Respirazione del vaso

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  1. Laviadellaspada
     
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    Scrivo volentieri qualcosa a proposito dello “hara”. Se fosse un argomento qui fuori luogo, lo si può senza problemi spostare in altre parti del forum.

    Lo “hara” è un punto interno al corpo umano, situato quattro dita sotto l’ombelico. Fisiologicamente non credo sia rintracciabile, come non lo sono i nadi, i chakra e gli altri elementi che costituiscono il corpo sottile yogico nelle pratiche degli yoga interni del buddhismo tantrico indo-tibetano, ma ciò non significa che sia inesistente, e la certificazione della sua esistenza si ha nel fatto che lavorare con esso “funziona” (esattamente come “funziona” lavorare con le componenti sottili del corpo yogico).
    Lo “hara” costituisce la sede dell’equilibrio, della stabilità e della forza, in quanto momento di manifestazione della Terra, delle radici, della base, dell’origine, dell’indiviso. Quando la coscienza è centrata sullo “hara”, essa diviene stabile e può allora legittimamente espandersi verso l’alto e vivere senza timori le dinamiche di interrelazione tra soggetto e oggetto, cosa che in assenza di tale radicamento genera l’ipertrofia dell’io, la sua perdita del controllo, il suo irrigidimento, la sua vulnerabilità, la sua solitudine, le sue nevrosi. A mio avviso è interessante come tale visione abbia un parallelismo con la visione della mahamudra e dello dzogchen nella quale condizione affinché la manifestazione dinamica della mente non sia “pericolosa”, e foriera di sofferenza, è la realizzazione della vacuità quale base stabile e immutabile dell’apparire fenomenico.
    Nel Giappone tradizionale, oltre che in chiave di evoluzione esplicitamente spirituale, lo “hara” è importante per qualsiasi attività, la quale risulta così stabile e centrata, e la quale in un certo senso diviene implicitamente una via di evoluzione spirituale. Si dice per esempio: “parlare con hara”, “camminare con hara”, “sedere con hara”, “dipingere con hara”.
    Lo “hara” ha inoltre una grandissima importanza nelle arti marziali ed è tramite esse che in Occidente si è venuti a contatto con questa idea “spiritual-fisico-psico-filosofica”. Chi combatte con lo “hara” esplica un’azione che manifesta inequivocabilmente una potenza di natura affatto diversa rispetto a quella che presiede la forza muscolare, ed è su quest’ultima vincente in quanto la potenza generata tramite lo “hara” proviene della totalità mentre la forza muscolare proviene da un soggetto che si contrappone a un oggetto.

    Un saluto a tutti.

    Andrea
     
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31 replies since 7/12/2008, 14:34   4859 views
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