Tra Luce e Oscurità

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    Shankar Kulanath

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    Per me Luce e Oscurità hanno la stessa importanza. Non c'è Luce senza Oscurità né Oscurità senza Luce, ed in essenza la loro natura è unica e indissolubile.

    Una non è - di per sé - più importante dell'altra, né più realizzata, né più vicina a Dio. Il Grande Uno (Brahman, Tao, etc) si manifesta egualmente in entrambe. Ci sono Divinità oscure ma illuminate e trascendenti (si pensi a Kali o Mahakala) proprio come ci sono spiriti luminosi ma condizionati dalle illusioni e dai limiti del samsara (come i Dèva inferiori o importanti spiriti della Natura).

    Ci sono vie di Luce che non portano ad alcuna realizzazione spirituale trascendente (come la maggior parte delle religioni a livello essoterico, a mio avviso) proprio come ci sono vie di Oscurità che portano alla piena liberazione (come la via del tantrismo Aghora). E ovviamente vale anche il contrario.

    Per quel che mi riguarda non mi focalizzo né sulla Luce né sull'Oscurità. Ho scelto di danzare tra di esse. Il tipo di messaggio che ho deciso di portare avanti le prevede entrambe e ne attribuisce eguale dignità.

     
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  2. Matteo Salvino
     
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    cosa intendi per luce e oscurità in questo contesto?

    solitamente la luce è usata simbolicamente come rappresentazione della conoscenza spirituale, e parimenti l'oscurità rappresenta la sua assenza, ovvero l'ignoranza avidya, ovvero la condizione ordinaria.

    Ovviamente in brahman tutto è trasceso, ma se ti studi un po' di filosofia indiana vedi che nel samkhya (che è la filosofia più antica e costituisce l'ossatura fondamentale di yoga, vedanta e tantra) la natura è composta da qualità "incatenanti" rajas e tamas e qualità che conducono alla liberazione - sattva.

    Tamas significa letteralmente "oscurità", mentre gli attributi principali di sattva sono leggerezza e appunto, luminosità. (vedi samkhyakarika XIII)

    (solo per dare uno stimolo alla discussione, per me ognuno è libero di fare e pensare quel che gli pare)
     
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    Assolutamente d'accordo.
    Non penso esista il libero arbitrio, sfido chiunque a provare il contrario e penso che allo stesso modo "l'oscuro" sia soltanto quello che non ci va giù. Qualsiasi sia il proprio credo, c'è un assoluto (anche il vuoto o il caso stesso) alla base, la stessa natura volendo tralasciare ogni sorta di filosofia.
    Ci son strade di tutti i tipi come hai detto tu marco, dall'aghori alla più concettuale e casta. La più antica e proibizionista alla più moderna advaita di ramana. Il nocciolo che le accomuna è soltanto uno: attenzione. Attento, sveglio, vivo questo è lo stato naturale prima bisogna chiarirlo e poi semmai si può fare qualcosa (ammesso ce ne sia bisogno).
     
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    CITAZIONE (Matteo Salvino @ 19/3/2018, 22:33) 
    solitamente la luce è usata simbolicamente come rappresentazione della conoscenza spirituale, e parimenti l'oscurità rappresenta la sua assenza, ovvero l'ignoranza avidya, ovvero la condizione ordinaria.

    Non c'è dubbio che sia così. Luce e Oscurità sono a livello fisico e a livello simbolico due estremi di un continuum. Ma non dobbiamo far confusione e collocare ciò che appare oscuro (ad esempio gli Aghori) con un'oscurità gnostica (tanto per usare un termine che va di moda). Cioé ciò che appare scuro/oscuro come fenomeno non è detto lo sia anche come noumeno (definizione impropria ma che rende l'idea. Forse :lol:).
     
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    Shankar Kulanath

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    CITAZIONE (Matteo Salvino @ 19/3/2018, 22:33) 
    cosa intendi per luce e oscurità in questo contesto?

    solitamente la luce è usata simbolicamente come rappresentazione della conoscenza spirituale, e parimenti l'oscurità rappresenta la sua assenza, ovvero l'ignoranza avidya, ovvero la condizione ordinaria.

    Ovviamente in brahman tutto è trasceso, ma se ti studi un po' di filosofia indiana vedi che nel samkhya (che è la filosofia più antica e costituisce l'ossatura fondamentale di yoga, vedanta e tantra) la natura è composta da qualità "incatenanti" rajas e tamas e qualità che conducono alla liberazione - sattva.

    Tamas significa letteralmente "oscurità", mentre gli attributi principali di sattva sono leggerezza e appunto, luminosità. (vedi samkhyakarika XIII)

    (solo per dare uno stimolo alla discussione, per me ognuno è libero di fare e pensare quel che gli pare)

    Non ho tempo per elaborare il concetto al momento dato che domani mi aspetta un breve viaggio, quindi faccio copia-incolla da un post preso da Facebook. Ho le mie riserve sulla fonte citata ma il concetto è tradizionalmente valido:

    GUNA

    « Sattva, rajas, tamas: tali sono le qualità uscite dalla natura naturante; son esse che incatenano al corpo, e attraverso di esse viene imprigionata saldamente al corpo l'immutabile incorporato[17]. »

    (Bhagavadgītā XIV, 5;

    Qualche chiarimento sui Guna.
    Da un dialogo informale con Eric (Baret ndr):

    Abbiamo bisogno di tutti e tre i Guna. Nelle cattive scuole di yoga si impara, in maniera del tutto arbitraria e semplicistica, che bisogna diventare “Sattvici”
    in una pretenziosa idea di “purificazione”.
    Sattva non può esistere senza Tamas.
    Troppo “Sattva” equivale anche a rigidità di pensiero.

    Tamas, è la tendenza centrifuga,
    la tendenza alla dispersione, alla dissoluzione, all’annichilimento di ogni esistenza individuale.
    Può essere considerato il simbolo della disintegrazione finale di tutti gli esseri nel non essere, nell’immensità sovracausale e non manifesta.
    Rappresenta dunque la liberazione da tutto ciò che lega, da tutto quel che è individuale e limitato.
    Questa tendenza che cerca sempre di dissociare, di disperdere è personificata da Rudra, il Signore delle lacrime, il distruttore dei mondi, chiamato anche Shiva, il signore del sonno, colui che incarna l’oscurità del l’abisso nel quale ogni attività si deve dissolvere alla fine dei tempi. Shiva è il signore dello yoga, il simbolo dell’ascetismo ma allo stesso tempo della potenza sessuale. Egli è il luogo di tutti i paradossi, capace di abbracciare l’uno e il molteplice, l’eternità e il tempo.

    Dunque l’arte dello
    Yoga, è pure, camminare sul filo del paradosso.
     
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    Faccio anche un'altra citazione:

    Sadhguru: When we say “Shiva,” there are two fundamental aspects that we are referring to. The word “Shiva” means literally, “that which is not.” Today, modern science is proving to us that everything comes from nothing and goes back to nothing. The basis of existence and the fundamental quality of the cosmos is vast nothingness. The galaxies are just a small happening – a sprinkling. The rest is all vast empty space, which is referred to as Shiva. That is the womb from which everything is born, and that is the oblivion into which everything is sucked back. Everything comes from Shiva and goes back to Shiva.

    So Shiva is described as a non-being, not as a being. Shiva is not described as light, but as darkness. Humanity has gone about eulogizing light only because of the nature of the visual apparatus that they carry. Otherwise, the only thing that is always, is darkness. Light is a limited happening in the sense that any source of light – whether a light bulb or the sun – will eventually lose its ability to give out light. Light is not eternal. It is always a limited possibility because it happens and it ends. Darkness is a much bigger possibility than light. Nothing needs to burn, it is always – it is eternal. Darkness is everywhere. It is the only thing that is all pervading.

    But if I say “divine darkness,” people think I am a devil worshiper or something. In fact, in some places in the West it is being propagated that Shiva is a demon! But if you look at it as a concept, there isn’t a more intelligent concept on the planet about the whole process of creation and how it has happened. I have been talking about this in scientific terms without using the word “Shiva” to scientists around the world, and they are amazed, “Is this so? This was known? When?” We have known this for thousands of years. Almost every peasant in India knows about it unconsciously. He talks about it without even knowing the science behind it.
     
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  7. Matteo Salvino
     
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    Baret e Sadhguru sono entrambi maestri contemporanei molto "pop" che sono liberissimi di giocare con le parole e convogliare un dato messaggio a seconda della situazione in cui si trovano, e va benissimo.

    Io preferisco un approccio tradizionalista. Per l'argomento in oggetto (teoria fondamentale dei guna), fonte autorevole è appunto la raccolta delle samkhyakarika con il commento attribuito a gaudapadacharya; risparmio le citazioni, chi vuole se lo studi.

    Riguardo alla citazione della gita, certo che tutti e tre i guna devono essere trascesi perchè sono i costituenti di prakriti, ma solo la coltivazione di qualità mentali sattviche permette il processo di "separazione", in questo gli shastra sono espliciti con buona pace di baret. Poi che in ambienti spiritualoidi questo possa avere derive anche patetiche è un altro paio di maniche, ma non ha nulla a che fare con la filosofia indiana e le sue tradizioni realizzative. Al riguardo puoi dare un'occhiata al bhasya a yogasutra I.I per farti al volo un'idea. Non è un discorso moralista o puritano, ma tecnico-scientifico in rispetto alla natura della mente.

    Shiva come tamas ha senso in un contesto puranico ma si riferisce ai processi cosmici di creazione-rajas-brahma, mantenimento-sattva-vishnu, distruzione/trasformazione/riassorbimento-tamas-shiva. Nella filosofia indiana e nella lingua sanscrita bisogna sempre avere consapevolezza del contesto in cui vengono utilizzati i termini.

    Per esempio in un contesto tantrico shivaita la riflessione di sadhguru è un non-senso alla luce (appunto) dei concetti di prakasha-vimarsha riferiti a shiva-shakti.
     
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    CITAZIONE (Matteo Salvino @ 20/3/2018, 00:39) 
    Shiva come tamas ha senso in un contesto puranico ma si riferisce ai processi cosmici di creazione-rajas-brahma, mantenimento-sattva-vishnu, distruzione/trasformazione/riassorbimento-tamas-shiva. Nella filosofia indiana e nella lingua sanscrita bisogna sempre avere consapevolezza del contesto in cui vengono utilizzati i termini.

    Il tuo post è in risposta a quello precedente di Destiny a cui lascio volentieri la replica...
    Chiarisco (appunto :D) che nel mio precedente mi sono pigramente basato solo su questa considerazione iniziale:
    CITAZIONE (**Destiny** @ 18/3/2018, 22:36) 
    Per me Luce e Oscurità hanno la stessa importanza. Non c'è Luce senza Oscurità né Oscurità senza Luce, ed in essenza la loro natura è unica e indissolubile.

    che mi pareva condivisibile nella sua banale auto-evidenza. Tuttavia volando basso e rimanendo ancorati al senso comune è indubbio che nella nostra iscrizione antropologica la Luce è la luce e l'Oscurità è l'oscurità. Non si dice forse "sentirsi luminoso" quando si vuol sottolineare uno stato di benessere e "vedere nero" quando si vuol manifestare malessere e depressione? Dall'immaginario simbolico non si scappa. Tutto è fortemente connotato.
     
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    che mi pareva condivisibile nella sua banale auto-evidenza. Tuttavia volando basso e rimanendo ancorati al senso comune è indubbio che nella nostra iscrizione antropologica la Luce è la luce e l'Oscurità è l'oscurità. Non si dice forse "sentirsi luminoso" quando si vuol sottolineare uno stato di benessere e "vedere nero" quando si vuol manifestare malessere e depressione? Dall'immaginario simbolico non si scappa. Tutto è fortemente connotato.

    In entrambe però vi é la medesima natura, altrimenti il succederei dei due "stati" sarebbe impossibile.
     
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    Shankar Kulanath

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    Baret e Sadhguru sono entrambi maestri contemporanei molto "pop" che sono liberissimi di giocare con le parole e convogliare un dato messaggio a seconda della situazione in cui si trovano, e va benissimo.

    CITAZIONE
    Shiva come tamas ha senso in un contesto puranico ma si riferisce ai processi cosmici di creazione-rajas-brahma, mantenimento-sattva-vishnu, distruzione/trasformazione/riassorbimento-tamas-shiva.

    Saranno anche molto «pop» ma quel che dicono è corretto e la seconda citazione che ho fatto del tuo post ne da implicita ammissione.

    Shiva, Kali, Bhairav e molte altre divinità sono legate al concetto di Tamas. Tamas infatti può rappresentare anche una qualità di pura oscurità, distruttiva, annichilente o dissolvente, e non necessariamente deve essere intesa come comunemente il termine viene utilizzato, ovvero quale sinonimo di ignoranza, indolenza o impurità (che ne rappresenta l'aspetto degenerato).

    Le vie tantriche - sopratutto quelle shakta in contesto hindu - sono definite infatti come vie tamasiche pur essendo vie di liberazione. Chiaramente chi si fa portavoce di istanze brahminiche utilizzerà il termine "tamasico" in modo dispregiativo, ma il termine in sé non implica questo significato.

    Citare gli Yogasutra non prova nulla in quanto la pratica Yoga è diversa dalla pratica del Tantra (pur confondendosi e integrandosi spesso e volentieri), e si differenziano proprio in questo punto. La pratica Yoga è una pratica improntata all'ascesi mentre quella del Tantra è una via di fruizione e trasformazione, con ciò che ne consegue.

    Comunque, proprio per le ambiguità relative al termine Tamas - che viene declinato per lo più come sinonimo di impurità e ignoranza - preferisco non usare questo termine, e infatti non l'ho utilizzato nel mio post iniziale.

    Ciò che dice Sadguru deve comunque essere un insegnamento tradizionale. Io sono un semplice tantrik e non uno studioso. Non ho conoscenza approfondita dei testi e quindi non so dove ha origine questo insegnamento, ma l'identificazione di Shiva quale principio di oscurità infinito l'ho sentito diverse volte e da maestri di tradizioni diverse che tra loro non si conoscono, ed in particolare: 1) da un tantrista shivaita; 2) da un grande maestro tantrico shakta-aghora; 3) da un jhankri (sciamano), che comunque deve aver preso questo insegnamento da qualche fonte tantrica hindu perché il jhankrismo di per sé non fa speculazioni filosofiche. (Nessuno delle persone citate qui sono "pop" e sono abituati a parlare con occidentali). Cosa più importante, poi, mi è stato insegnato dal mio Guru Devata, che è Shiva stesso.

    Spiego il concetto a parole mie e in base a quel che ho visto.

    Oscurità e Luminosità sono due aspetti della stessa medaglia, come la Vacuità e la Forma, come Shiva e Shakti. Ma l'Oscurità - da un certo punto di vista - andrebbe probabilmente ritenuta come superiore alla Luminosità, proprio come la Vacuità è ritenuta superiore alla Forma. L'Oscurità infatti è lo "Spazio" Infinito in cui la Luce si manifesta. La Luce di per sé è una realtà limitata e limitante. E' Forma. La Luce si condensa in Forma e manifesta la Forma. A livello cosmologico, infatti, la luce delle Stelle è contenuta dallo spazio vuoto, che è per natura oscuro. La Luce è il vero regno della dualità, essendo appunto forma. E' la Shakti/Luce/Forma che genera la caduta, non l'Oscurità non-duale.

    Anche nella tradizione occidentale si afferma che la vera natura di Dio sia Ein Sof, che è il Nulla Infinito. Il Nulla per definizione non può che essere Oscuro. La Luminosità/Attività dello stesso viene "dopo", anche se in una dimensione fuori dal tempo.

    Questa è la ragione per cui nel Tantra Shiva e Kali, che sono divinità oscure, sono ritenute superiori alle altre, proprio perché l'Oscurità da questo punto di vista è superiore alla Luminosità di per sé.

    Ciò detto, tuttavia, sia Oscurità che Luce hanno manifestazioni illuminate e non-illuminate; si trovano sia prima che dopo il velo di Maya. Entrambe (sia la Luminosità che l'Oscurità) degenerano. E, di conseguenza, esistono divinità e spiriti illuminati e non-illuminati sia legati al principio di Luce che di Oscurità, e ovviamente molte realtà intermedie.

    L'Oscurità è legata alla Morte e alla Distruzione, e sono queste ultime che permettono di ascendere verso stadi superiori dell'essere. Non c'è elevazione senza morte. E anche nell'Alchimia infatti si parla della prima fase dell'opera come di Opera al Nero, che implica un morire a se stessi. A ciò è da ricollegarsi il pregnante immaginario di morte tipico del Tantra hindu e buddhista.

    Comunque è pur vero che benché al di qua del velo di Maya l'Oscurità sia probabilmente inferiore alla Luminosità, al di là del velo di Maya l'Oscurità - a livello cosmologico - si condensa in realtà, mondi, forme (e spiriti!) spesso estremamente negativi e ostacolanti per il percorso spirituale. Fanno anch'essi parte dell'ordine cosmico, in qualche maniera (Shiva infatti è il protettore degli Asura, ed i suoi Gana sono esseri tutt'altro che raccomandabili), ma se non si hanno le realizzazioni sufficienti per averci a che fare possono essere molto dannosi.

    A ogni modo è indubbio che il Tantra sia un percorso non-duale che è caratterizzato da un forte immaginario oscuro, dove la morte viene integrata nel sentiero e la stessa impurità viene affrontata e superata sulla base della propria realizzazione personale. Non si pensi, infatti, che praticare percorsi improntati alla purezza sia sempre evolutivo, trasformandosi queste vie spesso in moralismi ipocriti e rigidità ostacolanti per il progresso spirituale (e, in questo, la critica del Tantrismo buddhista alla via dei Sutra, la critica del Tantrismo Hindu alle norme di purezza brahmaniche, la critica del primo Cristianesimo alle norme farisaiche si basano su una sensibilità simile).

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  11. Matteo Salvino
     
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    CITAZIONE (**Destiny** @ 20/3/2018, 08:10) 
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    Baret e Sadhguru sono entrambi maestri contemporanei molto "pop" che sono liberissimi di giocare con le parole e convogliare un dato messaggio a seconda della situazione in cui si trovano, e va benissimo.

    CITAZIONE
    Shiva come tamas ha senso in un contesto puranico ma si riferisce ai processi cosmici di creazione-rajas-brahma, mantenimento-sattva-vishnu, distruzione/trasformazione/riassorbimento-tamas-shiva.

    Saranno anche molto «pop» ma quel che dicono è corretto e la seconda citazione che ho fatto del tuo post ne da implicita ammissione.

    Shiva, Kali, Bhairav e molte altre divinità sono legate al concetto di Tamas. Tamas infatti può rappresentare anche una qualità di pura oscurità, distruttiva, annichilente o dissolvente, e non necessariamente deve essere intesa come comunemente il termine viene utilizzato, ovvero quale sinonimo di ignoranza, indolenza o impurità (che ne rappresenta l'aspetto degenerato).

    Le vie tantriche - sopratutto quelle shakta in contesto hindu - sono definite infatti come vie tamasiche pur essendo vie di liberazione. Chiaramente chi si fa portavoce di istanze brahminiche utilizzerà il termine "tamasico" in modo dispregiativo, ma il termine in sé non implica questo significato.

    Citare gli Yogasutra non prova nulla in quanto la pratica Yoga è diversa dalla pratica del Tantra (pur confondendosi e integrandosi spesso e volentieri), e si differenziano proprio in questo punto. La pratica Yoga è una pratica improntata all'ascesi mentre quella del Tantra è una via di fruizione e trasformazione, con ciò che ne consegue.

    Comunque, proprio per le ambiguità relative al termine Tamas - che viene declinato per lo più come sinonimo di impurità e ignoranza - preferisco non usare questo termine, e infatti non l'ho utilizzato nel mio post iniziale.

    Ciò che dice Sadguru deve comunque essere un insegnamento tradizionale. Io sono un semplice tantrik e non uno studioso. Non ho conoscenza approfondita dei testi e quindi non so dove ha origine questo insegnamento, ma l'identificazione di Shiva quale principio di oscurità infinito l'ho sentito diverse volte e da maestri di tradizioni diverse che tra loro non si conoscono, ed in particolare: 1) da un tantrista shivaita; 2) da un grande maestro tantrico shakta-aghora; 3) da un jhankri (sciamano), che comunque deve aver preso questo insegnamento da qualche fonte tantrica hindu perché il jhankrismo di per sé non fa speculazioni filosofiche. (Nessuno delle persone citate qui sono "pop" e sono abituati a parlare con occidentali). Cosa più importante, poi, mi è stato insegnato dal mio Guru Devata, che è Shiva stesso.

    Spiego il concetto a parole mie e in base a quel che ho visto.

    Oscurità e Luminosità sono due aspetti della stessa medaglia, come la Vacuità e la Forma, come Shiva e Shakti. Ma l'Oscurità - da un certo punto di vista - andrebbe probabilmente ritenuta come superiore alla Luminosità, proprio come la Vacuità è ritenuta superiore alla Forma. L'Oscurità infatti è lo "Spazio" Infinito in cui la Luce si manifesta. La Luce di per sé è una realtà limitata e limitante. E' Forma. La Luce si condensa in Forma e manifesta la Forma. A livello cosmologico, infatti, la luce delle Stelle è contenuta dallo spazio vuoto, che è per natura oscuro. La Luce è il vero regno della dualità, essendo appunto forma. E' la Shakti/Luce/Forma che genera la caduta, non l'Oscurità non-duale.

    Anche nella tradizione occidentale si afferma che la vera natura di Dio sia Ein Sof, che è il Nulla Infinito. Il Nulla per definizione non può che essere Oscuro. La Luminosità/Attività dello stesso viene "dopo", anche se in una dimensione fuori dal tempo.

    Questa è la ragione per cui nel Tantra Shiva e Kali, che sono divinità oscure, sono ritenute superiori alle altre, proprio perché l'Oscurità da questo punto di vista è superiore alla Luminosità di per sé.

    Ciò detto, tuttavia, sia Oscurità che Luce hanno manifestazioni illuminate e non-illuminate; si trovano sia prima che dopo il velo di Maya. Entrambe (sia la Luminosità che l'Oscurità) degenerano. E, di conseguenza, esistono divinità e spiriti illuminati e non-illuminati sia legati al principio di Luce che di Oscurità, e ovviamente molte realtà intermedie.

    L'Oscurità è legata alla Morte e alla Distruzione, e sono queste ultime che permettono di ascendere verso stadi superiori dell'essere. Non c'è elevazione senza morte. E anche nell'Alchimia infatti si parla della prima fase dell'opera come di Opera al Nero, che implica un morire a se stessi. A ciò è da ricollegarsi il pregnante immaginario di morte tipico del Tantra hindu e buddhista.

    Comunque è pur vero che benché al di qua del velo di Maya l'Oscurità sia probabilmente inferiore alla Luminosità, al di là del velo di Maya l'Oscurità - a livello cosmologico - si condensa in realtà, mondi, forme (e spiriti!) spesso estremamente negativi e ostacolanti per il percorso spirituale. Fanno anch'essi parte dell'ordine cosmico, in qualche maniera (Shiva infatti è il protettore degli Asura, ed i suoi Gana sono esseri tutt'altro che raccomandabili), ma se non si hanno le realizzazioni sufficienti per averci a che fare possono essere molto dannosi.

    A ogni modo è indubbio che il Tantra sia un percorso non-duale che è caratterizzato da un forte immaginario oscuro, dove la morte viene integrata nel sentiero e la stessa impurità viene affrontata e superata sulla base della propria realizzazione personale. Non si pensi, infatti, che praticare percorsi improntati alla purezza sia sempre evolutivo, trasformandosi queste vie spesso in moralismi ipocriti e rigidità ostacolanti per il progresso spirituale (e, in questo, la critica del Tantrismo buddhista alla via dei Sutra, la critica del Tantrismo Hindu alle norme di purezza brahmaniche, la critica del primo Cristianesimo alle norme farisaiche si basano su una sensibilità simile).

    tao_500503117

    Ho citato gli Yoga Sutra solo in riferimento a quanto detto da Baret (che a sua volta parlava di Yoga).

    Sì sono sostanzialmente d'accordo con quanto hai scritto... ti avevo chiesto chiarimenti proprio perchè lo avevo interpretato in un'ottica diversa e troppo semplicistica, grazie per avermi risposto.
     
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    Nell'oscurità infinita la luce si manifesta.

    Sisi la vedo pure io così. Per questo ci vogliono i coglioni per andare oltre le vie di fruizione e entrare in quelle di Visione della saggezza.

    Grz. del Topic, sicuramente una cosa Terribile che va digerita amaramente fra qualche migliaio di flessioni e lavoro duro nei campi. L'inferno è quotidiano, non accettate le caramelle subito o saranno la vostra rovina spirituale :devilred: Il mondo terribile vi schiaccerà se vivete da appagamento da click. :chair:

    Ovviamente dico voi e discorso indiretto ma mi riferisco a me. Chi se ne importa di voi bastardi. Scherzo. :respect: :smile:
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    vorrei fare una riflessione.
    senza la luce non esisterebbero le ombre, sarebbe solo tutta oscurita' mentre grazie alla luce le forme delle ombre si manifestano.
    una precisazione:se ci sono piu' punti di luce, soprattutto se opposti, l'ombra tende a sparire.
    in alcuni contesti la nostra personalita' viene chiamata ombra.
     
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    Altra cosa molto in sintesi perchè non amo sprecars msg. in merito a una cosa così seria. I protettori e le pratiche irate sono serissime e non scherzano. Chi le pratica sa che con le paure e sfide/tempeste, più o meno in base alla persona, che portano non si scherza.

    Credo che l'equivalente Europeo della da me suddetta rappresentazione sia da ritrovare nei rimasugli di sciamanesimo Europeo delle feste popolari, nel periodo natalizio, di San Nicola e Krampus. Le maschere di Krampus ho letto deriverebbero da rituali di caccia dove si iniziava al mondo adulto, al mondo guerriero. Per diventare adulti si mettevano delle maschere mostruose/demoniache e ci si recava nel bosco per la caccia. L'aspetto femminile rappresentato ad esempio da un cervo veniva cacciato. L'uomo deve crescere che combatte nella natura oscura. Da notare che krampus con le corna ricordi molto il Capricorno che ha sede in Saturno, il pianeta oscuro per eccellenza. Shiva è associato a Saturno, su questo però lascio a Destiny le precisazioni, chiedo venia ma non ne so molto. La butto lì molto brutalmente, d'impeto da cazzeggiatore professionista monello, un parallelo che mi fa pensare (pensiero quindi spudorato che lassù i Sattvici se la rideranno birichinamente): Mahakala induista= Shiva Bhairav= Signore del Tempo= Chronos?? =Saturno???

    Ovviamente mi prendo tutti i pugni che volete per il mio modo rozzo e semplicistico modo di esprimermi (è stato bello ed è stata una vita corta ma vi ho voluti bene tanto :death: ), poi se volete delle citazioni le posso mettere e farvi leggere da gente più manuale con i libri.
     
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  15. Matteo Salvino
     
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    Siccome ho un po' di tempo da perdere aggiungo qualche spunto di riflessione.

    CITAZIONE (**Destiny** @ 20/3/2018, 08:10) 
    Shiva, Kali, Bhairav e molte altre divinità sono legate al concetto di Tamas. Tamas infatti può rappresentare anche una qualità di pura oscurità, distruttiva, annichilente o dissolvente, e non necessariamente deve essere intesa come comunemente il termine viene utilizzato, ovvero quale sinonimo di ignoranza, indolenza o impurità (che ne rappresenta l'aspetto degenerato).

    A rigore, in un contesto Shivaita Shiva è la coscienza assoluta e trascende completamente i Guna.

    CITAZIONE
    Oscurità e Luminosità sono due aspetti della stessa medaglia, come la Vacuità e la Forma, come Shiva e Shakti. Ma l'Oscurità - da un certo punto di vista - andrebbe probabilmente ritenuta come superiore alla Luminosità, proprio come la Vacuità è ritenuta superiore alla Forma. L'Oscurità infatti è lo "Spazio" Infinito in cui la Luce si manifesta. La Luce di per sé è una realtà limitata e limitante. E' Forma. La Luce si condensa in Forma e manifesta la Forma. A livello cosmologico, infatti, la luce delle Stelle è contenuta dallo spazio vuoto, che è per natura oscuro. La Luce è il vero regno della dualità, essendo appunto forma. E' la Shakti/Luce/Forma che genera la caduta, non l'Oscurità non-duale.

    Comprendo il senso di quanto hai scritto ed è più che condivisibile. Semplificando brutalmente, nella metafisica tantrica classica (il cui culmine è rappresentato dalla formulazione del Trika di Abhinavagupta), però, la rappresentazione simbolica è capovolta: Shiva, la Coscienza, è caratterizzato da una luminosità intrinseca chiamata prakasha (letteralmente "luce", "splendore"). E' ovvio che sia così: in quanto PURA COSCIENZA, il suo aspetto di conoscenza (jnana) è rappresentato molto meglio dalla luce che non dall'oscurità. A prakasha nella metafisica tantrica è associato vimarsha, che è un riflettersi della luce della coscienza in sè stessa, come in uno specchio che è anche l'origine della luce stessa (questo assume ovviamente per la mente limitata una dimensione paradossale). Vimarsha è associato all'aspetto creativo (kriya) di Shakti. I due aspetti Shiva e Shakti si reintegrano in Paramashiva Tattva.

    CITAZIONE
    A ogni modo è indubbio che il Tantra sia un percorso non-duale che è caratterizzato da un forte immaginario oscuro, dove la morte viene integrata nel sentiero e la stessa impurità viene affrontata e superata sulla base della propria realizzazione personale. Non si pensi, infatti, che praticare percorsi improntati alla purezza sia sempre evolutivo, trasformandosi queste vie spesso in moralismi ipocriti e rigidità ostacolanti per il progresso spirituale (e, in questo, la critica del Tantrismo buddhista alla via dei Sutra, la critica del Tantrismo Hindu alle norme di purezza brahmaniche, la critica del primo Cristianesimo alle norme farisaiche si basano su una sensibilità simile).

    Sacrosanto. Per come la vedo io però in un percorso sattvico la purezza è innanzitutto interiore... se vi sono ipocrisia e rigidità siamo appunto di fronte ad una deriva rajasica o tamasica di quello stesso percorso. Questo è ben spiegato nel capitolo 17 della Bhagavad Gita. Ma qui sto parlando del sesso degli angeli ;)
     
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