Buddhismo e Fisica Quantistica

Il paradigma olotropico

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    assolutamente condivisibile...

    CITAZIONE (Dafne87 @ 24/10/2014, 20:28) 
    Io dico di tenere lontano Scienza dal proprio credo personale...

    Porta pazienza, a me piace mischiarli. Poi come dicevo c'e' chi cerca di farlo in modo serio, un altro esempio potrebbe essere:

    Matthieu Ricard, Trinh Xuan Thuan, "The Quantum and the Lotus: A Journey to the Frontiers Where Science and Buddhism Meet"

    www.amazon.com/The-Quantum-Lotus-Fr...m/dp/1400080797
    CITAZIONE
    "Matthieu Ricard trained as a molecular biologist, working in the lab of a Nobel prize—winning scientist, but when he read some Buddhist philosophy, he became drawn to Buddhism. Eventually he left his life in science to study with Tibetan teachers, and he is now a Buddhist monk and translator for the Dalai Lama, living in the Shechen monastery near Kathmandu in Nepal. Trinh Thuan was born into a Buddhist family in Vietnam but became intrigued by the explosion of discoveries in astronomy during the 1960s. He made his way to the prestigious California Institute of Technology to study with some of the biggest names in the field and is now an acclaimed astrophysicist and specialist on how the galaxies formed.

    When Matthieu Ricard and Trinh Thuan met at an academic conference in the summer of 1997, they began discussing the many remarkable connections between the teachings of Buddhism and the findings of recent science. That conversation grew into an astonishing correspondence exploring a series of fascinating questions. Did the universe have a beginning? Or is our universe one in a series of infinite universes with no end and no beginning? Is the concept of a beginning of time fundamentally flawed? Might our perception of time in fact be an illusion, a phenomenon created in our brains that has no ultimate reality? Is the stunning fine-tuning of the universe, which has produced just the right conditions for life to evolve, a sign that a “principle of creation” is at work in our world? If such a principle of creation undergirds the workings of the universe, what does that tell us about whether or not there is a divine Creator? How does the radical interpretation of reality offered by quantum physics conform to and yet differ from the Buddhist conception of reality? What is consciousness and how did it evolve? Can consciousness exist apart from a brain generating it?

    The stimulating journey of discovery the authors traveled in their discussions is re-created beautifully in The Quantum and the Lotus, written in the style of a lively dialogue between friends. Both the fundamental teachings of Buddhism and the discoveries of contemporary science are introduced with great clarity, and the reader will be profoundly impressed by the many correspondences between the two streams of thought and revelation. Through the course of their dialogue, the authors reach a remarkable meeting of minds, ultimately offering a vital new understanding of the many ways in which science and Buddhism confirm and complement each other and of the ways in which, as Matthieu Ricard writes, “knowledge of our spirits and knowledge of the world are mutually enlightening and empowering.”

    “The Quantum and the Lotus is a mind-expanding, eye-opening exploration of the exciting parallels between cutting-edge thinking in physics and Buddhism–a scintillating conversation any thinking person would delight in overhearing.” —Daniel Goleman, author of Emotional Intelligence

    “The Quantum and the Lotus is the rich and inspiring result of a deeply interesting dialogue between Western science and Buddhist philosophy. This remarkable book will contribute greatly to a better understanding of the true nature of our world and the way we live our lives.” —His Holiness the Dalai Lama"

    Capisco che sia "mission impossible" per religioni dogmatiche/basate su divinità (come il Cattolicesmo), ma per il Buddhismo, così empirico, a mio parere interessanti punti di contatto si possono trovare.

    Comunque per me è poco più di un gioco, basta dire energia (ad es. l'energia psico-fisica necessaria per entrare nei Jhana) e poi ci costruisci un mondo, se dici energia poi iniziare a parlare di cinetica, di potenziate, di resistenza (le hindrances?), etc..
    O quando parlando di karma ho iniziato a dire che si propaga nello spazio e nel tempo, associandogli poi un comportamento ondulatorio, delle onde che si propagano e da lì sono nati i campi karmici :woot:

    Gioco, traslo i modelli... una stupidaggine? Probabile... ma ho l'impressione che mi sia di aiuto per comprende/cercare di comprende e formulare ipotesi su come certi meccanismi potrebbero funzionare.
     
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  2. El Cacique
     
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    Come è stato più volte scritto nei vari post, abbiamo a che fare non con la realtà ma con modelli di realtà. A questo proposito trovo interessante questa riflessione (tratta dal Forum Montesion, 2005) di Paolo Lucarelli che oltre ad essere alchimista era anche fisico.
    Scrive Lucarelli:

    <<< MODELLI
    Tra gli strumenti che utilizzano i fisici teorici, i più interessanti e potenti sono sicuramente i cosiddetti modelli. Un modello è una rappresentazione del frammento di realtà posto sotto esame che deve possedere alcune caratteristiche. Innanzitutto deve corrispondere ai fenomeni rilevati. In secondo luogo deve essere il più semplice possibile, e anche intuitivo io aggiungerei. Infine deve essere fecondo, cioè deve permettere di costruire degli ampliamenti della teoria e quindi dei nuovi esperimenti. Invece NON deve in nessun modo corrispondere alla realtà effettiva (se accade, ma non è mai successo, è un valore aggiunto, ma non essenziale): un famoso esempio è il modello dell’atomo, costruito ai primi del novecento, che lo rappresentava come un piccolo sistema solare, con un nucleo e gli elettroni che vi giravano in tondo come pianetini. Utile per un certo periodo, sinché non si è scontrato con tali e tanti fenomeni diversi che ha dovuto essere abbandonato per altri modelli più adeguati. Naturalmente i fisici non hanno mai davvero pensato che un atomo fosse fatto in quel modo, così come non lo hanno pensato dei modelli successivi.
    Ma un modello, lo ripeto, non deve essere VERO, deve essere UTILE.
    È probabile che questo sia già successo in passato, e che molte nostre considerazioni sugli antichi siano viziate dal fatto che non ce ne rendiamo conto. Io non credo, per esempio, che Tolomeo abbia davvero pensato che i suoi cicli ed epicicli esistessero davvero, ma gli permisero di fare dei calcoli e delle previsioni sufficientemente corrette, e questo gli serviva. (Così corrette, che il modello tolemaico continuò ad essere usato per i calcoli anche dopo la nascita di quello copernicano, più semplice, ma all’inizio troppo imperfetto). Gli antichi non erano necessariamente stupidi, e i nostri moderni non sono necessariamente più intelligenti.
    Uno studioso sovietico degli anni ’60 pubblicò un articolo interessante sulla rivista dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, sostenendo che gli alchimisti del medioevo (si riferiva a quelli dell’Occidente) furono i precursori del metodo scientifico. Notava specialmente l’atteggiamento nei riguardi dell’esperimento, ma credo che avrebbe dovuto sottolineare anche l’uso di modelli come una vera anticipazione del metodo scientifico contemporaneo.
    Così i Maestri parlano di ‘‘Antimonio” nel senso di solfuro di antimonio, cioè di stibina: nome che io credo venga dal greco “stimmi” con l’articolo arabo premesso, poi storpiato nelle versioni latine. E si tratta di un “modello” nel senso più proprio del termine.
    Parlano di Antimonio perché avevano rilevato delle curiose analogie tra la loro materia prima e questo corpo: il fatto che si separasse in una parte sulfurea e una che aveva proprietà abbastanza simili a quelle del mercurio volgare, da poter esser definita mercuriale. Il fatto che questa separazione avvenisse mettendo a reagire 2 parti di stibina con 1 di ferro. Il fatto che il regolo, cioè l’antimonio metallico, purificato tre o quattro volte con opportuni fondenti acquisisse in superficie una bella stella. Il fatto che sempre il regolo, come il mercurio degli alchimisti, fosse in grado di “purificare” l’oro dagli elementi estranei, etc. etc.
    Si usò anche il Piombo come modello, cioè la galena in realtà (sempre il solfuro) ma era un modello più imperfetto.
    In altri paesi, vedi la Cina, si scelse il Cinabro, che ha caratteristiche simili, e per di più un colore rossiccio che si avvicina di più a quello della materia.
    E così via. Bisogna dire che questi modelli furono molto “fecondi” perché finirono per dare origine alla fisica e chimica moderne.
    Viene alla mente quello che dice il Cosmopolita:

    «I nostri ingegni sono progrediti a tal punto, specialmente nell’arte filosofica, ossia la pratica della pietra, che ormai siamo giunti quasi alla stessa Iliade. Infatti ora l’arte chimica trova sottigliezze quali gli antichi potrebbero a malapena scoprire, e differisce dall’arte degli antichi filosofi quanto un orologiaio da un semplice fabbro ferraio. Sebbene entrambi trattino il ferro, nessuno dei due conosce i lavori dell’altro anche se sono maestri nella loro arte.
    Se oggi resuscitasse Hermes, il padre dei Filosofi, e Geber dal sottile ingegno con il profondissimo Raimondo Lullo, non sarebbero presi per filosofi ma piuttosto per discepoli dai nostri chimici. Non conoscerebbero tante distillazioni oggi in uso, tante circolazioni, tante calcinazioni e tante altre innumerevoli opere degli artisti che gli uomini di questo secolo hanno trovato ed escogitato dai loro scritti.
    Manca una sola cosa, che si sappia ciò che essi fecero, cioè la pietra dei filosofi ovvero la tintura fisica. Mentre cercavamo quella abbiamo trovato altre cose.»

    Il difetto dei modelli alchemici è che a volte sono così buoni, che qualcuno li scambia per la realtà, come ancora oggi credo che ci siano degli ingenui che pensano che un atomo sia davvero un minuscolo sistema solare.


    [...] tutto ciò che noi chiamiamo “materia” e che cade sotto i nostri sensi ha questa doppia natura. Tutto è “immateriale” e “materiale” in questo senso. Solo la nostra mente, ingannatrice, ci fa credere che non sia così, ma è stata costruita per degli scopi precisi, e l’inganno ha una sua logica.
    Comunque sia chiaro, per non essere tacciati di ignoranza dai fisici: in realtà il fotone, l’elettrone e tutto il resto non sono né onde né corpuscoli. Nessuno sa cosa siano. Non sappiamo nemmeno se esistono. Noi chiamiamo elettrone un insieme di fenomeni correlati, e di volta in volta ci serviamo di modelli diversi per descriverli. Ma nessuno sa se siano e come siano “realmente”, e ai fisici ortodossi non interessa. Non è scopo della fisica scoprire come è fatto il reale, ma solo avere dei modelli previsionali corretti. Sembrerebbe, anzi, che proprio in questa rinuncia stia uno dei motivi di successo della scienza moderna.
    Basti pensare che a voler essere rigorosi, la natura ondulatoria rappresenta non delle onde ma delle probabilità, per capire che qualunque rappresentazione ingenua è destinata a aumentare soltanto l’inganno.
    Comunque se proprio un fisico moderno dovesse cercare il confine tra materiale e immateriale, lo troverebbe senza dubbio nel neutrino, l’unico ente che forse non possiede nemmeno una massa. >>>
     
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  3. El Cacique
     
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    Considerata la vastità e la difficoltà dell'argomento in discussione ne approfitto proponendo parte di un post che ha come oggetto il concetto di 'Forza' per come viene inteso in Fisica. E' tratto dal blog di un fisico e alchimista che lo scorso anno ha organizzato una serie di incontri proprio su Fisica e Alchimia: http://nemocap.wordpress.com/2013/04/22/qu...isica-alchimia/

    <<<<< ... may the Force be with you

    “Che cosa s’intende per influsso dinamico, forza dinamica?

    Noi sappiamo che la nostra terra con una forza misteriosa ed invisibile fa girare intorno a sé la luna in giorni 29 e qualche ora e che la luna, a sua volta, alternativamente, in ore stabilite, determina nei mari settentrionali il flusso e per ugual durata il riflusso (con qualche variazione a luna piena e a luna nuova). Vediamo questi fatti e ne siamo meravigliati, poiché i nostri sensi non percepiscono il perché questo avvenga. Evidentemente questi fenomeni non avvengono per mezzo di strumenti materiali, con disposizioni meccaniche come in opere umane. Così attorno a noi vediamo molti altri fenomeni, quali conseguenza dell’azione di un corpo su un altro, senza che sia riconoscibile coi sensi il rapporto tra causa ed effetto. Solamente l’uomo istruito, avvezzo ai confronti e all’astrazione, può formarsi un’idea astratta, che lo metta nella possibilità di allontanare nel pensiero e nella concezione di tali concetti tutto quanto è materia e meccanica. Egli chiama tali azioni dinamiche, virtuali; ossia avvengono per azione assoluta, specifica, pura (di un corpo su un altro). Per esempio la forza dinamica degli agenti patogeni sull’uomo sano, come la forza dinamica dei medicamenti sul principio vitale per guarire il malato, va concepita non in modo materiale o meccanico, ma come si concepisce la forza di una calamita quando attrae un pezzo di ferro posto ad essa vicino. Si vede che il pezzo di ferro viene attratto da un polo della calamita, ma non si vede come questo avvenga. Questa forza invisibile della calamita, per attrarre il pezzo di ferro, non adopera nessun aiuto meccanico o materiale, nessuno strumento, nessuna leva; essa attrae il ferro ed agisce su esso, o su un’asta di acciaio, anche comunicando in modo dinamico ossia in modo puramente immateriale, invisibile la propria energia – forza magnetica – pure invisibile (dinamica). L’asta di acciaio anche se non è toccata dalla calamita, anche ad una certa distanza da essa, diviene ugualmente magnetica e trasmette dinamicamente a sua volta ad altre aste di acciaio le stesse (proprietà) virtù magnetiche avute prima dalla calamita.” [S. Hahnemann, Organon dell'Arte del guarire]


    Oggi, in tutta probabilità, questa descrizione da parte di Samuel Hahnemann del sistema delle forze verrebbe definita ingenua da un cultore della scienza: e costui avrebbe certamente ragione se volesse spiegare come la scienza di oggi analizza quel particolare sistema proposto dal padre fondatore dell’Omeopatia. Eppure, avrebbe torto: la visione di Hahnemann è tanto coraggiosa quanto antica. È l’eterno problema della Fisica moderna, che si basa su ‘definizioni’ (una sorta di dogmi politically-correct): cosa è una Forza? Risposta: non lo sappiamo. Conosciamo, grazie a papà Newton e a qualche altro che scorrazzava lungo i confini della Conoscenza, che essa sarebbe il prodotto tra la massa e l’accelerazione: nel senso che, se vediamo che un corpo di una certa massa aumenta l’accelerazione, ne deduciamo che su di esso sta agendo qualcosa, che chiamiamo forza. Un qualcosa di cui ignoriamo tutto. Un Fisico un po’ più onesto di molti altri noiosi monoliti dell’accademia disse:

    “Se avessimo scoperto una legge fondamentale, che asserisce che la forza è uguale alla massa moltiplicata per l’accelerazione, ed in seguito definissimo la forza essere la massa moltiplicata per l’accelerazione, non avremmo scoperto nulla…
    Per esempio, se dovessimo scegliere di dire che un oggetto lasciato a sé stesso mantiene la propria posizione e non si muove, allora – quando vediamo qualcosa che si muove – potremmo dire che ciò debba esser dovuto ad una ‘gorza‘ (nel testo: ‘gorce’, che è un gioco di parole su ‘force’ e ‘go’) – una gorza è il tasso di cambiamento di posizione. Ora abbiamo una nuova meravigliosa legge, tutto sta immobile eccetto quando una gorza agisce. Vedete, sarebbe analogo alla definizione di forza, ma non conterrebbe alcuna informazione. Il vero contenuto della Legge di Newton è questo: che si suppone che la forza abbia alcune proprietà indipendenti, oltre alla legge F=ma; ma le proprietà specifiche indipendenti che la forza possiede non vennero completamente descritte da Newton o da qualcun altro, e dunque la legge fisica F=ma è una legge incompleta.”[Feynman, Lecture on Physics, Vol I, Chap. 12]

    Dunque, è certo – e sarebbe utile tenerlo sempre ben presente – che non sappiamo un bel nulla di nulla su cosa sia davvero ciò che definiamo forza, e tanto più nei suoi aspetti: meccanica, elettrica, magnetica, nucleare e via dicendo. Ne conosciamo solo gli effetti. Altra idea antica, ben nota: ma, se lo ricordi ad un fisico, ti tacciano subito subito di essere un pedante filosofo. Risponderei: perché, tu sei sicuro di star facendo Fisica?

    Allora, torniamo allo scenario proposto da Hahnemann, il quale ci parla di dynamis, virtualità (da virtus, virtù), azioni assolute, specifiche e pure.

    Questo scenario viene grossomodo rappresentato dalla Fisica con il concetto di Campo.
    Il Campo è una quantità fisica che ha un valore definito in ogni punto dello spazio e del tempo. “Occupa spazio. Contiene energia. La sua presenza elimina il vuoto” [Sir John Archibald Wheeler]. Il Campo, secondo R. Feynman, ‘nasce‘ così: “A more adequate representation of the situation is to say that the existence of the particle [positive charge], in some sense, distorts, or creates (sic!) a “condition” in space, so that when we put the particle in it, it feels a force”.

    Insomma, la sola esistenza di un corpo produce un campo, all’interno del quale agiscono le forze (o le gorze?): senza dimenticare che ignoriamo cosa sia la forza, non posso fare a meno di sorridere alla onestà intellettuale di Feynman (che amava suonare bongos ed era – pur fisico strictu sensu – uno spirito libero); si parla di esistenza, cioè del fatto misterioso in cui osserviamo un corpo entrare in manifestazione (ex-sistere), creazione di una condizione (da còndere: mettere assieme, costruire). Il corpo, dunque, all’istante dell’entrata in manifestazione, ‘crea’ un sistema grazie al quale la propria esistenza viene ‘sentita’ da altri corpi. Non mi pare una cosa da poco, ma piuttosto meravigliosa. È un dato di fatto, certo e indiscutibile, tanto dal filosofo che dal fisico. E’ cosa misteriosa assai, ma tant’è: stando qui, essendo noi stessi parte di questo sistema, non possiamo far altro che osservare; ma comprendere il nascosto è compito pressoché arduo. Ma qualcosa, cercando e cercando si potrebbe scoprire.

    Si dovrebbe ricordare che un grande scrutatore delle cose nascoste, John Dee, scrisse una cosa strabiliante nel suo Propaedeumata Aphoristica (1588):

    “Si deve asserire che non sono [sono dotate di essere] soltanto le cose in atto visibili e note in natura: ma i sapienti possono insegnare anche quelle che sussistono nei recessi della natura in modo quasi seminale.
    Tutto ciò che esiste in atto, emette sfericamente raggi, alle singole parti del mondo che riempiono [ciascuna] a proprio modo l’universo mondo. Quindi ogni luogo del mondo contiene i raggi di tutte le cose in esso esistenti in atto.”

    Niente male, no?… poi Faraday, tre secoli dopo, scopre il Campo. Comunque, a ben leggere le pesantissime parole di Dee, ci sarebbero molte riflessioni da fare, anche per un alchimista. E, per continuare a sgomitolare il Fil Rouge partito da Hahnemann (il quale di certo non ignorava lo studio approfondito dell’Alchimia), credo giusto riportare uno dei Capitoli più famosi di Eirenæus Philalethe, molto istruttivo; è il Capitolo 4 del suo Secrets Reveal’d, dice Philalethe:

    “… Dichiaro che questo Magnete possiede un Centro occulto abbondante di Sale… questo Centro converte di fatto sé stesso al Polo con un Appetito Archetico, nel quale la virtù del Chalybs viene esaltata per gradi“. L’Appetìtus, dice Pianigiani, è la tendenza appassionata non guidata dalla ragione, un Ardente desiderio. E, se è Archetico, è forse più vicino all’antico Archeus, che sta molto, molto lontano nella scala della nostra manifestazione: noi, come il ferro ed altre amenità, siamo ben in basso, mentre lui è proprio in alto, molto vicino alla porta oscillante della Manifestazione. Non è archetipico, a mio avviso, ma primevo, il primus: insomma, il Magnete converte sé stesso (si ri-gira, come un guanto) con un Ardente desiderio d’Archeus (l’origine è identica per tutto e per tutti) nel Polo. Un Polo?… per avere un Polo, si deve avere il suo opposto. Tutto questo assomiglia – ma non è – al concetto di Carica; ma – ancora una volta – una Carica della Fisica è un oggetto ignoto: dice Feynman:

    “Quali sono le forze a breve raggio?… È la gravità? La risposta è no. La gravità è decisamente troppo debole. Immaginiamo invece una forza simile alla gravità, che vari inversamente al quadrato della distanza, ma enormemente più grande e con una differenza sostanziale: mentre nel caso della gravità, tutte le cose si attraggono tra loro, immaginiamo che esistano due classi di “cose”, e che questa nuova forza (che è la forza elettrica, naturalmente) abbia la proprietà che gli uguali si respingono e i contrari si attraggono: l’entità che porta questa forte interazione si chiama carica.“.

    Insomma, anche qui, non possiamo far altro che sospirare: una entità, vale a dire una “cosa” che vive il proprio stato di esistenza; di nuovo: se una cosa esiste (ex-sistere), se un corpo entra in Manifestazione assume un aspetto proprio, specifico, polare. Bianco e Nero, Yin e Yang. Il mondo della dualità: il nostro. La Trappola dorata.

    Mastro Dee, cosa è maschio e cosa è femmina?

    Cosa è dunque, poi, un Ermafrodito?… forse un Rebis?… e come fa una res-bina ad ex-sistere in Manifestazione?

    E lui: “... Nel Polo è il Cuore del ☿, (nel quale è il riposo e la quiete del suo Signore) che veleggia attraverso questo gran Mare, così che possa arrivare ad entrambe le Indie, e dirigi la sua rotta grazie all’aspetto della Stella-del-Nord, che il nostro Magnete farà in modo di farti apparire“.

    Entra un uomo che sorride sotto i baffi, con gli occhialetti calati sulla punta del naso; guardando di sottecchi, annota:

    “Il Magnete è l’antica magnesia (greco μάγνης, magnes), che attira lo spirito dell’acciaio. È per l’azione di questi che dalla fontana degli innamorati della Dottrina sgorga l’acqua estremamente necesaria all’Opera, chiamata anche dissolvente universale o mercurio comune. Dom Belin (Le avventure del Filosofo Sconosciuto nella ricerca e invenzione della Pietra Filosofale…, Parigi, 1646) fa dire alla Natura: ‘… E’ la miniera dei miei saggi figli… prendi dell’acciaio ben raffinato e aprile le viscere… Ma senza acciaio ben raffinato e lavorato dalla mano di un buon Maestro, non pensare di venirne a capo. Questo minerale è la fontana nascosta: se tu lo apri col tuo acciaio, troverai dell’acqua. Quest’acqua è il mercurio dei Saggi filosofi.” [Nota in Ireneo Filalete, Opere, Cap. IV, a cura di Paolo Lucarelli]

    Philalethe sorride sornione all’udire '... dalla mano di un Maestro‘, ed io non posso che fare lo stesso pensando alle sottili, piccole differenze presenti nel testo citato da Paolo (testo molto bello, peraltro).

    Questo ☿ è la forza forte di ogni forza. Punto.

    Apro un libro arrivato da poco, L’Apprendista, l’arte di coltivare il Cielo; è l’ultima bellissima opera di Gratianus, e l’uomo che sorride sotto i baffi si rallegra, raggiante; leggo: “La fenice rappresenta le nostre materie che muoiono nel vaso tra le fiamme per poi risorgere purificate, e questa è l’interpretazione più banale, mentre l’allegoria più nascosta indica che la fenice è il fuoco che consuma, rigenera e dona la vita“. E ancora, a proposito di una operazione di distillazione conclusa felicemente: “Il risultato è di questo mondo e per questo mondo. Anche la spagiria minerale è di questo mondo e per questo mondo. Usare tecniche che sono l’allegoria di quelle dell’Arte regale non conduce ai risultati che avremo nell’alchimia tradizionale. La spagiria vegetale e minerale è estremamente efficace in questo mondo per contrastare l’insorgere della malattia e curare i traumi che colpiscono il corpo. L’Arte regale ha come obiettivo la fuga dal mondo, mentre l’arte spagirica ha quello di curare e possibilmente sanare i malanni di questo mondo.” [Gratianus, L'arte di coltivare il Cielo - L'apprendista, lo straordinario percorso iniziatico di un giovane alchimista tedesco dello Schwarzland nel XVII secolo, Ed. Mimesis]

    Ecco fatto, Madre Natura amorevolmente cela il segreto. Velato. Svelato. Rivelato. L’eretico medico omeopata di Rue de Milan, l’enigmatico Philalethe, il sapiente Magus Royal, l’irriverente fisico onesto, e l’uomo che sorride sotto i baffi hanno salutato; e sul tavolo ci sono sei tazze. Alcuni di loro vivono altrove.

    [...] Non resta altro che lavorare, e chiedere il supporto indispensabile della mano che scende dal Cielo: è quella che anima la forza, quella stessa forza, o ‘gorza’ che muove l’universo mondo.
    Curioso, se non addirittura ovvio, che per lasciare bene questo bel povero mondo, occorra proprio il soccorso della forza che lo anima, invisibile, ma agente. La domanda di questi tempi foschi è sempre quella: Cosa è la forza? Ma, credo, andrebbe meglio rimodulata: Chi è Forza?
    [...] I fisici sono arrivati a inserire nelle loro definizioni il termine “cosa“, proprio perché l’oggetto della ricerca dell’Anima del Mondo non può avere un nome di questo mondo. E’ una “cosa”; ma, dicono le leggende, una cosa ‘tutta santa‘.
    È il Sacro.

    [...] Ammonisce Gratianus:

    “L’alchimia è caratterizzata dal tentativo dell’essere umano di mettersi in contatto con lo Spirito indifferenziato dell’universo. Non sono la preghiera, la meditazione delle laudi, la macerazione della carne, il digiuno e il cilicio che possono condurci allo Spirito indifferenziato! Entrare in contatto con Lui è qualcosa che non si può raccontare, non per invidia ma perché non esistono parole per descrivere l’incontro! Esiste però un altro problema, e questo è drammatico: spesso ci rifiutiamo di accettare la realtà dell’incontro con lo Spirito.”

    [...] Se siamo partiti da una forza specifica, dobbiamo arrivare ad una forza non specifica, non differenziata: quella è Forza. [...].

    In questa prospettiva, pur semplicissima, ci appare l’enormità della meta che ci si prefigge nella Queste. Di certo, non si potrà arrivare a quest’incontro vestiti dei soliti vestiti con cui abitiamo il mondo: la ragione non abita da quelle parti. [...] l'Alchimia si è allontanata, immersa, appartata. Continua ad esistere, naturalmente, ma lontana dalle arroganze umane che la vogliono per possesso e non più per abbandono e desiderio di Amore.

    Chi cerca, cammina. [...] >>>>>


    tratto da: http://nemocap.wordpress.com/2013/12/08/ma...ce-be-with-you/
     
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  4. metalwine
     
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    Ormai la fisica newtoniana è stata debellata da parecchio. Da Einstein in poi la visione si è allargata fino ad arrivare alla teoria dei quanti che pare essere similare alla filosofia orientale.
    Solo che l'uomo occidentale ha bisogno di toccare con mano ciò che ipotizza, attraverso formule matematiche, esperimenti.
    Gli esperimenti ben vengano. Ma io ho una mia concezione della matematica.
    É solo il mezzo per rendere il tutto universale, convenzionale.
    Sono teoremi su teoremi, assiomi su assiomi, che hanno tanto di logico, ma chi ci dice che tutto ciò sia davvero vero ?(scusate il gioco di parole)
    Come si è sbagliato lo stesso Newton, può essersi sbagliato, anche, che so, Godel (non me ne vogliano i matematici, è solo un esempio).
    L'uomo occidentale ha utilizzato al massimo il potere della ragione, ma ci sono cose che non riuscirà mai a dimostrare attraverso la matematica.
    La filosofia orientale si basa sull'intuizione, sull'osservazione dei fenomeni naturali. E se non è un esperimento fisico questo, non so come altro definirlo
    L'uomo è parte della natura e in quanto tale, funziona come tutte le cose che sono presenti sulla Terra.
    L'osservazione non basta all'uomo occidentale. Ha bisogno di numeri, di leggi fisiche scritte per poter dimostrare che ciò che osserva è vero.
    Il filosofo orientale se ne frega dei numeri, che sono invenzioni umane e va al di là delle leggi scritte.
    Io non condanno la fisica moderna, anzi. Ne ho a che fare ogni giorno, soprattutto con quella quantistica.
    Ma non posso non tenere in considerazione il pensiero degli orientali Loro sono anni luce più evoluti di noi. Noi sembriamo macchine atte a creare formule su formule per spiegare il perché di un fenomeno. Il che non è negativo, anzi. La curiosità è la prima molla che spinge l'uomo alla conoscenza della natura, però, arriverà il punto in cui l'uomo impazzirà perché non avrà più i mezzi per conoscerla, mentre gli orientali, la conoscono da millenni.
     
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  5. Dafne87
     
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    Condivisiblie tuttavia non penso sia una gara a che è più avanti nel capire la realtà,io rimango dell'idea che la Scienza sia una cosa,le Vie di Liberazione (Buddhadharma,Aghori,Tantrismo kashmiro etc. per citarne alcune) un'altra. Guarda,per quanto reputi superiore l'intuito sul mero raziocinio logico-deduttivo come forma di conoscenza della realtà,penso che alla maggior parte degli uomini occidentali non guasterebbe un pò di razionalità e approccio matematico vista l'enorme stupidità che mi vedo attorno.

    CITAZIONE
    Come si è sbagliato lo stesso Newton, può essersi sbagliato, anche, che so, Godel (non me ne vogliano i matematici, è solo un esempio).

    Non è forse questo il bello della Scienza? Il fatto di non essere un dogma eterno,immobile e cristallino che non muterà mai anzi,la falsificabilità è alla base della sua natura,dove un asserto scientifico deve poter essere confutato dall’esperienza infatti questo principio è un criterio di demarcazione tra:

    teorie empiriche
    teorie non empiriche: ovvero le proposizioni logiche,matematiche,metafisiche.

    In sostanza il principio dice che un’affermazione che può essere smentita dall’osservazione di fatti nuovi è un’affermazione falsificabile (non vuol dire che è falsa),mentre un’affermazione che risulta,anche in linea di principio,impossibile da smentire qualsiasi siano i risultati di qualsiasi esperimento,è un’affermazione non falsificabile e quindi dogmatica,se qualsiasi sia il risultato di un esperimento,una data affermazione resta sempre e comunque vera,allora tale affermazione non è di interesse scientifico,non può essere soggetta a indagine.

    Un'affermazione non-falsificabile potrebbe essere: dopo 49 giorni dalla morte di Pinco Pallino,a causa del suo karma negativo,rinascerà come gallina. Come faccio a misurare sperimentalmente questa cosa? Cos'è il Karma scientificamente,come si misura? Vedi che è impossibile ora come ora dimostrare una simile affermazione,pertanto resta dogmatica.
    Un'affermazione falsificabile: la legge della gravità (prima hai citato Newton),fin'ora non è stata falsificata,ma potrebbe esserlo in futuro.


    Ricordo che fu Popper ad enunciare questo principio,faccio un esempio: se ho sempre visto che gli albanesi rubano NON vuol dire che tutti gli albanesi rubino,infatti al prossimo controllo potrei essere smetita perché conoscerei un albanese che non ruba (e ne conosco molti^^). Ho fatto questo esempio banale (ma mica tanto poi) su un fenomeno in cui molti uomini occidentali fanno l'errore del tacchino induttivista,basandosi solo sull'induzione e sulla mera osservazione (in questo caso non guasterebbe un approccio logico-matematico,si eviterebbero certi atteggiamenti discriminatori).


    CITAZIONE
    Ha bisogno di numeri,di leggi fisiche scritte per poter dimostrare che ciò che osserva è vero.

    Grazie a quei numeri,a quei principi matematici che il computer col quale hai scritto il tuo commento,funziona,io da piccola odiavo la matematica,mi faceva schifo perché avevo un brutto ricordo di essa ogni volta che mio padre me la insegnava mal volentieri dunque rifiutavo di impararla,creandomi lacune. Poi al Liceo ho incontrato un'Insegnante che me l'ha fatta apprezzare parecchio (lei ci insegnava la matematica con un approccio universitario) e così fino adesso all'Università. Riconosco alla Matematica un ruolo essenziale per le Scienze,anzi Gauss aveva ragione nel definirla "La Regina delle Scienze" anche se lei è una Scienza un pò bizzarra poiché molti enti matematici non posso misurarli sperimentalmente col Metodo Scientifico,curioso vero? XD.

    Come l'inglese è la lingua internazionale per il lavoro,i rapporti interpersonali così la matematica è un linguaggio universale per la Scienza,grazie ad essa posso comunicare con uno dall'altra parte del mondo.

    CITAZIONE
    L'uomo occidentale ha utilizzato al massimo il potere della ragione, ma ci sono cose che non riuscirà mai a dimostrare attraverso la matematica.

    Non credo sia l'obiettivo ultimo della Scienza,questo che hai detto ce l'ha solo uno con un approccio scientista e positivista ma la Scienza si è evoluto da allora.

    CITAZIONE
    La curiosità è la prima molla che spinge l'uomo alla conoscenza della natura, però, arriverà il punto in cui l'uomo impazzirà perché non avrà più i mezzi per conoscerla, mentre gli orientali, la conoscono da millenni.

    Non credo,la Scienza nel suo limitato campo d'azione può sempre scoprire del nuovo anche a Marie Curie le era stato detto che oramai era stato tutto scoperto peccato che lei studierà la radiottività ^^ C'è ancora molto da scoprire diamole il tempo :D
     
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  6. metalwine
     
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    Tutto condivisibile. Parli con un ingegnere, che con la fisica e la matematica ci ha a che fare ogni giorno. Ho solo messo a confronto due mondi: quello occidentale e quello orientale, che hanno in comune molto, anche se il mezzo per conoscere è diverso.
     
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  7. Zheng Qiy
     
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    Con la meccanica quantistica le cose stanno lentamente cambiando. Ma di base tutta la scienza si basa sul visibile e funziona in quello.
    La scienza serve per applicazioni pratiche e indipendenti. Tecnologie ed informazioni principalmente.
    Fuori dalla piccola percentuale visibile la scienza non serve piu a nulla.
    Non è stabile e non è certa, puo cambiare tutto da un momento all'altro, quindi vabene solo per la raccolta informazioni e le tecnologie. Li è perfetta.
    Anche se ripeto col passare del tempo sta perdendo il suo canone limitante con pseudoscienze quali pnl o nuove scienze come la tanto citata fisica quantistica.
     
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  8. Dafne87
     
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    CITAZIONE (metalwine @ 18/12/2014, 00:29) 
    Tutto condivisibile. Parli con un ingegnere, che con la fisica e la matematica ci ha a che fare ogni giorno. Ho solo messo a confronto due mondi: quello occidentale e quello orientale, che hanno in comune molto, anche se il mezzo per conoscere è diverso.

    Infatti sono due mondi molto affascinanti proprio perché diversi^^ io studio Chimica e ho fatto almeno due corsi di Matematica (Analisi),poi fusi in uno solo con le recenti riforme e tre corsi di Fisica,più la Statistica.

    CITAZIONE (Zheng Qiy @ 18/12/2014, 05:10) 
    Con la meccanica quantistica le cose stanno lentamente cambiando. Ma di base tutta la scienza si basa sul visibile e funziona in quello.
    La scienza serve per applicazioni pratiche e indipendenti. Tecnologie ed informazioni principalmente.
    Fuori dalla piccola percentuale visibile la scienza non serve piu a nulla.
    Non è stabile e non è certa, puo cambiare tutto da un momento all'altro, quindi vabene solo per la raccolta informazioni e le tecnologie. Li è perfetta.

    Condivido in toto.
     
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  9. El Cacique
     
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    INTERVISTA A FABIOLA GIANOTTI PROSSIMA DIRETTRICE DEL CERN
    http://www.repubblica.it/scienze/2014/12/2...dina-103841329/

    Sarà il terzo direttore italiano del CERN, dopo Carlo Rubbia e Luciano Maiani (Edoardo Amaldi fu invece tra i fondatori, nel '54, e segretario generale). La prima donna a ricoprire questa carica. Fabiola Gianotti ha cinquantaquattro anni. [...]
    L'incontro fatale con la fisica l'ha avuto nel cuore grazie a una biografia di Marie Curie, nelle mani a Milano in un capannone della facoltà di Fisica a Città Studi, l'alternativa professionale sarebbe stata nelle neuroscienze perché non c'è poi così tanta differenza tra i misteri dell'universo e quelli che si nascondono nella mente umana.

    La felicità porta con sé un'aura di bellezza. Che cos'è la bellezza?
    "Attingo dalla fisica: la bellezza è la simmetria imperfetta. La fisica ha una sua estetica che si può contemplare nelle leggi della natura fino agli esseri microscopici. Comprenderla è un gioco intellettuale relativamente semplice. Pensi che le equazioni fondamentali del Modello standard delle particelle elementari si possono scrivere su una t-shirt. Sono tre righe appena ".

    La fisica si muove tra passato e futuro. Siete esploratori. Il prossimo obiettivo è proprio la super simmetria dell'Universo. L'ipotesi che ciascuna delle 17 particelle elementari finora scoperte abbia un partner "supersimmetrico" non ancora osservato. Quando vi rimetterete in viaggio?
    "In primavera, quando tornerà operativo il Large Hadron Collider. Il più grande acceleratore mai costruito, un tunnel circolare di ventisette chilometri localizzato a circa cento metri di profondità nella campagna tra la Svizzera e la Francia. Ha funzionato con successo tra il 2009 e il 2013, ci ha portato alla scoperta del Bosone di Higgs. Per consentirci di affrontare domande molto importanti sulla materia oscura, che è circa il venti per cento dell'Universo, un'energia più elevata potrebbe essere fondamentale. Passeremo da otto a tredici tera-elettronvolt, l'unità di misura dell'energia delle particelle. Un TeV equivale all'energia di volo di una zanzara, ma il protone è circa mille miliardi di volte più piccolo della zanzara".

    Che cosa succede sotto terra quando l'LHC e i suoi esperimenti sono in operazione?
    "Due fasci di protoni vengono accelerati attraverso campi elettrici. Campi magneti superconduttori di altissima tecnologia li intrappolano nell'anello e li guidano in collisione. I protoni si scontrano in quattro punti del tunnel dove apparati sperimentali ci permettono di studiare il prodotto delle collisioni".

    Come definirebbe filosoficamente la materia oscura?
    "La misura della nostra ignoranza. Nessuna particella elementare fin qui scoperta presenta le caratteristiche della materia oscura. Ci serve una teoria più ricca, come quella della super simmetria, ma, chissà?, magari la natura ha segretamente in serbo un'altra soluzione".

    In campo scientifico ogni risposta produce nuove domande. Almeno per ora. Arriverà un tempo in cui sapremo tutto?
    "Non credo. La conoscenza è un cammino senza fine. Possono privarci del lavoro, dello stipendio, della casa ma nessuno può portarci via il nostro cervello".

    Quanto siete vicini al Big Bang?
    "Siamo lontanissimi. Siamo riusciti a capire quello che è successo a partire da un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, circa quattordici miliardi di anni fa. Ma siamo lontani dal capire che cosa è successo al tempo del Big Bang".

    Cercate Dio?
    "No. Non credo che la fisica potrà mai rispondere alla domanda. Scienza e religione sono discipline separate, anche se non antitetiche. Si può essere fisici e avere fede oppure no. È meglio che Dio e la scienza mantengano la giusta distanza".

    Ma avete chiamato il Bosone di Higgs "la particella di Dio".
    "Mai uno scienziato ha avuto l'ardire di definirla così. Lo dobbiamo all'editore del libro scritto dal premio Nobel Leon Lederman. Voleva rivestire l'opera con un velo letterario di sicuro effetto. Lederman aveva suggerito un altro titolo, La particella dannata , perché ci aveva fatto disperare, l'avevamo cercata per decenni. È senza dubbio una particella speciale, ma avvicinarla a Dio è una sciocchezza".

    Rispetto la sua opinione. Ma un suo collega di fede anglicana che insegna nanotecnologia a Oxford, Andrew Briggs, dice che non è neppure il caso di scegliere tra Dio e scienza. Li tiene assieme e cita il salmo all'ingresso del laboratorio Cavendish dell'università di Cambridge: "Grandi sono le opere dell'Eterno, ricercate da tutti coloro che si dilettano in esse". Suona come un inno alla vostra professione. Chi non è aiutato dalla fede può esserlo da qualche grammo di follia?
    "Non follia, ma creatività. Forse le due cose hanno confini che possono sembrare comuni quando si addentrano nello spazio del sogno. Lo scienziato deve essere capace di sognare. Ho sempre pensato che il mestiere del fisico si avvicini a quello dell'artista perché la sua intelligenza deve andare al di là della realtà che ha ogni giorno davanti agli occhi. Credo che la musica e la pittura siano le arti più prossime alla fisica ".

    Nel suo lavoro quanto sono decisive le mani?
    "Per quanto mi riguarda sono fondamentali. Da bambina mi piaceva modellare il pongo, oggi mi piace costruire rivelatori. Avverto il bisogno fisico di essere vicino alla sperimentazione. Ho partecipato allo sviluppo dei rilevatori di particelle, per esempio il calorimetro ad argon liquido di Atlas, un cilindro lungo circa quattro metri e con un raggio interno di oltre uno. Le mani restituiscono al lavoro un aspetto familiare della ricerca. Nella scienza come in cucina ci vogliono regole matematiche e rigore. La termodinamica, la fluidodinamica... Ma ci vogliono anche creatività e fantasia. Un soufflé non riesce se la temperatura del forno e la durata della cottura non sono precise, ma seguire una ricetta in maniera pedissequa non è per nulla interessante ".

    Ogni passo avanti del sapere prima o poi produce progresso. In che modo la ricerca sulle particelle elementari ha influito e influirà sulla nostra vita?
    "Guardi, mi limito a un elenco di tre punti. Il primo: la realizzazione di un desiderio primario dell'umanità, la conoscenza, una delle ragioni più elevate della nostra specie. Il secondo: l'indispensabilità di fare ricerca di base per proseguire sul cammino del progresso, dell'evoluzione. Senza la meccanica quantistica e la relatività non avremmo avuto transistor e gps. Il terzo, lo sviluppo di tecnologie di punta che ci migliorano l'esistenza e diventano patrimonio dell'umanità com'è scritto nell'atto fondativo del Cern. Gli acceleratori di particelle sono già usati in fisica medica per bombardare i tumori con fasci di protoni o ioni-carbonio. Esistono due centri in Europa, a Heidelberg e a Pavia. Il Cnao fondato da Ugo Amaldi ha finora curato oltre quattrocento pazienti".

    Un suo collega ha detto: "Anche nel nostro mestiere quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. E di solito sono donne". Le si attaglia questo aforisma?
    "Il Cern è un luogo che celebra la diversità. Vi lavorano undicimila scienziati di cento nazionalità differenti, studenti che operano gomito a gomito con premi Nobel. Il genere, l'etnia, l'età e il passaporto contano poco. Sono qui perché sono un buon fisico, non perché sono donna".

    Madre palermitana laureata in filologia romanza, papà piemontese di Isola d'Asti, geologo. Siamo tutti il risultato di un padre e di una madre. Cosa le hanno trasmesso i suoi?
    "Devo loro moltissimo. Con il loro esempio mi hanno insegnato l'onestà, il rigore morale e intellettuale, la generosità, il sacrificio, l'apertura mentale verso tanti campi e interessi. Ma, soprattutto, mi hanno dato molto amore".

    Lei non è sposata. È della stessa idea di Rita Levi Montalcini che diceva: "Sono io il marito di me stessa"?
    "Assolutamente no. Da ragazzina avrei voluto avere cinque figli. È semplicemente andata diversamente".

    La Caverna numero cinque è stata scavata a Cessy, villaggio francese a una ventina di chilometri dal Cern. Piove sui prati, sui cavalli e le vacche al pascolo. L'ascensore scende di cento metri in pochi secondi. Sopra c'è una montagna bellissima e famosa che si chiama Jura. È la caverna delle meraviglie dove si dibatte la nostra ignoranza. Qui si scontreranno tra pochi mesi i protoni liberati da una bottiglia di idrogeno. Decine di ragazzi si aggirano tra migliaia di cavi, li conoscono uno a uno. Dice Gigi Rolandi, fisico sperimentale e professore alla Normale di Pisa: "Negli ultimi trent'anni è cambiato tutto. Prima si lavorava a piccoli gruppi, oggi ci sono tremila scienziati su ogni singolo progetto. È la Dottrina delle Formiche".

    Domando a Fabiola Gianotti come guiderà un esercito di oltre diecimila persone. Mi risponde così: "Non siamo un'azienda. Guai a soffocare con il controllo e un'organizzazione pesante l'essenza della ricerca, che si basa sulle idee. Penso a una direzione leggera, attraverso il consenso. Se il più giovane degli studenti ha l'idea giusta si proverà a fare ciò che il suo intuito ha suggerito. Siamo spinti dalle idee, non dalle gerarchie".
     
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    Secondo te, la fisica quantistica ha la risposta? Scusa, ma a che cosa mi può servire che tempo e spazio siano esattamente la stessa cosa? Cioè, chiedo a uno “Che ora è?” e lui mi risponde “6 chilometri”?
    :lol: :lol: :lol:

    (Woody Allen in "Anything Else")
     
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  11. Uadjet
     
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    Cosa??? Che tempo e spazio siano "esattamente"la stessa cosa!???!!! Ma cosa mi toccccca leggere,estensione delle c come superlativo assoluto :rolleyes: sei lo.stabutato tu vero? :shifty:
     
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    CITAZIONE (Uadjet @ 3/8/2016, 16:24) 
    Cosa??? Che tempo e spazio siano "esattamente"la stessa cosa!???!!! Ma cosa mi toccccca leggere ...

    Woody Allen dixit ;)


    CITAZIONE
    sei lo.stabutato tu vero? :shifty:

    la s privativa è una grossa responsabilità



    :lol:
     
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  13. *Dakini*
     
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    Se la s é in coda ha una responsabilitá di forma. Epimenides! Giá invita ad un riverenza profondamente genuflessa :rolleyes:
     
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    ahaha una sorta di autogenuflessione :lol:

    E' un fonema s-fuggente... il segno primordiale... dall'albero della Genesi al Tao ;)
     
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  15. *Dakini*
     
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    Y,anche questo é bello,lo scettro della confluenza :shifty:
     
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48 replies since 10/5/2014, 13:14   2306 views
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