Bonno soku bodai

Per comprendere l'insegnamento di Nichiren.

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  1. Aquilapicco
     
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    I desideri sono Illuminazione (bonno soku bodai)

    Bonno=illusioni, desideri terreni, soku è la trasformazione dei desideri individuali in illuminazione (bodai). «Soku è Nam-myoho-renge-kyo», afferma Nichiren Daishonin.


    Avere o essere?
    Le persone che incontrano il Buddismo di Nichiren Daishonin per la prima volta sono spesso sorprese dalla posizione che assume verso i desideri. Per molti, il Buddismo è associato all’ascetismo, e di certo ci sono molte scuole e tradizioni che sottolineano la necessità di eliminare i desideri e liberarsi da tutti gli attaccamenti. Inutile dire che una vita dominata dai desideri è infelice. Nelle scritture buddiste, un tale modo di vivere è simboleggiato da “demoni affamati” con teste gigantesche ed enormi bocche, ma gole strette che rendono impossibile la vera soddisfazione. Il deliberato orrore di queste immagini è nato dal bisogno del Budda Shakyamuni di scuotere le persone dal loro attaccamento alle cose – inclusa la propria esistenza fisica – dall’illusione che siano la causa della felicità.

    Desiderio motore di sviluppo
    Il termine giapponese bonno viene tradotto con l’espressione “desideri terreni”, tuttavia, dal momento che questi includono l’odio, l’arroganza, la diffidenza e la paura sarebbe forse più appropriato parlare di ‘impulsi illusori’. Ma i bonno possono essere eliminati? Gli attaccamenti dopo tutto sono sentimenti umani, e i desideri sono un aspetto della vita indispensabile. Per esempio, il desiderio di proteggere se stessi e i propri cari ha ispirato una vasta gamma di miglioramenti sociali e il desiderio di comprendere il ruolo dell’umanità nel cosmo ha guidato allo sviluppo della filosofia, della letteratura e del pensiero religioso. In questo senso, eliminare i desideri non è possibile e nemmeno, di fatto, desiderabile. Se si fosse completamente liberi dal desiderio, si finirebbe per minare la propria voglia di vivere sia individuale che collettiva.

    La trasformazione
    Gli insegnamenti di Nichiren quindi sottolineano la trasformazione, ed è questo il significato approssimativo del termine soku, piuttosto che la soppressione dei desideri. I desideri e gli attaccamenti sono visti come il combustibile della ricerca dell’Illuminazione: «Ora quando Nichiren e i suoi discepoli recitano Namu-myoho-renge-kyo […] bruciano la legna da ardere dei desideri terreni e contemplano il fuoco della saggezza illuminata davanti ai loro occhi» (GZ, 710). È dello stesso tenore l’affermazione del sutra Fugen (Rispetto Universale): «Anche senza annullare i desideri terreni o eliminare i cinque desideri, si possono purificare tutti i sensi e sradicare tutte le colpe» (SND, 4, 145). L’approccio di Nichiren ha l’effetto di rendere il Buddismo praticabile da tutti, anche da chi invece di ritirarsi in meditazione desidera continuare ad avere un ruolo attivo nel mondo. Le aspirazioni, i sogni e le frustrazioni della vita quotidiana secondo Nichiren sono il “carburante” del processo di Illuminazione. Per chi vive in realtà stressanti e sempre mutevoli, i problemi non sono più ostacoli ma stimoli per la pratica buddista, più efficaci di un obiettivo astratto di ”Illuminazione” che si raggiunge attraverso il distacco da tutti i desideri e attaccamenti. Superare i problemi, realizzare sogni e obiettivi a lungo serbati nel cuore, questo è il tipo di vita quotidiana da cui deriva il senso di realizzazione e di felicità. È importante non separarsi dagli attaccamenti ma comprenderli e, in definitiva, servirsene.

    Benefici esteriori, cambiamenti interiori
    Spesso le esperienze di fede dei membri della SGI descrivono eventi e cambiamenti che di primo acchito sembrano concentrati sulla parte esteriore e materiale della vita. Ma tali “benefici” sono solo una parte della storia. Il Buddismo divide i benefici della pratica in cospicui e incospicui. Un nuovo lavoro, la guarigione da una malattia, un matrimonio riuscito e così via, non sono separati da un profondo e spesso scrupoloso processo di riflessione su se stessi e di trasformazione interiore. Attraverso la pratica buddista, anche l’impulso più banale e illusorio può essere trasformato in qualcosa di più ampio e più nobile e i desideri, da incentrati su se stessi, si sviluppano abbastanza naturalmente in desideri più ampi che comprendono anche la propria famiglia, gli amici, la comunità e infine, il mondo intero.

    da Il Nuovo Rinascimento n.283 1 giugno 2003
     
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