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È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino? . -
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Shankar Kulanath
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Il Tao ed il Brahman sono l'Assoluto impersonale e senza forma. Il Buddha Cosmico invece appartiene già, in modo estremamente sottile, al regno delle Forme e quindi del Relativo. Quindi non sono proprio la stessa cosa. . -
.Il Tao ed il Brahman sono l'Assoluto impersonale e senza forma. Il Buddha Cosmico invece appartiene già, in modo estremamente sottile, al regno delle Forme e quindi del Relativo. Quindi non sono proprio la stessa cosa.
Potresti espandere ulteriormente sulla questione?
Se il Buddha cosmico non è l'assoluto, allora chi o cos'è l'assoluto nella concezione Mahayana?. -
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Lemure archivista ex fiancheggiatore del Dharma
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È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino?
La mia risposta vorrebbe stanare i savants del forum perché sarebbe interessante sapere cosa hanno da dire.
Per me è sì e no allo stesso tempo. La parte emozionale (e come tale senza valore oggettivo) mi fa pensare che la costante tendenza al perennialismo tipica della nostra specie alle prese col sacro ha motivi profondi ed effetti tali che è molto difficile sfuggire alla sensazione che gli adepti di ciascuna tradizione pensino alla stessa cosa, almeno al livello di religiosità popolare e anche un po' meno. Per un periodo della mia vita è stato così; ho pensato a Samantabhadra in termini non troppo diversi dall'Uno di Plotino, poi sono cresciuto
La mia parte razionale dice di no; almeno secondo diverse tradizioni buddhiste i buddha possono essere visti come archetipi se proprio si ha bisogno di questo mezzo abile, ma in realtà esistono davvero. "Sono" continua mentali e tanto per rendere l'idea e in un ottica interna al Mahayana, quando sarai illuminato, "tu" e gli esseri di un certo sistema di universi avrete una connessione karmica tale che proprio "tu" sarai il buddha primordiale di quel sistema di universi. Questo è chiaramente molto diverso dal Brahman che come detto da Destiny non è un ente personale ed è addirittura agli antipodi di qualsiasi idea di Dio si possa avere.
Chiaramente è altrettanto legittimo vedere i buddha cosmici come archetipi o quel che sia, ed è ovvio che la distanza concettuale si riduce anche se secondo me resta abissale.. -
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Volevo aggiungere un'osservazione a quanto detto da Destiny. Un continuum mentale è senza forma (ritengo) più o meno negli stessi termini in cui si può pensare il Brahman. L'aspetto se pur sottile che un buddha prende nel mondo della forma è, come noto, uno dei suoi sambhogakaya e/o nirmanakaya, e questo rende difficile fare paralleli. Di fatto la dottrina dei tre corpi confonde tutti i piani dato che sono tutti e tre presenti e ulteriormente complicato dal fatto che a quanto si può capire dai testi o almeno quanto ho potuto capire io, l'attività dei buddha è sempre spontanea. Non decidono di manifestare o meno i vari sambhogakaya un po' come una stella non può decidere di non illuminare (l'esempio del sole e delle nuvole è comune almeno nella tradizione tibetana). Quando il karma condiviso è sufficiente, la manifestazione di un aspetto visibile di un buddha è automatica. Ma ne resta l'aspetto al di là di ogni determinazione che è il continuum mentale illuminato che in nessun caso si può percepire se non da un altro buddha. . -
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Se il Buddha cosmico non è l'assoluto, allora chi o cos'è l'assoluto nella concezione Mahayana?
Non c'è!. -
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Io ho sentito diverse volte parlare di assoluto nei circoli Mahayana. -
.È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino?
La mia risposta vorrebbe stanare i savants del forum perché sarebbe interessante sapere cosa hanno da dire.
Per me è sì e no allo stesso tempo. La parte emozionale (e come tale senza valore oggettivo) mi fa pensare che la costante tendenza al perennialismo tipica della nostra specie alle prese col sacro ha motivi profondi ed effetti tali che è molto difficile sfuggire alla sensazione che gli adepti di ciascuna tradizione pensino alla stessa cosa, almeno al livello di religiosità popolare e anche un po' meno. Per un periodo della mia vita è stato così; ho pensato a Samantabhadra in termini non troppo diversi dall'Uno di Plotino, poi sono cresciuto
La mia parte razionale dice di no; almeno secondo diverse tradizioni buddhiste i buddha possono essere visti come archetipi se proprio si ha bisogno di questo mezzo abile, ma in realtà esistono davvero. "Sono" continua mentali e tanto per rendere l'idea e in un ottica interna al Mahayana, quando sarai illuminato, "tu" e gli esseri di un certo sistema di universi avrete una connessione karmica tale che proprio "tu" sarai il buddha primordiale di quel sistema di universi. Questo è chiaramente molto diverso dal Brahman che come detto da Destiny non è un ente personale ed è addirittura agli antipodi di qualsiasi idea di Dio si possa avere.
Chiaramente è altrettanto legittimo vedere i buddha cosmici come archetipi o quel che sia, ed è ovvio che la distanza concettuale si riduce anche se secondo me resta abissale.
Quindi l'Adibuddha (che dovrebbe essere Mahavairocana) è un essere che illimitato tempo orsono si è illuminato e che ha una connessione karmica col nostro universo. Ho capito bene?. -
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Quindi l'Adibuddha (che dovrebbe essere Mahavairocana) è un essere che illimitato tempo orsono si è illuminato e che ha una connessione karmica col nostro universo. Ho capito bene?
Ovviamente non lo so, su queste cose abbiamo materiale e dati eterogenei e certamente nessuna prova fattuale. Riferisco solo quella che mi pare essere la visione prevalente nelle scuole tibetane. Per esempio in quelle sinogiapponesi è diverso, posso immaginare che sotto l'influenza del Taoismo e dello Shintoismo sia più facile identificare i buddha primordiali con il Tao o simili principi metafisici. E non vedo perché questa lettura si debba considerare inferiore o erronea rispetto ad altre, e viceversa.
In ambito tibetano, e in riferimento al quote che faccio del tuo post, o abbiamo capito bene in due oppure abbiamo capito male in due. Ma più volte ho sentito fare domande simili e la risposta è che i buddha esistono davvero ed è il grado di connessione karmica collettiva a determinare se possiamo vederli o meno, se pure nelle rappresentazioni iconografiche del rispettivo sambhogakaya. Tanto per divagare un po' la connessione più forte ce l'avremmo, ce l'abbiamo, boh, con Tara. E' una connessione così forte che grazie a un suo voto specifico la sua pratica fa maturare semi karmici positivi nella stessa vita (che poi io abbia una particolare simpatia per Luca di Wannabebuddha è dovuto proprio a una considerevole delusione in questo senso, che mi ha messo un po' sulla stessa sua strada ).
Mie solite divagazioni a parte, confermo quanto dici limitatamente all'ambito tibetano o meglio una sua parte tanto per evitare eventuali generalizzazioni indebite.. -
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Anche io, ma bisogna capire in che contesto è usato il termine. Soprattutto all'epoca di Tucci e Filippani (e penso nello specifico a loro due) il termine è non solo utilizzato ma con i criteri di oggi maggiormente improntati a un approccio scientifico si arriva al limite dell'abuso. Come sempre basta definire il termine: se lo intendiamo (e lo intendono i circoli Mahayana a cui ti riferisci) come lo stato incondizionato, stabile, da cui non si decade eccetera della mente illuminata si può ben parlare di assoluto nel Buddhismo. Ma io ho sempre il timore che le parole con un portato molto consolidato inevitabilmente portino a "pensare male". E' quello che sta accadendo oggi con lo psicobuddhismo, in cui al posto di "individualità" si tende a usare "personalità", termine quest'ultimo che con uno scarto minimo valutato sul dizionario apre però il vaso di pandora della ricezione del Buddhismo come psicologia.
Chiaramente solo tu sai in che contesto hai sentito usare questa parola. Se deve essere sinonimo di un principio che in qualche modo favorisca l'associazione al concetto di "dio" o simili, sono perplesso sull'opportunità di usarla. Ma chiaramente è solo un'idea mia.. -
.Chiaramente solo tu sai in che contesto hai sentito usare questa parola. Se deve essere sinonimo di un principio che in qualche modo favorisca l'associazione al concetto di "dio" o simili, sono perplesso sull'opportunità di usarla. Ma chiaramente è solo un'idea mia.
Principalmente lo sentito usare in contesti legati al nichirenismo.. -
.Io ho sentito diverse volte parlare di assoluto nei circoli Mahayana
Non so a cosa, in particolare, sia stato associato il concetto di "assoluto" nei circoli mahāyāna che hai frequentato, ma con cautela esso può essere adoprato anche in ambito theravāda, sebbene non sia granché usuale.
Sgravato dal grande ammasso di significati filosofico-religiosi che vi si sono stratificati nel corso dei secoli, sia in Oriente che in Occidente, l'idea di "assoluto", ricondotta semplicemente al suo significato etimologico, nella tradizione theravāda potrebbe allora essere convenientemente applicata al nibbāna, che è sciolto dalla dipendenza dalle dimensioni spaziale, temporale e causale. Per non essere pedante, evito di fornire i riferimenti testuali capaci di supportare quanto ho appena detto.
Va tuttavia notato che, proprio per la sua "assolutezza", il nibbāna è indipendente persino dall'essere "scoperto" o meno: che vi siano arahant che ne acquisiscano contezza o che, al contrario, nessuno neppure ne ipotizzi l'esistenza, il nibbāna, immutabile, permane, senza né accrescersi, per numerosi che possano essere coloro che lo "realizzano", né decrescere, per numerosi che possano essere coloro che lo ignorano. Si tratta, infatti, di "qualcosa" - un āyatana, dice il Buddha: "sfera", "dominio", "base", "dimensione" - che esiste al di fuori della storia e delle sue vicissitudini, e come tale non può subire alcun mutamento.. -
.È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino?
che io sappia, nel Mahayana il concetto di Adibuddha è spesso associato a quello di Tathagatagarbha.
se dunque si considera la Natura di Buddha come principio originante, sorgente e fonte della vita e altrettanto si crede del Brahman o del Dao, personalmente non vedo quale problema ci sia nell'equipararli. -
.È possibile in qualche modo equiparare il Buddha cosmico (o Adibuddha) del Mahayana al Brahman o al Dao? Oppure sono concetti completamente diversi del divino?
che io sappia, nel Mahayana il concetto di Adibuddha è spesso associato a quello di Tathagatagarbha.
se dunque si considera la Natura di Buddha come principio originante, sorgente e fonte della vita e altrettanto si crede del Brahman o del Dao, personalmente non vedo quale problema ci sia nell'equipararli
Interessante. -
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Affinchè si abbia un maggior comprensione del concetto di Brahman copio le parole di Raphael dalla sua introduzione alla Bhagavad Gita:
Il pensiero tradizionale indù abbraccia così tutte le possibili condizioni coscienziali dell’uomo e usa distinguere quattro aspetti del Divino che possono essere appunto adeguati ai differenti livelli di comprensione umana.
a L’aspetto dell’Assoluto, Brahman nirguna senza attributi, l’Uno-senza-secondo. Sentiero metafisico puro. L’Asparśavāda (il sentiero del senza sostegno, del non-contatto) di Guadapāda e il Vedānta Advaita di Śamkara portano a questo ardito volo.
b L’aspetto del Dio impersonale, Nirākāra, senza rappresentazione mentale di nessuna natura. “Dio è spirito e verità”.
c L’aspetto del Dio personale, Ākāra, sotto forma di simbolo. E’ seguito dalle menti più accese, immaginative e devozionali.
d L’aspetto del Dio incarnato, Avatāra, che assume una configurazione umana per indicare il cammino agli uomini.
Aspetto dell’Assoluto
Brahman non è ciò che si indica con la parola Dio. Egli è al di là dal linguaggio e dallo stesso pensiero: è l’Assoluto nella sua incondizionatezza, incausalità, inalterabilità. Realizzarlo comporta la scomparsa dell’intero mondo dei nomi e delle forme. Solo il nirvikalpa samādhi raggiunge Quello. Tale samādhi non è né una comunione né un’unione; è anche impropria la parola Identità perché questa espressione implica ancora due termini, mentre nel nirvikalpa, Brahman rimane l’Uno-senza-secondo, quale Essenza pura. Egli è il Sostrato di ogni noumeno e fenomeno, del Reale e del non-reale, dell’Immanifesto e del manifesto, è la base di ogni possibile polarità, compresa quella del finito e infinito. Brahman non ha termini di paragone o di opposizione, ma è l’abisso ove si annullano e si risolvono tutte le coppie di opposti.
Speculare sul Brahman è impossibile, solo l’intuizione superconscia può coglierne un riflesso..