Buddhismo Italia Forum

Posts written by Yudo‚ Kamesennin

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    La compassione è saper che (come si suol dire in Gascogna) se si caga ovunque, non c'è da stupirsi di camminare nella merda. E' saper che creare un mondo decente per gli altri è anche crearselo per se stessi. Saper manifestare quella "decenza comune" cara ad Orwell, che è il fondamento delle società umane.
    Non è che sia granché, ma il problema è che la nostra educazione cattolica ce la fa vedere come un sacrificio di sé a beneficio altrui. Ed io dico, no!

    E' un atteggiamento che prova a seconda delle proprie capacità a fare si' che il mondo sia un po' migliore. Giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto e senza preoccuparsi del risultato.
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    CITAZIONE (Andres Marzio Meis. @ 15/9/2019, 17:07) 
    Giustissimo ma mi occorrerebbe, intendevo, anche un minimo di rapporto in carne ed ossa...le domande, le risposte o le non risposte, l'esempio, sono cose diverse. In quanto al tuo sito lo sto guardando....ma se solo voi sapeste che razza di connessione ho. Mi chiedo come sia possibile dopo 40 NNI di internet che la situazione (quasi ovunque dove vado) permanga in questo stato

    Beh, infatti, son ben d'accordo. Ma meglio un uovo oggi che 'na gallina domani: quando si è poveri non è troppo il caso di scegliere...

    Eppoi, a volte, la vita è così: si pensava che non c'era nulla da fare, e invece no.
    Comunque, devo ammettere che la Francia è ottimamente servita rispetto alle connessioni. In Canada è tutt'altra cosa, mi è stato detto l'altro ieri. Per non parlare degli USA...
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    CITAZIONE (Adelghi @ 15/9/2019, 10:59) 
    Il Brunello lo hai bevuto?
    Neehh roba da ricchi come Rinchen, a me va benissimo del Morellino di Scansano.
    Cosa si beve in Umbria?

    Scusa, ma diceva Oscar Wilde, "il lusso è l'unica cosa essenziale nella vita". E quindi, pur essendo povero, il Brunello anch'io l'ho bevuto.

    CITAZIONE (Andres Marzio Meis. @ 15/9/2019, 12:46) 
    (Michel Proulx sta in Francia...io in Asia Orientale...un po distanti)

    Che tu sia nelle Filippine o in Italia, ad un certo punto la distanza è uguale. Fossi a Roma, l'essere a Gubbio non coinciderebbe. Ma quello che ho messo a disposizione sul sito è disponibile anche dalle Flippine, e osservo anche che con l'email, sono giungibile con facilità. Non è una comunicazione personale, certo, ma non è nemmeno inesistente...
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 15/9/2019, 08:19) 
    se vuoi 1 solo libro e dico UN SOLO libro “Saggi sul Buddhismo Zen. Vol.1 - Libro di Daisetz Taitaro Suzuki”

    Scusa ma, indigeribile, intellettualissimo. Non dico non contiene nulla di valido, ma non è un libro per principianti.
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    CITAZIONE (Andres Marzio Meis. @ 14/9/2019, 21:58) 
    AH. Ma alcuni qui nel forum pero vattelapesca chi mi dissero che valeva la pena...mo sto nel dubbio, anche perche e' costosuccio mi pare 17 euro. Chiedo un secondo parere random sulla dottrina del risveglio che sara decisivo. Gia ordinato invece Shunryu Suzuki-Roshi con Nisargadatta sul trampolino di lancio. Allora? Sta dottrina del risveglio com'e?

    Già, va a http://zenmontpellier.net/it/zenit.html
    e troverai documentazione sufficiente (e gratis) per una vita...
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    E ben più semplice.
    Per poter agire, ci vuole prendere le cose e le situazioni così come sono. Non come vorremmo che fossero.
    Non si tratta di disfattismo, anche se c'è chi lo capisce così; ma il fatto che alcuni capiscano male certe cose non le invalida pertanto.

    Se c'è la malattia, c'è da agire rispetto alla malattia: ed ignorare la malattia non serve. Agire su di una malattia che non è quella non serve. Lasciar che segua il suo corso in taluni casi (ma rari) è ciò che serve; ma il più delle volte bisogna individuare molto bene cos'è la malattia e fare quel che c'è da fare.
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    Un'altra volta mi tocca far osservare che le Quattro Nobili Verità NON parlano di sofferenza.
    Le Quattro Nobili dicono
    C'è dukkha
    C'è l'accumulo
    C'è la cessazione
    C'è la via.

    Dukkha non vuol dire sofferenza, vuol dire una ruota mal aggiustata sul suo asse. Una ruota che cigola. Un cuscinetto a sfere danneggiato che fa un punto duro alla ruota. Questo vuol dire. Insomma una cosa che non funziona come dovrebbe.
    E la causa è l'accumulo. Poiché avvertiamo un vuoto in noi stessi, invece di capire che questi è nient'altro che lo spazio che ci consente di muovere, noi proviamo a riempirlo con tutto quello che ci viene in mente.
    E possibile fare sì che le cose andano meglio.
    Basta seguire la via delle cose fatte bene.

    In altre parole, il nostro cervello ci consente di immaginare delle cose e delle situazioni del tutto oniriche che sono molto soddisfaccenti per la mente, ma quando le paragoniamo a ciò che c'è davanti ai nostri occhi, siamo delusi e ne avvertiamo un malessere: "Non doveva essere così!"

    Per cui, non si tratta di evitare la sofferenza. Si tratta di fare quel che c'è da fare anche quando ci costa. Ed il malessere, l'insoddisfazione verranno meno.
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    Mettiamo che noi, di stampo cristiano e persino cattolico, abbiamo una tendenza a trasporre le nostre categorie sul Buddhismo: cioè il "fuori dalla Chiesa niente salvezza", "il mio cattolicesimo è più puro del tuo", le categorie "bene e male", ecc. ecc.
    A me è capitato osservare che (per parlare di loro che solo di loro posso) i Giapponesi dicono spesso frasi perentorie, tipo "sono l'unico a sapere... " oppure "nessuno ha capito fuori di me" e noi li prendiamo sul serio a morte.
    Ed invece non è così. Per loro è solo una postura retorica che non va per niente presa troppo sul serio. Un esempio sono le conseguenze karmiche.
    La realtà è che non c'è né bene né male nel senso cristiano, ma solo giusto e sbagliato; lo sbagliato comporta delle conseguenze negative che recano del male. Ma non è che siano "male" per tanto.
    Ogni tanto mi viene un dolore alla caviglia, particolarmente con tempo umido (tremendo il grecale per questo). Ho fatto un po' di esame e mi sono accorto che, a ventitré (b di c) anni, ho scivolato nella metro, e non ho fatto niente, benda, ghiaccio, nulla. Ho sofferto da matti, ma ero stato cresciuto nell'idea che un maschio non si lamenta. Ora, più di quarant'anni dopo, ne soffro le conseguenze. Ecco: so perché. Ma che frustrazione per chi soffre le conseguenze delle proprie azioni e non vede la corrispondenza. Cammini su di un rastrello e ti prendi il manico in faccia, sai daddove viene il colpo. Ma fai una porcheria, immaginandoti che non la pagherai mai. Se il manico ti ritorna in faccia soltanto dopo cinquant'anni, come fai a capire qual era la concatenazione delle cause?
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    Mi pare che ci si stia giocando con le parole. Quando Andrez Marzio Meis. ci dice "indifferenza verso la pessima gente", io non ho troppi problemi per capire cosa voglia dire. Ribadire poi che l'indifferenza fa parte della violenza sarà forse teoricamente giusto, ma non voglio essere tanto pignolo. Nella vita reale, bisogna anche proteggersi dalla gente malvagia, allo stesso modo che ci si deve proteggere dalla malattia. Una persona malata non è per niente in grado di aiutare gli altri, e chi è oggetto delle ministrazioni di una persona malvaggia ha già abbastanza da fare per sé stesso.

    Ora sì che il bodhisattva ha il dovere di voler bene anche alla gente malvaggia, ma ciò non vuol dire che debba sprecare le energie perciò. A volte è sufficiente augurarsi che tale persona finisca per capire il dannoso dei suoi atteggiamenti, ma pur rimane che c'è ben poco che si possa fare. L'atteggiamento, mi sembra, è la cosa più importante. Ma nella vita reale anche quest'atteggiamento può comportare una dose di indifferenza. Perché, nel Buddhismo esiste anche la figura dell'icchantika, cioè chi non è salvabile.
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    C'è una lezione semplice che dovresti tirare da queste esperienze (parlo per esperienza: ho fatto le medesime).
    Non servono a gran ché, il più delle volte, ma ti insegnano in modo palese che il tutto è tu e che sei il tutto.
    Una volta questo integrato, il tuo rapporto con il mondo e persino l'universo cambierà, e persino la tua percezione dell'altra gente, ivi compresi gli stronzi, i farabutti, i rompiscattole ecc., ecc.
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    Dissido. L'azione è l'interfaccia tra idea e materia. Senza l'azione non si combina un cavolo. Si puo' cervellottare per secoli ed inventare degli edifici mentali strabilianti, (basta vedere la fizione nei libri e nel cinema) ma senza iil legame con la materia provvisto dall'azione, è nient'altro che vento.

    Il Buddhismo premette che non c'è separazione tra corpo e mente, e dunque tra idea e materia. La mera conoscenza è limitata alla mente. Capisco che duemila anni di dualismo aristotelico-cristiano vi possano strizzare, ma persino i scolastici medievali lo sapevano, cio' che sto dicendo: ne parla persino Dante.
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    A volte mi pare che quello che ho da dire deve far proprio ridere perché lì non c'è nulla di così trascendentale. La ragione base per serdersi è procurare al corpo-mente (inseparabili) un' occasione di silenzio rispetto al subbuglio dei pensieri la cui maggioranza è prettamente inutile.

    Il nodo dell'insegnamento buddhistico è: siamo infelici, insoddisfatti, perché la potenza del nostro cervello ci fa immaginare delle cose che pur non essendo né qui né lì, sono molto attraenti, m quando le paragoniamo alla realtà andiamo subito in depressione. Per cui il Buddha insegnava la pratica seduta e l'Ottuplice Sentiero che consiste a fare le cose come cazzo comanda, evitando così le noie.

    Non c'è tanto di più, e posso benone capire er Buddha quando, dopo l'aver capito questo, si disse, " Ma no! Se provo a spiega' 'ste cose ad antri, me mannano a quer paese senz'indugio."

    Edited by Yudo‚ Maestro Zen - 10/9/2019, 15:09
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    CITAZIONE
    ma non amare non significa odiare o disprezzare si puo non amare qualcuno non avere slanci gratuiti verso tutti tutti tutti restando calmissimi e molto sereni

    Hai voja! Sto molto d'accordo con te su di molti punti. E diffatti provo di solito ad evitare i rompiscattole perché mi stancano.
    Direi che per me, la benevolenza mira ad augurare a tale gente che diventino meno noiosi. Cosicché, anche la loro vita migliorerà.
    E anche ai mendicanti do a chi mi pare perché non sono ricco e le mie tasche non sono inesauribili. Tanto vale che servi. L'unica lezione di vita mia che cerco ad applicare è la gratuità. Non sperare un compenso, non aspettare gratitudine, sapere che la persona aiutata (quale il mio maestro di liuteria) ti puo' venir ad odiare per l'aiuto dato.

    Ma quando mi trovo in interazioni con la gente, cerco di vedere le loro qualità, perché i loro diffetti, ahimé! li trovero' senz'altro; un giorno o l'altro...
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    Non sono cose contraddittorie. Son paradossali. Il paradosso è, leggere attentamente le parole greche che lo costituiscono, una cosa che va incontro alla doxa, cioè le cose ritenute da credere. Altrimenti, un paradosso va incontro al senso comune.

    Con la guida di una moto, ce n'è uno molto importante, eppure sono in molti a non volerlo ammettere (per lo più i ciclomotoristi). Che, a partire da una certa velocità, per girare a destra, bisogna chinare il manubrio a sinistra. Le ragioni logiche ci sono, ma sono un po' più complicatine.

    Con quel paradosso a cui alludi, c'è una cosa molto semplice: ci si puo' star bene in compagnia degli altri soltanto quando si è capaci di stare soli. Stare solo vuol dire stare in compagnia propria (come diceva Oscar Wilde, "un uomo solo è in pessima compagnia"), perché, di solito, non ci amiamo. Chi è capacce di stare solo senza noia, senza angoscia, starà molto bene in compagnia altrui se succede, perché si conosce sé stesso, conosce le proprie qualità e conosce i propri diffetti. Una persona che ha imparato ad apprezzare la solitudine, il silenzio, e a "sedare tutte le distrazioni" puo' stare in compagnia a vantaggio perché è capace di attenzione verso gli altri, non si preoccupa troppo di sé stesso, è solitamente meno permalosa e certamente più capace di valutare cio' che sta vivendo l'altra persona. Questo è cio' che si chiama compassione.
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    CITAZIONE (Rinchen Dorje @ 2/9/2019, 08:17) 
    Ha scritto uno dei bestseller più venduti al mondo sul buddismo tibetano, per non dire il più venduto al mondo (...)

    Non lo ha scritto lui, anche questo è risaputo. Aveva dei negri, come si dice in francese (ghost writers).
874 replies since 14/2/2015
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