Buddhismo e Cultura Occidentale

Discrepanza insormontabile o ponte attuabile?

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    Ma il Cristo è Eterno, generato e non creato dal Padre da sempre.

    Quindi?
    Ah ah
     
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    Io mi fondo sull'ordine di apparizione. Anche essendo l'Unto eterno, generato e non creato da sempre, compare nel mondo ben più tardi del Signore che sta attento ai suoni del mondo, che, naturalmente è anche lui, eterno, generato e non creato da sempre, come ben si sa...
     
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    Un ponte fra due culture...

    La radicalità del significato di essere resta proibitiva anche per i più acuti.
    Con ciò anche i significati di assurdità, stupore, senso.

    E ciò accade perché non si coglie il significato fondamentale, a monte di tutti i suddetti: il significato di "niente".

    Heidegger scrisse Essere e Tempo nel 1927 spinto dalla domanda "cosa significa essere?".

    Fu un semi successo per sua stessa ammissione, una ricerca rimasta in sospeso.

    La risposta alla domanda di Essere e Tempo, preparatavi così accuratamente, gli giunse un anno dopo, nel 1928, sui campi innevati della Foresta Nera.

    Essere significa "differire da niente".

    Lo scrisse con estrema chiarezza in "Che cos'è metafisica?", nel 1929, lavoro che descrive come la visione più profonda dell'essere, la quale culmina in una domanda stupefatta, "Come mai, in generale, l'ente e non piuttosto niente?", ci pervenga dalla "azione" del niente attraverso la tonalità emotiva della Angst.

    Angst non sta per il sintomo dell'angoscia psicologica; Heidegger lo chiarisce.
    La Angst è il momento della epoché spontanea, ovvero della caduta di ogni - OGNI! - significato concettuale che investa un ente.

    A qul punto ecco avvenire la scoperta più formidabile della storia della filosofia, scoperta alla quale la filosofia classica cessa d'esser adeguata:

    la vacuità dell'ente, il suo non poter esser più in nessun modo determinato - e in ciò, pur non scomparendo, apparire come Niente (vuoto di determinazioni) -
    estorce l'ultima domanda possibile, domanda che sconfina nello stupore:

    "Come mai, in generale, l'essente e non piuttosto niente?".

    La Angst, ossia il sentimento fondamentale in cui tale rivelazione accade, può allora prendere i toni dello stupore, dell'assurdo, del mostruoso, del meraviglioso..

    O dell'assoluto non senso.

    Ciò per dire che essere è patito - talvolta sofferto, talaltra goduto - in molteplici tonalità emotive.

    Ma, ritornando al punto da cui sono partito, Heidegger chiarisce che "ente è totalmente altro rispetto a niente."

    Totalmente.

    (Il) niente non è qualcosa, poiché niente non esiste; esiste il suo totalmente altro, l'ente.

    Esisti tu.

    E non niente.

    Solo quando intuirai che Heidegger parla di te nel modo più profondo di cui l'uomo mai sia stato capace, solo allora comincerai ad intendere te stesso ed il mondo dal sapere fondamentale, quel sapere di cui non possiamo non essere capaci: sapere del niente e della differenza rispetto a niente: il tuo essere - tuo e del mondo intero.

    Ma ti provoco:

    Hai capito?

    No, non hai capito!

    Finché la Angst e un abissale stupore non ti apriranno al mistero, non avrai capito, anche sei ti trovassi a ricoprire una prestigiosa cattedra in Filosofia teoretica.

    China il capo e cestina tutto ciò che sai.

    Poi contempla un albero in un giorno senza vento.
    Continua anche quando non saprai più cosa e perché lo stai facendo.

    L'epoché spontanea ti sorprenderà: l'albero non sarà più albero né alcunché di noto.

    Continua.

    Forse allora..

    Poi non ti basteranno i giorni per ringraziare.

    Chi?

    Nessuno.

    Ma continuerai a ringraziare.

    ----

    Sessantasei volte questi occhi hanno rimirato
    la mutevole scena d’autunno.
    Troppo a lungo ho parlato del chiaro di luna,
    Non domandare oltre.

    Ma ascolta la voce dei pini e dei cedri quando
    NON c’è
    un alito di vento.

    ----

    Tutti conoscono l'affascinante canto dei pini e dei cedri quando il vento fischia tra gli aghi.
    Ma qual è il loro canto quando non c'è vento?

    Tutti conoscono il suono di due mani che applaudono.
    Ma qual è il suono di una sola mano?

    ----

    "Che cos'è metafisica?" è il primo Sutra d'Occidente.

    Franco Bertossa
    (Maestro contemporaneo di meditazione di orientamento Buddhista)

    13/9/2020
     
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    Mi sono chiesto stamane: cosa ho fatto, essenzialmente, in questi ultimi quaranta anni?

    La risposta, pulita e sintetica, mi è giunta imponendosi:

    ho lottato contro l'oblio dell'essere - in me e fuori di me.

    Oblio dell'essere - felice espressione heideggeriana che trovo perfettamente calzante per il baricentro della mia lotta.

    Da un pomeriggio del 1980 in cui vissi un'improvvisa e risolutiva apertura, a soluzione di molti anni di tormento puramente esistenziale - per il resto la vita andava benone - il mio pensiero e il mio sentire sono costantemente fascinati da quanto vissi allora.

    Oramai consumo questa vita dalla prospettiva di quel costante pensiero-eone con momentanei affacciamenti su una finestra che tenta di riguadagnarmi a questo "mondo mondano" che, però, ha cessato di attrarmi.

    Tali pertugi si risigillano sempre più in fretta e resto con la affascinante dolcezza del mio pensiero costante:

    Cosa significa essere?

    Si tratterebbe solo di realizzare che essere significa differenza rispetto a niente.

    Solo.

    Ma un granitico guardiano tiene all'oscuro di questo prodigio.

    Viviamo in una camera di contenzione dalle pareti imbottite ed elastiche che, ad ogni slancio per sfondarle, restituiscono tutta la spinta e fanno rimbalzare al centro della stanza.

    Accade però che un bel giorno, forse perché il sapore di questo mondo si consuma, si risvegli una forte perplessità su mero ritrovarsi qui.

    I conti non tornano.

    E la camera di contenzione si rivela nient'altro che noi stessi con i forti sapori di adesione passionale ad una condizione in cui mai abbiamo deciso di stare.

    Vi ci siamo ritrovati immedesimati senza neppure capire che vi ci siamo ritrovati.

    Gettati.

    Da nessuno.

    Se la crepa si apre, il miracolo d'essere appare nella sua abbacinante verità.

    Essere - e non piuttosto non essere.

    Sembrerebbe banale se la verità del portento non restasse suggellata da uno stupore che, risvegliatosi, mai più indurrà al dubbio.

    Un nuovo mondo si schiude, ma non è più un mondo in cui sentirsi gettati.

    Da quel momento solo gioia.

    Perfino nella tristezza.

    E fiumi di poesia.

    24/9/2020

    Franco Bertossa
    (Maestro contemporaneo di meditazione di orientamento buddhista )
     
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    L'ho più volte menzionato, ma mi ripetero': il nostro problema è che le nostre radici, sin dagli ultimi 2000 anni, sono monoteistiche. Cio' significa che profondamente insito nella nostra mente l'idea che se uno ha ragione, l'altro deve per forza avere torto. E' sempre il NOSTRO dio ad essere quello vero. Una mentalità, quindi, pronta ad escludere, a scommunicare, a definire relazioni esclusive e posizioni intransigenti, per non dire dogmatiche ("cio' che si deve credere senza fare domande").

    Poi, c'è troppa gente che ha un atteggiamento di rigetto amaro contro la religione di nascita, ed è un po' come se s'immettesse nel Buddhismo per fare un dispetto alla religione di partenza. Con questo non si puo' combinare niente di buono.

    Invece, bisogna fare i conti con (per lo più di noi) il cattolicesimo, vedere cosa c'è da guardare, cosa c'è da buttar via. Durante il Medio Evo, il cristianesimo romano ci ha levato dai piedi la schiavitù, e non è una cosa da poco; ed ha portato in alto lo statuto della donna, anche questo non cosa da poco. Ha dato una spinta fortissima alla mente soccorrevole e ci saranno anche qualche altre virtù che meritano di essere tenute. Io, per conto mio, ho riportato il culto della madonna su della versione femminile di Avalokiteshvara (Madonna dei Suoni), e encorraggio chiunque a farlo anche. Se visito una chiesa, accendo una candela e faccio l'invocazione in dieci righe alla Madonna dei Suoni.

    Ma ci sono delle cose del cattolicesimo e del cristianesimo con cui penso si debba imperativamente fare a meno: il dogmatismo, l'intransigenza, la durezza di chi si sente superiore verso di chi viene visto come inferiore, la mancanza di parola amabile, l'irresponsabilità che va di pari con l'idea che tutto cio' che succede è il fatto di un signorone barbuto li' da qualche parte, e non dalla legge di cause e conseguenze e quindi i fatti nostri.
     
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