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Grazie Jesuis di aver condiviso anche tu un momento importante del rapporto che si può avere col proprio Maestro. In effetti non c'è alcun attaccamento, non ci sono sconvolgimenti se il maestro c'è o non c'è. Il Mio maestro è andato, non è più qui con me, non posso telefonargli, non posso mandargli mail. Ma questo non cambia niente. Non c'è stato un trauma in me alla sua dipartita. Ho continuato a fare ciò che mi ha insegnato. Se il maestro diventa un punto di riferimento egocentrico, del tipo 'io si che ho un maestro!' oppure, 'nessuno è come il mio maestro! E' il più realizzato di tutti!', allora diventa qualcosa di negativo. Attaccamento alla forma, alla cosa, come se fosse proprio lui a poterci liberare. L'esperienza che ho raccontato, sia io che JeSuis, non rappresenta un atto di attaccamento, anzi, egli ci ha dimostrato qualcosa che per noi è stato importante, ma lui non si è reso importante, non si è reso magico, potente o santo. Lui ha fatto qualcosa che era nel suo 'scorrere'. E noi eravamo pronti a riceverlo. Ci sono maestri che sanno dare molto di più, ma non credo più che siano loro a non volerci dare ciò che vorremmo, credo piuttosto che siamo noi a volere le cose sbagliate al momento sbagliato. Pendiamo dalle loro labbra per raggiungere chissà cosa, ma non sarà lui a darcela questa cosa. O lavoriamo noi, su di noi, oppure continueremo nel samsara. Voglio dire, se a volte i Lama ci danno di queste piccole dimostrazioni, non è che ce le danno per simpatia o perchè abbiamo 'dormito meglio degli altri' 'o la nostra domanda era più intelligente dei quelle degli altri' ce le danno perchè in quel momento sono li pronte ad essere date e ad essere ricevute.
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