THAM KRABOK

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  1. Rvinz
     
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    Questo testo è tratto dal blog di Hannes Schick

    THAM KRABOK - Il monastero della pipa d'oppio
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    Unico nel suo genere, il monastero buddista di Tham Krabok, da oltre mezzo secolo accoglie tossicodipendenti delle tribù montanare del triangolo d'oro, degli slum di Bangkok e sempre più spesso, occidentali delusi dai trattamenti disintossicanti proposti nei loro paesi.

    Secondo la leggenda, un contadino delle colline del triangolo d'oro, chiese alla monaca buddista Luang Por Yai, che si era ritirata in una grotta per meditare, di aiutarlo a liberarsi dalla dipendenza dell'oppio. La monaca preparo`, un estratto di erbe medicinali, glielo diede da bere e il contadino guarì. Da quel giorno la fila di persone che venne per farsi disintossicare non s'è più interrotta.
    Oggi, nella grotta dove visse Luang Por Yai vive un vecchio monaco eremita. Il nome della grotta Tham Krabok e` diventato, il nome di un enorme monastero. Tham Krabok significa “Grotta della pipa d'oppio". I monaci di quest'ordine buddista costituiscono un’anormalità nell'universo religioso della Thailandia e sono guardati con sospetto dalle autorità buddiste della monarchia. A Tham Krabok non circolano soldi e per andare a Bangkok i monaci si spostano a piedi, mendicando cibo ed alloggio lungo il tragitto.
    Già dal primo giorno i pazienti subiscono una vera e propria terapia shock che consiste nella somministrazione di un estratto di erbe medicinali dalla ricetta segreta, che causa forti attacchi di vomito. Segue una terapia impostata sul rafforzamento della volontà mediante la meditazione e l’esercizio fisico. Se si vuole credere alle statistiche, la terapia dei monaci e` un successo: il settanta per cento dei pazienti trattati abbandona definitivamente l'uso della droga.
    In totale vivono oltre 11.000 persone sotto la protezione dei cento monaci e delle trenta monache di Tham Krabok. Quasi tutti i pazienti sono contadini, ex-produttori e consumatori d'oppio e le loro famiglie. Per le etnie del triangolo d'oro tra Thailandia, Burma e Laos, l'oppio, oltre ad essere la maggiore fonte di guadagno, e` anche antidolorifico, tranquillizzante e medicina per tutti i mali immaginabili. E` somministrato gia` ai bambini, per renderli insensibili alla fame.
    Visto che il trattamento e` gratuito, arrivano anche tossicomani degli slum di Bangkok, e un numero sempre crescente di occidentali. Nei cinquanta anni dell'attività di Tham Krabok qui sono passati oltre 17.000 tossicodipendenti. Il successore della monaca Luang Por Yai si chiama Luang Por Campeng Seng. Prima di diventare l'abate di Tham Krabok era vicecomandante delle forze di polizia del regno tailandese. Gode di ottimi contatti nel mondo del potere e ha l'appoggio incondizionato del Re.
    "I tossicomani non si curano con il carcere, ne tantomeno con l'intimidazione o la punizione", risponde quando gli chiedo se gli sono serviti le esperienze accumulate nella polizia. Poi l’abate Campeng Seng spiega il principio che lo ha sempre guidato, sia da poliziotto sia da monaco: "bisogna restare fedele alla propria parola, a se stessi. E` importante fare sempre ciò che s'è detto di voler fare. I nostri metodi qui possono a volte sembrare duri, ma servono per raddrizzare lo spirito di resistenza e la volontà del tossicodipendente. Per primo convinciamo il paziente a fare una promessa a se stesso. La parte difficile poi e` riuscire a fargli mantenere la propria promessa. Spesso i pazienti riescono a superare la tossicodipendenza, ma poi sono costretti ad affrontare una vita senza valori, senza un senso che gli aiuti a rimanere fuori del mondo della droga".
    Da Bangkok sono arrivati cinque spacciatori con teste rasate e corpi tatuati e due prostitute minorenni. Come sempre all'arrivo di nuovi pazienti si svolge una cerimonia purificatoria. Tra canti e la solenne promessa di voler curarsi, i pazienti ingeriscono un liquido amaro a base di erbe. Durante le forti scosse di vomito che seguono viene loro somministrato molta acqua e sono soccorsi ed aiutati dagli altri pazienti e dai monaci.
    "L'unica condizione per essere accettato qui e` voler guarire, chiedere ed accettare aiuto", dice Marco, un ex-tossicodipendente italiano, che si trova qui da cinque mesi. "La cura e` molto dura, ma ti senti pulito fin dal primo giorno. E non senti dolori d'astinenza".
    Al momento dell’arrivo, i monaci tolgono ai pazienti i loro oggetti personali, vestiti, soldi e tutto quello che ricorda la loro vita passata. Questi oggetti vengono custoditi e ridati al momento della partenza. Per evitare la fuga, i contadini che lavorano sui terreni del monastero ricevono 500 baht per ogni "fuggitivo" ripreso. Una volta chiarito il motivo della fuga, il paziente e` libero di scegliere se andarsene o restare.
    Gordon, il monaco responsabile per la sicurezza nel reparto tossicodipendenti e` un afroamericano alti due metri, ex-testa di cuoio dei marines, maestro di arti marziali, con le carte in regola per l’incarico di controllare che non entrino droghe nel monastero, e che i membri delle varie gang di spacciatori non si scontrino fra di loro. E` finito qui dopo un’esperienza da mercenario nella guerra dei Falkland.
    “Durante i primi giorni i pazienti non fanno altro che ingerire medicine, vomitare, dormire e fare bagni di vapore”, spiega Gordon. “Poi inizia il periodo difficile. Bisogna essere preparati a tutti i trucchi da parte di chi vuole procurarsi un po` d'eroina o dell’oppio. Ricordiamoci che qui siamo nella terra di produzione d'eroina”, conclude l’ex mercenario.
    "All’inizio non t’insegnano niente di spirituale. Comunicano attraverso le loro azioni", spiega Luigi, un tossicodipendente della Svizzera italiana. "Poi, chi vuole rimanere dopo la cura per approfondire lo studio della meditazione può farlo. Personalmente ho deciso di restare ancora, per rafforzare la mia volontà e capacita` di concentrazione". Alla fine della cura, prima di consegnarli ad una nuova vita, agli ex-tossicomani e` dato un numero telefonico che possono chiamare ovunque ci si trovino, in caso di difficoltà.
    Il responsabile della preparazione e distribuzione delle medicine a base di erbe e` il monaco Luang Tha Mon. Spiega che per stabilire con esattezza quali droghe il paziente ha usato nel passato, vengono effettuate analisi cliniche su vomito, feci, urine e sudore. Durante i primi giorni il paziente continua ad assumere la medicina due volte al giorno. Dopo cinque giorni, gran parte della droga e` fuoriuscita dal corpo e inizia la parte psicologica della cura con i monaci che istallano nel paziente la sicurezza che e` possibile superare la dipendenza. Luang Ta Mon spiega che la fede nella possibilità di guarigione e` più importante della medicina stessa. "Si può dare dell'acqua a un paziente, se crede
    fermamente nella sua salvezza, l'acqua farà miracoli. Per ogni guarigione è importante controllare la propria mente, i propri pensieri. Tutto quello che una persona pensa e crede, diventa per lei o lui una verità, una realtà. Se credi in qualcosa e lo visualizzi intensamente, diventerà realtà per te. Perché ogni pensiero crea le circostanze per una nuova realtà. Noi buddisti crediamo che ogni essere ha nel proprio corpo le sostanze necessarie per combattere e sconfiggere ogni malattia. Queste sostanze sono attivate solo con il pensiero e con la concentrazione". Per Luang Tha Mon non esiste perciò una malattia che non sia curabile.
    Quando non si dedicano alla cura dei tossicomani, i monaci di Tham Krabok sono famosi per i templi e le statue che costruiscono. Il monaco responsabile per la costruzione e` Luang Por Chin, il fratello di Campeng Seng. Le statue sono alte fino a trenta metri e per realizzarle i monaci fondono roccia e carbone in un vecchio forno fusorio. Ne ricavano cosi` una specie di lava che e` raccolta in un contenitore e versata con una gru nel gesso della statua.
    “Creando statue di Buddha con la lava, che contiene gli elementi del fuoco e della terra, vogliamo simboleggiare la passione del Buddha e la sua manifestazione sulla terra”, spiega Luang Por Chen. Sulla domanda dove ha imparato l’architettura risponde semplicemente: “Dalla montagna. Per imparare come si costruisce un forno, ho studiato il vulcano. Mi considero un alchimista che studio il DNA dei minerali. Ogni roccia porta dentro di se l'immagine genetica della terra stessa, come il figlio e` geneticamente l'immagine del padre e della madre. Tutto il sapere e` già dentro di noi, dobbiamo solo attivarlo. Con la meditazione impariamo l'arte di ridurre un concetto complesso ad un concetto semplice. Pensare e` facile come bere da una bottiglia. Pero` prima bisogna togliere il tappo. Nella costruzione dei templi e delle statue ho applicato questo concetto”.
    Nel laboratorio a cielo aperto sono esposti centinaia di esperimenti che Chen fa con i minerali. Sembrano sezioni trasversali di montagne e rappresentano l'idea che Luong Por Chin ha della creazione della terra stessa.
    Gli chiedo il perché di tutti questi templi e tutte queste statue. La risposta e` accompagnata da un sorriso astuto: "Ragioni di politica. Tham Krabok e` visto con sospetto dalle autorità buddiste perché siamo un ordine con proprie leggi e un modo particolare di interpretare il Buddha. Per dissolvere questa diffidenza ci comportiamo da “buoni monaci” costruendo templi e statue. In Thailandia costruire templi e statue, dedicate alla religione, fa parte dei doveri di un buon monastero; e` considerata l'arte dei monaci, come nell’Europa medievale”.
    Un’altra particolarità di questo monastero e` l’uguaglianza tra monaci e monache. Si solito le monache buddiste tailandesi si vestono di bianco e si radono i capelli, a Tham Krabok alcune monache vestono le stessi abiti colore marrone dei monaci e non hanno le teste rasate come e` usanza. "Preferiscono il marrone perché si sporca di meno”, azzarda Luong Por Chen, “probabilmente non amano fare la biancheria", "E i capelli?", chiedo. "Chi e` ancora attaccato al proprio aspetto esteriore
    non e` felice con una testa rasata. Si taglierà i capelli quando sarà indifferente all’aspetto fisico. Non bisogna forzare nessuno a seguire regole fisse. La vera arte di noi monaci e` la semplificazione. L’andare al centro del proprio Sé. La fine di ogni sofferenza avviene all'interno di ognuno di noi, non viene dall’esterno”.

    www.thamkrabok.net
     
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  2. DavideSar
     
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    bellissimo,
    Grande Rvinz!!
    :beer:
     
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  3. Jaylyn
     
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    Bellissimo davvero...
    Grazie grazie!
     
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  4. apo
     
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    Con Metta

    GRAZIE

    :applauso*:


    :namastè*:
     
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  5. Mauro1971
     
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    Grande cosa!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  6. Morgoth333
     
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    Da segnare come tappa in un eventuale viaggio in Thai.
     
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    Brutto

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