Schola Italica

Amedeo R. Armentano, A. Reghini, G. Parise

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  1. VKK
     
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    Mi viene un po' da sorridere, benevolmente e senza velleità polemica alcuna, a fronte di questa tendenza a sminuire che vedo un po' diffusa in questo forum, ma tant'è. Premesso che non sono l'avvocato difensore di ARA (che una difesa la rifiutò pure quando lo misero in gattabuia con un'accusa infamante) o di Reghini, che si difendono benissimo da sé, mi preme rilevare un paio di cose.

    La prima: postulare un sostanziale appiattimento delle posizioni della Schola Italica (come, a mio sommesso avviso, dell'O.E.) su quelle proprie alla 'scatola' massonica è quantomeno riduttivo. La massoneria fu utilizzata per due motivi: la diffusione del messaggio pitagorico anche in chiave fortemente politica (il che non è in nulla contrario alla forma mentis e al modus agendi di Pitagora e dei suoi discepoli), possibile tramite una struttura più o meno solida e 'conclamata' come quella massonica in un momento storico in cui c'erano spazi e possibilità per un'azione da condurre su più livelli; la consapevolezza della vacuità di tale costruzione, procedente per così dire ex opere operato, cui difettava una 'forza' da infondere nuovamente in adesione al tradizionale simbolismo massonico, ossia la coscienza di una origine iniziatica della Massoneria come istituzione poi degradata e da 'rivivificare'. Ma la Schola Italica era altro, di per sé stante anche senza la gruccia massonica, e per rendersene conto basta studiare attentamente le Massime di Armentano, gli scritti di Reghini, i vari carteggi e le vite dei sodali, magari anche scandagliare testimonianze orali e via dicendo.
    In secondo luogo è assodato che la Scuola in oggetto non aveva una ritualità meramente massonica: esisteva una ritualità per il RFI ed una, scarna ed essenziale, per la Scuola vera e propria con centro fisico primario a Torre Talao. Vi fa cenno, fugacemente e tra le righe, lo stesso Pietro Negri (Reghini) in Ur. E' un equivoco alquanto inconsistente: la realtà pitagorica di ARA precede l'esperimento massonico in seno al RFI di svariati anni, facendo prima della Torre di Lord Crawford a S. Nicola Arcella e poi della Torre scaleota il proprio centro fisico.
    E d'altra parte, che la Massoneria fosse per loro una scatola da riempire nuovamente di significato, non certo tramite la semplice proposizione dei Versi Aurei come lettura-cardine di Loggia, è desumibile dagli stessi scritti di Reghini, non molto teneri con il latomismo a lui contemporaneo.
    Armentano non aveva "qualche potere psichico" (riemerge la curiosa tendenza riduzionista di cui sopra), come desumibile a titolo esemplificativo da testimonianze relative alle sue capacità persino taumaturgiche e non solo terapeutiche, così come Reghini difficilmente "giocava a fare il pitagorico" senza qualifiche e magari senza realizzazioni, come si può desumere dal tenore generale dei suoi scritti, in particolare da una attenta lettura di certe lettere, o di 'Ex Imo', od anche da testimonianze varie.
    In ordine alle osservazioni di Destiny è mia opinione (solo opinione, naturalmente) che la Scuola si sia 'ritirata', o per usare una terminologia massonica 'messa in sonno'. L'ultimo tentativo in questa direzione (e l'unico, a quanto mi consta, dato che dopo la morte di Reghini il tutto continuò in cenacoli privati, prevalentemente nel Bolognese) fu quello della A.P. di Sebastiano Recupero: c'è chi dice tentativo illegittimo, c'è chi dice legittimo ma chiuso d'autorità dopo il decesso di quest'ultimo.

    Quanto alla domanda: "queste vie di conoscenza antica, dove portano oggi, e soprattutto dove portavano ieri?" concordo, è una domanda lecita e intelligente.
    Grazie comunque per le vostre osservazioni. Saluti.
     
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118 replies since 4/10/2012, 22:29   4498 views
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