Mantra e pratiche: alla ricerca della verità

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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 17/2/2018, 00:06) 
    Ti pongo una domanda: credi che realizzata una pratica vengano realizzate tutte le altre? Credo tu sappia bene che sia un pensiero consolidato nella tradizione dzogchen, ma mi piacerebbe conoscere la tua opinione

    Forse qualche distinguo andrebbe fatto (pratiche preliminari, pratiche dove si utilizzano i canali dell'energia, etc.), inoltre c'è anche chi sostiene che non tutte le realizzazioni siano la stessa realizzazione... :unsure: tuttavia, se poniamo la semplice distinzione Vidya/Avidya... se non è una dev'essere per forza l'altra :rolleyes:

    Come scrivi, nella tradizione Dzogchen ("una pratica, tutte le pratiche") è un pensiero consolidato ed è una conseguenza di come è impostato l'insegnamento. Se parliamo ad esempio di pratiche di trasformazione in forma Anu Yoga, non è importante ciò che costruisci ma da dove parti (la matrice del Mandala).
    Di tutte le siddhi/qualità particolari che ogni pratica ti offre quella ultima incarnata dalla pratica stessa è la siddhi suprema: lo stato realizzato/naturale/reintegrato. Quindi le tante pratiche dovrebbero essere le tante facce di un unico cristallo. E allora per rispondere alla tua domanda, tagliando con l'accetta, dico sì: realizzata una vengono realizzate tutte le altre Sutra, Tantra o Dzogchen che sia.

    Edited by Epi - 17/2/2018, 17:59
     
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  2. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Epi @ 2/17/2018, 11:36 AM) 
    tuttavia, se poniamo la semplice distinzione Vidya/Avidya... se non è una dev'essere per forza l'altra :rolleyes:

    Come scrivi, nella tradizione Dzogchen ("una pratica, tutte le pratiche") è un pensiero consolidato ed è una conseguenza di come è impostato l'insegnamento. Se parliamo ad esempio di pratiche di trasformazione in forma Anu Yoga, non è importante ciò che costruisci ma da dove parti (la matrice del Mandala).

    Apprezzabile la precauzione di possibili distinzioni, ma sicuramente, arrivati al traguardo, o una mente è illuminata o non lo è. I mezzi devono essere diversi perché siamo diversi ma non credo esistano differenti modalità di una mente di buddha. Il punto di vista che riferisci, per esempio è quasi auto-evidente anche in casa gelug.pa. Anche la mia citazione sugli indiani e i tibetani è comune in casa gelug.pa.
     
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 17/2/2018, 13:20) 
    Apprezzabile la precauzione di possibili distinzioni, ma sicuramente, arrivati al traguardo, o una mente è illuminata o non lo è.

    Sì, per quello ho scritto "Vidya/Avidya"... o una o l'altra.

    Le "possibili distinzioni" le ho poste per soddisfare l'ala che definisco un po' impropriamente "anti-perennialista" (anche se non pare presente sul forum :D).
     
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  4. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Epi @ 2/17/2018, 01:31 PM) 
    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 17/2/2018, 13:20) 
    Apprezzabile la precauzione di possibili distinzioni, ma sicuramente, arrivati al traguardo, o una mente è illuminata o non lo è.

    Sì, per quello ho scritto "Vidya/Avidya"... o una o l'altra.

    Le "possibili distinzioni" le ho poste per soddisfare l'ala che definisco un po' impropriamente "anti-perennialista" (anche se non pare presente sul forum :D).

    ops, rileggendomi capisco che non ho chiarito che volevo solo dire che la penso come te, non era una divergenza di vedute.
     
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 17/2/2018, 00:06) 
    ... realizzata una pratica vengano realizzate tutte le altre? ... un pensiero consolidato nella tradizione dzogchen

    M'è capitato sott'occhio proprio questo passaggio:

    Dobbiamo praticare conoscendo lo scopo, altrimenti quando meditiamo o seguiamo un insegnamento abbiamo l'impressione di essere in un supermercato in cui ci sono moltissimi oggetti [...] Spesso l'insegnamento diventa qualcosa del genere e la gente dice: "Io faccio le pratiche tantriche," "Io pratico il Sutra," "Io il Theravada". Così sembrano tutte cose diverse, ma non è vero. Se ci realizziamo totalmente c'è una sola realizzazione, non esiste una realizzazione Theravada o una realizzazione tantrica con forme e colori diversi. Realizzarsi significa entrare nello stato del Dharmakaya che è uno solo. Se gli stati sono diversi non possono essere Dharmakaya. Trovarli diversi significa essere ancora nel samsara: questo è il problema. Dobbiamo sapere qual è lo scopo reale dell'insegnamento: così possiamo integrare. In tal caso anche una pratica molto semplice diventa importante, non c'è bisogno di un titolo altisonante.
    (Chögyal Namkhai Norbu, "Thos-Grol. La pratica dei venticinque thigle", pag. 7)
     
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  6. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    E non dimentichiamo il vecchio adagio "i tibetani praticano cento divinità e non ne realizzano nemmeno una. Gli indiani ne praticano solo una e le ottengono tutte" :D
     
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  7. Rinchen Dorje
     
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    CITAZIONE (Epi @ 5/10/2018, 11:52) 
    M'è capitato sott'occhio proprio questo passaggio:

    Dobbiamo praticare conoscendo lo scopo, altrimenti quando meditiamo o seguiamo un insegnamento abbiamo l'impressione di essere in un supermercato in cui ci sono moltissimi oggetti [...] Spesso l'insegnamento diventa qualcosa del genere e la gente dice: "Io faccio le pratiche tantriche," "Io pratico il Sutra," "Io il Theravada". Così sembrano tutte cose diverse, ma non è vero. Se ci realizziamo totalmente c'è una sola realizzazione, non esiste una realizzazione Theravada o una realizzazione tantrica con forme e colori diversi. Realizzarsi significa entrare nello stato del Dharmakaya che è uno solo. Se gli stati sono diversi non possono essere Dharmakaya. Trovarli diversi significa essere ancora nel samsara: questo è il problema. Dobbiamo sapere qual è lo scopo reale dell'insegnamento: così possiamo integrare. In tal caso anche una pratica molto semplice diventa importante, non c'è bisogno di un titolo altisonante.
    (Chögyal Namkhai Norbu, "Thos-Grol. La pratica dei venticinque thigle", pag. 7)

    che bello leggerti Epi...e c'è qualcosa che ci lega tutti in questi giorni.
    Come te, ieri anch'io mi sono imbattuto in un passaggio particolare che poi riporto; nei mesi scorsi ho cercato salvare tutti i vecchi cd e dvd che avevo, passarli in chiavetta, ma molti di essi erano rovinati e siamo solo riusciti ad estrapolare tracce in alcuni casi, ma non è un problema.
    Giusto quindi in un insegnamento di Semde del 2009, Rinpoche parlava più o meno di ciò che hai riportato.

    Sottolineava l'importanza del Guruyoga in un contesto nel quale spiegava la differenza tra Sutra e le pratiche Vajrayana e i tre testamenti di Garab Dorje; lo ha sempre fatto, ma ieri mi ha emozionato.
    Insisteva sul fatto che il Guruyoga fosse la pratica suprema, l'unica vera pratica. Realizzare l'unione coi maestri è la pratica unica e fondamentale; tutte le altre sono secondarie insisteva e spiegava come il semplice guruyoga della A bianca sostituiva anche pratiche come il Powa.
    E' l'essenza di tutto e bacchettava sul fatto che tutti i maestri sono uguali in quell'essenza, non prima uno, poi l'altro ecc, che non funziona cosi... il Guruyoga è il Guruyoga l'unione, la vera essenza dello dzogchen.
    Parlarne mi emoziona e non mi sento all'altezza di ripetere ciò che diceva.
    Bacchettava chi creava distinzione tra hinayana e Mahayana , tra pratiche e pratiche, chi non integrava nella vita di tutti i giorni.

    La presenza nello stato del guruyoga, mi si apre il cuore; è una grande perdita, ma i suoi insegnamenti vivono in noi. E' una gran perdita
     
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  8. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Rinchen Dorje @ 10/5/2018, 02:25 PM) 
    E' l'essenza di tutto e bacchettava sul fatto che tutti i maestri sono uguali in quell'essenza, non prima uno, poi l'altro ecc, che non funziona cosi... il Guruyoga è il Guruyoga l'unione, la vera essenza dello dzogchen.

    In effetti solo da pochi mesi ho avuto un barlume del perché quando si è abbastanza esercitati nel guru yogurth (ehm, non tengo mai a freno la mia vena iconoclasta) il maestro, tutti i maestri si manifestano sempre come Vajradhara. Pensavo fosse uno dei rari casi in cui si trattasse di una metafora poi sono giunto alla conclusione per quanto provvisoria che probabilmente la modificazione degli skandha del praticante è così profonda e radicale che vede in modo completamente naturale tutti i maestri in quella singola forma. Ecco, per quanto probabilmente inesatta questa spiegazione mi dà l'idea di che tipo di trasformazione si possa ottenere a un certo livello di capacità.
     
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 5/10/2018, 14:25) 
    CITAZIONE (Epi @ 5/10/2018, 11:52) 
    M'è capitato sott'occhio proprio questo passaggio:

    Dobbiamo praticare conoscendo lo scopo, altrimenti quando meditiamo o seguiamo un insegnamento abbiamo l'impressione di essere in un supermercato in cui ci sono moltissimi oggetti [...] Spesso l'insegnamento diventa qualcosa del genere e la gente dice: "Io faccio le pratiche tantriche," "Io pratico il Sutra," "Io il Theravada". Così sembrano tutte cose diverse, ma non è vero. Se ci realizziamo totalmente c'è una sola realizzazione, non esiste una realizzazione Theravada o una realizzazione tantrica con forme e colori diversi. Realizzarsi significa entrare nello stato del Dharmakaya che è uno solo. Se gli stati sono diversi non possono essere Dharmakaya. Trovarli diversi significa essere ancora nel samsara: questo è il problema. Dobbiamo sapere qual è lo scopo reale dell'insegnamento: così possiamo integrare. In tal caso anche una pratica molto semplice diventa importante, non c'è bisogno di un titolo altisonante.
    (Chögyal Namkhai Norbu, "Thos-Grol. La pratica dei venticinque thigle", pag. 7)

    che bello leggerti Epi...e c'è qualcosa che ci lega tutti in questi giorni.
    Come te, ieri anch'io mi sono imbattuto in un passaggio particolare che poi riporto; nei mesi scorsi ho cercato salvare tutti i vecchi cd e dvd che avevo, passarli in chiavetta, ma molti di essi erano rovinati e siamo solo riusciti ad estrapolare tracce in alcuni casi, ma non è un problema.
    Giusto quindi in un insegnamento di Semde del 2009, Rinpoche parlava più o meno di ciò che hai riportato.

    Sottolineava l'importanza del Guruyoga in un contesto nel quale spiegava la differenza tra Sutra e le pratiche Vajrayana e i tre testamenti di Garab Dorje; lo ha sempre fatto, ma ieri mi ha emozionato.
    Insisteva sul fatto che il Guruyoga fosse la pratica suprema, l'unica vera pratica. Realizzare l'unione coi maestri è la pratica unica e fondamentale; tutte le altre sono secondarie insisteva e spiegava come il semplice guruyoga della A bianca sostituiva anche pratiche come il Powa.
    E' l'essenza di tutto e bacchettava sul fatto che tutti i maestri sono uguali in quell'essenza, non prima uno, poi l'altro ecc, che non funziona cosi... il Guruyoga è il Guruyoga l'unione, la vera essenza dello dzogchen.
    Parlarne mi emoziona e non mi sento all'altezza di ripetere ciò che diceva.
    Bacchettava chi creava distinzione tra hinayana e Mahayana , tra pratiche e pratiche, chi non integrava nella vita di tutti i giorni.

    La presenza nello stato del guruyoga, mi si apre il cuore; è una grande perdita, ma i suoi insegnamenti vivono in noi. E' una gran perdita

    Grazie Rinchen, sto seguendo il topic.
    (Se posso dare un suggerimento, per provare a recuperare dati dai cd/dvd rovinati, non so se avete già provato tramite una distro linux tipo Ubuntu, con il comando "dd", come ad esempio scritto nell'ultimo messaggio qui: https://forum.ubuntu-it.org/viewtopic.php?t=138742 )

    p.s. Ringrazio anche Epi per il passaggio che ha riportato, di cui ho già fatto copia-incolla sul mio editor di testo :)
     
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 5/10/2018, 14:25) 
    che bello leggerti Epi...e c'è qualcosa che ci lega tutti in questi giorni.
    Come te, ieri anch'io mi sono imbattuto in un passaggio particolare che poi riporto … Sottolineava l'importanza del Guruyoga in un contesto nel quale spiegava la differenza tra Sutra e le pratiche Vajrayana e i tre testamenti di Garab Dorje; lo ha sempre fatto, ma ieri mi ha emozionato. ...

    La presenza nello stato del guruyoga, mi si apre il cuore; è una grande perdita, ma i suoi insegnamenti vivono in noi.

    Sì Rinchen sono stati giorni di profonda comunione. Un Maestro, un uomo, che si è dato con una forza e una dedizione eccezionali, incredibili. Si è consumato per l'insegnamento e per i praticanti.
     
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 5/10/2018, 14:25) 
    ... ieri anch'io mi sono imbattuto in un passaggio particolare ... Insisteva sul fatto che il Guruyoga fosse la pratica suprema, l'unica vera pratica ... lo ha sempre fatto, ma ieri mi ha emozionato.

    La presenza nello stato del guruyoga, mi si apre il cuore

    Ritorno su queste tue emozionate e sentite parole, che condivido pienamente, per sottolineare come 'l'onda risonante' sia stata davvero forte se anche l'espertissima e navigatissima buddhista Tsultrim Allione, raccontando della giornata del 2 ottobre trascorsa a Merigar fra pratiche collettive e visita al Maestro in tugdam, fa questa onesta e sorprendente (visti i settant'anni suonati... :rolleyes:) affermazione:

    [...] My experience was understanding for the first time what it means that we are ‘yerme’ meaning inseparable from the lama. I literally feel him inside me... great bliss and emptiness simultaneously arising. [...]
     
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  12. Rinchen Dorje
     
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    CITAZIONE (Epi @ 6/10/2018, 13:19) 
    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 5/10/2018, 14:25) 
    ... ieri anch'io mi sono imbattuto in un passaggio particolare ... Insisteva sul fatto che il Guruyoga fosse la pratica suprema, l'unica vera pratica ... lo ha sempre fatto, ma ieri mi ha emozionato.

    La presenza nello stato del guruyoga, mi si apre il cuore

    Ritorno su queste tue emozionate e sentite parole, che condivido pienamente, per sottolineare come 'l'onda risonante' sia stata davvero forte se anche l'espertissima e navigatissima buddhista Tsultrim Allione, raccontando della giornata del 2 ottobre trascorsa a Merigar fra pratiche collettive e visita al Maestro in tugdam, fa questa onesta e sorprendente (visti i settant'anni suonati... :rolleyes:) affermazione:

    [...] My experience was understanding for the first time what it means that we are ‘yerme’ meaning inseparable from the lama. I literally feel him inside me... great bliss and emptiness simultaneously arising. [...]

    per il rispetto che ho per te e molti utenti ho deciso riportare una breve esperienza, che spero non cancellare.
    Tutti sapete che mi occupo di finanza e numeri: per me due più due fa solo quattro, non c'è altra risposta. Quando la discussione include un pò di arte o spiritualità o Buddhismo posso accettare che due più due faccia anche 22, ma non oltre, non accetto altri punti di vista "artistici, strani, interpretativi" chiamateli come volete.

    Sabato 15 credo, un amico mi invia per la prima volta a fare una passeggiata sui sentieri delle nostre montagne. Dico di si. Sono 5 ore tra andare e tornare. Si parte dopopranzo e avanti..si giunge ad una sorgente cristallina. Il silenzio regnava sovrano. Ore 17.. "Rinchen torniamo giù".. Scendendo e arrivando il tramonto, il buio, il sole già dietro le montagne alle nostre spalle ecco noto il distacco tra la sagoma della montagna e il cielo azzurro sopra. Lo scuro in contrasto con l'azzurro bagnato dal tramonto. Un distacco netto, chiaro... chi va in montagna sa di cosa parlo. Non una nuvola, non una scia. Spazio infinito in quel confine. Mi fermo e mi assalgono i ricordi sul Logsal del Ponte del Vajra, mi fermo, mi sento strano, sento il bisogno di emanare la A bianca... Davanti a me una visualizzazione: Garab Dorje. Tra me e me consapevole di aver ricevuto quella trasmissione decine di volte, ma mai “interagito” con lui per il GY mi dico: "no no Padmasambhava il GY con Psambhava” e compare nella mia visione immediatamente (non un'apparizione che sia chiaro)..., ma Garab Dorje rimane li.
    Mi chiedo come sia possibile, la mia mente razionale prende le redini in mano; possiedo centinai di statue e thangke, immagini, altari, ecc MA NON UNA DI GARAB DORJE. Niente di niente su di lui. Sono li, suono la A bianca, lui è li chiaro, fermo, non vacilla... nello spazio infinito. Guardo Flavio e mi chiede cosa ho: "qualcosa sta succedendo a Namkhai Norbu ne sono certo". Il giorno dopo la notizia del ricovero, ecc ecc-

    Io sono sempre stato scettico, ho sempre tenuto una porta d'uscita aperta, credente ma con la scritta EXIT presente; mi occupo di numeri, non di sogni e questo mi condiziona.

    Da quel giorno i miei dubbi sulla "mia" religione sono scomparsi, il mio scetticismo sul guruyoga è scomparso. So che è vero, sono che c'è l'unione, so che la mente tra allievo e maestro si fondono.

    Io non ho realizzazioni, me ne fotto, non conosco nemmeno i testi, la filosofia, nulla di nulla, sono solo un povero praticante e di sicuro non un sognatore ne un folle.

    Come T. Allione quel giorno ho sentito lui dentro me e vi giuro sulle mie creature che manco sapevo che da li a 24 ore mi avrebbero avvisato, anzi che avrei letto sul forum delle sue gravi condizioni.

    Il Guruyoga esiste, il Buddhismo è vero, lo dZogchen è certo, questa è la mia semplice esperienza.

    Norbu è una grande perdita, tanto grande.

    Steven (e voglio firmarmi col mio nome vero)

    Edited by Rinchen Dorje - 6/10/2018, 15:43
     
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  13. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Rinchen Dorje @ 10/6/2018, 03:05 PM) 
    Io sono sempre stato scettico, ho sempre tenuto una porta d'uscita aperta, credente ma con la scritta EXIT presente; mi occupo di numeri, non di sogni e questo mi condiziona.

    Da quel giorno i miei dubbi sulla "mia" religione sono scomparsi, il mio scetticismo sul guruyoga è scomparso. So che è vero, sono che c'è l'unione, so che la mente tra allievo e maestro si fondono.

    Capisco o almeno credo di comprendere. Anche per me 2+2 fa cinque (sì, è un errore voluto, allusione all'aforisma sugli scienziati che forse qualcuno conosce). Eppure sono altrettanto convinto che non tutto quel che è verificabile scientificamente esaurisca la realtà. Almeno tre volte con certezza assoluta e una mezza dozzina definibili "verosimili" mi è capitato di vedere le siddhi dei maestri all'opera. Spiegare certe cose ricorrendo a un incastro di casualità è sicuramente meno economico che accettare le conseguenze di vedute un po' più larghe.

    Chiaramente le mie sono state esperienze di tipo diverso dalle tue, dato che non pratico, però se ce ne fosse bisogno mi hanno convinto che almeno alcuni aspetti degli insegnamenti sono veri. Peccato che sono fermamente convinto che la vacuità non possa riguardare tutti i fenomeni e questo mi tiene "al di fuori" ma pazienza, non si può avere tutto.

    Insomma, ti credo assolutamente e non ho alcun dubbio che la tua esperienza sia stata autentica.
     
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  14. urtica
     
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    Spero di entrare in punta di piedi in questa discussione e di non fare l'elefante nella cristalleria perché ho troppo rispetto per quanto avete scritto e per Chögyal Namkai Norbu Rinpoche, la cui scomparsa da questo piano di esistenza mi ha davvero toccato.

    Vorrei dire solo che, pur non capendo interamente il linguaggio usato, comprendo perfettamente quanto andate dicendo.
    Questa comprensione - è come se all'improvviso uno capisse una lingua sconosciuta - mi lascia stupita, ma anche in un certo senso felice.
    Non sapevo che esistesse qualcosa chiamato guru yoga fin quando non vi ho letto, ma ora so di averlo praticato da sempre, ovvero da quando ho incontrato il Riferimento e ancor più da quando ha improvvisamente lasciato il corpo.
    Anche lui ha sempre sostenuto che il maestro è uno solo, cambia solo la forma indossata, e questo è il più grande insegnamento che questi esseri ci hanno lasciato, ma qualunque cosa io scriva non rende l'idea.

    Beh, grazie.
     
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  15. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (urtica @ 10/6/2018, 04:32 PM) 
    Non sapevo che esistesse qualcosa chiamato guru yoga fin quando non vi ho letto, ma ora so di averlo praticato da sempre, ovvero da quando ho incontrato il Riferimento e ancor più da quando ha improvvisamente lasciato il corpo.
    Anche lui ha sempre sostenuto che il maestro è uno solo, cambia solo la forma indossata, ma qualunque cosa io scriva non rende l'idea.

    Un buddhista troverebbe moltissime parentele nelle scuole yoga; il meccanismo di funzionamento della mente, la soteriologia; chiaramente in un forum come questo piccole differenze sembrano enormi ma non dimentichiamo che 2/3 abbondante del mondo non concepisce l'idea della rinascita e del karma. E viceversa, anche tu hai "scoperto" che la devozione al guru esiste pari pari nel Buddhismo, e qui le sovrapposizioni sono ancora maggiori.

    Penso spesso che a parte la differenza radicale degli obiettivi (che non sono modi diversi di vedere la stessa cosa) e l'accento buddhista sull'impegno personale, ci siano spazi comuni molto notevoli. Non dimentichiamo che il Buddha si rivolse dapprima a maestri non buddhisti che gli poterono insegnare le meditazioni del mondo senza forma; sono stati avanzatissimi che non si scoprono e non si ottengono se non si ha un background comune esteso nello spazio e nel tempo.
     
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37 replies since 16/2/2018, 18:04   1115 views
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