Fulcanelli e Canseliet

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    CITAZIONE (Pietro18 @ 3/3/2017, 00:59) 
    Fermo restando

    E chi si muove? :D
    CITAZIONE
    non credo affatto che Canseliet e gli ultimi epigoni seguaci dello stesso abbiano davvero imboccato l'entrata giusta al castello dell'Alchimia.

    Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... così come tra il "credere" e il "sapere"... ;)
    A parole ci sono maree di alchimisti poi, gratta gratta, un alambicco, dal vero, il 99% dei parolisti alchimisti (non fraintendermi non è sicuramente il tuo caso :D) manco l'ha visto a una mostra...
     
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    CITAZIONE (Epimenide @ 3/3/2017, 02:21) 
    CITAZIONE (Pietro18 @ 3/3/2017, 00:59) 
    Fermo restando

    E chi si muove? :D
    CITAZIONE
    non credo affatto che Canseliet e gli ultimi epigoni seguaci dello stesso abbiano davvero imboccato l'entrata giusta al castello dell'Alchimia.

    Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare... così come tra il "credere" e il "sapere"... ;)
    A parole ci sono maree di alchimisti poi, gratta gratta, un alambicco, dal vero, il 99% dei parolisti alchimisti (non fraintendermi non è sicuramente il tuo caso :D) manco l'ha visto a una mostra...

    Confermo la rarità di vedere alchimisti con alambicchi...
    Poi bisogna capire se chi si ha di fronte è un alchimista "spirituale" o "da laboratorio".

    Quelli "spirituali" ovviamente trattano di alchimia come pratica legata alle energie interne, quindi possono anche non aver mai visto un alambicco ed essere coerenti con se stessi.

    Quelli "da laboratorio" invece dovrebbero aver visto ed utilizzato alambicchi e strumenti vari, ma spesso non li hanno mai visti. E questo è un problema. Molti non sanno nemmeno quale sia il sale dell'alchimia di cui è detto "un Acqua che non bagna le mani e un Fuoco che non brucia" o più volgarmente "acqua che brucia".
     
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    CITAZIONE (Mjölnir @ 3/3/2017, 08:57) 
    bisogna capire se chi si ha di fronte è un alchimista "spirituale" o "da laboratorio".

    Quelli "spirituali" ovviamente trattano di alchimia come pratica legata alle energie interne, quindi possono anche non aver mai visto un alambicco ed essere coerenti con se stessi. ...

    Le etichette "spirituale" e "da laboratorio", utilizzate per riferirsi all'Alchimia, non sono per niente soddisfacenti (anche perché sembrano poste gerarchicamente...). Però, è vero, che per poterne discutere è necessario dare delle definizioni... ;)

    Le due pratiche, interna e esterna, tanto in Cina come in India e in qualche modo pure in Tibet, non erano disgiunte... E' stata soprattutto l'esportazione commercializzante che, per comodità (?) ne ha fatto perdere un pezzo per strada.
    Proprio per evitare confusione quando qui in Occidente si parla di "Alchimia" (visto che c'è una tradizione ben definita), è preferibile riferirsi esclusivamente a quella "da forno" (almeno così pensiamo noi :D).
     
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    CITAZIONE (Epimenide @ 3/3/2017, 13:19) 
    CITAZIONE (Mjölnir @ 3/3/2017, 08:57) 
    bisogna capire se chi si ha di fronte è un alchimista "spirituale" o "da laboratorio".

    Quelli "spirituali" ovviamente trattano di alchimia come pratica legata alle energie interne, quindi possono anche non aver mai visto un alambicco ed essere coerenti con se stessi. ...

    Le etichette "spirituale" e "da laboratorio", utilizzate per riferirsi all'Alchimia, non sono per niente soddisfacenti (anche perché sembrano poste gerarchicamente...). Però, è vero, che per poterne discutere è necessario dare delle definizioni... ;)

    Le due pratiche, interna e esterna, tanto in Cina come in India e in qualche modo pure in Tibet, non erano disgiunte... E' stata soprattutto l'esportazione commercializzante che, per comodità (?) ne ha fatto perdere un pezzo per strada.
    Proprio per evitare confusione quando qui in Occidente si parla di "Alchimia" (visto che c'è una tradizione ben definita), è preferibile riferirsi esclusivamente a quella "da forno" (almeno così pensiamo noi :D).

    Noi chi?

    Certo, si tratta di mere definizioni. Come sai quella che chiamano "alchimia spirituale" è composto da varie fasi, tra cui piccolo arcano e grande opera. Trattasi di attività che richiedono la capacità di lavorare internamente e usano l'alchimia come simbologia.

    Comunque riallacciandomi a quello che avevi scritto, confermavo quanto da te riportato, ossia che anche i sedicenti alchimisti "da forno" spesso non hanno mai tenuto in mano nemmeno una ampollina... figuriamoci il sapere cosa sia il sale...

    Certo che se è possibile, fare entrambe le vie in maniera congiunta è utile e porta beneficio... ma è cosa alquanto rara oggi giorno.
     
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    CITAZIONE (Mjölnir @ 3/3/2017, 13:40) 
    Noi chi?

    E' così bello il plurale maiestatico :lol:
    CITAZIONE
    usano l'alchimia come simbologia.

    Sì. La simbologia alchemica, per sua natura... spesso si presta ad un uso "allargato". :D
     
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    CITAZIONE (Epimenide @ 3/3/2017, 19:52) 
    CITAZIONE (Mjölnir @ 3/3/2017, 13:40) 
    Noi chi?

    E' così bello il plurale maiestatico :lol:
    CITAZIONE
    usano l'alchimia come simbologia.

    Sì. La simbologia alchemica, per sua natura... spesso si presta ad un uso "allargato". :D

    E voi come usate i simboli alchemico?
     
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  7. redBerry
     
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    CITAZIONE (Pietro18 @ 3/3/2017, 00:59) 
    Fermo restando che l'Alchimia per eccellenza è l'Arte di corporificare lo Spirito Universale e di giungere alla Pietra Filosofale ( quindi è un 'opera di laboratorio ) , non credo affatto che Canseliet e gli ultimi epigoni seguaci dello stesso abbiano davvero imboccato l'entrata giusta al castello dell'Alchimia. Gli ultimissimi epigoni italiani, poi, sono uno sparuto gruppo fortemente auto-referenziale e piuttosto monotono.

    Mi scusi, esistono dei testi in commercio scritti da veri alchimisti che trattano di alchimia ovviamente?

    Ho un'altra domanda che vorrei porle, spero di non irritarla con la mia ingenuità.

    Un alchimista dovrebbe avere anche una laurea in chimica come minimo? Deve necessariamente essere un buon chimico?
     
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    CITAZIONE (Mjölnir @ 3/3/2017, 20:54) 
    E voi come usate i simboli alchemico?

    Voi chi? :lol:
    Noi? ne facciamo un uso improprio. :D
     
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    Sito con alcuni scritti di Paolo Lucarelli (si rimanda anche ad altre pagine dove si possono trovare altri suoi articoli):
    http://paololucarelli.blogspot.com/

    Di particolare interesse questi tre:

    - Introduzione a "Il mistero delle cattedrali" di Fulcanelli
    - L'alchimia antica - Introduzione alla "Turba dei Filosofi"
    - Riflessioni sulla dottrina del Rito Scozzese Antico ed Accettato
     
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  10. redBerry
     
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    Grazie Epimenide, avevo cercato qualche tempo fa scritti di Lucarelli ma avevo trovato informazioni sparse sui siti...questo non l avevo trovato!
     
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    Prego, redB. ;)

    ... questa breve intervista si trova aprendo il link "Altri siti". E' un ricordo di Zolla di cui Lucarelli era amico:


    Quale fu il ruolo di Elémire Zolla come studioso dell'Alchimia?

    «Elémire era molto interessato alla tradizione ermetica perché aveva riconosciuto nell'Alchimia, in Occidente, l'unico punto, l'unico residuo culturale in cui fosse rimasto qualcosa dell'antica tradizione sapienziale. L'Occidente sembra aver dimenticato tutto un suo importantissimo retaggio e Zolla ha saputo cogliere nei testi di alchimia frasi, messaggi, elementi che aveva trovato in modo più raffinato, più evoluto nel Vedanta, piuttosto che nel Taoismo.
    Nella sua Ricerca possiamo dire che ha trovato una sorta di residuo archeologico, di insegnamento sotterraneo. Da qui nasce il suo studio e quell'appassionato interesse che possiamo leggere ne "Le Meraviglie della Natura" e qui e là nella sua vasta produzione saggistica. Avendo in mano degli strumenti culturali, di erudizione, di conoscenza specifica fu capace di fare un lavoro di scoperta notevole, riuscendo ad individuare tanti aspetti specifici che fino ad allora non erano stati portati alla luce».


    A che cosa allude, per esempio?

    «Vi faccio un esempio, molto velocemente. Nella pressoché sterminata letteratura alchemica c'è un testo anonimo, si chiama "Rosario dei Filosofi". Un libro di duecento pagine. Ad un certo punto si legge una frase: "Tu devi esaminare le cose con una immaginazione vera e non fantastica".
    Lui in questa frase colse una cosa molto importante. Gli alchimisti sapevano che quello che conta è l'immaginazione attiva, come viene insegnato da Avicenna.
    La capacità di trovare una frase in un testo di centinaia di pagine e di capire come questa frase sia la chiave di lettura del testo stesso, l'essenza, il vero "segreto" se vogliamo, dimostra da un lato le sua capacità e dall'altro testimonia il suo grande insegnamento».


    Cosa rimane di Elémire Zolla nel terzo millennio, magari proprio in riferimento all'alchimia?

    «Io sono molto pessimista a riguardo. Sono piuttosto della convinzione che questo sia un millennio di cialtroni e che dunque l'insegnamento zolliano alla fine non sia per nessuno, se non per quattro o cinque persone. Il suo messaggio è quello di superare quello che chiamava il momento dei significanti, le banalità, le sciocchezze, riuscendo a cercare e cogliere i veri significati, quelli che chiamava gli archetipi. Oggi a chi interessa?
    Noi viviamo di significanti, di sogni sognati da altri. Nessuno ha interesse o voglia di andare dietro alle cose. L'insegnamento sarebbe questo».


    Non bisogna mai disperare troppo, però...

    «Mah. Tutto può essere. Ma lasciatemi essere scettico».
     
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  12. redBerry
     
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    L' idea dell' alchimia come insegnamento sotterraneo in rapporto al cristianesimo l' ho trovata anche in jung. Parlando dello sbilanciamento della religione Cristiana che esclude le pulsioni provenienti dal basso, jung arriva a sostenere che parallelamente si è sviluppato uno spirito ctonio che ha recuperato tutto ciò che della materia era stato esiliato come non spirituale.

    Mi pare ci sia a questo livello una convergenza di vedute.


    Che dire, non rimane che entrare in miniera :lol:
     
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    L'alchimista "Gratianus" l'abbiamo già incontrato:
    CITAZIONE (Epimenide @ 19/12/2015, 12:46) 
    ... un libro che continua gli scritti di Paolo Lucarelli è "La Grande Opera Alchemica" www.ibs.it/code/9788857531236/grati...-alchemica.html

    Questa è una bella e interessante riflessione (forse scritta come risposta per qualcuno... l'ho trovata da un amico):


    Il contesto alchemico
    Qualsiasi pensiero che il genere umano è in grado di concepire con il proprio cervello, è strettamente correlato a questa “manifestazione”. Quindi, una pur minima riflessione su altre e di altre “manifestazioni” di cui si presume l’esistenza, non andrà al di là della definizione generica e non potrà mai entrare nel merito e nel reale contesto.
    Il nostro cervello, che è lo strumento che permette di descrivere la realtà sensoriale e intellettiva della nostra “manifestazione”, non è in grado di percepire le caratteristiche di una “manifestazione” diversa dalla nostra, perché si è evoluto e si è sviluppato con gli stimoli ricevuti in questa “manifestazione”.
    Un esempio. Il nostro cervello descrive l’ universo con i concetti di base che sono quelli dimensionali, altezza, larghezza, profondità, quelli del tempo lineare in cui il presente è inafferrabile, il passato è la storia, e il futuro è sconosciuto, e oggi, specialmente in fisica quantistica, con la multidimensionalità della materia.
    Si può affermare che l’uomo è prigioniero di questa nostra “manifestazione” e delle sue molteplici dimensioni, perché, non è abilitato a comprendere una “manifestazione” diversa dalla sua, permettimi un paragone informatico, non possiede il programma adeguato alla sua comprensione.
    Un chiarimento. La scienza studia la realtà della nostra “manifestazione” e da qualche anno anche le sue molteplici dimensioni, ma non ha mai pensato alla esistenza di altre “manifestazioni” diverse a quella della nostra esperienza.
    Mi spiego meglio. In questo contesto, il temine “manifestazione” ha un valore semantico diverso da quello di “dimensione”: la nostra “manifestazione” è formata da molte “dimensioni”, mentre le “manifestazioni”, di cui non possediamo il programma, possiamo averne un barlume solo con l’uso del simbolo. Comunque tutto ciò che il pensiero elabora in questa “manifestazione” non può che appartenere a questa manifestazione e alle sue dimensioni.
    Santinelli ad esempio, parla di manifestazioni. separate, e dello Spirito della Luce che le tiene in contatto.
    Dal basso, la luce sale e diventa sempre più rarefatta: raggiungendo la “manifestazione” più elevata, quella dello Spirito della Luce. Dall’alto la luce scende verso il basso, per condensarsi: si ha la manifestazione della materia.
    Attenzione: il concetto di alto e di basso è una espressione della nostra “manifestazione” per definire in modo simbolico, questo concetto collocato in un’altra “manifestazione”!

    L’alchimia
    L’alchimia, mi riferisco idealmente a quella promossa dalla scuola nata in Francia con Fulcanelli, che si sviluppa con Canseliet ed è stata diffusa da Paolo Lucarelli in Italia, prevede sul piano filosofico, l’esistenza di altre manifestazioni, mentre su quello pratico è lo strumento, inspiegabile, che permette di entrare in contatto con quelle manifestazioni.
    I minerali utilizzati, uniti nel crogiolo e fusi nel forno, permettono all’operatore di collocarsi, nella confluenza reale tra la nostra e un’altra manifestazione, che nei fatti non è percepita dalla nostra sensorialità, che possediamo geneticamente, poiché, siamo sprovvisti del “programma” necessario. Ciò non toglie che questo contatto sia reale. La prova si ha nel bizzarro comportamento della materia incandescente nel crogiolo, che segue leggi fisiche sconosciute in questo universo.
    Queste affermazioni, se hanno un senso compiuto in alchimia, sono lontane da ogni ragionamento scientifico. Tuttavia se volessimo includerle nella nostra realtà culturale potremmo collocarle proprio nel processo creativo, legato all’intuizione e alla irrazionalità, che mira a costruire quelle “ipotesi di lavoro”, così cari ai fisici, ma anche nel processo espressivo artistico che vuole rappresentare attraverso il simbolo, strutture e forme di realtà lontane dalla nostra. Non è un caso che gli alchimisti coltivano accanto alla loro Arte anche espressioni pittoriche, scultoree, poetiche e letterarie.
    Forse è proprio per questa sintonia tra il processo alchemico filosofico e pratico, e la pura espressione creativa, che gli operatori si sentono appagati proprio dalla possibilità di sperimentare, durante lunghe notti tra fumi venefici, e fuochi ad alta temperatura, ipotesi di lavoro sempre nuove.
    La differenza, tra l’operatore alchimista, e il pittore, il poeta, il filosofo, e il letterato, sta nella prospettiva finale del proprio lavoro, e nella consapevolezza della realtà di questa manifestazione. Se entrambi mettono “ sale in questo mondo per dargli sapore”, se i primi vogliono fuggire da questa manifestazione illusoria, gli altri, al contrario, lo vogliono migliorare.
    Dopo questi chiarimenti di carattere generale, ora posso affrontare le domande nate dalla nostra conversazione:
    1° Possiamo essere certi di aver compiuto l’opera?
    2° L’aver raggiunto il traguardo finale comporta un cambiamento fisico-psichico?
    3° Il contatto con lo spirito universale, non ancora corporificato, influenza l’operatore?
    4° È alchimia anche la ricetta “falsa ma utile”?
    5° L’operatività che noi perseguiamo, quando inizia e quando ha termine?
    6° Esiste il traguardo finale?

    Mai come adesso, leggo i classici di alchimia, nel tentativo di “essere nel giusto” nell’osservare i risultati dei lavori al forno e nel formulare ipotesi. Comunque, nel tentativo di comportarmi correttamente, sono consapevole delle difficoltà che nascono proprio da questo mondo che per definizione è illusorio.
    L’oggetto del desidero in alchimia, più lo si vorrebbe afferrare e più si allontana. A maggior ragione, il desiderio di concludere l’Opera ottenendo la Pietra, non dipende dalla nostra laboriosità e bravura personale, ma è il risultato di un Dono, che l’ Intelligenza del mondo, ci concede. Se si continua a pensare come un chimico si diventerà un bravo chimico, ma non un alchimista.
    A questo punto, hanno senso, in questa manifestazione, regno dell’illusione e sede della luce corporificata, le sette domande formulate?
    Alla prima domanda si può rispondere in modo positivo a patto che si lavori con assiduità, senza desiderio e concupiscenza, confrontando il proprio risultato finale, con quella dei Maestri del passato. Un minimo di certezza si ha quando, finalmente, si riconosce la corrispondenza tra il proprio lavoro e quello dei Maestri. Questo è un momento importante poiché si è compiuta la prima realizzazione, e al tempo stesso si comprende l’Opera.
    Anche alla seconda domanda si può rispondere in modo positivo. In ogni caso i cambiamenti dipendono da variabili che nessuno conosce, proprio per i motivi espressi in precedenza, e non sempre l’operatore è cosciente di ciò che gli sta succedendo. I rischi derivano dalla esaltazione del desiderio, e dalla mancanza di accettazione del progetto della natura.
    È l’operatività che ci dona la chiave che apre i libri sacri, e, per inciso, ci fa distinguere i veri dai falsi maestri e i libri utili da quelli di “fanta-alchimia”.
    Alla terza domanda è impossibile rispondere e così alla quarta e alla quinta domanda, per i ragionamenti fatti in precedenza.
    All’ultima domanda riporto uno scritto che Paolo consegnò ad una riunione nell’autunno del 2004. Il foglio, non firmato, è il tentativo di individuare, in questa manifestazione, il grado di evoluzione/maturazione dell’ operatore, in modo che sia lui stesso possa a riconoscere il livello raggiunto.
    « - Il 1° grado è l’iniziazione essoterica, che viene trasmessa da un essere umano. Può durare anni ed essere graduale, o risolversi in un solo incontro. Per lo più, però, si sovrappone temporaneamente al grado successivo, e questo per certi motivi
    .- Il 2° grado è l’ordinazione, che è data dalla Natura o Spirito Universale, direttamente. All’inizio è impercettibile, e non se ne è consapevoli. In realtà potrebbe anche non passare mai dalla potenza all’atto, ma produce comunque dei risultati. Dobbiamo distinguere tra” iniziazione”, che è un insegnamento, e “ordinazione”, che è una qualificazione.
    - Il 3° grado è l’iniziazione esoterica, che si ottiene quando la natura, o Spirito del Mondo, trasmette direttamente l’insegnamento, che quindi è necessariamente esoterico. Tuttavia può essere anche data parzialmente da un Maestro, ma è molto raro.
    - Il 4° grado è l’illuminazione, ed avviene quando la natura, o Spirito del Mondo, si manifesta corporalmente.
    - Il 5° grado è il magistero, ed è la prima realizzazione, ed anche la comprensione dell’Opera.(È mia la sottolineatura).
    - Il 6° grado è l’adeptato, ed è quando si realizza l’Opera corporale.
    - Il 7° grado è la liberazione.»

    L’alchimista
    L’alchimista per sua natura è un essere pacifico, che accetta e rispetta il Progetto della Natura, atteggiamento difficile da perseguire in un mondo in cui, la separazione e l’illusione, sono la norma. Egli vive in un contesto culturale, al quale si adegua, ma da cui, prende le distanze. L’autonomia economica sarà il frutto della sua integrazione, e il silenzio interiore, lo strumento per conseguire l’opera e la sua fuga dal mondo.
    Egli apprende da un maestro i rudimenti iniziali, (non sono indicati nei classici di alchimia), nozioni che tuttavia, pur essendo false (è una ricetta spagirica trasmutatoria), sono utili alla realizzazione dell’opera. La sperimentazione costante, la lettura, e la rielaborazione dei concetti appresi, gli permetteranno di individuare la tecnica utile al traguardo finale.
    La fase intermedia è la più difficile da percorrere. È il labirinto, nel quale si smarrisce, con estrema facilità, l’operatore incostante e superficiale. Il maestro in questa fase non sempre è così disponibile, attento com’è a non inserirsi nei progetti della natura.
    L’operatore, ormai alchimista, comprenderà di avere conseguito il “magistero” quando i libri si “apriranno” alla sua comprensione, e soprattutto nella corrispondenza del proprio lavoro con quella del maestro.
    Un esempio. La traduzione e il commento di Paolo al Mistero delle Cattedrali, hanno origine nella esperienza operativa che ha conseguito in tanti anni di lavoro e soprattutto nel avere raggiunto il livello iniziatico connesso alla conclusione dell’opera. La sua conoscenza non è il frutto di fantasie simboliche, ma deriva dalla realtà sperimentale. Non solo, i colloqui con Canseliet,, e gli appunti presi in quelle occasioni, che non erano stati compresi, con il conseguimento dell’Opera, da silenti, diventano la conferma del traguardo raggiunto.
    Chi non raggiunge quel livello, non può comprendere il miracolo dei libri di alchimia che dapprima ermetici, improvvisamente, svelano i loro segreti.

    Conclusione
    Sono consapevole che le mie parole non ti convinceranno, ma francamente più di questo non posso dirti, né mostrarti, in laboratorio il “tour de main”.
    La tradizione dell’Arte Sacra vuole che sia il singolo a costruire la propria strada, e l’atto apparente di bontà, si rivela nei fatti, un’inutile violenza verso chi la riceve.
    Riguardo alla trasmutazione per verificare il “Dono di Dio” oltre ad essere inutile, per me è inconcepibile. Il timore che ho per ciò che è sacro, initium sapientia est timor Dei, non mi permette mai di degradare il Dono, in qualcosa di questa manifestazione: mi sembrerebbe di versare sulla luce un denso strato di pece nera, e vivrei questa scempiaggine come colpa grave verso lo Spirito.
    Se proprio si vuole perseguire l’oro, ci sono le ricette trasmutatorie, indicate da Fulcanelli e da Canseliet.
    Ho acquistato con 21,50 euro il Messaggio Ritrovato, di Louis Cattiaux e l’ho letto, questa volta con attenzione, ma non ho trovato nulla che possa essere coerente con la Via Breve.
    Il giudizio di Paolo, sul sito della Montesion è datato aprile 2005, (due anni dopo aver completato l’opera), non posso che condividerlo. Mi astengo invece dai suoi commenti psicanalitici, e al contrario ritengo che, per chi si occupa di alchimia, trovare un libro, qualunque esso sia, anche le poesie del Petrarca dedicate a Laura, ben vengano se sollecitano curiosità e ipotesi. L’alchimista è uno sperimentatore, aperto a tutto ciò che lo può aiutare a raggiungere l’obiettivo.
    Paolo ci ha mostrato in fotografia il cristallo verde e la materia rossa solo per farci capire che era arrivato. Uno stratagemma per evitare discussioni.
    Quando, anche a te, verrà consegnato il Dono, tutte le tue aspettative cadranno, proprio per i motivi che ho brevemente esposto nella prima parte di questa lettera.
    Lavoriamo in questa manifestazione, ma gli effetti si verificano in una manifestazione a noi parallela. Più volte Paolo nella sua bontà, ci ha avvertito che molti operatori, appesantiti dalle aspettative non si erano accorti di avere realizzato l’Opera, tuffandosi così, a capofitto nella gola del drago, e dannandosi con le trasmutazione.
    Altri ancora, prima di raggiungere la meta, hanno manifestazioni “paranormali”, comuni ad altre vie, molto più impervie di quella alchemica. Inganno anche peggiore questo, che illude con un concreto potere in questo mondo: il piatto di lenticchie di biblica memoria.
    Un’ultima cosa. Lavorare al forno, viene comunemente detto, fa diventare più intelligenti, e questo è vero, anche se è una capacità che si acquisisce non solo nell’alchimia, ma anche in qualsiasi attività che sollecita attenzione e cervello.

    Gratianus

    Edited by Epi - 21/11/2017, 00:55
     
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