Raccolta Dzogchen

Testi e video sulla filosofia meditativa Dzogchen

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  1. Davide S. C.
     
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    Inizio a raccogliere brani e video Dzogchen.
    Questo video è una bella intervista a un maestro Bon, interessante perché oltre ad accennare alle pratiche Dzogchen è anche un sunto della filosofia buddhista in genere. Inoltre riporta con tanto di immagine l’ “anatomia” di Kundalini. Ho notato alcune lievi differenze rispetto ad altri testi (per esempio qui Kundalini sembra giacere quattro dita sotto l’ombelico mentre in testi hindu ho trovato indicato un locus tra coccige e ano).
    Buona visione
    www.youtube.com/live/q9O4N2pXgcA?feature=share
     
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  2. Davide S. C.
     
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    Ascoltando questo maestro sembrerebbe che quando ci si distacca veramente da tutto sorga spontanea la grande compassione. Io però penso, come ho più volte detto agli amici del sito, che se vi è compassione almeno ad una cosa sei attaccato: al benessere altrui. Forse è una puntualizzazione cavillosa, ma se il maestro fosse qui gliela farei.
     
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    QUOTE (Davide S. C. @ 2/3/2023, 05:17 AM) 
    Ascoltando questo maestro sembrerebbe che quando ci si distacca veramente da tutto sorga spontanea la grande compassione. Io però penso, come ho più volte detto agli amici del sito, che se vi è compassione almeno ad una cosa sei attaccato: al benessere altrui. Forse è una puntualizzazione cavillosa, ma se il maestro fosse qui gliela farei.

    Posso scommettere che te la respingerebbe al mittente :D La parola "distacco" si presta male e non so se nel filmato l'ha usata, ma tanto non è la prima volta che mi sembra che tu non colga il senso del termine. Non è una forma evoluta e corretta di atarassia o qualcosa che allontana dalle emozioni. Anche un buddha si emoziona, ha delle capacità specifiche diverse da quelle di tutti gli altri e anche una sua personalità. Per esempio il buddha della medicina ma c'è quello della compassione, della sapienza e altri meno noti come Guhyasamaja che è un po' l'ingegnere tra i buddha. Un buddha non è altro che un continuum mentale come ce l'ha qualsiasi essere, che però, in termini umani, ha distrutto nevrosi, limiti, blocchi eccetera, perché ha distrutto una modalità di percezione della realtà che è erronea e imprigiona. Questo è l'unico senso in cui è corretto parlare di distacco. E a questo punto non deve essere paradossale il fatto che una mente di buddha ha delle emozioni di un'intensità tale che non abbiamo nessun termine di paragone. Uno dei motivi del perché il Dharmakaya è assolutamente non concepibile per un essere ordinario. Confronta questo con la parola "distacco" e vedi che l'oggetto del distacco è di tutt'altro genere.

    L'attaccamento come opposto a distacco è una specie di nescienza sulla natura della realtà. Quando si realizza non si ottiene una forma di allontanamento da qualsiasi cosa si possa pensare (e credo che a questo pensi stando al post) ma si distruggono i limiti della mente ordinaria. La mente ordinaria limita la propria capacità di aiutare e a sua volta la propria realizzazione della compassione. In altre parole è il contrario, proprio perché è diverso l'oggetto del distacco; per questo credo che il maestro direbbe che no, non si era sbagliato e voleva dire quello che voleva dire. Ti direbbe che finché non realizzi la vacuità del sé e dei fenomeni la tua compassione è a paragone estremamente limitata e tutte le buone azioni che compi nell'ambito della compassione non ti permettono di uscire dal samsara. So che credi in altre cose ma se fai un appunto a qualcuno che sta spiegando il proprio sistema di credenze devi aspettarti una risposta che resta nell'ambito suo, non nel tuo.

    Nella terminologia tibetana l'attaccamento alla compassione rientra tra le "azioni positive impure". Ovvero può produrre una rinascita migliore ma il karma di azioni compassionevoli che l'ha prodotto si esaurirà e di solito poi si hanno rinascite nelle quali per lunghi periodi si ha bisogno di compassione, altro che offrirla :D

    Ne parliamo spesso e ricordo che dici sempre che non ti convince la dottrina della vacuità; va benissimo ma in un'ottica buddhista non metterla in primo piano anzitutto rende impossibile anche il "semplice" raggiungimento dello stato di arhat, secondo poi limita lo sviluppo di qualsiasi qualità, compassione compresa. Nella scala di tempi di un tempo illimitato nelle due direzioni la pratica della compassione si riduce a brevi flash di qualche decennio intervallati da miliardi di anni in cui si avrebbe disperatamente bisogno di aiuto. E questo accade proprio per l'attaccamento alla compassione che è una delle forme che prende l'attaccamento al falso modo di apparire del sé e dei fenomeni.
     
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  4. Davide S. C.
     
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    Molto interessante, ora rifletto e metabolizzo. Grazie!
    Comunque non posso dire che non mi convince la teoria della vacuità (ho scritto un intero articolo su questo tema) ma che io la applico a tutto…. tranne alla divinità. (non buddhista, questo, lo so)
     
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    QUOTE (Davide S. C. @ 2/3/2023, 10:17 AM) 
    Molto interessante, ora rifletto e metabolizzo. Grazie!
    Comunque non posso dire che non mi convince la teoria della vacuità (ho scritto un intero articolo su questo tema) ma che io la applico a tutto…. tranne alla divinità. (non buddhista, questo, lo so)

    Perché non dovrebbe "applicarsi a tutto"? E' un modo di essere di tutti i fenomeni, fenomeno è qualcosa che può produrre effetti e una divinità ne produce eccome, dato che crea. Ma persino in certe tradizioni o specifiche esegesi in cui Dio è visto come un ente privo di parti, immutabile, eccetera, non si sfugge. L'obiezione standard è che se è dio a creare ed essendo evidente che non c'è nulla di immutabile il creatore deve avere la stessa natura mutabile, ovvero impermanente, ed essendo impermanente è vuoto di esistenza indipendente (questa obiezione è rifomulabile in modo formale e sicuramente migliore). l'Uno di plotino, che io sappia l'ente più inconoscibile proposto sugli schermi della spiritualità occidentale non è indipendente dalla sua creazione, quindi per forza è vuoto di esistenza indipendente.

    Purtroppo "impermanenza" è sempre identificato con "perituro", ma invece andrebbe, va, preso alla lettera: qualcosa che cambia, in questo caso cambia di attimo in attimo. Ricordo bene che quando i maestri fanno le domande trabocchetto "un buddha è permanente o impermanente?" tutti rispondono che è permanente perché identificano impermanente con perituro. Invece un buddha è impermanente perché la sua mente cambia ogni attimo, e anzi aiuta gli esseri in tutta una serie di modi. Impermanente vuol dire solo "che cambia".

    Nel momento in cui decidi che non applichi l'analisi dei fenomeni alle divinità o al dio che hai in mente fai un'altro tipo di operazione, un'indagine selettiva che secondo me confonde e basta. Se decidiamo per un criterio affettivo verso una forma teistica di cui non accettiamo la mutabilità va benissimo. Ma questo non impedisce a chi ha un punto di vista buddhista di applicare allo stesso oggetto il proprio criterio di indagine, che porta a conclusioni diverse. Viceversa, da quel punto di vista teistico si deve regolare eventuale risposta alle obiezioni attenendosi ai testi. Mi piace l'Uno di Plotino? Per me, la tua visione che è impermanente è sbagliata.

    Questo non ha effetti fino a che non ci si avvicina a concetti di altre tradizioni che però si vogliono giudicare secondo altri criteri. Per esempio la possibilità di far nascere e sviluppare la compassione buddhista è conseguenza della convinzione della vacuità dei fenomeni che però hai sempre detto di rifiutare (e a pienissimo diritto: non abbiamo prove di quale eventuale via spirituale sia quella eventualmente giusta). Altrimenti resta una sfera di attività che comprende i nomi di benevolenza, altruismo, empatia, aiuto concreto, compassione (nel senso ristretto di quello che si trova sulla treccani) e così via. Questa seconda cosa ci mancherebbe, è positiva, encomiabile e degna di ogni rispetto. Ma non ha niente di niente di niente a che vedere con la compassione buddhista. Purtroppo è stato scelto un termine già appesantito di significati ma sarebbe stata meglio lasciare le parole originali, metta, karuna, rning.je, eccetera.

    Questo è il motivo del perché non ci capiamo quando si tocca questo argomento. Dal mio punto di vista, dato che siamo su un forum buddhista, quella che chiami compassione è empatia e etica morale, che è presente in molte religioni anche se limitata ai propri adepti. Da un punto di vista buddhista, agire con quel tipo di movente produce appunto qualche rinascita fortunata ogni qualche miliardo di anni. Ma diverso sarebbe se si agisse allo stesso modo consapevoli della vacuità delle azioni. Solo in quel caso si guadagnerebbe una sequenza di vite umane in cui questa capacità migliora sempre per poi concludere con lo stato illuminato.

    Va da sé che non sto dicendo che la tua empatia e la tua etica professionale e personale siano inferiori alla compassione buddhista; semplicemente attengono a due sfere completamente diverse e parimenti degne, che purtroppo hanno nomi sovrapponibili per un'infelice scelta di tradurre le parole originali. Sto solo esaminando le differenze.
     
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  6. Davide S. C.
     
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    Davvero interessante la prospettiva di un Dio mutevole pur essendo eterno.
    Personalmente non sono a tali livelli di comprensione: per me la divinità è il fondamento del centro volitivo permanente. Utile aprire eventualmente un topic a sé, perché vorrei riservare questa sede allo Dzogchen (ottimi e benvenuti comunque i commenti!)
     
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    QUOTE (Davide S. C. @ 2/3/2023, 05:17 AM) 
    Ascoltando questo maestro sembrerebbe che quando ci si distacca veramente da tutto sorga spontanea la grande compassione. Io però penso, come ho più volte detto agli amici del sito, che se vi è compassione almeno ad una cosa sei attaccato: al benessere altrui. Forse è una puntualizzazione cavillosa, ma se il maestro fosse qui gliela farei.

    ciao davide

    grazie per il video, non l'ho guardato ancora,. sta sera forse incomincio. non so perche', ma spesso queste faccende hanno bisogno di spazi dilatati per usare un eufemismo... 2 ore di video. e' come i testi theraveda: dopo che leggo l'indice di 20 pagine... sono gia' sopraffatto e dico nun je la posso fa' :D

    ora non che io sia sintetico, infatti per esprimere un concetto normalmente scrivo un papiro :lol: e non pretendo neppure un video su ticktok.. ma due ore di mattina non le reggo... sta sera e nei giorni seguenti, a giornata conclusa, a lavoro finito, di 20 minuti in 20 minuti, proviamo a mangiare l'elefante perche' lo dzogchen e' quanto sento di piu' vicino alla mia sensibilita' seguito, ma a un po' di distanza, dallo zen

    nel merito di quanto scrivi, sospetto che sia un po' come quando vinci i 100 metri per 100 volte di fila senza essere minimamente mai impensierito dagli avversari che vengono puntualmente battuti. allora, credo, non ti interessa piu competere e combattere con te stesso, con gli altri, con nessuno. non c'e' piu' meta e non c'e' piu' obiettivo

    e se per caso ti trovi di fronte un giorno, un gruppo di ragazzi che cominciano a correre, cerchi di trasferire, conscio anche dei limiti del 'trasferimento', il meglio di quanto hai visto 'funzionare'. questo ovviamente e' un esempio sul piano 'ordinario'

    sospetto infatti che da un punto di vista 'non ordinario', per come mi viene istintivo percepirlo (e' solo un pensiero e una sensazione), entrino in gioco motivazioni diciamo.. in un certo senso... 'esogene piu grandi'... ma lontane un milione di chilometri dall'attacamento a cui fai riferimento

    questo perche' se il 120% dell'energia ovvero dell'attenzione... se l'agire dell' essere e' devoluto integralmente allo stare nel presente.. non rimane nessuna risorsa, nessuno spazio per altro, non c'e' una via di uscita che non sia soggetta all'attenzione essa stessa e quindi, in quanto impermanente come tutto, vanificata

    esiste solo il presente che per altro va bene cosi' com'e' fatto salvo un chissa' cosa che va al di la delle mie capacita' anche solo di immaginare. ma certamente non c'e' attacamento. c'e' attenzione che e' l'intero agire dell'esistere

    ovviamente prendi le mie parole come pensieri in liberta', sono solo un secondo me e, auspicabilmente, un contributo al confronto, come sempre :)
     
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  8. Davide S. C.
     
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    Ciao Francesco non farti spaventare dalla lunghezza del video: ci sono lunghi minuti di problemi audio che si possono saltare (e anche di preghiere che servono sicuramente ma non per la comprensione dell’argomento)
    Sono d’accordo sul fatto che chi arriva a quei livelli deve per forza comunicare come può un’esperienza non comunicabile e quindi alcune incongruenze magari derivano da questo….
     
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  9. Davide S. C.
     
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    Un altro documento prezioso questo video con le istruzioni di Tulku Urgyen Rinpoche, il grande praticante, padre di Yongey Mingyur Rinpoche.


    Trovo particolarmente utile, specie per l’uomo occidentale indaffarato, l’indicazione: “Short moments, many times”.
     
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  10. Davide S. C.
     
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    “ The here-and-now is the receptacle of the nondual reality that is the matrix of mind where rigpa inevitably fires in the very moment of every experience. If this matrix of intrinsic awareness sounds like God to some people, then they are definitely on the right track.”

    Natural perfection : Longchenpa’s radical Dzogchen / translation and commentary by Keith Dowman ; foreword by Chögyal Namkhai Norbu. Dall’introduzione
     
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  11. Davide S. C.
     
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    “In the heart-essence that is self-sprung awareness, the absence of causality closes the abyss of samsara, the absence of discrimination integrates samsara and nirvana”

    Natural perfection : Longchenpa’s radical Dzogchen / translation and commentary by Keith Dowman ; foreword by Chögyal Namkhai Norbu.
     
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  12. Davide S. C.
     
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    CITAZIONE
    (…) without the least urge to control, to cultivate or reject, we remain open, at ease, carefree, and detached.

    Natural perfection : Longchenpa’s radical Dzogchen / translation and commentary by Keith Dowman ; foreword by Chögyal Namkhai Norbu.
     
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  13. Davide S. C.
     
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    CITAZIONE
    (…) no matter what evanescent particularity shows itself, the direct sensory perception of rigpa illuminates its reality and the image unconfined, cognition is pure pleasure;

    Ibidem
     
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  14. Davide S. C.
     
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    Questa pura, luminosa, cognitività, secondo altri autori, non sarebbe mera registrazione di eventi, ma sarebbe “soffusa di compassione”.
     
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13 replies since 3/2/2023, 05:11   188 views
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