Shinji Shôbôgenzô, La raccolta di koan del maestro Dogen

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  1. yudo
     
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    Shôbôgenzô significa "Il Tesoro del Occhio diritto del Dharma". Non cercate l'Occhio sinistro... Piuttosto, l'Occhio giusto del Dharma... Bene, Shinji significa "originale (o vero) carattere, cioè i caratteri cinesi coi quali è scritto il libro. E' pure conosciuto quanto "Shôbôgenzô di trecento storie" ed anchei Mana Shôbôgenzô, mana essendo lettura alternativa a shinji.
    Si tratta di una collana di trecentouno di quei mondo (domanda-risposta, discussioni) in cinese che vengono abitualmente chiamati koan, quelle storielle che descrivono le conversazioni e le azioni degli antichi maestri buddhisti.

    Compilati nel secolo XIII° da maestro Dôgen, fondatore della scuola giapponese Sôtô del Buddhismo zen, uno dei filosofi più brillanti della storia del Giapone, questi trecentouno koan vengono spartiti in tre sezioni, due da cento ed una da centouno koan. All'inizio, il titolo era soltanto "Shôbôgenzô", uguale all'opera monumentale di Dôgen in giaponese, ma pare che "Shinji" sia stato aggiunto in seguito, per distinguerlo dall'altro.

    Le origini sono oscure assai e sono tuttora soggetto di discussioni universitarie. Per lungo tempo, più secoli anzi, l'attirbuzione è stata constesta e difatti, fino al 1934, l'unica versione disponibile era un commento del maestro Shigetsu Ein, datato dalla metà del secolo XVII°, Nentei Sambyakusoku Funogo. E' quindi stato scoperto nell'archivio medievale di Kanagawa, nel 1934, una copia di uno dei tre volumi del Shinji Shôbôgenzô, datata del 1288, il che dimostrava che il libro esistesse poco dopo la morte del maestro Dôgen nel 1253. Per di più, i racconti stessi hanno una grande somiglianza con le loro citazioni nello Shôbôgenzô giapponese di maestro Dôgen.

    Oggi concordano la maggioranza degli specialisti del Buddhismo sul attribuzione a maestro Dôgen.La data di compilazione è pero tuttora contestata, ma si ha forti ragioni di pensare che maestro Dôgen lo aveva iniziato già sin dal soggiorno al Kenninji, anche prima dalla partenza per la Cina, forse come documenti di riferimento per i suoi studi.

    Esistono più divergenze sui legami tra i testi di epoca Song onde provengono quei racconti (ivi incluso il Keitoku Dentoroku, il Shumon Toyoshu, l'Engo Koroku, il Wanshi Goroku, etc.) anziché la natura della relazione tra i due Shôbôgenzôs del maestro Dôgen. Pare comunque ovvio che si è servito di questa collana di koan come fonte di ispirazione per le sue conferenze e scritti. Mentre nel Shinji Shôbôgenzô, questi koan vengono trascritti senza commenti, nel suo capolavoro, lo Shôbôgenzô in Giapponese, anziché nella raccolta delle sue conferenze, il Eihei Koroku, Dôgen fa costantemente riferimento a parecchi di quei racconti: li commenta, li interpreta eppure li decostruisce prima di ricostruirli a seconda il suo proposito didattico.

    Il fatto che maestro Dôgen descriveva quei mondo come kosoku (criteri ancestrali) o innen (cause ed effetti) è significativo : non li chiamava kôan. Egli utilizzava quella parola solo per dire il Dharma o l'Universo nel quale viviamo, come nel caso dello Shôbôgenzô Genjôkôan (L'Universo realizzato), uso che diferisce totalmente da quello della scuola Rinzaï. Egli lo utilizza in tutti i suoi testi per esaminare e spiegare gl'insegnamenti buddhistici anziché il sistema logico del Buddhismo. Rimane comunque importante di osservare che in nessuna parte dell'intera opera sua, maestro Dôgen consiglia di utilizzarli nel corso della pratica di Zazen.

    (Secondo Michael Eido Luetchford e Jeremy Pearson).
     
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  2. yudo
     
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    Tutte le idee del maestro Dôgen vengono espresse a seconda una struttura a quattro fasi. Dapprima, egli esprime un problema sotto un anglo soggettivo o idealista. Altrimenti detto, un'idea basata su di concetti astratti. Immediatamente dopo, egli spiega lo stesso problema, ma questa volta sotto l'angolo oggettivo, ovvero materialista.. Cioè, da esemppi concreti e fatti. Poi, in una terza fase, esprime il problema sotto l'angolo di un problema reale, quello dell'azione.

    Ovviamente, non puo' perfettamente esprimere la realtà del problema grazie a parole in un libro, ma lo fa avvicinando il punto di vista soggettivo che a dapprima presentato con quello ogettivo. Ne fa una sintesi che è una valutazione realista basata sulla filosofia dell'azione, che dice che, nell'azione, sintesi del sé e del mondo esterno. Finalmente, tenta di suggerire la natura sottile ed ineffabile della realtà stessa ricorrendo ad un discorso simbolico, poetico o figurativo.
    Lo Shobogenzo è riempito di quelle spiegazioni a quattro tempi. persino i capitoli ed anche i singoli paragrafi si possono ripartire secondo quei quattro gruppi : teorico oggettivo, realista e figurativo / poetico.
    Legere lo Shobogenzo non è mica facile, perché sembra colmo di contradizioni logiche. Ma quello è detto all'adoperare quelle quattro tappe, poiché i punti di vista soggettivo e oggettivo sono sempre contraddittori ,ed una spiegazione realista da sempre l'impressione di contradire i due precendenti.

    Queste storie del Shinji Shobogenzo sono costruite sulla medesima struttura. Sono storie molto realiste, che servivano per insegnare i principi fondamentali del Buddhismo. Non hanno nulla di mistico o di incomprensibile; sono il modo di indicarci la realtà adoperato dai maestri.

    (Secondo Gudô Nishijima rôshi)
     
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  3. yudo
     
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    UNO

    Citato:

    Un giorno, il maestro Sekito Kisen si recò dal maestro Seigen Gyoshi del tempio Jogo, sul monte Seigen, nel distritto di Ki. Maestro Seigen gli chiese:
    Onde viene lei?

    Maestro Sekito rispose: Dal monte Sokei.

    Maestro Seigen (impugnando lo scacciamosche) disse: C'è qualcosa del genere al monte Sokei?

    Maestro Sekito rispose: No, non al monte Sokei, e nemmeno in India.

    Maestro Seigen disse: Lei non ci è mai stato in India, vero?

    Maestro Sekito rispose: Se andassi in Indiam troverei uno scacciamosche proprio come il Suoi

    Maestro Seigen disse: Lei non è mai stato in India, dovrebbe quindi dire qualcosa in corrispondenza con la Sua propria esperienza.

    Maestro Sekito rispose: Mi potrebbe il maestro esprimerlo in due o tre parole concrette, invece di lasciare tutto a me, Kisen?

    Maestro Seigen disse: Non è che non lo voglio, ma se lo facessi, Lei non sarebbe in grado di toccare il bersaglio da Se stesso in futuro.

    QUOTE
    COMMENTO di Gudo Nishijima

    Maestro Seigen Gyoshi era discepolo del maestro Daikan Eno, il sesto patriarca di Cina, e Sekito Kisen doveva diventare il suo discepolo, in seguito. Sekito arrivava dal monte Sokei dove visse il maestro Daikan sino alla sua morte.Maestro Seigen era prode assai delle sue conferenze sur Dharma em agitando il hossu, egli chiede a Sekito se le conferenze del monte Sokei spiegavano così bene il Buddhismo dalle sue. Il hossu, uno scacciamosche ornementale che hanno i maestri buddhisti, è simbolo della verità buddhista.
    Nella sua risposta, maestro Sekito utilizza il hossu a mo' di simbolo concreto degli insegnamenti del maestro Seigen. Egli dice che non ci sono in nessuno luogo insegnamenti che fossero del tutto simili a quelli di Seigen, né d'onde viene, né in India.
    Maestro Seigen fa osservare che Sekito non poteva conoscere l'India, visto che non vi era mai stato, ma Sekito ritroce che è possibile trovare gli stessi insegnamenti in India, patria del Buddha.
    Nondimeno, maestro Seigen trovava che tale risposta mancasse di realismo e dice che non si dovrebbe parlare tranne che a partire dalla propria esperienza personale.
    Maestro Sekito si sentì un po' senza parola, nel riguardo e chiese al maestro di aiutarlo.
    Finalmente, maestro Seigen Gyoshi gli dice che per lui sarebbe facile, ma che farlo privarebbe Sekito dall'opportunità dell'esprimere la sua propria verità.

    La struttura della storia contiene quattro punti di vista diversi; Il primo è il punto di vista idealista o intellettuale, rappresentato dalla domanda di Seigen sulle conferenze, simboleggiate dallo scaccia mosche.
    Dal secondo, Sekito considera le cose a partire da un punto di vista materialista: il hossu --- il hossu fisico e reale retto dal maestro Seigen --- non esiste senon a quel esatto punto, non in India né a Sokei.
    Maestro Seigen non è soddisfatto e vuole ancora sentire qualcosa di più realista. Egli sa già che Sekito non era mai stato in India e gli chiede dunque di parlare con la sua esperienza, non a partire da specolazioni. Dal punto di vista ultimo, maestro Seigen sapeva che Sekito dovrebbe imparare come esprimere la propria verità. E quello è una cosa che nessuno potesse fare al suo posto.

     
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  4. yudo
     
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    DUE

    Maestro Obaku Ki-un del monte Obaku nel distretto di Ko chiese al maestro Hyakujo Ekai: Quando vorrò condividere con altri gli insegnamenti che Lei ci diede, come dovrò insegnarli?

    Il maestro Hyakujo Ekai rimase seduto sul suo cuscino senza dir nulla.

    Obaku Ki-un disse quindi: Come posso insegnare ai figli e ai nipoti dei miei discepolim in futuro?

    Il maestro Hyakujo Ekai rispose : Ciò che ha detto adesso dimostra che Lei è una persona grande

    QUOTE
    Commento di Gudo Nishijima roshi

    Questo koan somiglia alla storia di Sakra Devanam Indra che aveva chiesto al Buddha "Come posso proteggere chi vuole praticare il Dharma?", a ciò che il Buddha aveva risposto col chiedere : "Può Lei vedere il Dharma che vuole proteggere? Dov'è? IL desiderio di proteggere il Dharma è uguale a quello di proteggere lo spazio. I praticanti buddhisti proteggono il Dharma e si proteggono a se stessi col vivere nella verità."

    La prima domanda del maestro Obaku era astratta. Egli voleva conoscere il modo migliore di trasmettere il contenuto intellettuale degli insegnamenti del proprio maestro. La risposta di Hyakujo fu uguale a quella del Buddha, benché più diretta. Rispose col presentare la propria pratica buddhista, stando seduto in zazen.

    Maestro Obaku capì l'interesse del comportamento del proprio maestro. Gli fece quindi una domanda più concreta. Come potrebbe trasmettere gli insegamenti alla gente del futuro, con i quali non avrebbe mai nessun contatto diretto. In risposta, il maestro Hyakujo gli disse semplicemente che la sua (di Obaku) comprensione delle azioni del suo maestro, anziché la sua preocupazione per i discepoli venturi, dimostrava ch'egli era un uomo vivente nella realtà.
    Il maestro Hyakujo fu felice di vedere che Obaku potesse passare dal livello della filosofia astratta a quello del pratico e concreto della preocupazione per i discepoli ed i loro discendenti. Non ebbe più dubbi sulla capacità di Obaku a risolvere il suo problema.



    Edited by yudo - 14/9/2009, 10:59
     
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  5. yudo
     
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    TRE

    Il maestro Joshu Jushin del distritto di Jo chiese al maestro Nansen : Cosa succede a chi ha riconosciuto l'esistenza? Dove va?

    Maestro Nansen disse: Va vivere nella casa di un sostegno del tempio di fronte all'ingresso del tempio, e diventa un buffalo castrato.

    Joshu Jushin rispose : Ringrazio il maestro per gli insegnamenti che ho ricevuti.

    Maestro Nansen disse: La notte scorsa a mezzanotte, la luna è passata per la finestra mia.

    QUOTE
    COMMENTO di maestro Nishijima

    Il koan inizia a livello idealista con la domanda di maestro Joshu sul comportamento di chi ha riconosciuto la realtà. Forse, alla pari di tanti altri oggi, egli ha una visione idealizzata di una persona simile: "Cos'è il comportamento dei grandi santi che vivono nella chiara realtà non ostacolata? Che miracoli compiono? Come esprimono la loro sublime saggezza?"

    Maestro Nansen non accettava quel tipo di cose. Prese l'idea astratta di Joshu e l'applicò a una situazione estremamente pratica e concreta. Stava diventando vecchio e sapeva che presto o tardi, la vita rigorosa del tempio non sarebbe più in grado di seguirla; Dove dovrebbe andare? Si recarebbe nella casa di un vicino sostegno del tempio dove vivrebbe la vita di un "buffalo castrato", che vive in pace e tranquillità senza dar fastidio a nessuno. Dove va una persona che ha riconosciuto la realtà? Cosa fa? Fa solo quel che comanda la situazione.

    Joshu Jushin espresse i suoi ringraziamenti al maestro per il suo insegnamento e finisce il koan con la quarta fase. la realtà stessa; Maestro Nansen esprime la semplice maraviglia della realtà. il chiarore della luna che fluisce tra la sua finestra la notte tardi. Ogni situazione contiene questa medesima semplice beltà.



    Edited by yudo - 14/9/2009, 19:10
     
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  6. pabletto76
     
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    sono un pò difficili ma interessanti!

    bravo Yudo! ;)
     
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  7. orkaan
     
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    Grazie Yodo!

    :namastè*:
     
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    Ottimo lavoro Yudo ! In segno di fiducia, ti metto questo topic come importante ;)

    Mi raccomando, continuate a contribuire a questo topic :)
     
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  9. tatihou
     
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    Grazie Yudo! :-)
    Davvero interessanti!
     
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  10. yudo
     
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    QUATTRO

    Ryo, lo zasu (maestro del tempio) del monte Sei nel distritto di Ko, diventò un giorno discepolo del maestro Baso.

    Maestro Baso disse: Su quale sutra disquisisce Lei?

    Ryo rispose: Il Sutra del Cuore

    Maestro Baso disse: Come disquisice Lei su di esso?

    Ryo rispose: Disquisisco sopra con la mente (mente è anche cuore, in cinese)

    Maestro Baso disse: La mente è attore principale, la volontà è un giocatore di sostegno ed i sei sensi seguono, quindi come fa a disquisire sul Sutra?

    Ryo rispose: Se è impossibile per la mente disquisire sul Sutra, dirà Lei che solo lo spazio vuoto può disquisire sopra?

    Maestro Baso disse: Persino lo spazio vuoto può disquisire sopra.

    Ryo si alzò per partire, agitando le larghe maniche al andarsene. Il maestro Baso lo richiamò.

    Maestro Baso disse: Kansu!

    Ryo girò la testa.

    Maestro Baso disse: Dalla nascita alla morte, è proprio così!

    Maestro Ryo realizzò la verità e si nascose sul monte Sei. Nessuno ha più saputo di lui dopo questo.

    QUOTE
    COMMENTO di maestro Nishijima

    Il titolo "zasu" suggerisce un maestro che insegna solo un Buddhismo teorico. La domanda Come disquisice Lei sul Sutra? significa anche Come esprime Lei la sua vita buddhista? La risposta di Ryo è totalmente inadeguata perché un Buddhismo espresso o capito solo tramite l'intelletto non è realmente Buddhismo per niente. E' alla meglio solo la pallida ombra o fantasma del Buddhismo.

    Ryo non poté accettare tale criticismo. Tentò di beffarsi del maestro Baso col dire: "Pensa Lei che solo lo spazio vuoto può disquisire sopra il Sutra?" Invece di ritorcere defensivamente all'attacco di Ryo, maestro Baso disse in effetti : "Si, è vero. Adesso Si sta avvicinando". Il Buddhismo è uno studio della realtà. Il suo scopo e base fondamentale è la realtà stessa.

    Ryo prese tale risposta per segno della fessaggine del maestro. Si alzò per uscire dalla stanza, agitando largamente le braccia per dimostrare la fierezza dell'aver disfatto il maestro. Ma Baso lo riacchiappò con "Dalla nascita alla morte, è proprio così!". Quelle parole sgomentarono Ryo fuori dal suo gioco intellettuale e lo affrontò con la realtà qui ed ora. E' proprio così, disse il maestro; due esseri umani nati nel mondo ed ambedue diretti a morire, vivendo nella realtà attimo per attimo.

    Una volta la verità realizzata, Ryo sparì per sempre nelle montagne. Che contrasto con l'immenso orgoglio che dimostrava il suo atteggiamento anteriore!



    Edited by yudo - 15/9/2009, 21:44
     
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  11. yudo
     
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    CINQUE

    Un laico chiamato Ho-on nel distritto di Jo chiese al maestro Sekito: Che tipo di persona è indipendente di ogni cosa e fenomeno?

    Maestro Sekito coprò la bocca del laico con la mano.

    A ciò, il laico realizzò la verità chiaramente e di botto.

    Un' altra volta, il laico chiese la medesima cosa al maestro Baso Do-itsu:

    Ho-on disse: Che tipo di persona è indipendente di ogni cosa e fenomeno?

    Maestro Baso Do-itsu: Risponderò quando Lei avrà totalmente ingoiato tutta l'acqua del fiume Seiko di un sol sorso.

    Il laico realizzò la verità dopo aver udito quelle parole.

    QUOTE
    Commento di Gudo Nishijima roshi

    "Una persona che è indipendente di ogni cosa e fenomeno"
    significa una persona che ha raggiunto la verità buddhista. Ho-on chiedeva al maestro di descrivere lo stato di chi ha trasceso il mondo delle cose relative e dei fenomeni. Egli aveva fatto questa domanda e stava per sedersi ed aspettare la risposta del maestro.

    E' allora che Sekito gli mise la mano sulla bocca. Questo rappresenta uno slittamento dalla sfera idealista o mentale della domanda, sino al monde materiale di una mano e di una bocca reali. Ho-on fece la sua domanda, poi si trovò di botto nell'incapacità di parlare, proprio come era impossibile per il maestro di dire checchessia per descrivere lo stato di risveglio. L'improvviso cambio dal mondo intellettuale a quello materiale concesse a Ho-on di vedere chiaramente tutti due gli aspetti della realtà. Fu capace di scoprire per se stesso la natura di una persona che è indipendente di ogni cosa e fenomeno.

    La seconda parte del koan è affine. Il laico fa la sua domanda ed il maestro la gli ributta sotto forma di una domanda altrettanto impossibile. La domanda indica la natura della prima fase: ci è facile assai di immaginare di ingoiare tutta l'acqua del fiume Seiko di un sol sorso, ma farlo nella realtà è totalmente diverso.

    Ci è facile creare un'immagine di una persona risvegliata, o di tornire teorie ed opinioni elaborate, ma infatti vivere nella realtà, infatti sedere sul cuscino e praticare sono totalmente un'altra cosa.



    Edited by yudo - 16/9/2009, 22:04
     
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    Con questi non-koan ( :o: )
    metti in luce con chiarezza
    che l'essenza delDharma
    non ha confini.


    Grazie yudo!

    ;)

    :namastè*:
     
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  13. yudo
     
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    SEI

    Un giorno, un monaco chiese al maestro Roya Ekaku del distritto di Joshu: E' stato detto che l'Universo è puro e si mostra sotto la sua forma di origine. Come mai gli è possibile manifestare le montagne, i fiumi e la terra?

    Roya Ekaku rispose: L'intero Universo è puro e si mostra sotto la sua forma di origine. Come mai gli è possibile manifestare le montagne, i fiumi e la terra!

    QUOTE
    Commento di Nishijima roshi:

    Maestro Roya risponde alla domanda del monaco facendogli la medesima domanda. Ma la sua ripetizione è retorica. Dice infatti che non è possibile all'Universo manifestare le montagne, i fiumi e la terra perché è puro e mostra sotto la sua forma di origine. Le montagne, i fiumi e la terra sono concetti ed idee che servono a descrivere l'ineffabile realtà dell'Universo. Questa è sempre pura e si mostra sotto la sua forma di origine.

    D'altronde, si può anche dire che la forma di origine e lq purezza dell'Universo sono nient'altro che le montagne, i fiumi e la terra. Le quattro filosofie possono aiutare a chiarificare questo koan.

    Nella prima fase, abbiamo un'asserzione buddhista idealista che dice che l'intero Universo è puro e si mostra sotto la sua forma di origine.

    La domanda del monaco si ubica nella seconda fase. Non riesce a vedere la purezza dell'Universo né la sua forma di origine. Tutto ciò che vede sono le montagne, i fiumi e la terra. Questo è il punto di vista del materialismo.

    La risposta del maestro Roya sta nella terza fase in ciò che è una sintesi dei due punti di vista precendenti. Montagne, fiumi e terra non esistono seno in quanto etichette che tentano di descrivere ciò che è in definitiva al di là delle descrizioni : la forma di origine del puro Universo. Questa non è qualche idea vaga né un spirito galleggiando nello spazio da qualche parte dell'Universo. Non è nient'altro che la realtà stessa. E' le montagne, i fiumi e la terra.

    La quarta fase è la realtà stessa. La si può vedere come pura e forma di origine dell'Universo, o la si può vedere come montagne, fiumi e la terra; ma in fin dei conti, sta al di là di ogni descrizione. La si deve sperimentare direttamente. La pratica dello sperimentare direttamente la realtà si chiama Zazen.



    Edited by yudo - 17/9/2009, 12:23
     
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  14. Jaylyn
     
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    Grazie Yudo, veramente interessanti e intriganti!
     
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  15. yudo
     
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    SETTE

    Maestro Beiko della città di Keicho disse ad un monaco di andare dal maestro Kyozan Ejaku e di fargli questa domanda : Ha un uomo che vive nel momento presente bisogno del Risveglio o meno?

    Maestro Kyozan Ejaku disse : Non è vero se dico che non c'è risveglio, ma non posso evitare di cadere in una coscienza duale.

    Tornando dal maestro Beiko, il monaco gli ripeté cosa aveva detto maesto Kyozan.

    Maestro Beiko confermò fortemente le parole di maestro Kyozan.

    QUOTE
    Commento di Nishjijima roshi

    Cadere in una coscienza duale. significa entrare lo stato dove la nostra coscienza è divisa. In quello stato, vi è un "io" che sta osservando, riferito in questo koan come una "seconda persona", cioè il modo soggetto-oggetto di essere nel mondo che è, di per natura propria, parziale; non comprende la totalità della realtà. Quando si agisce, la coscienza diventa completa, una, e non ci si rende più conto della separazione tra soggetto ed oggetto.

    Maestro Kyozan dice che, pur non potendo negare che esistesse in lui uno stato di risveglio, è pur anche vero che ci fossero dei momenti in cui cadesse in un modo diviso di considerare il mondo. Quella è una risposta onestissima e molto realista. La veduta idealista vuole che il risveglio sia improvviso e completo. Che una volta vinto il grande premio spirituale del Risveglio, diventeremmo superuomini spirituali oppure dei, mai più turbati dalle meschine preocupazioni della vita. Maestro Kyozan sostiene che, pur a volte sperimentando uno stato di risveglio, a volte la nostra coscienza è divisa.



    Edited by yudo - 18/9/2009, 10:13
     
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