Severino: riflessioni, pareri, giochi di parole - cenere e legna - e paralleli

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  1. Ruhan
     
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    21/1 21:48 Epi: Pure a me piaceva molto, con quel suo oliare e cesellare sempre attorno allo stesso punto. Suo refrain filosofico: il divenire non è un uscire dal nulla per tornare al nulla ma l'apparire e lo scomparire dell'essere. :woot: Se non sbaglio invece Ruhan lo ritiene un fanfarone della filosofia (lo mette vicino a Fusaro) :lol:


    1/9 22:40 swami chandraramabubu sfigananda: Sì, spero che si apra un topic su di lui, anche perché se pur tenue c'è qualche aggancio con lo yogachara. Ma moooooooooolto tenue.

    Si noti che Swami ci scrive dal passato o dal futuro :lol:

    In ogni caso rispondo qui:

    22/1 1:37 Ruhan: No, non sono d'accordo con la lettura severiniana della storia della filosofia(destoricizzata e desocializzata). Ma si parla di un gigante, Fusaro non può nemmeno allacciargli le scarpe. Quanto alla sua tesi principale è del tutto inutile parlarne filosoficamente; anche Severino come ogni filosofo non vive nel vuoto. Non è un caso che il sistema severiniano giustificasse il suo atteggiamento totalmente fatalista nei confronti dello strapotere del capitalismo e della tecnica capitalistica(che ha come scopo la semplice estensione della capacità di darsi scopi, per Severino). Non dico che Severino abbia inventato tutto per arrivare a questo tipo di giustificazione, ma un qualche ruolo avrà pur giocato. Questa continua insistenza sulla necessità e il destino(lo stare dello stare) avrà pure il suo bel ruolo, o no? Alcuni paragonano Severino e Heidegger, ma in realtà sono totalmente opposti. Tutta la filosofia heideggeriana è una trattazione in astratto di problemi storici e tipicamente

    22/1 1:43 Ruhan: novecenteschi. Come d'altronde Hegel per il suo secolo. Severino invece elabora un sistema volutamente sapienziale e distaccato che considero una forma di laica e atea metafisica religiosa. In questa riflessione la questione della tecnica entra solo in un secondo momento(che io sappia anche biograficamente) e appare quasi come un corpo estraneo. Mentre Heidegger(o Hegel) trattano già in astratto i problemi della propria contemporaneità, Severino invece costruisce un intero sistema sapienziale e semi-religioso(che si conclude con la Gloria e la Gioia ovviamente entrambe totalmente intellettualistiche, senza la minima traccia di assiologia, sia mai :lol:) e poi ricava faticosamente da questo una sua riflessione sulla tecnica(per di più non coraggiosa quanto quella heideggeriana) che però è totalmente(coerentemente al suo intero sistema) a-valutativa, fatalista. Anche quando compie una qualche minima valutazione della tecnica, Severino tenta di presentare il tutto non solo fatalisticamente(esiste un fatalismo che condanna ciò che ritiene fatale), ma anche in modo il più distaccato e neutrale possibile. Una filosofia democristiana. :lol:


    22/1 1:47 Ruhan: Tutto il sistema severiniano si fonda su una falsa premessa: la riduzione indebita dell'intera realtà a sintassi, a insieme di proposizioni regolate dai principi propri della logica. Al massimo - e nemmeno quello perché le soluzioni logiche esistono - Severino dimostra la incapacità del linguaggio di descrivere senza paradossi il divenire della realtà. Non certo l'inesistenza del divenire stesso. È come dimostrare con qualche sillogismo che esiste un gatto bianco in questa stanza e aspettarsi che questo appaia non appena conclusa la dimostrazione.


    22/1 1:52 Ruhan: Oltretutto il sistema severiniano non risolve nemmeno il falso problema(quello del divenire) che si propone di risolvere. Severino infatti sposta il divenire in cielo. Lo toglie dalla terra e lo sposta in cielo, una sorta di platonismo al contrario. Infatti: stando alle premesse severiniane, il cerchio dell'apparire non diviene qualcosa di diverso ad ogni transito di un diverso eterno? E l'eterno stesso non è qualcosa quando appare e qualcos'altro quando non appare? Non è l'apparire - sempre tenendo fede alle premesse severiniane - una determinazione come le altre? E allora gli eterni divengono qualcosa di diverso una volta che quella determinazione non la hanno più? Ma questo per Severino è impossibile.

    22/1 1:54 Risultato: hai spostato il divenire altrove, ma non te ne sei liberato affatto. E questa cosa la avevo già notata anni fa; poi ho letto un carteggio tra lui e Bontandini e quest'ultimo gli rimproverava - garbatamente - la medesima cosa. Severino liquidava il tutto frettolosamente e in modo poco convincente perché Bontadini aveva espresso quella mia stessa critica tramite una immagine esemplificativa e Severino da bravo retore aveva subito colto l'occasione dicendo qualcosa come "la filosofia non va avanti ad immagini" senza dire altro e senza convincere troppo, e anzi, mostrando che questo è il vero punto debole dell'intero castello severiniano. Per il resto, ripeto, un gigante. Ha fatto magnifiche riflessioni riguardo la scomparsa di ogni fondamento. Ha solo preso una strada logicistica e vuota che secondo me manca totalmente il bersaglio storicissimo che voleva abbattere(il nichilismo, la perdita di ogni fondamento etc).

    22/1 1:56 Ruhan: E per strada logicistica e vuota intendo la costruzione di un sistema che volutamente caccia via l'etica e la morale, che volutamente bandisce l'assiologia(la valutazione della totalità). Se per Platone Vero = Bene, per Severino il Vero è ridotto a sterile dimostrazione logica. Se invece identifichi Bene e Vero, allora ogni tua astrazione non è vuota, ma anzi, ogni tua tesi per quanto astratta è la traduzione in concetto di una speculare tesi assiologica(valutativa). Anche se pure Severino compie le sue valutazioni sottotraccia e di nascosto, dietro l'apparenza di una costruzione logica a-valutativa, e purtroppo sono valutazioni sotto sotto giustificative e rassegnate. E questo accade sempre quando un filosofo dichiara di voler espellere ogni giudizio di valore: puntualmente si troveranno in tali pensatori una gran quantità di giudizi di valore travestiti da giudizi di fatto, come accade in Hume(che spaccia come fattuale e naturale una natura umana che è invece il semplice ritratto del medio mercante inglese). La filosofia dei soli giudizi di fatto e del "così vanno le cose" è sempre una truffa sofistica. Ma, ripeto, mai paragonerei un gigante come Severino(per quando non concordi con lui in niente, ma se ne farà una ragione lol) a Fusaro.

    22/1 2:28 Ruhan: E anzi, il termine sapienziale che avevo utilizzato inizialmente credo non sia per nulla adatto e forse nemmeno quello di metafisica religiosa, perché i testi sapienziali trattano proprio di precetti morali etc., quindi ho usato il termine più sbagliato per descrivere Severino e la metafisica religiosa unisce sempre il bene e il vero, motivo per cui le rispetto molto e amo leggere anche di teologia perché la metafisica religiosa(compresa quella buddhista) e la teologia etc. possono andare in un "oltre" pur rimanendo lo stesso in comunicazione con le riflessioni filosofiche(che sono sempre dichiaratamente valutative e conoscitive assieme, come insegna Hegel; la separazione dei giudizi di valore e dei giudizi di fatto esiste solo nella scienza, non certo nella filosofia; una filosofia onesta - l'unica filosofia possibile o si tratta di sofistica - mai dividerebbe ontologia e assiologia, conoscenza della totalità e valutazione della totalità). Per questo chiamo quella di Severino: strada logicistica vuota. Anche perché come Preve credo che non esista "dimostrazione" in filosofia; al massimo puoi solo "mostrare" una strada ben argomentata.

    In ogni caso certamente considero Severino un grande pensatore(con cui nel mio piccolo mi sono confrontato, inevitabilmente) che sicuramente mancherà molto al panorama culturale italiano e cui auguro di riposare in pace(e che la sua tesi - che condanna un capretto ad essere sgozzato e soffrire per l'eternità o Giordano Bruno a bruciare in eterno o lui ad apprendere eternamente della morte di sua moglie Esterina - non sia vera).

    Edited by Ruhan - 23/1/2020, 23:30
     
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