Il Nirvana nel buddismo per i buddisti

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  1. D'Alì Baba
     
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    CITAZIONE (raes @ 14/3/2015, 17:09) 
    questa è la parte che non capisco del buddhismo perché uno dovrebbe essere contento di cessare di esistere?

    La risposta a questa domanda prevede di considerare il contesto culturale in cui questa filosofia dell'estinzione fu formulata.

    La prima cosa da assumere è la credenza nella rinascita: il Buddha era entrato in contatto con correnti filosofiche del suo periodo storico che proponevano la teoria della reincarnazione. Questo era considerato un insegnamento esoterico all'epoca: si diffuse e divenne popolarissimo solo nei secoli successivi.

    La teoria era che esisteva un Atman nell'uomo che si reincarnava di vita in vita per estinguere il karma. Dopo un incalcolabile numero di rinascite, avrebbe conseguito la liberazione unendosi con l'assoluto.

    Ognuna di queste rinascite portava con sè un enorme carico di dolore... e anche i momenti di piacere nascondevano in realtà il dolore che si sarebbe manifestato alla loro cessazione.
    Da qui l'insegnamento che "Tutto è sofferenza". L'unico modo di estinguere la sofferenza era realizzare questo Atman, ma il Buddha scoprì nelle sue meditazioni che l'Atman non esiste. Scoprì che non esiste un vero Sè, ma solo un flusso di coscienza che muta costantamente.

    Questo flusso non poteva essere "liberato" in alcun modo dal suo naturale destino, quello di generare continuamente sofferenza.
    Non si poteva unire a nessun Assoluto. L'unico modo per mettere fine a tutto questo era l'estinzione, il Nirvana.

    Da qui si comprende -tra l'altro- come il buddhismo sia inseparabilmente legato al concetto di rinascita.
     
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31 replies since 5/10/2008, 15:05   25468 views
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