Il Vajrayana e la Devozione

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  1. JeSuis
     
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    Mi piacerebbe discutere di questo aspetto dell'insegnamento che tra l'altro e' comune a tutte le tradizioni ma che nel Vajrayana, dato anche il gravoso impegno di una pratica piuttosto complessa, assume un aspetto molto, molto diverso che quello della devozione di un Bhakta (Yogi).

    La Devozione fine a se stessa crea grossi problemi agli esseri umani perche' si convincono che solo la loro divinita', solo il loro capo spirituale sia Dio in terra.
    Ne abbiamo diversi esempi nella storia e nel mondo religioso attuale.
    La devozione in questo caso e' qualcosa che ha piu' a che fare con forme patologiche di comportamento che altro. Il bisogno di assoluto, di un genitore perfetto (che non esiste) porta ad idealizzare, mitizzare, una qualche figura umana ritenuta divina.
    Ogni volta che ho avuto a che fare con persone particolarmente devote mi sono ritrovato di fronte a persone dogmatiche, rigide, chiuse, fanatiche..che in questo modo evitavano di guardare veramente dentro a se stesse. E' piu' facile infatti fare i devoti che i praticanti. Ho notato che nei centri di Dharma questa cosa e' un veleno mortale che blocca il praticante.
    Per fortuna ho avuto Maestri che non volevano essere visti come un "Generale" e che si lamentavano della ridicola devozione di molti dei loro allievi.
    Un vero Maestro apprezza la vera devozione, cioe' il mettere in pratica il suo insegnamento.
     
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    Shankar Kulanath

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    Bene, JeSuis mi ha preceduto. Avevo intenzione di aprire un topic come questo.

    Devozione non significa pensare che il proprio maestro abbia sempre ragione in tutto ciò che dice. Provare una devozione autentica quindi non significa di per sè diventare dogmatici. E' un amore autentico per il Maestro, che porterà ad "assorbire" velocemente buona parte delle sue qualità, ed ispirerà a praticare molto più e molto meglio. Senza devozione non c'è Vajrayana. Senza il Lama, non esistono gli Yidam. Tutti i grandi realizzati del passato hanno avuto dei maestri, e provavano autentica devozione verso di loro. La devozione di Milarepa verso Marpa è solo uno dei tantissimi esempi che si possono fare. Il Guru Yoga, la pratica in cui si unisce alla mente illuminata del Lama, è l'essenza del sentiero del Vajrayana. Tutte le pratiche degli Yidam in realtà sono forme di Guru Yoga: tutti gli Yidam in essenza sono inseparabili dal Lama. Nello sviluppo interiore non esiste forza più potente della devozione!

    Provare devozione autentica inoltre non porta necessariamente a settarismi o all'esclusivismo. Quella non è devozione autentica, ma è una devozione cieca e superficiale. La devozione autentica non è attaccamento quindi verso le parole, o la presenza fisica del Lama. La devozione autentica non viene provata verso un Lama, andando ad escludere gli altri. La devozione autentica diventa qualcosa di incondizionato. Se la devozione è infatti condizionata solo da una persona in carne ed ossa, che ha una certa personalità, ha certe preferenze e via dicendo, questa sarà una devozione "personale" e quindi, presumo, non liberatoria. Comunque da qualche parte bisogna cominciare, e non tutti proveranno fin dall'inizio una devozione davvero così pura. E' anche a questo che serve la pratica del Guru Yoga.

    Edited by AuspiciousMerit - 26/5/2008, 17:56
     
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    Abicetta in un altro topic aveva fatto questa citazione, dal libro "Maestro discepolo", di Lama Gendun Rinpoche:

    "L'incontro tra un maestro perfetto e un perfetto discepolo è un evento molto raro; se ne vedono ben pochi, è come distinguere le stelle in pieno giorno! Quindi per forza, ci sono delle situazioni di compromesso. Se il maestro non ha molte virtù ma ne ha molte il discepolo, la cosa non è tanto grave; difatti, se tutto sommato il maestro è un uomo ordinario, ma il discepolo, grazie alla sua fiducia, ne percepisce la natura di Buddha, egli trarrà da questa relazione la benedizione della mente risvegliata. In tal caso il maestro sarà solo un vettore di trasmissione. E' dunque la devozione del discepolo che fa tutto, e in questo caso il maestro è solo un corpo che consente al discepolo di focalizzare la propria devozione. Grazie a questa eccezionale fiducia, il discepolo riceve la benedizione della mente risvegliata da questo maestro che non èdel tutto perfetto. La faccenda è più delicata quando si tratta del caso opposto: se il maestro è pienamente realizzato ma il discepolo non ha neppure l'ombra di una qualità, non c'è niente da fare, perchè il discepolo vedrà in lui solo un essere ordinario. La sua errata percezionenon gli consentirà di riconoscere la natura risvegliata del maestro; potrà addirittura proiettare i propri difetti su quel supporto che è ilmaestro. L'ideale, comunque, è cheil discepolo abbia molte qualità, e che incontri un maestro perfetto; se però non ciu riusciamo, possiamo accontentarci di un maestro un pò meno perfetto!"
     
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  4. JeSuis
     
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    CITAZIONE (AuspiciousMerit @ 26/5/2008, 17:22)
    La devozione di Milarepa verso Marpa è solo uno dei tantissimi esempi che si possono fare.

    La devozione di Milarepa era concreta, egli sviluppo' e realizzo' il senso delle istruzioni ricevute.
    La devozione e' ipocrisia senza la pratica....cosi come la compassione (Upaya) e' falsa senza la saggezza che viene dalla corretta comprensione della vacuita' (Prajna).

    Si riconosce una falsa devozione dalla presenza del dogmatismo, e se devo proprio essere sincero nei centri di Dharma ho visto sempre questa forma di devozione prevalere, cioe' quella di chi fallisce nella pratica per pigrizia, indolenza, vizio...per cui preferisce rimanere come e' facendo il devoto a vita.
    Praticare vuol dire mettersi in gioco e non e' uno scherzo.
    I potenti metodi del Vajrayana fanno andare fuori di testa chi non ha una motivazione pura...ma anche chi non e' pronto, cosi al primo ostacolo ci si rifugia nella cieca devozione, nello studio...tutte pratiche che sono ottima pastura per l'ego spirituale se slegate da una comprensione autentica.

    Il Buddismo Tibetano non e' in una buona situazione, ha fallito su molti fronti. Chiunque ne conosce bene la storia sa questo, tuttavia e' possibile fare in modo che questo grande tesoro non vada perso per sempre.

    La vera devozione non e' cieca, ma ha una vista molto sottile e penetrante, non si nutre di propaganda, di feticci, di slogan, di falsi miti..ma si estrinseca in ogni istante di percezione nella Vita perche' il Lama altro non e' che ogni apparenza fenomenica e il sostrato da cui l'intera realta' emerge.
    Guru Yoga e' questo, il riconoscimento dell'indifferenziazione del Lama con la Realta' tutta.
    Quindi la vera devozione e' la correta comprensione del Bodhicitta Assoluto....ossia il rispetto del Samaya.
     
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    CITAZIONE
    La devozione di Milarepa era concreta, egli sviluppo' e realizzo' il senso delle istruzioni ricevute

    Lui aveva una grandissima devozione verso il suo Lama anche prima di ricevere le istruzioni, figuriamoci di realizzarle.

    CITAZIONE
    La devozione e' ipocrisia senza la pratica

    Sì, concordo abbastanza

    CITAZIONE
    cosi come la compassione (Upaya) e' falsa senza la saggezza che viene dalla corretta comprensione della vacuita' (Prajna).

    Non penso che sia possibile paragonare ciò con quello che hai detto prima. Sono cose diverse. Vuoi forse dire che le persone che non hanno realizzato niente sulla vacuità (cioè quasi tutte) sbagliano quando provano compassione verso un essere che soffre? JeSuis, se si percorre un sentiero non si può partire dal traguardo.

    CITAZIONE
    Si riconosce una falsa devozione dalla presenza del dogmatismo

    Questa cosa non mi convince. Capisco ciò che intendi, e rispetto il tuo punto di vista, ma ci sono molte sfumature.

    CITAZIONE
    I potenti metodi del Vajrayana fanno andare fuori di testa chi non ha una motivazione pura...ma anche chi non e' pronto

    Sì, ma questo è vero per persone che praticano a tempo pieno.

    CITAZIONE
    cosi al primo ostacolo ci si rifugia nella cieca devozione, nello studio...tutte pratiche che sono ottima pastura per l'ego spirituale se slegate da una comprensione autentica.

    Una buona conoscenza del Dharma, se si ha una motivazione pura, non fà mai male. Anzi, se devo dirla tutta, quella che tu chiami "devozione cieca" l'ho trovata specialmente in persone che non hanno una buona conoscenza del Dharma.


    CITAZIONE
    Guru Yoga e' questo, il riconoscimento dell'indifferenziazione del Lama con la Realta' tutta.

    Sì, ma prima di realizzare questo bisogna avere un maestro in carne ed ossa. Questo è il punto di vista del Vajrayana.
     
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    Ho sempre dato una grande importanza al Maestro.
    Forse, inizialmente, cercavo di vederci un qualcosa
    di sovrumano, di potente, di diverso dai semplici umani.
    Cercavo di scoprire se aveva qualcosa che potevo osservare
    e dirmi, 'ecco, questo è un Illuminato'.
    Ma in pochi giorni, questa visione si è sfatata.
    Era un normale uomo che viveva con noi e ci insegnava delle cose.
    La differenza tra il Maestro e noi 'discepoli' mi è apparsa chiara
    un giorno, che invece di essere nella sala della meditazione,
    ci siamo ritrovati, solo un gruppetto, nel piccolo soggiorno della
    sua abitazione.
    Avevamo terminato, di mattina, dieci giorni di corso.
    Nel pomeriggio, non ricordo nè come, nè perchè'
    ci siamo ritrovati con lui. Assieme a lui c'era una monaca
    che fungeva da traduttrice, ed ecco la sorpresa,
    capivo qualcosa di francese, ma di inglese ero proprio digiuno.
    La traduzione era in inglese. Un amico tentava di aiutarmi.
    Comunque, ad un certo punto, decisi di fare una domanda
    al Maestro, ne avevo così tante!
    Il Maestro anzichè rivolgersi alla traduttrice, mi guardò,
    rimase in silenzio sorridendomi, e poi 'mi lanciò contro
    le sue braccia'!
    Iniziò a parlare ed a gesticolare in maniera 'visibile',
    cosa che non faceva quasi mai.
    Mi accorsi che ci fu un certo silenzio, come di imbarazzo da parte dei
    presenti e della traduttrice, ch, visto che il Maestro
    continuava a parlare, con l'attenzione verso di me, non sapeva
    se tradurre o cosa fare....
    Quell'istante mi è servito per capire l'importanza del Maestro.
    Quell'istante mi è servito per dare l'importanza necessaria al Maestro.
    Quell'istante mi è servito.
    Evito di descrivero ciò che è avvenuto in me, perchè personale.
    Dopo un paio di minuti, la monaca, gli ha tirato la
    tunica per attirare la sua attenzione.
    Ma con me aveva finito.
    Si voltò verso di lei, e fece una faccia come per dire 'e tu chi sei?'
    Poi guardò gli altri con occhi sopresi, e si mise a ridere, coinvolgendo anche gli altri.
    Tra i presenti c'erano alcuni miei amici, che quando uscimmo,
    mi chiesero cosa fosse successo.
    Era stato sicuramente un momento forte, un momento unico.
    Ma ciò che è successo potrei spiegarlo soltanto
    con parole, e parole non ve ne erano.

    Rimane il fatto che il Maestro occupa una parte importante
    per chi segue un sentiero, e l'idea 'uccidi il buddha' è una
    idea grandiosa e profonda, così profonda che forse,
    un giorno capirò anch'io, ma per adesso mi è necessario.
    Il Maestro è una necessità.
    Se poi lo si porta su un altare per adorarlo
    come un dio d'Indra è un'altra cosa.

    Mi inchino al mio Maestro,
    che accoglie la mia devozione.

    :namastè*:





     
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  7. JeSuis
     
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    Complimenti Pietro. :applauso*:

    Un giorno il mio Maestro, un Lama senza galloni ma con una lunga esperienza, ci trasmise la Mahamudra. Io quel giorno avevo sonno..ed era colpa mia: mi ero mangiato troppa torta al cioccolato..a pranzo. Il Lama aveva fatto una smorfia quando avevo portato la torta al cioccolato, comprata nella migliore pasticceria della zona e pagata molto cara, io non avevo capito la sua smorfia, daltronde era il compleanno di qualcuno e per quelo avevo portato la torta.
    Capii dopo pranzo...col sonno che mi venne proprio nell'ultima sessione del ritiro, quella in cui il Lama avrebbe dato le istruzioni della Mahamudra.
    Durante l'insegnamento mi addormentavo e mi risvegliavo. Avevo un sacco di pensieri negativi. Dentro di me pensavo : ma che cazzo ci sto a fare qui, ma che dice questo, ma che cosa me ne frega di queste cose.....La mente intorpidita.....
    Alla fine del ritiro tutti erano contenti perche' l'insegnamento era stato belissimo, ma io ero incazzato e triste.
    Ad un certo punto mi sentti toccare alle spalle, mi girai ed era il Lama che con una mano alzata fece il gesto di tirarmi un ceffone.
    In quel momento non so bene cosa acadde ma mi risvegliai e ottenni la trasmissione della Mahamudra. Cosi mi misi a parlare felice e contento con tutti gli altri del bellissimo ritiro appena concluso.
     
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  8. JeSuis
     
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    CITAZIONE (AuspiciousMerit @ 26/5/2008, 19:26)
    Non penso che sia possibile paragonare ciò con quello che hai detto prima. Sono cose diverse. Vuoi forse dire che le persone che non hanno realizzato niente sulla vacuità (cioè quasi tutte) sbagliano quando provano compassione verso un essere che soffre? JeSuis, se si percorre un sentiero non si può partire dal traguardo.

    Voglio dire che il sentimentalismo non porta da nessuna parte...per questo il Buddismo non e' una via devozionale, per questo sin dall'inizio si pratica la meditazione (il cui frutto e' da subito Prajna).

    CITAZIONE
    Questa cosa non mi convince. Capisco ciò che intendi, e rispetto il tuo punto di vista, ma ci sono molte sfumature.

    Il Dogmatismo e' dogmatismo, punto e basta. Se e' presente qualcosa non va.

    CITAZIONE
    Sì, ma questo è vero per persone che praticano a tempo pieno.

    Gia' perche' c'e' anche chi pensa che la pratica sia star seduti a far la Sadhana e il resto della Vita sia Samsara....sapessi quanti ne ho visti in questo miserabile stato.....anche dopo decenni di pratica.
    Non separare la Vita dalla pratica, mai.
    La pratica e' a tempo pieno, sempre, 24 ore su 24.


    CITAZIONE
    Una buona conoscenza del Dharma, se si ha una motivazione pura, non fà mai male. Anzi, se devo dirla tutta, quella che tu chiami "devozione cieca" l'ho trovata specialmente in persone che non hanno una buona conoscenza del Dharma.

    Conoscere il Dharma, senza la pratica, non serve a niente, a meno che tu non sia un Gelug.. :rolleyes:
    Humkara non conosceva che la sillaba HUM, era un semplice pastore e la senti cantare da uno Yogi.....




    CITAZIONE
    Sì, ma prima di realizzare questo bisogna avere un maestro in carne ed ossa. Questo è il punto di vista del Vajrayana.

    Certo ma non separare il Lama dalla Realta', questo mi e' stato trasmesso sin dall'inizio.
     
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    non posso esprimere quanto piacere mi prova leggere le vostre parole..
    mi trovo d´accordo con jesuis.. i veli della mente ci accompagnano in ogni momento della nostra vita.. alla mente non gli frega se stai a lavoro o a dormire o a giocare con gli amici essa e´ sempre presente incontrollata e non..
    mi rimarranno sempre nel cuore quelle parole " Le volpi hanno le loro tane, e i 48 uccelli hanno i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha alcun luogo ove poggiare il capo e riposare" io riferisco queste parole sempre alla pratica.. non importa dove siamo cosa facciamo ci sara´ sempre da lavorare verso il Meglio verso l´Oltre..
    la saggezza dovra´ necessariamente "overflowing" (aiuto non mi viene il termine italiano.. :D ) ad un certo punto del cammino..

    riguardo il disprezzare il maestro non ci sta maestro e discepolo ma "pezzi di se´" che son in comune tra i due e son un Uno.. noi siamo attitudini tendenze stati che non possono essere sempre divisi..
    se si diventa troppo attaccati al maestro invece ci si concentra sul fatto che ci lasciera´ che non e´ sempre la´..che io son io e lui e´ lui..
    le meditazioni a quanto ho verificato vanno fatte contrarie al tipo di mente in modo da bilanciarla.. se avversione trovare i punti in comune se attaccamento trovare i punti non in comune e/o lontani da noi..
    quindi son d´accordo con il dire che l´importante e´ la pratica.. (nel caso invece si pratichi troppo l´importante e´ na bella penichella :P )
     
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    Insegnamento del precedente Jamgon Kongtrul Rinpoche:

    Il Lama - la fonte della benedizione

    Gli insegnamenti buddhisti possono essere suddivisi in via del sutra e via del tantra. La via del sutra e' basata sulle cause, e quella del tantra sugli effetti. Si tratta in entrambi i casi di usare una via per liberare noi stessi da una visione dualistica in modo da poter raggiungere lo stato di liberazione. Sulla via del sutra si analizza come prima cosa la causa che porta ad una visione dualistica. Si scopre che la radice di questa visione dualistica e' l'aggrapparsi ad un "io", la nostra ignoranza. Poi si continua l'analisi. Da dove proviene questa idea? Qual'e' l'essenza dell'aggrapparci ad un "io"? Quali sono i suoi segni? Cosa ne e' la causa, etc.? Infine, si arriva alla conclusione che la propria identita' non esiste veramente. Sulla via del sutra, si inizia con il comprendere che ora noi ci troviamo in una condizione piena di sofferenza e se ne cerca la causa. La si ritrova, questa causa, nelle azioni compiute in precedenza. Si mette poi in questione che cosa ha condotto a tali azioni ed il karma che da queste risulta. Si scopre che le nostre emozioni di disturbo sono la causa, e che queste a loro volta sono provocate dalla nostra visione dualistica e dal nostro aggrapparci ad un "io". Quindi, si arriva al punto di riconoscere che aggrapparsi ad un "io" e' la causa di tutte le nostre esperienze. Basandosi su questa comprensione, si segue la via del sutra, sulla quale principalmente si tiene fede alle regole di disciplina inerenti al corpo ed alla parola. Inoltre, si arriva ad una comprensione della dipendenza mutua di tutte le cose, e che queste intrinsecamente non esistono. Come terza cosa, si prova ad ottenere un atteggiamento benevolo verso gli altri esseri.

    Quindi, sulla via del sutra si procede analizzando le cose, investigando le cause. Si applicano i diversi metodi basandosi sulla comprensione che deriva da cio'. In tal modo si arriva al punto di essere liberi dalla sofferenza. Si ottiene la liberazione ed anche lo stato di onniscienza. Questo percorso e' comunque molto lungo. Si dice che con la via del bodhisattva ci vogliono tre kalpa infiniti per ottenere la buddhita'. Sulla via del tantra, il Vajrayana, si procede in modo completamente diverso. Non si analizzano le cause, si lavora direttamente con la propria esperienza. Per esempio quando insorgono delle emozioni di disturbo non si analizzano le loro cause ma le si sperimenta direttamente e si raggiunge il punto nel quale si e' capaci di trasformarle. Per questa ragione e' detto che questa via funziona con il frutto (il risultato) ed e' quindi una via molto veloce. Il risultato che si ottiene con le due vie e' lo stesso: ci si libera dalla sofferenza ed i turbamenti interiori cessano, si ottiene la realizzazione. La differenza tra le due vie e' solo il modo in cui si pratica.

    La via del tantra inizia da condizioni diverse rispetto a quelle del sutra. Questo percorso e' adatto solo per quei praticanti che hanno le capacita' piu' alte, dato che si lavora direttamente con le emozioni perturbatrici senza analizzarne le cause. D'altro canto si dice anche che in questo periodo degenerato questa via e' adatta a quelle persone che hanno le piu' forti emozioni perturbatrici. Il motivo e' che queste persone non hanno la pazienza di accumulare meriti su un periodo di tempo lungo e per praticare la via del bodhisattva. Semplicemente non ce la fanno. Se veramente gliela si fa a praticare la via del tantra e si e' in grado di occuparsi delle agitazioni della propria mente, questo e' un cammino molto veloce. Cio' nonostante, non si raggiungera' la buddhita' in pochi giorni o pochi anni.

    Si dice sempre che nel Vajrayana si tratta di portare le esperienze e le apparenze impure ad un livello puro. Questo non significa comunque che questa trasformazione consiste solo nel pensare o nel credere che le cose sono pure. Si tratta piuttosto di trasformazione in senso vero. Per essere in grado di farlo si ha bisogno delle "tre radici" (fonti) di benedizione, di realizzazione e attivita'. La fonte, o radice, di benedizione e' il lama. La radice della realizzazione (siddhi) e' l'yidam. La radice dell'attivita' sono i protettori del dharma. Il lama e' la fonte piu' importante tra le tre. Yidam e protettori sono manifestazioni del lama. Nessun yidam o protettore e' separato dal lama. Per questa ragione il lama ha un significato molto speciale nel Vajrayana. Per poter comprendere questo e' di beneficio tornare a considerare la via del sutra. Qui si fa affidamento su un maestro o su un amico spirituale che ci mostra il percorso. Si pratica secondo le spiegazioni di questi maestri ed in questo modo si progredisce sui vari livelli di bodhisattva e sui cinque percorsi (accumulazione, unione, capacita' di vedere, meditazione, interruzione dell'apprendimento).

    Nel Vajrayana il maestro ha un significato molto piu' importante. Non lo si vede semplicemente come qualcuno che mostra la via, ma lo si vede come il Buddha stesso. Con questo atteggiamento la benedizione del lama puo' arrivare alla mente in modo diretto, maturare e risvegliare il flusso della mente. Perche' questo sia possibile si ha bisogno di due elementi. Da un lato si deve praticare e dall'altro ci si deve aprire al lama e veramente vederlo come il Buddha.

    Sulla via del sutra si trattano le proprie azioni in modo molto consapevole. Ci si sforza di evitare le azioni negative e di fare solo cose positive. Ma dato che si e' sempre "accompagnati" dalla propria ignoranza e dato che si hanno varie interferenze, non ci si riesce sempre e si fa sempre di nuovo qualcosa di negativo. La via del sutra necessita cosi' tanto tempo perche' l'impegno verso la positivita' e gli elementi di disturbo nella mente che ci tentano verso le azioni negative sono sempre in conflitto tra di loro.

    Sulla via del tantra comunque c'e' un elemento in piu' in connessione con il lama. Nella vera natura della mente non c'e' confusione da trovare: si tratta solo del mondo in cui noi sperimentiamo le cose che e' segnato dalla confusione. Se ci apriamo al lama pieni di fiducia, e di conseguenza otteniamo la sua benedizione, la nostra mente sara' condotta verso la maturita'. Questo significa che attraverso la forza della benedizione siamo in grado di riconoscere la vera natura della nostra mente. Ecco perche' il lama - la fonte della benedizione - e' cosi' importante nel Vajrayana ed e' chiamato "la prima radice".

    Per ottenere la benedizione sono necessarie diverse cose. Da un lato si ha bisogno di sviluppare piena fiducia e completa devozione verso il lama. Comunque questo non si riferisce a lama presi a caso. Si riferisce a quello che abbiamo scelto dopo aver controllato esaustivamente diversi maestri. Si riferisce al lama nel quale siamo sicuri di poter sviluppare completa fiducia. Dall'altro lato anche il lama dovrebbe controllare il praticante per essere sicuro di poterlo veramente aiutare.

    Se si e' raggiunta la certezza che si puo' sviluppare questa completa apertura verso un lama, questa dovrebbe far sorgere una fiducia irremovibile. Dovrebbe veramente essere cosi' irremovibile ed indistruttibile come un diamante. Se si e' in grado di fare cosi', come risultato avremo il non piu' essere influenzati e disturbati da pensieri comuni. Questa fermezza in termini di fiducia e' anche il motivo del nome "Vajrayana", veicolo di diamante, perche' tale fiducia e' come un diamante - indistruttibile. Molte persone erroneamente credono che non c'e' differenza tra un maestro Vajrayana ed altri maestri. Un maestro comune puo' mostrare a qualcuno il percorso in modo totalmente puro e chiaro, e puo' spiegare come comportarsi, come sono le cose, etc. Un maestro Vajrayana, pero', e' qualcuno che non lavora e insegna solo con le parole, ma su tutti i livelli. Con il comportamento del corpo, con insegnamenti verbali e attraverso l'ispirazione della sua mente, egli puo' guidare il flusso mentale degli altri verso la maturita' e la liberazione. Solo qualcuno con questa capacita' e' un autentico maestro Vajrayana. Ci sono molti maestri comuni, ma solo pochi possono essere definiti maestri nel Vajrayana.

    Nella preghiera a Dorje Chang viene detto che la devozione e' la testa della meditazione. Questo si riferisce alla devozione che dovrebbe essere sviluppata nel tipo di devozione Vajrayana - un tipo di devozione che totalmente e spontaneamente si risveglia in noi,che non e' frutto dell' immaginazione o presa in giro di se stessi. Quando appare nella propria mente, i pensieri comuni cessano grazie alla benedizione del lama e l'esperienza della meditazione sorge spontanea, senza mettere alcuno sforzo nella meditazione. Allora l'ispirazione del corpo, della parola e della mente del lama puo' diventare efficace in noi.

    Si citano maestri Kagyu del primo periodo che dicevano che le pratiche preliminari - il Ngondro - sono piu' profonde di tutte le altre pratiche. Questa affermazione si riferisce molto di piu' al Guru Yoga piuttosto che alle prosternazioni, a Dorje Sempa o alle offerte del mandala, perche' qui si riceve l'ispirazione della benedizione del lama. Per le pratiche come la Mahamudra, o le fasi di sviluppo in connessione con le pratiche dell'yidam, o le fasi di dissoluzione - i sei Yoga di Naropa - che si basano tutti sul Ngondro, e' sempre necessario preparare la propria mente in modo adeguato. Questo accade grazie alla benedizione che si sperimenta nel Guru Yoga. Solo attraverso questo si e' in grado di portare le esperienze impure ad un livello puro e di lavorare correttamente con le altre pratiche. La devozione che si dovrebbe avere nei confronti del lama e' piu' del sentimento che nasce in noi quando vediamo un dato maestro che ha un comportamento piacevole nei nostri confronti. Se il lama sorride o parla in modo piacevole, puo' sorgere un sentimento di devozione, ma questo si chiama "il sorgere di un sentimento a causa di varie condizioni". La devozione verso un lama alla quale aspiriamo, pero', e' un sentimento interiore profondo che e' indipendente da tali condizioni esterne. All'inizio naturalmente ancora dipende da cose esterne: poi diviene un sentimento interiore che si risveglia indipendentemente da condizioni esteriori e da esperienze momentanee. Solo quando questa devozione completamente profonda e questa fiducia incrollabile sono sorte la benedizione puo' funzionare in modo che i pensieri comuni e simili si calmano spontaneamente. Ci sono descrizioni circa i segni della devozione: gli occhi si riempiono di lacrime e i peli del corpo si drizzano. Ma perche' questo accada e' necessario avere una connessione con il proprio lama per tante vite; e' impossibile costruirla nell'arco di una sola vita.

    Solo se si riceve la benedizione autentica si e' nella posizione di realizzare il risultato autentico, la realizzazione ultima, la piu' alta siddhi. Se si cerca di costruire, sforzandosi, un sentimento artificiale di devozione e fiducia, la benedizione e l'ispirazione saranno solo immaginarie e artificiali, e cosi' sara' anche il frutto (il risultato). I maestri stessi sono semplicemente esseri umani. Hanno un corpo. Sono a volte di buono o di cattivo umore. A volte sono arrabbiati, a volte sono tristi, etc. Senza vera fiducia e devozione incrollabile si sara' influenzati da queste cose e ci si sentira' insicuri. Ci si chiedera' perche' l'esperienza della meditazione oggi non e' forte tanto quanto quella di ieri; si diventa instabili ed insicuri della propria fiducia. Tutto cio' risulta dal fatto che la devozione e la fiducia non sono poi veramente incrollabili.

    Quando si parla del raggiungere le realizzazioni più alte, non si tratta di qualcosa di esterno o di qualcosa di nuovo che si ottiene. E' la realizzazione della natura della nostra propria mente. Si sono raggiunte le piu' alte realizzazioni quando si e' liberi da ogni stato o condizione di mutamento momentaneo, e quando si e' realizzata la mente per cio' che essa e' in verita'.

    La benedizione e' l'abilita' di portare la mente di altri esseri senzienti alla maturita' e di liberarli. La benedizione non ha alcuna forma, e neanche un simbolo specifico di espressione. Nonostante durante le iniziazioni vengano usati diversi oggetti simbolici, la benedizione vera e propria e' che si diventa liberi dall'idea che qualcuno riceve una benedizione e che qualcuno la da. Questa e' l'iniziazione ultima e la vera benedizione. Tutto il resto sono simboli ed esempi per il ricevere la benedizione.



    tratto da: http://www.buddhism.it/teaching/lamaTheSourceOfBlessing.html
     
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    Grazie Jesuis di aver condiviso anche tu
    un momento importante del rapporto che si può
    avere col proprio Maestro.
    In effetti non c'è alcun attaccamento, non ci sono
    sconvolgimenti se il maestro c'è o non c'è.
    Il Mio maestro è andato, non è più qui con me,
    non posso telefonargli, non posso mandargli mail.
    Ma questo non cambia niente. Non c'è stato un
    trauma in me alla sua dipartita. Ho continuato
    a fare ciò che mi ha insegnato.
    Se il maestro diventa un punto di riferimento
    egocentrico, del tipo 'io si che ho un maestro!'
    oppure, 'nessuno è come il mio maestro! E' il più
    realizzato di tutti!', allora diventa qualcosa di
    negativo.
    Attaccamento alla forma, alla cosa, come se
    fosse proprio lui a poterci liberare.
    L'esperienza che ho raccontato, sia io che JeSuis,
    non rappresenta un atto di attaccamento, anzi,
    egli ci ha dimostrato qualcosa che per noi
    è stato importante, ma lui non si è reso importante,
    non si è reso magico, potente o santo.
    Lui ha fatto qualcosa che era nel suo 'scorrere'.
    E noi eravamo pronti a riceverlo.
    Ci sono maestri che sanno dare molto di più,
    ma non credo più che siano loro a non volerci
    dare ciò che vorremmo, credo piuttosto che
    siamo noi a volere le cose sbagliate al momento
    sbagliato.
    Pendiamo dalle loro labbra per raggiungere
    chissà cosa, ma non sarà lui a darcela questa cosa.
    O lavoriamo noi, su di noi, oppure continueremo
    nel samsara.
    Voglio dire, se a volte i Lama ci danno di queste piccole
    dimostrazioni, non è che ce le danno per simpatia
    o perchè abbiamo 'dormito meglio degli altri' :D
    'o la nostra domanda era più intelligente dei quelle
    degli altri'
    ce le danno perchè in quel momento sono li
    pronte ad essere date e ad essere ricevute.


    :namastè*:

     
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  12. JeSuis
     
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    The Iron Hook of Devotion: A Melodious Feast Song

    A HO

    Primordial purity, Samantabhadra, the authentic guru,
    Display of space, Samantabhadri, the supreme mother—innate awareness,
    From the vajra dance of union, rise up in the center of our hearts
    And enjoy this undefiled ganachakra celebration.

    In the center of our hearts, the celestial city of Dhumathala,
    Among the assembly of dakinis who enjoy abundant great bliss,
    Enjoying continual union, the playful dance of coemergent joy,
    Come fly and soar through the vast expanse of view.

    Separating space and awareness, mother and child, is liberated into dharmata.
    Habitual tendencies of the three experiences of transference are dissolved into the avadhuti,
    And the wild display of compassion arises, subjugating the three rudras.
    Let’s enjoy this feast of the fourth beyond the three.

    View is the oral instruction of the guru, recognized directly.
    Meditation is the state of nonwandering, the six consciousnesses self-liberated.
    Action is dancing movement in space, without fixation.
    Let’s come to the fruition, this feast beyond gain or loss.

    When we fortunate yogins enjoy the special teachings on joy—
    The celebration of purity and equality where whatever we do arises as bliss—
    In all-pervasive great equality, the fourth time,
    Let’s rise up as loving friends who cut the ties of grasping and fixation.

    Sounds and words are the dharma sound of the great yana, beyond activity and effort.
    What is expressed is the ultimate realization of ati, beyond words.
    What expresses it is this melodious song beyond intellect.
    As we are of equal fortune, let’s sing and enjoy this delightful feast.

    Seeing the secret key point beyond virtue and wrongdoing, benefit and harm,
    Liberating the great nature of the five poisons into wisdom,
    Attaining buddha beyond mind in the palm of the hand,
    Let’s perform the joyful dance of these oral instructions not found in scripture.

    Unsought, the sun of blissful mind arises by itself.
    Relaxing carefree within the space of luminosity,
    Let’s enjoy this celebration, primordially free from bondage and liberation.

    In the vessel of the basic ground, containing all of samsara and nirvana,
    Are the effortlessly self-arising desirable objects of kaya and bindu.
    Calling out with longing, free from thoughts of accepting and rejecting,
    Child of awareness, come to this deeply joyful expanse.

    We carefree yogins who have destroyed all bias,
    Unobscured by elaboration, directly meet the face of the mother,
    Emptiness-form, for whom everything arises as a friend.
    We delight in the descent and reversal that naturally occur without effort.

    The authentic guru, remembered vividly in our hearts,
    Never leaves us; meeting you continually within ourselves,
    We gain conviction that your kindness cannot be repaid
    And make this pleasing offering of joyous, clear awareness.

    E MA When we sing this cheerful song of heartfelt joy,
    Assembly of the three roots, lineage of the omniscient father and child,
    Rise up from the expanse of wisdom, innate awareness, free from meeting and parting,
    And come to this delightful celebration,
    Where vajra brothers and sisters of fortunate karma and aspiration enjoy whatever appears as a feast.

    Accompanied by cheerful smiles of our inseparable brothers and sisters,
    We instantly attain outer luminosity—the fruition of the four appearances of the great transference—
    And inner luminosity—the youthful vase body,
    Satisfying the host of beings with the warmth of spontaneous compassion.
    May the auspiciousness of samsara being emptied all at once be accomplished.



    Composed by the Vidyadhara Chögyam Trungpa Rinpoche in Tibet.
    Translated by the Nalanda Translation Committee.
    © 2006 by Diana J. Mukpo and the Nalanda Translation Committee. All rights reserved.

     
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  13. JeSuis
     
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    Una volta ho trovato il Lama in lacrime, piangeva come un bambino.
    Ero molto commosso e avrei voluto consolarlo. Mi disse che era morto un suo caro amico, un Lama al quale aveva mandato degli aiuti...perche' era molto povero ed ammalato, purtroppo non aveva fatto in tempo a ricevere gli aiuti.
    Non ricordo cosa gli dissi, ma fu un bel momento e lui mi sorrise.

    In Oriente c'e' molta poverta' e spesso il lusso dei monasteri appare immotivato in mezzo a tanta miseria.
     
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    Shankar Kulanath

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    CITAZIONE
    Il Dogmatismo e' dogmatismo, punto e basta

    Tutti siamo dogmatici relativamente alle nostre idee.... no? Ovviamente più o meno tutti pensiamo di avere ragione (anche se potremmo cambiare idea).
    Anche tu quando mi esponi i tuoi punti di vista sei dogmatico. Cosa c'è di più dogmatico che dire "punto e basta"?
    E allora, visto che tutti siamo dogmatici relativamente alle nostre idee, cosa cambia se queste idee coincidono anche con quelle di alcuni maestri del passato? Bene o male, questo è ciò a cui tu ti riferisci quando parli di "dogmatismo".
    Il problema non sorge quando si accetta consapevolmente una dottrina, o una visione.... i problemi sorgono quando ci si attacca ad essa, e si esclude di per sè tutto il resto. I problemi sorgono anche quandi ci si ferma a livello dottrinario, ci si "ristagna" in esso, senza praticare. Ma se si accetta una dottrina con la consapevolezza che essa è una zattera che verrà abbandonata dopo aver attraversato il fiume, non ci vedo nulla di male.
    E' per questo che ti ho detto che ci sono molte sfumature. Dipende tutto dall'atteggiamento interiore.
     
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  15. JeSuis
     
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    User deleted


    Non fare il sofista.
    Il dogmatismo e' tipico della "mente dualistica" che funziona per oggetti.
    La mente di un illuminato non funziona cosi.
    Se c'e' dogmatismo non c'e' illuminazione.
     
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20 replies since 26/5/2008, 15:57   545 views
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