pratica samatha

annotazioni mentali si o no?

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    Salve a tutti! Ho un dubbio che mi assale: da un anno sono appassionato in particolare di samatha perchè noto che mi dà parecchi benefici
    leggendo qualche libro di Alan Wallace in merito.

    La mia domanda è: "si possono usare le annotazioni mentali in samatha? ad esempio: se scelgo il respiro come oggetto primario di meditazione e la mente divaga in un trip mentale, preoccupazione, ecc, annoto: " pensiero" e poi ritorno al respiro, proseguendo così."

    Mi è venuto questo dubbio perchè le annotazioni mentali sono usate piu in vipassana, da Goldstein, kornfield, e Mahasi Sayadaw..

    Mentre invece insegnanti come Alan Wallace, Ajahn Brahm non le insegnano (specie in samatha).

    Personalmente ho provato a fare questo esperimento di testa mia usandole in samatha e come risultato ho notato che riesco a farmi risucchiare dalle distrazioni molto di meno e anche a rendermi conto quasi subito quando vengo portato via da qualcosa dal mio oggetto.

    Invece quando pratico samatha senza annotazioni mentali, rimanendo con la nuda attenzione sul respiro, noto che ci metto molto piu tempo a riemergere da una distrazione e di accorgermi di esser stato portato via perdendo anche molto tempo intrappolato nel trip mentale.

    secondo voi c'è qualche controindicazione usandole in samatha? oppure è meglio non usarle disattivando la mente discorsiva/concettuale il piu possibile?



    Grazie per l'attenzione
     
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    QUOTE (Bodhi @ 15/6/2023, 00:02) 
    Personalmente ho provato a fare questo esperimento di testa mia usandole in samatha e come risultato ho notato che riesco a farmi risucchiare dalle distrazioni molto di meno e anche a rendermi conto quasi subito quando vengo portato via da qualcosa dal mio oggetto.

    Invece quando pratico samatha senza annotazioni mentali, rimanendo con la nuda attenzione sul respiro, noto che ci metto molto piu tempo a riemergere da una distrazione e di accorgermi di esser stato portato via perdendo anche molto tempo intrappolato nel trip mentale.

    secondo voi c'è qualche controindicazione usandole in samatha? oppure è meglio non usarle disattivando la mente discorsiva/concettuale il piu possibile?

    Grazie per l'attenzione

    ciao Bodhi

    ti premetto che non sono nessuno di autorevole (e mai vorrei esserlo perche' implica delle responsabilita' a mio avviso piuttosto pesanti)

    quindi ti riporto semplicemente cio' che ho notato nella mia umile esperienza pratica soggettiva

    io personalmente le annotazioni le utilizzo spesso e volentieri

    non ne farei sinceramente una questione di autori che ti dicono fai x o fai y, quanto piu' una questione di cosa ti avvicina soggettivamente di piu' al risultato. ma il punto di partenza e' diverso per ciascuno quindi la bilancia pende in maniera differente in modo soggettivo. quindi fai cio' che ti viene piu' spontaneo e facile

    indubbiamente le 'annotazioni' creano dissociazione e facilitano in modo -discorsivo- il passaggio alla cosi' detta 'posizione del testimone'. danno un inquadratura diversa dal 'first person carachter' protagonista a cui siamo assolutamente abituati

    ma stanno nel mezzo, secondo me. l'attenzione al respiro sta invece all'inizio e alla fine. prima come strumento per calmare la mente e poi, passando dall'attenzione nuda a una mezza 'gestione', specie con l'espirazione e specie se 'attiva', come mezzo per convogliare l'energia che permette di fare il vuoto pneumatico spinto e lasciare che sia l'attenzione come il lume di una candela in una stanza buia

    quindi per riassumere: nessun problema con le 'annotazioni' secondo me. decidi in un certo senso tutto tu e non decidi per un altro nulla. e' l'energia accumulata che definisce quando dalle 'annotazioni' si ritorna al respiro, al silenzio ed eventualmente a darli per scontati in modo -non discorsivo-

    spero di aver dato un consiglio (soggettivo) utile
     
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    c'è una linea sottile che si oltrepassa da Samatha all' annotazione, in pratica con l'annotazione si entra in Vipassana

    Edited by Cane Randagio - 20/6/2023, 07:13
     
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    Grazie per le risposte ragazzi!

    In effetti è il risultato che conta, hai ragione Francesco..

    Per quanto riguarda le annotazioni avevo sentito qualcosa di simile Cane Randagio..

    NOVITA':

    Da poco stò leggendo "la rivoluzione dell'attenzione" di Alan Wallace, dove insegna a sviluppare la samatha dalla A alla Z.. sembra un maestro autorevole... e lui non le insegna le annotazioni da usare, anzi per lui sono un ostacolo da ignorare le parole, pensieri, concetti in samatha. (bisogna soltanto rimanere sulle sensazioni tattili prodotti dal respiro usando la nuda attenzione e quando la mente divaga dall'oggetto semplicemente riportarla su di esso). Sembra facile ma non lo è! Per il resto questo libro è una bomba davvero!! lo consiglio a tutti.

    La storia delle annotazioni mentali mi è venuta in mente perchè provengo da alcuni anni di pratica vipassana leggendo libri di Mahasi Sayadaw, Goldstein, Kornfield... ma ho dovuto interromperla visto i risultati scadenti... Da l' l'idea di stabilizzare la mente con la samatha facendo fuori gli impedimenti. Prima facendo vipassana con una mente in preda ad agitazione/torpore, e mille altri impedimenti stavo buttando via il mio tempo... Solo ora grazie alla samatha inizio a vedere la strada spianarsi e sconfiggere alcuni ostacoli...
    Ma sono solo all'inizio.. Secondo questo maestro Alan Wallace: il requisito per poter praticare vipassana è il primo dhyana, perchè tutti gli impedimenti sono K.O ed è quello il solo momento in cui si può vedere la realtà per come è realmente. Io prima col metodo vipassana Mahasi stavo davvero buttando il mio tempo nel cesso... Ma è solo una mia esperienza... vabbè... work in progress!!
     
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    ciao Bodhi, figurati per l'opinione. non conosco l'autore quindi non sono in grado di entrare nel merito

    certo che non e' facile rimanere concentrati sul respiro, non lo facciamo praticamente mai :D

    ad ogni modo, per precisare quanto ho scritto alla luce della tua risposta, personalmente.. le 'annotazioni' (ovvero le 'etichette' nel mio vocabolario randagio :lol: ) io le uso eccome.. anzi, normalmente parto direttamente da quelle alternando, quando mi scoccio, l'attenzione al respiro, poi 'etichette' di nuovo e quasi sempre prima di dormire

    in stato di veglia, dopo un 10/15 minuti, nel momento in cui arrivo a una situazione di 'caciara accettabile' (se ci arrivo), faccio altre operazioni che comunque hanno sempre a che vedere con il respiro e l'attenzione

    pero' ripeto, non penso che in questo ambito ci sia un 'meglio'. non e' come a scuola quando si studia la matematica. secondo me, c'e' quello che in un certo momento sta funzionando meglio per un soggetto specifico in un contesto specifico

    quindi a mio avviso se.. in questo preciso momento, per te come persona, nel contesto delle tue esperienze e del tuo vissuto, funziona la samatha, allora e' quello di cui hai probabilmente bisogno e pertanto.. avanti tutta (sempre secondo me ovviamente)
     
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    Francesco non era riferito a te Cane Randagio! ^U^ Ma all'utente chiamato "Cane Randagio" :XD:

    Ho dato una risposta unica in un solo messaggio a voi 2 utenti!!
    Giusto per non creare equivoci..

    Comunque grazie per la risposta.

    Non conosco il tuo percorso, però Alan Wallace tantissima roba!!! Lo consiglierei a chiunque perchè non ha scritto solo libri sulla samatha, ma anche libri sulla metta e vipassana..

    Almeno io mi trovo bene così con questo maestro, ma ognuno ha un suo percorso particolare e deve fare ciò che si sente.
     
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    ma tranqui figurati, non ho frainteso. so perfettamente dell'esistenza di un utente con quel nick. intendevo solo dire che ne so, 'cane sciolto' o uno che affibbia i suoi nomi personalissimi alle cose o rispetta poco le regole :D (ohh... senza con questo voler affermare che l'utente in questione si comporti nello stesso modo in cui mi comporto io ovviamente. e' un modo di dire in italiano :D )
     
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    CITAZIONE (Bodhi @ 19/6/2023, 00:04) 
    Grazie per le risposte ragazzi!

    In effetti è il risultato che conta, hai ragione Francesco..

    Per quanto riguarda le annotazioni avevo sentito qualcosa di simile Cane Randagio..

    NOVITA':

    Da poco stò leggendo "la rivoluzione dell'attenzione" di Alan Wallace, dove insegna a sviluppare la samatha dalla A alla Z.. sembra un maestro autorevole... e lui non le insegna le annotazioni da usare, anzi per lui sono un ostacolo da ignorare le parole, pensieri, concetti in samatha. (bisogna soltanto rimanere sulle sensazioni tattili prodotti dal respiro usando la nuda attenzione e quando la mente divaga dall'oggetto semplicemente riportarla su di esso). Sembra facile ma non lo è! Per il resto questo libro è una bomba davvero!! lo consiglio a tutti.

    La storia delle annotazioni mentali mi è venuta in mente perchè provengo da alcuni anni di pratica vipassana leggendo libri di Mahasi Sayadaw, Goldstein, Kornfield... ma ho dovuto interromperla visto i risultati scadenti... Da l' l'idea di stabilizzare la mente con la samatha facendo fuori gli impedimenti. Prima facendo vipassana con una mente in preda ad agitazione/torpore, e mille altri impedimenti stavo buttando via il mio tempo... Solo ora grazie alla samatha inizio a vedere la strada spianarsi e sconfiggere alcuni ostacoli...
    Ma sono solo all'inizio.. Secondo questo maestro Alan Wallace: il requisito per poter praticare vipassana è il primo dhyana, perchè tutti gli impedimenti sono K.O ed è quello il solo momento in cui si può vedere la realtà per come è realmente. Io prima col metodo vipassana Mahasi stavo davvero buttando il mio tempo nel cesso... Ma è solo una mia esperienza... vabbè... work in progress!!

    Interessante...Ma in quale testo di Alan Wallace viene approfondita la tematica del primo dhyana?Ho cercato sul web ma non ho trovato molto...anzi nulla :lol:
     
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    Lo dice in particolare nel suo libro: "osserva da vicino", dove spiega passo passo i 4 fondamenti della presenza mentale. Sul web non si trova molto.. ti consiglio quel libro, son soldi ben spesi..

    A differenza di molti maestri dove insegnano subito la vipassana senza nemmeno un briciolo di samatha, questo insegnante dice che con una mente incline sia all'agitazione, torpore e altri impedimenti, come si può mantenere un attenzione stabile, costante e pulita alla realtà e ottenere insight duraturi? Certamente si può comunque fare vipassana anche senza samatha ma le intuizioni non faranno le radici in noi e le perderemmo col tempo. Invece lui sostiene come anche altri maestri che solo raggiunta almeno una concentrazione d'accesso è possibile ottenere molti piu benefici poi facendo vipassana...addirittura permanenti.. spiega anche quanto sia raro al giorno d'oggi anche solo conseguire il primo Dhyana.. certamente per ottenerlo ci vuole per forza un ritiro di molti mesi o anni... però anche per noi comuni mortali spender tempo per coltivare la samatha anche senza arrivare ai Dhyana è sicuramente tempo ben speso, con benefici non solo per la pratica buddhista ma piu o meno per tutto...

    Io sono solo agli inizi con la samatha perciò non dare retta a me.. riporto solo informazioni dal suo libro...
     
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    CITAZIONE (Bodhi @ 23/6/2023, 16:34) 
    Lo dice in particolare nel suo libro: "osserva da vicino", dove spiega passo passo i 4 fondamenti della presenza mentale. Sul web non si trova molto.. ti consiglio quel libro, son soldi ben spesi..

    A differenza di molti maestri dove insegnano subito la vipassana senza nemmeno un briciolo di samatha, questo insegnante dice che con una mente incline sia all'agitazione, torpore e altri impedimenti, come si può mantenere un attenzione stabile, costante e pulita alla realtà e ottenere insight duraturi? Certamente si può comunque fare vipassana anche senza samatha ma le intuizioni non faranno le radici in noi e le perderemmo col tempo. Invece lui sostiene come anche altri maestri che solo raggiunta almeno una concentrazione d'accesso è possibile ottenere molti piu benefici poi facendo vipassana...addirittura permanenti.. spiega anche quanto sia raro al giorno d'oggi anche solo conseguire il primo Dhyana.. certamente per ottenerlo ci vuole per forza un ritiro di molti mesi o anni... però anche per noi comuni mortali spender tempo per coltivare la samatha anche senza arrivare ai Dhyana è sicuramente tempo ben speso, con benefici non solo per la pratica buddhista ma piu o meno per tutto...

    Io sono solo agli inizi con la samatha perciò non dare retta a me.. riporto solo informazioni dal suo libro...

    Ti ringrazio degli spunti di riflessione. Approfondirò meglio l'autore e i suoi insegnamenti
     
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