Il capo della scuola Nyingma è morto in un incidente stradale

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    Shankar Kulanath

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    S.S. Kathok Getse Rinpoche, designato capo della scuola Nyingma del Buddhismo Tibetano lo scorso gennaio, è morto due giorni fa in Nepal in un incidente stradale. Dicono che era appena uscito da un ritiro, e domani ci sarà una dichiarazione ufficiale. Che io sappia, l'ultimo famoso detentore di lignaggio a fare la stessa fine è stato il terzo Jamgon Kongtrul nel 1992, morto in un incidente stradale poco prima dell'esplosione dei problemi del lignaggio Karma Kagyu con l'attuale divisione. Mala tempora currunt. Preghiamo 🙏
     
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  2. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    Spero che nessuno vorrà tirare fuori la solita spiegazione pseudo docetista...

    A me 'ste notizie deprimono da paura; se capitano queste cose ai maestri, esseri normali come me quale difesa possono avere???
     
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    Nessuna, e smettetela di placare sui maestri i vostri fantasmi da fantascienza. Sono esseri umani, e percio' non valgono di più di noi. O forse un po'...
     
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  4. Rinchen Dorje
     
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    CITAZIONE (Yudo‚ Maestro Zen @ 21/11/2018, 21:43) 
    Nessuna, e smettetela di placare sui maestri i vostri fantasmi da fantascienza. Sono esseri umani, e percio' non valgono di più di noi. O forse un po'...

    Questo è un tuo aspetto Yudo che ho sempre nel mio silenzio condiviso con te... Sono solo esseri umani.

    Per quanto riguarda Kathok Rinpoche.... cazzo... proprio come Jamgon Kongtrul...
    Non vi è proprio nessuna notizia sulla sua scomparsa.
     
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  5. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Rinchen Dorje @ 11/22/2018, 09:32 AM) 
    QUOTE (Yudo‚ Maestro Zen @ 21/11/2018, 21:43) 
    Nessuna, e smettetela di placare sui maestri i vostri fantasmi da fantascienza. Sono esseri umani, e percio' non valgono di più di noi. O forse un po'...

    Questo è un tuo aspetto Yudo che ho sempre nel mio silenzio condiviso con te... Sono solo esseri umani.

    Quoto entrambi perché questa cosa merita un approfondimento. E' ovvio che abbiate ragione e sul piano razionale non ci piove. Ma il resto del Buddhismo è diverso dallo Zen e il karma ha un ruolo importante. Si leggono spesso storie la cui falsariga è molto simile all'episodio dell'elemosina della polvere, il bambino che offre al Buddha una manciata di sabbia perché non aveva altro, e nella vita successiva o qualche vita dopo diventa Ashoka o chi per lui. Lo stesso per la pazienza che dovrebbe portare a un aspetto fisico fantastico (sì, la mia spina nel fianco) o leggere un solo verso di Dharma che porterebbe a un'intelligenza mostruosa. Semplifico ma sto cercando di correggere la mia abitudine a scrivere tanto. Cosa vediamo? Maestri che si ammalano (alcuni con malattie orrende trascinate per anni), maestri che non riescono a destreggiarsi tra le dinamiche personali dei centri (altro esempio personale, un maestro che aveva il suo allievo prediletto il quale poi ha semi-diviso in due il proprio sangha, ah, sì la preveggenza degli esseri elevati, il piccolo Devadatta aveva più bisogno di aiuto di altri quindi per questo sembrava l'allievo prediletto). Ma il non uccidere non porta una vita lunga? Studiare non porta alla discriminazione non pretendo del Dharma ma nella vita quotidiana di non favorire le persone sbagliate?

    Conosco le obiezioni: il karma non fa sconti, se i maestri sembrano fare errori è perché non capiamo noi, proiettiamo aspettative irrealistiche, seguono altri 4-5 argomenti che conosco benissimo. Però cosa succede? Che siamo esseri umani e vorremmo poter vedere che gli insegnamenti funzionano. La risposta di Yudo presuppone una specie di ingenuotto idolatra che proietta nel transfert psicologico verso il maestro tutta una serie di aspettative irrealistiche. Ma tra questo e il vedere che "niente sembra realizzarsi" anche con aspettative di ragionevole profilo c'è un abisso.

    Esempio terra terra: io (che ricordo, sono quello che ha dato a Yudo l'occasione di dire qualcosa di peraltro giusto) non mi aspetto che un maestro viva fino a 110 anni in salute perfetta e si dissolva improvvisamente nell'arcobaleno. Ma mi piacerebbe vedere attorno a me che i maestri hanno una vita di durata ragionevole e in buona salute fino all'ultimo. Questo perché il maestro è, dovrebbe essere, tale per la maturazione di cause e condizioni. Non ha ucciso nelle vite passate, ha studiato, ha praticato la moralità, ha praticato la pazienza eccetera. Ma non se ne vedono gli effetti visibili. Allora o il karma non funziona oppure, come temo, è un terno al lotto. Le qualità ci sono state ma non hanno prodotto almeno alcuni dei risultati che ci si aspettava.

    E allora nasce un'altra obiezione, ovvero che non possiamo vedere nella mente del maestro il quale magari è felicissimo, che quello che conta è l'atteggiamento mentale eccetera. Tutto vero. Ma io sono un essere umano normale e per convincermi che una via funziona vorrei vedere realizzate almeno un numero ragionevole di conseguenze deducibili da quello che leggo e ascolto. E difatti ho parlato per me; chiaramente chiunque può credere che io abbia aspettative irreali ma io sono convinto di avere aspettative ragionevoli come ho detto più sopra.

    In sostanza, la spiegazione più benevola, più "concessiva", più costruttiva che si possa dare di episodi come questi è che se il karma è "ingestibile" pure dai maestri, per un essere normale non è praticamente distinguibile dal non impegnarsi: tanto comunque sia, va male. Non vedo la vita successiva che mi smentirebbe? Ma io posso vedere la vita attuale del maestro e posso solo dedurre che è così per una pura casualità oppure il karma non funziona oppure ancora un fenomeno può apparire senza (presumibilissime) cause e condizioni.

    Non si può trascurare che siamo esseri umani; la ragione può dirci una cosa, la stessa che dite voi, ma non siamo solo razionalità. Vorremmo vedere che una strada funziona davvero, e ditemi che non è così :)
     
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  6. Rinchen Dorje
     
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    Swami io la penso anche come te: mi scaglio solo contro l’idolatria dei maestri e il vederli come “Dei” incarnati in questa vita terrena.

    Allora sai che io sono di poche parole, ma un giorno di persona ne parleremo per ore:
    Io non credo di saper come funziona il karma, ma ci credo profondamente. Credo che sia l’argomento più complesso in assoluto del buddismo, più della vacuità stessa. Non sappiamo cosa passa per la mente ad un maestro, conosciamo solo le sue belle parole... Non sappiamo cosa ha fatto in passato e se questa sua fortunata rinascita sia stato il frutto di un casuale giro fatto intorno ad uno stupa da parte del Dalai Lama XY che ha pestato involontariamente una ragno velenoso uccidendolo (che a sua volta ha fatto qualche vittima) e in questa rinascita...eccolo...un Gheshe amato e rispettato. Sembra che stia banalizzando, ma detesto dilungarmi. Ci sono tanti fattori che a noi comuni e mortali sfuggono.
    Come giustamente scrisse una volta Destiny la durata della vita non è un fattore fondamentale di realizzazioni nel buddhistmo cosa che invece lo è nel taoismo.
    Il karma positivo si può manfestare in mille modi anche con eventi nefasti e non è per trovare una giustificazione. Tempo fa mi sembra o forse no, boh, ho raccontato di me e di alcune mie difficoltà e ho sempre sottolineato che l’evento più positivo con i più drammatici dolori come essere umano e padre lo provai quando se ne andò la mia seconda compagna con nostra figlia e contemporaneamente scoprendo il cancro di mio fratello. Quegli eventi dopo oltre 20’anni di buddhismo e una sola visita in oriente, mi spinsero in modo casuale a partire per l’India e il Nepal, dove ho avuto a che fare con progetti importanti in alcuni villaggi e gli orfanotrofi. Mi portarono a visitare i luoghi sacri dove bazzicava padmasambhava, ecc ecc e poi in Giappone e Cina... ecc ecc ecc
    Forse morirò come un cane, piangendo dalla paura, non lo so...non so nulla... ma so che è una rete taaaaaanto complessa e se lei non se ne fosse andata e io non avessi incontrato certe persone mentre vagavo solo e disperato e non le avessi ascoltate ecc ecc ecc molte cose non le avrei fatte e molti sorrisi non sarebbero mai arrivati e molti aiuti a villaggi e orfanotrofi non sarebbero mai arrivati e come mai sarebbe arrivato un altare con statue in una scuola indiana doce hanno potuto finalmente pregare davanti a un’immagine di Sakyamuni e di Ganesha... e ecc ecc ecc
    E’ cosi complesso...
    Forse bisognerebbe soffermarsi più sul fatto che il Guru ti trasmette il dharma: lui è un veicolo, solo un veicolo in carne ed ossa che mangia, caga e dorme... ma il ma e sottolineo il ma, è colui che mi insegna il dharma, su quello devo focalizzarmi. Maturerò aspettative? Una parte di me si, l’altra no perchè la nostra motivazione deve essere sempre “per il beneficio di tutti gli esseri senzienti”... e concentrarci su quello. Quando incasserò i miei meriti? Non lo so..
    Troppo complicato
     
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    Rinchen Dorje, condivido.
    Swami Sfigananda, ti diro' che per me la prova dell'efficienza del Dharma sta nella mia propria vita. Se ho avuto la fortuna di nascere in una buona famiglia (e la vita mi ha dato da osservare che non è il caso di tutti...!) la mia vita non è stata per niente facile. Ho fatto delle scelte sbagliate, ho avuto a che fare con un carattere di merda, permaloso e collerico. Ho inciampato in condizioni in cui mi sono persino ritrovato senza tetto, periodi in cui non avevo altro da mangiare che farina ed acqua (e un po' di olio per friggere nella padella).

    Sono un uomo felice. Anche nei guai, osservo che sono felice perché codesti guai non sono cosi' terribili di quanto potessero. Anche quei momenti bui sono stati per me un'opportunità.

    Tutto cio' per dire che siamo, ognuno di noi, l'unica prova possibile dell'efficienza del Buddhadharma. Un amico mi narra che la sua zia gli chiedeva se Tizia fosse una buona insegnante zen, e che lui rispose, "parafrasando Dogen...se irradia la gioia di vivere, la benevolenza, la larghezza mentale e ha un senso dell'umorismo e non si prende sul serio"...
    Conosco una signora che è brava, simpatica (ma è anche rompipalle, cretinina a volte ecc.) e a chi la vita non ha risparmiati i scherzi di cattivo gusto. Avevo un amico (ora morto) che era gentile, sempre disposto ad aiutare altrui, con chi potevo passare nottate a chiacchierare, aperto, disposto al dialogo, ecc., ma che aveva avuto una vita di merda fino al fine, perché la sua madre, per vendicarsi che lui se ne sia andato, aveva fatto di tutto, adoperato tutti i suoi contatti politici per fare si' che lui rimanesse nella miseria.
    Cosa pensare di un karma tale? Niente. Non sta a noi. Molto prima che m'interessassi di buddhismo, l'idea induista di karma, per cui se uno sta una classe sociale inferiore, se sta nella miseria, se, se, se, ecc., è colpa del suo karma, e non sta a me di darli una mano, mi rivoltava. Il mio pensiero, allora, era che, forse costui si era meritato quel karma in un'altra vita, ma tu, rifiutandoti di aiutare sotto quel pretesto, ti crei pure te un karma pessimo.

    Poi, ci sono quelli che, perché la carica di maestro, in qualsiasi tradizione, è di prestigio, cercano di accedere a tale carica, nella speranza che il prestigio li gioverà anche a loro. E' sbagliato, certo, ma anche li' abbiamo la storia della corteggiana, Fior di Loto, che per ischerzo, indossa il kesa, l'abito di pezze del monaco, e rinasce quanto monaca. Pur non prendendo alla lettera questi racconti, si puo' capire che loro puntano sul bene che viene anche dal fingere di essere buoni. "L'ipocrisia è l'omaggio che il vizio offre alla virtù." Tale maestro nizzardo, con tutta la sua apparente santità e la sua vera brama di potere, non puo', fosse solo per appoggiare la sua falsità, non diffondere il Dharma, pur non fondato nella sua vita quotiidana (aveva rivelato ad un amico che "se facessi questo, mi decredibilizzerei del tutto").

    Per cui, un maestro che muore in un incidente stradale non è una cosa sconvolgente, non più di un altro che muore da un cancro, ecc.
    Come lo diceva l'anonima Passacaglia della Vita (erroneamente attribuita a Stefano Landi),
    https://lyricstranslate.com/fr/larpeggiata...ita-lyrics.html

    Oh come t'inganni
    se pensi che gl'anni
    non hann' da finire,
    bisogna morire.

    È un sogno la vita
    che par sì gradita,
    è breve gioire,
    bisogna morire.
    Non val medicina,
    non giova la China,
    non si può guarire,
    bisogna morire.
     
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    Riguardo le perplessità citate esprimo una breve opinione.

    Il motivo per cui queste cose accadono, a mio avviso, è il seguente:

    - il karma come spiegato tanto nel Buddhismo quanto nell'Induismo ha una funzione pedagogica e non rispecchia le reali dinamiche della realtà. L'Induismo, a mio avviso, si avvicina un pò di più a come stanno le cose perché è presente il concetto di karma degli Antenati, ovvero un karma che ereditiamo a causa dei nostri debiti con gli antenati. Il fatto che ci sia un karma ancestrale è evidente a moltissime persone anche al di fuori di queste tradizioni (basta vedere ad es. a quello che succede nell'ambito modernissimo delle costellazioni famigliari)

    - la tradizione dei tulku non è affidabile; in generale, è problematico anche solo il fatto che una persona di grandi realizzazioni abbia il desiderio di reincarnarsi in questo mondo invece di proseguire la propria strada in mondi migliori. A parte questo però è evidente il fatto che nella tradizione dei tulku solo molto raramente il successore dimostra una continuità con il predecessore per quel che riguarda la realizzazione. Quindi i tulku sono per lo più persone normali.

    - Tra i tulku, poi, le dinamiche che portano qualcuno ad essere detentore di qualche trasmissione o addirittura a capo di una scuola non rispecchiano la realizzazione delle persone coinvolte.

    - Anche quando, in rarissimi casi, il tulku possiede un oggettivo potere extra-ordinario, questo resta comunque limitato e quindi la persona resta fallibile. Si veda il caso del sedicesimo Karmapa, che era certamente un Siddha ma non è stato in grado né di evitare la propria malattia né di prevedere ed evitare la tragedia successa poco dopo nel lignaggio.

    - Ciò detto, ciononostante, ciò che accade di apparentemente negativo ad un maestro (incidenti, malattie, morte prematura, etc) non è necessariamente negativo in sé. Da tenere presente è la misteriosa legge del Sacrificio che sta dietro molte dinamiche a livello sottile.
     
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  9. Liunzo
     
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    Ci puoi dare una breve spiegazione del karma degli antenati? Perché detto così mi lascia un po' interdetto
     
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    Mi pare abbastanza semplice: siamo gli eredi di un'infinità di avvenimenti che finiscono per concordare sulla nostra esistenza. Siamo quindi il prodotto della nostra storia familiare, non se ne scappa. Si veda gli effetti dei segreti di famiglia che rovinano la vita delle persone alla loro insaputa su più generazioni (la tradizione ebraica dice 7 generazioni). Noi siamo anche il prodotto del luogo in cui nasciamo e cresciamo. Non è indifferente la cultura del paese e della città e del quartiere, gli amici che incontriamo, e chiudo la lista perché sarebbe sterminata.
    Questo per i fondamentali. Poi ci stanno le decisioni che prendiamo, e che a volte comportano delle conseguenze sul lungo termine che non sono per niente indifferenti.
    Aggiungi a questo la trasferta di coscienze che si chiama rinascita, in cui i ricordi di una persona che ha già vissuto la sua vita, vengono sovrapporre uno strato supplementare a tutto cio'...
    Basta un momento di disattenzione e puff!
     
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  11. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    Questo topic per me resterà uno dei migliori (chiaramente escludo il mio contributo, non sto a dirmi bravo da solo). Credo siano venute fuori osservazioni molto valide, chi sa se un domani sarà utile anche ad altri; perlomeno lo spero.
     
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  12. Liunzo
     
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    Yudo volevo una definizione di karma degli antenati, (che non sia karma ambientale del buddhismo)

    Una discussione interessante, sapessi scrivere interverrei anche.
    Riguardo la vita corta dei maestri, credo che anche il fattore tantra non sia indifferente.
     
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  13. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    Sì, conosco la vulgata secondo cui le energie del maestro vanno ai discepoli e quindi i maestri muoiono relativamente giovani. Però sono sempre cauto su queste cose, sospendo il giudizio. Anni fa avrei "aderito" con meno senso critico; a furia di calci nel sedere sto diventando scettico :D
     
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  14. Liunzo
     
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    Swami fai bene. Cerco di astenermi anche io da prese di posizione stabili.
    Perché muore un maestro, magari giovane o di morte violenta? Non lo so.
    Ma era un maestro vero? Boh. Magari tu sei un Arya, o lo è il mio vicino o il mio gatto, e magari un mio maestro non è ancora entrato nel sentiero, chissà, non lo posso sapere adesso.
    Posso solo valutare se una persona ha le giuste qualità di un maestro, almeno le minime.
    Per quanto riguarda i Tulku, sia SSDL che altri Lama sono molto chiari: non dare importanza al titolo ma valutare obiettivamente se hanno le qualità di un maestro o meno. (Personalmente penso che vogliano fare diminuire questa tradizione)
     
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    CITAZIONE (Liunzo @ 22/11/2018, 20:03) 
    Yudo volevo una definizione di karma degli antenati, (che non sia karma ambientale del buddhismo)

    Bada bene a quanto ho scritto , vedrai che ho trattato l'argomento.
     
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19 replies since 21/11/2018, 18:07   605 views
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