profezia di Padmasambhava

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  1. Abicetta
     
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    tratto da uno scritto di Chogyam Trungpa
    CITAZIONE
    L'approccio di Padmasambhava fu splendido e le sue profezie predissero tutto,
    compresa la futura corruzione. Profetizzò che i cinesi avrebbero invaso il Tibet
    nell'Anno del Cavallo, avanzando alla maniera dei cavalli. La Cina comunista invase
    effettivamente il Tibet nell'Anno del Cavallo, e vennero costruite strade tra la Cina e
    il Tibet e in tutto il territorio nazionale per poter avanzare con veicoli a motore. La
    profezia continua dicendo che, nell'Anno del Maiale, il paese si sarebbe ridotto al
    livello di un maiale, con riferimento all'indottrinamento dei tibetani con ideologie
    primitive e straniere. Secondo un'altra profezia di Padmasambhava, il Tibet sarebbe
    finito quando le suppellettili dello Tsang, la provincia settentrionale, fossero state
    ritrovate nel Kongpo, la provincia meridionale. Effettivamente si verificò nello Tsang
    un'inondazione provocata dallo smottamento dei ghiacciai in un lago. Il fiume
    Brahmaputra straripò, trascinando nella sua corsa monasteri e villaggi, e molte
    suppellettili dello Tsang furono portate dalle acque sino al Kongpo. Un'altra profezia
    dice che un segno della fine del Tibet sarebbe stata la costruzione di un tempio
    giallo ai piedi del Potala, a Lhasa. Il tredicesimo Dalai Lama, in seguito a una
    visione, fece infatti erigere in quel luogo un tempio a Kalachakra, che venne dipinto
    di giallo. Ancora una profezia: l'arcobaleno del Potala scomparirà nel suo
    quattordicesimo stadio. Il "quattordicesimo stadio" si riferisce all'attuale Dalai
    Lama, il quattordicesimo. Il Potala è il palazzo d'inverno del Dalai Lama.
    Il re e i ministri rimasero profondamente colpiti dalle profezie di Padmasambhava, e
    lo supplicarono di intervenire. "Cosa possiamo fare per salvare il nostro paese?",
    gli chiesero. Rispose: "Non c'è altro da fare che salvare gli insegnamenti e
    nasconderli in luoghi sicuri". Il suo consiglio fu di seppellire i tesori, i testi sacri.
    Mise molti suoi scritti in contenitori d'oro e d'argento, e li seppellì in luoghi diversi
    del Tibet perché le generazioni future potessero riscoprirli. Seppellì anche oggetti:
    gioielli di sua proprietà, gioielli appartenenti al re e alla corte, e comuni manufatti.
    L'idea era che la popolazione sarebbe regredita a un livello tanto primitivo che
    nessuno avrebbe più saputo produrre con le proprie mani oggetti di tale qualità
    artistica. Si adottarono i migliori procedimenti scientifici, probabilmente di origine
    indiana, per preservare le pergamene e gli altri oggetti destinati alla sepoltura
    avvolgendoli dentro strati protettivi di carbone, gesso e altri materiali dotati delle
    proprietà chimiche richieste. Lo strato protettivo esterno veniva avvelenato, come
    protezione contro i ladri e contro chiunque fosse sprovvisto della retta conoscenza.
    Tali tesori furono scoperti in seguito da grandi maestri ritenuti tulku dei discepoli di
    Padmasambhava. Una visione psichica (qualunque cosa essa sia) li informava di
    dove scavare. Si approntava la cerimonia di disseppellimento, a cui assistevano
    molti fedeli mentre gli sterratori scavavano. A volte si dovette scavare nella roccia.
    La riscoperta dei tesori si e protratta fino al nostri giorni, portando alla luce
    innumerevoli testi sacri. Uno di questi è il Libro Tibetano dei Morti.
    Altro modo per conservare tesori è il pensiero-lignaggio. Maestri appropriati hanno
    riscoperto antichi insegnamenti semplicemente ricordandoli, e poi trascrivendoli
    così come li avevano ricordati. L'atteggiamento paterno di Padmasambhava verso i
    tibetani si coglie nell'avvertimento che diede al re Trisong Detsen. Si avvicinavano
    le celebrazioni del capodanno, che includevano corse a cavallo e gare con l'arco.
    "Quest'anno, né corse di cavalli né gare con l'arco", disse Padmasambhava. I
    cortigiani elusero l'avvertimento e il re venne ucciso da una freccia scagliata
    durante le gare.
    Padmasambhava amava tanto i tibetani che ci aspetteremmo che rimanesse in Tibet
    per sempre. Invece, e questo è un altro punto importante della sua storia, se ne
    andò. C'è un tempo adatto per prendersi cura di una situazione. Quando il paese si
    fu riunificato, spiritualmente e politicamente, e la popolazione ebbe sviluppato un
    po' di sanità, Padmasambhava lasciò il Tibet ancora vivo, in senso letterale. Non in
    uno stato del Sudamerica ma in un continente di vampiri, in un luogo remoto
    chiamato Sangdok Pelri, la "Montagna di rame splendente". Egli vive ancora. Poiché
    egli è il dharmakaya, la dissoluzione del corpo non lo tocca. Se lo cerchiamo,
    abbiamo buone probabilità di trovarlo. Ma, mi spiace per voi, sarete molto delusi
    dall'incontro. Naturalmente, non parleremo più solo dei suoi otto aspetti. Sono
    sicuro che, da allora, ne ha sviluppato qualche milione in più.

    Il testo èmolto bello e interessante. Chi vuole lo può trovare QUI
     
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21 replies since 14/6/2008, 12:35   1559 views
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