L'auge repentina del M5S... (varie ed eventuali su geopolitica, etnos, eredità ancestrale)

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    Rappresentavo probabilmente la metà rossa del Partito Nazional-Bolscevico, e Aleksandr Dugin, la metà nera.

    Il terzo fondatore del partito nazional bolscevico, Egor Letov, un video recente della canzone ha sette milioni e mezzo di visualizzazioni ( :blink: ), in origine un punk siberiano:

    https://bsidesmagazine.wordpress.com/2017/...beria-parte-15/



    Il testo della canzone:
    La chiave per i nostri confini è stata spezzata in due

    Nostro Padre Lenin è rinsecchito

    E’ ricoperto di una patina di muffa e miele selvatico

    La Perestroika è in corso, tutto sta andando secondo i piani.

    Il fango si è trasformato in ghiaccio, tutto sta andando secondo i piani.

    Il mio destino chiede un po’ di riposo.

    Ho promesso che non parteciperò al gioco della guerra.

    Ma il mio berretto è un berretto da militare e sopra c’è un martello e una falce e una stella

    Come faccio? C’è un martello, una falce e una stella.

    Si agita il fuoco delle più fulgide attese, tutto sta andando secondo i piani.

    Solo nostro nonno Lenin era un buon leader

    Tutti gli altri sono merda.

    Tutti gli altri sono nemici e stronzi maledetti

    Sulla nostra patria, sulle terra dei nostri padri, sta scendendo una folle neve.

    Ho comprato una copia della rivista “Corea” anche loro hanno il meglio

    Hanno il compagno Kim Il-sung, stanno bene come stiamo noi.

    Sono sicuro, è così, tutto sta andando secondo i piani.

    Beh, quando arriveremo al comunismo tutto sarà fottutamente grande.

    Ci si arriverà presto, non ci resta che aspettare.

    Tutto sarà libero allora, tutto sarà ad un livello superiore.

    Probabilmente non avremo più paura di morire.

    Mi sono svegliato all’improvviso nel cuore della notte e ho tirato un respiro di sollievo,

    mi sono reso conto che tutto sta andando secondo i piani.



    Alla luce della mia lettura della “Quarta Teoria Politica”, direi poi che Dugin – più che alla destra – sembra rivolgersi alla sinistra.

    O perlomeno in un primo momento.
    In quest'altro articolo un sovranista di sinistra italiano da una sua lettura di Dugin:

    www.liberalcafe.it/5606/sunday/dugi...socialismo.html

    Edited by Adelghi - 2/9/2019, 13:15
     
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    CITAZIONE (Adelghi @ 30/8/2019, 22:56) 
    Le idiosincrasie Samsariche :lol:

    Questa è la foto giusta:

    POL05F1_8918291F1_66-768x512

    jpg
     
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    Nello stesso periodo del punk Siberiano, in Italia:


    Ricordo una festa c'era questo pezzo e un americano ubriachissimo si mise a ballarlo.
    Sembrava un soldatino.
    Alla fine del pezzo si gira verso di me e mi chiede il nome della band. Poi chiede: they are fascist?
    " no, communist!"

    Questo forse significa che quando le masse investono in un sogno e si danno disciplina si va sempre alla guerra, nel Samsara. L'eterna guerra tra gli Asi e i Vani.

    Edited by Adelghi - 2/9/2019, 09:16
     
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    CITAZIONE (Adelghi @ 1/9/2019, 18:37) 
    In quest'altro articolo un sovranista di sinistra italiano da una sua lettura di Dugin:

    www.liberalcafe.it/5606/sunday/dugi...socialismo.html

    Tanto per creare un po' di contrasto... alcune considerazioni di Ruhan che vede Dugin come fumo negli occhi :D. Così scriveva a commento di un altro post:
    CITAZIONE (Ruhan @ 9/6/2019, 05:49) 
    … la Tradizione intesa come quella corrente filosofica occidentale che ha - come suoi Marx ed Engels, o se preferite, come suoi Topolino e Pippo :D - Guenon ed Evola non è da me particolarmente apprezzata perché il più delle volte vende semplice fumo che non ha nemmeno troppo a che fare con le tradizioni che va ad affrontare e tende addirittura ad appiattirle ...

    Figurarsi applicarlo in geopolitica, politica o storia … Il vizio formalistico di Dugin è che pone dei fondamenti a-priori (i logos di cui parla) e pretende che questi se ne stiano belli belli nella loro astrattezza formale, magari ogni tanto gridando dal sottosuolo della storia. … Ed è un vizietto di tutti i tradizionalisti occidentali e dei nietzschiani. Hanno i loro principini e dividono il mondo - ad esempio - tra apollineo e dionisiaco. Succede qualcosa? Eccoli alla carica. Si muovono subito nel farlo rientrare in uno dei due principi. :D

    Potrei sbagliarmi eh, ma ho quell’impressione leggendo Dugin.

    A me, invece, Dugin diverte nelle sue ispirate elaborazioni (le leggo più come creazioni poetico-artistiche che filosofico-politiche :rolleyes:). Dall'articolo indicato da Adelghi e riportato ad inizio post:

    … Dugin si ispira sia allo spiritualismo gnostico di René Guénon e di Evola (nella sia interpretazione “di sinistra”) ed al Nazionalbolscevismo di Ernst Niekish, critico ed oppositore del nascente nazismo e portatore di istanze di fusione fra il socialismo originario ed il nazionalismo non sciovinista e di una collaborazione fra la Germania prussiana dell’epoca e la Russia bolscevica di Lenin.

    Dugin ritiene dunque che l’ideologia del progresso sia in sé razzista in quanto presume che il presente sia migliore rispetto al passato, insultando così la dignità dei nostri avi, nonché quella delle società e civiltà arcaiche (molte delle quali ancora oggi presenti, si pensi ad alcune società matriarcali presenti in Cina). E ritiene altresì razzista la globalizzazione unipolare, fondata sull’idea che la storia ed i valori occidentali e statunitensi siano leggi universali da imporre a tutti i popoli, che, diversamente, hanno invece una loro propria e rispettabile identità, storia e cultura”.

    Il significato nel nazionalismo di sinistra o nazionalbolscevismo, secondo Dugin, sta dunque nella “liberazione di forze arcaiche che emergono in superficie e si manifestano in una certa creatività sociopolitica”. Qui, dunque, il socialismo viene interpretato in chiave nazionale ed assume forme molteplici a seconda della cultura e persino della religione o delle correnti spirituali (pensiamo all’influenza del cristianesimo e della teosofia nel socialismo latinoamericano) con la quale il socialismo viene in contatto (e così abbiamo la via cubana al socialismo, la via boliviana al socialismo e così via) ...


    Edited by Epi - 8/9/2019, 13:33
     
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    CITAZIONE (Adelghi @ 1/9/2019, 21:03) 
    ...

    Questo forse significa che quando le masse investono in un sogno e si danno disciplina si va sempre alla guerra, nel Samsara. L'eterna guerra tra gli Asi e i Vani.

    Investono... o sono investite da un sogno?
     
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    CITAZIONE (Epi @ 1/9/2019, 23:00) 
    CITAZIONE (Adelghi @ 1/9/2019, 21:03) 
    ...

    Questo forse significa che quando le masse investono in un sogno e si danno disciplina si va sempre alla guerra, nel Samsara. L'eterna guerra tra gli Asi e i Vani.

    Investono... o sono investite da un sogno?

    Giusto:
    “liberazione di forze arcaiche che emergono in superficie e si manifestano in una certa creatività sociopolitica”.

    Edited by Adelghi - 2/9/2019, 10:33
     
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    Dugin parla ita. non lo sapevo.
     
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    CITAZIONE (ChakraFilmClub @ 3/9/2019, 15:49) 

    La prima parte descrive bene lo smembramento dell'IRI. Nella seconda non so dire se Draghi fu scelto dai tedeschi però, di sicuro, come dice il turco ai soldati italiani appena li incontra: "... una faccia, una razza" :lol:

     
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    L'evento sotto descritto dalla voce di Wiki, è emblematico per capire cosa accadde in quegli anni.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_di_Sigonella

    Guardate qui come erano potenti gli uomini politici italiani poi pensate a quelli di oggi.

    Negli anni 80 l'Italia stava diventando troppo potente. Investire un miliardo nell'IRI significava raccoglierne sette.
    Craxi fu fatto fuori in questo contesto.
    Fino ad arrivare poi a gli eventi narrati nel documentario di report.

    Oggi siamo una colonia.

    Edited by Adelghi - 5/9/2019, 15:39
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 29/8/2019, 00:08)
    Ovviamente non si trattava di un partito politico in senso moderno, ma di una corrente anche politica(come ti dissi per gli antichi greci macrocosmo naturale e microcosmo sociale erano speculari, e il primo fondava il secondo facendo da fondamento stabile ed eterno) con al suo interno diverse divisioni, ma un approccio abbastanza comune. Vi erano anche lotte intestine, chiaramente. Ma questo è normale anche nei partiti in senso moderno(si veda la contrapposizione tra l’asino Trotsky e Stalin; Trotsky sperava in un abbattimento vero e proprio dell’URSS pur essendo almeno in astratto anche lui “comunista” e “bolscevico”).

    Per quanto riguarda le interpretazioni sapienziali dei presocratici, sai già cosa ne penso, ovvero tutto il male possibile.

    CITAZIONE
    e che a qualificare qualcuno come pitagorico fosse piuttosto l'adesione a un determinato stile di vita, a un bìos.

    Come i partiti politici novecenteschi, in fondo. Ma è solo un accostamento il mio, senza nessuna pretesa.
    Oltre a quello, i pitagorici avevano anche tutta una loro numerologia che serviva alla proporzionata e geometrica divisione delle terre conquistate e delle ricchezze(o questi erano gli intenti).

    Ovviamente non escludo che sia possibile pure questo, è un'interpretazione legittima. D'altronde, pare che i moti antipitagorici fossero dovuti proprio al rifiuto (da parte pitagorica) di distribuire le terre. Ma sul senso della numerologia pitagorica si apre un mondo...

    CITAZIONE (Epi @ 29/8/2019, 10:11)
    CITAZIONE
    CITAZIONE (Third Impact @ 28/8/2019, 15:43) 
    ... si è parlato di "Tradizionalismo" ... tempo fa lessi questo articolo: www.academia.edu/8609186/Tradition...ons_of_Buddhism
    … chiedo a voialtri la vostra :P

    CITAZIONE (b.i. @ 28/8/2019, 17:07) 
    … quando si vuole trattare l’argomento “tradizionalismo” si lascia sempre intendere che si è in presenza di un “fronte di destra tradizionalista”. ... non tiene in nessun conto del... fenomeno del “tradizionalismo” internazionale, vedasi il “perennialismo” americano.

    Di scrivere un post esaustivo su "Tradizione", "tradizionalismo", "perennialismo" (con annessi agganci al buddhismo) non ne ho voglia, però c'è una discussione che tratta di quella teoria definita anche come "neo-perennialismo scientifico": la teoria transpersonale. E' una rilettura-riadattamento contemporaneo di una parte dell'argomento in questione.

    https://buddhismoitalia.forumcommunity.net/?t=58981675

    Grazie! Ricordo di averla spulciata.

    CITAZIONE (Adelghi @ 29/8/2019, 15:50)
    Terzo impatto ho slegiacchiato il link allo studio da te indicato. Non ho mai letto Evola, mi riprometto sempre di farlo, il tuo autore definisce il suo testo sul Buddhismo: "Buddhist modernist rhetoric".
    Ho trovato anche questo che non so se preceda o segua quell'altro lavoro ma sono palesemente simili:
    https://pdfs.semanticscholar.org/dd68/8967...0a3a9176470.pdf

    Che dire?
    Credo siano cristiani o ebrei entrambi gli autori. :rolleyes:
    Il Buddhismo è la più temibile delle religioni per la salute e l'integrita del Samsara. :lol:
    Marta Sernesi, l'hai letta?
    Qui Bruno Lo Turco:
    www.gianfrancobertagni.it/materiali/buddhismo/salvare.pdf

    1) Ho controllato, e Payne non lo definisce Buddhist modernist rhetoric, scrive un'altra cosa:
    Much of what Evola writes appears—at least initially—as simply derivative of what we might call the standard Buddhist modernist rhetoric: the Buddha was strictly human, though exceptional in that he attained an extraordinary level of awareness, insight, and freedom through his own efforts; the doctrine he taught was a practical, indi-vidual, and heroic path of rational, moral self-improvement—free from superstition.
    Tuttavia, specifica: But, as with the rest of the Traditionalists, there is more at work than simply the standard Buddhist modernist rhetoric.
    Neanch'io ho letto Evola, comunque, ma non lo trovo affatto interessante.
    2) Veramente Robert Sharf è ordinato nella tradizione Hosso giapponese. Quando cominciò a incuriosirmi la ricezione del buddhismo in Occidente, mi imbattei nel suo nome, e lessi questa intervista: https://tricycle.org/magazine/losing-our-religion-2/
    3) Mai letto Marta Sernesi, ma grazie per la segnalazione: noto che ha scritto un testo sul Buddhismo contemporaneo, che in effetti mi potrebbe interessare
    4) Sì, trovai l'articolo di Lo Turco proprio qui sul forum un paio di anni fa
     
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    CITAZIONE (Third Impact @ 5/9/2019, 19:51) 

    Grazie! Ricordo di averla spulciata.

    Collegabile a quel topic:

    << Quello che ci apprestiamo a recensire è l’opus magnum di S. Houman, precisamente l’edizione statunitense [ https://www.amazon.com/Philosophia-Perenni...m/dp/1567442625 ] del testo francese inizialmente pubblicato da “Arché” nel 2010 col titolo De la philosophia perennis au pérennialisme américain. Si tratta di una tesi di dottorato, inerente ad un significativo e quasi negletto capitolo di “storia intellettuale”, e discussa presso l’EPHE di Parigi, sotto la direzione di A. Faivre (cui è dedicato il libro: p. 3): un lavoro assolutamente unico nel suo genere [...] una prospettiva convincente, che si risolve in un atteggiamento sottilmente e prudentemente critico nei confronto del perennialismo statunitense (anche se è necessario tenere a mente che ogni prospettiva è inevitabilmente “ideologica”), considerato come “parto della modernità” (p. 17) intellettualmente significativo e dotato di una certa coerenza interna, sebbene “riduzionista” (p. 18). Sono pure tematizzati due apparenti paradossi relativi al “movimento” in questione: il primo, proprio di un “movimento” antimoderno ma che, nella sua integrità, è stato formalizzato nelle condizioni di (post)modernità; il secondo, proprio di una relativa “accondiscendenza” nei confronti del perennialismo in contesto statunitense in virtù dei principi di “tolleranza” e di “multiculturalismo” (p. 226). A parere di chi scrive, il principale tallone d’Achille dell’”orientamento tradizionale”/perennialismo consiste nell’impossibilità di dimostrare l’”unità trascendente delle religioni”, teoria da cui muove tutta l’opera di F. Schuon (si pensi alla sua opera del 1948) [...] >>

    https://www.simmetria.org/sezione-articoli...lismo-di-m-toti
     
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    Sulla "Tradizione" alcune rapide considerazioni di Riccardo Venturini (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Venturini):

    Se per "tradizione" intendiamo la trasmissione (orale/scritta/rituale) di un insieme di mezzi consacrati che promuovano/facilitino la presa di coscienza di principi di carattere universale, è possibile individuare alcune grandi forme tradizionali, limitate nel numero anche se espresse con numerose varianti... (R. Venturini, "Ri-legature buddhiste", p. 327)

    Un po' come gli universali dell'antropologia o i tratti pertinenti della linguistica... Ancora Venturini in un altro scritto:

    << Non eadem est aetas, non mens/L’età non è più quella, e l’animo neppure

    Umberto Curi, filosofo attento al corretto uso delle parole, a proposito di tradizione sottolinea, in una sua nota, che “tradizione”, dal lat. traditio -onis, der. di tràdere (trans, oltre + dere o dare) significa propriamente consegna, trasmissione: «non si tratta perciò di un termine che si riferisca a una realtà staticamente intesa, ma piuttosto a una dinamica di trasferimento nella quale non è necessariamente specificato quale sia il contenuto che “passa”. A rigore, dunque, il termine non potrebbe essere impiegato in forma assoluta, ma sempre e soltanto in rapporto a qualcosa che va precisato con chiarezza. Si dovrebbe perciò parlare della tradizione culturale, religiosa, giuridica, politica, sportiva, eccetera, indicando dunque quale sia il “tràdito”, e cioè che cosa venga specificamente trasmesso». Tuttavia, nel corso del tempo la tradizione è stata identificata «con un patrimonio di conoscenze, costumi, regole e usanze invarianti, in quanto tale contrapposta al carattere cangiante, mutevole ed effimero del “nuovo”» e nel linguaggio politico le forze che si richiamano alla tradizione agiscono come forze conservatrici, contrarie all’innovazione, per cui «essere dalla parte della tradizione equivale a condividere un’impostazione che ritrova nel passato un insieme di valori e idealità positive che occorrerebbe riprendere e rilanciare».

    Va osservato che il pensiero che si definisce “tradizionale”, e usa quindi il termine in una accezione che Curi critica e ritiene non corretto o impreciso, ha una sua storia e densità molto complessa, riferendosi (v. René Guenon) a quella conoscenza primordiale alla quale è necessario riallacciarsi per avere nozione dell’Essere. In questo solco si pone la riflessione filosofica di Elémire Zolla che, nel suo imprescindibile libro Che cos’è la tradizione, spiega come «Tradizione è ciò che si trasmette, specie di progenie in progenie, quanto a dire la radice di quasi ogni stato o atto umano, vivi essendo piuttosto i morti che non coloro nei quali scorre il loro sangue, facilmente illusi di inventare ciò che è pura reviviscenza, di creare discorsi che commuovono con l’apparenza della novità nella misura in cui è obliata l’arcaica voce che ebbe già a pronunciarli in antico. […] Tradizione è la trasmissione dell’idea dell’essere nella sua perfezione massima, dunque di una gerarchia tra gli esseri relativi e storici fondata sul loro grado di distanza da quel punto o unità. Essa è talvolta trasmessa non da uomo a uomo, bensì dall’alto, è una teofania. Essa si concreta in una serie di mezzi: sacramenti, simboli, riti, definizioni discorsive il cui fine è di sviluppare nell’uomo quella parte o facoltà o potenza o vocazione che si voglia dire, la quale pone in contatto con il massimo di essere che gli sia consentito, ponendo in cima alla sua costituzione corporea o psichica lo spirito o intuizione intellettuale».
    La distanza tra le diverse accezioni è grande [...] lasciando aperto lo spazio a ulteriori riflessioni [...] >>
     
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    Fabio Calabrese evidenzia quelli che secondo lui sono l'uso strumentale e la sfuggevolezza dell'impasto tradizione-destra-tradizionalismo.
    http://fncrsi.altervista.org/destra_tradizionalismo.htm

    Una parte (la pars destruens...) del lungo articolo:
    [...] Di fronte al "marxismo ateo" ed ai culti portati in Europa dagli immigrati, l'islam prima di tutto, l'uomo di destra, il conservatore, è "naturalmente cristiano", non perché gliene freghi qualcosa, in definitiva, di quel che predicò o delirò duemila anni fa Gesù Cristo in Palestina, ma come «difesa della nostra identità culturale» perché «è sempre stato così». A parte il fatto che non è sempre stato così, costoro non si avvedono, o fanno finta di non avvedersi che sono proprio le Chiese cristiane, quella cattolica in testa, a spingere per il cosmopolitismo, il meticciato, la compromissione delle basi etniche e culturali dell'Europa. [...]

    Julius Evola è stato autore di un libro che s'intitola "Il fascismo dal punto di vista della destra" [...] Sono sicuro che "la destra" cui faceva riferimento Evola, e nella quale si collocava, non era intesa in senso puramente conservatore, né tanto meno parlamentare. E allora, il termine "destra" può essere assunto come sinonimo di "tradizione"? Sicuramente Evola, collocandosi "a destra" l'intendeva in quel modo.
    Ciò è assolutamente scorretto, dati i legami del termine "destra" con il parlamentarismo [...] è caduto in una scorrettezza, riconosciamogli che si tratta di una scorrettezza molto diffusa. Solo che, concedendo che in taluni casi il termine "destra" è usato impropriamente come sinonimo di "tradizione" o di "tradizionalismo" (c'è una differenza fra le due cose che vedremo più avanti di approfondire), non siamo in una posizione molto migliore di prima, perché a sua volta il termine "tradizione" è oggetto di ambiguità non minori.
    [...] nell'ambito del tradizionalismo, ci sono due correnti nettamente riconoscibili: quello cattolico e quello che forse impropriamente si può definire esoterico, ispirato a Julius Evola e René Guenon, che si definisce talvolta come "tradizionalismo integrale".
    Riguardo al primo, non possono sussistere dubbi: è qualcosa che va scartato a priori, il tradizionalismo cattolico è una variante del cattolicesimo, che a sua volta è una branca del cristianesimo, e su questo -per dirla in parole povere- non ci piove, rimane dunque una di quelle forme di pensiero semitico-mediorientale in definitiva estranee all'Europa ed alla nostra sensibilità: ebraismo, cristianesimo, islam, marxismo, psicanalisi; sarà forse la più vicina al bordo, ma rimane al di là dell'abisso che separa "loro" da "noi". «Con il cristianesimo siamo diventati spiritualmente semiti», l'ha detto Pio XI, e per dei cattolici la parola di un pontefice dovrebbe essere vincolante. Non basta? Ricordiamo Giovanni Paolo II, secondo il quale i cristiani sono "fratelli minori" dell'ebraismo.
    Julius Evola ha cercato di costruire con molta abilità una specie di ponte fra cose eterogenee: fascismo, "destra", tradizionalismo; e non è nemmeno stato il solo, qualcuno ricorderà la celebre frase contenuta ne "Il mattino dei maghi" di Pauwels e Bergier secondo la quale il nazionalsocialismo sarebbe stato «il guenonismo più le divisioni corazzate» (1), ma se alcuni tradizionalisti sono compatibili con ciò che noi siamo, mentre altri no, allora il discrimine, ciò che realmente fa la differenza, non può essere rappresentato dal tradizionalismo, ma dev'essere qualcos'altro.
    Questo è il primo punto da tenere in considerazione; il secondo è che abbiamo qui a che fare con un'ambiguità doppia, che è connessa proprio alla differenza fra i concetti di "tradizione" e "tradizionalismo". Ambiguità doppia perché non c'è solo la contraddizione fra tradizionalisti cattolici ed "evoliani" o "pagani", ma anche una contraddizione interna a questi ultimi, la cui posizione, lungi dall'essere "forte" od "integrale" si rivela in effetti molto debole.
    In un suo recente scritto, Mario Polia, che è un antropologo oltre che un esponente dell'intellettualità cattolica tradizionale oggi in Italia, mi sembra abbia centrato bene il punto:
    «Una tradizione, del resto, non può essere definita solo in senso negativo, come opposizione ad un'anti-tradizione, ma richiede di essere definita principalmente in senso positivo nei riguardi del messaggio che essa tramanda e dal quale trae il motivo e la legittimazione della propria esistenza. Esiste, inoltre, un "tradizionalismo" in senso lato nel quale si riconoscono appartenenti singoli o gruppi, diversi in quanto a impostazione e tendenze, ma accomunati da un pronunciato antagonismo nei confronti del mondo moderno, delle sue strutture (religiose, sociali, politiche) e della sua cultura (neo-illuminista, edonista, materialista) in quanto ne avvertono fortemente le limitazioni e le aberrazioni. È comune alle varie tendenze del "tradizionalismo" (cultural-politico e/o spiritualista) la tensione verso il recupero di un'identità "spirituale" dai contorni in genere mal definiti, non-confessionale, caratterizzata dal sincretismo in campo religioso e, spesso, da una componente marcatamente anti-cristiana». (2) [cfr. www.azionetradizionale.com/2011/11/...di-mario-polia/]
    [...] Possiamo dire che Mario Polia ha torto perché quello che dice non ci garba? Sappiamo benissimo che ha ragione! Se quello che abbiamo non è "una tradizione" che concretamente si tramanda, ma le suggestioni di un "pensiero primordiale" da ricostruire in via ipotetica, è chiaro che navighiamo nel soggettivismo, nell'astratto, in una «identità da recuperare» «dai contorni mal definiti», nel campato in aria. Da qui il bisogno di molti di poggiare infine i piedi sul terreno solido appoggiandosi ad una "tradizione positiva" che da due millenni in qua non può essere altro che quella delle religioni semitiche, cosa della quale ha dato l'esempio lo stesso René Guenon facendosi mussulmano nell'ultimo periodo della sua vita, ma quanti "camerata Tizio" abbiamo conosciuto che se non sono diventati "don Tizio", non sono poi andati tanto lontani da ciò? Scusate il paragone calcistico, ma cosa ce ne facciamo di centravanti specializzati in autogol? Se quella che sembrava una via maestra ci porta dritto nelle paludi, allora forse è il caso di cambiare strada. [...]

    Nel libro "Gli "adelphi" della dissoluzione" del giornalista Maurizio Blondet è riportata un'intervista con il filosofo-sindaco di Venezia Massimo Cacciari, ed il suo contenuto è davvero sorprendente, considerati soprattutto il taglio culturale e la visione ideologica sia dell'intervistatore sia dell'intervistato [...]
    «Per cominciare [va] sgombrato il campo dall'abuso, dalla ripetizione a vanvera del termine "etica". Ethos, o per i latini Mos, non è affatto ciò che noi oggi intendiamo per "etico" o "morale". Ethos non indicava comportamenti soggettivi; indicava la "dimora", l'abitare in cui ogni uomo si trova alla nascita, la radice a cui ogni uomo appartiene. In questo senso, un greco non era più o meno "etico" per sua scelta o volontà. Egli apparteneva a un ethos. A una stirpe, a un linguaggio, a una polis. Che non era stato lui a scegliere (...). Ogni società tradizionale ha, o meglio è, un ethos. Ogni società tradizionale, come un albero rovesciato, ha la sua radice nella legge divina, nel nomos. La legge della polis, dice Erodoto, è l'immagine di Dike [la dea della Giustizia]. Un ethos impone all'uomo valori che non è lui a scegliere, a decidere, ma a cui appartiene. Ma in Europa questa appartenenza è entrata in crisi quasi fin dall'inizio. Per l'uomo europeo è venuto molto presto il tempo della frattura con l'ordine degli Dei, il tempo della de-cisione. L'ethos era già in crisi profonda con l'Ellenismo, "cosmopolita" ossia sradicato. "E duemila anni fa, l'ethos ha cessato completamente di esistere". Il Cristianesimo è stato dirompente rispetto ad ogni ethos" (...). Il Cristianesimo non ha più radici in costumi tradizionali, in una polis specifica, in un ethos; non ha più nemmeno una lingua sacra (...). Il Cristianesimo si rivela essenzialmente sovversivo dell'Antichità e dei suoi valori; che esso spezza definitivamente i legami fra gli Dei e la società. L'ethos antico era una religione civile (...). Il Cristianesimo, consumando la rottura con gli dei della Città, sradica l'uomo (.). Uno stato doloroso: il Cristianesimo getta l'uomo nella libertà come un naufrago è gettato in [un] mare in tempesta». (4)
    Credo che raramente un "maestro della Tradizione" o presunto tale abbia centrato il punto con la stessa efficacia di Cacciari. La dissoluzione dell'Ethos come legame sacrale-comunitario: questo è l'effetto più tipico del cristianesimo, il suo "marchio di fabbrica". [...] sempre Massimo Cacciari: «Tutta la cultura cristiana è un correre ai ripari contro la tragedia che ha provocato, una tensione disperata a riparare il pericolo che viene dalla frattura tra la Città di Dio e la città dell'Uomo (...). La secolarizzazione totale che viviamo [è] figlia della sovversione originaria operata dal Cristianesimo (...). Lo spirito estetico-economico borghese non tollera di essere messo in discussione; non ammette di poter essere superato". (...) Verso ciò che è esterno ai suoi "valori" non ha pietà".
    E mi elencò i genocidi liberali: a cominciare dallo sterminio dei Pellerossa. «I Pellerossa erano radicati nel loro ethos, e l'americano vedeva nel loro ethos un sistema di non-libertà. Lo sterminio delle società sacrali, degli ethoi tradizionali, è prescritto dal liberalismo per il "bene" stesso dell'uomo». Per sradicare il Giappone dal proprio sacro nomos, non ci volle nulla di meno che l'olocausto nucleare. Migliaia di tonnellate di bombe furono necessarie per stroncare Fascismo e Nazismo, «forme di neopaganesimo che cercavano di ricollegare la società a un Ethos» (5).
    In realtà, nelle cose affermate da Cacciari non c'è nulla di assolutamente nuovo, semmai la novità consiste nel trovare simili parole in bocca ad un intellettuale di sinistra [...]


    Qui, in polemica con il tradizionalista cattolico (?) Don Nitoglia.
    www.ereticamente.net/2011/07/ma-qu...o-nitoglia.html

    Comunque è sicuro che i preti e il cristianesimo non gli vadano granché a genio:

    ... uno storico latino [Svetonio], parlando dell’imperatore Claudio, riferisce “Expulit iudeos impulsore Chresto tumultuantes”, che parrebbe essere la più antica menzione del cristianesimo da parte di uno storico romano che si conosca, ossia: “(Claudio) allontanò da Roma gli ebrei che facevano gazzarra su istigazione di un certo Cresto (Cristo)”. ...
    “Cane ante, mulo retro, fratre ante et retro”, ossia: dal cane guardati davanti, dal mulo di dietro, dal prete davanti e di dietro ...

    :lol:
     
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942 replies since 21/6/2018, 12:11   30336 views
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