Reverendo Shoryo Tarabini

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  1. Mirko Miloro
     
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    Edited by "Mirko" - 15/11/2015, 17:00
     
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  2. SteveLotus
     
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    Posto alcuni scritti e interventi del reverendo Tarabini, monaco residente e fondatore del tempio Renkoji di Cereseto (AL), patriarca della Nichiren-shu italiana e una sua biografia.

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    Biografia

    Eugene Albert Tarabini (San Francisco, 1955), nome di ordinazione Shoryo Tarabini, monaco buddhista italoamericano.

    da http://nichirenshurenkoji.wixsite.com/nich...u-renkoji/about

    Il patriarca e monaco residente del nostro tempio Renkōji è Shōryō Tarabini Shōnin. Egli nacque nel 1955 a San Francisco negli Stati Uniti da una famiglia di origine piemontese. È praticante buddhista da più di 45 anni, ha ricevuto una vasta educazione in studi buddhisti, lingue orientali e belli arti. Ha vissuto in Giappone per 25 anni. Oltre all'italiano e l'inglese, parla correntemente il giapponese e lo spagnolo. Ha una vasta conoscenza del giapponese classico, cinese (moderno e classico) e posiede una buona conoscenza della lingua francese e l'ebraico.

    Ha ricevuto la sua educazione dall'Università della California a Berkeley, ed altri 4 anni dall'Università di California a Riverside, con ulteriori studi tramite la Nichiren Shū e l'Università di Minobu in Giappone. Ha iniziato il suo perscorso da monaco e lavorò in un tempio a Tokyo, diventando succesivamente uno novizio presso il tempio Minobu-san Betsu'in di Los Angeles sotto l'istruzione e guida del Venerabile Shōkai Kanai.

    Nel 1998, dopo 5 anni di studio, si trasferì nuovamente a Tokyo ed entrò nel tempio di Jōkyōji per altri 4 anni. Nel 2001, diventò monaco e istruttore certificato e nello stesso anno, venne nominato missionario straordinario e inviato in Malesia, Indonesia, Inghilterra e Italia, e poi certificato "Kaikyōshi" (missionario ufficiale della Nichiren Shū all'estero) e assegnato l'incarico di responsabile del tempio a Londra e missionario per l'Europa. Il 2 agosto del 2001, fondò la Nichiren Shū Italia, nel 2005 il Tempio Renkōji e successivemente la Nichiren Shū France e Spagna.

    Oltre il suo lavoro di propagazione del Dharma, dialogo interreligioso e scambi socio-culturali, Tarabini Shōnin traduce il Sūtra del Loto, gli scritti di Nichiren Shōnin ed altri documenti dalla lingua orginale, ed è autore di numerosi articoli, libri e altre opere, scritti prevalentemente in italiano, inglese e giapponese sulla storia, tradizioni e dottrina del buddhismo. Molte delle sue opere sono state tradotte in spagnolo, francese, tedesco, greco, turco, ebraico e altre lingue.




    Differenze di pronuncia dell'odaimoku o daimoku (rev. Shoryo Tarabini Shonin)

    Oggi ho ricevuto una lettera di una persona della Sōka Gakkai che ci legge sul nostro sito, faccendo la seguente domanda:
    "Buongiorno. Mi chiamo xxxxxxx e faccio parte della soka gakkai e le volevo fare, per favore, una domanda: C'è una sostanziale differenza nel mettere nam o namu nel recitare mio ho renghe kio? E sortisce una cosa diversa accompagnare il daimoku con un tamburo? La ringrazio...
    Ho appena risposto a questa persona con il seguente messaggio, e spero che potrebbe essere utile anche a tutti Voi:
    Buongiorno, grazie per la sua gentile e-mail e la sua domanda. La differenza principale fra Nam (Nam-Myōhō Renge Kyō) e Namu (Namu Myōhō Renge Kyō) è principalmente dialettale e di usanza del tempio da dove ha le origini la Sōka Gakkai, cioè il tempio principale della Nichiren Shōshū, Taiseiki. Viene anche molto comodo e più facile recitare Nam-Myōhō Renge Kyō (che praticamente viene "Nammyōhō Renge Kyō" durante la recitazione) perche recitate sempre molto veloce.
    Anche nella Nichiren Shū quando recitiamo molto molto rapido, si può a volte, anche dire Nam-Myōhō Renge Kyō. Ma come recitiamo sia il Sūtra del Loto intero che il suo venerabile titolo (Odaimoku) di Namu Myōhō Renge Kyō, parola per parola, sillabo per sillabo in maniera ritmica e chiara, in maniera che si capisce ogni parola delle parole illuminate del Buddha, normalmente recitiamo chiaramente solo Namu Myōhō Renge Kyō.
    Al livello tecnico.... il Venerabile titolo del Sūtra del Loto, cioè l'Odaimoku, è scritto in lettere cinesi: 南無妙法蓮華経 della quale la traslitterazione della frase viene: 南(Na) 無(Mu) 妙(Myo) 法(Ho) 蓮 (Ren) 華(Ge) 経(Kyo). Perciò la pronuncia tecnicamente corretta è Namu Myōhō Renge Kyō. Per arrivare alla pronuncia di "Nammyōhō Renge Kyō", si dovrebbe scrivere l'Odaimoku solo con i sei caratteri (anziché 7) di: 南妙法蓮華経, eliminando il 無(Mu), perche il carattere 南 da solo viene pronunciato "Nan" e davanti un altro consonante come la "M" di Myōhō, sarebbe Nam. Questa è un'altra ragione perché, oltre la pronuncia chiara e ritmica di ogni sillabo, l'Odaimoku viene pronunciato Namu Myōhō Renge Kyō.
    Inoltre, Nichiren Shōnin ha insegnato solo Namu Myōhō Renge Kyō. Namu viene dalla parola "Namas" in sanscritto, è Namu una traslitterazione della pronuncia originale di Namas. Ogni mantra delle varie scuole comincia con "Namu", come Namu Amida Buddha.. e significa prendere refugio in, venerare, devozione, dedicarsi e far ritornar la vita a... Dunque, nel caso dell'Odaimoku, dicendo chiaramente -Namu- Myōhō Renge Kyō, si capisce molto chiaramente che uno sta dichiarando e venerando (南無 - Namu) al Sūtra del Loto (妙法蓮華経 - Myōhō Renge Kyō). Così oltre il significato di ogni parola dell'Odaimoku, quando uno chiaramente dice: "南無妙法蓮華経(Namu Myōhō Renge Kyō)", si sta dicendo che io prendere refugio nel, venero, faccio devozione al, mi dedico al e faccio ritornar la mia vita al Sūtra del Loto, il cuore degli insegnamenti e dell'illuminazione del Buddha Eterno Sakyamuni.
    Tornando all'aspetto dialettale, si può anche dire che Namu vs. Nam potrebbe essere paragonato ai termini inglesi di "Don't" o "Can't". I termini originali sarebbero "Do not" e "Can not" (Oppure Cannot), dei qali le loro contrazioni sono: "Don't" e "Can't".
    Nella Nichiren Shōshu (la scuola originale della sua Sōka Gakkai), come tutte le scuole e templi di Nikkō Shōnin o di qualsiasi altra scuola o tradizione Nichiren, e quindi come nella Nichiren Shū, si usa "Namu". Nel caso della Nichiren Shōshu, questo modo viene chiamato "Hiki Daimoku" o la recitazione dell'Odaimoku allungato. In questa tradizione, viene recitato prima il Hiki Odaimoku di Namu Myōhō Renge Kyō, poi seguito dalla recitazione della sua versione abbreviata di Nam Myōhō Renge Kyō. Ecco le varie differenze, fra Nam e Namu. Per essere molto chiaro nella pronuncia di ogni parola, senza fare abbreviazioni (che elimano il Mu di Namu) e nel non cercare di non allontanarci in qualsiasi modo del significato originale dell'Odaimoku, perche noi consideriamo che ogni carattere dell'Odaimoku (come ogni carattere anche del Sūtra de Loto) è un Buddha vivente, nella Nichiren Shū diciamo Namu anziché solo Nam. Spero che la mia piccola spiegazione è stata un pò utile. La ringrazio di nuovo per la sua email e gentile domanda.
    Gasshō (con le mie mani in forma di preghiera, in devozione e rispetto profondo verso di te) , Namu Myōhō Renge Kyō
    Rev. Tarabini

    Edited by SteveLotus - 3/7/2017, 15:25
     
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  3. SteveLotus
     
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    Le differenze tra le varie scuole Nichiren

    Quali sono le differenze e le somiglianze tra la Nichiren Shū, la Nichiren Shōshū e la Sōka Gakkai?

    “Una risposta alle domande di alcuni praticanti Sōka Gakkai (SGI), riguardo le somiglianze e le differenze tra la Nichiren Shū, la Nichiren Shōshū e la Sōka Gakkai.” Questo articolo fu pubblicato originalmente in aprile del 2001, in un forum buddhista, come risposta personale ad un credente che voleva confrontare le differenze storiche e dottrinali fra queste 3 tradizioni.

    a cura del Rev. Shōryō Tarabini,
    Tempio della Nichiren Shū, Guhōzan Renkōji

    Domanda:

    Ho praticato il Buddhismo di Nichiren Daishōnin per dieci anni nella Sōka Gakkai. Ho sentito dire che alcune persone hanno avuto esperienze negative con la Sōka Gakkai e vorrebbero sapere che cosa lei pensa di questa organizzazione. La mia domanda non è dovuta a sciocca curiosità o motivi frivoli, ma al desiderio di comprendere che cosa non va bene nell’organizzazione che ci ha introdotto alla pratica.

    Durante gli ultimi anni anche noi abbiamo visto una serie di aspetti negativi e questo ci ha turbato. Spesso non è stato possibile parlare apertamente, come probabilmente lei sa meglio di noi. Per cui, la preghiamo di essere apertamente sincero, se lei lo crede opportuno, senza preoccuparsi di farci arrabbiare!

    La prego, inoltre, di spiegarmi alcune delle differenze tra la Nichiren Shū, la Nichiren Shōshū e la Sōka Gakkai. Spero che non la stia forzando a fare ciò e che non le dispiaccia di aver ricevuto questa mia e-mail.

    Con i più sinceri saluti.


    Risposta:

    Grazie per la tua e-mail e la tua sincere domanda di oggi. Per quanto riguarda la Sōka Gakkai (SGI), devo dire, in tutta onestà, che esito a scrivere su di loro e questo ha contribuito molto al mio ritardo nel rispondere alla tua domanda. Come ben sai, siamo entrambi buddisti, e la Via buddhista è di non parlare male degli altri, soprattutto di buddisti appartenenti alla stessa tradizione.

    Per cui, in risposta alla tua domanda, ti prego di permettermi di rispondere in merito alla Sōka Gakkai basandomi sul pensiero, la storia e la dottrina buddista. Anche se, alcune volte, le mie parole potranno prendere un tono critico, spero sinceramente che esse siano non soltanto vere, ma anche molto rispettose. Per quanto riguarda il comportamento della Sōka Gakkai, in relazione alla pratica buddista, sebbene personalmente non sempre io condivida i loro particolari metodi di propagazione, devo dire che è meraviglioso che essi insegnino a recitare il Sūtra del Loto e l’Odaimoku di Namu Myōhō Renge Kyō: sono molto sinceri nel fare questo. Inoltre, studiano anche molto e questo è un altro aspetto positivo. Ciò che è importante ricordarsi è che tu hai incontrato il Sūtra del Loto e che stai abbracciando la fede proprio in questo momento. E’ grazie alla tua “personale relazione con il Buddha” (“en” in termini buddisti) nel passato, che sei stato in grado di incontrare il Sūtra del Loto oggi. Per questo dovresti mostrare gratitudine per chiunque ti abbia introdotto al Sūtra del Loto e agli insegnamenti di Nichiren Daishōnin in questa vita.

    D’altro canto, sebbene essi (la Sōka Gakkai, n.d.t.) pongano un grande sforzo per promuovere la pace e la cultura, è alquanto strano che questa organizzazione sembri mostrare uno scarso livello di tolleranza verso le altre religioni, e soprattutto verso altri buddisti di altre scuole, al di fuori del loro particolare gruppo.

    Come ben saprai, oggi il loro più grande nemico sono i preti ed i credenti della loro ex-organizzazione madre, la Nichiren Shōshū e del loro ex-tempio principale, il Taisekiji, con il quale hanno avuto una profonda rottura. Infatti, sono in una vera e propria guerra l’uno contro l’altro, almeno da 12 anni, dal 1990. Basta questo per farmi chiaramente comprendere che cosa essi siano veramente e in che cosa essi credano in realtà. Il Maestro Shakyamuni Buddha ci ha insegnato ad avere la stessa compassione verso gli altri, che siano, oppure no, buddhisti.

    Ci ha anche incoraggiato a sviluppare il desiderio di aprirci e salvare gli altri, pensando non soltanto a noi stessi e al nostro benessere. Questo è lo spirito del Bodhisattva, di cui sono sicuro ne sei consapevole. Il Voto del Bodhisattva è di lottare per l’Illuminazione, la Via del Buddha e, al contempo, di salvare gli altri ed aiutare tutti a liberarsi dalla sofferenza. Questo è il cuore autentico della fede, della pratica e della filosofia buddista.

    Se non abbiamo questo spirito fondamentale, profondamente radicato nei nostri cuori, questa fede e la comprensione del Buddhismo, gli insegnamenti che affermiamo di seguire non sono realmente buddisti.

    Nel Sūtra del Loto, Shakyamuni Buddha ci insegna, specialmente nel Capitolo 2, che tutti sono in grado di realizzare l’Illuminazione e che l’entrata o la porta per l’Illuminazione non è che attraverso la fede, contrariamente ai Sūtra precedenti - secondo i quali le persone dei due veicoli di Shōmon e Engaku* non potevano raggiungere la Perfetta Illuminazione. Nei capitoli successivi, fornisce diversi esempi per mezzo di parabole, come metodo illustrativo di facile comprensione di questa dottrina. Ad esempio, nel Capitolo 5 egli equipara la compassione del Buddha alle nuvole che fanno piovere in modo equanime su tutto: sia che si tratti di alberi grandi, medi o piccoli, o semplicemente di cespugli o erba, qualsiasi cosa - e chiunque - riceve in modo equanime la grande compassione del Buddha; per cui chiunque può ottenere l’Illuminazione, così come la pioggia cade in modo equanime su tutti: questa è la vera compassione ed il desiderio del Buddha nei confronti di tutti gli esseri.

    Al fine di mostrarti un ulteriore esempio della grande compassione del Buddha anche quando affrontò persone che lo disprezzavano e lo odiavano, e che tentarono di distruggere il suo lavoro e di ucciderlo, possiamo rivolgerci al Capitolo 12: il Capitolo Devadatta del Sūtra del Loto. In esso il Buddha Shakyamuni predice che Devadatta diventerà, senza ombra di dubbio, un Buddha. Nel Capitolo 2, inoltre, incontriamo i 500 monaci arroganti che se ne andarono girando le spalle al Buddha; ma il Buddha insegnò che anche questi monaci sarebbero diventati dei Buddha. Questo è lo spirito del Buddha e di tutti i suoi insegnamenti, ed è il cuore autentico e la forza trainante del Sūtra del Loto. Questa stessa compassione è ciò che Nichiren Daishōnin abbracciò ed incoraggia tutti noi ad abbracciare. Se affermiamo di credere, studiare, e praticare il Sūtra del Loto e poi facciamo una guerra di 12 anni con preti e credenti della nostra scuola d’origine, per non menzionare l’atteggiamento negativo verso altri buddisti o gruppi religiosi che non appartengono alla tua fazione o credenza, allora non possiamo dire realmente di possedere lo stesso spirito del Buddha. E’ anche altamente anti-sociale e distruttivo: qualcosa che il nostro mondo, oggi, non può sostenere.

    Ti darò anche un altro esempio, anche se molto più estremo: i grandi Buddha di Bamiyan. E’ stato stimato che queste statue furono scolpite nella roccia tra il IV ed il V sec. D.C., nella zona di Bamiyan, 230 km a nord-ovest di Kabul, in Afganistan. Quando lo scorso anno ero in visita in India a Mumbai, venni a sapere che i Talebani stavano minacciando di farle saltare in aria. Fui scioccato e meravigliato che potessero anche soltanto prendere in considerazione una cosa così orribile.

    Dopo che lasciai l’India, essi mantennero, in effetti, la loro promessa e distrussero le immagini del Buddha, che troneggiavano in quel luogo da così tanti secoli. Provai rabbia, come molti altri, nell’udire la triste notizia. D’altro canto, immaginavo le conseguenze di tale atto nel profondo del mio cuore, (nonostante all’epoca non conoscessimo molto i Talebani), per cui dissi alle mie comunità in Italia e Giappone: ”Per favore, state a vedere i Talebani cadranno a causa del loro atto terribile. Questo è l’inizio della fine per loro.” Infatti, adesso rivedendo gli eventi dell’anno passato, dal momento in cui distrussero le immagini sacre del Buddha, sono effettivamente caduti. Comunque, quando fecero saltare in aria le statue dissi anche ai credenti della mia comunità: ”Non odiate queste persone, i Talebani. Essi cadranno; andranno incontro alla loro fine a causa delle loro stesse azioni e di nient’altro. Soprattutto, perché l’oppressione e le altre azioni che hanno perpetrato sul loro stesso popolo sono state di gran lunga più gravi della distruzione delle statue del Buddha. Del resto, nel distruggere queste statue sacre, che per secoli hanno vegliato sulle genti dell’Afganistan, dobbiamo profondamente comprendere che, come Devadatta che cercò di uccidere il Buddha circa 3000 anni fa, i Talebani, commettendo questo atto orribile, hanno formato una relazione molto profonda e forte proprio con quel Buddha che hanno cercato di distruggere. Ricordate, che la relazione è di tipo negativo, ma è comunque un solido legame con il Buddha. E, di conseguenza, anche se potranno cadere nell’inferno (il più basso degli stati vitali, n.d.t.), successivamente saranno salvati e liberati dalla sofferenza ed un giorno diventeranno essi stessi dei Buddha. Questa è la Grande Compassione del Buddha insegnata nel Sūtra del Loto – salvare anche coloro che desiderano il nostro male, o cercano di ferirci o distruggerci”.

    Non vi è odio nel Buddhismo, ne vi sono dottrine o tradizioni che insegnano a disprezzare gli altri. Nel Buddhismo esiste soltanto il profondo desiderio di eliminare le sofferenze di tutti gli esseri e di condurli alla vera felicità della Buddhità. Anche i demoni sono stati convertiti alla fede buddhista e sono stati trasformati in divinità sacre protettive. Un esempio di ciò sono demoni come Kishimojin e le Jurasetsu-nyo che sono iscritti sul tuo Mandala Gohonzon. La cosa più importante è dedicare se stessi a sviluppare una pura fede e a non perdere mai la propria umiltà, compassione e rispetto verso gli altri. Non vi è crescita nel parlare male degli altri e nel vivere nel passato.

    Soltanto attraverso una sincera fede, accompagnata da uno studio dedicato e dalla pratica buddista, possiamo crescere. Questo significa vivere come un buddista. Questo significa anche vivere con dignità.

    Adesso spiegherò alcune somiglianze fondamentali e differenze tra:

    1) Nichiren Shū (e la maggior parte delle altre scuole di tradizione Nichiren),
    2) Nichiren Shōshū,
    3) Sōka Gakkai (SGI).

    In una sola e-mail, comunque, non mi sarà possibile spiegare tutte le somiglianze e differenze. Devo puntualizzare, innanzitutto, che essi sono tutti credenti del Sūtra del Loto, recitano questo Sūtra e l’Odaimoku di Namu Myōhō Renge Kyō. In aggiunta, tutti leggono i sacri scritti di Nichiren Daishōnin (chiamati Gosho o Goibun). All’interno del Buddhismo della tradizione Nichiren, vi sono diversi lignaggi e scuole derivate dai templi originali fondati dai “6 Anziani” o discepoli principali di Nichiren Daishōnin (Nisshō Shōnin, Nichirō Shōnin, Nikkō Shōnin, Nikō Shōnin, Nitchō Shōnin e Nichiji Shōnin). Per approfondimenti, vedi anche: I Sei Principali Discepoli e Le Scuole e Lignaggi Buddhisti Nichiren.

    Nel Buddhismo Nichiren vi sono due divisioni fondamentali: i lignaggi “Itchi” e “Shōretsu”. Da questa divisione si sono sviluppate altre sotto-divisioni e movimenti, come il lignaggio Happon-ha (degli Otto Volumi), il Fuju Fuse (Non ricevere né dare a non credenti) ed altri. Comunque, non parlerò approfonditamente di queste scuole o movimenti adesso.

    In breve posso dire che il lignaggio “Itchi” legge, studia e recita l’intero Sūtra, con una particolare enfasi posta sul significato dei capitoli 2° e 16°. D’altro canto, tutti i capitoli sono ritenuti validi e, quindi, tutti vengono regolarmente recitati e studiati approfonditamente. Nel caso dei lignaggi “Shōretsu”, al contrario, essi credono soltanto nei capitolo 2° e 16°: recitano e studiano principalmente questi capitoli.

    La Nichiren Shōshū e la Sōka Gakkai sono molto simili, in quanto le loro origini sono le stesse: i loro principi di fede e pratica sono basati sul modo di vivere la fede nel Buddhismo Nichiren come stabilito dal Taisekiji, che fino a poco tempo fa era il Tempio Principale di entrambe i gruppi. Sia la Nichiren Shōshū che la Sōka Gakkai (conosciuta anche come SGI) sono derivate dal lignaggio Shōretsu.

    All’interno delle varie scuole “Shōretsu”, comunque, vi è un’ulteriore divisione. Il Taisekiji e di conseguenza la totalità della Nichiren Shōshū, derivano dal lignaggio di uno dei maggiori discepoli di Nichiren Daishōnin: Nikkō Shōnin. Il gruppo originale delle scuole e dei templi derivate da Nikkō è, comunque, molto più grande.

    Non tutti questi templi, infatti, sono parte della Nichiren Shōshū. Alcuni fanno parte della Nichiren Shū, altri appartengono ad altre scuole ed altri ancora, oggigiorno, sono templi indipendenti.

    I templi del lignaggio di Nikkō, connessi o derivati dal tempio Taisekiji, cioè Nichiren Shōshū, Shoshin-Kai, Kenshō-Kai e Sōka Gakkai, affermano che il Buddha Shakyamuni sia una semplice figura storica nel panorama globale del Buddhismo. Essi non lo riveriscono come l’insegnante originale, il Maestro del Buddhismo. L’unico Buddha Originale o Vero è, per questi gruppi, Nichiren Daishōnin. Di conseguenza, come risultato, per questo lignaggio gli Scritti di Nichiren Daishōnin assumono un’importanza maggiore dello stesso Sūtra del Loto. Questa deviazione dalla tradizione buddhista è alquanto problematica. Sebbene nessuno neghi il grande rispetto e la venerazione dovuta a Nichiren Daishōnin, la radicale eliminazione del Buddha va direttamente contro ciò che predicava Nichiren Daishōnin stesso. Nichiren Daishōnin, infatti, mise a repentaglio la sua vita per riportare il mondo buddhista del Giappone del periodo Kamakura all’ortodossia. Egli era particolarmente critico verso le dottrine della Terra Pura, proprio perché avevano abbandonato il Buddha Shakyamuni, sostituendolo con il Buddha Amida, come Buddha verso il quale mostrare venerazione. Nichiren dedicò tutta la vita a cercare di stimolare le scuole buddiste e le persone del Giappone della sua epoca a ritornare ai fondamenti del Buddhismo: il ritorno alla fede nel Buddha Shakyamuni e nel suo insegnamento fondamentale, il Sūtra del loto. Ne consegue che, sostituire il Buddha Shakyamuni con Nichiren Daishōnin va direttamente contro quello per cui il Daishōnin cercò di fare durante tutta la sua esistenza, rischiando numerose persecuzioni, esili, fame ed innumerevoli attentati alla sua vita.

    Nella Nichiren Shū il Sūtra del Loto è centrale per la fede, la pratica e lo studio. Non di meno, gli insegnamenti di Nichiren Daishōnin sono ugualmente tenuti in grande venerazione e vengono letti e studiati approfonditamente. Gli Scritti di Nichiren Daishōnin, chiamati "Goibun" o" Gosho", ci insegnano come avvicinarsi alla fede e come custodirla. Inoltre, ci riportano continuamente al punto fondamentale della nostra pratica e fede buddista, il Buddha Eterno – Shakyamuni - e al cuore dei suoi insegnamenti e della sua Illuminazione, il Sūtra del Loto.

    Questa particolare linea di pensiero che vede Nichiren Daishōnin avere la meglio sul Buddha Originale, Shakyamuni, venne inizialmente introdotto al Taisekiji nel 1400 sotto il suo 9° Patriarca Nichiu Shōnin (1409-1482) e, successivamente, diventò una parte assolutamente centrale della dottrina e della tradizione del Taisekiji sotto il 26° Patriarca, Nichikan Shōnin (1665-1726) secoli dopo. Le origini di questa linea di pensiero, comunque, sono da individuarsi in un tempio (oggi indipendente) vicino al Taisekiji, chiamato Nishiyama Honmonji, fondato da uno dei discepoli di Nikkō Shōnin, di nome Nichidai Shōnin (1294-1394). Comunque, questa singolare linea di pensiero, che differisce enormemente dai lignaggi tradizionali delle scuole fondate da Nikkō e delle altre scuole Nichiren, venne adottata essenzialmente dal tempio Taisekiji.

    Quando il Taisekiji fece sua questa dottrina, provocò forti contrasti tra gli altri templi di Nikkō. I templi della scuola di Nikkō, infatti, sentivano che il Taisekiji stava deviando ed iniziando a creare la sua propria forma di Buddhismo Nichiren, che non era mai stata insegnata né da Nikkō Shōnin, né da Nichiren Daishōnin. A questa nuova tendenza del Taisekiji, fece seguito un forte accento esclusivista, affermando che soltanto il loro tempio conservava la validità degli insegnamenti di Nichiren Daishōnin: atteggiamento, peraltro, non inusuale tra i vari templi Nichiren. Molti di essi, infatti, erano in competizione l’uno con l’altro, insistendo che soltanto loro avevano il tempio migliore, i possedimenti e l’insegnamento migliori.

    Non di meno, nel caso del Taisekiji, questa competitività sfociò in una nuova dottrina: “Kechimyaku”, il sangue vitale della fede. Questa nuova dottrina affermava che soltanto il Taisekiji ed i suoi successivi Patriarchi avevano ereditato i veri insegnamenti di Nichiren Daishōnin. Tutti i templi che non si sarebbero allineati con il Taisekiji, sarebbero stati etichettati come eretici. Per convincere ulteriormente gli altri che le loro affermazioni erano autentiche, crearono due nuovi scritti di Nichiren Daishōnin che non erano mai stati documentati né da Nikkō Shōnin né da Nichiro Shonin (due dei sei maggiori discepoli del Maestro), né da Nichijo Shonin (conosciuto meglio col nome di Toki Jōnin, che ricevette i precetti e diventò prete dopo la morte di Nichiren), il quale aveva raccolto, documentato, catalogato e custodito il maggior numero di scritti di Nichiren Daishōnin. Due di questi “nuovi” scritti, chiamati I Documenti dell’Atto di Trasferimento di Minobu e Ikegami, contraddicevano direttamente i dettami di Nichiren Daishōnin, che aveva nominato sei maggiori discepoli (Nisshō, Nichirō, Nikkō, Nikō, Nitchō e Nichiji,) ed il suo ultimo desiderio, secondo il quale i suoi discepoli avrebbero dovuto collaborare e condividere, in ugual misura, la responsabilità di custodire il Buddhismo Nichiren e di propagare gli insegnamenti del maestro.

    Tutto questo, infine, culminò nella creazione da parte del Taisekiji del “Daigohonzon” dal quale, secondo il Taisekiji, tutti gli altri Mandala Gohonzon (gli oggetti di venerazione e culto in forma di mandala creati da Nichiren Daishōnin) avrebbero ottenuto potere e validità.

    Secondo questa nuova dottrina, anche un Mandala Gohonzon scritto da Nichiren Daishōnin stesso, se non di proprietà al Taisekiji o ad un tempio controllato dal Taiskeiji, non possedeva la vita del Buddha e non poteva essere considerato valido. In più, in questa nuova versione della dottrina si affermava decisamente che soltanto attraverso un tempio, un prete o un Gohonzon legato direttamente al Taisekiji, una persona avrebbe potuto raggiungere la salvazione. Sebbene il Daigohonzon possa essere ritenuto un valido Mandala Gohonzon, il concetto di un “super-Gohonzon” che dà potere a tutti gli altri, contraddice spudoratamente gli insegnamenti di Nichiren Daishōnin e, di conseguenza, all’epoca creò un grande sentimento di sfiducia con gli altri templi della scuola Nikkō. Si arrivò, quindi, ad una spaccatura e ad una finale divisione tra il Taisekiji e gli altri templi del lignaggio Fuji (la scuola di Nikkō, n.d.t.). Questo presunto Daigohonzon,inoltre, è stato causa di accesi dibattiti anche con le altre scuole o gruppi all’interno dello stesso lignaggio del Taisekiji.

    Sembra che recentemente alcuni circoli all’interno del Taisekiji stesso, abbiano avviato delle ricerche, mettendo in dubbio quest’argomento. Per via della lettera che mi hai scritto, ho inziato a leggere diverse pubblicazioni e siti internet della Sōka Gakkai. Ho trovato per caso il Kawabe Memo, scritto da un prete della Nichiren Shōshū, come memorandum di una conversazione tra lui ed il 67° Patriarca, Nikken Shōnin.

    Sebbene nessuno al Taisekiji, neppure la Sōka Gakkai o anche altre scuole Nichiren, mettano in dubbio la validità di questo Mandala Gohonzon in quanto tale, cioè “un” Mandala Gohonzon (qualsiasi Mandala Gohonzon scritto da Nichiren o da qualsiasi altro prete è, infatti, ritenuto un valido oggetto di venerazione in tutti i lignaggi Nichiren, n.d.t.), questo particolare scritto mette in dubbio l’autenticità del Daigohonzon, in termini di essere un Mandala Gohonzon inscritto autenticamente da Nichiren Daishōnin. Infatti, il Daigohonzon del Taisekiji è scolpito nel legno, qualcosa che Nichiren non aveva mai fatto. Tutti i Mandala creati da lui, infatti, furono disegnati con pennello ed inchiostro sulla carta.

    Nikkō Shōnin, inoltre, fondò il Taisekiji, ma vi rimase soltanto per poco tempo, lasciandolo in consegna ad uno dei suoi più fidati discepoli: Nichimoku Shōnin. Nikkō Shōnin, quindi, fondò un altro tempio e seminario di studi nelle vicinanze, chiamato Omosu Danjo (oggi, Tempio Kitayama Honmonji, da non confondersi con il simile Nishiyama Honmonji). La scuola originale di Nikkō detta anche lignaggio Fuji, prima della rottura del Taisekiji, era composta dai Templi Principali o Maggiori del Taisekiji, Kitayama Honmonji, Shimojō Myōrenji, Koizumi Kuonji (in origine il tempio Renzobo che si trovava all’interno dei possedimenti del Taisekiji), Nishiyama Honmonji, Hota Myōhonji e Izu Jitsujoji. Ci sono, inoltre, molti altri templi della scuola Nikkō (o Nikkō Monryu); i succitati sono soltanto gli otto maggiori che una volta erano affiliati l’un l’altro.

    Oggi questi templi principali del Lignaggio Nikkō sono affiliati nel seguente modo:

    - Taisekiji – Tempio Principale della Nichiren Shōshū: da questo tempio sono derivate: Shoshinkai, Myōshinkō, Kenshōkai, Sōka Gakkai e SGI)
    - Kitayama Honmonji – Nichiren Shū (il tempio dove Nikkō Shōnin ha visuto gli ultimi 30 anni della sua vita, stabilito da Nikkō Shōnin come
    l'Omosu Danjo (il Seminario Omosu), questo tempio diventò all'epoca il tempio principale del lignaggio Nikkō.
    - Koizumi Kuonji – Nichiren Shū
    - Hota Myōhonji – Tempio indipendente
    - Shimōjō Myōrenji – Nichiren Shōshū
    - Nishiyama Honmonji – Tempio Principale della Honmon Shōshū
    - Kyōto Yōbōji – Tempio Principale della Nichiren Honshū
    - Izu Jitsujōji – Nichiren Shū

    (Per una spiegazione globale di tutti i vari lignaggi e scuole Nichiren, potete consultare diagramma nella sezione: Scuole e Lignaggi Buddhisti Nichiren).

    E’ interessante notare che, sebbene la linea di scuole e gruppi derivanti dal Taisekiji, considerino Nichiren Daishōnin il Vero Buddha, Nikkō Shōnin considerava Shakyamuni Buddha il Maestro Originale del Buddhismo e Nichiren Daishōnin un grande Bodhisattva, la guida di tutti i Jiyu no Bosatsu: i Bodhisattva della Terra. Del resto, dopo che il Taisekiji adottò questa posizione estremamente esclusivista, con l’eliminazione di Shakyamuni Buddha dal centro del Buddhismo, la creazione del Daigohonzon ed il suo nuovo assunto di kechimyaku (considerandosi l’unico vero lignaggio ortodosso) trasmesso unicamente attraverso il Taisekiji, la loro scuola diventò sempre più monolitica e ristretta, vietando ai loro credenti quel sentimento di Fratellanza Nichiren che era sempre esistito prima di allora. Sotto il loro 54° Patriarca Nichiji Shonin, il Taisekiji si scisse dagli altri templi della scuola di Nikko e nel 1912 formò per la prima volta una nuova scuola completamente indipendente, chiamata Nichiren Shōshū. Gli altri lignaggi del Buddhismo Nichiren, al contrario, continuarono a mantenere dei sentimenti di fratellanza nonostante che i loro personali concetti filosofici e la tipologia di pratica religiosa possano differire leggermente.

    Anche le scuole ed i gruppi laici derivati dal Taisekiji e dalla Nichiren Shōshū mantengono come dottrina lo stesso atteggiamento di esclusivismo. In altre parole, ognuno di questi gruppi afferma che soltanto il proprio gruppo possiede i veri insegnamenti ortodossi di Nikkō Shōnin e Nichiren Daishōnin. Arrivano anche ad affermare che le altre scuole Nichiren o anche quelle derivate dal Taisekiji sono eretiche. E’ da mettere in evidenza che questo è, ancora una volta, un fenomeno degno di nota. Durante il 1500 a Kyōto vi erano ben 22 Templi Principali (e ovviamente una miriade di templi minori) appartenenti ai diversi lignaggi Nichiren. Il Buddhismo Nichiren venne duramente attaccato da templi di altre scuole buddiste, a causa del suo zelo e del successo nella propagazione. Queste altre scuole dichiararono guerra al Buddhismo Nichiren con lo scopo di eliminarne le tracce da Kyoto. Infatti, all’epoca la propagazione del Buddhismo Nichiren aveva raggiunto dei livelli molto alti. Quasi tutta l’intera città si era convertita e recitava il Sūtra del Loto e l’Odaimoku di Namu Myōhō Renge Kyō. Quando le armate dei preti guerrieri del Monte Hiei e di altre scuole, entrarono a Kyoto, bruciarono molti templi, uccidendo migliaia di migliaia di religiosi e credenti laici Nichiren. Di conseguenza, tutte le scuole Nichiren (incluse quelle che oggi costituiscono la Nichiren Shū, la Honmon Shōshū, la Nichiren Shōshū, la Kempon Hōkke Shū, ecc.) si unirono per proteggersi e sostenersi a vicenda. Ne derivò che tutte queste diverse scuole Nichiren rafforzarono i propri legami diventando una Fratellanza Nichiren.

    Questo spirito è durato per secoli. Anche se ogni lignaggio conserva e custodisce le tradizioni e l’eredità della propria scuola, e alle volte mette in evidenza la propria indipendenza come scuola a se stante, il sentimento globale di una Confraternità Nichiren è ancora vivo. Dopo tutto, tutti noi abbracciamo la fede nel Sūtra del Loto e tutti noi recitiamo l’Odaimoku di Namu Myōhō Renge Kyō e seguiamo gli insegnamenti di Nichiren Daishōnin. Inoltre, solo fino a poco tempo fa tutti i preti di tradizione Nichiren (a prescindere dalla loro scuola di appartenenza, compresi i preti del Taisekiji) studiavano all’Università Risshō, fondata da e di proprietà della Nichiren Shū. L’Università Risshō, oggigiorno, è considerata il maggior centro del Giappone, se non del mondo, per lo studio e la ricerca sul Sūtra del Loto ed il Buddhismo Nichiren. Pochi anni or sono, prima della sua scissione con la Sōka Gakkai, il Taisekiji ha fondato la sua università a Tokyo chiamandola Nichiren Shōshū University, per cui i suoi preti oggi non frequentano più l’Università Risshō. Anche la Sōka Gakkai ha fondato la sua università, molti anni prima.

    I Tre Tesori del Buddhismo

    Infine, diamo uno sguardo ai Tre Tesori del Buddhismo, la base essenziale per la pratica della fede, della comprensione e della visione della vita buddista, a prescindere dal paese d’origine:

    I Tre Tesori del Buddhismo:
    1) il Buddha
    2) il Dharma (gli insegnamenti, la legge o la dottrina seguita dalla scuola)
    3) il Sangha (i monaci, le monache, i laici della comunità buddista).

    Questi tre elementi fondamentali sono seguiti da tutte le scuole e tradizioni buddiste in tutti i paesi, ma possono variare secondo la scuola e il lignaggio. Adesso, vediamo come essi differiscano tra la Nichiren Shū e due delle scuole Shōretsu: la Nichiren Shōshū e la nuova religione della Sōka Gakkai.

    Nichiren Shū:
    1) Buddha: Il Buddha Eterno Shakyamuni
    2) Dharma: Il Sūtra del Loto, Namu Myōhō Renge Kyō
    3) Sangha: Nichiren Daishōnin (la Guida dei monaci, monache, laici, laiche)

    Nichiren Shōshū:
    1) Buddha: Nichiren Daishōnin
    2) Dharma: Il Dai-Gohonzon (di Namu Myōhō Renge Kyō)
    3) Sangha: Nikkō Shōnin ed i successivi Patriarchi del Taisekiji.

    Sōka Gakkai (2 tipi):
    (A) Dottrina ufficiale in teoria:
    1) Buddha: Nichiren Daishōnin
    2) Dharma: Il Sūtra del Loto, Namu Myōhō Renge Kyō
    3) Sangha: Nikkō Shōnin
    (B) la realtà osservata e praticata:
    1) Buddha: il Presidente Ikeda
    2) Dharma: gli insegnamenti e gli scritti del Presidente e della Sōka Gakkai
    3) L’organizzazione della Sōka Gakkai e tutti i suoi membri.

    Quanto sopra può essere diviso in due parti: 1) Generale (“Sō” nella terminologia buddhista giapponese) e 2) Specifico (“Betsu”): riguarda i due tipi di applicazione della dottrina: Nel caso della Sōka Gakkai, ho diviso questo in A e B, con il gruppo A che rappresenta le applicazioni Generali e B che rappresenta le applicazioni specifiche.

    Come conseguenza di questa applicazione dei Tre Tesori del Buddhismo nella pratica della fede religiosa, la Nichiren Shū (come nel caso delle altre scuole Nichiren, eccetto i lignaggi derivati dal Taisekiji) recitano l’intero Sūtra de Loto, studiano tutti i 28 capitoli del Sūtra, gli altri insegnamenti fondamentali del pensiero buddhista predicati da Buddha Shakyamuni ed insegnati anche dal Grande Maestro del Dharma T’ien t’ai della Cina e tutti gli insegnamenti di Nichiren Daishōnin.

    La Nichiren Shōshū concentra la recitazione del Sūtra del Loto soltanto sui capitoli 2 e 16. Studiano principalmente questi due capitoli, ma anche altre parti e gli insegnamenti di T’ien T’ai, ma importanza primaria nel campo degli studi religiosi viene data ai "Goibun" (chiamati anche" Gosho"): gli Scritti di Nichiren Daishōnin. Nel caso della Sōka Gakkai, la parte di recitazione del Sūtra è identica alla Nichiren Shōshū e studiano qualcosa del Sūtra del Loto e di T’ien T’ai e degli scritti di Nichiren Shōnin, ma importanza primaria, nel campo degli studi religiosi, viene data agli scritti del loro 3° Presidente Onorario Ikeda e ad altri articoli prodotti dal Dipartimento di Studio della Sōka Gakkai.

    Spero sinceramente che questa visione generale della Nichiren Shū, Nichiren Shōshū e Sōka Gakkai, possa essere d’aiuto. Mi auguro che attraverso questa modesta spiegazione tu possa comprendere come il modo di praticare Buddhismo della Sōka Gakkai e della Nichiren Shōshū è venuto in essere e in che misura esso differisca o sia simile al resto delle scuole del Buddhismo Nichiren.

    La cosa più importante è praticare la fede ed lo studio come Buddha Shakyamuni e Nichiren Daishōnin ci hanno insegnato, in modo da poter crescere, comprendere veramente il Buddhismo, praticare e vivere proprio come fecero il Buddha e Nichiren Daishōnin.Tutto questo, affinché noi stessi e tutti coloro che ci circondano possano essere liberati dalle sofferenze, sentirsi appagati dalla vita, diventare felici e realizzare la perfetta Illuminazione, proprio come il Buddha.

    Non ha senso provare risentimento verso la Sōka Gakkai né tanto meno verso qualcun altro per questo o altri motivi. Forse, tutto quello che ti hanno insegnato non sarà stato completamente corretto, ma il loro aiuto ti ha nutrito fino ad ora. Forse si possono essere allontanati dal sentiero principale del Buddhismo, ma ti hanno fatto conoscere gli insegnamenti di Nichiren Daishōnin ed il Sūtra del Loto. Essi hanno aperto una porta per te. Hanno, inoltre, fatto crescere alcuni dubbi fondamentali e questioni profonde nella tua vita sul Buddhismo. Per tutto questo, dovresti essere loro grato.

    Se hai alcuni dubbi sulla Sōka Gakkai (come su qualsiasi altra scuola, n.d.t.) o domande sulla sua validità per il tuo personale percorso di fede buddista, ti consiglio di ritornare alle origini…… Pensa al perché hai sviluppato la fede. Quali erano le tue aspettative originali riguardo al Buddhismo? Esamina i fatti della storia e la dottrina. Domandati: “Quali sono i veri e corretti insegnamenti? Quali corrispondono fedelmente alla storia e agli scritti originali di Nichiren Daishōnin? Ciò in cui ho creduto e praticato è veramente Buddhismo?

    Qual’era la vera intenzione ed il vero spirito del Buddha? Se Nichiren Daishōnin ritornasse oggi, che cosa direbbe? Sarebbe felice nel vedere questo? In quale modo il Buddha Shakyamuni e Nichiren Daishōnin vorrebbero che applicassimo la pratica e la fede? Come dovrebbe vivere un Buddista? Chi è in grado di insegnarmi veramente il vero Buddhismo?” Tutte queste sono domande che dovresti considerare attentamente. Credo che si possa iniziare a comprendere esattamente queste problematiche semplicemente recitando il Sūtra e l’Odaimoku insieme alla lettura delle parole viventi del Maestro - attraverso ogni singolo capitolo dei 28 che compongono il Sūtra del Loto - e attraverso gli Scritti di Nichiren Daishōnin. Ogni capitolo del Sūtra del Loto ed ogni Scritto di Nichiren Daishōnin ha un messaggio per te, qualcosa da insegnarti, qualcosa per aiutarti a crescere. Non interpretarlo o alterare niente dicendo “questa frase è scritta in questo modo, ma in realtà significa questo…”. Apri soltanto il tuo cuore, leggi le parole e cerca di comprendere che cosa vi è scritto. Lascia che il Buddha Shakyamuni e Nichiren Daishōnin ti comunichino il loro messaggio.

    Nel capitolo 15° (I Bodhisattva Emersi dalla Terra), il Buddha Shakyamuni afferma:

    “Risvegliate il potere della vostra fede
    E fate il bene diligentemente!
    Potrete udire il Dharma,
    che non avete mai udito prima.
    Adesso allevierò le vostre sofferenze.
    Non dubitate di me.
    Non abbiate paura!
    Io non mento mai,
    la mia Saggezza è incommensurabile.
    Il Dharma Supremo che ho realizzato
    è profondo e difficile da comprendere.
    Adesso lo esporrò.
    Ascoltatemi con tutto il vostro cuore”.

    Recita l’Odaimoku per comprendere e avvicinarti al Buddha e Nichiren Daishōnin. Scoprirai un mondo intero completamente nuovo ed una grande gioia….. il mondo del Buddha ti aspetta.

    Ti prego, diventa un vero Bodhisattva e con impegno ricerca il Sentiero per la Buddhità. Fai il coraggioso passo di approfondire la tua fede, di così lunga data, e lascia che il Buddha ritorni nella tua vita. Se desideri sinceramente incontrare il Buddha e fare esperienza della sua vita ed illuminazione, puoi farlo. Tutto inizia dal tuo cuore e dalla tua fede, un passo dopo l’altro.

    E’ proprio come afferma la frase del capitolo Juryo (16°) del Sūtra del Loto: “Desiderando ardentemente di incontrare il Buddha, non risparmiano le loro vite”. Non risparmiare la propria vita significa non indietreggiare.

    Come prete, sono qui per aiutarti al massimo delle mie capacità, così come lo sono tutti gli altri preti della Nichiren Shū nel mondo. Desideriamo aiutarti a sperimentare la fede, la crescita personale e la felicità.

    Desideriamo che tu faccia esperienza autentica del Buddhismo. Unisco le mie mani in preghiera (Gasshō) verso di te, in profondo rispetto. Mi prostro e prego il Buddha che è in te.

    Namu Myōhō Renge Kyō
    Rev. Shōryō Tarabini
    Aprile 2001
     
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    Mandala di Riso: intervista al Rev. Shoryo Tarabini

    Shoryo Tarabini è un monaco buddista che attualmente vive in Monferrato, ma ha conosciuto Paesi lontani nel mondo e la sua affascinante storia si è intrecciata con il progetto “Mandala di Riso – Dal risone al rosone” appena il Mandala è stato realizzato per la prima volta nel Vercellese.
    Con questa intervista, scopriamo insieme al Reverendo Shoryo Tarabini i significati del Mandala e i collegamenti che ci sono tra diverse culture.
    Il Rev. Shoryo Tarabini davanti al Mandala di Riso, con Livio Bourbon e parte del direttivo dell'Associazione Strada del Riso Vercellese di Qualita
    Il Reverendo Shoryo Tarabini davanti al Mandala di Riso, con Livio Bourbon, ideatore del progetto, e parte del direttivo dell’Associazione Strada del Riso Vercellese di Qualita
    Reverendo, di dove è originario e come è arrivato nel Piemonte Orientale, a Cereseto?

    Sono nato a San Francisco da genitori piemontesi. La mia famiglia è originaria di Ceva, nelle Langhe, nel Piemonte Occidentale. Da piccolo sentivo dire dai miei genitori e dai nonni che un giorno saremmo dovuti tornare nel nostro Paese e ne ho sempre coltivato il desiderio. Da giovane ho vissuto per circa 25 anni in Giappone, a Tokyo. Mentre frequentavo un tempio come credente laico ho lavorato sia per una ditta italiana, il cui presidente era vercellese, sia per il governo italiano. In seguito ho deciso di ascoltare la vocazione che avevo da giovane e sono stato ordinato monaco nel 2000. Anche grazie ad alcuni conoscenti buddhisti che mi hanno chiesto di venire in Italia, ho fondato un piccolo tempio a Roma e poi il Renkoji, che significa tempio della luce del loto, in un piccolo appartamento in affitto a Monza. Volendo però avere un locale stabile ho deciso di trasferirmi in Piemonte, cioè di tornare dove mi sentivo a casa. Nel frattempo ho fatto un sogno molto vivido in cui appariva il fondatore della nostra scuola (Nichiren Shōnin, 1222-1282) e mi mostrava una grande collina con in cima un edificio circondato da un piccolo borgo e da numerosi ciliegi in fiore. Iniziai la mia ricerca. Arrivai nei pressi di Cereseto e mi accorsi che quello era il posto che il maestro mi aveva indicato in sogno. All’inizio del 2010, ispirato dalla bellezza naturale e dal profondo senso di spiritualità della zona, decisi che lì sarebbe sorto il tempio. Molte sono le analogie con il Giappone, che è una terra di riso, di colline e di uccelli, che si chiamano “tsuru” (le gru). Capitava che mi chiedessi: sono in Italia o in Giappone? Vedevo le stesse colline, lo stesso riso e le stesse gru bianche.
    Può spiegarci il significato più profondo del Mandala?

    La parola “Mandala” viene dal sanscrito. I Mandala sono oggetti sacri utilizzati sia nella religione buddista, sia in quella induista. Nel Buddhismo, il Mandala è un oggetto sacro, ma è anche un disegno che rivela e dimostra alcuni concetti della filosofia buddhista, nonché il mondo illuminato del Buddha. Il Mandala viene utilizzato come un oggetto di concentrazione, di meditazione e riflessione. E’ un quadro che rappresenta un intero mondo, anzi, anche un intero cosmo. Un mandala ha un centro, da cui si espande tutto il disegno, spesso ma non sempre in forma circolare, per permettere a una persona che visualizza l’intero Mandala di arrivare fino al suo centro. Un Mandala può rappresentare figure di vari Buddha, Bodhisattva, divinità, simbologie ed anche essere in forma calligrafica. Alcuni sono conservati e custoditi nei templi, rivelati solamente ai fedeli durante importanti eventi. Possono essere creati con colori su seta, carta o con sabbia colorata. Nel caso dei Mandala tibetani di sabbia, una volta che la loro funzione è stata realizzata, vengono poi distrutti. Questa distruzione non viene fatta in modo incosciente, ma con molta cura e rispetto per dimostrare che anche le cose più belle, come nella vita stessa, non durano per sempre. Questo ci aiuta ad apprezzare col cuore quell’istante in cui riceviamo un insegnamento, a vedere o sperimentare una cosa bella oppure anche a ricevere una gentilezza mostrata da un’altra persona.
    Ci parli del Sutra del Loto.

    Il Sutra del Loto è un apice, una culminazione degli insegnamenti di Buddha rivelati in più di 45 anni ai suoi discepoli e fedeli. E’ stato insegnato 2500 anni fa e poi scritto circa 2100 anni fa. In questa opera il Buddha rivela la sua illuminazione in maniera molto dettagliata, illustrando anche la profondità della sua “buddhità” rispetto al tempo e la sua relazione con tutti noi. Il Buddhismo è uno studio della vita e, mentre propone guide per meglio vivere la vita con tranquillità, armonia e gioia, non impone comandamenti e dogmi. La base di tutta la filosofia buddhista è di non fare mai male a nessuno, neanche a se stesso, e cercare di liberare tutti gli esseri viventi di qualsiasi forma di sofferenza e dolore. Il Buddha rifiutò il sistema della casta e dichiarò l’uguaglianza di tutta l’umanità. Il Sutra del Loto parla del bene di ogni essere umano, nonostante la sua posizione nella società: sia uomo, sia donna, istruito o ignorante, ricco o povero, sacro o profano, religioso o non, buono o cattivo e nonostante il suo presente o il suo passato. Insegna che ogni persona può diventare un Buddha. Nella seconda metà del Sutra del Loto il Buddha parla della propria “buddhità”, della grandezza e profondità, nonché dell’eternità della sua illuminazione. Alla fine il Buddha ci trasmette tutti questi insegnamenti in maniera che si possa camminare sul suo stesso percorso.
    Un simbolo spesso rappresentato nei Mandala è il fiore di loto che, come il riso, nasce nell’acqua. Quali analogie vede tra questi elementi?

    Questo progetto sul Mandala di Riso ha unificato le filosofie e le culture dei mondi occidentali e orientali. E’ stato realizzato da giovani ragazzi, che sono il nostro futuro, con il riso e con la forma del rosone di Sant’Andrea, che sembra un fior di loto. E’ geniale e profondo. Dicono che circa il 65% del nostro corpo sia costituito dall’acqua. Dove c’è questo elemento, c’è sempre vita. Il fior di loto nasce nel fango dentro all’acqua. Il fango rappresenta la società sporca, sofferente e difficile in cui viviamo ogni giorno. Il loto rappresenta la purezza e bellezza che tutti noi abbiamo dentro il nostro cuore. Il loto nel fango è la possibilità di trasformare una vita sofferente in una vita pura, tranquilla e illuminata come il Buddha. Il riso ci nutre, è prodotto non solo dagli sforzi degli agricoltori, ma è anche un dono dell’acqua, della terra, dell’aria e del sole. In Giappone si dice che il riso è vita. Per me il riso rappresenta sostegno nutrivo alla vita, mentre il loto raffigura tutti gli insegnamenti e i valori del buddhismo, il sostengo spirituale e mentale. Il riso e il loto insieme rappresentano gli elementi base dell’equilibrio e del benessere.

    da http://www.esploraegusta.it/mandala-di-ris...horyo-tarabini/
     
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  6. SteveLotus
     
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    Anteprima libri disponibili su Google Books

    ODAIMOKU Il significato di recitare Namu Myoho Renge Kyo https://books.google.it/books?id=XFU4AwAAQ...=gbs_navlinks_s

    Il galateo buddhista: forma, fede e sostanza https://books.google.it/books?id=IU9lCwAAQ...=gbs_navlinks_s

    Il triplice Sutra del Loto https://books.google.it/books?id=evuNDgAAQ...ok_similarbooks
     
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  7. SteveLotus
     
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    ODAIMOKU
    tratto da:
    Il significato di recitare Namu Myoho Renge Kyo
    scritto dal Reverendo Shoryo Tarabini - edizioni Renkoji

    La recitazione ripetuta di Namu Myoho Renge Kyo come pratica essenziale buddhista fu creata per la prima volta da Nichiren Shonin (1222-1282). Il 28 aprile 1253. L’Odaimoku, che letteralmente significa “il Titolo” è usato nel buddhismo giapponese per riferirsi alla recitazione di un mantra. L’Odaimiku di Namu Myoho Renge Kyo deriva dal Sutra del Loto ed è il mantra essenziale della Nichiren Shu adottato anche dalla Scuola Tendai giapponese, e da tutto il gruppo di scuole delle cosiddette “nuove religioni” di derivazione Nichiren.
    Il Sutra del Loto è il titolo abbreviato del Sutra del Fior di Loto del Dharma Meraviglioso, la traduzione di Myoho Renge Kyo (Miaofa Lianhua Jing, in cinese) fu tradotto da Kumarajiva (monaco dell’Asia Centrale 344-413) dal testo sanscrito Saddharma Oundarika Sutra esposto dal Buddha Shakyamuni negli ultimi otto anni della sua vita e rappresenta il culmine e il cuore di tutti i suoi insegnamenti.
    Ma cosa significa esattamente NAMU MYOHO RENGE KYO?
    NAMU - dal sanscrito Namas. Ha diversi significati. Nella sua accezione di rimettere, affidare la propria vita o prendere rifugio, Namu significa che noi prendiamo asilo nel Buddha , nel momento in cui veniamo abbracciati da ogni aspetto dell’infinita Compassione del Buddha, della sua Saggezza e della sua Vita Illuminata, per realizzare ciò, dobbiamo vivere le nostre vite secondo lo spirito e gli insegnamenti del Buddha. Con Namu esprimiamo la nostra fede nel Buddha e nei suoi insegnamenti, in particolare nel Sutra delLoto.
    MYOHO - traduzione del termine sanscrito Saddarma. Myoho viene spesso tradotto come Dharma Meraviglioso o Legge Mistica e, come suggerisce la traduzione stessa, il suo significato è vasto e profondo. Sad o Sat di Saddarma corrisponde alla prima sillaba di Myo di Myoho e indica la verità. Saddharma significa quidni il Dharma vero e corretto.Nichiren Shonin puntualizzò che mentre Myoho Renge Kyo è il cuore e l’essenza del sutra del Loto, la parola Myo in se stessa è estremamente ricca di Significato.
    Nichiren Shonin spiega nel Daimoku del Sutra del Loto (1266) nel Kaimoku Sho (1272) e nel Kanjin Honzon Sho (1273) che il singolo carattere Myo, infatti, possiede i tre significati di :
    1: aprire 2: essere dotato e perfetto 3:riportare in vita, resuscitare, risorgere, avere la capacità di cambiare il veleno in medicina.
    RENGE - traduzione del sanscrito Pundarika, scritto con caratteri cinesi che significano fiore di loto. La parola Pundarika che letteralmente vuol dire loto bianco, simboleggia la Bodhi, la pura e perfetta illuminazione del Buddha. Nell’arte buddhista, i fiori di Loto sono, di solito, dipinti con otto petali. Questi otto petali stanno ad indicare il Nobile Ottuplice Sentiero, una delle prime dottrine predicate dal Buddha. Il loto è un fiore che sboccia con i semi già sviluppati, quando sboccia contiene già il suo frutto. Nel buddhismo questa simultaneità è chiamata Inga Guji e cioè, dotato nello stesso momento sia di causa che di effetto. Ilprincipio di cause ed effetto è uno dei concetti più importanti e fondamentali della filosofia buddhista.
    KYO – traduzione della parola sanscrita Sutra. Il significato originale di questo termine è “fili”. “cordicella” o “trama”. In senso buddhista Sutra si riferisce ai sermoni e agli insegnamenti del Buddha. Si dice che il Buddha predicò un totale di 84.000 sermoni, ma Shakyamuni non scrisse nessuno dei suoi insegnamenti. La loro trascrizione, infatti, venne eseguita dai discepoli e monaci in tempi successivi ( il sutra del Loto è stato probabilmente registrato in forma scritta tra il 100 aC e il 100 dC). All’inizio infatti i sermoni del Buddha vennero memorizzati da coloro che li udirono direttamente dal Buddha, poi passati oralmente ad altri, che a loro volta lo trasmisero ancora ad altri e così via per molti secoli. Infatti tutti i Sutra iniziano con la frase di apertura “Così ho udito”
    Recitare l’Odaimoku nella Nichiren Shu significa avvicinarsi al Buddha e a Nichiren Shonin. Recitiamo per crescere nella nostra spiritualità , nella fede come nel carattere, e nella nostra comprensione delle numerose dottrine buddhiste. Recitiamo in modo che possiamo sviluppare una qualità di vita pura e illuminata, proprio come quella del Buddha stesso. Nella Nichiren Shu , il mantra dell’Odaimoku è considerata pratica fondamentale che facilita la trasformazione. La frase Namu Myoho Renge Kyo è il cuore del Sutra del Loto e l’illuminazione del Buddha eterno. La pratica della recitazione dell’Odaimoku è molto importante, quindi, il nostro atteggiamento ed il modo di recitare diventano vitali. È importante cercare di recitare con spirito sincero che desidera coltivare una pratica di fede, rispetto, devozione, consapevolezza e gratitudine. Il Sutra del loto, l’Odaimoku e il Mandala Gohonzon rappresentano il corpo, la voce ed il cuore del Buddha Eterno. Dovremmo cercare di pronunciare chiaramente l’Odaimoku mentre lo recitiamo; concentrandoci su ogni sua sillaba e osservando al contempo l’Odaimoku scritto al centro del Mandala Gohonzon. È importante mantenere un ritmo melodico, né troppo veloce né troppo lento. Alcune persone pensano che sia più importante recitare tanto Odaimoku molto velocemente, ma dobbiamo stare attenti a non recitare semplicemente per abitudine oppure in modo vuoto e distratto. Bisogna sentire dentro di noi che la sincerità e la qualità, non solo la quantità, sono la chiave di sviluppo dell’illuminazione.
    Namu Myoho Renge Kyo
     
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