Test autovalutazione

Mi interessa veramente quel che mi interessa in quel momento?

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    Lemure archivista ex fiancheggiatore del Dharma

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    Ciao,

    Dato che sto facendo lavori e di domenica non posso iniziare presto a far chiasso, colgo l'occasione per mettere sul tavolo un argomento che credo ricorrente. Inutile nascondere che il catalizzatore sia stata la tagboard degli ultimi due giorni, ma il discorso è generale. Premetto che ha davvero poca o nulla importanza nell'economia dell'Universo, però si ripresenta in continuazione non solo sul forum. Si presenta per esempio frequentando un corso relativo a una certa disciplina e in tanti altri casi. Si presenta anche e forse soprattutto con le religioni.

    Parlo di un interesse motivato più dal soddisfacimento di una curiosità immediata che dalla classica sensazione che viene dal profondo. Tanto per fissare le idee, ogni tanto compare qui sul forum la curiosità di sapere "qual sia la posizione del Buddhismo verso il problema LGBT" (o come si scriva non mi ricordo) alle volte associata alla preoccupazione che il mondo buddhista conservi un'impronta giudicata eccessivamente maschilista. Oppure il classico "mi piace ma non accetto questo o quell'altro elemento". Ciò andrebbe benissimo dopo quattro anni di interesse nel soggetto e relativo studio, ma se è l'exordium appena seguente alla presentazione a me viene il sospetto che le motivazioni siano altre: cercare un gruppo umano accogliente, cercare conferma di una propria posizione ideolgica e tanti altri motivi.

    Penso sia giusto mantenere un certo tatto e comprensione verso queste situazioni. E' molto raro nascere con un interesse in una certa disciplina così ben impostato da risultare fin dall'inizio in un lavoro metodico di studio delle fonti o delle tecniche se per esempio si trattasse di uno strumento o un'attività sportiva. Molto spesso l'interesse deriva dal fatto che amici e conoscenti a loro volta praticano o si interessano. Molto spesso da questa circostanza così occasionale nasce una scoperta che poi diventa un lavoro metodico e quindi tali approcci inizialmente improduttivi non dovrebbero essere scoraggiati ma al contrario essere incanalati in una direzione costruttiva. Personalmente ho iniziato a interessarmi del Dharma perché mi sono imbattuto ne "il terzo occhio", quindi non sarei certo in condizione di avanzare un genere di critica che peraltro sottintende un modo di essere non mio: tendo a vivere e lasciar vivere.

    Tutto ciò detto, forse potrebbe avere senso ipotizzare una specie di autotest per capire se c'è un interesse reale, se pure "sommerso" da mille contingenze che verranno ridimensionate in tempi successivi. Ecco: in prima battuta penso che applicato al tema del forum potrebbe essere identificare un limite temporale entro il quale ci si mette a leggere qualche manuale generale di Buddhismo tralasciando fonti e articoli di cui giocoforza in quel momento non si è in grado di valutare l'attendibilità, e non lo si sarà per anni. Terra terra: se entro tre-quattro mesi non ho il Williams a portata di mano forse è meglio che qualche domanda me la faccia.

    Ora vorrei sfumare, attenuare, possibilizzare tutto quanto detto sopra: non si possono ridurre a un solo schema le specificità di percorsi individuali che quasi sempre sono vari, bizzarri, e vivono fasi di avvicinamento e allontanamento. Però mi chiedo: se sono un cacciatore e dopo sette mesi sto ancora lì fissato/a a cercare a tappeto un articolo in cui si dica che il Buddhismo ammette la caccia, mi sto interessando realmente del Buddhismo o sto cercando un giustificativo morale a quello che mi piace tanto fare?

    L'esempio è estremo e spero come tale renda con chiarezza quello che ho in mente. Non so bene perché abbia scritto questo post anche perché potevo gestire diversamente il tempo che ho dovuto passare senza fare rumore e che sta per finire. Una parte di me, sinceramente vorrebbe dare un contributo a chi si trovasse in situazioni simili così da potersi specchiare in sé stesso e chiarirsi cosa sta facendo. L'altra parte di me, confesso, è più egoica ma non credo che i dettagli possano interessare. Quindi direi che se questo post dovesse suscitare qualche séguito o riflessioni, si potrebbero proporre altri tipi di autotest o forse no.

    Last but not least, mi pare sia sparita la sezione OT dove volevo inserire questo post. Se la moderazione lo trova OT o nella sezione sbagliata ovviamente si comporterà di conseguenza, cancellandolo se del caso.

    Edited by swami chandraramabubu sfigananda - 3/19/2023, 10:29 AM
     
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  2. hankchinaski
     
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    Visto che in qualche modo la questione della tag tocca anche me dico la mia.
    Autovalutazione? Sono sincero al massimo. Sono confuso. Le scuole buddhiste sono tante e contrariamente a quanto si pensa, a volte, anche molto diverse fra loro.
    Per poterle scegliere occorre studiare e approfondire.
    C'è poi la questione del buddhismo "base" che ponevo tempo fa e che forse per un neofita (e concordo con te) é la soluzione migliore. Comprendere le nobili verità e studiare l'ottuplice sentiero. E stop.
    Parlando per me (quindi non so gli altri che approccio hanno) forse mi sono fatto pendere dall'entusiasmo un po' troppo rapidamente e ora mi pongo mille domande.
    Cerco di capire se, fondamentalmente, potrei credere davvero alla rinascita e al karma (perché non è un qualcosa che si decide, ma è un percorso che si comprende per passi) o se invece sarebbe meglio se fossi un buddhista all'acqua di rose alla occidentale, tutto mindfulness e campane tibetane. E con buona pace di tutti e di nessuno.
    È un po' così.
    Questa è la mia autovalutazione, se ho capito bene lo spirito del topic.
    Altrimenti me lo si può spiegare tranquillamente

    Mi piacerebbe che questo topic si arricchisse di partecipazione. Hai un posto un tema importante.
     
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    QUOTE (hankchinaski @ 3/19/2023, 01:02 PM) 
    Per poterle scegliere occorre studiare e approfondire.
    C'è poi la questione del buddhismo "base" che ponevo tempo fa e che forse per un neofita (e concordo con te) é la soluzione migliore. Comprendere le nobili verità e studiare l'ottuplice sentiero. E stop.
    Parlando per me (quindi non so gli altri che approccio hanno) forse mi sono fatto pendere dall'entusiasmo un po' troppo rapidamente e ora mi pongo mille domande.
    Cerco di capire se, fondamentalmente, potrei credere davvero alla rinascita e al karma (perché non è un qualcosa che si decide, ma è un percorso che si comprende per passi) o se invece sarebbe meglio se fossi un buddhista all'acqua di rose alla occidentale, tutto mindfulness e campane tibetane. E con buona pace di tutti e di nessuno.

    Certo, pensavo anche a te perché è un problema che questi giorni poni in tag e altrove. Ma credi che non è un caso isolato, anzi penso sia la normalità e sia anche giusto che vada così. Quello che volevo dire è solo auspicare che quanto prima possibile ci si prenda un paio di manuali fatti bene e di riconosciuto valore, e si provi a leggerli. E' chiaro che sul Williams non si troverà mai nessuna domanda-risposta diretta a quello che si vorrebbe sapere e che poi sono domande normali che si fanno tutti. L'ho scritto diverse volte che testi di questo genere al momento non esistono, almeno in italiano e a mia conoscenza. Quindi tocca cercare di capire gli elementi portanti e sicuri di un bagaglio di conoscenze provare a capire da soli che risposta darebbe la certa scuola a un determinato questito. I testi buoni sono scritti da accademici che hanno una certa forma mentis. Possono essere e sono spesso capolavori di architettura di pensiero, dottrina e disposizione dei nessi tra gli argomenti.

    Ma non è possibile e non deve essere possibile cercare una FAQ tipo "cosa succede se non vado al centro di Dharma per oltre un mese?" (dico per dire, domanda a caso). Questo è perfettamente desumibile da quei libri ma è un percorso. Sui libri c'è scritto che il karma è un meccanismo ad accumulo, che cambia, che interagisce con altre azioni, eccetera. Questo è scritto di sicuro ed è leggibile. Poi sta a noi desumere che se non andiamo per un mese, non facciamo niente di male ma potremmo perdere un'occasione karmica. Allora potremmo esserne preoccupati. Ma sul libro troveremo anche scritto che il Buddha attribuiva somma importanza alla serenità mentale, all'equanimità, all'equilibrio. Quindi ancora una volta sta a noi desumere che se ci abbattiamo o ce ne proeccupiamo, l'iniazione che ne risulta potrebbe ostacolare il cammino. E così via nella vita del buddhista principiante.

    Io sono non solo sensibile al problema per mia indole, ma lo sto attraversando poprio ora che scrivo, o meglio, in questo periodo della mia vita, con una disciplina tecnica che mi interessava da bambino e non coltivai più. Esistono solo testi banali che conosco come un pedalino, e universitari un po' complessi se non si sta in facoltà a seguire le esercitazioni. Ho abbastanza background scientifico condiviso da tutte le discipline per capire dove stanno le nozioni che mi servirebbero, posso capire che strada dovrei seguire poi sopravviene la stanchezza, la perdita fisiologica della flessibilità mentale, tante cose. Per tanto tempo ho cercato il libro "che dico io" poi l'ho trovato sepolto su una bancarella ed è stata la chiave di lettura del resto. Ma per il Dharma non esiste ancora.

    Per questo, vivendolo attualmente e in prima persona, capisco perfettamente in che stato d'animo ci si trova. Ma comunque il testo reference lo tengo sulla scrivania e alterno quello con altre letture; piano piano capisco meglio l'uno e le altre. I forum possono sostituire in gran parte questo ancora inesistente testo di raccordo sul Buddhismo, ma comunque l'interessato deve raggiungere un minimo di "massa critica". Perché se si chiede sul forum riguardo un argomento che occuperebbe da solo uno scaffale di bibilioteca è ovvio che ci si senta dire che viene trattato in quel certo libro. Però se chiedi che so, come è declinata la coscienza autoconoscitrice nelle varianti dello Yogachara, è possibile rispondere con un corposo topic che si può sviluppare.

    Dato che era anche a te che pensavo - ma credimi, non solo perché è un plot che ho visto cento volte in cento contesti - posso solo ripetere quel che non solo io dicevo in tag. Capire ad esempio cosa succede nei cosiddetti Buddhismi modernisti è spesso un problema. Citavo il mio esempio: con un poco di abitudine e riflessione che non è iniziata ieri, ho impiegato mesi a capire che quella che mi appariva come un'esposizione rispettosa del Dharma, in realtà era sottilmente distorsiva. Sono sicuro che un principiante che andasse a sentire quel maestro e che magari a casa controllasse sui testi la conformità di quel che avesse sentito, non si accorgerebbe di niente. Ma finirebbe per conoscere una cosa diversa dal Dharma, probabilmente non riuscirà mai a correggere la prospettiva in quella stessa vita. E' ovvio che per me chiunque può leggere quello che vuole, ma l'effetto sarà questo. Bisogna darsi tempo ed entrare nell'ordine di idee che questi argomenti non sono in nulla diversi dallo sci, dal tiro al bersaglio, dal giocare a scacchi, dal giocare a briscola, dal suonare uno strumento: a meno di predisposizioni eccezionali ci vanno mesi e anni e bisogna darsi tempo. Le cose sedimentano anche se non ce ne accorgiamo. Ma tutto questo, senza almeno tre buoni libri sul comodino, che accompagnino per tutta la vita, non avverrà mai.
     
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  4. hankchinaski
     
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 19/3/2023, 13:54) 
    CITAZIONE (hankchinaski @ 3/19/2023, 01:02 PM) 
    Per poterle scegliere occorre studiare e approfondire.
    C'è poi la questione del buddhismo "base" che ponevo tempo fa e che forse per un neofita (e concordo con te) é la soluzione migliore. Comprendere le nobili verità e studiare l'ottuplice sentiero. E stop.
    Parlando per me (quindi non so gli altri che approccio hanno) forse mi sono fatto pendere dall'entusiasmo un po' troppo rapidamente e ora mi pongo mille domande.
    Cerco di capire se, fondamentalmente, potrei credere davvero alla rinascita e al karma (perché non è un qualcosa che si decide, ma è un percorso che si comprende per passi) o se invece sarebbe meglio se fossi un buddhista all'acqua di rose alla occidentale, tutto mindfulness e campane tibetane. E con buona pace di tutti e di nessuno.

    Certo, pensavo anche a te perché è un problema che questi giorni poni in tag e altrove. Ma credi che non è un caso isolato, anzi penso sia la normalità e sia anche giusto che vada così. Quello che volevo dire è solo auspicare che quanto prima possibile ci si prenda un paio di manuali fatti bene e di riconosciuto valore, e si provi a leggerli. E' chiaro che sul Williams non si troverà mai nessuna domanda-risposta diretta a quello che si vorrebbe sapere e che poi sono domande normali che si fanno tutti. L'ho scritto diverse volte che testi di questo genere al momento non esistono, almeno in italiano e a mia conoscenza. Quindi tocca cercare di capire gli elementi portanti e sicuri di un bagaglio di conoscenze provare a capire da soli che risposta darebbe la certa scuola a un determinato questito. I testi buoni sono scritti da accademici che hanno una certa forma mentis. Possono essere e sono spesso capolavori di architettura di pensiero, dottrina e disposizione dei nessi tra gli argomenti.

    Ma non è possibile e non deve essere possibile cercare una FAQ tipo "cosa succede se non vado al centro di Dharma per oltre un mese?" (dico per dire, domanda a caso). Questo è perfettamente desumibile da quei libri ma è un percorso. Sui libri c'è scritto che il karma è un meccanismo ad accumulo, che cambia, che interagisce con altre azioni, eccetera. Questo è scritto di sicuro ed è leggibile. Poi sta a noi desumere che se non andiamo per un mese, non facciamo niente di male ma potremmo perdere un'occasione karmica. Allora potremmo esserne preoccupati. Ma sul libro troveremo anche scritto che il Buddha attribuiva somma importanza alla serenità mentale, all'equanimità, all'equilibrio. Quindi ancora una volta sta a noi desumere che se ci abbattiamo o ce ne proeccupiamo, l'iniazione che ne risulta potrebbe ostacolare il cammino. E così via nella vita del buddhista principiante.


    Io sono non solo sensibile al problema per mia indole, ma lo sto attraversando poprio ora che scrivo, o meglio, in questo periodo della mia vita, con una disciplina tecnica che mi interessava da bambino e non coltivai più. Esistono solo testi banali che conosco come un pedalino, e universitari un po' complessi se non si sta in facoltà a seguire le esercitazioni. Ho abbastanza background scientifico condiviso da tutte le discipline per capire dove stanno le nozioni che mi servirebbero, posso capire che strada dovrei seguire poi sopravviene la stanchezza, la perdita fisiologica della flessibilità mentale, tante cose. Per tanto tempo ho cercato il libro "che dico io" poi l'ho trovato sepolto su una bancarella ed è stata la chiave di lettura del resto. Ma per il Dharma non esiste ancora.

    Per questo, vivendolo attualmente e in prima persona, capisco perfettamente in che stato d'animo ci si trova. Ma comunque il testo reference lo tengo sulla scrivania e alterno quello con altre letture; piano piano capisco meglio l'uno e le altre. I forum possono sostituire in gran parte questo ancora inesistente testo di raccordo sul Buddhismo, ma comunque l'interessato deve raggiungere un minimo di "massa critica". Perché se si chiede sul forum riguardo un argomento che occuperebbe da solo uno scaffale di bibilioteca è ovvio che ci si senta dire che viene trattato in quel certo libro. Però se chiedi che so, come è declinata la coscienza autoconoscitrice nelle varianti dello Yogachara, è possibile rispondere con un corposo topic che si può sviluppare.

    Dato che era anche a te che pensavo - ma credimi, non solo perché è un plot che ho visto cento volte in cento contesti - posso solo ripetere quel che non solo io dicevo in tag. Capire ad esempio cosa succede nei cosiddetti Buddhismi modernisti è spesso un problema. Citavo il mio esempio: con un poco di abitudine e riflessione che non è iniziata ieri, ho impiegato mesi a capire che quella che mi appariva come un'esposizione rispettosa del Dharma, in realtà era sottilmente distorsiva. Sono sicuro che un principiante che andasse a sentire quel maestro e che magari a casa controllasse sui testi la conformità di quel che avesse sentito, non si accorgerebbe di niente. Ma finirebbe per conoscere una cosa diversa dal Dharma, probabilmente non riuscirà mai a correggere la prospettiva in quella stessa vita. E' ovvio che per me chiunque può leggere quello che vuole, ma l'effetto sarà questo. Bisogna darsi tempo ed entrare nell'ordine di idee che questi argomenti non sono in nulla diversi dallo sci, dal tiro al bersaglio, dal giocare a scacchi, dal giocare a briscola, dal suonare uno strumento: a meno di predisposizioni eccezionali ci vanno mesi e anni e bisogna darsi tempo. Le cose sedimentano anche se non ce ne accorgiamo. Ma tutto questo, senza almeno tre buoni libri sul comodino, che accompagnino per tutta la vita, non avverrà mai.

    Grazie per il contributo. Mah, guarda, io penso riguardo alla questione del modernismo che molte persone ci finiscano principalmente per due ragioni: la prima è che è molto più facile crearsi un buddhismo 'fai da te', come dicevamo ieri in tag, in quanto l'infarinatura che abbiamo come occidentali è quella cattolico-cristiana che per altro nemmeno viene seguita coerentemente dalla maggior parte dei suoi aderenti (e questo basta osservarlo nella vita di ognuno) che ci porta a dover 'adattare' gli altri culti a quello che siamo abituati a pensare. E due, il fatto che da buoni occidentali, negli ultimi 50 anni, cresciuti anche con una piattaforma valoriale materialista, si ha molta fatica a riprendere contatto con degli aspetti sacri di una dottrina.
    Questo è quello che denoto io. E ci rientra proprio anche il discorso di karma, rinascite, preghiere ecc.
    Ma aggiungo anche un altro dettaglio.
    Partendo proprio da me. E' vero che in tag (e altrove) abbia dato l'idea più volte di vivere come un problema questo discorso del karma, della rinasvita e via dicendo. Ma ti garantisco che uno dei grandi dubbi che mi pogno dall'inizio di questa mia nuova avventura non sia quello, che può anche essere assimilato nel tempo e capito, senza viverlo in maniera ossessiva, quanto il problema di quella che all'inizio delle nostre diatribe definivo "coerenza" del buddhista medio.
    Cosa voglio dire?
    Che se il buddhismo è una dottrina e filosofia che tra le altre cose mira al miglioramento della vita del praticanete (ed è così!), per contro esiste anche il problema che se il singolo individuo che segue questa filosofia o dottrina, vuoi per natura, vuoi per carattere, vuoi - non meno importante - per condizioni, perchè magari viene o vive in un ambiente tossico dal quale non riesce a sganciarsi, vive una situazione in cui la pace, l'armonia, la compassione non la riesce a praticare perchè magari lo fanno incazzare ogni 5 minuti, è davvero dura dire a se stessi "vorrei vivere coerentemente gli insegnamenti del buddhismo ma non ci riesco".
    Potrei errare, ma penso che sottovalutare il fatto che tra gli orientali e il loro stile di vita (e le loro condizioni sociali, culturali ecc) e noi occidentali ci siano delle differenze, che poi all'atto della pratica di una dottrina vanno a cozzare con le possibilità di applicarle realmente, sia un errore.
    E anzi, non so se questo sarà lo spazio giusto per farlo, ma penso che questo aspetto vada affrontato perché penso che sia una delle principali cause che sulle lunghe potrebbero portare una persona ad abbandonare il dharma, più che il karma o la rinascita.
    Ma potrei anche sbagliarmi.
    La coerenza tra cio' che dovrei vivere seguendo una dottrina e cio' che posso realmente vivere, è un filo sottile.

    Edited by hankchinaski - 19/3/2023, 14:16
     
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    Lo scrissi già sul post dell’illuminazione del come e perché mi avvicinai e tutt’ora pratico il buddhismo, ma lo ripeterò in sintesi.
    Nessuno vicino a me è un praticante buddhista, l’unico che lo praticò ai suoi tempi fu mio padre, quello della setta Soka Gakka, ma l’unica cosa che mi disse all’epoca fu che praticò il buddhismo, e questa affermazione fu conservata per anni senza mai importarmene più di tanto.
    Sopraggiunse un periodo di ricerca profonda sulla verità, e girando un po’ a tentoni, mi imbattei di nuovo nel buddhismo. Mi informai su internet e alla ricerca Sutra della Verità, mi comparve il Sutra del Loto (Chiamato anche Sutra della Vera dottrina) da lì non ne sono più più uscito perché, leggendolo, fui colpito profondamente. Da lì poi ho iniziato ad approfondire le varie tradizioni (Theravada, Mahayana e anche Vajrayana), e ho cercato sempre di applicare ciò che capivo alla vita quotidiana per vedere se effettivamente avevo dei riscontri (la pratica comprende anche la semplice osservazione di ciò che ci circonda), ma prima di averli questi riscontri sono partito mentalmente con questo pensiero:” Le parole dei Buddha sono interpretabili a seconda del livello di comprensione, solo la pratica può aiutarmi in questo, senza un maestro dovrò faticare tantissimo e sbagliare altrettanto per praticare qualcosa che possa essere definito buddhismo”. Ad oggi, la fede di allora è tramutata in certezza, non ho dubbi per quanto mi riguarda sugli insegnanti e sulla pratica (consapevolezza in primis, sia da seduto che camminando, ma ci provo in ogni situazione che riesco).
    Sinceramente per me è stato come seguire il corso di un fiume, alle volte sono finito contro le rocce, altre volte sono caduto da una cascata, ma sentivo che fosse il fiume giusto; il punto è questo, sono più un animale istintivo che un uomo razionale, e l’ho sempre seguito senza pensarci più di tanto. A causa di ciò l’unico aiuto che posso dare a chi si vuole avvicinare è che dovrebbero seguire se stessi, non l’uomo civilizzato, razionale che tutto può sapere e agisce solo quando è sicuro, ma l’uomo primitivo, abituato al dubbio e all’incerettazza della vita, che come sua unica guida ha solo la fiducia nel suo instinto.
    Questo è tutto, buona giornata!
     
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    Adesso ho letto i messaggi, comunque le difficoltà fanno parte della vita. Ma vedi, il buddhismo ha una pratica semplicissima, quella della consapevolezza del respiro, bastano 10 minuti, ma anche 5, per praticarlo. Non credo che tu non abbia 10 minuti solo per te stesso, in caso contrario devi ritargliarteli assolutamente, non per la pratica, ma per la tua salute mentale.
    Non è un male incazzarsi ogni 5 minuti, perché in quei dieci minuti puoi riflettere su questo aspetto, e vedere se effettivamente è fuori dal tuo controllo oppure puoi fare qualcosina.
    Non sono un maestro, questo che ho descritto è quello che farei io al posto tuo.
     
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  7. hankchinaski
     
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    CITAZIONE (Denomico @ 19/3/2023, 14:26) 
    Adesso ho letto i messaggi, comunque le difficoltà fanno parte della vita. Ma vedi, il buddhismo ha una pratica semplicissima, quella della consapevolezza del respiro, bastano 10 minuti, ma anche 5, per praticarlo. Non credo che tu non abbia 10 minuti solo per te stesso, in caso contrario devi ritargliarteli assolutamente, non per la pratica, ma per la tua salute mentale.
    Non è un male incazzarsi ogni 5 minuti, perché in quei dieci minuti puoi riflettere su questo aspetto, e vedere se effettivamente è fuori dal tuo controllo oppure puoi fare qualcosina.
    Non sono un maestro, questo che ho descritto è quello che farei io al posto tuo.

    Tutto giusto, ma io intendevo dire altro Denomico.
    E' chiaro che sia fondamentale praticare la meditazione e considerarla importante per il proprio percorso di miglioramento nel dharma o di autoguarigione.
    Ma io parlavo dell'aspetto più "teorico" della dottrina da applicare nella propria vita quotidiana.
    Retto pensiero? Retta parola? Bene, vivi in un ambiente tossico dove, appunto, ti arrabbi ogni cinque minuti, insulti, parole e altro che rettitudine. Non c'è un problema di coerenza, per te?
    E' anche vero che si può dire: "è proprio la pratica che ti farà migliorare in questa direzione" ed io non ho mezzi per poter affermare il contrario. Ma è anche un percorso che può richiedere sforzi e tempo dilatati nel...tempo.
    Quindi, il praticante con poca esperienza che cerca con tutti gli sforzi di applicare questi principi, e vede che per carattere o natura non ci riesce, potrebbe scoraggiarsi.

    Con questo non dico che si debba gettare al vento tutto e lasciar perdere. Io sono ben felice di continuare questo mio percorso e ci credo. Mi sto solo facendo delle domande (alle quali, come dice swami, è difficile rispondere perchè le fonti sono poche in merito).

    Poi, dopo, sopravviene la questione del "a che buddhismo mi rifaccio?" ed è anche questo un aspetto importante, perché quello va a determinare anche il percorso esistenziale.
     
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 19/3/2023, 09:22) 
    Personalmente ho iniziato a interessarmi del Dharma perché mi sono imbattuto ne "il terzo occhio", quindi non sarei certo in condizione di avanzare un genere di critica che peraltro sottintende un modo di essere non mio: tendo a vivere e lasciar vivere.

    Cosa intendi per "il terzo occhio"?!?!?
     
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    QUOTE (Ohm2017 @ 3/19/2023, 08:52 PM) 
    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 19/3/2023, 09:22) 
    Personalmente ho iniziato a interessarmi del Dharma perché mi sono imbattuto ne "il terzo occhio", quindi non sarei certo in condizione di avanzare un genere di critica che peraltro sottintende un modo di essere non mio: tendo a vivere e lasciar vivere.

    Cosa intendi per "il terzo occhio"?!?!?

    Questo...

    outing

    Ora che l'ho ammesso non posso lasciare testimoni e dovrò distruggere il server :D
     
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    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 19/3/2023, 21:21) 
    CITAZIONE (Ohm2017 @ 3/19/2023, 08:52 PM) 
    Cosa intendi per "il terzo occhio"?!?!?

    Questo...

    outing

    Ora che l'ho ammesso non posso lasciare testimoni e dovrò distruggere il server :D

    A si c'è un altra discussione in cui se ne parla ma viene specificato che è "pura" fantasia di un autore inglese se non erro...

    https://buddhismoitalia.forumcommunity.net/?t=14736340
     
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    QUOTE (Ohm2017 @ 3/19/2023, 09:34 PM) 
    A si c'è un altra discussione in cui se ne parla ma viene specificato che è "pura" fantasia di un autore inglese se non erro...

    Ne ho sentite così tante sull'autore che ho rinunciato a voler capire chi sia stato (da qualche parte c'è, e documentato ma chissene). Probabilmente aveva delle informazioni perché le descrizioni del mondo tibetano e in parte di quello monastico non sono completamente campate in aria. Forse era connesso in qualche modo alla società teosofica, chi sa. Ma ogni tanto rifletto sui percorsi delle cose; quel libro mi incuriosì e andai proprio a cercare dove fossero i tibetani a Roma. E dopo averli trovati, sono sempre rimasto abbastanza vicino a quel tipo di mondo. Mi chiedo ogni tanto cosa sarebbe accaduto se non mi fossi imbattuto in quel libro. Forse anche niente, chi può saperlo.
     
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    CITAZIONE (hankchinaski @ 19/3/2023, 14:36) 
    CITAZIONE (Denomico @ 19/3/2023, 14:26) 
    Adesso ho letto i messaggi, comunque le difficoltà fanno parte della vita. Ma vedi, il buddhismo ha una pratica semplicissima, quella della consapevolezza del respiro, bastano 10 minuti, ma anche 5, per praticarlo. Non credo che tu non abbia 10 minuti solo per te stesso, in caso contrario devi ritargliarteli assolutamente, non per la pratica, ma per la tua salute mentale.
    Non è un male incazzarsi ogni 5 minuti, perché in quei dieci minuti puoi riflettere su questo aspetto, e vedere se effettivamente è fuori dal tuo controllo oppure puoi fare qualcosina.
    Non sono un maestro, questo che ho descritto è quello che farei io al posto tuo.

    Tutto giusto, ma io intendevo dire altro Denomico.
    E' chiaro che sia fondamentale praticare la meditazione e considerarla importante per il proprio percorso di miglioramento nel dharma o di autoguarigione.
    Ma io parlavo dell'aspetto più "teorico" della dottrina da applicare nella propria vita quotidiana.
    Retto pensiero? Retta parola? Bene, vivi in un ambiente tossico dove, appunto, ti arrabbi ogni cinque minuti, insulti, parole e altro che rettitudine. Non c'è un problema di coerenza, per te?
    E' anche vero che si può dire: "è proprio la pratica che ti farà migliorare in questa direzione" ed io non ho mezzi per poter affermare il contrario. Ma è anche un percorso che può richiedere sforzi e tempo dilatati nel...tempo.
    Quindi, il praticante con poca esperienza che cerca con tutti gli sforzi di applicare questi principi, e vede che per carattere o natura non ci riesce, potrebbe scoraggiarsi.

    Con questo non dico che si debba gettare al vento tutto e lasciar perdere. Io sono ben felice di continuare questo mio percorso e ci credo. Mi sto solo facendo delle domande (alle quali, come dice swami, è difficile rispondere perchè le fonti sono poche in merito).

    Poi, dopo, sopravviene la questione del "a che buddhismo mi rifaccio?" ed è anche questo un aspetto importante, perché quello va a determinare anche il percorso esistenziale.

    Non credo ci siano problemi di coerenza nell’ambiente da te descritto, la prima Nobile Verità è il riconoscimento della sofferenza, nella situazione sopracitata è facile trovarla. L’ultima parte del discorso sui quattro fondamenti della consapevolezza (che ti invito a leggere) potrebbe chiarirti la cosa. Comunque già il fatto di avvicinarsi al Dharma, leggere le Nobili verità e riconoscere già le prime due nella vita di tutti i giorni è una gran cosa. Riconoscere quanta sofferenza alimentiamo con i nostri modi di fare e pensare non è poco, e non richiede applicare nessuna rigida disciplina, richiede solo il coraggio di non prendersi in giro e dirci la verità almeno a noi stessi (non significa prenderci la colpa di tutta ma nemmeno giustifica ogni nostra mancanza). Non si può dal giorno alla notte seguire l’ottuplice sentiero correntemente, bisogna prima accettarlo come una Nobile Verità (capirla non basta), insieme alle altre e poi si può passare a tentare di applicarlo per quanto ci è possibile al momento.
    La corrente di riferimento? Mi piace dire che non c’è una corrente da seguire ma il proprio fiume da percorrere; credo che un libro sulla vita e gli insegnamenti di Siddharta, il Buddha storico, sia la base da cui tutti dovrebbero partire.
    Purtroppo solo leggendo e praticando un po’ si può capire la tradizione che fa per noi. Per esempio, io lessi il libro tibetano dei morti, un libro che mi aiuto parecchio, e inizia a praticare un po’ (una pratica preliminare è ripetere 100 mila volte un mantra abbastanza lungo), e lì capii che non faceva per me.
    Non so se ti sono stato di aiuto oppure ho inteso male di nuovo, speriamo sia la prima. Buona serata!😂✌️
     
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  13. hankchinaski
     
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    User deleted


    CITAZIONE (Denomico @ 19/3/2023, 22:29) 
    CITAZIONE (hankchinaski @ 19/3/2023, 14:36) 
    Tutto giusto, ma io intendevo dire altro Denomico.
    E' chiaro che sia fondamentale praticare la meditazione e considerarla importante per il proprio percorso di miglioramento nel dharma o di autoguarigione.
    Ma io parlavo dell'aspetto più "teorico" della dottrina da applicare nella propria vita quotidiana.
    Retto pensiero? Retta parola? Bene, vivi in un ambiente tossico dove, appunto, ti arrabbi ogni cinque minuti, insulti, parole e altro che rettitudine. Non c'è un problema di coerenza, per te?
    E' anche vero che si può dire: "è proprio la pratica che ti farà migliorare in questa direzione" ed io non ho mezzi per poter affermare il contrario. Ma è anche un percorso che può richiedere sforzi e tempo dilatati nel...tempo.
    Quindi, il praticante con poca esperienza che cerca con tutti gli sforzi di applicare questi principi, e vede che per carattere o natura non ci riesce, potrebbe scoraggiarsi.

    Con questo non dico che si debba gettare al vento tutto e lasciar perdere. Io sono ben felice di continuare questo mio percorso e ci credo. Mi sto solo facendo delle domande (alle quali, come dice swami, è difficile rispondere perchè le fonti sono poche in merito).

    Poi, dopo, sopravviene la questione del "a che buddhismo mi rifaccio?" ed è anche questo un aspetto importante, perché quello va a determinare anche il percorso esistenziale.

    Non credo ci siano problemi di coerenza nell’ambiente da te descritto, la prima Nobile Verità è il riconoscimento della sofferenza, nella situazione sopracitata è facile trovarla. L’ultima parte del discorso sui quattro fondamenti della consapevolezza (che ti invito a leggere) potrebbe chiarirti la cosa. Comunque già il fatto di avvicinarsi al Dharma, leggere le Nobili verità e riconoscere già le prime due nella vita di tutti i giorni è una gran cosa. Riconoscere quanta sofferenza alimentiamo con i nostri modi di fare e pensare non è poco, e non richiede applicare nessuna rigida disciplina, richiede solo il coraggio di non prendersi in giro e dirci la verità almeno a noi stessi (non significa prenderci la colpa di tutta ma nemmeno giustifica ogni nostra mancanza). Non si può dal giorno alla notte seguire l’ottuplice sentiero correntemente, bisogna prima accettarlo come una Nobile Verità (capirla non basta), insieme alle altre e poi si può passare a tentare di applicarlo per quanto ci è possibile al momento.
    La corrente di riferimento? Mi piace dire che non c’è una corrente da seguire ma il proprio fiume da percorrere; credo che un libro sulla vita e gli insegnamenti di Siddharta, il Buddha storico, sia la base da cui tutti dovrebbero partire.
    Purtroppo solo leggendo e praticando un po’ si può capire la tradizione che fa per noi. Per esempio, io lessi il libro tibetano dei morti, un libro che mi aiuto parecchio, e inizia a praticare un po’ (una pratica preliminare è ripetere 100 mila volte un mantra abbastanza lungo), e lì capii che non faceva per me.
    Non so se ti sono stato di aiuto oppure ho inteso male di nuovo, speriamo sia la prima. Buona serata!😂✌️

    No no, è tutto chiaro. E sono d'accordo con te. Mi ero arrovelato troppo ed ero andato in crisi. Ma ora già inizio a rendermi conto dell'errore.
    Sostanzialmente è vero ciò che dici. Già comprendere le nobili verità e accettare l'ottuplice sentiero come percorso non è facile. E tutto il resto è vero.
    Grazie del contributo.
     
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    QUOTE (Denomico @ 3/19/2023, 10:29 PM) 
    La corrente di riferimento? Mi piace dire che non c’è una corrente da seguire ma il proprio fiume da percorrere; credo che un libro sulla vita e gli insegnamenti di Siddharta, il Buddha storico, sia la base da cui tutti dovrebbero partire.

    Non posso non citare il Capolavoro, "il Buddha storico" di Hans Schumann. Come sempre (OK, diciamo pure "fastidiosamente spesso") per i libri di valore, è fuori stampa. Certo, non sono testi che possono avere la tiratura di "Harry Plotter e la cartuccia di toner scaduta" ma vivaddio è comunque una religione importante diffusa nel mondo e quello è uno dei migliori libri introduttivi al Dharma che ci possa essere in giro.
     
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13 replies since 19/3/2023, 09:22   255 views
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