Buddhismo Italia Forum

Posts written by Ruhan

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    CITAZIONE (Obi_Wan_Kenobi @ 21/7/2023, 23:27) 
    Infinite sono le Vie dei Bodhisattva... :)

    Ti confondi con quelle del Signore. Volete fregare ai cristiani pure gli slogan? Ahahah :D

    Comunque, seguendo il tuo schema, ripropongo la mia teoria: Cicciolina e Moana Pozzi bodhisattva.

    LEGANERD_000420
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    Vacuità = non credere che il solo fatto di pensare, nominare e usare una manciata di realtà come "sedia" voglia dire che quella manciata di realtà sia davvero dotata di una qualche particolare essenza chiamata "sedia" o di un ché di "sedianità". No. Sono solo parole, pensieri, usi umani.

    Distruggi la sedia. Ecco del semplice legno. Che ne è stata dell'essenza della "sedia"? Non c'è mai stata. Eri tu a chiamarla "sedia". Era solo una parola.

    Forse, esiste l'essenza "legno"? Brucia la legna. Avremo cenere. Che ne è stata dell'essenza "legna"? Non c'è mai stata. Eri tu a chiamarla "legna". Era solo un nome.

    Allora, forse, esiste l'essenza "cenere"? No. Nemmeno. Anche la cenere è scomponibile o può diventare altro ancora. Nemmeno l'essenza "cenere" esiste. Sono solo nomi e pensieri, usi umani. Pensare che esistano là fuori — e che alla realtà davvero importi che noi chiamiamo qualche manciata di roba in questo o quel modo — significa credere che le nostre idee vaghino là fuori, come fantasmi.


    Conclusione:

    La "vacuità" è la tesi per cui la realtà è vuota di essenze. Non ve ne sono da nessuna parte. Sono solo parole nostre, ovvero: strumenti tramite cui orientarsi nel mondo, in modo provvisorio.

    Le parole non dicono cosa la realtà sia, ma (in modo provvisorio) come la realtà si comporti. Non esistono "coccodrilli" (dotati di coccodrillità), ma manciate di realtà che si comportano come "coccodrilli" (ovvero, che possiamo descrivere, provvisoriamente e convenzionalmente, come "coccodrilli", per orientarci e non farci azzannare).
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 9/7/2023, 01:37) 
    Ovviamente io parlo per mia esperienza personale, non posso parlare per l'espierenza altrui

    Oh ok, chiaro :)



    In ogni caso, concordo sostanzialmente (gioco di parole ahah) col tuo discorso sulla resurrezione; pure se il cristianesimo primitivo non si muoveva in una logica categorialmente sostanzialista di carattere ellenistico (essendo, al contrario, quello ebraico il suo universo simbolico ed ideologico) presupponeva (in ogni caso) la indivisibilità della persona (indivisibilità di anima e corpo). Cosa che, chiaramente, cozza con i principi buddhisti. Indivisibilità che, per un buddhista, è un evidente attaccamento ad una dottrina del "sé".

    E si badi che, con tutta probabilità, la dottrina della resurrezione sia del Cristo che di tutti quanti (nel Giorno del Giudizio) è qualcosa di precedente rispetto ad ogni commistione con l'ellenismo. In particolare, la dottrina della resurrezione generale esisteva già nella apocalittica ebraica come assicurazione del giudizio dei morti malvagi e del premio per i morti virtuosi.

    Insomma. Comunque li si prenda, sono universi narrativi e simbolici diversi e opposti.

    Certo, si potrebbe dire che, in fondo, potrebbe tranquillamente valere il principio del non-sé buddhista, ma che questo valga solo "normalmente". Il miracolo di Dio sarà, appunto, quello di riuscire a superare tale principio ricostituendo il mix di "mente" e corpo in una sintesi nuova, perfetta, pre-caduta. Ma questo potrebbe funzionare solo se non esistesse rinascita e la prospettiva fosse quella per cui, dopo la morte (normalmente): disgregazione e nulla più. E dubito che il buddhismo sia disposto a rinunciare all'idea della rinascita. Come dubito che il cristianesimo odierno sia disposto (a parte alcune sparute sette) ad accettare la disgregazione momentanea della "mente".

    Edited by Ruhan - 9/7/2023, 04:45
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    Credo ci siano tre ordini di questioni: 1) uno tuo personale; 2) uno legato alla apologetica buddhista e 3) uno oggettivo.



    1) Al punto di vista tuo personale vanno ricondotte affermazioni quali:
    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 23:41) 
    ho toccato con mano il fallimento morale e spirituale del Vangelo cristiano. Io ho scelto la pratica buddhista perché mi sono reso conto che la visione cristiana del mondo è irrealistica e illusoria.

    O anche:
    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 23:41) 
    Quante volte ho pregato il Dio cristiano e non è successo nulla! Alla faccia del: "chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa" (Mt 7,8). Quindi in questo le parole del caro Gesù sono false e irreali. Un bodhisattva non avrebbe mai illuso i suoi discepoli con tali discorsi

    Qui, si parla di un tuo vissuto. Non è così per milioni di cristiani, ma con te non ha funzionato e hai, giustamente, rivolto i tuoi occhi altrove. Non parlerei di inganni Gesuani, illusioni, fallimenti o irrealtà, ma di semplice incompatibilità tra la "speranza cristiana" nel Regno futuro e la tua persona. Il Cristianesimo è stato un fallimento con te. Non in sè e per sè.


    2) Al punto di vista apologetico buddhista vanno ricondotte affermazioni quali:
    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 23:41) 
    Al contrario il buddhismo offre una visione della realtà che non solo mi piace, ma che trovo anche realistica.

    Il credente buddhista, così come quello cristiano, porterà una serie di argomenti tesi a mostrare la maggiore coerenza o verità del proprio "credo" o della propria filosofia rispetto alle altre. E come si suol dire "ogni scarraffone è bello a mamma sua"; nel senso che ogni religione ha punti di forza e punti di debolezza. Ogni apologetica, di norma, mostra i primi del proprio "credo" e i secondi dei "credi" altrui.


    3) arriviamo al punto oggettivo: oggettivamente, le differenze tra cristianesimo e buddhismo sono contenutistiche. Non di fallimento o non fallimento.

    Certo, il buddhismo ha un taglio maggiormente naturalistico (ed è da qui che tu trai, giustamente, il maggiore "realismo" del buddhismo; pure se anche il buddhismo ha elementi non "realistici"), ma per un cristiano — al contrario — è proprio questo focus di realismo/naturalismo (accettare la realtà così come è etc.) ad essere un problema, dato che rende impossibile quello "scandalo" apocalittico verso il male che è fondamento della promessa di "una nuova terra e un nuovo cielo" di Apocalisse. Insomma, dipende sa cosa si cerchi: più "realismo" e accettazione della realtà? Si scelga il buddhismo.

    Critica apocalittica ed escatologica della realtà, con promessa di una nuova realtà rinnovata? Bene: meglio il cristianesimo.

    Ed è attraverso questo terzo punto che possiamo spiegare il primo: tu cercavi qualcosa che il cristianesimo non poteva darti, esattamente come un cristiano cerca qualcosa che il buddhismo mai potrà dargli. Dipende da cosa si stia cercando. Tutto qui.

    E sono d'accordo, quindi: bisogna comprendere che le due "offerte" sono molto diverse e opposte. Non c'è soluzione di continuità. Certo, il sincretismo è possibile, ma si otterrebbe una terza cosa.


    P.s. molto interessante il tuo esperimento sulla resurrezione!
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 23:05) 
    CITAZIONE
    E, viceversa, dubito che il Buddha avrebbe avuto un giudizio molto positivo sui vari agitatori della Palestina di quel tempo.

    Senza contare che l'idea di resurrezione e di regno di Dio presenti sicuramente nella predicazione del Gesù storico cozzano col Buddha-Dharma, in quanto la risurrezione presuppone l'idea di un sé sostanziale che permane anche dopo la morte del corpo, mentre il regno di Dio presuppone chiaramente l'esistenza di un Dio salvatore, cosa che il Tathagata rigetta.

    Insomma, o Gesù è veramente il figlio di Dio e dunque Gautama non ha realizzato alcun risveglio, oppure Gautama è effittamente il Risvegliato e Gesù non ha capito niente.

    Poi magari a anche predicato l'amore e la misericordia verso gli uomini, ma è necessario davvero essere un bodhisattva o un buddha per capire che bisogna essere misericordiosi verso il prossimo?

    Non so se esistano possibili interpretazioni insonstanzialistiche della resurrezione. Sarebbe intellettualmente divertente crearne una (i limiti della teologia sono zero, come saprai ahah). Ma dubito altamente che soddisferebbe un qualunque buddhista, figurarsi il Buddha stesso o i suoi discepoli più prossimi. La liquiderebbero come "attaccamento" o sofisticheria dettata dalla brama :D


    Quanto al resto, concordo con te. Anche perché, come detto, il perdono e la misericordia Gesuani hanno un loro senso SOLO dentro l'apocalittica di cui lui si faceva messaggero (con forti debiti da quella del Battista, pur con focus differenti e accenti diversi, a volte anche radicalmente diversi o opposti). Fuori di essa, perdono di senso.

    Poi, oh, ripeto, liberissimi tutti di considerarlo un Bodhisattva, un Kami shinto o un Sennin daoista o un drago bianco con gli occhi blu :lol:
    Non ci sono limiti alla fantasia ahah

    Edited by Ruhan - 8/7/2023, 23:29
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 19:57) 
    Però sebbene la storicità di Gesù è l'ipotesi più probabile ed economica, mi sento comunque di non escludere del tutto l'ipotesi miticista,

    Chiaro. Per quanto l'ipotesi miticista sia altamente improbabile — e insostenibile storicamente, come mostrato da tutta la storiografia contemporanea — non può essere dichiarata, addirittura, "impossibile". Possibile è tutto. Anche che Cristo non fosse ebreo, come qualcuno ha sostenuto. Si tratta di ipotesi improbabili, insostenibili, se non con infiniti capitomboli e arrampicamenti sui vetri, ma lo storico non può dichiarare "impossibile" nulla. Nemmeno che Cesare non sia mai esistito, per quanto (ENORMEMENTE) improbabile. Chi lo fa, scade nella storia come "apologetica" fondamentalista alla americana :D

    Lo storico serio può solo parlare di probabilità e improbabilità. L'impossibilità è cosa che non appartiene alla ricerca storica. Mai. Nemmeno per le ipotesi più strampalate (anche se farebbe comodo a tutti, per tappare la bocca a certi cialtroni ahah).


    CITAZIONE (Alessio Rando @ 8/7/2023, 19:57) 
    anche solo per il fatto che di Gesù non si parla in fonti extra-cristiane

    Come saprai, la questione sulle fonti extracristiane è complessa; esse esistono, anche in forma indiretta, ma è problematico usarle quali fonti "dirette", dato che (da quanto ne sappia) riferiscono (spesso) quel che i cristiani affermavano su Cristo e non sono, quindi, fonti che ci diano — direttamente — informazioni di primissima mano. Sono fonti che ci dicono, più che altro, cosa credessero i cristiani nei primi due secoli. Da quel punto di vista, sono molto interessanti.

    D'altra parte, come detto varie volte anche dagli storici che ho conosciuto personalmente, sarebbe molto difficile pretendere fonti "extra" per uno tra i tanti predicatori ebrei dell'epoca, di una provincia "dimenticata da Dio" (mi si scusi il gioco di concetti ahah).

    È lo stesso problema che si pone col Buddha; e qui, tra l'altro, abbiamo a che fare con un principe (che dovrebbe avere più attestazioni) e non con un poveraccio di un villaggio anonimo della Galilea. Eppure, anche con un principe, non abbiamo tutte queste fonti documentarie extra. Non vorrei sbagliarmi eh, ma non ricordo fonti extrabuddhiste dirette (correggetemi se sbaglio). Anche qui, per mostrare la improbabilità della tesi miticista, è necessario usare i famosi criteri storici citati.

    Fatte queste precisazioni (che ho fatto per escludere dubbi sulla mia posizione sulle questioni da te poste e non per farti qualche lezione su cose che, sicuramente, già conosci), concordo totalmente su tutto il tuo discorso sull'addomesticamento "buddhista" di Gesù. Diciamocelo chiaramente: egli avrebbe considerato il buddhismo una forma di "idolatria" barbara e nulla di più. :D

    E, viceversa, dubito che il Buddha avrebbe avuto un giudizio molto positivo sui vari agitatori della Palestina di quel tempo.
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    CITAZIONE (Alessio Rando @ 7/7/2023, 20:22) 
    Anzi, non ci sono nemmeno prove certe della sua esistenza storica.

    La sua esistenza storica (e morte, per condanna, sulla croce) è, ormai, considerata altamente probabile e "sicura" da tutta la comunità degli storici e questo tramite quelli che sono i criteri della ricerca storica sul cristianesimo antico affinati lungo il Novecento (ad esempio, il criterio dell'imbarazzo o quello della dissomiglianza, ma non solo). Per una sintesi dello stato delle cose (nella ricerca contemporanea), si vedano i lavori di Ehrman (in particolare, "Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica").
    La tesi miticista è, ad oggi, ampiamente smentita e retta su argomenti claudicanti e, oramai, superati.

    Idem per quanto riguarda i suoi detti. Esistono criteri storico-critici per separare i detti dubbi da quelli meno dubbi e da quelli molto probabili o altamente probabili (si vedano le ricerche di Meier e di chi ha provato a fare lo stesso enorme lavoro, dopo di lui: in Italia, Mauro Pesce, per esempio).

    Non siamo in un campo in cui tutto sia vago e impreciso allo stesso modo. Ci sono alcune cose più probabili (alcune di queste molto probabili o, addirittura, altamente probabili) e altre meno probabili (alcune perché supportate da meno prove; altre perché, probabilmente, false).

    La "certezza", infatti, non appartiene alla ricerca dello storico; lo storico si muove (solo) nel campo delle probabilità (minori o maggiori).

    Quanto al resto, ritengo anche io (come te) che il messaggio fondamentale di Gesù (si vedano le ricerche di Enrico Norelli) sia fondamentalmente diverso, se non opposto, a quello del Dharma. Cambia completamente il senso che assume la dimensione del perdono e della misericordia. Se il Dharma predica la sicura "retribuzione" causale di meriti e demeriti (karma), il "perdono/amore" gesuano è quel perdono che annuncia l'annullamento della retribuzione (dei cosiddetti "debiti", di cui parla anche il Padre Nostro) nel Regno futuro (interpretato in modo — non solo, ma anche — molto terreno, come concepito — d'altronde — anche dalla Apocalisse di Giovanni, nel solco della letteratura apocalittica ebraica), da parte di Dio. Ovviamente, questo, per coloro che avrebbero mostrato "fede" (e la fede è la ragione per la quale Gesù, nei racconti evangelici, opera le guarigioni e gli esorcismi, preannuncio del Regno di Dio: la malattia e la possessione erano malattie/debiti morali, in ambito ebraico). Insomma, il perdono e l'amore predicati da Gesù sono pensati come anticipazioni del perdono divino, anticipazioni del Regno che già opera (idee simili le troviamo nella predicazione del Battista, con un focus, però, sul rito del battesimo) e che annullerà i "debiti" (verso Dio) come, oggi, il fedele (perdonando) annulla i debiti che i suoi fratelli (e nemici) hanno verso di lui. E parliamo del fulcro del messaggio gesuano. Nel Dharma, la compassione non annuncia nessun annullamento futuro del Karma.

    Poi, per carità, ognuno è libero di dire che fosse tutto uno stratagemma, ma — a questo punto — vale la qualunque e pure Cicciolina, magari, non è altro che una bodhisattva che parla di amore ad un mondo secolarizzato... ahah :D
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 23:51) 
    Ma un buddhista può pensare di non avere come fine primario la fine del ciclo delle rinascite (senza venir meno a un principio di coerenza)? Per lo meno in questa vita.

    Ogni buddhista (monaci compresi) sa che è improbabile che questa sarà la sua ultima vita, ma lo scopo della fine delle rinascite è irrinunciabile a lungo termine, dato che è legata alla fine di dukkha.
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 23:33) 
    Perfetto.

    Ma le azioni che producono karma in questa vita potrebbero creare situazioni analoghe nelle future rinascite? (Es: se sono fissato col sesso adesso, lo sarò anche nella prossima vita)

    Sì. E potrebbero anche rafforzarsi se la condotta sessuale non è "disciplinata". Al contrario, una condotta disciplinata, pure se laica, abbassa la quantità di pulsioni future.
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 22:54) 
    CITAZIONE (Ruhan @ 18/6/2023, 22:46) 
    Se l'obiettivo è la illuminazione e tale illuminazione è un obiettivo raggiungibile anche in svariate vite, allora, il praticante laico sta (semplicemente e coerentemente) accumulando meriti in conformità con le sue possibilità karmiche odierne, in modo da poter migliorare le sue future rinascite e, magari, rinascere — un giorno — come monaco in grado di liberarsi.

    Quindi, sei perfettamente coerente come laico. Solo, stai percorrendo un segmento più lontano del percorso rispetto al monaco. Ma il percorso è lo stesso.

    Ergo, di base, avere una condotta sessuale lecita genera karma ma non allontana dall'obiettivo dell'illuminazione.
    Ovvero, ti fa semplicemente rinascere.

    Allontana nella misura in cui genera nuove pulsioni karmiche sessuali in questa e nelle prossime vite.
    Avvicina nella misura in cui è una sessualità praticata in modo lecito, in grado, quindi, di depotenziare nuove pulsioni sessuali nelle vite future.

    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 22:54) 
    Però, se l'obiettivo del buddhismo, è estinguere il ciclo di rinascite, non sei nella piena conformità di quell'obiettivo (non soltanto in relazione alla condotta sessuale, ma a qualunque azione generatrice di karma)?

    Per costruire un tavolo bisogna, prima, tagliare un albero. Il fatto di tagliare un albero non è incoerente rispetto all'obiettivo finale della costruzione del tavolo, ma preliminare.
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 22:40) 
    Grazie del contributo Ruahn. Ma, allora, il laico che ha una condotta sessuale (a prescindere dal contenuto) ha più ostacoli a raggiungere l'illuminazione.

    Ma, ancor di più, in tutto cio', la mia curiosità è : (sessualità a parte) se l'obiettivo nel buddhismo è il raggiungimento dell'illuminazione e un praticante non segue un percorso karmico (come gli esempi appena fatti) che glielo facilità, sta venendo meno di coerenza con la scelta della pratica del buddhismo? o può considerarsi comunque un buddhista "coerente"?

    Se l'obiettivo è la illuminazione e tale illuminazione è un obiettivo raggiungibile anche in svariate vite, allora, il praticante laico sta (semplicemente e coerentemente) accumulando meriti in conformità con le sue possibilità karmiche odierne, in modo da poter migliorare le sue future rinascite e, magari, rinascere — un giorno — come monaco in grado di liberarsi.

    Quindi, sei perfettamente coerente come laico. Solo, stai percorrendo un segmento più lontano del percorso rispetto al monaco. Ma il percorso è lo stesso.
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    CITAZIONE (HenryMiller @ 18/6/2023, 21:17) 
    L'ottuplice sentiero dice che non si deve avere una condotta sessuale scorretta e non che non si debba avere una condotta sessuale.

    Attenzione. Non è esattamente così.
    L'Ottuplice sentiero parla, innanzitutto, di "retta azione". Poi, fa alcuni esempi di applicazione concreta della retta azione. Tra questi esempi si cita "l’astenersi da condotte sessuali illecite" (Vibhanga 11: Maggangavibhanga). Avere una "condotta sessuale" non equivale, necessariamente, ad avere rapporti sessuali, ma — semplicemente — indica l'avere una condotta nei confronti della sessualità, un atteggiamento pratico nei confronti della sfera sessuale. Anche il celibato è una condotta sessuale. Infatti, uno può avere una condotta sessuale celibe.

    Veniamo al termine "illecite". Stabilito che "condotta sessuale" può essere sia il celibato che il non-celibato (entrambe sono condotte, modi di condurre la propria sessualità), il termine "illecite" si riferisce ad un piano di tipo normativo: alcune condotte sono lecite e altre illecite. Ora, le condotte lecite o illecite cambiano a seconda dello status dell'agente: se esso è un laico, allora, gli sono consentite condotte illecite per il monaco (che ha preso determinati voti che lo legano ad una condotta sessuale assolutamente celibe). Tutto qua.

    Ma, e bisogna essere chiari su questo, lo status di un laico che fa sesso non è uguale a quello di un monaco che osservi perfettamente il celibato. Il secondo, infatti, otterrà maggiori benefici karmici del primo e può puntare alla illuminazione (a differenza del laico, ancora impastato in dinamiche sessuali e mondane).


    Cito un passo del Canone per intendere quanto il celibato monacale non fosse inteso come un semplice "non avere rapporti". Questa sarebbe una concezione formalistica: non bastava non avere rapporti. Era molto più stringente.

    AN 7.50: Methuna Sutta – Il rapporto sessuale


    Il brahmano Jāṇussoṇī si recò dal Beato e, dopo aver scambiato dei cortesi saluti. . . e disse:
    “Anche il maestro Gotama sostiene di vivere il celibato?”
    “Se, brahmano, si può giustamente dire di qualcuno: ‘Egli vive la vita celibe completa e pura – intatta, senza difetti, senza macchie, senza imperfezioni’, è proprio di me che si può dire questo. Perché io vivo la vita celibe completa e pura, intatta, senza difetti, senza macchie, senza imperfezioni.”
    “Ma cos’è, Maestro Gotama, una violazione, un difetto, una macchia e una imperfezione della vita celibe?”
    (1) “In questo caso, brahmano, qualche asceta o brahmano, sostenendo di essere perfettamente celibe, non si impegna effettivamente in rapporti sessuali con le donne. Ma acconsente ad essere frizionato, massaggiato, bagnato e manipolato da loro. Lo apprezza, lo desidera e trova soddisfazione in questo. Questa è una violazione, un difetto, un’imperfezione e una macchia della vita celibe. È chiamato colui che vive una vita celibe impura, colui che è incatenato dal legame della sessualità. Non è liberato dalla nascita, dalla vecchiaia e dalla morte, dalla tristezza, dal lamento, dal dolore, dallo sconforto e dall’angoscia; non è liberato dalla sofferenza, io dico.
    (2) Ancora, un asceta o un brahmano, sostenendo di essere perfettamente celibe, non si impegna effettivamente in rapporti sessuali con le donne; né acconsente ad essere strofinato, massaggiato, bagnato e manipolato da loro. Ma scherza con le donne, gioca con loro e si diverte con loro. . . .
    (3) . . . non scherza con le donne, non gioca con loro, non si diverte con loro. . . ma le osserva e le fissa direttamente negli occhi. . . . .
    (4) . . . non osserva e fissa direttamente negli occhi delle donne . . . ma ascolta le loro voci dietro un muro o attraverso un bastione mentre ridono, parlano, cantano o piangono. . . .
    (5) . . . non ascolta le voci delle donne dietro un muro o attraverso un bastione mentre ridono, parlano, cantano o piangono . . . ma ricorda di aver riso, parlato e giocato con loro nel passato….
    (6) . . . non si ricorda di aver riso, parlato e giocato con le donne nel passato. . . ma guarda un capofamiglia o il figlio di un capofamiglia che si diverte con i cinque oggetti del piacere sensuale. . . .
    (7) . . non guarda un capofamiglia o il figlio di un capofamiglia che si diverte con i cinque oggetti del piacere sensuale, ma vive la vita spirituale aspirando a [rinascere] in un certo ordine di deva, [pensando]: ‘Con questo comportamento virtuoso, con questa osservanza, austerità o vita spirituale sarò un deva o uno [al seguito] dei deva’. Egli apprezza questo, lo desidera, e trova soddisfazione in esso. Anche questa è una violazione, un difetto, una macchia e una imperfezione della vita celibe. È chiamato colui che vive una vita celibe impura, colui che è incatenato dal legame della sessualità. Non è liberato dalla nascita, dalla vecchiaia e dalla morte, dalla tristezza, dal lamento, dal dolore, dallo sconforto e dall’angoscia; non è liberato dalla sofferenza, io dico.
    Finché, brahmano, ero consapevole di non aver abbandonato nessuno di questi sette legami della sessualità, non pretendevo di essermi risvegliato all’insuperabile e perfetta illuminazione nel mondo con i suoi deva, Māra e Brahmā, la sua gente con i suoi asceti e brahmani, i suoi deva ed esseri umani. Ma quando ho visto di aver abbandonato questi sette legami sessuali, allora fui consapevole di essermi risvegliato all’insuperabile e perfetta illuminazione in questo mondo con . . . i suoi deva ed esseri umani. La conoscenza e la visione sorsero in me: ‘Irremovibile è la mia liberazione della mente; questa è la mia ultima nascita; non ci saranno altre esistenze.'”
    Detto questo, il brahmano Jāṇussoṇī disse al Beato: “Eccellente, Maestro Gotama! . . . Che il Maestro Gotama mi consideri un seguace laico che da oggi ha preso in lui rifugio per tutta la vita.”



    Fonte: https://www.canonepali.net/an-7-50-methuna...porto-sessuale/

    Edited by Ruhan - 18/6/2023, 22:43
  13. .
    «Per il gusto di strappare via anche solo uno o due calderoni di peccatori da portare nella mia Terra Pura, andrei da solo nelle fauci dell'Inferno.»

    ["La Grande Guerra dei Buddha contro l'Inferno", Ikkyu Sojun]
  14. .
    Buddha di drago
    o drago di Buddha?
    Forma o colore
    parole, parole;
    la realtà di tutte le cose
    non sa che farsene di "cose"
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    CITAZIONE (Frantore @ 10/5/2023, 13:41) 
    CITAZIONE (*Francesco @ 10/5/2023, 10:52) 
    cioe' non sono quasi mai, come dire, 'burloni' mentre a me piace esserlo. ridere delle cose della vita, belle e brutte. ironia, che forse e' una forma di compassione (giochiamocela cosi' che ci conviene :lol: ). forse in occidente siamo culturalmente piu inclini a buttarla in caciara a tarallucci e vino di quanto non lo siano gli orientali che sono piu seri

    Mmmh forse dipende...avevo visto in TV una sorta di documentario girato presso un tempio Zen molto famoso in Giappone, sai...di quelli bellissimi per ambiente e struttura, legno e giardino di ghiaia etc.
    C'era un monaco, forse lo stesso "abate", che rideva dall'inizio alla fine, sembrava ubriaco o altro, ma in realtà semplicemente consapevole di quanto fugace sia la vita e di quanto si deve riderne.
    Mi aveva scioccato.

    Non sapresti ritrovarlo, vero?

    Sarebbe bello vederlo.
2030 replies since 11/7/2011
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