TUTTO E' CREATO DALLA MENTE

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  1. dorjepizza
     
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    Come promesso inizio questo thread che riprende un tema toccato nella sezione dedicata a Mahakala.Questo argomento sulla mente è piuttosto interessante ma anche facilmente fraintendibile non perchè siamo scemi ma perchè i tibetani hanno mutuato terminologie dei sutra nei tantra e nello Dzogchen finendo per confondere tutto e tutti .
    Partirò dai sutra e poi mi dedicherò ai tantra e allo Dzogchen avvertendovi però che questa terminologia nei tantra e nello Dzogchen assume un' altra valenza rispetto ai Sutra e in contrasto con quelli dei Sutra .Prima di iniziare la discussione delinerò le due dottrine Mahayana
    La Madhyamaka Prasangika e il Cittamatra.Vedrete in fondo come queste due dottrine divergono sostanzialmente nell'interpretazione.Poi vedremo i Tantra e lo Dzogchen


    Il Cittamatra


    Partendo dall'affermazione del Buddha «O figli dei Vittoriosi, i tre regni non sono altro
    che mente», questa scuola è chiamata "idealista" perché dichiara che i fenomeni sono
    inseparabili dalla mente e non sono altro che semplici apparenze per essa. Non
    accetta, dunque, l'esistenza reale di fenomeni esterni, ma afferma che, dal punto divista
    della verità ultima, esiste solo la coscienza.In essa e soltanto in essa, sotto l'influenza
    dell'ignoranza, nasce l'illusione di un soggetto prensore, "che coglie" (, TIB. 'dzin-pa)e di
    di oggetti coglibili, che "vengono colti" (. gzung-ba).
    Il carattere illusorio degli oggetti esterni viene illustrato tramite otto metafore
    dell'illusione: si paragonano i fenomeni esterni a un'illusione creata dalla magia, a
    un'illusione ottica, a un miraggio, a un sogno, al riflesso della luna sull'acqua, a un'eco, a
    una città aerea, a un fantasma.
    La vacuità nel Cittamtra è quindi l’inseparabilità dell’afferrato e dell’afferratore
    L'esempio del sogno è quello che colpisce di più. Il sognatore ne crede reale il contenuto
    al punto di fuggire se si crede inseguito da una tigre affamata. E tuttavia chi corre e chi
    insegue sono entrambi il prodotto della sua mente. Le apparizioni oniriche sono inoltre
    irreali dal momento che al risveglio svaniscono.
    Allo stesso modo, la comprensione della vacuità o talità fa svanire la dualità soggettooggetto,
    mera proiezione della mente in preda all'illusione. I fenomeni che appaiono alla
    coscienza sono il risultato del karma dell'individuo: nel passato, innumerevoli tracce
    karmiche o impronte, letteralmente dette "impregnazioni" (SANS. vasanà, TIB. bagchags),
    sono state depositate nella coscienza; sono come semi (SANS. bìja, TIB. sa-bon)
    che daranno luogo, quando le condizioni permetteranno loro di maturare, a fenomeni
    psichici simili a quelli che li hanno originati.
    Qual è dunque il supporto di questi semi? A parte "gli adepti della Madhyamaka
    asseriscono l'esistenza delle sei coscienze e considerano la coscienza mentale quale
    depositaria delle tracce karmiche, la maggior parte dei cittamatrin segue l'approccio di
    Asahga e di Vasubandhu e i sutra come il Lankàvatàrasutra; sono gli "adepti delle
    scritture", che accettano l'esistenza di otto coscienze (SANS. astavijnàna, TIB. rnam-shes
    tshogs-brgyad): sei coscienze dei sensi, una coscienza mentale contaminata (SANS.
    klistamanas, TIB. nyon-yid), tutte quante attive e volte verso i loro oggetti, e la coscienza
    base-di-tutto (SANS. àlayavijnàna, TIB. kun-gzhi rnam-shes).
    L'alaya funge da ricettacolo delle impronte karmiche o semi. Coscienza fondamentale
    neutra, non fa altro che ricevere le impronte karmiche che risultano dalle attività
    karmiche anteriori prodotte dalla coscienza mentale contaminata. Quando, per la

    maturazione dei semi karmici del passato depositati nell'àlayavijnàna, si manifestano
    delle apparenze (forme, suoni, odori, gusti, consistenze, fenomeni mentali), le coscienze
    dei sensi si limitano a percepirle, ma la coscienza mentale contaminata se ne appropria
    come di oggetti del desiderio o dell'avversione. Ne deriva la produzione di nuovo karma e
    un deposito di nuove impronte karmiche nell'àlayavijnàna.
    Finché ci saranno impronte, l'alayavijnàna continuerà a esistere. Di per sé essa non è né
    virtuosa né non virtuosa; è la continuità cosciente che collega tutti gli stati della
    coscienza: sonno profondo, svenimenti, coscienza allo stato di veglia, assorbimento
    meditativo. Alla morte, tutte le altre coscienze si riassorbono in essa; poiché è il supporto
    delle impronte karmiche, è alayavijnana che costituisce la coscienza che trasmigra di vita
    in vita. Nel Lankàvatàrasutra è detto: «La coscienza è insieme lo spettatore, il teatro e la
    danzatrice». Poiché, durante tutte le esperienze in stato di veglia, nel sogno o in altre
    occasioni, niente di quanto viene percepito proviene dall'esterno, ne consegue che ogni
    coscienza individuale è una serie psichica chiusa, mossa dalla propria causalità karmica.
    Nel Cittamtra si parla di due aspetti della coscienza. Quando la coscienza percepisce un
    oggetto, ha due aspetti: si volge verso l'oggetto per coglierlo, e nello stesso tempo
    sperimenta all'interno la propria natura. Grazie a quest'ultimo aspetto, "la coscienza
    interna che conosce se stessa e si auto-illumina", ci possiamo ricordare di un'esperienza
    vissuta anche quando questa non è più presente.
    La natura dei fenomeni è di tre tipi.
    1. La natura completamente immaginaria è l'idea che ci si forma degli oggetti che si
    manifestano. Sotto l'influenza delle immaginazioni fittizzie o pensieri concettuali
    prodotti dalla coscienza mentale e dalla coscienza mentale contaminata,
    attribuiamo erroneamente agli oggetti una natura veramente esistente o un essere
    in sé. È così che si designano i cinque aggregati (SANS. skandha) come un "sé"
    della persona ecc. Questi concetti vengono chiamati immaginari o fittizi perché
    sono completamente inesistenti, essendo il prodotto dell'ignoranza e dell'illusione.
    2. La natura dipendente che include tutti i fenomeni prodotti da cause ossia tutto
    ciò che è partecipe della produzione condizionata o interdipendenza
    3. La natura perfettamente fondata, perfetta così com'è è la natura reale o assoluta
    dei fenomeni: è la natura dipendente colta però nella sua nudità, ossia una volta
    completamente libera da ciò che è interamente immaginario.
    È, insomma, la realtà qual è, la talità la vacuità dei caratteri fenomenici di esistenza e
    inesistenza, e assenza di dualità soggetto-oggetto.

    E sulla natura dipendente, contemporaneamente esistente per la sua efficienza causale e
    vuota di sovrapposizioni immaginarie, che sono imperniate le due verità o due realtà: la
    realtà convenzionale , ossia la natura dipendente contaminata da quanto è interamente
    immaginario, e la realtà ultima , ossia la natura dipendente avulsa da quanto è
    interamente immaginario.
    Il cammino del bodhisattva versol'Illuminazione, ossia l'accesso alla tathatà, comprende
    l'accumulazione dei meriti o sviluppo delle azioni benefiche per mezzo della pratica
    delle prime cinque pàramità, e l'accumulazione della saggezza, detta anche sviluppo
    dell'intelligenza non-mediata per mezzo della pratica delle ultime due pàramità lungo il
    percorso dei cinque sentieri e delle dieci terre . Il bodhisattva elimina così gli oscuramenti
    passionali e i loro semi, ostacoli alla liberazione, nonché gli oscuramenti cognitivi
    ostacoli alla buddhità Dall'ottava all'ultima terra, il bodhisattva recide alla radice gli
    ultimi oscuramenti e consegue la "rivoluzione del supporto": svuotata di tutti i suoi semi,
    l'àlayavijnàna diventa la coscienza immacolata dei buddha, detta amalavijnàna o
    vimalavijnàna. Senza più oggetti, la coscienza mentale si volge verso la propria base non
    duale, la cui dimensione è il dharmadhàtu, lo spazio della realtà, e la conosce
    direttamente.Si ottiene, allora, la piena Illuminazione & bodhi, e il nirvana non statico
    Presente in ogni essere, in cui dimorava nascosto come un gioiello nella ganga, il
    tathàgatagarbha o essenza del tathàgata si manifesta infine nel dharmakàya o corpo,
    assoluto da cui procedono i due corpi formali, il sambhogakàya e il nirmànakàya, allo
    scopo di agire per il bene degli esseri immersi nel samsàra

    La Madhyamaka


    La Base o Visione del Màdhyamika consiste nell'unire le due verità o realtà: la realtà
    relativa o convenzionaleche riguarda l'ambito delle apparenze fenomeniche, e la realtà
    assoluta o ultima ,che è la vacuità dei fenomeni
    Dapprima bisogna distinguere bene queste due realtà, che Candrakìrti definisce così:
    «Tutti i fenomeni hanno due nature: quella trovata percependo la loro realtà e quella
    trovata percependo il loro carattere ingannevole. L'oggetto della percezione corretta è la
    realtà assoluta, quello della percezione ingannevole è la realtà convenzionale»
    Sul piano relativo, i fenomeni appaiono ai nostri sensi e sembrano esistere veramente, ma
    sul piano assoluto sono sprovvisti di un'esistenza intrinseca.
    Prendiamo ad esempio una montagna ; vista dalla sua parte essa sembra possedere una
    massa e una sostanza proprie, indipendenti da qualsiasi condizione. Eccola ergersi
    davanti a noi: imponente, indipendente e concreta, ma se riflettiamo scopriremo
    gradualmente che essa deve la sua esistenza a una varietà di cause e condizioni e a
    innumerevoli particelle atomiche tanto piccole da non essere visibili. È solo l'unione di
    tutte queste parti, che a loro volta dipendono l'una dall'altra, a formare la montagna. Essa
    esiste solo in questo modo dipendente; non c'è un'entità 'montagna' esistente
    indipendentemente, un qualcosa separato dalle cause e dalle parti componenti che sono la
    base della sua esistenza.
    Ciò è vero per tutti i fenomeni materiali, grandi o piccini che siano. Immaginate
    di avere un chicco d'uva in mano. Perfino prendendo in considerazione questo
    piccolo e relativamente insignificante oggetto, comincerete a notare il gran numero
    di svariate condizioni responsabili della sua attuale esistenza. Pensate per esempio
    al campo in cui
    è cresciuto, alla vigna da cui proviene, agli sforzi del contadino, al sole e alla
    pioggia che lo hanno aiutato a svilupparsi. In questo modo possiamo capire come
    ogni fenomeno debba la sua esistenza a una miriade di fattori condizionanti.
    Non si troverà niente che sia privo di esistenza dipendente. Anche le minuscole
    particelle atomiche che sono i costituenti di base della materia sono eventi
    dipendenti. Esse dipendono dalle loro parti direzionali così come dalle cause che
    le hanno prodotte e dagli effetti a cui a loro volta danno luogo.

    Anche fenomeni meno concreti, come il tempo, sorgono in modo dipendente.
    Prendete per esempio l'anno 2011 . A prima vista esso appare come un solido
    pezzo di tempo dotato di una sua ben definita identità, mentre in realtà la sua
    esistenza dipende da periodi di tempo più brevi: mesi, settimane, giorni, che a
    loro volta dipendono da ore, minuti, secondi, millesimi di secondi e così via. Non
    c'è anno o altro periodo di tempo che esista indipendentemente da periodi di tempo
    più brevi e se si giungesse a togliere una qualsiasi parte componente l'insieme,
    l'insieme stesso non potrebbe più esistere.
    Perfino la mente è priva di esistenza indipendente. Ogni stato mentale dipende da
    numerosi momenti di coscienza e da svariati fattori mentali. La mente che ha
    meditato per un'ora sembra avere una identità propria e indipendente, ma se la
    analizziamo troveremo che essa dipende totalmente da diversi singoli pensieri,
    percezioni e sentimenti sperimentati in quell'ora, oltre che dagli oggetti di
    meditazione. Anche particolari fattori mentali, come ad esempio le sensazioni di
    piacere e dolore, dipendono da svariate condizioni che, una volta riunite,
    provocano quella particolare impressione. Nemmeno il flusso ininterrotto della
    coscienza che migra da una vita all'altra fino a raggiungere la buddhità esiste in
    modo indipendente. Essa esiste in uno stato costante di cambiamenti momentanei e
    perciò dipende da un numero infinito di momenti che formano la sua continuità.
    La persona è dipendente. La possiamo pensare composta di un corpo e una mente,
    ma non la possiamo identificare né con l'uno né con l'altra. Né possiamo pensare che
    qualcuno sia le proprie ossa o la propria carne o il proprio stato d'animo o la propria
    ricettività. In realtà, la persona esiste semplicemente in dipendenza dai costituenti
    fisici e mentali che la compongono. Essa non ha un'esistenza propria, indipendente
    da questi fattori, né si identifica con essi.
    Anche fenomeni permanenti e incondizionati, come ad esempio lo spazio, sono
    entità dipendenti. In una stanza lo spazio, cioè la semplice mancanza di contatto
    ostacolante, dipende dalle sue parti direzionali, cioè dall'assenza di ostacoli nelle
    varie parti della stanza. Oltre a dipendere da cause e parti componenti, i
    fenomeni dipendono anche dalla designazione della mente. Questo tipo di dipendenza
    è più sottile e difficile da capire dell'altro, ma è molto importante afferrarne il senso.
    Spesso si dice che tutti i fenomeni sono semplicemente designati dalla mente e che
    nulla può esistere indipendentemente da tale designazione. Ma cosa significa
    designare qualcosa con la mente? In realtà designare (btags. pa) non significa altro che
    apprendere ('dzin. pa). Pensiamo a una lampada nella nostra stanza. È proprio
    pensandola che la apprendiamo e così facendo la designiamo. Perciò la designazione è
    la qualità fondamentale della mente con la quale essa apprende gli oggetti.
    Possiamo apprendere, o designare, sia entità esistenti che non-esi-stenti. Se ciò
    che apprendiamo è esistente, la mente che apprende è una mente valida (corretta),
    altrimenti, se ciò che designiamo non esiste, allora la mente che apprende è erronea.

    Per esempio, potremmo trovarci a passeggiare in un giardino e notare un oggetto
    piuttosto lungo, avvolto a spirale, seminascosto dall'erba alta. A questo punto,
    indietreggiamo impauriti scambiandolo per un serpente, ma una volta avvicinatici
    cautamente per osservarlo - meglio ci rendiamo conto che non si tratta di un serpente
    ma della canna per innaffiare. La percezione iniziale ha designato un serpente ma,
    poiché il suo oggetto non era in realtà un serpente, quella percezione era errata. In
    un'altra circostanza potremmo. invece vedere un oggetto e riconoscerlo correttamente
    come serpente. In questo caso la designazione di serpente corrisponde alla realtà e perciò
    la mente che percepisce è corretta. Quindi, quando si afferma che tutti i fenomeni
    esistenti sono delle designazioni della mente, deve essere chiaro che in questo caso
    per 'mente' si intende una mente valida. Ciò non significa che un qualsiasi particolare
    stato mentale possa inventarsi l'esistenza di un fenomeno.
    Tutti i fenomeni esistono in dipendenza da cause e condizioni (se si tratta di
    fenomeni condizionati), parti componenti e designazioni mentali. Ovvero, niente esiste
    in modo autonomo e indipendente da cause, parti e designazione. Ebbene, ciò che si
    vuole ora negare, vale a dire l'esistenza intrinseca e indipendente, è totalmente nonesistente;
    quello che esiste è la sua vacuità. La vacuità non è altro che l'assenza di
    ciò che si nega. Se ciò che si nega, cioè l'esistenza intrinseca, fosse esistente, allora la
    vacuità non dovrebbe esistere. Quando qualcosa comincia a esistere è, per sua stessa
    natura, qualcosa di designato dalla mente e quindi vuoto di esistenza indipendente.
    Perciò, quello che si intende con il termine 'vacuità' è la semplice assenza di
    qualsiasi tripo di esistenza intrinseca e indipendente dei fenomeni.
    Prendiamo per esempio un rosario. Esso dipende dalla designazione mentale. Perciò,
    esso non esiste come un'entità autonoma, indipendente dalla designazione della mente.
    Questa mancanza di esistenza propria, indipendente, del rosario, è la vacuità del
    rosario. E questa vacuità è il moìdo di esistere ultimo e profondo del rosario. D'altra
    parte, il rosario che esiste in modo convenzionale non è altro che il rosario designato
    dalla mente. Vi sono perciò due aspetti nel modo di esistere del rosario: quello
    ultimo e quello convenzionale. E per quanto si possa pensare che questi due aspetti
    siano distinti, essi sono essenzialmente identici. In altre parole, possiamo pensare e
    descrivere questi due modi di esistere del rosario, cioè il suo essere solo una designazione
    mentale e il suo essere vuoto di esistenza indipendente dalla designazione della
    mente, come distinti, ma in realtà essi sono una unica cosa.
    . Le due realtà sono, quindi:
    1. opposte,poiché l'apparenza di un fenomeno non è la sua realtà assoluta;
    2. inseparabili, perché i fenomeni appaiono benché siano vuoti d'esistenza in sé,
    e nonostante appaiano ai nostri sensi, sono senza esistenza in sé;
    3. della stessa essenza: la natura essenziale o ultima dei fenomeni relativi è la loro
    vacuità.

    In conclusione, l'interdipendenza dei fenomeni implica la loro assenza d'essere in sé: essa ci
    allontana dall'eternalismo, poiché se i fenomeni esistessero in sé non potrebbero esistere
    dipendentemente da altri fenomeni e non vi sarebbe né produzione né distruzione possibile;
    ci allontana anche da conclusioni nichiliste, poiché i fenomeni appaiono ed esistono
    relativamente, per via della produzione interdipendente. I fenomeni sono dunque senza
    essere in sé, ma non sono nemmeno inesistenti: questa è la via di mezzo.
    La Via che mena all’illuminazione per la madhyamaka. consiste nell'unire due
    accumulazioni o sviluppi:
    1. L'accumulazione o sviluppo della saggezza, tramite il ragionamento e la
    meditazione, conduce alla penetrazione diretta della vacuità.
    2. L'accumulazione o sviluppo dei meriti consiste nel praticare la
    compassione con l'aiuto delle sei pàramità.
    Il bodhisattva, in questo modo, attraversa successivamente i cinque sentieri e le dieci
    terre della pratica, fino al Frutto dell'Illuminazione.
    Il Frutto. Si tratta della piena Illumuiazione di un buddha ottenuta dopo il dissolvimento
    dei veli passionali e cognitivi lungo i sentieri e le terre. L'accesso alla vacuità del sé e dei
    fenomeni garantisce la distruzione dei veli cognitivi e permette di realizzare il
    dharmakaya o corpo assoluto per sé. L'accumulazione dei meriti permette Di realizzare i
    due corpi formali (SANS. rupakaya)per il bene altrui: il sambhogakàya o corpo di
    fruizione e il nirmànakàya o corpo d'apparizione
     
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  2. SandrinoBS
     
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    :worthy*: :worthy*: :worthy*: :worthy*: bellissimo post attendo con ansia la seconda parte !
     
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  3. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (SandrinoBS @ 20/3/2011, 18:46) 
    :worthy*: :worthy*: :worthy*: :worthy*: bellissimo post attendo con ansia la seconda parte !

    Grazie con questi brani tratti da Insegnamenti di Lopon Tenzin namdak concludo di delineare le due dottrine e stasera o domani porrò in evidenza le differenze tra i due modi d'intendere che la mente crea nella tradizione.Leggendo si dovrebbe aver intuito che in entrambi i casi si dice che la mente è creatore ma in modo differente .

    Adesso vi posto gli insisegnamenti di Lopon


    Il Punto di Vista della Madyamika



    Dentro il punto di vista del Mahayana sia nel Bon che nel Buddismo noi ci troviamo in due differenti sistemi di Filosofia .Il primo è la Madyamaka chiamato Umapa(dbu-ma-pa) in Tibetano significa la via di mezzo .La seconda è lo Yogachara o Cittamatra chiamato in Tibetano Semtsamapa che significa mente soltanto sebbene non sia ben conosciuto la tradizione Bonpo possiede la sua Prajnaparamita sutra e i punti di vista filosofici e metodi esposti in questi Sutra sono conosciuti come madyamaka

    Generalmente secondo i Tibetani la Madyamika rappresenta il punto di vista filosofico più elevato e la Sunyata ,trovato nella Madyamika ,è il più alto punto di vista

    L’obbiettivo finale è giungere alla comprensione della Shunyata o vacuità di tutti i fenomeni .Questo è dove i Sutra ci portano.Questo è anche vero per i Bonpo .Sebbene la tradizione Bonpo non possiede alcun testo dello Yogachara come quelli tradotti dal Sanscrito nella tradizione Buddista ,il punto di vista dello Yogachara chiamato Cittamatra è bene conosciuto ed anche il suo rifiuto da parte della Madyamika è ben conosciuto ..

    Comunque il punto di vista della tradizione Bonpo non considera la Madyamika come il modo di vedere più elevato.Secondo il punto di vista del madyamika perfino nello stato di illuminazione c’è qualcosa di presente che è percepito o attaccato (dzinpa)dall’intelleto e questa situazione perciò involve nella dualità.Ma c’è un punto di vista che va oltre l’intelleto e oltre la dualità.

    Questo è il punto di vista dello Dzogchen e così nel sistema Bon è lo Dzogchen e non il Madyamika che è considerato come il più alto degli insegnamenti .

    Questo non significa che sia la Madyamika sia il Tantra non siano stati insegnati da Buddha e non siano perfette in se stessi.

    Furono insegnati da Buddha a certi studenti per specifici ragioni e ad ognuno di questi insegnò secondo le proprie capacità e livelli di sviluppo .

    Così all’interno del proprio specifico contesto ogni sistema è completo e perfetto in se stesso

    Tutto dipende dalle capacità degli Studenti e così non dobbiamo andare in giro a trovare falle negli altri sistemi semplicemente perché non gli pratichiamo .

    Ma è necessario avere una chiara comprensione dei punti di vista fondamentali degli altri sistemi .Se non lo facciamo non avremo una chiara comprensione del giusto punto di vista allora non c’è modo di quanta pratica facciamo la nostra pratica sarà sbagliata.

    Nel Mahayana generalmente sia che nel madhyamika che nello Yogachara noi parliamo delle due verità .

    La verità assoluta (dam-don bden-pa) e la verità relativa (kun rdzop bden-pa).Infatti nel sistema sutra e nel sistema Tantra noi riconosciamo queste due verità come essere la causa per la realizzazione rispettivamente del Dharmakaya e del Rupakaya .Il Dharmakaya come realtà ultima non ha forma è vuoto.

    Ma per realizzare un frutto prima bisogna avere una causa .E’ così per realizzare il Dharmakaya dobbiamo avere la causa che è la comprensione della verità Assoluta .E verità Assoluta significa la totale comprensione della Vacuità o Shunyata.

    La verità relativa è la causa per realizzare il Rupakaya .Unendo queste rispettive cause ed effetti avremo queste due accumulazioni.

    L’accumulazione della saggezza significa la comprensione della vacuità e la non sostanzialità di tutti i fenomeni interni come pure esterni e l’accumulazione dei meriti significa la pratica delle dieci perfezioni

    Qualchevolta vienedata una lista di sei perfezioni ma nei Sutra Bonpo sono dieci perfezioni



    1. La Generosità(sbyam gtan)

    2. La Moralità(tshul-khrism)

    3. La Pazienza(bzopa)

    4. Il Vigore (btson-‘grus)

    5. La Meditazione(bsam-gtan)

    6. La Capacità(stobs)

    7. La Compassione(snying-rje)

    8. L’aspirazione(smo lam)

    9. La dedizione(bsngo-ba)

    10. La saggezza (Shes-rab)





    Perciò abbiamo due basi o cause ,due metodi e due risultati distinti



    1. La verità assoluta –accumulazione –il Dharmakaya

    2. La verità relativa l’accumulazione dei meriti il Rupakaya.





    Queste due verità sono necessarie proprio come due ali sono necessari all’uccello per volare .

    Noi pratichiamo secondo l’assoluta verità (tutte le cose sono vuote) e noi pratichiamo seconda la verità relativa(le cause virtuose conducono a buoni risultati) ma dobbiamo praticare allora in modo equo perché altrimenti non realizzeremo lo Stato di Buddha .Questo perché lo Stato di Buddha significa sia del Dharmakaya e Rupakaya .Il Rupakaya o forma del corpo (gzug sku) ha due distinte manifestazioni il Sambhogakaya e il Nirmanakaya. Così noi dobbiamo completare le due accumulazioni per realizzarle.

    La preparazione per realizzare il Dharmakaya è la pratica della prajna o la saggezza discriminante(shes-rab) .

    Questa saggezza discriminante comporta un tipo di analisi filosofica di tutte le nostre esperienze e alla fine scopriamo che essi sono vuoti essi mancano di ogni sostanza e di ogni inerente esistenza..L’essenza del Dharmakaya è proprio questa la vacuità o Shunyata.Noi pratichiamo le altre perfezioni per realizzare il Sambhogakaya e il Nirmanakaya.Questi tre aspetti dello Stato di Buddha conosciuto come Trikaya o tre corpi dei Buddha (sku gsum).I praticanti dell’Hinayana non riconoscono l’esistenza di questo Trikaya .

    Essi riconoscono lo storico Buddha Shakyamuni che scomparve molto tempo fa e non c’è più.

    Essi riconoscono soltanto l’esistenza degli Arhat o perfetti Santi che hanno eliminato tutti i loro Klesha(passioni o emozioni negative) e che perciò non nasceranno più nei bassi regni del Samara

    Il principale punto di vista del madyamaka è la Shunyata il punto di vista della Vacuità .Il madhyamika asserisce che tutti i fenomeni(tutti i dharma i momentanei eventi fisici e psichici) mancano di esistenza inerente.Questo è il significato del Shunyata.Se qualcosa esistesse indipendetentemente avrebbe una sua inerente esistenza e niente altro potrebbe aver effetto o cambiarlo .Né le cause karmike potrebbero sorgere perché la sua inerente natura sarebbe immutabile ed incambiabile.Se ogni cosa avesse una inerente esistenza niente cambierebbe in un’altra cosa e tutta la casualità sarebbe impossibile.Tutti i cambiamenti sarebbero impossibili perché una cosa sarebbe semplicemente la sua natura inerente e non qualche altra cosa.Tutto sarebbe bloccato in questa natura e non potrebbe cambiare in qualche altra cosa.

    Ma la nostra esperienza ci dice che tutte le cose cambiano tutto il tempo e così ogni cosa deve mancare di esistenza inerente.

    Perciò noi facciamo esperienza dei fenomeni come impermanenti e insostanziali.

    E soltanto il nostro pensare che i fenomeni siano in qualche modo solidi e permanenti e reali ad essere un punto di vista sbagliato.

    Noi usiamo il processo dell’analisi o Prajna(shes-rab) come metodo per correggere questo modo sbagliato di vedere le cose.

    Per esempio se noi prendiamo un fiore e cominciamo a toglierli i petali .Dove troveremo il fiore?

    Dove giace l’ essenza o la natura inerente di questo fiore? Togliendoli tutti i petali noi troviamo che niente del fiore viene lasciato indietro. Noi cerchiamo il fiore e non troviamo niente soltanto una pila di petali –Ma dove è il fiore? Ogni petalo che noi abbiamo tolto non è il fiore I petali appartengono al fiore ma il fiore in se stesso non è niente è soltanto la somma delle sue parti.Non ha esistenza indipendente perciò è vuoto .Così dal punto di vista della verità assoluta non diciamo che è vuoto e il fiore è soltanto un nome un concetto non è qualcosa di ultimamente reale .Quello che noi nominiamo e concettualizziamo è chiamata verità relativa .Noi in maniera esaustiva analizziamo la realtà fenomenica e alla fine scopriamo che non c’è niente di reale .Non c’è essenza o inerente esistenza del fiore.C’è soltanto un nome e un concetto nella nostra vita .Questo è il livello della verità assoluta ma naturalmente nei termini relativi della vita di ogni giorno il fiore esiste perché lo compriamo sentiamo il suo profumo.Questo è il livello della verità relativa.

    Così noi vediamo e ci occupiamo di ogni cosa da queste due prospettive differenti l’assoluta e la relativa.

    Ogni cosa nel nostro mondo è conosciuto attraverso i nostri pensieri e giungiamo a questa conoscenza applicando nomi.E’ questo processo che fa sorgere le cause karmike

    Secondo il Madyamika Shunyata significa nessuna esistenza inerente.

    L’esempio è il fiore e i petali dati precedentemente.

    Il concetto del fiore è creato dalla nostra mente.

    In questo concetto i tre tempi sono uniti insieme,noi abbiamo la memoria del fiore nel passato e noi anticipiamo i fiori che stiamo vedendo nel futuri.Ma questi oggetti non hanno una esistenza inerente.

    Noi troviamo soltanto una collezione di aggregati di parti-una pila di petali ma non il fiore.Lo stesso quando esaminiamo il nostro corpo la nostra mente.Troviamo un aggregato di parti,gli skandhas ma non troviamo nessun possessore..Non c’è alcun se o sostanza.Se c’è una persona ed è nostro nemico allora la sua natura come nemico sarebbe immutabile.Lo vedremmo come nemico non potremmo vederlo come amico,Ma questo non è il caso Ogni cosa è creato dai pensieri e niente esiste inerentemente. Diventando consapevoli di questo il potere delle tracce Karmike che ci configurano diventano sempre meno.Soltanto i nomi esistono ma non esistono come oggetti reali e indipendenti .Ancora noi siamo attaccati e più coinvolti con questi oggetti fittizi e giriamo nel Samara.

    Il madhyamaka insegna che non c’è esistenza inerente(rang-bzhin med) che gli oggetti esistono interdipendentemente (rten brel) e che inverro è il significato della vacuità.Ma senza la mente senza i pensieri noi non possiamo capire questa Shunyata,questa non sostanzialità e interdipendenza di tutti i fenomeni.Nella comprensione della nostra esperienza .E’ sempre necessario attaccarci (dzin pa) ed esaminare giudicare i pensieri e le cose con la mente.E’ attraverso l’operazione della mente in particolare,attraverso l’operazione della più alta funzione chiamata prajna che perveniamo alla comprensione della vacuità di tutti i fenomeni esterni e interni .

    Tutti i fenomeni hanno due aspetti la verità assoluta e quella relativa.Essi vengono sempre insieme;essi ci appiano essere reali e solidi ,essi appaiano essere realmente di fuori laggiù ma quando noi esaminiamo ed analizziamo facendoli a pezzi per trovare la loro essenza noi troviamo che non hanno inerente natura .Da un lato ogni cosa è senza un’inerente esistenza ma d’altro lato ogni cosa ha una causa.Senza una causa un fenomeno non esiste ; questo perché è dipendenti da altri eventi antecedenti e di per se stesso non ha una inerente natura. L’apparenza dei fenomeni dipende da nomi e cause ; questo è il significato di verità relativa.

    Secondo la Madhhyamaka la comprensione della Shunyata è la più importante comprensione non è come essere un vaso vuoto che non ha niente all’interno.Ma piuttosto è il culmine di un processo dove noi esaminiamo alcuni fenomeni per vedere se esistono inerentemente o no.Ma se scopriamo che questo fenomeno è non vuoto ,se lo esaminiamo e scopriamo e se scopriamo che questa ha una precisa ed inerente Natura allora non può cambiare.

    Se la natura è proprio come è e non qualche altra cosa .Rimane proprio come è e non può cambiare in qualche altra cosa :questa inerente esistenza dei fenomeni è fissata ed immutabile.Perciò i fenomeni sono fissi e immutabili e non possono mutare in altra cosa.

    Così i metodo della Madhyamika è fare un’analisi esaustiva per scoprire se essi hanno o non hanno una esistenza inerente .Soltanto facendo questo con costanza e per un tempo sufficiente noi giungiamo alla convinzione che i fenomeni mancano di esistenza inerente.

    L’esistenza inerente di qualcosa come la sua immutabile essenza è infatti qualcosa che non esiste.Non può essere trovato nei fenomeni neanche in un singolo caso.Anzi in ogni caso ci troviamo che ci sono queste due verità .Nell’esempio di un fiore, il fiore è la verità relativa la vacuità la sua verità assoluta..Secondo il madhyamika questa mancanza di ogni natura inerente (rang-bzhin med-pa) significa vacuità(stong-pa nyid).In questo senso tutti i fenomeni sono vuoti. Shunyata non significa che non esite proprio nulla piuttosto che le cose sono contingenti e interdipendenti.Ciò rende tutto mutevole e rende possibile la trasformazione da una cosa ad un’altra .Altrimenti il mondo sarebbe statico e morto mancando di tutto il cambiamento e crescita.

    Prendiamo ad esempio il tavolo .Noi vediamo il tavolo e lo conosciamo come è .Noi diciamo che è realmente da quelle parti .Ma se lo analizziamo nelle sue parti dove è i tavolo? Qualunque cos a puntiamo con il nostro dito quello non è il tavolo.Nello stesso modo la mia testa non è me.Mio e Me sono differenti.Se noi sottraiamo tutte queste cose che sono mie dove è il me? Noi possiamo dire e pensare Io sono qui ed esso è laggiù.Noi pensiamo sempre che da qualche parte nel mondo sia solido e reale .Ognuno di noi ha questo pensatore o processo di pensiero.Ma questo modo di pensare per il Madhyamaka questo pensiero questo processo cognitivo rappresenta l’ignoranza.E’ il pensare che le cose abbiano una realtà sostanziale.Noi siamo abituati a questa pratica e ci crediamo implicitamente.Noi dipendiamo da questo modo di pensare e siamo inconsapevoli in realtà che lo stiamo facendo.Ma non c’è affatto realtà dietro questo processo.E’ tutta una fabbricazione fatta dalla nostra mente.Noi solo presumiamo che ogni cosa là fuori sia solida e reale.Noi implicitamente abbiamo fiducia in questo modo di pensare.Ma perché illusorio questo modo di pensare?Noi ci attacchiamo a qualcosa la fuori .Noi pensiamo reale e solido ma quando lo esaminiamo cosa troviamo?Allo stesso modo quando noi esaminiamo noi stessi in ogni pezzo troviamo è mio come tale è il mio pensierosa mia idea il mio sentimento la mia percezione e così via ma dove troviamo un me?Il nostro modo convenzionale modo di pensare giace su di noi esso falsifica la realtà.Quando noi esaminiamo sia che esso sia un oggetto esterno sia noi stessi noi troviamo che non c’è nulla di solido e sostanziale lasciato dietro a cui aggrapparci e trattenerci .Questa è la Shunyata è la verità assoluta per noi.Noi cerchiamo noi stessi e non troviamo nessuno.Ma ancora io non posso dire che io non esisto e che questo tavolo non esistono :Entrambi esistono in senso relativo ma quando cerchiamo nella loro essenza noi non troviamo niente.Tutto ciò che viene lasciato è un nome.Per esempio se abbiamo mal di testa il capo non è noi il male non è noi ancora diciamo ho mal di testa.Il dolore c’è come esperienza ma dove è l’io.

    Il nostro atto d pensare diventa prigioniero del nostro linguaggio.La verità relativa è questo processo di etichettare o dare nomi alle cose come s e avessero una concreta ed indipendente realtà fossero cose separate o entità indipendenti da noi stessi o dal nostro conoscere.Quando noi proferiamo il nome capo ciò che c’è è soltanto un nome ed un concetto e questa è la verità relativa.Tutto questo si sviluppa sul lato dei nomi come le cause karmike ma non c’è niente di reale o sostanziale qui.La casualità Karmika esiste solo dal lato relativo.Non è l’assoluta verità.Secondo il Madyamika niente è solido o sostanziale da qualche parte e così ogni cosa è vuota :Ogni cosa è Shunyata e questa è la verità assoluta

    Il Punto di vista del Chittamatra





    Il punto di vista del Madhyamaka è che ogni cosa è insotanzilale(bdag-med) e manca di ogni esistenza inerente(rang-bzhin med-pa).Ogni Se o sostanza (bdag) manca di inerente esistenza e non esiste indipendentemente.Ogni cosa è condizionata da cause e continuamente in cambiamento.Perciò ogni cosa è vuota .Se non esiste una inerente natura allora le cause non potrebbero diventare il risultato che è differente di esso. Può soltanto rimanere ciò che era originariamente e non potrebbe in assoluto cambiare.Ma il Cittamatra asserisce che la mente (sems) il lato del soggetto ha una esistenza inerente(rang-bzhin gyi yod –pa) comunque le apparenze esterne i fenomeni non esistono indipendentemente .Ogni cosa c’è il risultato delle cause Karmike .Un se indipendente (bdag) non esiste,ma esiste in termini relativi in una condizione di dipendenza:Il Kunzhi Namshe è questo se.Ciò che esiste inerentemente è il Kunzhi Namshe (kunzhi rnamshe)la base della coscienza e questa è il reale io,il principio che trasmigra da vita a vita .Ogni essere senziente ha la sua base di coscienza è individuale ;noi non siamo tutti un’unica mente .Questo è il punto di vista Cittamatra.ma il madhyamaka asserisce che questo se(bdag) è soltanto un nome.Assolutamente nulla esiste se dipendente o indipendentemente è semplicemente un nome,una causa Karmica e le loro conseguenze sono soltanto nomi .Il Sistema Madhyamika non riconosce un Kuntzhi Namshe .Ci sono soltanto le sei coscienza e nessun magazzino per le tracce Karmike.Non c’è alcun posto per raccogliere ed immagazzinarle.Il madhyamaka sostieneche non vi è un particolare posto per metterli.Ma in qualsiasi evento questo possessore è soltanto un nome.La scuola Madhyamaka insegna che ogni cosa è senza inerente esistenza(rang-bzhin gyi med-pa) ma secondo il Citamatra questo punto di vista non è sufficiente.Il Cittamattra asserisce che una inerente natura deve esistere (rang-bzhin gyi yod-pa) perché altrimenti non ci sarebbe base per l’esistenza delle cause Karmike.Noi diciamo che le cause karmike sono solo cause e concetti.Non producerebbero effetti.Noi possiamo dire che abbiamo un corno nella nostra testa ma non significa che esista .Noi possiamo dire che esiste quasi ogni cosa ma non significa che ciò che noi diciamo esiste..Perciò ci deve essere qualcosa che abbia una natura inerente.

    Il Cittamatra riconosce la Shunyata ma ciò che significa qui è differente dalla Shunyata della Madhyamika .Secondo il Chittamatravi è una singola causa Karmika che fa sorgere i due lati di soggetto e oggetto.Ma ci sono due che sono inseparabili e questa inseparabilità rappresenta la vacuità.Comunque questa inseparabilità rappresenta la loro vacuità .Comunque questo non è lo stesso di dire che non c’è nulla affatto .Per esempio quando vediamo il colore Blue del cielo.Noi siamo consapevoli di questo colore blue attraverso la coscienza dell’occhio. Così abbiamo due cose qui :il colore Blue e la nostra coscienza individuale.Ma queste due cose sono inseparabili perché sorgono da una singola causa karmika.C’è una singola causa ma due effetti l’oggetto e una coscienza.Si può provare a separarli (soggetto e oggetto) ma è come provare a tagliare un uovo. a metà.Noi proviamo a tagliarlo in due ma c’è soltanto un unico uovo.Soggetto e oggetto sono inseparabili.

    La Shunyata del Cittamatra significa non dualità di oggetto e soggetto che è la loro indipendenza.Il colore Blue(l’oggetto) e l’occhio della coscienza(il soggetto) sono non duali ed indipendenti.Essi vengono sempre insieme.Se la nostra coscienza non è presente non vi sarà colore blue la fuori.Il colore Blue esiste nell’ nostro atto di perceprilo Non ha una esistenza indipendente.Entrambe sorgono da una singola causa karmika.Le coscienze e gli oggetti di percezione sono inseparabile..Ma il colore Blue non esiste finchè la nostra coscienza non è presente per percepirlo-Quando chiudiamo gli occhi il colore Blue non esiste piùperchè non c’è entità indipendentemente separate essi sono indipendenti e sorgono da cause.Questo non esitere indipendentemente è ciò che Significa Sunyata.Il blu e la nostra coscienza dell’occhio sono semplicemente i due lati della stessa moneta Secondo il Cittamatra soggetto e oggetto sono inseparabili ancorché essi siano distinti .Questo è vero per tutte le coscienza,poi c’è un auto consapevolezza o una consapevolezza di essere consapevoli.In questo caso la coscienza (rnam.shes)è il lato dell’ oggetto e l’autoconsapevolezza (rang-rig) è il lato del soggetto.Questa auto consapevolezza o Rang Ring è un sé che conosce o un sé che vede:In questa parola tibetana rang significa se o se stessi e rig significa conoscere o essere consapevoli.Così è una consapevolezza che è consapevole di se stessa.Per esempio la fiamma di una lampada di burro illumina una stanza buia ma illumina se stessa che è chiara e luminosa.Perciò ha due funzioni esternamente per rimuovere l’oscurità nella stanza e internamente per illuminare se stessa.Queste due funzioni sono inseparabili in ogni momento di coscienza.Noi siamo consapevoli dell’oggetto(gzhan rig)e siamo consapevoli che siamo consapevoli(rangrig).Sappiamo che noi sappiamo .Questa è l’autoconsapevolezza.Così ciò che noi vediamo e conosciamo non è l’autonoma mondo esterno.Ciò che vediamo è soltanto la nostra coscienza.Ciò che vediamo è soltanto autoconsapevolezza.Ogni occasione del senso di coscienza è un momento di auto-consapevolezza(rang-rig).Proprio in quel momento il soggetto conosce se stesso senza alcun pensiero .Questo è Rang Rig .Questa è la dottrina di Svasamvedana quella coscienza. Illumina se stesso come il suo oggetto è caratteristico dei Cittamatra ed è rigettato dal madhyamaka.Il Sistema madhyamaka riconosce soltanto le sei coscienze (tshogs drug),le cinque coscienze e la coscienza della mente dove il sistema Yogachara riconosce otto coscienze(tshogs brgyad) .Tutte queste sono autoiiluminate o Rang-Rig.L’esempio precedente della lampada che illumina se stesso come pure illumina gli oggetti nella stanza buia,illustra questo.Perciò le coscienze e il Rang rig sono sempre inseparabili.Oltre le cinque coscienze della vista ,l’udito ,l’odore ,il profumo ,il sapore e il tatto e la sesta la coscienza mentale o Manovijnana(Kid kyi rnam- shes) ci sono due ulteriori tipi di coscienze ;la mente contaminata o Klishtamanovijnana(nyon shes) e la base della coscienza conosciuto come Alayavijnana o Kunzhi Namshe (kun-gzhi rnamshes) .La mente corrotta significa operazione della mente (manas) si è corrotta (klinshta) e distorta dalla presenza della passioni Klesha .Perciò la nostra mente non funzione propriamente ma si vede ogni cosa in una meniera distorta,colorata dalla presenza delle passioni.

    Nel Sistema Cittamatra questo Kunzhi è la base di ogni cosa cioè il contenitore delle tracce Karmike.La realzioni tra le otto funzioni delle coscienze sono spiegati attraverso un esempio.Il kunzhi namshe o Alayavijnana è come una casa di grande valore e il Manovijnana o mente di coscienza è come un Marito.I cinque sensi di coscienza sono come i servi..I servi vanno in giro per il mondo per trovare la ricchezza e portarle al loro Maestro.E il Klisthamanas è come la moglie colei che tiene e gode di tutte le ricchezze di suo marito raccolte dai servi.Il Kunzhi è la base per raccogliere e preservare le tracce karmike ma quando l’individuo raggiunge il Nirvana il Kunzhi Namshe è dissolto perché non ci sono più tracce Karmike che rimangono e nessuna viene accumulata.La sua funzione cessa .Fino a quando ogni individuo possiede il proprio individuale kunzhi .E’ la base della nostra individualità .E’ la base della nostra individualità.

    E ognuna di queste otto coscienze sono Rang –rig;autoconoscente auto-chiare.Coscienza e rang Rig sono sempre inseparabili.

    Il Khunzhi Namshe serve come mezzo per la trasmissione delle tracce karmike o Varsana(bag-chags).Ogni Azione lascerà dietro una traccia Karmika nel nostro flusso di coscienza ad un suo più profondo livello..Queste tracce o residui sono come semi che sono immagazzinati qui e quando in futuro esiste una propria configurazione di cause secondarie questi semi germineranno e vi sarà l’esperienza del frutto del nostro passato Kharma.Perché queste tracce sono immagazzinate nel Kunshi Nmashe che è anche conosciuta come coscienza deposito

    In tibetano è chiamata Kunzhi namshe dove Kun significa tutto cioè tutte le tracce buone ecattive gzhi significa base , il ricettacolo dove le tracce Karmike sono tenute rnam-shes significa coscienza..

    In conclusione possiamo dire che c’è una differenza fondamentale tra il punto di vista il Madhyamika e il punto di visto Citthamatra.Il Citthamatra possiamo usare come Rang-rig e Khunzi ma il sistema Madhyamika rigetta queste queste idee caratteristiche del Cittamatra.Il Shunyata è il più alto punto di vista .Anche il Chittamatra sostiene che sia ilSuta ma in un modo abbastanza differente del madhyamika.Noi abbiamo visto che il madhyamika nega la natura auto-consaoevole(rang-rig).Non riconosce l’esistenza del Kunzhi Nanshe o base della coscienza come magazzini delle tracce Karmike.Ci sono alcune principali differenze tra i due sistemi ed è importante capirli :perdi più lo Dzogchen parla anche del Kunzhi e del Rang rg ma la comprensione il significato di questi termini è abbastanza differente Cittamatra e Dzogchen
     
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  4. hevajra
     
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    Ottimo.
    Sei stato mozzicato dal tarlo del Gheshe.
    In realtà, dal punto di vista della pratica le cose sono molto più semplici e facendo i Gheshi, spesso, si finisce col creare inutili complicazioni.
    Lopon stesso ammette che la pratica è la medesima anche nel Vedanta e nello Shivaismo Kashmiro....figuriamoci nel cittamatra e nel madhyamaka.
    Cosi il cittamatra con la faccenda degli istanti di coscienza è stato contrapposto da Gaudapada all'Advaita, vedi la storia del tizzone ardente (alatachakra).
    Quando stai in silenzio, però, c'e' poco da filosofare.
    Dunque questo filosofare proveniva da esseri che avevano una grande esperienza di stati profondi di contemplazione. Vasubhandu ed Asanga vedevano apparire dei Buddha, da dove provenivano? Erano reali ecc. ecc.
    Rimango sempre incantato di fronte a questi tentativi di spiegare l'ineffabile, sono tutti bellissimi. Non rimango invece incantato quando noi cerchiamo di comprendere queste raffinate esposizioni di realta' ontologiche e metafisiche avendo scarsa esperienza di pratica, si finisce sempre col fare della filosofia spicciola, spesso con malcelati intenti apologetici.

    Avevo citato di proposito qualcosa che riguardava le pratiche preliminari in Hearth Drops (separare il samsara dal nirvana), spero che se ne parlerà dal punto di vista della pratica, la filosofia è importantissima, definendo il punto di vista, ma senza la comprensione pratica non serve a nulla.

    Tra l'altro il Khorde Rushen di Shardza è qualcosa di straordinario, diretto ed efficace...ma va realizzato.
    Ne avessi incontrato uno soltanto che avesse compreso e praticato quei preliminari con la giusta attenzione! (io per primo)
    Si fanno sempre, magari in fretta per dire li ho fatti e poi passare al Trekchod e al Togel.
    Sei daccordo?

    Dunque auspico che si approfondisca il lato pratico della questione.
    Le istruzioni ci sono e sono molto chiare.

    Edited by hevajra - 20/3/2011, 20:57
     
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  5. Laviadellaspada2
     
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    CITAZIONE (hevajra @ 20/3/2011, 20:40) 
    Sei daccordo?

    Ciao Hevajra. Propongo (a me per primo) di attendere che DorjePizza finisca la sua esposizione in modo da avere un quadro completo per tutti, e poi di dibattere o porre questioni: se DorjePizza comincia a infilarsi subito nel "botta e risposta" il quadro espositivo che sta disegnando ne perde necessariamente di qualità e ordine.

    Io ho già appuntato tre cose :rolleyes: .

    Ciao. Buona serata.

    Andrea
     
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  6. hevajra
     
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    CITAZIONE (Laviadellaspada2 @ 20/3/2011, 20:53) 
    CITAZIONE (hevajra @ 20/3/2011, 20:40) 
    Sei daccordo?

    Ciao Hevajra. Propongo (a me per primo) di attendere che DorjePizza finisca la sua esposizione in modo da avere un quadro completo per tutti, e poi di dibattere o porre questioni: se DorjePizza comincia a infilarsi subito nel "botta e risposta" il quadro espositivo che sta disegnando ne perde necessariamente di qualità e ordine.

    Io ho già appuntato tre cose :rolleyes: .

    Ciao. Buona serata.

    Andrea

    Ottima idea.
     
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  7. apo
     
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    Grazie mille.

    :namastè*:
     
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  8. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (hevajra @ 20/3/2011, 20:40) 
    Ottimo.
    Sei stato mozzicato dal tarlo del Gheshe.

    Ma non sono io ad aver tirato in ballo certi termini.Io tento solo di chiarirli .Spero che dopo quesot thread si capisca di più certi aspetti delll'insegnamento .
    Quanto agli aspetti pratici bisogna partire dall'osservare se stessi .Questo è il vero punto dello Dzogchen e il vero punto dell'introduzione .Ma questo pensavo di averlo chiarito con il Thread dell'introduzione diretta.


     
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  9. hevajra
     
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    CITAZIONE (dorjepizza @ 20/3/2011, 22:34) 
    CITAZIONE (hevajra @ 20/3/2011, 20:40) 
    Ottimo.
    Sei stato mozzicato dal tarlo del Gheshe.

    Ma non sono io ad aver tirato in ballo certi termini.Io tento solo di chiarirli .Spero che dopo quesot thread si capisca di più certi aspetti delll'insegnamento .
    Quanto agli aspetti pratici bisogna partire dall'osservare se stessi .Questo è il vero punto dello Dzogchen e il vero punto dell'introduzione .Ma questo pensavo di averlo chiarito con il Thread dell'introduzione diretta.

    Sono preziosi i tuoi interventi, non fraintendermi.
    Ti lascio un paio di citazioni che chiariscono il mio punto di vista e quello della maggior parte dei Lama Tibetani che ho incontrato e che insegnano con una certa liberta' dal dogmatismo (capita che un Gelug riceva insegnamenti da un Nyimapa ecc. ecc.):

    "Il Vittorioso ha detto che la Vacuita' e' l'evacuazione completa di tutte le opinioni. In quanto a coloro che "credono" nella Vacuita', costoro li dichiaro inguaribili" (Nagarjuna - Karika XIII,8)


    "Durante il Samadhi, dimora soltanto lo spazio e non vi e' nessuno per dichiarare che questo tathagatagarba esiste, immutabile da sempre, come una svastika permanente."
    Jamgon Kongtrul il Grande
     
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  10. dorjepizza
     
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    Per terminare la parte sui Sutra mi avvalgo dell’ottimo testo sulla meditataion on Emptiness Jefery Hopkins so che esiste una traduzione in Italiano ma io mi avvalgo della mia buona vecchia edizione inglese .
    A Pagina 374 il Hopkins dice che secondo la prasangika gli insegnamenti del Cittamatra non vanno presi alla lettera e furono insegnati dal Buddha per superare l’attaccamento alle forme.
    L’enunciato che la mente è la creatrice di tutto è la colonna portante del Cittamatra .
    Gli oggetti sono della stessa sostanza della mente , il soggetto e oggetto esterno sono mutualmente esistenti,l’esistenza dell’uno implica l’esistenza dell’altro la non esistenza dell’uno che implica la non esistenza dell’altro.La Prasangika afferma che oggetto e soggetto sono convenzionalmente esistente .Esiste un oggetto esterno convenzionalmente esistente e una mente che la percepisce convenzionalmente esistente .
    Secondo la Prasangika la mente è creatrce di tutto perché gli esseri senzienti accumulano potenzialità predisponenti attraverso le loro azioni .E queste azioni sono governate dalla motivazione mentale.Questa potenzialità è il Karma e non crea soltanto la nostra vita ma anche il nostro mondo fisico .La potenzialitità della mente di ciascua persona in combinazione con le altre dei propri simili sono la vera sostanza del loro sistema del mondo .La Prasangika non asserisce come il cittamatra che un seme karmiko crea un soggetto cognizante e un oggetto afferrato piuttosto che il mondo fisico è costruito attraverso le azioni precedenti azioni degli esseri dello stesso tipo e che questo mondo è un entità esterna alla coscienza che lo percepisce .Per la Prasangika La mente è il motivatore delle nostre azioni e in questo senso è creatore di tutto
    Il testo di Hopkimns prosegue con un interessante osservazione delle terre pure emanazione degli atti compassionevoli dei Bodhisatva.Il bodhisatva crea queste terre per aiutare gli altri esseri sulla via .Queste terre sono frutto di una sublimazione del processo incontrollato di creazione di questo mondo contaminato.

    Il testo continua ma sono troppo stanco riprenderò nei prossimi giorni .Credo però che ormai sia chiaro quanto questi termini si prestino a varie interpretazioni

    Edited by dorjepizza - 23/3/2011, 08:21
     
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  11. dorjepizza
     
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    Finisco per citare le ultime cose di Meditation On EMptiness e poi passo allo Dzogchen
    Devo dire che quando si stà ai Sutra le posizioni sono chiare.magari ci appaiano cervellotiche ma sono chiare .Quando si passa ai Tantra e allo Dzogchen non puoi essere mai certo di cosa vogliano dire .Quello che si cpaisce è che queste parole ed esempi assumano altri significati ma sul quale i Maestri vogliano mantenere unc erto riserbo.
    Proverò a descrivere queste cose nei Tantra e nello Dzogchen ma non saranno chiarissimi.

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    Hopkins continua dicendo che il Cittamatrae la Madhyamaka presentnao i fenomeni grossolanamente allo stesso modo è sulla loro natura ad essere in disaccordo.Per esmpio entrambe le scuole ritengono che quando i diversi esseri guardano un l'acqua all'interno di una coppa ilfluido diventa cose differenti.Per un essere umano acqua fredda.Per un Deva Ambrosia per uno preta pus e sangue e così via.Per un Cittamatra questa è la prova che non esiste un oggetto esterno e sono della stessa natura della mente .Mentre per un Prasangika dimostrano solo che gli oggetti non esistono inerentemente e che gli oggetti dipendono dai loro percettori e non esistono in quanto tali.un Prasangika è pronto ad affermare che quando un preta e un Essere umano guardano un fluido all'interno della coppauna parte di quel fluido sarà acqua e una parte sarà pus.
    Ma c'è di più l'essere umano e il preta potranno persino occupare la medesima posizione .

    -----------------
    Quest'ultima affermazione è molto interessante non vi pare .Nei prossimi giorni analizzeremo i tantra e lo Dzogchen
    Ma penso che già questo breve viaggio nei Sutra sia sufficiente capire quanto non conoscendo il loro background spesso fraintendiamo le loro speculazioni

     
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  12. SandrinoBS
     
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    grazie mille !! :)
     
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  13. dorjepizza
     
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    Di niente adesso inizia la parte veramente complicata.
     
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  14. grandiantichi
     
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    CITAZIONE (dorjepizza @ 20/3/2011, 20:25) 
    lo Dzogchen parla anche del Kunzhi e del Rang rg ma la comprensione il significato di questi termini è abbastanza differente Cittamatra e Dzogchen

    Visto che tutti i maestri si dilungano sulle differenze tra Cittamatra e dzogchen forse può interessare questa nota di James Rutke:

    "Yes, in zhentong madhyamaka the perfected nature is established as real. It is also established as real in dzogchen where we often encounter the phrase rang bzhin 'od gsal rdzogs pa chen po. The perfected nature is clear light. The Longchen Nyingtig of Jigme Lingpa makes much use of the three svabhavas in various contexts."

    www.jonangpa.com/node/1235
     
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  15. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (grandiantichi @ 30/3/2011, 22:49) 
    CITAZIONE (dorjepizza @ 20/3/2011, 20:25) 
    lo Dzogchen parla anche del Kunzhi e del Rang rg ma la comprensione il significato di questi termini è abbastanza differente Cittamatra e Dzogchen

    Visto che tutti i maestri si dilungano sulle differenze tra Cittamatra e dzogchen forse può interessare questa nota di James Rutke:

    "Yes, in zhentong madhyamaka the perfected nature is established as real. It is also established as real in dzogchen where we often encounter the phrase rang bzhin 'od gsal rdzogs pa chen po. The perfected nature is clear light. The Longchen Nyingtig of Jigme Lingpa makes much use of the three svabhavas in various contexts."

    www.jonangpa.com/node/1235

    Su questi rapporti nè parlerò tra un pò e soprattutto parlerò di questo rapporot tra Jigme Lingpa e il Cittamatra.Per adesso invece occupiamoci del Tantra
    Il primo dato importante è che secondo il tantra sono
    Le «energie incontrollate» ad essere la causa principale del condizionamento
    dell'essere nel Samsàra e di ogni sua sofferenza; questa visione si differenzia da quella del Sutrayàna in cui l'origine del Samsàra viene fatta risalire alla «concezione del sé» e dei fenomeni .
    L'idea è che da questa Natura della mente sorga incessanteme questa energia e questa energia assuma delle forme a seconda della nostra visione karmika e che sia del tutto incontrollata.
    Spesso viene fatta la similitudine con lo specchio.Lo stato naturale è come lo specchio la sua capacità di riflettere è la sua potenzialità ciò che si riflette l'immagine che gli viene posta davanti è la visione karmika.Quindi la visione karmika è come l'immagine riflessa nello specchio.
    La Visione karmika viene distinta in comune e privata .Immaginatevi di essere in pizzeria con degli amici e che vi venga servita una pizza margherita enorme e ciascuno di voi se ne prenda una fetta .Per qualcuno sarà buona per un altro cattiva .per qualcuno troppo alta e per un altro troppo bassa.Per qualcuno bruciacchiata e per un altro cruda.Per qualcuno gommosa e per un altro croccante.
    La pizza è la visione karmika comune .Il nostro giudizio su di essa è la nostra visione karmika privata.
    Nel tantra la visione karmika privata è anche tutto quello che ci portiamo dietro nel la nostra realizzazione .Quindi anche il nostro corpo fisico è parte della nostra visione privata.Infatti il Gyulu di molti Tantra madre consiste nel dissolvimento del nostro corpo fisico e nello Dzogchen si parla di corpo di luce.

    E' chiaro quindi che nei tantra non si dice che tutto è creato dalla mente nel senso dei Sutra ma che tutto è una visione Karmika frutto dell'energia che sorge dalla natura delle mente.

    Abbiamo quindi una realtà esterna (se oìpur illusoria) con esseri ed esistono diverse dimensioni con cui non entriamo in contatto abitualmente .Il Tantra però cerca di entrare in contatto attraverso dei rituali dei veri è propri sacrifici.Attraverso i Mudra i Mantra e la visualizzazione e attraverso un rituale preciso si riesce ad metterci in contatto con esseri di altre dimensioni.

    Ok per oggi basta
     
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102 replies since 20/3/2011, 16:43   3430 views
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