Il Nirvana nel buddismo per i buddisti

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    Nel Buddhismo il Nirvana è il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore (duhkha).
    La dottrina del Nirvana nel Buddhismo solitamente non viene definita con termini positivi, ma negativi: dato che il Nirvana è al di là del pensiero razionale e del linguaggio, non è possibile affermare quello che è ma, piuttosto, quello che non è. Ciò premesso occorre precisare che la dottrina del Nirvana acquisisce significati diversi a seconda della scuola buddhista, del periodo storico e del luogo in cui essa fu esposta.

    - Secondo il Buddhismo dei Nikaya la fine delle sofferenze, dei dolori e delle passioni, ivi comprese quelle piacevoli, è raggiungibile solo con il Nirvana. Il Nirvana è riuscire a liberarsi dei tre peccati fondamentali: la brama, l’odio e l’illusione. Nirvana non è il "nulla", esso non viene mai descritto e chi lo ha realizzato lo indica come un’immensa, inimmaginabile e imperturbabile consapevolezza ed è raggiunto solo dagli arhat.

    - Per il Buddhismo Mahayana il Nirvana delle scuole del Buddhismo dei Nikaya, e quindi quello degli arhat, è un Nirvana inferiore che non corrisponde allo stato di Buddha pienamente illuminato (sanscrito Samyak-sam-buddha). È un Nirvana statico (sans. pratisthita nirvana) a cui il Mahayana oppone il nirvana non statico (sans. apratishtita nirvana). Coloro che raggiungono il Nirvana del Mahayana (i Buddha pienamente illuminati e gli aryabodhisattva) non ricadono nelle attività samsariche (samsara) ma neanche nella staticità del Nirvana delle scuole del Buddhismo dei Nikaya, ovvero rifiutano sia le passioni ma anche l'imperturbabilità del Nirvana statico, questo almeno finché ci sono esseri sofferenti da salvare. Per le scuole Mahayana, Madhyamika e Cittamatra, non vi è peraltro differenza tra samsara e Nirvana e quindi non vi è un luogo al di fuori dell'ordinario in cui realizzare la verità ultima e lo stesso Nirvana. Così secondo Nagarjuna: «Non vi è la minima differenza fra samsara e nirvana, né la minima differenza fra nirvana e samsara». (Madhyamakakarika, XXV, 19)

    Nel Buddhismo il Nirvana e' il traguardo ultimo della propria pratica del Dharma.

    Il Nirvana Mahayana e' definto Nirvana-non-dimorante siccome non dimora ne' nel samsara ne' nel Nirvana Hinayana della Pace Individuale ma e' lo stato completamente risvegliato di un Buddha ed e' dotato del Trikaya, i Tre Corpi di un Buddha che sono il Dharmakaya, il Sambhogakaya e il Nirmanakaya.

    Il Nirvana Mahayana viene realizzato attraversando i Cinque Sentieri e i Dieci Bhumi, Terreni, dei Bodhisattva, meditando ripetutamente la duplice Vacuita' del Se' della Persona, Pudgalanairatmya e del Se' dei Fenomeni, Dharmanairatmya e impegnandosi strenuamente nella Pratica delle due Bodhicitta, quella dell'Aspirazione e quella dell'Appplicazione che sono la Bodhicitta Relativa e la Bodhicitta Ultima che e' precisamente la meditazione sulla duplice Vacuita'.

    Tutti gli esseri senzienti (per senzienti si intende aventi una mente) rinascono continuamente nei vari reami del samsara e, benche' la Natura di Buddha sia a loro inerente, non realizzano il Nirvana non-dimorante poiche' non detengolo la capacita' e la possibilita' di meditare. In questo modo, sebbene abbiano la potenzialita' per realizzare il Nirvana non lo fanno e continuano indefintamente a rinascere nella sofferenza del samsara.

    Il Nirvana Mahayana non e' una cosa imprecisa o una semplice pace libera da inquietudini ma e' lo stato dotato delle Saggezze Ultime e dotato dei Kaya che possono essere suddivisi in differenti modi come in due, Dharmakaya e Rupakaya, tre, Dharmakaya, Sambhogakaya e Nirmanakaya quattro con lo Svabavikakaya etc.

    E' la consapevolezza originaria di una mente primordialmente non-oscurata che dimora della natura ultima, l'elemento fondamentale, la Dharmata.

    Quando si parla di identita' tra samsara e Nirvana si intende, tra tante altre cose, che il samsara non ha altro luogo dove dimorare che non sia la mente che in essenza e' la natura ultima di tutti i fenomeni, il Dharmadhatu e il Nirvana non puo' essere trovato indipendentemente dal Samsara poiche' e' basandosi sulla Verita' Convenzionale che si puo' realizzare la Verita' Ultima, come ha detto Nagarjuna: "Senza basarsi sulla Verita' Convenzionale la Verita' Ultima non puo' essere realizzata e senza realizzare la Verita' Ultima il Nirvana non puo' essere raggiunto".
    Da qua samsara e Nirvana sono inscindibili, se c'e' la Saggezza di un Arya si ha il Nirvana altrimenti si ha solo il samsara.

    FONTE : Wikipedia Link (ultima visita il 5 ottobre 2008).

    Edited by eidolon88 - 5/10/2008, 16:23
     
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  2. raes
     
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    questa è la parte che non capisco del buddhismo perché uno dovrebbe essere contento di cessare di esistere?
     
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  3. D'Alì Baba
     
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    CITAZIONE (raes @ 14/3/2015, 17:09) 
    questa è la parte che non capisco del buddhismo perché uno dovrebbe essere contento di cessare di esistere?

    La risposta a questa domanda prevede di considerare il contesto culturale in cui questa filosofia dell'estinzione fu formulata.

    La prima cosa da assumere è la credenza nella rinascita: il Buddha era entrato in contatto con correnti filosofiche del suo periodo storico che proponevano la teoria della reincarnazione. Questo era considerato un insegnamento esoterico all'epoca: si diffuse e divenne popolarissimo solo nei secoli successivi.

    La teoria era che esisteva un Atman nell'uomo che si reincarnava di vita in vita per estinguere il karma. Dopo un incalcolabile numero di rinascite, avrebbe conseguito la liberazione unendosi con l'assoluto.

    Ognuna di queste rinascite portava con sè un enorme carico di dolore... e anche i momenti di piacere nascondevano in realtà il dolore che si sarebbe manifestato alla loro cessazione.
    Da qui l'insegnamento che "Tutto è sofferenza". L'unico modo di estinguere la sofferenza era realizzare questo Atman, ma il Buddha scoprì nelle sue meditazioni che l'Atman non esiste. Scoprì che non esiste un vero Sè, ma solo un flusso di coscienza che muta costantamente.

    Questo flusso non poteva essere "liberato" in alcun modo dal suo naturale destino, quello di generare continuamente sofferenza.
    Non si poteva unire a nessun Assoluto. L'unico modo per mettere fine a tutto questo era l'estinzione, il Nirvana.

    Da qui si comprende -tra l'altro- come il buddhismo sia inseparabilmente legato al concetto di rinascita.
     
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  4. raes
     
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    grazie della risposta
     
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    piccolo haijin

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    questa è la parte che non capisco del buddhismo perché uno dovrebbe essere contento di cessare di esistere?

    attaccamento è presupposto ad esistenza.
    se, o ananda, totalmente, completamente, a ciascuno, ovunque, non fosse
    più attaccamento, e cioè l'attaccamento alla brama, l'attaccamento
    ai rituali religiosi, l'attaccamento alle convinzioni, l'attaccamento all'affermazione dell'io,
    se completamente vi fosse il cessare dell'attaccamento, con la distruzione
    dell'attaccamento forse che si sperimenterebbe ancora l'esistenza?
    ...
    pertanto, o ananda, proprio questo è il motivo, questa è l'origine, questa è la radice,
    questo è il presupposto dell'esistenza: l'attaccamento


    (mahanidanasutta)

    quindi sei contento perché cessi di attaccarti... infine pure all' "esistenza" ;)
     
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  6. Maha Karuna
     
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    CITAZIONE (eizo @ 16/3/2015, 13:22) 
    attaccamento è presupposto ad esistenza.
    se, o ananda, totalmente, completamente, a ciascuno, ovunque, non fosse
    più attaccamento, e cioè l'attaccamento alla brama, l'attaccamento
    ai rituali religiosi, l'attaccamento alle convinzioni, l'attaccamento all'affermazione dell'io,
    se completamente vi fosse il cessare dell'attaccamento, con la distruzione
    dell'attaccamento forse che si sperimenterebbe ancora l'esistenza?
    ...
    pertanto, o ananda, proprio questo è il motivo, questa è l'origine, questa è la radice,
    questo è il presupposto dell'esistenza: l'attaccamento


    (mahanidanasutta)

    _/|\_ :)
     
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  7. raes
     
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    sai non è facile per me accettare questo, vi ringrazio, io come ho detto sono solo agli inizio, avrò bisogno di andare in qualche centro per approfondire
     
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  8. Rinchen Dorje
     
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    CITAZIONE (raes @ 16/3/2015, 15:44) 
    sai non è facile per me accettare questo, vi ringrazio, io come ho detto sono solo agli inizio, avrò bisogno di andare in qualche centro per approfondire

    È un'idea saggia: vicino a te c'e l'iltk di Pomaia (cerca su google ILTK Pomaia)
    Ciao
     
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  9. raes
     
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    lo so una mia amica lo frequenta e sono iscritto alla sua pagina su facebook. mi ha detto che presto mi ci porterà
     
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  10. Rinchen Dorje
     
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    Bene, molto bene...ma vai senza aspettative. ..sereno e limpido come il cielo a primavera: se succede qualcosa bene, se non succede nulla bene.
     
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  11. raes
     
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    farò come hai detto
     
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  12. Rinchen Dorje
     
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    CITAZIONE (raes @ 17/3/2015, 09:50) 
    farò come hai detto

    ti ringrazio per aver solo preso in considerazione il mio consiglio-
    Fammi sapere

    _/|\_
     
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  13. Farfalla Monarca
     
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    CITAZIONE (eizo @ 16/3/2015, 13:22) 
    CITAZIONE
    questa è la parte che non capisco del buddhismo perché uno dovrebbe essere contento di cessare di esistere?

    attaccamento è presupposto ad esistenza.
    se, o ananda, totalmente, completamente, a ciascuno, ovunque, non fosse
    più attaccamento, e cioè l'attaccamento alla brama, l'attaccamento
    ai rituali religiosi, l'attaccamento alle convinzioni, l'attaccamento all'affermazione dell'io,
    se completamente vi fosse il cessare dell'attaccamento, con la distruzione
    dell'attaccamento forse che si sperimenterebbe ancora l'esistenza?
    ...
    pertanto, o ananda, proprio questo è il motivo, questa è l'origine, questa è la radice,
    questo è il presupposto dell'esistenza: l'attaccamento


    (mahanidanasutta)

    quindi sei contento perché cessi di attaccarti... infine pure all' "esistenza" ;)

    Credo che per me sia una cosa irrealizzabile, come posso rinunciare a certi piaceri della vita? Anche se la vera domanda sarebbe, "lo voglio"?
     
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    piccolo haijin

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    Credo che per me sia una cosa irrealizzabile, come posso rinunciare a certi piaceri della vita?

    ma infatti non devi mica rinunciarci.
    devi semplicemente viverli come dire...
    con una specie di naturale distacco.
    un po' come un pipistrello appeso a una stalattite,
    hai presente?
    sembra che sia attaccato alla roccia,
    ma in realtà in quella posizione è super rilassato
    e sta da dio... almeno finché non arriva qulache
    cacchio di speleologo a rompergli le balle! :lol:
    e comunque, religiosamente parlando, nel buddhismo
    basta che tu non ti leghi alle quattro forme
    di upadana presenti nella citazione.
    a tutto il resto, se vuoi, puoi attaccarti
    anche...

    bostik_adesivo_chiaro-460x460

    ... con il bostik! :lol: :lol: :lol:

    CITAZIONE
    Anche se la vera domanda sarebbe, "lo voglio"?

    ah!, quello che vuoi puoi saperlo soltanto tu! :lol:
    ciao! :)
     
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  15. apo
     
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    CITAZIONE
    basta che tu non ti leghi alle quattro forme
    di upadana presenti nella citazione.
    a tutto il resto, se vuoi, puoi attaccarti
    anche...

    A Eizo che retore che sei (o para.... per essere più caserecci :D ), hai detto poco con la tua affermazione. Ricordiamo le quattro forme di upadana sono : "sense-pleasure clinging (kamupadana), wrong-view clinging (ditthupadana), rites-and-rituals clinging (silabbatupadana), self-doctrine clinging (attavadupadana)".

    P.s: scusate l'inglese ma non avevo tempo...
     
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31 replies since 5/10/2008, 15:05   25468 views
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