Totale mancanza di fiducia e di fede

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    Scrivo tutto questo come uno sfogo personale, che non intende essere nulla di più (sempre che altri non vogliano trasformarlo in qualcosa di meglio). Racconto brevemente la mia storia. Nella vita ho meditato per anni, studiato tutti i testi possibili ed immaginabili (molti sul Buddhismo) e fatto tutte le esperienze possibili, dai viaggi, alle droghe leggere, alle droghe pesanti (non per mia scelta), a esperienze al limite come quella di buttarmi dal paracadute. Non cerco il plauso dei miei simili, me ne guardo bene e non mi interessa. Dico solo che per anni ho seguito un rigidissimo sistema morale, che mi ha permesso di evitare il sesso, gli alcolici (dopo la fase droghe leggere) e di fare un sacco di sport (oltre, appunto, alla meditazione). Risultato? Sono stanco, molto stanco, e nulla più. Dentro di me c’è un’energia potentissima che preme per uscire, per diventare qualche cosa, ma non trova sbocchi da nessuna parte, men che meno in una società sempre più materialista e lontana da qualsivoglia afflato spirituale. Tutti sembrano sempre pronti a trovare il modo per farti andare il morale a terra, deludendo ogni tua aspettativa, quasi non si possa mai desiderare nulla di meglio della grigia quotidianità, e questo mi uccide lentamente. Attualmente sto abbandonando la meditazione, il Buddhismo, il Cristianesimo e in generale tutte le religioni, perché non tanto il mio disgusto, quanto la mia stanchezza mentale ha raggiunto livelli vertiginosi, tanto che a volte non riesco nemmeno più a sostenere una conversazione decente. Aggiungo che, oltre alla pratica buddhista, ho pregato ininterrottamente per dieci anni di fila chiedendo solo 5 cose, 5 dannatissime cose, per ritrovarmi con nessuna di essa ottenuta (sebbene gli sforzi fatti per far sì che il mio sogno si realizzasse siano stati tanti). Ah aggiungo che no, non vi dirò cosa ho chiesto, nemmeno sotto tortura. Sono sfiduciato, col morale a terra, e niente e nessuno sembra mostrarmi una via di uscita. Ho avuto molte remore a scrivere questo post, in parte perché temo di essere percepito come vanaglorioso, in parte perché c’è chi in questo forum ha già fatto notare alcuni stili del passato degli utenti ritenuti troppo “lamentosi”, forse a ragione, ma la verità è che arrivato a questo punto non so più cosa fare, ne’ dove andare, ne’ in cosa sperare. Quando mi sono avvicinato al Buddhismo i primi tempi ero tutto fiducioso e vedevo dinanzi a me un futuro radioso, se solo mi fossi impegnato. Oggi, dopo si può dire dieci anni di sforzi costanti, mi ritrovo svuotato di ogni qualsivoglia energia. Dio non c’è, o forse se ne infischia di me. L’illuminazione è un miraggio. I piaceri terreni non soddisfano. Sempre alle solite, insomma. Non so dove andare a parare. Cosa significa tutto questo?
     
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    Comincio a essere molto, molto attratto dal lato oscuro dell’esistenza, e non mi dilungo oltre.
     
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    Ciao
    CITAZIONE (Levaier @ 12/5/2023, 16:59) 
    Oggi, dopo si può dire dieci anni di sforzi costanti, mi ritrovo svuotato di ogni qualsivoglia energia.

    Cosa vuoi dire con "sforzi"?
    Per me, ad un certo punto devi mollare, lasciare andare le cose; iniziare a vedere con altri occhi, con altro passo.
    CITAZIONE (Levaier @ 12/5/2023, 16:59) 
    Dio non c’è, o forse se ne infischia di me.

    Deve esistere per forza un Dio? non è che dovremmo cercare dentro di noi, e non al di fuori?
     
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    Prima di tutto mi dispiace per la tua situazione, secondo scriverò per darti uno spunto di riflessione, né più né, l’unico che può davvero aiutarti sei tu.
    Ti dico cosa mi ha insegnato la pratica buddhista in questi anni, in primis non abbiamo controllo su ciò che è al di fuori di noi (dal meteo alle persone), l’unico controllo che possiamo esercitare è come esse influenzano la nostra vita. Come hai potuto constatare è tutto fuorché semplice, le parole, le azioni e tutto ciò che appartiene all’esperienza umana (in pratica tutto ciò che appartiene ai 5 aggregati, forma, sensazione, etc.), ci controllano, ci mantengono legati ad una personale interpretazione della realtà, e questa interpretazione non potrà mai combacia con ciò che è o non è la realtà. Bisogna cambiare, per l’appunto, l’interpretazione, altrimenti si resta bloccati nei medesimi schemi senza trovare una via di uscita. Per farlo dobbiamo metterci in discussione, con il proposito di migliorare (il mio personale approccio è:”miglioro per migliorare non per essere il migliore”), né più né meno.
    Tu dici:” Tutti sembrano sempre pronti a trovare il modo per farti andare il morale a terra” ( e via discorrendo, non riesco a fare copia incolla da cellulare), ma sei sicuro che agli altri interessi davvero questo? Non può essere che di tutto questo a loro non interessa, presi come sono dal loro stile di vita, non è che gli dai un potere su di te che effettivamente non hanno senza la premessa che fai tu stesso?
    Vuoi conoscere il significato della vita? Personalmente, e ripeto personalmente, la vita è vita, non deve avere un significato per viverla, ma c’è un solo momento per farlo, ed è nel Qui ed ora, con tutto te stesso, non puoi vivere veramente se nel frattempo pensi a come vivere; fai due azioni contemporaneamente senza fare nessuna delle due correttamente.
    Spero che non sia risultato offensivo, o poco rispetto nella risposta. Detto questo buona giornata!
     
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    Non entro nel merito della discussione non per freddezza, ma perché è un "temone" e senza 'straripare' non si riuscirebbe a spiegare davvero il proprio punto di vista. Ma Denomico solleva una questione, a parer mio, non di poco rilievo. Non so se si possa considerare direttamente connessa col tema in questione, ma alla lontana sì. Io penso che diamo troppo peso ai pensieri e alle modalità di interpretazione della realtà. Lo dico perché sono una persona che pensa molto, troppo. E il pensare (d'altronde, la meditazione insegna a non identificarci con essi) genera dukkha. Genera dukkha perché pensando si tende ad analizzare, razionalizzare, rinfocolare (soprattutto il passato e gli errori fatti) ecc.
    Una delle cose che mi affascinano della cultura zen (anche se ancora non la pratico) è l'idea di non farsi dominare dai pensieri ma, come dice Denomico, essere pienamente nel qui ed ora. Non è assolutamente facile, perché la mente tende a vagare e non si fa catturare. Forse limitando il potere che diamo ai pensieri riusciamo a vivere meglio il presente (e di rimando il futuro). E un'altra cosa (che imparato anche grazie al dharma) è dare troppa importanza agli altri e affidare la propria felicità al raggiungimento di obiettivi che sono esterni a noi. chiaro: è molto facile dirlo, difficile farlo. Cadiamo un po' tutti in questa rete.
     
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 13/5/2023, 16:37) 
    Non entro nel merito della discussione non per freddezza, ma perché è un "temone" e senza 'straripare' non si riuscirebbe a spiegare davvero il proprio punto di vista. Ma Denomico solleva una questione, a parer mio, non di poco rilievo. Non so se si possa considerare direttamente connessa col tema in questione, ma alla lontana sì. Io penso che diamo troppo peso ai pensieri e alle modalità di interpretazione della realtà. Lo dico perché sono una persona che pensa molto, troppo. E il pensare (d'altronde, la meditazione insegna a non identificarci con essi) genera dukkha. Genera dukkha perché pensando si tende ad analizzare, razionalizzare, rinfocolare (soprattutto il passato e gli errori fatti) ecc.
    Una delle cose che mi affascinano della cultura zen (anche se ancora non la pratico) è l'idea di non farsi dominare dai pensieri ma, come dice Denomico, essere pienamente nel qui ed ora. Non è assolutamente facile, perché la mente tende a vagare e non si fa catturare. Forse limitando il potere che diamo ai pensieri riusciamo a vivere meglio il presente (e di rimando il futuro). E un'altra cosa (che imparato anche grazie al dharma) è dare troppa importanza agli altri e affidare la propria felicità al raggiungimento di obiettivi che sono esterni a noi. chiaro: è molto facile dirlo, difficile farlo. Cadiamo un po' tutti in questa rete.

    Hai colto in pieno il mio punto di vista, e grazie alla tuo intervento posso dire di essermi spiegato in maniera piuttosto chiara, e me ne rallegro. Quindi grazie.
     
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    Grazie a tutti per le risposte
     
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    Tutti sembrano sempre pronti a trovare il modo per farti andare il morale a terra, deludendo ogni tua aspettativa, quasi non si possa mai desiderare nulla di meglio della grigia quotidianità, e questo mi uccide lentamente.

    non confrontarti agli altri, quello che vogliono loro non è un tuo problema, quello che vuoi tu non è un problema loro.

    CITAZIONE
    E un'altra cosa (che imparato anche grazie al dharma) è dare troppa importanza agli altri e affidare la propria felicità al raggiungimento di obiettivi che sono esterni a noi

    santa verità
     
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    Shankar Kulanath

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    Namaskar. Mi dispiace per questo tuo messaggio.

    Spero che te possa avere la grazie di trovare una Via per te efficace come io ho trovato la mia.

    Benedizioni,

    S. Shankar Kulanath
     
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    Grazie Destiny. Purtroppo a me piace molto il Buddhismo, ma noto che con me non funziona come dovrebbe. Sono ancora in ricerca. Mi scuso se sembro pretenzioso o cose simili, è solo che ci avrei davvero tenuto a trovare qualcosa, qualsiasi cosa, in una ricerca che va avanti da anni, e invece niente, se non una leggera depressione.
     
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    Mi vedo molto vicino a Levaier. Coltivo le stesse opinioni. Considero le filosofie orientali e il buddhismo molto affascinanti ma difficili da mettere in pratica per quello che è il mio carattere. Non so se per Levaier sia lo stesso, ma al di là degli aspetti più spirituali o di "richieste" le difficoltà sono nel riuscire a mettere in pratica comportamenti e modi di pensare che magari non sono naturali per un certo tipo di carattere.
    Ho creduto o credo che si possa compiere uno sforzo nel cambiare certi aspetti ma altre volte penso sia difficile.

    Comunque levaier, ti disturba se ti mandassi degli mp per confrontarci?
     
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    No, anzi
     
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    Al di là di tutto, io penso che molto spesso si cerchi nella religione quello che nella vita non si trova. È questo che delude, il fatto di avere un Universo gigantesco dentro di se che non coincide mai con la realtà quotidiana di tutti i giorni. I consigli sono sempre utili e fanno bene, ma la domanda è quanto si possa resistere in un mondo in cui la dimensione del sogno è sempre costretta a scontrarsi coi limiti della vita di tutti i giorni. Questo io penso, per questo che purtroppo anche il miglior consiglio potrebbe entrarmi da un orecchio e uscirmi dall’altro, senza offesa per nessuno.
     
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    quali sono i limiti della viti di cui parli?
     
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    Eh? Perché tutti mi fanno questa domanda? Mi pare ovvio, ci sono limiti. Uno sogna l’infinito e si ritrova nel finito, tanto per dirne una. Ma tanto per dirne una, perché poi esistono tutti i vari limiti della vita stessa, la natura mette steccati altrimenti non sarebbe possibile l’esistenza, ma per chi ci crede esistono mondi fuori dalla nostra portata dove tutto ciò è solo storia. Non lo so, ma io sono uno che cambia visione del mondo da un giorno all’altro, quindi non prendetemi troppo sul serio
     
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