Buddhismo Italia Forum

Posts written by Ruhan

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    CITAZIONE (Y. Chakra @ 18/2/2023, 11:28) 
    Non io dicevi in tag che il forum è Un macchina. Magari il computer è questo:

    https://buddhismoitalia.forumcommunity.net/m/?t=62060948

    Parvatah
  2. .
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 09:16) 
    No, non.io, non vorrei sembrare permaloso. (Magari lo sono😂)
    In questi confronti non trovo la voglia reciproca di conoscersi ma solo una volontà di imporsi…non la trovo utile. Magari ha ragione Ruhan. Io resto convinto che il Vangelo porti un messaggio di compassione e che le affermazioni contrarie, benché ricche di esegesi testuale, siano solo giochi mentali.
    Ecco, ci sono ricascato. Basta opinioni mie.

    L'ABC di un qualunque corso base di storia del cristianesimo o di un qualunque manuale a riguardo = solo giochi mentali. Okkkkk :D

    Davide, e meno male che sono io quello che vorrebbe imporsi a tutti i costi; pur di mal-tentare di aver potenzialmente ragione, in mancanza di argomentazioni, arrivi a negare l'evidenza.

    È proprio questo atteggiamento che impedisce qualunque confronto con te: la tua convinzione che le tue opinioni male-informate, i tuoi giochi di parole, i tuoi gusti, possano gareggiare alla pari con tesi basate su studi testuali. Tesi non mie, lo ribadisco. Non invento nulla e non sono per niente originale.

    Io di giochi mentali ne ho visti solo da parte tua, e te li ho anche smascherati. Io mi sono limitato a dire quello che troveresti in un terribile e pedante manuale. Ma forse è troppo libresco lo studio delle fonti. :P
    A questo punto, mi chiedo perché tu ne voglia parlare ogni tot.

    P.s. consiglio "La nascita del cristianesimo" di Enrico Norelli. Pieno di quei terribili giochi mentali chiamati "analisi delle fonti testuali". Ahah
    Buona lettura.

    Edited by Ruhan - 18/2/2023, 10:27
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 07:16) 
    Ciao Ruhan,
    Capisco il tuo punto di vista. Io sono giunto alla conclusione che queste discussioni siano davvero sterili. Mi spiace solo una cosa: non poter io fruire della tua cultura in modo costruttivo, perché l’uso che ne fai non rende piacevole per me il dialogo. Perdita di tempo per entrambi. Ti prometto che date queste considerazioni limiterò al minimo i miei interventi personali, se non stimolati da domande sincere, perché mi accorgo che generano inquietudine non voluta, e contribuirò al forum prevalentemente con suggerimenti di lettura.
    Buona giornata

    L'uso che ne faccio è diverso a seconda dall'atteggiamento del mio interlocutore. Tutto qui.

    Condivido il fatto che siano discussioni che portano a niente (vedi anche la tua citazione di Dostoevskij in tag e qui ribadita con il tuo "io resto della mia opinione"). Buona giornata.
  4. .
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 06:49) 
    CITAZIONE
    L'impressione di tutti è che queste discussioni non stimolino in te il minimo dubbio circa il fatto che,

    Caro Ruhan,
    Tu parli a nome di “tutti”. Ma chi sei? Il responsabile del forum?

    Potranno tranquillamente smentirmi, se lo vorranno. Ma ti è stato detto più volte in tag, sia da Swami che da altri. Specie dopo la tua frase di Dostoevskij. E anche Parvatah ti fece notare, garbatamente, che fraintendevi la compassione in ambito hinduista (sempre in tag).

    Se questa impressione è solo mia (ovvero che tu abbia il vizietto di parlare senza sapere e di fare anche il saccente con chi, a differenza tua, qualcosina la sa sul tema) sono pronto ad essere smentito. :)

    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 06:49) 
    Le tue convinzioni

    Le mie convinzioni? Davidino, ti ho letteralmente citato i riferimenti testuali e la Dottrina della Chiesa, nero su bianco. E parli di "mie" convinzioni? Sei buffo :D

    Apri un manuale universitario e ci troverai le stesse "convinzioni" lol


    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 06:49) 
    Le tue convinzioni libresche e pedanti, da chi vuol dimostrare al mondo quanto ha studiato, non mi fanno né caldo né freddo. Io resto della mia opinione. Ciao ciao

    Davide. Hai citato dei passi evangelici e io ho fatto lo stesso. Non è che perché non hai argomentazioni e hai fatto una figura da cioccolataio, allora — improvvisamente — le citazioni del tuo interlocutore diventano più pedanti e libresche delle tue lol

    Adesso, argomentare nel merito delle tue affermazioni diventa "voler dimostrare al mondo di aver studiato"? E questo, solo perché oso sapere di cosa parlo, a differenza tua? Sei davvero buffo, lo ripeto. :D

    Ciao. E cresci.
  5. .
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 03:04) 
    È sufficiente leggere i grandi mistici come Giovanni della Croce o Francesco d’Assisi per capire la centralità assoluta della compassione nel messaggio cristiano.

    Non stavamo parlando del Gesù evangelico? Che c'entrano mistici vissuti secoli dopo con una esegesi testuale dei Vangeli?

    Ma ti va comunque male, perché quello che dici è semplicemente errato. Entrambi intendono la compassione come semplice "misura" della Fede. Non la compassione da sola, ma la compassione come Fede in atto, come riverbero dell'amore verso Dio (che in Giovanni, addirittura, assume le vestigia retoriche di un vero e proprio sposalizio con Lui).

    Puoi continuare quanto vuoi a mettere tesi in bocca a questo o quel mistico (in maniera vaga), a questo o quell'evangelista o a Paolo (senza dare mai riferimenti testuali precisi). Rimane il fatto che i testi (da te stesso citati) non mettono la compassione in nessuna "assoluta centralità" nel senso in cui vorresti intenderla tu, ma solo come Fede in atto, Grazia operante, Regno di Dio (perdono divino) già operante nel mondo. Non la compassione da sola, ma la compassione come operare della Fede e SOLO della Fede.
  6. .
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 03:15) 
    CITAZIONE
    L'amore verso il prossimo ha senso — per il Gesù evangelico — SOLO con la fede in Dio. Senza, è vuoto.

    Ma avrai sicuramente letto:

    “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. “

    E qual è questa volontà? Proprio quella di cui sopra. Dio è compassione, quindi avere fede e avere compassione sono quasi la stessa cosa. Se ami ti avvicini a Dio (perché a chi “molto ha amato molto sarà perdonato”) e spessissimo si trovano brani in cui è più importante un gesto di carità rispetto a mille gesti devozionali. Infatti ogni essere umano va visto come figlio di Dio, e i gesti di amore verso di lui sono la miglior devozione chiesta da Dio. Questo non lo dico io che non so molto di queste cose, ma i cattolici. Ed è il motivo per cui apprezzo molto il nucleo del cattolicesimo, per avendo personalmente divergenze dottrinali su molte cose.

    Davide, stai facendo una gran confusione. Ti devi essere accorto che l'amore fraterno non è effettivamente l'unica cosa di cui parlino i Vangeli e anzi, che questo va sempre a braccetto con quello verso Dio. Ergo, ti vedi costretto (pur di non ammettere il torto) a dire che — allora — compassione e fede siano la medesima cosa.

    Questo può essere anche sostanzialmente corretto nell'ambito di una vita cristiana (in cui sia presente la Fede) (per quanto si tratti di due momenti "logici" distinti di un pur unico atto di amore verso Dio), ma, appunto, tu vorresti far passare — addirittura — l'idea che la compassione sia Fede e che la Fede sia compassione, in generale. Lo sai anche tu che non è così.

    La compassione di un pagano è forse un atto di Fede verso il Dio cristiano? No. Basta che un pagano abbia compassione perchè questo sia salvo, senza avere Fede in Dio? No.

    Se è vero che — per il cristianesimo — la Fede in atto dà come effetto la compassione (l'amore verso Dio si riverbera in amore verso il prossimo), la compassione, al contrario, non è detto che sia effetto della Fede. E lo ribadisce bene Paolo quando parla di una Legge morale naturale (seguita anche dai pagani infedeli).

    Insomma, è sempre la Fede l'elemento determinante, ovvero che determina di che qualità di compassione si stia parlando, se di una compassione effetto della Grazia divina o no.

    Questa doppia reversibilità tra fede e compassione te la sei inventata tu, per fini retorici. E, sinceramente, non capisco questa tua necessità di forzare i testi e la dottrina. A che scopo? Sembra quasi che tu voglia far quadrare tutto con i tuoi preconcetti o con le tue grandi incomprensioni sul tema. Te lo stiamo dicendo tutti, da mesi. Ma niente. Ora hai scelto di farci visita ogni fine settimana, come il Papa con l'Angelus, e dici anche che queste discussioni funzionano da stimolo? L'impressione di tutti è che queste discussioni non stimolino in te il minimo dubbio circa il fatto che, forse, sarebbe meglio informarsi prima di parlare di un tema. E anzi, fingi di volta in volta di "sapere", quando è evidente a tutti che non sai nemmeno come orientarti sul tema "storia del cristianesimo" o "esegesi dei testi".

    Edited by Ruhan - 18/2/2023, 06:36
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 18/2/2023, 02:59) 
    CITAZIONE
    Non è vero che "la compassione" sia il centro del messaggio evangelico

    “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

    “ Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».»”

    (Questi sono i Vangeli)

    “Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la piú grande di esse è l'amore.”

    Questo Paolo di Tarso.
    La tua idea della Grazia Ruhan è forse più tipica del protestantesimo.

    Sai cosa succede, Davide, a citare cose senza il minimo contesto, facendo cherry picking? Succede che si fanno delle figuracce. Ed è esattamente quella che stai per fare.

    In primo luogo: cosa dimostrerebbero queste citazioni? A parole tue eh.

    La tua tesi della "compassione" come focus del Gesù evangelico? Ti converrebbe leggere meglio quello che posti, non ti pare?


    Prendiamo la tua prima citazione:

    CITAZIONE
    Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

    Vedi forse un'invito alla pratica della compassione scissa dal ruolo centrale di Dio e della fede in Lui? La tua citazione inizia, letteralmente, mettendo al centro dell'azione di salvezza la Grazia concessa da Dio. Non è la tua cara "compassione" a concedere la Grazia, ma Dio. Ma pare che tu non te ne sia accorto. O, forse, speravi che il tuo interlocutore non se ne accorgesse.

    Oltretutto, la citazione da te postata proviene dal Vangelo di Matteo. È buffo, non trovi? Lo stesso Vangelo da cui proviene il passo da me citato che ribadisce la primarietà dell'amore verso Dio:

    «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

    (Matteo 22:37-38)



    Come dici tu? "Questi sono i Vangeli", no? E come mai citi una parte, ignorandone volutamente un'altra che dice l'esatto contrario di ciò che sostieni? E si parla dello stesso Vangelo eh :D


    Ma proseguiamo.
    Poi, viene la parte dedicata alla carità. Si è forse negato che essa sia presente? No. Ho scritto chiaro e tondo che:
    CITAZIONE (Ruhan @ 11/2/2023, 21:00) 
    L'amore verso il prossimo ha senso — per il Gesù evangelico — SOLO con la fede in Dio. Senza, è vuoto.

    La citazione da te postata lo dimostra. La carità evangelica è pensata SEMPRE in relazione a Dio, in relazione alla Grazia/Amore che Lui concede. Mai separatamente.

    In altre parole, è pensabile una carità senza Dio? Certo. Ed è quello praticata dai pagani. Ma tale carità o compassione è priva di capacità soteriologica: non salva. È vuota.

    Al contrario, è impossibile pensare — da quanto si apprende dai Vangeli — una fede in Dio priva di amore, poiché questa è conseguenza naturale della prima.

    Lo dice chiaro e tondo il Vangelo di Giovanni 15:9-10:

    Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 》

    Qui viene utilizzato il parallelo con l'amore di Dio, a mo' di modello esemplare, mostrando una catena causale che procede da Dio: l'amore di Dio produce esemplarmente l'amore fraterno. E questa dipendenza dell'amore fraterno dall'amore di Dio la esprime benissimo 1Giovanni 4:7-8:

    《 7 Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 》



    Anche questa lettera è protestante o, forse, parli a sproposito come al solito?



    Passiamo alla seconda citazione, perché c'è da farsi altre risate (senza offesa eh):

    CITAZIONE
    “ Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».»”

    Commovente, non è vero? Questo passo proviene dal Vangelo di Luca (10:36-37). Peccato che venga dopo un lungo passo (sempre Luca, ma 6:27-38) in cui Gesù invita ad amare il proprio nemico e perdonare. E qual è, di nuovo, l'amore esemplare a cui Gesù fa riferimento? Eccolo:

    《 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 》

    (Lc 6:36-38)



    Nessuna compassione atea, dunque, ma semplice conformazione alla misericordia di Dio ricevuta tramite Fede e Amore verso di Lui. L'amore verso Dio, in altre parole, è necessario perché tu possa seguirne l'esempio. Sarebbe ben strano chiedere ad un non-credente di imitare qualcuno in cui non ha fede. :D
    Non sei convinto? Bene. Sempre dal Vangelo di Luca, proprio pochi passi prima della tua citazione (10:36-37), ecco cosa troviamo in 10:26-28:

    《26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai».》



    I due amori vanno assieme. Mai separati. E il primo è il modello esemplare del secondo (come ribadito in 6:36-38). Non solo è il modello esemplare, ma è anche l'amore verso cui viene posto l'accento preponderante ( come mostrano la serie di rafforzativi retorici "con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente", assenti, invece, per il secondo). E si badi. Qui Luca sta citando il passo di Matteo in cui l'amore verso Dio viene posto come il piú alto e importante comandamento. Si notino le parole praticamente identiche (se si vuole, si faccia il confronto anche nella versione greca):

    «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

    (Matteo 22:37-38)



    I Vangeli vanno letti per intero e i passi vanno contestualizzati nell'insieme generale dei vari passi. Non presi a caso, come fai tu, per far dire loro il contrario di ciò che i testi sostengono. Perché tanto ti si sgama, Davide. Buona fede o non buona fede, ti si sgama. Non stai parlando con il primo venuto.


    Passiamo a Paolo. Sì, perché, con tutti quelli che potevi citare, ti sei andato a impelagare con Paolo che è, probabilmente, il più grande avversario di ogni salvezza ottenuta tramite le opere. :D
    E non solo, hai anche voluto liquidare il tutto come "cosa da protestanti". Purtroppo, anche in questo caso, hai letto ben poco quello che ti sei messo a citare:
    CITAZIONE
    Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la piú grande di esse è l'amore.”

    Davide, lo sai, vero, che questo passo riguarda una serie di discussioni che Paolo intesse circa i carismi ricevuti dallo Spirito Santo? E lo sai, quindi, che questo passo nulla dice riguardo una supposta centralità dell'amore quale elemento cardine della salvezza, ma si limita ad indicare nell'amore (che, in Paolo, è effetto della Grazia) l'elemento senza cui i carismi sarebbero lettera morta? Te la faccio semplice: qui Paolo non sta dicendo che basti l'amore per essere salvati. Qui Paolo sta dicendo che l'amore è la misura della vitalità del carisma ricevuto. Non l'elemento salvifico di per sé. L'amore da solo, senza fede, vale niente ai fini della salvezza. L'amore ha senso solo come misura della vitalità della Fede (e degli altri carismi). Non da solo.

    È l'elemento che permette di distinguere tra la Fede vera e il semplice assenso. Tra i carismi veri (dati da Dio) e i poteri magici. Tutto qua. Ma, da solo, non ha alcuna possibilità di salvare. A salvare è la Fede. Non le opere e non l'amore.

    Io capisco che sia molto facile citare a caso, ma abbi almeno la decenza di leggere quello che posti. È imbarazzante. Ti sarebbe bastato leggere i capitoli prima eh. Non sono nemmeno troppo lunghi...

    In ogni caso, nel passo non viene indicato l'amore quale elemento determinante la salvezza. Qui c'è semplicemente scritto che l'amore mostra se una Fede sia viva (in grado di far accedere alla salvezza IN QUANTO FEDE) o morta, un semplice assenso formale. E lo si capisce inserendo questo passo nel contesto dei capitoli precedenti e successivi. Invito i lettori a farsi un'idea andando a spulciare in 1Corinzi.

    Inoltre, la tua citazione proviene da Prima Lettera ai Corinzi. La stessa lettera in cui è scritto:

    《21Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.》(1Corinzi 1:21)



    Non I sapienti. E nemmeno gli amanti. :D
    Ma i CREDENTI. Non sono parole usate a caso, specie da Paolo (come vedremo tra un attimo).

    Non puoi scindere queste due affermazioni contenute nella STESSA LETTERA. Paolo parla della Carità come Fede in atto e non dice affatto che l'amore (di per sè) sia il focus dell'accesso alla salvezza gratuita concessa da Dio. L'amore, al contrario, ha senso solo come Fede in atto, come prova della vitalità della Fede. È lo stesso Paolo a ribadire la centralità assoluta della Fede. E lo fa infinite volte, anche in altre lettere:

    《Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere della legge.》
    (Romani 3:28)




    l'uomo non è giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno(Galati 2,16)

    Ed è pure la stessa Chiesa a ribadire il tutto. Infatti la Dottrina Ecclesiastica(dato che parli di Cattolicesimo) è chiara nel dire che la Fede è preliminare per l'accesso alla Grazia:

    La giustificazione

    1987 La grazia dello Spirito Santo ha il potere di giustificarci, cioè di mondarci dai nostri peccati e di comunicarci la giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo 219 e mediante il Battesimo》

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia



    Per mezzo della Fede preliminare tu accedi alla Grazia. Ma tale Fede deve essere vivificata e operante, perciò tu - in quanto hai preliminarmente avuto Fede accettando la Grazia di Dio - sei anche chiamato alla Carità:

    《2013 « Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità ». 247 Tutti sono chiamati alla santità: « Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste » (Mt 5,48):

    « Per raggiungere questa perfezione, i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura del dono di Cristo, affinché [...], in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con tutto il loro animo si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo.》

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia



    Infatti, le stesse opere buone devono avere alle spalle una Fede (accettazione libera della Grazia e dell'infusione dello Spirito Santo), dato che le medesime opere buone sono, innanzitutto, ispirate dalla Grazia di Dio:

    《2008 Il merito dell'uomo presso Dio nella vita cristiana deriva dal fatto che Dio ha liberamente disposto di associare l'uomo all'opera della sua grazia. L'azione paterna di Dio precede con la sua ispirazione, mentre il libero agire dell'uomo viene dopo nella sua collaborazione, così che i meriti delle opere buone devono essere attribuiti innanzi tutto alla grazia di Dio, poi al fedele. Il merito dell'uomo torna, peraltro, anch'esso a Dio, dal momento che le sue buone azioni hanno la loro origine, in Cristo, dalle ispirazioni e dagli aiuti dello Spirito Santo》.

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia



    Tu vorresti sostenere che basti l'amore SENZA la Fede. Ma in questo sei confutato — oltre che dalle Scritture, come abbondantemente mostrato — anche dalla stessa Dottrina Ecclesiastica:

    《1993 La giustificazione stabilisce la collaborazione tra la grazia di Dio e la libertà dell'uomo. Da parte dell'uomo essa si esprime nell'assenso della fede alla parola di Dio che lo chiama alla conversione, e nella cooperazione della carità alla mozione dello Spirito Santo, che lo previene e lo custodisce.》

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia



    Come puoi vedere la Giustificazione/Grazia si esprime nell'uomo in due modi inscindibili: 1) attraverso l'assenso preliminare della Fede e 2) attraverso la cooperazione della Carità.

    Le due cose vanno assieme. Non basta la Fede intesa come assenso, MA NON BASTA NEMMENO L'AMORE/CARITÀ SENZA FEDE.

    Tu vorresti sostenere che la Fede è inutile o secondaria, che possa anche non esserci alcuna Fede in Cristo e che basti la compassione fraterna, ma questo oltre ad essere decisamente negato dai Vangeli e dalle Epistole di Paolo oltre che di Giacomo, è negato dalla stessa Chiesa:

    《2017 La grazia dello Spirito Santo ci conferisce la giustizia di Dio. Unendoci mediante la fede e il Battesimo alla passione e alla risurrezione di Cristo, lo Spirito ci rende partecipi della sua vita.》

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia

    《2005 Appartenendo all'ordine soprannaturale, la grazia sfugge alla nostra esperienza e solo con la fede può essere conosciuta. Pertanto non possiamo basarci sui nostri sentimenti o sulle nostre opere per dedurne che siamo giustificati e salvati.

    Fonte: www.vatican.va/archive/catechism_it...La%20grazia



    E la Chiesa non dice nulla di strano scritturalmente parlando, dato che Paolo scrive:

    《Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù (Romani 3:26)



    L'amore ha senso SOLO come Fede in atto. Non come amore preso per sè.

    CITAZIONE
    La tua idea della Grazia Ruhan è forse più tipica del protestantesimo.

    Falso. Piuttosto, sei tu che ti fai confondere dalle accuse protestanti verso la Chiesa Cattolica. Accuse che, spesso, hanno esagerato ed esagerano l'aspetto delle opere nella Dottrina Cattolica per pure finalità propagandistiche o polemistiche. Dalle citazioni da me riportate si vede che non esiste nessuna centralità dell'amore o delle opere di per sé.


    La "mia" idea della Grazia non è altro che quella scritta nero su bianco nelle lettere di Paolo e nella Dottrina di Chiesa, come ho abbondantemente dimostrato con testi alla mano. Cose che, evidentemente, tu non conosci, nemmeno di sfuggita. Eppure vuoi giocare al saccente da mesi, con chi queste cose le ha studiate e continua a studiarle.

    Edited by Ruhan - 18/2/2023, 06:17
  8. .
    CITAZIONE (Parvatah @ 11/2/2023, 18:25) 
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 11/2/2023, 17:19) 
    In teoria dovrebbe essere il centro del messaggio evangelico: i due comandamenti di Cristo…
    Distunguerei i Cristiani dalle “alte sfere vaticane”.

    Come già detto da Ruhan poco tempo fa non credo che il messaggio di Cristo fosse ecumenico nel senso moderno del termine, e neanche le primissime comunità cristiane avevano come centro questa dell'ecumenismo, anzi...

    Le alte sfere vaticane rappresentano ufficialmente il Cattolicesimo... sono coloro che redigono e dirigono da un parte la svolta ecumenica e inclusiva, dall'altra portano avanti ciò che ho detto prima (operazioni missionarie distruttive, nel passato recente e nel presente). Quindi ci sta.

    E non solo. Non è vero che "la compassione" sia il centro del messaggio evangelico. Il nostro Davide cita il doppio comandamento evangelico, ma si dimentica che il primo (amare Dio) è più importante del secondo:

    «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.

    (Matteo 22:37-38)



    L'amore verso il prossimo ha senso — per il Gesù evangelico — SOLO con la fede in Dio. Senza, è vuoto.

    L'amore verso Dio è il centro del messaggio evangelico (un amore collegato all'idea del suo Regno da anticipare sulla Terra etc etc). Quello verso il prossimo è una sua conseguenza, esattamente come la Carità paolina che sgorga dalla accettazione della Grazia tramite la Fede.

    Cosa che anche la dottrina ecclesiastica (giustamente, a livello proprio filologico) ribadisce. Le buone azioni sono — per la Dottrina della Chiesa — effetto della Grazia concessa da Dio. Sono un merito di Dio. Non del singolo, il quale si limita ad agire riempito dalla Grazia accolta tramite la Fede e l'amore verso Dio.

    Lascerei stare i minestroni. Sono pochi quelli capaci di farne di buoni e saporiti e non credo che Davide possa definirsi uno chef.
  9. .
    CITAZIONE (hankchinaski @ 7/2/2023, 22:47) 
    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 5/2/2023, 15:36) 
    Quello anche io. O meglio, io spero e veramente sinceramente, che tutto finisca con la morte, che non ci sia niente. In fondo non siamo lontanissimi da una spiegazione della vita che non chiami in causa null'altro che le leggi del mondo fisico, quindi ci spero che esista e si possa trovare.

    Trovo un po' crudele anche la prospettiva buddhista: posso impegnarmi ma eventuali risultati nelle vite future se li godrà proprio un altro essere. In parecchio tempo che in qualche modo il Buddhismo è nella mia vita penso di avere - ed è cosa recente, un paio d'anni forse - compreso un po' più a fondo le implicazioni dell'assenza di sé. Karma o meno non esisterò più, non fa molta differenza. Salvo che se il Buddhismo è vero in alcune rinascite negative si ha ricordo delle vite passate e i testi dicono che non è per niente divertente, in aggiunta alla sofferenza tipica di quelle rinascite. Non solo ma secondo la tradizione in cui sono rimasto, l'ultima vita è da monaco (la via di mezzo è rispetto ai jaina e altri asceti dell'epoca: per noi è un ascetismo quasi severo) e l'interregno delle terre pure non mi attira granché, perché sono condizionato dall'attaccamento. Dell'ideale altruistico non ne parliamo nemmeno, eccetera. Sul piano di quei temi di raccordo tra la filosofia e la tradizione meditativa che è fonte primaria peggio ancora. L'individuo non esiste più dopo la morte, il karma sono solo le latenze delle azioni eppure non solo quelle ma qualcosa che fa dire ai grandi dotti di stare attenti al comportamento; tanto è vero che la Madhyamaka si è strutturata come la troviamo anche (proprio?) per non far fare quest'ultimissimo microscopico passetto verso il nichilismo.

    Ma nonostante la prospettiva buddhista non la trovi io così attraente, vado per esclusione. Mi crea disagio l'idea del dio delle religioni abramitiche, quindi mi sono allontanato da chiesa e ciborii vari con la rabbia di essermi fatto abbindolare da stupidaggini che altro non sono se non la proiezione dei rapporti genitoriali; la mia speranza che il materialismo sia la spiegazione del mondo è appunto una speranza. In terza battuta per me c'è solo il Buddhismo perché a mia conoscenza è l'unica religione che mette l'individuo al primo posto. Con tristezza ho scoperto che il detto che conoscevo attribuito al Buddha non lo disse ma mi piace lo stesso: qualsiasi sistema di credenze metta qualcosa al di sopra dell'Uomo è destinato a produrre solo male. E al di fuori del Buddhismo non conosco altrettante tradizioni che mi appaiano convincenti.

    E con questo ho alimentato l'OT :) Ma come sempre non so resistere a divagare. Anche qui passo infinitesimo: per la parola "credere" no, non ci credo. Ma appena oltre c'è quella che potrei chiamare sensazione di assoluta verosimiglianza, ovviamente senza alcuna prova a supporto. Se ci fosse crederei.

    Come sempre, le tue riflessioni le trovo illuminanti (a proposito) al massimo.
    Mi aggancio per una piccola uscita di tema provocatoria: e se una persona - illuminazione a parte - scoprisse di essersi avvicinata al buddhismo principalmente per una sorta di fascinazione "estetica" più che per un concreto contenuto spirituale. Sarebbe da condannare?

    Credo che TUTTI si siano avvicinati per una fascinazione estetica. Chi non lo ha fatto è solo perché se l'è ritrovato come tradizione familiare o, comunque, insegnata fin da piccoli.
  10. .
    CITAZIONE (Obi_Wan_Kenobi @ 8/2/2023, 15:07) 
    Non ci credo, è una certezza.

    Immagino che il "non ci credo" significhi che stai dando al verbo "credere" il significato di "opinabile, incerto", come nella frase "credo che potrebbe essere vero".

    In realtà, come detto in precedenza, il verbo "credere" non è sinonimo di "opinione", dato che, anzi, si limita ad esprimere un "ritenere vero" che può essere un "ritenere" incerto o, anche, un ritenere vero con assoluta sicurezza e certezza.
    Quindi, tu "ci credi" con certezza perché (per te) è qualcosa di assolutamente certo. O se preferisci: la ritieni vera e certa. Giusto?

    Ma è certa come il fatto che il fuoco scotta?

    O meno certa?

    Te la sentiresti di paragonare queste due certezze?

    (Non è una domanda provocatoria; voglio solo capire; come detto più volte, non esistono risposte giuste o sbagliate in questo topic; il mio pungolare ha il solo scopo di capire il vostro vero punto di vista, aldilà dei veli delle strutture dottrinali: utilissime, ma in questo topic le buttiamo giù :D ).

    Edited by Ruhan - 11/2/2023, 08:27
  11. .
    CITAZIONE (*Francesco @ 6/2/2023, 09:47) 
    ciao Rhuan

    CITAZIONE (Ruhan @ 2/5/2023, 06:22 PM) 
    Per questo la domanda che farei è: Francesco, tu dici di esserne certo e sono sicuro che tu sia sincero. Ho capito il tuo punto di vista e tu pensi ad una illuminazione light, un cambiamento nel modo di porsi che però non fa miracoli, non toglie ogni afflizione mentale etc. O sbaglio?

    no, direi che mi sono spiegato evidentemente in modo poco preciso. pero' prendimi come al solito con le pinze, non ho nessuna pretesa di nessun tipo, avrei l'aspirazione a isolarmi un poco ma ora non posso per delle responsabilita' che ho deciso di assumermi. sono ovviamente solo opinioni personali e forse anche solo illusioni, chissa'. sono, credo, percorsi individuali per quanto sucettibili di discussione

    penso che ci siano due situazioni che sono piuttosto lontanuccie l'una dall'altra. non mi sentirei di affermare affatto che esista una sorta di 'illuminazione light'. quello che mi sentirei di affermare, mutuando il linguaggio che ho visto essere utilizzato qui sul forum e nei due libri che ho letto sul tema, e' che esiste uno stato 'ordinario' della mente ed uno 'non ordinario'

    nello stato ordinario una persona puo' essere piu' o meno rilassata, piu' o meno concentrata, puo' addirittura meditare anche profondamente ma, secondo me, sempre di stato ordinario si tratta con i conseguenti riscontri fisiologici ovviamente

    penso altresi' che lo stato 'non ordinario' possa manifestarsi, senza garanzia alcuna, nel momento in cui venga meno per un tempo sufficiente l'identificazione con quello che consideriamo essere il nostro io o, girando la frittata, rimanendo nel presente per un tempo significativo vale a dire, in pratica, assolutamente la stessa cosa posto che per stare nel presente l'attenzione deve essere necessariamente rivolta anche a tutti i meccanismi che costituiscono l'io, se no uno sta nell'io e non nel presente. (in occidente, credo parleremmo di 'dissociazione' anche se da noi il termine fa forse brutto)

    nella situazione 'non ordinaria' della mente immagino che venendo meno l'identificazione vengano anche meno le afflizioni che la caratterizzano e succedano anche molte altre cose a livello fisiologico e non. mentre sui 'miracoli' sinceramente non saprei che dirti, sono agnostico: so di non sapere e pertanto e' inutile che mi esprima

    scritto questo mi sembra, ma come sempre e' una mia opinione personale, che la ricostruzione fatta sia anche tutto sommato accettabile, non so se in senso positivo o negativo, da un punto di vista psicologico / neuroscienze 'nostro'

    CITAZIONE (Ruhan @ 2/5/2023, 06:22 PM) 
    Ebbene, ecco la domanda: davanti ai racconti mirabolanti dei maestri e della tradizione, come ti poni (e parlo di cose che vengono riportate anche dallo stesso Dalai Lama nei suoi libri pensati per noi occidentali)? Li prendi per cose tradizionali senza molta importanza?

    mah.. sinceramente li prendo come racconti che talvolta sono anche affascinanti da leggere, gli arcobaleni a morte avvenuta di un maestro, la gente che si rimpicciolisce e scompare ma penso siano - eventualmente (?) - dei fenomeni collaterali forse veri o forse 'romanzati' secondo una specifica cultura, di persone che hanno raggiunto dei risultati enormi assolutamente difficili anche solo da immaginare. hanno probabilmente dimorato nel presente forse per anni. non ho sinceramente la piu' pallida idea di cosa possa succedere, cosa possano avere visto e come si possano essere modificate le energie interne stando cosi' a lungo in un contesto tanto differente dall'ordinario

    non gli do comunque molto peso perche' non fanno parte del mio quotidiano. il punto secondo me centrale e' riuscire a stare nel presente oggi che gia' di suo (per lo meno per me) non e' affatto semplice, anzi, posto che e' l'esatto opposto del comportamento a cui siamo abituati debbo fare uno sforzo deliberato quando ci riesco per un poco. perche' dovrei occuparmi dei cannoni al plasma quando balbetto per dire: 'io speriamo che me la cavo'..? non ha senso secondo me

    CITAZIONE (Ruhan @ 2/5/2023, 06:22 PM) 
    E qualora, invece, tu non avessi una visione "light" della illuminazione, saresti disposto a giurare su di essa — per così dire — "in un tribunale"?

    beh.. non so se quello di cui sopra possa essere considerato un percorso che auspicabilmente porta all' 'illuminazione' e se sia 'light' o meno, ma in entrambi i casi, per quanto a livello intimo e soggettivo sia assolutamente convinto, di certo eviterei di 'giurare su di essa in un tribunale'. anzi per essere precisi non lo farei mai in ogni caso. forse sbaglio, ma troverei che sarebbe una forma di ostentazione che va in direzione esattamente opposta ai presupposti che ne costituiscono le fondamenta

    la 'riprova sociale' in questo contesto a mio avviso non c'azzecca proprio nulla, e' al contrario sintomo assolutamente evidente di aver travisato financo la base piu' elementare in relazione allo scopo (sempre secondo me). finche' ci si confronta in una comunita' anche virtuale trovo che abbia un senso che e' appunto il confronto stesso, la comunita'

    'giurare in tribunale' mi apparirebbe, se non fraintendo il significato delle parole, come un desiderio di attenzione (al quale in questi contesti tipicamente segue quello di utilita' di vario tipo) che non sarebbe viceversa null'altro che la enne-millesima cosa da osservare nel suo nascere, permanere, passare

    spero di aver compreso correttamente le domande e di aver inquadrato, grosso modo, le risposte

    Ciao Francesco.

    Quindi, per te l'illuminazione è dimorare nel presente. Dall'altra, dici che poco ti interessa di ciò che non corrisponde alla tua esperienza quotidiana (cosa che ben si accorda con questo topic). Ma dici anche che il "dimorare nel presente" è per te assai difficile. Quindi, non essendo (il dimorare stabile) una tua esperienza quotidiana, chi ti dice che lo sara in futuro?

    A questo mi riferisco quando chiedo se lo giureresti in un tribunale. Quest'ultimo è una semplice immagine. Hai sovrainterpretato troppo :D
    Nessuna ostentazione.

    Usiamo una immagine migliore: hai davanti a te un oggetto magico. Una brace magica che non brucia se dici la verità. La brace magica è anche parlante e ti chiede se credi nella illuminazione come dimorare stabile nel presente. Tu rispondi di sì. La brace, allora, ti dice: "metti la mano nel fuoco se sei assolutamente convinto di quello che hai detto". Lo faresti?


    O ancora: ci credi come credi al fatto che gettandoti in mare ti bagnerai?

    A questo facevo riferimento con la immagine del tribunale. Dici di crederci: ma ne sei davvero convinto?

    Voglio capire questo. Non metto in dubbio che tu ne sia sicuro, voglio capire quanto tu ne sia sicuro. :P
  12. .
    CITAZIONE (Frantore @ 9/2/2023, 09:24) 
    Ruhan, posso riformulare la questione?
    Perchè posso solo tentare di dire cosa intendo io per illuminazione, in quanto non mi ci ritrovo a dover credere o non credere qualcosa di cui non ho diretta esperienza.
    In sostanza, cerco di fare mio, secondo la mia esperienza e sensibilità ciò che intende esprimere lo splendido haiku di Ungaretti:
    Mi illumino
    di immenso
    .
    Consapevolezza della enormità del cosmo, di quanto io sia piccolo al confronto, di quanto lo sia anche il pianeta in cui abito.
    Lo sbalordimento conseguente al comprendere ciò, dovrebbe annullarmi, creare angoscia e, perchè no, solitudine estrema.
    Invece, il sorgere o il tramontare del sole ancora una volta mi commuove; posso stare ore ad ammirare una montagna innevata, il grande mare, un falò che brucia, un ruscello che scorre.
    Tutto lo spettacolo naturale mi fa stare in pace, sento che non devo aggiungere nulla.
    Se poi riesco ad avere la stessa sensazione anche nelle cose comuni, di tutti i giorni, le incombenze, le situazioni incresciose, le persone di tutti i tipi....bè sono a cavallo.
    Questo intendo io per illuminazione.

    Molto chiaro, come al solito.

    Quindi, non credi alla illuminazione come liberazione da ogni sofferenza nei termini della tradizione?
  13. .
    CITAZIONE (Denomico @ 6/2/2023, 12:45) 
    Bellissimo topic, e anche le risposte sono interessanti, cercherò di dare il mio piccolo contributo.
    Alla domanda se esiste l’illuminazio, la risposta definitiva che posso dare è non lo so, le mie conoscenze mi portano ad entrambi gli estremi, e ciò per alcune ragioni sono sicuro di sì, per altre ragioni sono sicuro del no, e infine credo che la Via di Mezzo è l’approccio giusto. Vi elenco le ragioni:
    -Sicuramente sì: coltivando con la pratica (sbilenca) i quattro fondamenti della consapevolezza, tramite la consapevolezza del respiro, ho appurato che effettivamente i 7 fattori di illuminazione sorgevano e si radicavano, quindi non ho dubbi che continuando a coltivare i 7 fattori dell’illuminazione otterre, per l’appunto l’illuminazione.
    - Sicuramente no: la pratica della saggezza, ovvero cercare (per quanto possibile) di intuire la realtà così com’è, grazie ai continui confronti che ho avuto con alcuni di voi sul forum, soprattutto sulla vacuità, posso affermare che illuminazione è solo una parola che utilizziamo per definire un certo fenomeno. La realtà non conosce questa fantomatica illuminazione.
    -L’appriccio della Via di Mezzo: e questo è un percorso nuovo che provo a fare insieme a voi (stamani ci ho pensato), ossia, l’illuminazione è sicuramente un termine utilizzato per cercare di definire un fenomeno che rende chiunque libero da limiti mentali che ci autoimponiamo e ci impongono, ma lo stesso concetto di raggiungere l’illuminazione è un limite. Mi spiego meglio, forse prendiamo troppo sul serio il concetto di illuminazione e quindi lo limitiamo e costringiamo in compartimenti stagni che nella realtà non hanno riscontro. Può darsi che ognuno di voi abbia assaggiato l’illuminazione, ma non l’ha riconosciuta come tale e credere che non la raggiungerà mai.
    Quindi per me avete tutti le carte in regola per essere illuminati, anzi lo siete già, con la consapevolezza questa vostra natura emergerà a poco a poco e anche ciò che vi circonda via aiuterà nei modi più impensabili.
    Credo di avere espresso il mio pensiero nel miglior modo a me possibile. Buona giornata!

    La tua risposta è interessante. La dividerei in tre.


    1) Da una parte indichi il dubbio che la illuminazione sia ben diversa da quella che ci si aspetta. Insomma. Ci facciamo cattive aspettative.

    Questo, però, implica il non credere alla illuminazione come raccontata dalla tradizione. Quindi, in un certo senso, non credi a quel tipo di illuminazione. O sbaglio?
    Vedremo — nel punto 2 — che, in realtà, tu dici di crederci (probabilmente; mi correggerai se sbaglio), ma semplicemente la rimandi nel futuro come fa la tradizione.

    2) Dall'altra, tu fai riferimento ad un qualcosa che affiora "a poco a poco", quasi che, ok, partiamo da illuminazioni piccole, light, ma andiamo verso una grande illuminazione futura, come liberazione dalla sofferenza. E dici: "con la consapevolezza questa vostra natura emergerà a poco a poco e anche ciò che vi circonda via aiuterà nei modi più impensabili." Ecco. È proprio questa consapevolezza che manca. Nel senso che non vedo ragioni per cui dovrei averne "consapevolezza", non sembrandomi per nulla palese o certa. Nemmeno nelle sue versioni "light".

    3) Infine. Va bene. Hai capito che la illuminazione è solo una parola e che, invece, è il togliersi limiti concettuali etc. Ma anche questa è una impresa gigantesca per degli esseri viventi che non possono uscire da una struttura fatta di giudizi (A è B). Quindi, ti domando: sei sicuro di questa possibilità con la stessa sicurezza con cui credi che la pioggia ti bagnerà?

    Non voglio sapere quanto tu sia vicino o lontano dall'accettare la "consapevolezza" della illuminazione, ma se ci credi davvero.

    Ho percepito nella tua risposta come dei limiti dettati dalla paura di dire qualcosa di contrario al buddhismo. Quasi non volessi offendere il piccolo monaco in te. Lo scopo di questo topic, invece, è quello di "sbragarsi".
  14. .
    CITAZIONE (Rinchen @ 7/2/2023, 21:09) 
    Intervengo per la serietà della tua persona e la mia risposta come in passato sarà breve e ironica.

    Assolutamente si, ci credo, ma ne avrò le prove solo il giorno in cui mi diranno “Rinchen Dorje, mi dispiace le restano solo 6 mesi di vita”.

    Ti ringrazio e ricambio la stima, come sai. :)
  15. .
    CITAZIONE (swami chandraramabubu sfigananda @ 5/2/2023, 18:47) 
    @levalier: non so dove e come tu abbia sviluppato perplessità sulla compassione, ma il ridottissimo traffico del forum non aiuterebbe a formarsi un'idea dei termini del problema e soprattutto il loro peso reale. Ripeterò sempre che una presentazione corretta dell'argomento per la civiltà europea deve essere ancora scritta e dovrà basarsi sulla costruzione di un contesto condiviso. Solo allora sarà possibile disinnescare sul nascere paralleli e false concordanze con l'idea che ne possiamo avere "grazie" (ironico) al Cattolicesimo e un po' meno il resto del Cristianesimo. Chiunque avesse sviluppato antipatia per l'argomento a partire qui dal forum forse non lo avrebbe fatto se avesse avuto più utenti attivi e più diversificati quanto a scuole, anzi, semplicemente buddhisti o almeno neutrali senza preconcetti.

    @ruhan: avevo aggiunto proprio un paio di frasi sul nominalismo poi perdute perché oggi la connessione è pessima. Esprimevo il dubbio se Nagarjuna, Chandrakirti e i grandi filosofi buddhisti avessero potuto sviluppare un nominalismo che portasse a una forma di nichilismo, intendo da un punto di vista tecnico. Ovvero sviluppare una filosofia più o meno radicalmente nominalista che si accordasse con una visione puramente materialista senza fare violenza a quello che dovrebbe sempre essere un edificio di pensiero con una sua eleganza. Ovviamente non lo fecero. La prima autorità è ovviamente quella esperienziale e di tradizione ma che comunque sempre si basa su resoconti tramandate riguardo esperienze. Sui falsi maestri e soprattutto forme di auto illusione ovviamente non posso dire niente, salvo episodi che ti riferii, nello specifico anche quello in cui cascai pure io nonostante tutta la prudenza che tento di esercitare. Non leggo la mente degli altri quindi chi lo sa cosa c'è dietro l'apparenza? Ho anche conosciuto figure che non riesco a chiamare maestri, anche gheshe con tanto di esami certificati che poi hanno sbroccato. Ma anche alcuni che secondo me avevano il "quid". L'inquadramento che posso dare di questo deriva da quel che ho capito di testi e spiegazioni: viviamo nel kali yuga, anche se questo è considerato l'eone più fortunato mai esistito e che mai esisterà. Immagino che la vita umana su questo pianeta sia una specie di trampolino e che la maggioranza degli esseri che riescono ad avere una vita successiva più vicina all'illuminazione non rinascano qui. Chiaro che da qui a scenari da catechismo (nel senso che la dottrina avrà elaborato posizioni più articolate) tipo che la vita è una prova eccetera, che mi lasciano perplesso c'è un abisso. Ma potrebbe semplicemente essere il risultato di leggi naturali: come i salmoni risalgono i fiumi perché le condizioni per riprodursi sono in un certo posto, i giochi veri si fanno altrove, in altri stati di esistenza o anche pianeti se si riprende la forma umana. Rari esseri, molto rari, forse in questo momento una ventina, ci riescono qui oppure tornano (se ci si crede) per dare una mano a chi ha il karma per rivolgersi a questi temi. Ovviamente spero di non aver bisogno di dire che sono riflessioni senza alcun elemento fattuale. Sono sempre diviso in due tra una visione materialista della realtà e la paura che esista qualcosa dopo la morte.

    Non lo svilupparono, credo, perché il nominalismo mal si accorda con il prendere sul serio un significante quale la parola "materia" e credere che ad esso appartenga un significato realmente rintracciabile nella realtà. Il "significato", per il nominalista, non è un giudizio di natura teoretica. Non dice come il mondo sia. Dice, invece, quale sia il nostro approccio tecnico-pratico ad esso. Descrive solo nella misura in cui deve orientare la nostra azione, affidando ruoli (significati) utili a tale orientamento. Ma si tratta sempre di descrizioni "utili", provvisorie (utilizzabili fino a che saranno utili). Insomma. Anche ciò che inseriamo nella classe "materia" ha valore (per il nominalista) unicamente euristico e non ostensivo, teoretico.

    Un nominalista "materialista" dirà, al massimo, che tutti i concetti riferibili a sfere "oltre il materiale", sono del tutto inutili per i fini pratici umani. Cosa che, chiaramente, Nagarjuna e compagnia non avrebbero mai potuto credere. Si parla, però, sempre e solo di scelta di finalità e di scelta di mezzi utili (concetti, teorie, parole etc) a raggiungerle. In questo, il nominalismo radicale di Nagarjuna (mai esistito in Occidente, almeno fino al Novecento) si avvicina anche a certo pragmatismo. Perché dico che, in Occidente, mai si vide un nominalismo tanto radicale ed elegante come quello di Nagarjuna e seguaci successivi? Perchè, da noi, il nominalismo si ridusse sempre e solo ad una critica verso gli universali. Anche il più radicale dei nominalisti europei non fu altro che un nominalista dimezzato. Roscellino nega la realtà di tutti i concetti universali, ma solo per poter affermare — per contrasto — l'esistenza delle "sostanze" individuali (contro quelle universali, inesistenti): insomma, la parola "Uomo" non corrisponde a niente di sostanziale, ma la parola "Swami" corrisponde a qualcosa di sostanziale e reale: un nominalismo dimezzato, che non supera il sostanzialismo alla base dell'ontologismo occidentale (fin dai presocratici il problema fu sempre sostanzialista e la risposta idem: quale principio sostanziale sta sotto — come vuole l'etimologia di "sostanza" — la realtà e le fa da base? Roscellino si limita a fare questa domanda in modo solo diverso: quale sostanza sta alla base delle parole?). Butta via la natura sostanziale dei concetti universali, ma non quella dei concetti "individuali", credendo di trovarne la sostanza nella realtà.

    Affermare l'esistenza delle sole sostanze individuali fa molto "tizio concreto e pragmatico", vero? Beh. Non per un Nagarjuna o un Chandrakirti, come saprai meglio di me. Perché significa attribuire alla realtà delle idee (chiamate "sostanze") credendo che esse esistano veramente là fuori: che là fuori esista, ad esempio, la definizione di "tavolo", a mo' di definizione compatta, come se là fuori davvero ci fosse una sostanza "tavolo" che si comporta come l'idea di "tavolo" nella nostra testa, ovvero dotandosi di una identità precisa, definita, di un chè di "questo-tavolinità", quasi che alla realtà freghi qualcosa che chiamiamo una sua porzione in un certo modo e la usiamo in un certo modo anziché un altro. È come credere che lo spettro delle nostre idee infesti la realtà e vaghi per il mondo in cerca di vendetta.


    Oltretutto, Roscellino, negando le sole parole riferite ad universali, si trova ad affrontare parecchi problemi. La sua teoria funziona fintanto abbiamo a che fare con parole quali "Piero" o "Filippo"; ma come lo chiami "individualmente" un tavolo se non con una parola riferibile ad un universale (la parola "tavolo", appunto)? "Questo" tavolo? Beh. Roscellino non ha fatto in tempo, essendo morto circa 800 anni prima, ma se avesse letto le pagine iniziali de "La Fenomenologia dello Spirito" del signor Hegel, si sarebbe accorto (scherzo, ovviamente; lo sapeva benissimo) che pure le parole "questo" o "qui" si riferiscono a molteplici "questo" e molteplici "qui", risultando (anch'essi) degli universali di fatto.

    E che dire del fatto che il nome "Piero" può riferirsi a tutti i "Piero" esistenti?

    Insomma. Credo che Nagarjuna e compagnia non abbiano accolto una via materialista semplicemente perché da loro ritenuta "non nominalista" o — nel loro linguaggio — "non-media", troppo sostanzialista (caratteristica di tutti gli eccessi di cui parla il buddhismo (come saprai meglio di me PT.2 :D ) e troppo "teoreticista", non pratica.

    Chiaro. Non è detto che abbiano ancora ragione, dal momento che non tutti i materialismi sono uguali e taluni di questi hanno forti componenti pragmatistiche. Vedi la Seconda Tesi su Feuerbach. La riporto per intero nello Spoiler.

    «La questione se al pensiero umano appartenga una verità oggettiva non è una questione teoretica, ma pratica. È nella prassi che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere immanente del suo pensiero. La disputa sulla realtà o non - realtà di un pensiero isolato dalla prassi è una questione puramente scolastica.»

    Credo che Nagarjuna la avrebbe sottoscritta QUASI per intero. Dico QUASI, perché la parte in cui dice "è nella prassi che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere immanente del suo pensiero" presuppone che il potere pratico di una teoria, dimostri che essa descriva effettivamente la realtà, ovvero che quest'ultima corrisponda alla teoria. Nagarjuna è più radicale. Per lui la "verità" si limita al suo potere pratico. Quest'ultimo non dimostra qualcos'altro (ovvero, la corrispondenza effetiva tra pensiero "vero" e realtà), ma semplicemente che tale verità è utile. Punto. Null'altro. Non c'è il salto da euristico a ostensivo. Il potere pratico della verità non dimostra nulla. Mostra solo l'utilità pratica di tale verità.


    Edited by Ruhan - 11/2/2023, 08:25
2030 replies since 11/7/2011
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