Incontri visionari e insegnamenti Dzogchen

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  1. El Cacique
     
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    Qualche anno fa la Shang Shung Edizioni pubblicò un libretto (lo definisco così per l'esiguo numero di pagine) dal titolo Incontri visionari e insegnamenti Dzogchen da Il consiglio D'Oro. Era in parte un estratto della tesi di laurea di Adriano Clemente presentata nel 1983 all'Istituto Universitario Orientale di Napoli con il titolo La dottrina rDzogs-chen nel ciclo di insegnamenti visionari "Dran-pa gser-gdams".

    Scrive Clemente nella prefazione:

    << Il Dran-pa gser-gdams o Il consiglio d'oro di Dran pa (Nam mkha') è una raccolta di insegnamenti Dzogchen rivelati dal terton Shense Lhaje, un bonpo vissuto nel tredicesimo secolo, il cui nucleo centrale è costituito dal ciclo Il consiglio d'oro attribuito al grande siddha dello Shang-Shung Trempa Namkha (Dran pa Nam mkha'). Quando mi recai in India nel monastero Bonpo di Dolanji, per studiare questo testo dietro suggerimento di Chögyal Namkhai Norbu, Lopön Tenzin Namdak diresse la mia attenzione su un capitolo intitolato Gli incontri visionari con i rigdzin e le dakini, una specie di autobiografia di sogni e visioni scritta da Shense Lhaje. Così la traducemmo interamente, insieme a un capitolo del ciclo Dzogchen Il consiglio d'oro. [...] >>

    Alcuni di questi insegnamenti:

    da: Gli incontri visionari con i rigdzin e le dakini

    Un giorno, al sorgere del sole mi venne voglia di uscire, così andai. All'improvviso persi coscienza di ciò che mi stava accadento, come se mi stessi addormentando. E in sogno vidi venirmi vicino una donna, bianca, bella e avvenente, da cui non riuscivo a distogliermi. Le chiesi: "Da dove vieni e per quale motivo?". Lei rispose: "Vengo dal paese di Oddiyana, per incontare te, meritevole. Ho viaggiato per mezzo del miracolo e svolgo azioni disinteressate. Ora sono venuta qui per inontrarti". Non riuscendo a mantenere stabile il mio stato, provai insieme paura e piacere. Pensai: "E una dakini ma chi è?". "Non perdere la pura presenza" lei continuò, "mantieni il tuo stato naturale; riconosci la tua senzazione di paura: è vuota e al di là del giudizio. Il tuo piacere è una sensazione ordinaria della mente: non ha concretezza, lascia che si dissolva nel vuoto. Riunifica colui che prova piacere e colui che prova paura nella pura presenza; mantieni lo stato della coscienza, senza correggere, in una dimensione di apertura. Non avere dubbi su di me, sono Göcham Barma. Non interrompere le tue invocazioni con vera partecipazione e ti darò sempre ottenimenti e consigli segreti" così disse e mi trasmise il potere, poggiando la mano destra al centro della mia testa. Dal palmo della mano mi sembrò che uscisse una lettera A bianca, che scese attraverso la fontanella fino al cuore. Poi, per il potere dei raggi della A diventai trasparente e immateriale, e nacque in me una chiarezza limpida e priva di ostacoli. In quel momento lei diventò un piccolo corpo bianco della dimensione di un pollice e svanì lentamente nello spazio.

    Un giorno stavo scrivendo una lettera in una distesa pianeggiante quando all'improvviso, senza capire da dove, un corvo mi arrivò vicino. Rimasi fisso a osservarlo e per un attimo mi distrassi. Poi riconobbi il volto del Saggio Tongyung e, alzatomi, lo salutai prostandomi tantissime volte. Il Grande Saggio disse. "Vuoi sapere qual è il vero senso delle tue prostazioni?". Risposi: "A causa degli ostacoli delle inclinazioni karmiche, ancora una volta ho preso una nascita umana in una barbara regione di frontiera. Forse perché nelle mie vite passate non ho praticato tanto, non ho ancora realizzato il grande fine. Perciò, al fine di purificare gli ostacolli, mi sono prostrato davanti al Grande Saggio. Finché gli ostacoli non sono purificati non si può manifestare la condizione che sta al di là. Hai tu un inegnamento in cui non è necessario purificare gli ostacoli? Trasmettilo a questo essere ignorante!". Disse il Grande Saggio: "Ehi, quanti dubbi che hai! Sei tanto eloquente, ma lontano dal vero senso. Dall'origine, la base di tutto è il vuoto onnipervadente, perciò impegnarsi nell'esercizio della virtù è illusione. La luce naturale della pura presenza è lo stato incontaminato dell'Illuminazione, perciò prostazioni e circoambulazioni per purificare gli ostacoli sono azioni samsariche. Io ho un insegnamento in cui non è necessario pruficare gli ostacoli. Non sforzarti tanto nell'impegno di azioni ordinarie, comprendi realmente la natura di autoperfezione al di là dello sforzo! Non svolgere tante azioni illusorie mondane, resta al di là dell'azione, dei concetti e del dualismo dei pensieri! Non cercare a tutti i costi di purificare gli ostacoli attraverso l'intenzione della mente, resta nello stato al di là del pensiero e del giudizio! Non ti soffocare con l'attaccamento che crea pensieri fissi, gioca spontaneamente e senza limiti nello spazio!". Così disse e, diventato un arcobaleno delle dimensioni di una lampada, risplendendo forte scomparve verso est.

    Un giorno, mentre ero sdraiato sul tetto di una casa, vidi nello spazio una donna che mi faceva cenni con le mani. Per la gioia che provai, iniziai a camminare e, senza rendermene conto, arrivai in un prato. In quel momento persi coscienza e caddi. Quando mi rialzai guardai in alto e vidi un assembramento di innumerevoli rigdzin e dakini. Al centro della fila, su di un seggio dei cinque colori dell'arcobaleno, era seduto un bonpo di colore marrone, che aveva una barba lunga e un abito da brahmano. In testa al lato destro c'era un uomo di colore blu scuro, che aveva gli ornamenti delle divinità feroci e un aspetto terrificante. E vidi tantissimi altri rigdzin sia maschi che femmine, che radunavano fiori e carne rituale e li mischiavano per un ganacakra.
    Un rigdzin aveva un vaso bianco di cristallo nella mano destra e un piatto di pietre preziose nella sinistra. Una donna aveva indosso diversi preziosi ornamenti e irradiava luci di arcobaleno. Era così bella che non riuscivo a distogliere il mio sguardo. Loro due si occupavano del ganachakra. Poi la donna mi prese per la mano destra e mi condusse di fronte al rigdzin che stava seduto al centro della fila. Io le domandai: "Chi è questo rigdzin seduto al centro? E chi sono quelli seduti in testa rispettivamente alla destra e, alla sinistra della fila? Come si chiama colui che ti sta assistendo nella preparazione del ganachakra? E tu come ti chiami? Dimmelo, ti prego". Lei rispose: "Il rigdzin al centro della fila è Tongyung Thuchen. In testa a destra è Trempa Namkha, a sinistra Sidpai Gyelmo, la grande madre. Il mio assistente è Khyentse Chenpo (Tsewang Rigdzin), e io Gyensanma. Tu sei un fortunato detentore del lignaggio.
    Tutti gli altri che vedi nelle grandi file sono dakini mondane radunatesi per il ganachakra. Non rivelare ciò alle persone ordinarie adesso, ma solo quando il tempo sarà opportuno" e iniziò a distribuire le offerte. Per me, in un piatto di pietre preziose, mise dei pezzetti di carne rituale misti a diversi fiori e un frutto di arura dai freschi e umidi fiori gialli, e me li offrì. Io ne feci offerta al rigdzin che stava al centro, ma lui disse: "Non c'è nessuno cui offrire all'esterno. Nella preziosa dimora celeste del proprio cuore c'è Sempre Bene (Samantabhadra), l'immutabile stato della coscienza, la cui natura non si può definire: è vuoto. Se si comprende il senso di questo vuoto, non c'è niente di superiore a cui fare offerte". Risposi. "Anche se ho capito veramente che lo stato della coscienza vuoto e non nato è dentro di me, sono sempre in compagnia della mente ignorante che crea pensieri. Finché non si dissolve il dualismo dei pensieri, non si può vedere Sempre Bene, lo stato della coscienza.
    Finché non si vede lo stato della coscienza ho capito che è molto utile svolgere continuamente azioni virtuose e fare offerte, anche accompagnate dalla musica". Allora Trenpa il Grande Maestro, che era seduto in testa alla destra della fila, disse: "Bene, bene, nobile figlio, molto bene! Finché tutto l'universo e gli esseri non vengono percepiti in modo non-duale nella condizione del vuoto, è utile impegnarsi nella pratica virtuosa di corpo, voce e mente. Ma adesso non parliamo tanto, mangia la tua porzione di offerta e fa' entrare in te l'ottenimento".
    Così mangiai ed era una medicina con un buon sapore e tanti odori diversi. Poi la donna che aveva distribuito l'offerta mi disse: "Fa' entrare in te gli ottenimenti ordinari e quello supremo. Mantieni nel tuo stato la pura essenza. Non interrompere le invocazioni e le offerte: è importante". Poi alcuni montarono a cavallo di avvoltoi, altri assunsero le sembianze di avvoltoi e, vestiti di raggi colorati, volarono verso ovest.



    da: Il chiarimento del vero senso

    L'introduzione alla saggezza naturale


    Guarda dentro te, osserva la natura della tua pura presenza. Se non c'è nulla da vedere e trovi una condizione di vuoto, è questo il dhamakaya. In questa condizione di vuoto al di là del giudizio c'è una chiarezza che risplende spontaneamente: è la saggezza naturale. Riconoscere che la pura presenza si manifesta ovunque ma è priva di sostanza è lo stato primordiale dell'Illuminazione. L'Illuminazione non esiste fuori di sé. Se la si cerca dentro di sé la si troverà! Ma non è necessario un metodo particolare, basta osservare questa stessa natura e lasciarla come è. Non c'è neanche qualcosa da lasciare come è, ma solo trovarsi in una condizione di puro vuoto. Non ci devono essere dubbi su ciò. Se si è certi, è tutto.
    La natura della mente, vuota e indefinibile, può essere paragonata allo spazio, e allo stesso modo al sole e alla luna, al vento, a un fiume o a un ruscello, all'oceano e alla terra. Tutti questi esempi indicano una sola cosa. Come lo spazio, la natura della mente è vuota e priva di sostanza, e non ha confini delimitati. Qualsiasi movimento si manifesta in questa condizione di vuoto e priva di sostanza, rimane vuoto.
    Come il sole e la luna, in questa condizione originaria di vuoto c'è una chiarezza che si manifesta senza ostacoli. Non si può definire la natura del sole e della luna soltanto come chiarezza, perché dall'origine non è qualcosa di concreto, è vuota: questo è il dharmakaya. Allo stesso tempo, questa natura che non ha sostanza si manifesta come chiarezza: è il sambhogakaya. La luce e i raggi risplendono distintamente: è il nirmanakaya. Così il sole e la luna simboleggiano la dimensione naturale e autoperfezionata dei tre corpi.
    Il vento nello spazio non ha alcuna concretezza ed è un esempio del vuoto. Il suo soffiare naturalmente in tutte le direzioni simboleggia il sorgere dei diversi singoli pensieri. Il suo placarsi nella sua stessa condizione di non-dualità rappresenta la saggezza naturale.
    L'oceano è imperturbabile e non ha limiti di superficie e fondo: simboleggia lo stato non corretto di presenza rilassata della base primordiale, e quindi la condizione di vuoto e senza sostanza. Le onde che si formano in questo stato imperturbabile rappresentano il flusso dei pensieri.
    Un fiume o un ruscello scorrono continuamente, senza mai fermarsi: è un esempio per la natura della propria pura presenza che, essendo innata dall'origine, è presente in ogni istante, che venga riconosciuta oppure no.
    La terra, che tutto pervade, simboleggia la base primordiale. Tutto ciò che esiste nasce da lei: è un esempio per i pensieri.
    Ci possono essere tantissimi esempi per la natura della pura presenza, ma bisogna comprendere l'unico vero senso: lo stato dell'Illuminazione, al di là di qualsiasi correzione da parte della mente.
    Questa saggezza naturale al di là dei concetti, fa' che si manifesti nuda, senza mischiarla con il flusso del pensiero! Ciò non significa che il flusso del pensiero debba essere abbondonato, ma solo lasciato libero nella condizione di vuoto della base primordiale. Se ci si lega da se stessi con i pensieri è impossibile che questi si liberino.

    Se la base primordiale è il vuoto originario
    cosa c'è da meditare?
    Se la pura presenza è chiara per natura
    cosa c'è da osservare?
    Se i pensieri sorgono spontaneamente
    cosa c'è di concreto?
    Se tutto ha un solo identico sapore
    dov'è il dualismo?

     
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  2. Rinchen Dorje
     
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    Che dire? Dimoro nel silenzio davanti a tanta meraviglia
    _/|\_
     
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  3. Jayanti
     
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    :groupware:
     
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    Shankar Kulanath

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    Molte grazie per la gentilissima condivisione.
     
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  5. apo
     
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    Grazie.
     
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  6. MatteoMatty
     
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    questa roba è oro
     
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  7. Dafne87
     
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    Tremo dinnanzi a tale meraviglia _/|\_
     
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  8. dorjepizza
     
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    CITAZIONE (MatteoMatty @ 16/1/2015, 23:30) 
    questa roba è oro

    Per forza sono insegnamenti Dzogchen Bonpo. :D
     
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    Shankar Kulanath

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    CITAZIONE (dorjepizza @ 17/1/2015, 10:43) 
    CITAZIONE (MatteoMatty @ 16/1/2015, 23:30) 
    questa roba è oro

    Per forza sono insegnamenti Dzogchen Bonpo. :D

    ahahahahah :lol: :lol: :lol:
     
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    Dal minuto 23 il racconto di Adriano Clemente



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    Grazie Epi <3 :worthy:
     
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