Incapacità di Amare

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  1. LuigiNinja
     
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    Salve ragazzi.. ^_^
    Ho realizzato quest'altra tappa alla base dei miei limiti.. Spero di trovare una via d'uscita al più presto.. In pratica ho associato l'affezionarsi a una debolezza perchè quando ti affezioni alla persona sbagliata o in un momento sbagliato o con un tipo scherzoso, sei molto + vulnerabile e puoi rimanerci veramente male..
    Inoltre la mia unica esperienza in cui ho dimostrato affetto a una ragazza in e fuori dai rapporti, l'ho presa nel 'bucio der c...'.. Mentre in tutti gli altri rapporti in cui mi sono comportatoo nel modo opposto sono state loro ad innamorarsi di me..
    Quindi credo, so, di aver associato l'indifferenza o freddezza o volontà di non amare (o come volete chiamarla voi) a un simbolo di forza caratteriale che ora mi sta soffocando perchè non riesco a mostrare affetto nemmeno ai miei genitori, mi farebbe sentire piccolissimo e debole.. Un gay, una femminuccia, uno spirituale, un santo.. E odio tutto questo.. Anche quando ricevo un gesto d'affetto non riesco a dire nulla oltre un insensibile grazie, quando invece basterebbe non parlare e fargli capire con gli occhi che quel gesto non è passato inosservato..
    Nella speranza di ritrovare l'equilibrio, un saluto :bye1.gif:
     
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  2. @lara
     
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    ciao LuigiNinja

    mi hai anticipato perchè volevo inserire una discussione riguardo ai "nodi psicologici".....cioè come si pone il Buddismo, nella pratica, rispetto ai "disagi" come i tuoi, anche in senso più ampio.

    Cioè, ognuno di noi ha delle difficoltà specifiche legate al senso della propria identità che manifestano all'interno delle relazioni. C'è chi è rancoroso e ha difficoltà a superare i torti subiti......c'è che è permaloso e si sente ferito anche per minime osservazioni.....c'è chi ha paura dell'intimità e si tiene sempre a debita distanza......ecc....

    Parlo, quindi di disagi assolutamente "normali" e non patologici che ognuno di noi può riconoscere dentro di sè, soprattutto sè sta percorrendo un sentiero spirituale e sono proprio quei "nodi" che ci ancorano all'illusione di un IO separato e assoluto.

    Come si pone la pratica Buddista rispetto a ciò.....??

    Spero di non aver rubato lo spazio di Luigi ma di aver solo ampliato l'oggetto della discussione....

    ciao lara
     
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    Ciao,
    non lo dico per esperienza o, per consapevolezza acquisita.
    Parlo solo di conoscenza mentale.
    Bodhichitta, o, sviluppo della... :hug**: è la risposta.
    Una sola parola su cui si è scritto tantissimo nei secoli.
    Abbastanza semplice da comprendere, molto difficile da applicare.

    Da:Chögyal Namkhai Norbu, "Il Fondamento della Via", Edizioni Shang Shung, Arcidosso, 2006

    "Se osserviamo bene, la maggior parte di noi è proprio come una pietra nel mare. Magari parliamo del Bodhichitta, di agire per il bene degli altri e di tante belle cose e viviamo in un'atmosfera tutta rosa, ma poi restiamo come una pietra.

    Di solito le cose messe nell'acqua si ammorbidiscono, ma una pietra no, resta sempre dura perché quella è la sua condizione, non si rilassa mai e anche dopo secoli e secoli non ha la minima idea di integrarsi con l'acqua. Anche se sta per migliaia di anni nell'acqua, quando si rompe vediamo che dentro è secca.

    Così il nostro ego non si integra mai con l'insegnamento, è solo capace di pronunciare tante belle parole come un professore ben preparato che fa una conferenza e tutti dicono: "Ah, che bravo, che bel discorso ha fatto". Ma in realtà non ha integrato niente in se stesso e la sua condizione non è cambiata nemmeno di una virgola. Ecco, l'insegnamento non deve diventare così, l'insegnamento dev'essere integrato in se stessi, ma per integrarlo bisogna aprirsi un pochino, cioé bisogna osservare se stessi e comprendere la propria condizione".

    Edited by avventurina - 20/2/2011, 09:23
     
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  4. LuigiNinja
     
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    CITAZIONE (avventurina @ 20/2/2011, 09:06) 
    Ciao,
    non lo dico per esperienza o, per consapevolezza acquisita.
    Parlo solo di conoscenza mentale.
    Bodhichitta, o, sviluppo della... :hug**: è la risposta.
    Una sola parola su cui si è scritto tantissimo nei secoli.
    Abbastanza semplice da comprendere, molto difficile da applicare.

    Da:Chögyal Namkhai Norbu, "Il Fondamento della Via", Edizioni Shang Shung, Arcidosso, 2006

    "Se osserviamo bene, la maggior parte di noi è proprio come una pietra nel mare. Magari parliamo del Bodhichitta, di agire per il bene degli altri e di tante belle cose e viviamo in un'atmosfera tutta rosa, ma poi restiamo come una pietra.

    Di solito le cose messe nell'acqua si ammorbidiscono, ma una pietra no, resta sempre dura perché quella è la sua condizione, non si rilassa mai e anche dopo secoli e secoli non ha la minima idea di integrarsi con l'acqua. Anche se sta per migliaia di anni nell'acqua, quando si rompe vediamo che dentro è secca.

    Così il nostro ego non si integra mai con l'insegnamento, è solo capace di pronunciare tante belle parole come un professore ben preparato che fa una conferenza e tutti dicono: "Ah, che bravo, che bel discorso ha fatto". Ma in realtà non ha integrato niente in se stesso e la sua condizione non è cambiata nemmeno di una virgola. Ecco, l'insegnamento non deve diventare così, l'insegnamento dev'essere integrato in se stessi, ma per integrarlo bisogna aprirsi un pochino, cioé bisogna osservare se stessi e comprendere la propria condizione".

    Beh, a volte agisco solo per il bene di tutti.. Ma questa è una metà di me, l'altra metà agisce da perfetto egoista a causa dell'egoismo e la malvagità di molti esseri umani.. Forse dovrei anche qui cercare l'equilibrio..

    PS: Si può meditare su un argomento come questo in modo fisso? Se si, si può fare anche se non si ha una grandissima esperienza nella meditazione per via del via vai di pensieri che ancora corrono nella mia mente?
     
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    Penso, il semplice fatto che, riconosci la tua condizione, non è poco...
    egoismo ed altruismo, sono perfettamente interscambiabili.
    Meglio un sano egoismo, che un falso altruismo.
    es: se a livello energetico, sono molto debilitato, preda di pensieri ossessivi, stanco, ecc... è impensabile che io possa sostenere chiunque. Il sano egoismo è praticare per ottenere benefici personali, salute, benessere economico, tranquillità, ecc... A questo punto o, da questo punto, posso veramente essere d'aiuto al prossimo.
    Quindi, come salvarsi dal cattivo egoismo?
    Ricordandosi continuamente che la ricerca del mio benessere ha per fine il benessere altrui (impegno del bodhichitta).
    Non so che via segui, se fosse compatibile con il tuo percorso, ti consiglio la pratica di Tara.

    CITAZIONE
    "Così il nostro ego non si integra mai con l'insegnamento, è solo capace di pronunciare tante belle parole come un professore ben preparato che fa una conferenza e tutti dicono: "Ah, che bravo, che bel discorso ha fatto". Ma in realtà non ha integrato niente in se stesso e la sua condizione non è cambiata nemmeno di una virgola. Ecco, l'insegnamento non deve diventare così, l'insegnamento dev'essere integrato in se stessi, ma per integrarlo bisogna aprirsi un pochino, cioé bisogna osservare se stessi e comprendere la propria condizione".

    Ho ri-quotato questo pezzo, più per mio uso personale.... (dimentico spesso)
    A
     
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  6. Morgoth333
     
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    Sarò molto breve.

    Se non si sta bene con se stessi non si potrà stare bene anche con gli altri.
    Se non si è capaci di amare se stessi non si potrà amare gli altri.

    Questo non è buddhismo, ma semplice psicologia spiccia. Tu come ti poni nei confronti di te stesso?

    Ora torno un pochino buddhista: come ti poni nei confronti degli aggregati fisici e mentali che generano l'illusione di "te stesso"?
     
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    Sarò molto breve.

    Se non si sta bene con se stessi non si potrà stare bene anche con gli altri.
    Se non si è capaci di amare se stessi non si potrà amare gli altri.

    Questo non è buddhismo, ma semplice psicologia spiccia.

    Probabilmente, la mia è ancora psicologia spiccia... magari, migliorerò... col tempo (spero)....

    CITAZIONE
    Tu come ti poni nei confronti di te stesso?

    osservandomi

    CITAZIONE
    Ora torno un pochino buddhista: come ti poni nei confronti degli aggregati fisici e mentali che generano l'illusione di "te stesso"?

    osservandoli

     
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  8. Morgoth333
     
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    CITAZIONE (avventurina @ 21/2/2011, 11:09) 
    CITAZIONE
    Sarò molto breve.

    Se non si sta bene con se stessi non si potrà stare bene anche con gli altri.
    Se non si è capaci di amare se stessi non si potrà amare gli altri.

    Questo non è buddhismo, ma semplice psicologia spiccia.

    Probabilmente, la mia è ancora psicologia spiccia... magari, migliorerò... col tempo (spero)....

    Calma, calma, calma.
    Non stavo dicendo che la tua era psicologia spiccia ci mancherebbe e mi scuso.
    Intendevo dire che le mie frasi erano psicologia spiccia, e questo senza nulla togliere alla psicologia!
    Era solo per sottolineare che non si trattava di frasi tratte da qualsivoglia canone buddhista.

    Io poi non mi riferivo a te ma a Luigininja che aveva chiesto un consiglio.
     
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    Calma, calma, calma.
    Non stavo dicendo che la tua era psicologia spiccia ci mancherebbe e mi scuso.
    Intendevo dire che le mie frasi erano psicologia spiccia, e questo senza nulla togliere alla psicologia!
    Era solo per sottolineare che non si trattava di frasi tratte da qualsivoglia canone buddhista.

    Ti ho risposto, perchè quello che tu dici in forma più contratta, è lo stesso che ho detto io...
    comunque, calmo sono!!! ehehehe :beer:

    CITAZIONE
    Io poi non mi riferivo a te ma a Luigininja che aveva chiesto un consiglio.

    Frainteso ho!! :sorry*:
     
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  10. pabletto76
     
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    Luigi per mia esperienza del percorso spirituale, unita con gli insegnamenti ricevuti, l'indifferenza è un atteggiamento "negativo". credo tra i peggiori.

    però bisogna vedere se sei indifferente davvero, e non credo lo sei del tutto. perkè se lo fossi, non ti faresti problemi o avresti disagi. ;)

    a nessuno piace essere trattato male e neanche soffrire o rimanerci male, quindi il tuo atteggiamento è comprensibile. però se insisti analizzandoti e portando avando un percorso interiore ti rafforzi e ti avvicini di più alla tua natura e così sempre più spontaneamnte manifesti ki sei.

    e pian piano avrai sempre meno di questi disagi, perkè quando sei te stesso lo sei e basta e non devi scegliere come comportarti. prendi esempio dai bambini piccoli e dagli animali. sono sinceri e spontanei e sono più equilibrati di noi adulti.

    ciau ciau! :)
     
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  11. LuigiNinja
     
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    CITAZIONE (avventurina @ 21/2/2011, 09:27) 
    Penso, il semplice fatto che, riconosci la tua condizione, non è poco...
    egoismo ed altruismo, sono perfettamente interscambiabili.
    Meglio un sano egoismo, che un falso altruismo.
    es: se a livello energetico, sono molto debilitato, preda di pensieri ossessivi, stanco, ecc... è impensabile che io possa sostenere chiunque. Il sano egoismo è praticare per ottenere benefici personali, salute, benessere economico, tranquillità, ecc... A questo punto o, da questo punto, posso veramente essere d'aiuto al prossimo.
    Quindi, come salvarsi dal cattivo egoismo?
    Ricordandosi continuamente che la ricerca del mio benessere ha per fine il benessere altrui (impegno del bodhichitta).
    Non so che via segui, se fosse compatibile con il tuo percorso, ti consiglio la pratica di Tara.

    CITAZIONE
    "Così il nostro ego non si integra mai con l'insegnamento, è solo capace di pronunciare tante belle parole come un professore ben preparato che fa una conferenza e tutti dicono: "Ah, che bravo, che bel discorso ha fatto". Ma in realtà non ha integrato niente in se stesso e la sua condizione non è cambiata nemmeno di una virgola. Ecco, l'insegnamento non deve diventare così, l'insegnamento dev'essere integrato in se stessi, ma per integrarlo bisogna aprirsi un pochino, cioé bisogna osservare se stessi e comprendere la propria condizione".

    Ho ri-quotato questo pezzo, più per mio uso personale.... (dimentico spesso)
    A

    E io quoto il tuo quote e sottolineo un pezzo che interessa a me.. :D

    CITAZIONE (Morgoth333 @ 21/2/2011, 10:46) 
    Sarò molto breve.

    Se non si sta bene con se stessi non si potrà stare bene anche con gli altri.
    Se non si è capaci di amare se stessi non si potrà amare gli altri.

    Questo non è buddhismo, ma semplice psicologia spiccia. Tu come ti poni nei confronti di te stesso?

    Ora torno un pochino buddhista: come ti poni nei confronti degli aggregati fisici e mentali che generano l'illusione di "te stesso"?

    Beh, mi sento un ragazzo intelligente che nella vita comune di tutti i giorni risulta essere taciturno, poco socievole, a volte con la testa tra le nuvole e solo durante poche ore, quando accadono, sono sereno e parlo, rido e scherzo.. Anche esteticamente a volte mi amo e a volte mi odio.. :wacko:
     
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  12. LuigiNinja
     
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    CITAZIONE (pabletto76 @ 21/2/2011, 19:35) 
    Luigi per mia esperienza del percorso spirituale, unita con gli insegnamenti ricevuti, l'indifferenza è un atteggiamento "negativo". credo tra i peggiori.

    però bisogna vedere se sei indifferente davvero, e non credo lo sei del tutto. perkè se lo fossi, non ti faresti problemi o avresti disagi. ;)

    a nessuno piace essere trattato male e neanche soffrire o rimanerci male, quindi il tuo atteggiamento è comprensibile. però se insisti analizzandoti e portando avando un percorso interiore ti rafforzi e ti avvicini di più alla tua natura e così sempre più spontaneamnte manifesti ki sei.

    e pian piano avrai sempre meno di questi disagi, perkè quando sei te stesso lo sei e basta e non devi scegliere come comportarti. prendi esempio dai bambini piccoli e dagli animali. sono sinceri e spontanei e sono più equilibrati di noi adulti.

    ciau ciau! :)

    Eh lo so.. Per questo continuo ad analizzarmi e cerco di capire cos'è che mi manca.. Qual'è il motivo per cui mi sento a disagio.. E spesso mi rispondo che il motivo è che per quanto possa sforzarmi non mi viene nulla da dire, tale affermazione poi si collega a una catena che alla fine afferma un'altra cosa, che sono meno sveglio degli altri, che sono sempre distratto, etc.. E' proprio questo che voglio risolvere! Non voglio confermare che sono indifferente ma solo che non riesco a trovare il modo per avvicinarmi di + agli altri e onestamente sto abbandonando questa via perchè vedo che con un po di menefreghismo verso l'amicizia vivo meglio.. Forse era solo una qualche forma di attaccamento, un vizio di voler riuscire ad essere amico con chi e quando voglio.. Una pretesa infantile..
     
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  13. @lara
     
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    CITAZIONE (LuigiNinja @ 23/2/2011, 23:02) 
    Eh lo so.. Per questo continuo ad analizzarmi e cerco di capire cos'è che mi manca.. Qual'è il motivo per cui mi sento a disagio.. E spesso mi rispondo che il motivo è che per quanto possa sforzarmi non mi viene nulla da dire, tale affermazione poi si collega a una catena che alla fine afferma un'altra cosa, che sono meno sveglio degli altri, che sono sempre distratto, etc.. E' proprio questo che voglio risolvere! Non voglio confermare che sono indifferente ma solo che non riesco a trovare il modo per avvicinarmi di + agli altri e onestamente sto abbandonando questa via perchè vedo che con un po di menefreghismo verso l'amicizia vivo meglio.. Forse era solo una qualche forma di attaccamento, un vizio di voler riuscire ad essere amico con chi e quando voglio.. Una pretesa infantile..

    Ciao Luigininja

    non ti parlo da buddista perchè non lo sono ma, a parer mio, il tuo osservarti è in realtà un giudicarti....negativamente.

    Non si tratta di fare un confronto tra te e gli altri, questo è giudizio non osservazione di ciò che sta accadendo dentro di te, in questo momento.

    Il disagio , il senso di inadeguatezza, l'insicurezza spesso ci sono (ma poi anche passano)....ma più noi ci sforziamo di trasformarli, di superarli, più ci incastriamo in un processo senza fine.

    Questa, almeno è la mia esperienza.

    ciao lara

     
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  14. LuigiNinja
     
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    CITAZIONE (@lara @ 24/2/2011, 08:46) 
    CITAZIONE (LuigiNinja @ 23/2/2011, 23:02) 
    Eh lo so.. Per questo continuo ad analizzarmi e cerco di capire cos'è che mi manca.. Qual'è il motivo per cui mi sento a disagio.. E spesso mi rispondo che il motivo è che per quanto possa sforzarmi non mi viene nulla da dire, tale affermazione poi si collega a una catena che alla fine afferma un'altra cosa, che sono meno sveglio degli altri, che sono sempre distratto, etc.. E' proprio questo che voglio risolvere! Non voglio confermare che sono indifferente ma solo che non riesco a trovare il modo per avvicinarmi di + agli altri e onestamente sto abbandonando questa via perchè vedo che con un po di menefreghismo verso l'amicizia vivo meglio.. Forse era solo una qualche forma di attaccamento, un vizio di voler riuscire ad essere amico con chi e quando voglio.. Una pretesa infantile..

    Ciao Luigininja

    non ti parlo da buddista perchè non lo sono ma, a parer mio, il tuo osservarti è in realtà un giudicarti....negativamente.

    Non si tratta di fare un confronto tra te e gli altri, questo è giudizio non osservazione di ciò che sta accadendo dentro di te, in questo momento.

    Il disagio , il senso di inadeguatezza, l'insicurezza spesso ci sono (ma poi anche passano)....ma più noi ci sforziamo di trasformarli, di superarli, più ci incastriamo in un processo senza fine.

    Questa, almeno è la mia esperienza.

    ciao lara

    Facile a dirsi.. Il difficile è bloccare quei processi di pensieri che sovvengono quando ci troviamo in quelle situazioni.. E magari c'è pure qualcuno che ci 'aiuta' prendendoci in giro.. :angry:
     
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  15. LuigiNinja
     
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    Ecco un esempio che fa proprio al caso mio.. Oggi mi è morta la cagna e stò male da fare schifo.. Sto piangendo come un bambino e mi chiedo, vale la pena di avere un cane affianco (cosi come le persone) pur sapendo che un domani soffriremo per loro, oppure è meglio non prendere + cani (evitare di avere rapporti stretti con chiunque)?
     
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17 replies since 19/2/2011, 20:39   375 views
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