Chiarimenti sul Dhammapada

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  1. Myaukpet Shinma
     
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    Buondì a tutti!

    Ho incontrato il Buddismo quattordici anni fa, attraverso alcuni libri. In seguito ho anche ricevuto degli insegnamenti, seppur molto basilari.

    In questi giorni sto iniziando ad approfondirlo, perché mi rendo conto che la mia conoscenza di questo 'approccio' alla spiritualità è molto superficiale.

    Sto leggendo il Dhammapada tradotto in italiano (una versione in pdf sottotitolata ZenTao), e ci sono dei versi che mi hanno lasciato un po' perplesso.
    I versi sono questi:

    177. Un avaro non entrerà mai
    nel regno dei cieli.
    La generosità non è importante per l'inconsapevole.
    Ma il saggio trova la sua gioia nel condividere.
    178. Meglio del possesso del mondo intero,
    meglio del paradiso,
    meglio del dominio su tutti i mondi
    è compiere il primo passo
    sulla via del risveglio.

    Cosa intende secondo voi il Budda con l'espressione 'regno dei cieli'? Sta parlando di quello che gli sciamani chiamano 'mondo superiore'? O è solo una metafora? Oppure si tratta di una traduzione non affidabile?

    Grazie.
     
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    CITAZIONE (Myaukpet Shinma @ 18/7/2022, 07:42) 
    Cosa intende secondo voi il Budda con l'espressione 'regno dei cieli'?

    Ciao
    sicuro che l'abbia detto il Buddha? il concetto "regno dei cieli" non credo sia presente negli altri testi canonici, così come quello di "paradiso".
    Mi sa di traduzione con un'ottica occidentale.
     
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    Credo che queste frasi facciano parte degli insegnamenti provvisori o transitori del Buddha, negli insegnamenti definitivi, honmon del sutra del loto, tutti possiamo ottenere l'illuminazione nella vita esistente, il sutra del loto, è il più alto insegnamento del Buddha esposto gli ultimi 8 anni della sua vita, il buddha afferma a il re della medicina nel capitolo 10, che è il supremo dei sutra da lui esposti......Ma si deve praticarlo il sutra del loto, seguendo il sutra e gli scritti del Bodhisattva Jogyo, Nichiren Shonin, recitando Namu Myoho Renge Kyo.
     
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    . Un avaro non entrerà mai
    nel regno dei cieli.
    La generosità non è importante per l'inconsapevole.
    Ma il saggio trova la sua gioia nel condividere.

    QUESTA FRASE NON RISULTA ESSERE DEL BUDDHA, LA SECONDA CITATA SI.

    . Un avaro non entrerà mai
    nel regno dei cieli.
    La generosità non è importante per l'inconsapevole.
    Ma il saggio trova la sua gioia nel condividere.

    Questa frase non risulta essere del Buddha, la seconda citata si.
     
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    alberto_57

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    CITAZIONE (Myaukpet Shinma @ 18/7/2022, 07:42)
    Cosa intende secondo voi il Budda con l'espressione 'regno dei cieli'?

    La strofa fa parte del Capitolo sul mondo (loka-vagga) e il termine in questione originale (in pali) è devaloka (mondo dei deva). Si tratta di un piano di esistenza superiore a quello umano ma per molti versi analogo (un po' come gli dei classici dell'olimpo greco e romano, di derivazione indù, che godono di tutti i piaceri dei sensi). In questo piano di esistenza (quindi temporanei) si nasce grazie ad atti di generosità accumulati in cospicua quantità/qualità.
     
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  6. Myaukpet Shinma
     
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    Grazie per le risposte.
    Allora mi metto alla ricerca di una versione del testo più fedele all'originale.

    Nel Dhammapada di Ajhan Munindo i versi sono questi:

    Chi non dà valore alla generosità
    non raggiunge il regno celeste.
    Ma il saggio gioisce nel dare
    e dimora nella beatitudine.
    Meglio del dominio sul mondo intero,
    meglio dell’andare in paradiso,
    meglio che comandare l’universo,
    è dedicarsi alla Via senza ripensamenti

    Cambia poco, insomma. Però va bene così, l'importante è comprendere il significato dei termini.
     
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    Forse ho trovato, viene spiegato nel Samsara, posto 2 passi :

    "Il samsara può essere considerato contemporaneamente sia dal punto di vista dei 6
    regni suddetti sia dal punto di vista spaziale e cosmologico. Da quest’ultimo aspetto,
    esso comprende un numero incommensurabile di universi, uguali al nostro e detti
    “piccoli universi”2. Il nostro universo si libra in seno allo spazio infinito, poggiando
    sopra una trama (o strato) d’aria pura che ha la forma di un “doppio vajra
    incrociato” (viævavajra) : su questa trama ci sono le acque, dalle quali emerge un
    disco dorato che sostiene la terra ; al centro di questa base - da un’incastonatura
    d’oro massiccio - s’innalza il monte Meru3, sovrastato dalle sfere incommensurabili
    (l’una più estesa dell’altra, andando dal basso verso l’alto) dei CIELI dei vari esseri
    divini del Rupadhatu e dell’Arupadhatu."

    "Tutti questi dèi vivono in palazzi di pietre preziose, dove risiedono in uno stato di
    piacere e beatitudine, senza accumulare meriti: sono sempre distratti, in
    un’incoscienza soddisfatta di sè ; si divertono in modo molto umano, e sono
    superiori agli uomini solo per la loro costituzione e i loro poteri, ma non per
    condotta od opportunità di raggiungere la Liberazione. La loro caratteristica è la
    dissolutezza e la distrazione dovute al piacere sensuale che essi sperimentano. Tali
    dèi simboleggiano le esistenze più felici che vi siano nel Kõmadhõtu, cioè i paradisi
    (o CIELI) inferiori del “mondo della sensorietà”. La loro condizione è la ricompensa
    della generosità e della retta condotta morale, ma attuate sotto l’influenza
    dell’ignoranza e con motivazioni impure. Essi possono entrare in contatto con aspetti
    fondamentali del Dharma, capirli e riconoscerli, ma l'istante successivo la loro mente
    indugia su qualche piacevole esperienza e non può concentrarsi a lungo."
     
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  8. Myaukpet Shinma
     
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    Gli dei dell'Olimpo secondo me sono un'altra cosa, rappresentano una dimensione universale ed eterna.
    Questo paradiso di cui parla il Budda è un altro mondo dove gli esseri possono rinascere, sono un tipo diverso di dei. Ma non ho certezze.

    Comunque non penso sia importante il fatto di crederci o no.
     
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    Gli esseri del Samsara, sono destinati a rinascere, mentre quelli che citi tu, se non sbaglio non eterni, secondo il Buddhismo gli esseri eterni, che non rinascono, anno ottenuto il Nirvana, come il Buddha eterno Shakyamuni, non possono più rinascere ne esporre il Dharma, sono considerati dei Buddha dalla perfetta illuminazione.

    Però negli dei dell'olimpo, si cita la Guerra degli Dei, cosa che fra Buddha nel Nirvana, non esiste guerra, se gli dei dell'olimpo fanno guerre, significa che sono sempre condizionati dai sentimenti, come rabbia collera ec... non possono essere eterni, ne a aver ottenuto la liberazione.

    Ne aver completato la catena dei 12 anelli:

    "Ecco il dolore, ecco l'origine del dolore, ecco l'annientamento del dolore, ecco il
    sentiero che conduce all'annientamento del dolore."
    «Quindi espose dettagliatamente la Legge della catena di causalità dai dodici
    anelli: l'ignoranza causa l'azione, l'azione causa la coscienza, la coscienza causa il
    nome e la forma, il nome e la forma causano i sei organi di senso, i sei sensi causano
    il contatto, il contatto causa la sensazione, la sensazione causa il desiderio, il
    desiderio causa l'attaccamento, l'attaccamento causa l'esistenza, l'esistenza causa la
    nascita, la nascita causa l'invecchiamento e la morte, la preoccupazione, il dolore, la
    sofferenza e l'angoscia. Se viene rimossa l'ignoranza, l'azione sarà rimossa. Se viene
    rimossa l'azione, la coscienza sarà rimossa. Se viene rimossa la coscienza, il nome e
    la forma saranno rimossi. Se vengono rimossi il nome e la forma, i sei organi di
    senso saranno rimossi. Se vengono rimossi i sei organi di senso, il contatto sarà
    rimosso. Se viene rimosso il contatto, la sensazione sarà rimossa. Se viene
    rimossa la sensazione, il desiderio sarà rimosso. Se viene rimosso il desiderio,
    l'attaccamento sarà rimosso. Se viene rimosso l'attaccamenro, l'esistenza sarà
    rimossa. Se viene rimossa l'esistenza, la nascita sarà rimossa, Se viene rimossa
    la nascita, l'invecchiamento e la morte, la preoccupazione, il dolore, la sofferenza e
    l'angoscia saranno rimossi.
     
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  10. Myaukpet Shinma
     
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    Per quello che so dalle mie letture gli dei occidentali olimpici e pre-olimpici (i titani) sono considerati immortali. Ma li vedo come forze universali, aspetti universali dell'Anima cosmica, e quindi anche dell'Anima individuale (poiché Anima cosmica e Anima individuale sono in realtà un tutt'uno, nei testi buddisti a volte ho trovato i termini Luce madre e Luce figlia), che sono stati narrati nei miti, più che come esseri che abitano un certo mondo. Non so se mi sono spiegato meglio. Quindi fatico a identificarli con gli abitanti di questo "devaloka", che per quanto mi riguarda sono un'altra cosa (sempre che esistano davvero, perché non credo a qualcosa solo perché è scritto in un testo buddista, la prendo solo come una visione delle cose). :-)
     
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    Ma Guarda, che immortali siamo tutti.
     
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  12. Myaukpet Shinma
     
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    Sì, hai ragione in senso "spirituale".
     
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    alberto_57

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    A sostegno della mia tesi allego questo sutta (Samiddhi, Samyutta Nikaya, Discorsi in gruppi, Ubaldini) dove una deva si invaghisce di un giovane monaco e cerca di sedurlo:

    CITAZIONE
    1. Così ho udito: una volta il Sublime dimorava presso Ràjagaha, nell’àrama Tapodà.
    2. Allora il venerabile Samiddhi, allo spuntare dell’alba, andò al lago Tapodà per bagnarvisi; dopo essersi bagnato, uscito dall’acqua, indugiò con una sola veste addosso per fare asciugare le proprie membra.
    3. Allora, al declinare della notte, una divinità dal meraviglioso splendore, dopo aver illuminato per un intero kappa Tapodà, si avvicinò al venerabile Samiddhi e, sostando in aria, gli indirizzò questa strofa:

    “Prima ancora di aver goduto, o bhikkhu, ti dài all’ascetismo!
    Non ti dài all'ascetismo dopo aver goduto?!
    Datti all'ascetismo dopo aver goduto, bhikkhu,
    affinché il tempo non ti sfugga!".

    [Samiddhi]
    “Io non conosco il tempo, non si sa quando il tempo è propizio;
    perciò mi do all’ascetismo senza aver goduto:
    affinché il tempo non mi sfugga".

    4. Allora quella divinità, posatasi in terra, così disse al venerabile Samiddhi:
    “Troppo giovane, o bhikkhu, ti sei dato all'ascetismo! Con i capelli ancora neri, in possesso di una rigogliosa giovinezza, ancora nella prima età non trovi diletto nei godimenti?! Godi, bhikkhu, degli umani piaceri e non rinunciare al presente per correr dietro a quel che può essere differito”.

    5. “Amica, io non rinuncio al presente per correr dietro a quel che può essere differito; al contrario, avendo rinunciato a quello che può essere differito corro dietro al presente. Dice infatti il Sublime, o amica, che i piaceri sono soggetti al tempo, sono fonte di grandi dolori, di gran turbamento e di maggior pericolo; questa Dottrina invece è attuale, immediata, invita a vedere, conduce al nibbana, è personalmente sperimentabile dei saggi”.

    6. “E in che modo, bhikkhu, il Sublime dice che i piaceri sono soggetti al tempo, sono fonte di maggior pericolo? In che modo questa Dottrina e invece attuale... personalmente sperimentabile dai saggi?”.

    7. “Amica, io sono un novizio che da poco si è dato all’ascetismo, sono un nuovo arrivato e pertanto non sono in grado di illustrare per esteso questa Dottrina—Disciplina. Il Sublime, l’Arahant il Perfetto perfettamente-Svegliato dimora [adesso] presso Ràjagaha, nell’arama Tapoda. Va' dal Sublime e interrogalo su questo argomento: quel che lui ti dirà tu terrai a mente”.

    8. “Non è facile per me, o bhikkhu, circondata.[come sono] da altre potenti divinità, avvicinare il Sublime; ma se tu bhikkhu, andassi dal Sublime e lo interrogassi su questo argomento verrei anch'io per ascoltare la Dottrina”.

    9. “Bene, amica!” e il venerabile Samiddhi, avendo così assentito a quella divinità, andò dal Sublime; giunto, lo riverì e sedette da parte. Sedendo da parte, così egli disse al Sublime:
    10-16, “Ecco, signore: allo spuntare dell‘alba sono andato al lago Tapoda per fare un bagno... Allora una divinità dal meraviglioso splendore... mi si è avvicinata e, sostando in aria, mi ha questa strofa [ripete la strofa e il dialogo successivo]... Se quella divinità ha detto il vero essa, o signore, si trova poco distante da qui".

    17 Avendo [samiddhi] cosi parlato quella divinità gli disse: interroga, - bhikkhu, interroga, che io sono giunta.

    18. Allora il Sublime indirizzò a quella divinità questa strofa.
    “Gli esseri che hanno compreso l'annuncio si tengono saldi all’annuncio;
    quelli che non hanno compreso l'annunc1o sono vincolati al re della morte.
    Inoltre chi ha compreso l'annuncio non pensa all annunciatore:
    a lui non importa da chi quelle parole siano state pronunciate.
    “Dimmi se hai compreso, yakkha”?

    19. “Veramente, o signore, io non comprendo per esteso il senso di questo conciso enunciato del Sublime; per favore, Signore, parli il Sublime in modo che io possa comprendere per esteso il senso di questo suo conciso enunciato”.

    20. “Chi pensa ‘uguale’ o ‘migliore’ o ‘peggiore’
    è indotto per questo a discutere;
    per chi non oscilla tra queste tre qualità non esiste uguale o migliore.
    “Dimmi se hai compreso, yakkha”.

    21. Neanche di questo conciso enunciato del Sublime, o signore, io comprendo per esteso il senso; per favore, signore, parli il Sublime in modo che io possa comprendere per esteso il senso di questo suo concrso enunciato".

    22. [Il saggio] ha rinunciato al giudizio, non indulge al disprezzo; ha annientato la sete qui, in nome e forma;
    quelli che sono soggetti alla brama non conseguono
    la libera serenità dell assenza dei desideri,
    uomini o dei [che siano], in questo mondo o nell’altro,
    nei cieli e in tutte le altre dimore.
    “Dimmi se hai compreso, yakkha”.

    23. “Di questo conciso enunciato del Sublime, signore, io così intendo in esteso il senso:
    “Non si faccia alcun male al mondo
    con la parola, con il pensiero o col corpo;
    deponga le brame l’accorto consapevole
    e non cagioni insalutare dolore”.
     
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  14. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (Alberto Spera @ 7/21/2022, 05:56 PM) 
    A sostegno della mia tesi allego questo sutta (Samiddhi, Samyutta Nikaya, Discorsi in gruppi, Ubaldini) dove una deva si invaghisce di un giovane monaco e cerca di sedurlo:

    Per quanto riguarda me solo, non serviva ulteriore sostegno anche se è sempre apprezzabile "parlare per riferimenti". Quello che hai scritto corrisponde a quanto ne so io: è assolutamente "lecito" aspirare a una rinascita come deva anche perché alcuni di loro possono ascoltare il Dharma e meglio ascoltarlo in giardini pieni di meraviglie e verde piuttosto che in una stamberga vicino a uno sbocco di fogna di Delhi :D Chiaro, questo secondo la tassonomia tibetana è la prima delle tre motivazioni ma almeno rientra in quelle di Dharma.
     
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    Secondo un consiglio contenuto nel Buddhismo Mahayana di Paul Williams non conviene cercare il Nirvana in solitaria, perché oltre ad essere fortemente complicato ottenere un traguardo simile nella condizione in cui viviamo (il Kali Yuga), una ricerca individuale di tal genere potrebbe essere considerata sintomo del peccato spirituale dell’orgoglio. Il consiglio diventa quindi quello di chiedere al Buddha Amitabha di rinascere nel suo regno dopo la morte, regno dove diviene molto facile conseguire appunto l’illuminazione... Per ottenere un tale scopo non vengono sconsigliate le azioni positive come la meditazione, ma si richiede un cambiamento di paradigma, nel senso per esempio quando si ha tempo di pronunciare più volte il nome “Amithaba”, che oltre a richiamare l’attenzione di tale Buddha permetterebbe di migliorare il proprio karma, dato il grandissimo merito spirituale raggiunto dallo stesso nelle sue innumerevoli incarnazioni...
     
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