-
Nyozegamon.
User deleted
Ciao,
premesso che queste visioni sincretistiche/totalistiche delle religioni come molteplici manifestazioni di un singolo fenomeno o sentimento religioso, se da una parte mi affascinano, da un'altra mi tengono a distanza perché mi sanno di teosofismo e di snaturazione delle tradizioni dovute ad una serie di processi storici e filosofici, dovuti anche alla sopravvivenza stessa del concetto di religione in un periodo turbolento come quello illuminista e poi quello del trionfo scientifico tecnologico in cui si pensava di poter e di dover spiegare tutto esclusivamente con la scienza, senza ricorrere a "stupide superstizioni" come le religioni. Detto ciò, non mi trovo del tutto in disaccordo con tale visione, forse perché pur conscio dell'unicità di ogni singola tradizione sono comunque schiavo della forma mentis ereditata dal mio ecosistema sociale e ideologico che è figlio dei processi di cui ho scritto sopra. Io penso questo: è giusto non affidarsi ideologicamente ad una tradizione ponendosi in maniera "talebana", passatemi il termine, fino a conformare le cose che vedo sulla base di una tradizione; tuttavia almeno nell'aspetto della pratica quotidiana mi affiderei ad una tradizione autentica, antica, non per forza buddhista intendo, ma una tradizione religiosa "vera" e non una scuola new age o, senza fare nomi, di discendenza nichirenista ma ormai non più veramente buddhista. Mi rendo conto che questo doppio livello potrebbe suonare a molti come incoerente, ma trovo che per diversi motivi, e per uno in particolare, non sia così. La pratica quotidiana, indipendentemente da ciò che insegna, è appunto qualcosa di pratico e pragmatico che sostanzialmente deve far stare bene, perciò mi affiderei a sentieri ben battuti da migliaia di anni e che possono annoverare numerosi maestri di un certo livello. Ciò che poi percepisce lo spirito, secondo me, è un discorso a parte.. -
Rinchen Dorje.
User deleted
Visto l'argomento segnalo questo libro. -
Rinchen Dorje.
User deleted
Mangiando mi è venuto in mente anche questo testo
. -
Nyozegamon.
User deleted
io sarei curioso di sentire anche il parere di Destiny: pensavo anche a lui quando ho scritto il mio post, lui è ordinato presso una scuola tradizionale, ma mi pare di capire che la sua esperienza religiosa sia più sincretica che non monoconfessionale, e una volta se non sbaglio disse pure di essere cosciente che qualcuno, nell'ambiente monastico, potrebbe considerarlo un eretico ma che a lui non frega niente . -
.Mangiando mi è venuto in mente anche questo testo
(IMG:https://images-na.ssl-images-amazon.com/im...04,203,200_.jpg)
mangiando... e bevendo, un ateo buddhista si confessa!
ciao, vecchio mio!. -
ANCIENTDRAGON.
User deleted
Non ho mai capito (in senso ironico ovviamente) perchè:
-Bisogna "amare" (parola usata sempre in maniera errata) o meglio accettare qualunque cosa a noi esterna, mentre:
-Bisogna reprimere, odiare, alcuni nostri comportamenti, (che per altro sono inconsistenti intrinsecamente) quando sono esattamente la stessa cosa.
Cioè, essendo tutto una manifestazione, essendo tutto compenetrato dello stesso spirito, non ha senso secondo me dover accettare delle cose, ad esempio perdonare uno che ci fa un torto, quando non perdoniamo alcuni nostri comportamenti che possono essere effettivamente da reprimere. Secondo la mia logica, se odio una parte di me che non mi piace, non vedo perchè non debba odiare un qualcosa di esterno.
Qualcuno ha riflettuto su questo?
Grazie. -
swami chandraramabubu sfigananda.
User deleted
Cioè, essendo tutto una manifestazione, essendo tutto compenetrato dello stesso spirito, non ha senso secondo me dover accettare delle cose, ad esempio perdonare uno che ci fa un torto, quando non perdoniamo alcuni nostri comportamenti che possono essere effettivamente da reprimere. Secondo la mia logica, se odio una parte di me che non mi piace, non vedo perchè non debba odiare un qualcosa di esterno.
E' il solito problema di dare per certe le premesse; chi lo dice che tutto è una manifestazione? Il Buddhismo proprio no. Tempo fa avevo la brutta abitudine di non guardare in quale subforum comparisse un certo post, ma stavolta l'ho fatto. Ma se anche fosse stata la sezione induisto-vedantina-etc., comunque non c'è prova di nulla. Siamo sempre e comunque nel campo della religione che si basa su asserzioni non scientifiche.
Comunque quello che scrivi non è lontanissimo da certe posizioni di certe scuole buddhiste; inutile odiare perché l'essere oggetto del nostro odio è stata nostra madre in vite passate e solita compagnia cantante... Ancora una volta non è una buona idea leggere i libri dall'ultimo capitolo. Quasi tutto quello che ci arriva sono traduzioni di manuali monastici e raccolte di testi dedicate a chi della ricerca spirituale fa un lavoro a tempo pieno. E' inevitabile avere minimo minimo scatti di rabbia, soprattutto nell'Italia del 2020. Non so quanto si possa "non odiare" ma anche "non reagire con la stessa moneta" solo sulla base di un ragionamento logico. Personalmente sono portato a escluderlo per il 99.999% delle persone, e forse il 100% dei frequentatori del forum. Ma non leggo la mente degli altri e tutto può essere. Però resto scettico. Penso sia meglio restare a quello che è possibile fare e certo, questo non esclude lavorare affinché nella vita presente o in successive si possano gestire meglio le reazioni. Però è solo quello che cerco di pensare io, per me, e non mi sogno di consigliare niente a nessuno.. -
.
Una conoscenza che non si acquisisce tramite l'esperienza è una fede, una non-conoscenza, una forma affettuosa e rispettosa di ignoranza. . -
.
Noi Occidentali più di altri siamo portati a " scegliere" soprattutto nel campo delle religioni " esotiche". La mia sensazione è che si sia indotti a fare una personalizzazione in base al proprio retroterra culturale e forma mentis. .