerabile episodio di violenza avvenuto a Chengdu, la capitale del Sichuan, all'interno dell'Istituto di Ingegneria Ferroviaria. Il 14 dicembre gli studenti cinesi hanno forzato i dormitori degli studenti tibetani, insultandoli, picchiandoli e sfasciando mobili e suppellettili al grido di "Colpisci i tibetani, assicurati un credito scolastico in più".
Nemmeno l'arrivo di un migliaio di poliziotti, intervenuti con gas lacrimogeni, è servito a porre fine agli scontri. Almeno duecento ragazzi tibetani sono stati presi in ostaggio dagli studenti cinesi e molti sono finiti all'ospedale. Riferisce Tenzin Woeser nel suo blog (Invisible Tibet, in lingua cinese) che gli attacchi e le provocazioni si sono ripetuti il giorno seguente, nel refettorio della scuola, dove gli studenti han hanno cercato nuovamente la rissa vantandosi di "avere avuto la meglio sugli arroganti tibetani".
Il racconto di Tenzin Woeser, una delle voci più critiche e spregiudicate nei confronti della politica cinese in Tibet e per questo motivo confinata agli arresti domiciliari a Pechino e tenuta sotto stretto controllo dalle autorità, è stato confermato il 16 dicembre da un articolo, pervenutoci in data odierna, apparso sul sito Chinadigitaltimes.net. La descrizione fatta dagli studenti di quanto avvenuto il 14 dicembre non ha bisogno di commenti: la stupidità parla da sé. Si legge nel sito che la sera del 14 dicembre, gli studenti hanno mostrato quanto sono grandi. Tremila ragazzi dei dormitori 1 – 2 - 3, vestiti delle loro uniformi scolastiche, hanno circondato e attaccato i dormitori dei tibetani. Nella rissa che ne è seguita e che è durata tutta la notte, il dormitorio dei tibetani è stato distrutto, le porte e le finestre completamente divelte, come pure le aule. Alcuni studenti tibetani sono stati picchiati quanto basta per essere ricoverati all'ospedale. Gli han hanno persino distrutto le auto della polizia e degli insegnanti. Gli studenti han e quelli tibetani si odiano davvero: i tibetani sono così pieni di sé. La scorsa notte gli han hanno riportato una vittoria, il nostro motto era: "Colpisci i tibetani, assicurati un credito in più".
Oggi a mezzogiorno (15 dicembre), gli studenti han si sono riuniti per il pranzo. Poi è arrivato il turno dei tibetani. Qualcuno ci ha avvisato della loro presenza e abbiamo ripreso ad attaccarli, tenendoli intrappolati nella caffetteria. Anche questa notte non si dormirà! Gli studenti han sono formidabili! Picchia I tibetani, indossa la tua uniforme e assicurati un credito in più.
Fonti: Chinadigitaltimes - Phayul
http://www.asianews.it/notizie-it/Le-foto-...ibet-23362.html
http://partecinesepartenopeo.wordpress.com...-dalla-polizia/
[IMG]Video[/IMG]
http://www.rangzen.net/2011/12/06/protest-...nment-in-exile/
www.phayul.com/news/article.aspx?id=30542. -
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UN MONACO TIBETANO SI IMMOLA E MUORE NEL TIBET ORIENTALE
Dharamsala, 9 gennaio 2012. Domenica 8 gennaio un monaco tibetano si è dato fuoco a Dharlang, una città della Contea di Golok, nella regione orientale del Qinghai. È il terzo tibetano che ha sacrificato la propria vita nel giro di pochi giorni in segno di protesta contro il governo cinese in Tibet, il quindicesimo dallo scorso mese di marzo 2011. Nel febbraio 2009 si era immolato Tapey, un giovane monaco del monastero di Kirti.
Sonam Wangyal, quarantadue anni (nella foto), conosciuto anche come Sopa, era un monaco molto venerato tra la sua gente, un Tulku o, forse, l’abate di Nyanmo, il suo monastero. Prima di darsi fuoco, è salito su una collina, ha bruciato dell’incenso e ha pregato. Poi ha distribuito numerosi volantini nei quali ha scritto che si apprestava a compiere l’estremo gesto per il Tibet e per la felicità del popolo tibetano. “La gente del Tibet non deve perdere la fede e la speranza” – recitavano i volantini -.” “Certamente, un giorno i tibetani saranno felici, non devono abbandonare il sentiero della speranza”. Ha scritto inoltre di voler rendere omaggio a tutti i tibetani morti dal 2009 per la libertà del Tibet e per il ritorno del Dalai Lama. Si è quindi cosparso di cherosene e ne ha bevuto in abbondanza tanto che il suo corpo, avvolto dalle fiamme, è letteralmente esploso. La polizia cinese, arrivata sul luogo dell’auto immolazione, ha portato via ciò che restava del povero corpo. Risparmiamo ai lettori altri macabri particolari. Poiché Wangyal era un monaco di alto rango e un venerato leader spirituale, circa 2000 tibetani si sono immediatamente radunati in una veglia di preghiera. In centinaia hanno poi marciato verso la stazione di polizia chiedendo alle autorità la restituzione dei suoi resti mortali. La polizia in un primo momento ha rifiutato la richiesta provocando l’ira dei tibetani che, riferisce Radio Free Asia, hanno reagito fracassando porte e finestre dell’edificio. Solo allora le forze dell’ordine hanno consegnato alla folla ciò che restava del monaco, la testa e parte del busto. I tibetani li hanno portati in processione per le vie della città. L’agenzia di stato cinese Xinhua ha confermato la morte di un ex monaco tibetano che si era immolato a Ngaba, nelle vicinanze del monastero di Kirti, il 6 gennaio. Lo stesso giorno un religioso ha compiuto lo stesso gesto nel centro della città. La polizia ha disperso la folla e ha portato via il corpo ma non si hanno notizie precise sulla sua sorte. Circolano notizie contraddittorie: alcune agenzie e siti tibetani riferiscono della morte del monaco mentre il laico sarebbe ancora vivo anche se in gravi condizioni.
Fonti: Radio Free Asia – The Tibet Post International – Agenzie
DECEDUTI I DUE TIBETANI IMMOLATISI IL 6 GENNAIO. MORTO ANCHE NORBU DAMDRUL, IMMOLATOSI IL 15 OTTOBRE 2011
Dharamsala, 11 gennaio 2012. Hanno un nome i due tibetani immolatisi il 6 gennaio 2012. Sono i due “eroi” Pawo Tsultrim e Pawo Tenyi, entrambi ventenni, che alle 14.40 (ora locale) si sono dati fuoco a Ngaba. Un testimone oculare ha raccontato che insieme, con le mani giunte e il viso rivolto verso il monastero di Kirti, hanno gridato “Lunga vita al Dalai Lama” e “Vogliamo che il Dalai Lama ritorni in Tibet” prima di essere avvolti dalle fiamme. Tenyi è morto lo stesso 6 gennaio, poco dopo essere stato prelevato dalle forze dell’ordine, Tsultrim è spirato la notte del 7 gennaio.
I tibetani di Ngaba, in segno di lutto e di solidarietà hanno chiuso negozi e alberghi ma non hanno potuto rendere omaggio ai compatrioti defunti a causa delle imponenti misure di sicurezza. È giunta anche notizia della morte, dopo oltre due mesi di atroci sofferenze, di Norbu Damdrul (nella foto), il diciannovenne ex monaco di Kirti che si era dato fuoco il 15 ottobre 2011. È spirato all’ospedale di Barkham il 5 gennaio. La polizia cinese ha cremato il corpo e ha consegnato ai famigliari le ceneri.
Il giorno 8 gennaio, un colpo di fucile sparato dalla polizia cinese attraverso la finestra dell’abitazione presso la quale si trovava ha posto fine alla vita di un altro tibetano, Gurgon Tsering, trentacinque anni, di Achok (Amdo Ladrang). Il padrone di casa, Gompo Kyab, è stato arrestato. Erano entrambi sospettati di aver rubato alcune tende erette per ospitare gli operai che lavorano alla costruzione, fortemente osteggiata dai residenti tibetani, del nuovo aeroporto militare di Achok.
La notte del 27 dicembre 2011 è morto a Lhasa, a causa dei postumi delle torture subite durante la prigionia, Norlha Ashagtsang, quarantanove anni, ex prigioniero politico. Norlha era stato arrestato il 29 giugno 2009 per aver protestato contro l’arresto di due compatrioti. Condannato a due anni di carcere, era stato rilasciato nel 2011, prima dello scadere dei termini della pena, per le sue compromesse condizioni di salute.
http://www.italiatibet.org/index.php?optio...d=56&Itemid=140
Fonti: Phayul - Tibettimes
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11 gennaio 2012
Cina respinge accuse americane su Tibet
Il governo cinese respinge le accuse americane sulla questione tibetana. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Liu Weimei spiegando che il suo paese non accetta interferenze straniere. ”Il governo cinese – ha detto Liu – da’ molto valore alla salvaguardia e ai diritti delle persone di tutti i gruppi etnici. Ci opponiamo a qualsiasi commento o attivita’ di coloro che usano la questione tibetana per interferire con gli affari interni”. La dichiarazione di Liu arriva dopo che il dipartimento di stato americano ha criticato la situazione tibetana relativamente alla questione delle immolazioni dei tibetani, quindici casi dal marzo dell’anno scorso. Liu ha sottolineato che il governo cinese gestisce gli affari religiosi e mantiene l’ordine negli affari religiosi in ossequio alla legge.
Cina-Usa: visita Geithner a Pechino significativa per rapporti
La visita in Cina del segretario di stato americano al tesoro, Timothy Geithner, ”e’ significativa per la stabilita’ e lo sviluppo delle relazioni economiche sino-americane e lo sviluppo delle relazioni bilaterali nel 2012”. Lo ha detto poco fa il vicepresidente cinese, e futuro successore di Hu Jintao, Xi Jinping incontrando l’inviato americano. Xi ha espresso soddisfazione nel lavoro di Geithner riguardante la cooperazione pragmatica e in campo macroeconomico, mentre l’inviato americano ha detto che spera di usare la sua visita in Cina per esplorare ”come lavorare insieme per creare una piu’ forte relazione economica tra Cina e Stati Uniti. Spero che possiamo espandere le nostre esportazioni in Cina e aumentare la cooperazione sull’ampio spettro di questioni economiche e strategiche che il mondo sta sperimentando”. Geithner ha detto che la principale priorita’ e’ la crescita economica e la stabilita’ sia negli Usa che nel mondo. Il segretario americano al tesoro e’ arrivato a Pechino ieri sera per una visita di due giorni nella quale incontrera’ anche il premier Wen Jiabao e i due vicepremier Li Keqiang e Wang Qishan.. -
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ULTIM’ORA: 16° IMMOLAZIONE. I CINESI SPARANO SULLA FOLLA: MORTA UNA DONNA
14 gennaio 2012, ore 12.00. Nelle prime ore della mattina è arrivata dal Tibet la notizia che a Ngaba erano in corso scontri tra le forze della polizia cinese e la popolazione locale tra cui numerosi monaci del monastero di Kirti. In questi minuti, International Tibet Network e il gruppo di sostegno inglese Free Tibet hanno confermato che a Ngaba la polizia, intervenuta per rimuovere il corpo di un tibetano, un laico, che si era dato fuoco, ha iniziato a sparare sulla folla.
È confermata l’uccisione di una donna ma sembra che il numero delle vittime sia destinato a salire. Alcune notizie riferiscono che i morti sarebbero almeno tre. Un testimone oculare ha descritto la situazione come “terrificante”: ha detto che “un forte gas lacrimogeno” è stato usato dalla polizia contro la folla. La gente, caduta a terra, è stata picchiata e numerose persone sono state arrestate.
Stephanie Brigden, direttore di Free Tibet, ha così dichiarato: “Sappiamo che gli eventi sono ancora in corso e che la gente è terrorizzata”. “A partire dalla prima auto immolazione, lo scorso mese di marzo 2011, le forze di sicurezza cinesi, inclusi reparti paramilitari e dell’esercito, presidiano in forze il territorio e la popolazione locale è spaventata perché non sa cosa potrà succedere”.
Non sono al momento arrivate notizie riguardanti il sedicesimo martire tibetano, il quarto nell’arco dell’ultima settimana. Si sa soltanto che è un laico e che, dopo essersi dato fuoco, è stato picchiato dalla polizia. Non si conosce se in quel momento fosse già deceduto ma le ultime agenzie danno per certa la sua morte.
Fonti: Free Tibet – International Tibet Network
Ngaba falls into deeper turmoil; Another self-immolation and shootouts reported
Phayul[Saturday, January 14, 2012 22:15]
DHARAMSHALA, January 14: In reports coming out of Tibet, a self-immolation by a Tibetan layman earlier today in Ngaba, eastern Tibet, has triggered a mass demonstration resulting in the death of one woman due to bullet wounds.
The self-immolation, the 16th since March last year, occurred at around 1.30 pm Tibet time in the distraught Ngaba region. Currently, there are not many details available on the Tibetan man but he is believed to be dead.
According to reports, Chinese security personnel arrived at the scene of the self-immolation and severely beat the Tibetan layman while putting off the flame. As the Chinese security personnel started to take away the man, who was believed to be dead by then, local Tibetans angered with the Chinese authorities, reportedly gathered at the site and demanded the body to be handed over to them.
In the ensuing impromptu mass protest, Chinese security personnel fired on the crowd and used teargas. One elderly Tibetan woman has been confirmed dead as result of the firing. However, other sources indicate that the number of dead could be much more.
In a release, Free Tibet quoted an eyewitness as describing the situation as “terrifying” and that people were being “beaten” while “numerous people have been detained”.
The Dharamshala based Central Tibetan Administration in a release today condemned the “use of violence against civilians” and appealed the international community to “intervene so as to restrain the Chinese government from further use of violence”.
“The People’s Republic of China’s government must take full responsibility for these cases of self-immolation. It is within its power to end these unfortunate incidents by adopting liberal policies for Tibet and Tibetan people,” the CTA said.
The Ngaba region in Tibet, seat of the besieged Kirti monastery has seen 11 Tibetans – monks, nuns, and laymen – set their bodies on fire since March last year.
This year alone, four Tibetans have died after setting themselves ablaze protesting China’s continued occupation of Tibet and demanding the return of the Dalai Lama from exile.
China announces $119 million in aid to Nepal
Phayul[Sunday, January 15, 2012 22:58]
DHARAMSHALA, January 15: In his five-hour long stop over in Nepal on Saturday, Chinese Premiere Wen Jiabao gave Nepal a late new year gift worth $119 million in aid.
The meeting, which is being hailed as a “milestone,” taking Nepal-China relations to “new height”, was announced only hours before Wen’s actual arrival and mostly remained out of bounds for the media.
Wen held talks with Nepal's Prime Minister Dr. Baburam Bhattarai and met with Nepalese President Ram Baran Yadav, Sushil Koirala of the Nepali Congress and Pushpa Kamal Dahal of the Communist Party of Nepal (Maoist).
In a joint statement issued by the two sides after the meeting, Nepal renewed its commitment to one-China policy while re-affirming that it will not allow anti-China activities on its soil.
“The Nepalese side reiterated that there is only one China in the world, and the Government of the People's Republic of China is the sole legal government representing the whole of China,” the statement read.
“Both Taiwan and Tibet are integral parts of the Chinese territory”.
The statement went on to say the Nepalese side “does not allow any forces to use Nepalese territory for any anti-China or separatist activities” while noting the Chinese “highly appreciated the position of the Nepalese side”.
Nepal, which is home to a large number of Tibetan refugees, has severely clamped down on the freedom and rights of the Tibetans, even shutting down their main representative office in the capital.
Tirtha Wagle, the Nepalese foreign ministry spokesman, said the countries signed agreements under which Beijing will provide economic and technical assistance and strengthen Nepal's police.
Announcing the year 2012 as "Nepal-China Year of Friendly Exchanges", the two sides signed eight agreements on infrastructure development, which includes upgrading and expansion of existing Ring Road of Kathmandu and the construction of Pokhara International Airport.
The two sides also agreed to “deepen cooperation” on border management and law-enforcement capacity-building, in order to “uphold peace and stability of China-Nepal border areas”.
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YESHE.
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— Mondo
Cinesi a Kathmandu
di Matteo Miele, Royal University of Bhutan
La visita di Wen Jiabao in Nepal e le difficoltà della Cina di comportarsi come una grande potenza internazionale, ora che lo è
16 gennaio 2012
www.ilpost.it/2012/01/16/nepal-cina/
La diplomazia cinese si muove da anni a colpi di milioni. Sottile paradosso della storia per un paese che quando era “al centro del mondo” faceva pagare il tributo agli altri. Cambiano i tempi, i metodi e le insegne, ma non la vocazione imperiale del più popoloso paese della terra.
La visita in Nepal di Wen Jiabao, primo ministro della Repubblica Popolare Cinese, è passata quasi inosservata dall’informazione europea, come la cortesia di un vicino. Poche ore, prima di proseguire per il Medio Oriente, e con circa 135 milioni di dollari donati da Pechino a Kathmandu. Così ieri il primo ministro nepalese Baburam Bhattarai, maoista, secondo quanto riportato dal Telegraph Nepal, ha detto di non essere un leader pro-India e che il suo paese non dovrà più avere la funzione di Stato-cuscinetto, ma di ponte tra le due potenze asiatiche. Formule politiche che in realtà segnalano ancora una volta il tentativo cinese di limitare lo spazio geopolitico dell’India nell’Asia del Sud.
Chiariamo che storicamente il Nepal, dal XVIII secolo, fu uno Stato vassallo dell’Impero Celeste, fin da quando la dinastia mancese dei Qing era andata a fermare le incursioni nepalesi in Tibet. Dunque, nella logica politica contemporanea di Pechino, anche il paese himalayano è parte dell’eredità imperiale. Il Nepal però è in primo luogo un paese profondamente legato all’India, con la quale condivide il patrimonio culturale, sociale e religioso. Fino a pochi anni fa era l’ultima monarchia induista sul pianeta, e induista è la grande maggioranza della popolazione. La lingua, il nepali, è molto simile all’hindi e diversi milioni di indiani sono di etnia nepalese.
Dunque il gioco di Pechino si complica. La dirigenza maoista nepalese può accettare con piacere i milioni che il potente vicino è venuto a portare. Lo stesso fanno i dittatori africani o qualcun altro nel Pacifico del Sud. Il problema della Cina Popolare rimane però la sua incapacità di fornire al mondo, al di là dei soldi, un modello culturale valido e credibile, capace di collocarla davvero al centro di un rinnovato sistema geopolitico, al contrario di ciò che aveva fatto per secoli per il resto dell’Asia orientale. L’India ha invece il merito di essere la più grande democrazia del mondo, continuatrice, senza traumi rivoluzionari, di una civiltà millenaria ed anche erede di un Raj britannico che ha lasciato al paese un modello politico e giuridico in grado di porla come supporto dei processi di democratizzazione in Asia, come dimostrato recentemente dalla Birmania e dal Bhutan, seppure in un ambito geopolitico ancora inevitabilmente più circoscritto.
La Cina Popolare invece, al di là del proprio ruolo economico, non riesce a muoversi in una dimensione di responsabilità internazionale a livello mondiale. Dietro una pretesa ricerca dell’armonia (magari a volte anche in buona fede), vi sono coperture di dittature, con il rischio concreto del proliferarsi di regimi autoritari supportati da una Cina che pretende dai propri interlocutori soltanto il riconoscimento di Pechino, invece che di Taipei, e la totale non ingerenza su quelli che il regime comunista definisce “affari interni”.
La partita a scacchi nel Subcontinente e nel Sud-Est asiatico tra Pechino e Nuova Delhi è dunque in primo luogo il confronto tra due idee di Asia e di potenza che l’Occidente dovrà imparare ad interpretare.
Now a rail link from Lhasa to Kathmandu in the offing
Phayul[Monday, January 16, 2012 23:43]
www.phayul.com/news/article.aspx?id...+in+the+offing#
Chinese Premier Wen Jiabao (L) shakes hands with Nepalese Prime Minister Babu Ram Bhattarai at the Tribhuvan International Airport in Katmandu, Saturday, January 14, 2012. (Photo/AP/Binod Joshi)DHARAMSHALA, January 16: China has reportedly responded positively to plans of extending its railway line right across the Himalayas, from Tibet’ capital city of Lhasa to the Nepalese capital city of Kathmandu.
According to media reports, the rail link could be further extended to Lord Buddha's birthplace Lumbini, located close to the Indo-Nepal border.
In reports carried by PTI, Chinese Premier Wen Jiabao, during a meeting with his Nepalese counterpart Baburam Bhattarai on Saturday, said Beijing would consider Nepal's request for a railway line from Tibet as a "serious matter".
Nepalese Deputy Premier Narayan Kaji Shrestha said Wen was requested to extend the Chinese rail network up to Kathmandu and also build a domestic railway line within Nepal to connect Lumbini.
"As China has already formulated a plan to extend its railway line up to China-Nepal border, there is the possibility of extending it within the Nepalese land as per the request made by the Nepal government and we will consider this as a serious matter," Wen was quoted as saying by Shrestha.
Meanwhile, Prime Minister Baburam Bhattarai on Sunday tried to justify his government’s decision to keep the visit of Premier Wen under wraps until the very last minute, saying that the measure was taken to fend off possible protests from Tibetan refugees.
“The visit was not announced, [fearing] as the Tibetan activities have intensified recently. This should not be taken otherwise,” the prime minister was quoted as saying by Nepali news portal Republica.
Speaking at his official residence Prime Minister Bhattarai also disclosed that the Chinese side had “suggested” against announcing Wen´s visit in advance.
Apparently, only “two ministers and four government secretaries” were kept in the loop of Wen’s visit. Information on the visit itself was given to the Nepali government only on Thursday morning, some 48 hours before Wen’s actual arrival.
Wen made a short stopover in Nepal on Saturday en route to a six-day visit to three Gulf nations. The premier was scheduled to visit Nepal on December 20 last year on a three-day visit but “unilaterally” postponed his much anticipated visit sine die at the eleventh hour.
Self-immolation sign of sustained discontent and desperation,’ says German Human Rights Commissioner
Phayul[Tuesday, January 17, 2012 10:35]
DHARAMSHALA, January 16: The German Federal Government Commissioner for Human Rights Policy and Humanitarian Aid, Markus Löning has called for an end to the repressive political environment in Tibet saying that further repression will fail to reduce the despair of the Tibetan people.
"The Chinese government should work toward creating a political environment that will relax the tensions in the Tibetan region," Löning said last week.
The German Human Rights Commissioner was speaking to representatives of the Tibet Initiative Deutschland (TID) in Berlin.
Löning said that the recent wave of self-immolations in Tibet "is an expression of the sustained discontent and desperation of the Tibetan people in China."
In the past 11 months, 16 Tibetans have set their bodies on fire demanding the return of the Tibetan spiritual leader His Holiness the Dalai Lama from exile and protesting China’s continued occupation of Tibet.
The most recent case of self-immolation that occurred on January 14 in the besieged Ngaba region of eastern Tibet, which alone has seen 11 Tibetans set themselves ablaze, sparked an impromptu demonstration by over 700 Tibetans. Chinese security forces fired live ammunition on the crowd killing an elderly Tibetan woman. The casualties are believed to be much higher.
In a release, TID said that representatives of the organisation met with the Human Rights Commissioner Löning to deliver 19,245 signatures demanding the immediate release of political prisoners in Tibet.
"The repression taking place in monasteries and the persecution of intellectuals demonstrate that the Chinese leadership is pursuing the systematic destruction of Tibetan identity," the Chairman of TID, Wolfgang Grader said.
In 2010, Löning had met with Lhamo Tso, the wife of the imprisoned filmmaker Dhondup Wangchen during her Europe tour to garner support for her husband’s release.
www.phayul.com/news/article.aspx?id...ts+Commissioner
India-China resume border talks; Tibetans cry foul
Phayul[Monday, January 16, 2012 23:30]
www.phayul.com/news/article.aspx?id...betans+cry+foul
National security advisor Shivshankar Menon(R) greets Chinese state councillor Dai Bingguo in New Delhi. (Photo/HT/Sunil Saxena)DHARAMSHALA, January 16: India and China resumed their long drawn out border talks Monday in the Indian capital New Delhi after it hit a roadblock late last year.
The 15th round of special border talks scheduled in November had to be cancelled after China demanded India scrap an international religious gathering where the Tibetan spiritual leader His Holiness the Dalai Lama was to give a valedictory speech.
More diplomatic hurdles stemmed recently when China denied visa to an Indian military officer who was a member of the Indian military delegation to China, on grounds that he was from Arunachal Pradesh, the Indian state claimed by China. India reacted by scaling down its delegation by half to 15.
Arriving Sunday for the two day border talks, China’s State Councilor and special representative Dai Bingguo tried to set out a conciliatory tone in an article published in an Indian daily.
"While working hard to develop itself, China is fully committed to developing long-term friendship and cooperation with India," Dai wrote in The Hindu newspaper on Monday.
"There does not exist such a thing as China's attempt to 'attack India' or 'suppress India's development'," he added.
However, Tibetans, who have historically shared a peaceful border with India for centuries, expressed their reservations about the Sino-Indian endeavours.
"The so-called border between India and China came into existence in 1959, only after the invading Chinese army occupied Tibet,” Tsering a Tibetan college student in New Delhi told Phayul. “We, Tibetans would like to once again remind both India and China that any talk on the Indo-Tibet border without Tibet’s participation is illegal and a farce.”
In an article on the ongoing talks, C Raja Mohan, senior fellow at the Centre for Policy Research, Delhi, pointed out that the territorial dispute between India and China is “inextricably intertwined with the Tibet question.”
“While there are profound sensitivities on the issue, Delhi and Beijing understand that the territorial dispute is inextricably intertwined with the Tibet question,” Raja wrote in the Indian Express Monday.
“Opening a quiet Sino-Indian conversation on Tibet and expanding positive engagement on the Tibetan frontier, then, makes practical sense for Delhi and Beijing,” he added.
India and China occupied Tibet share a 3488 km long disputed border which was the cause of a short but bloody war in 1962. Since then, the two Asian giants have shared uneasy military ties with a series of border talks failing to yield much result.
The 15th round of the cross-border talks will last two days and is. -
YESHE.
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È UN RAGAZZO DI 21 ANNI IL TIBETANO IMMOLATOSI IL 14 GENNAIO
Dharamsala, 17 gennaio 2012. È un ragazzo di 21 anni, Lobsang Jamyang, il tibetano che sabato 14 gennaio si è dato fuoco a Ngaba, l’ormai tristemente nota cittadina della prefettura autonoma di Qiang, nella provincia del Sichuan. Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto che Lobsang, in una strada nelle vicinanze del monastero di Kirti, ha gridato “Possa il Dalai Lama vivere almeno mille anni” e altri slogan prima di essere avvolto dalle fiamme. Secondo alcuni testimoni oculari ha continuato fino all’ultimo a camminare e gridare (nella foto è ritratto Sonam Wangyal Rinpoche, deceduto il giorno 8 gennaio).
Funzionari dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza e della Polizia Armata del Popolo lo hanno circondato e hanno fatto uso di bastoni di ferro e catene per tenere lontana la folla – almeno 700 persone - che si era immediatamente radunata attorno al corpo in fiamme. Una donna di circa quarant’anni, colpita ad un occhio da un colpo di catena, è deceduta. Dieci tibetani sono stati arrestati e si ha notizia di numerosi feriti.
Lobsang Jamyang è morto all’istante. La polizia ha preso il suo corpo e non è dato sapere dove lo abbia portato. Lobsang era nato ad Aduk, un villaggio nelle vicinanze di Ngaba, dove aveva frequentato le scuole prima di entrare per un breve periodo nel locale monastero. In un comunicato, l’Amministrazione Centrale Tibetana condanna l’uso della violenza contro i civili e si appella alla comunità internazionale affinché intervenga per impedire al governo cinese di proseguire nell’uso della forza. Si appella inoltre alle Nazioni Unite e ai liberi intellettuali cinesi affinché chiedano a Pechino di consentire ad osservatori indipendenti di recarsi in loco per verificare personalmente la situazione. “Il governo della Repubblica Cinese ha la totale responsabilità di questi casi di auto immolazione ed è in suo potere porre fine a questi tragici avvenimenti adottando politiche liberali nei confronti del Tibet e del popolo tibetano”.
Migliaia di tibetani hanno preso parte al funerale di Sonam Wangyal Rinpoche – conosciuto come Sopa (nella foto) – il primo lama reincarnato morto il giorno 8 gennaio dopo essersi dato fuoco. La scrittrice e blogger tibetana Woeser ha riferito che i tibetani dell’Amdo Golok e delle vicine regioni del Qinghai, Gansu e Sichuan hanno pianto il venerato Maestro. Dopo i funerali, centinaia di tibetani hanno inscenato pacifiche dimostrazioni portando fotografie del Dalai Lama, invocandone il ritorno e chiedendo libertà per il Tibet.
Fonti: Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia - Phayul
Human rights situation ‘getting worse’ in China says US ambassador
Phayul[Thursday, January 19, 2012 02:45]
DHARAMSHALA, January 19: Drawing sharp reactions from Beijing, the US ambassador to China, Gary Locke has said that the communist nation’s human rights record was deteriorating.
"The human rights climate has always ebbed and flowed in China, up and down, but we seem to be in a down period and it's getting worse," Ambassador Gary Locke told interviewer Charlie Rose on US public television earlier this week.
The timing of Ambassador Locke’s comments is being considered critical as it comes days after the 17th Tibetan self-immolated protesting China’s rule over Tibet and weeks before China’s heir apparent Vice President Xi Jinping is scheduled to visit America. In fact, the ambassador was in Washington to hold discussions ahead of Xi’s visit.
Ambassador Locke said that the increasing detentions of democracy activists, dissidents, and lawyers in China, following the “Arab Spring” were clear pointers at the threat the country’s communist leaders felt from mass pro-democracy uprisings.
"The Chinese leaders are very fearful of something similar happening within China," Locke said.
"So there's been a significant crackdown on dissension, political discussion, even the rights and the activities of lawyers who advocate on behalf of people who have been poisoned from tainted food and medicines."
Before his appointment in July last year, Ambassador Locke, appearing before the US Senate confirmation hearing had said he will “work closely with the Special Coordinator for Tibetan Issues and her office to ensure that Tibetan issues are raised frequently and candidly with China's leaders”.
“If confirmed, in consultation with the Special Coordinator, I will support further dialogue between China and the representatives of the Dalai Lama to resolve concerns and differences, including the preservation of the religious, linguistic and cultural identity of the Tibetan people,” Ambassador Locke had stated.
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18 gennaio 2012
I tibetani non vogliono festeggiare il capodanno in memoria degli immolati, e le autorità cinesi tentano di corromperli con soldi
Il governo cinese sta cercando di corrompere i tibetani che vivono all’interno del Tibet per indurli a celebrare il prossimo capodanno tibetano, il “Losar”, contro la loro volontà. Secondo quanto riferisce il sito Phayul, il governo sta distribuendo a tal fine a ciascuna famiglia tibetana 500 yuan (poco più di 50 euro), e 200 yuan a chi vive da solo. A seguito dell’ondata di immolazioni che si sono verificate negli ultimi 11 mesi soprattutto nella zona orientale del Tibet, la popolazione locale non intende celebrare il nuovo anno. Il popolo vede la rinuncia ai festeggiamenti come un gesto di solidarietà e di rispetto per quanti negli ultimi mesi hanno perso la vita o la libertà in nome della causa tibetana. Ma le autorità cinesi vogliono invece, con i soldi e regali, convincere i tibetani a festeggiare per tagliare con la questione delle immolazioni e mostrare un luogo dove regna la felicità. Il Congresso dei giovani tibetani, il più grande gruppo pro-indipendenza in esilio, a novembre ha invitato i tibetani a non festeggiare il Losar e a destinare le somme normalmente spese per la celebrazione dell’evento all’amministrazione centrale tibetana con sede a Dharamsala, in India (dove vive anche il Dalai Lama, in esilio). Secondo Phayul, a seguito anche di tali indicazioni, il 99% della popolazione quest’anno non intenderebbe festeggiare il capodanno ma alcuni finiranno comunque col farlo in quanto temono che il non festeggiare possa avere un peso politico, urtando le autorità cinesi ed esponendoli ad eventuali reazioni negative da parte di queste. Il Losar celebra i quindici giorni nei quali il Buddha mostrò quindici miracoli, uno al giorno, per aumentare i meriti e rafforzare la fede nei suoi discepoli. Cade i primi quindici giorni del primo mese dell’anno secondo il calendario lunare tibetano.
http://partecinesepartenopeo.wordpress.com/
http://www.phayul.com/news/article.aspx?id...8Losar%e2%80%99. -
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China cuts off Tibet from the world
Phayul[Friday, January 20, 2012 03:57]
http://www.phayul.com/news/article.aspx?id...from+the+world#
DHARAMSHALA, January 20: Tibet will be facing yet another cut-off from the outside world beginning mid-February through March, according to reports.
The ban encompasses two important events; the Tibetan New Year from February 22-24 and the Tibetan national uprising day commemorated on March 10. Three years ago, demonstrations on March 10, 2008 had led to the biggest ever pan-Tibet uprisings seen for many decades.
AP, in a report, has quoted travel agents in Lhasa, the capital city of Tibet as confirming the ban, Thursday.
The timing of the ban has greater political implications this year as Tibetans in Tibet, as well in exile, have called for a boycott of the new year celebrations in a show of respect and solidarity with Tibetans who have self-immolated in Tibet. In the past 11 months, 16 Tibetans have set their bodies on fire demanding the return of the Dalai Lama from exile and protesting China’s occupation of Tibet.
Recent reports suggested that Chinese government officials in eastern Tibet were “coaxing Tibetans with money and gifts” to celebrate the new year.
The report noted that travel agencies were informed of the ban on foreign travellers from February 20 to March 30 by the government's tourist administration in Lhasa.
"We haven't seen a written notice, but it's the same as previous bans. We were not told about the reasons, but it's probably because of the Tibetan new year," AP quoted a travel agent in Lhasa as saying.
“Chinese officials often issue orders regarding sensitive political issues only verbally to allow deniability and maintain the impression of control,” the report said.
Last year, a ban on foreigners was announced during the same period, but government officials cited cold weather and overbooking of hotels as reasons for the ban.
For a second time in 2011, Chinese authorities again banned foreigners as well as Chinese scholars and Tibetans from neighbouring provinces from visiting the ‘TAR’ ahead of politically sensitive celebrations in July.
The restive traditionally Tibetan areas outside the ‘TAR’ where most of the self-immolations have taken place have remained closed to outsiders for months amidst massive security presence.
China to again close Tibet during sensitive period
By CHRISTOPHER BODEEN, Associated Press – 1 day ago
BEIJING (AP) — For a fifth straight year, China plans to close Tibet to foreign travelers during a sensitive period starting in mid-February, travel agents said Thursday.
Agent Yu Zhi of the Lhasa Youth Tourist Agency said Thursday the government's tourist administration in Tibet's capital had informed agents that foreign travelers would be banned from Feb. 20 to March 30.
Another agent with the China International Travel Agency in Lhasa, who wouldn't give her name, said she'd been told the ban would end March 20.The periodic closure of the Himalayan region encompasses the Feb. 22-24 Tibetan new year festival of Losar as well as the anniversary of a deadly anti-government riot among Tibetans on March 14, 2008.Tensions are especially high this year following the self-immolations of at least 16 Buddhist monks, nuns and other Tibetans. Most have chanted for Tibetan freedom and the return of their spiritual leader, the Dalai Lama, who fled to India amid an abortive uprising against Chinese rule in 1959.While authorities have never explained the rational behind the annual closure, it's seen as a standard measure based on the assumption that outsiders could either inspire or witness renewed anti-government protests or other conflicts."We haven't seen a written notice, but it's the same as previous bans. We were not told about the reasons, but it's probably because of the Tibetan new year," said Yu, the Lhasa agent.In addition to the coming closure of Tibet proper, traditionally Tibetan areas of Sichuan province and other parts of western China where most of the self-immolations have taken place have been closed to outsiders for months amid a massive security presence.A clerk with the Lhasa Tourist Bureau denied there was a ban, but declined give her name. Chinese officials often issue orders regarding sensitive political issues only verbally to allow deniability and maintain the impression of control.Although Chinese citizens are generally exempt from such closure orders, they have dented China's hopes to develop tourism into a major economic driver in one of the country's poorest regions. Many Tibetans resent Beijing's heavy-handed rule and large-scale migration of China's ethnic Han majority to the Himalayan region. While China claims Tibet has been under its rule for centuries, many Tibetans say the region was functionally independent for most of that time.
Copyright © 2012 The Associated Press. All rights reserved.
Human rights situation ‘getting worse’ in China, says US ambassador
Phayul[Thursday, January 19, 2012 02:45]
DHARAMSHALA, January 19: Drawing sharp reactions from Beijing, the US ambassador to China, Gary Locke has said that the communist nation’s human rights record was deteriorating.
"The human rights climate has always ebbed and flowed in China, up and down, but we seem to be in a down period and it's getting worse," Ambassador Gary Locke told interviewer Charlie Rose on US public television earlier this week.The timing of Ambassador Locke’s comments is being considered critical as it comes days after the 17th Tibetan self-immolated protesting China’s rule over Tibet and weeks before China’s heir apparent Vice President Xi Jinping is scheduled to visit America. In fact, the ambassador was in Washington to hold discussions ahead of Xi’s visit.Ambassador Locke said that the increasing detentions of democracy activists, dissidents, and lawyers in China, following the “Arab Spring” were clear pointers at the threat the country’s communist leaders felt from mass pro-democracy uprisings.
"The Chinese leaders are very fearful of something similar happening within China," Locke said.
"So there's been a significant crackdown on dissension, political discussion, even the rights and the activities of lawyers who advocate on behalf of people who have been poisoned from tainted food and medicines."
Before his appointment in July last year, Ambassador Locke, appearing before the US Senate confirmation hearing had said he will “work closely with the Special Coordinator for Tibetan Issues and her office to ensure that Tibetan issues are raised frequently and candidly with China's leaders”. “If confirmed, in consultation with the Special Coordinator, I will support further dialogue between China and the representatives of the Dalai Lama to resolve concerns and differences, including the preservation of the religious, linguistic and cultural identity of the Tibetan people,” Ambassador Locke had stated.
China opposes politicians contacting Dalai Lama
2012-Jan-19 Thu
China is, without exception, against the Dalai Lama's activities in the international arena, a Foreign Ministry spokesman said Wednesday.China also opposes contact between political figures, official representatives of relevant countries and the Dalai Lama under any form or excuse, said the spokesman Liu Weimin at a regular press briefing.Liu made the remarks when asked to comment on the Dalai Lama's so-called "non-political" visit to Britain in June.The Dalai Lama has never simply been a "religious person," but the general head of a political bloc which is organized with guiding principles and has carried out separatist activities against China, Liu said.
Liability:Catherine Liu
Source:xinhua
2 December 2011
The following photographs were published on 2 December 2011 by the Chinese language website Boxun.com, based in the USA.
Boxun says that the photos were leaked and are taken in the Tibetan areas of Sichuan Province. Kandze Autonomous Prefecture and Ngaba Autonomous Prefecture comprise the Tibetan area of Sichuan. Boxun provides no more information about the locations. It says that some photos were taken in April 2008.
Free Tibet can confirm that Photos 6,7 and 8 were taken in Ngaba; we are unable to confirm the date of the photographs or the locations depicted in the other photographs.
The paramilitary People's Armed Police (in green) and the Special Branch of the People's Armed Police (in blue) can be seen in the photographs.
http://boxun.com/news/gb/china/2011/12/201112021216.shtml
www.freetibet.org/campaigns.