Severino: riflessioni, pareri, giochi di parole - cenere e legna - e paralleli

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    Rispondo - per ora - che rimanendo a Severino, qualsiasi cosa tu faccia non saboterai mai questo "film", dato che anche il tuo eventuale tentativo o la tua guerra atomica andranno a costituire un significato eterno tra i tanti della sequenza-film. :D

    È come tentare di cancellare un quadro aggiungendo una punta di vernice qua e là sulla superficie.
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 23/1/2020, 22:50) 
    Severino parte da una fede ... che la realtà ultima e la logica siano coincidenti

    E c'è chi per questo... ne ha fatto il suo maestro :D

    Il filosofo Piermaria Lupo Pasini si iscrisse all'Università per seguire i corsi di Severino ma dovette virare su quelli del suo avversario Bontadini perché proprio quell'anno Severino fu cacciato dalla Cattolica per la condanna del Sant'Uffizio. Nonostante questo l'antidoto bontadiniano non fece effetto, il virus severiniano aveva ormai completamente infettato Lupo! :lol:

    “Intrapresi i miei studi alla facoltà di filosofia proprio grazie a lui. Avevo intenzione di iscrivermi a matematica ma la sera prima di recarmi all’università una mia amica tornò dalla Cattolica di Milano con alcuni libri e mi disse che era stanca: avrebbe dovuto sostenere un esame ma non capiva nulla di quei testi. Tra questi volumi c’era “Essenza del nichilismo”, una raccolta di articoli di Severino per l’appello di istituzioni di filosofia. Conoscendo la mia passione per quest’ambito di studi, me lo diede: mentre ero sul treno lessi “Ritornare a Parmenide” e quando scesi mi iscrissi a filosofia. Il mio amore per la filosofia rigorosa scaturì da quelle pagine: dopo questa lettura mi interessavano poco le altre filosofie molto edulcorate, che sono opinioni più o meno intelligenti, magari scritte bene ma non rigorose. Questa è la sua peculiarità: se leggi Severino e lo studi, lo comprendi e ne segui l’atteggiamento mentale, ti porta a essere razionale e rigoroso nella vita. [...] il succo della sua filosofia consiste nel fondare in maniera incontrovertibile ogni affermazione.”

    CITAZIONE
    Il faccia a faccia con l'apparire infinito. Ma è sicuro Severino che questa non sia la Resurrezione, il Regno di Dio(il dimorare nella onniscienza di Dio)?

    Sempre Lupo:

    “Cornelio Fabbro, uno dei tre inquisitori del processo che venne effettuato al Sant’Uffizio, lo tacciò di essere il più ateo dei filosofi di tutti i tempi. In realtà era di una religiosità profondissima: riscrisse la religione cristiana/cattolica in termini laici, non istituzionali, diversi dalle costruzioni mitiche delle religioni, ma per lui il paradiso, l’eternità e la gloria, la gioia paradisiaca ci sono così come l’immortalità, il concetto di vedere faccia a faccia Dio, l’essere totale. Tutte queste figure e metafore le ha rigorizzate a suo modo ma sono presenti nella sua filosofia. Anzi, la sopravvivenza dopo la morte viene legata a un paradiso inimmaginabile”.
    (www.bergamonews.it/2020/01/23/seve...losofia/349023/)


    Altroché fumetti! :lol:
     
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  3. diavolotto
     
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    ma si, realtà ultima e logica coincidono.

    basta sostituire, "realtà ultima" con "illusione ultima", e coincidono perfettamente.

    perchè la realtà ultima, altro non è che l'illusione ultima.

    e una volta che l'illusione ultima è sparita non c'è modo di descrivere quello che rimane.

    in altre parole, se rimane qualcosa, quel qualcosa è ancora un illusione.
     
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    CITAZIONE
    succo della sua filosofia consiste nel fondare in maniera incontrovertibile ogni affermazione.”

    Ogni affermazione, tranne quelle da cui parte e che dà per scontate :D
    E non mi riferisco solo al fatto che le cose abbiano una loro identità sostanziale, un loro significato identico, ma come dice Carlo Sini, anche che le cose siano divise tra loro in quanto a significato. Chi divide il significato A da quello B? Non è forse vero che essi possono essere letti benissimo assieme? Ma non solo questo.

    Severino parte dall'intenzione di mostrare come possa funzionare tutto anche se le cose non possono divenire. Ottimo. Ma poi giunge ad un sistema in cui il divenire viene spostato dai significati al loro divenire(eh sì, di divenire si tratta) apparenti finitamente(come "modi") e poi non più apparenti finitamente. Severino non giustifica affatto questa strana forma di divenire che secondo il suo stesso sistema sarebbe contraddittorio :lol:

    Come d'altra parte - ripeto - per noi occidentali la fede nel significato sostanziale, nella identità sostanziale dei significati, appare come una cosa del tutto ovvia e scontata. Ti contraddici se la neghi. Però in altre civiltà questo non era affatto scontato e il fatto che ci si contraddica negandolo veniva da esse spiegato come un effetto della incapacità di presa del discorso sulla realtà ultima(ad esempio il dharma buddhista). Chi ha ragione? Severino diceva spesso di basarsi sulla esperienza. L'esperienza non ci dice che le cose divengono(interpretazione), ma che le cose appaiono e scompaiono. Va bene. Ma la stessa esperienza non ci dice affatto che tali cose che appaiono e scompaiono siano dotate di una sostanza o di un significato identico. Semplicemente appaiono queste forme, questo ci dice l'esperienza, potrebbero essere insostanziali o sostanziali, questo non lo sappiamo, se dicessimo che lo sono o non lo sono, significherebbe già interpretare.
    L'esperienza non ci dice che il nostro modo di pensare i significati(come sostanze dotate di identità) sia coincidente con le cose stesse che ci appaiono. Stabilire una loro coincidenza sarebbe una interpretazione non fondata e su tale interpretazione non fondata Severino ci ha costruito un intero sistema infondato e basato su una semplice fede spacciata come premessa.

    CITAZIONE
    Altroché fumetti! :lol:

    Bhe lo stesso si potrebbe dire per il buddhismo o per ogni discorso che voglia cogliere la realtà ultima delle cose. E io sarei del tutto d'accordo dato che considero questo genere di cose(i discorsi sulla realtà ultima e oltre-umana) delle cose rispettabilissime e di cui è molto meglio parlare senza illudersi di costruire sistemi discorsivi coerentissimi, senza illudersi di voler appiattire l'a-discorsivo al discorsivo, l'infinito al finito. Meglio parlarne producendo una suggestiva forma di discorso ad immagini, piuttosto che annoiare inutilmente chi ascolta o legge con sistemi fintamente rigorosi quanto vuoti
     
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  5. diavolotto
     
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    tutta questa filosofia
    io non capisco.

    costruite costruite costruite
    per poi dire che tutto è vuoto.

    ma che senso ha ?
     
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    Non saprei. Chiedilo ai buddhisti questo :D
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 1/2/2020, 16:30) 
    CITAZIONE
    Altroché fumetti!

    Bhe lo stesso si potrebbe dire per il buddhismo o per ogni discorso che voglia cogliere la realtà ultima delle cose.

    Certo, sono i fumetti migliori, per quello mi incuriosivano... e come tali li leggiucchiavo :lol:
    CITAZIONE
    Meglio parlarne producendo una suggestiva forma di discorso ad immagini, piuttosto che annoiare inutilmente chi ascolta o legge con sistemi fintamente rigorosi quanto vuoti

    Sì, o non parlarne proprio... :D anche se bisogna riconoscere che chi davvero apprezza Severino o addirittura lo riconosce come maestro non si annoia per niente ma viene totalmente coinvolto dalla sua fabula (sarà l'eterno, sarà il fascino dell'incontrovertibilità (non importa se sia tale o meno), sarà la costruzione tutto sommato semplice e salvifica (come sopra, non importa se sia tale ma intanto su quelle basi hanno creato un Master universitario sul fine vita, “... avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla Gioia*) o il suo eloquio garbato e geometrico, chissà...).
    Comunque da qualche parte ricordava lui stesso che c'è chi sostiene che non sia tanto il nichilismo l'estrema propaggine della filosofia occidentale ma proprio la sua (Severino contestava quel "sua") proposta filosofica... l'estrema propaggine del nichilismo :lol:

    * Tratto da una delle ultime se non l’ultima intervista:
    [...] Si teme la morte perché la si confonde con l’agonia, con la sofferenza che sono fenomeni della vita. Ma dopo l’agonia che cosa c’è? Ecco dunque il problema della morte. La nostra cultura concepisce la morte come annientamento. Ma è davvero così? O la morte, piuttosto, è un proseguire infinito oltre il dolore che caratterizza la nostra vita? Quando mi chiedono se ho paura della morte o perché la guardo con serenità rispondo che l’Occidente crede che morire sia andare verso il nulla. Dobbiamo capire che questo che crediamo un andare nel nulla è, in verità, lo scomparire degli Eterni. Quando la legna diventa cenere, crediamo si annienti la legna e nasca la cenere. Ma se sappiamo guardare a fondo, vediamo lo scomparire progressivo di singoli eventi (la legna che brucia, poi che brucia un po’ meno, la cenere che compare…): la morte ci appare nella forma dell’agonia, morire è il progressivo scomparire degli Eterni che escono dal cerchio dell’apparire. Ma l’uomo è destinato alla Gioia.

    Ecco il tema della Gioia. Gioia, il superamento di tutte le contraddizioni che attraversano la nostra vita. Viviamo nella contraddizione, ma esiste un luogo in cui ogni contraddizione è oltrepassata? E noi, che cosa siamo, rispetto alla totalità di quel luogo? Quel luogo non è, forse, ciò che realmente siamo? La risposta è “sì, siamo quel luogo”. Un luogo che chiamo Gioia. Gioia non è la felicità, che è sempre una volontà soddisfatta. La Gioia, invece, è infinitamente più alta. Non è volontà, ma eliminazione di ogni contraddizione.

    Ecco perché avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla Gioia.


    www.vita.it/it/article/2020/01/21/q...arsi-al/153844/


    Edited by Epi - 6/2/2020, 13:22
     
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  8. diavolotto
     
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    severino ha copiato tutta la sua filosofia da una frase di eraclito, ha cambiato le parole, la camuffata, l'ha un pò rielaborata tutto per non ammettere che l'ha presa da eraclito.

    "Gli uomini che sono morti li aspettano cose che non sperano né immaginano." (frammento 27)

    ovviamente se ci si mette di mezzo la gioia, e perdipiù, la Gioia con la lettera maiuscola, fa tutto un altro effetto.

    chissà perchè i trapassati in vita non svelano il gran mistero.
     
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  9. Sun Yun
     
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    A me non importa se un filosofo ha copiato la sua filosofia, l'ha inventata, sia vera o non sia vera, mi interessa sempre l'uomo che c'è dietro, le forze che ha servito nella sua vita e la misura di libertà che ha conquistato. :rolleyes:
     
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    CITAZIONE (Sun Yun @ 2/2/2020, 11:44) 
    A me non importa se un filosofo ha copiato la sua filosofia, l'ha inventata, sia vera o non sia vera, mi interessa sempre l'uomo che c'è dietro, le forze che ha servito nella sua vita e la misura di libertà che ha conquistato. :rolleyes:

    Tenendo comunque presenti le parole di U. Eco secondo il quale essendo il cervello una macchina ontologica e avendo, da un certo punto di vista, ogni cosa rapporti di analogia, contiguità e somiglianza con qualsiasi altra... allora si possono trovare concordanze/rapporti anche tra l'avverbio "mentre" e il sostantivo "coccodrillo" :D, citando Severino:

    “Gioia, il superamento di tutte le contraddizioni che attraversano la nostra vita. Viviamo nella contraddizione, ma esiste un luogo in cui ogni contraddizione è oltrepassata? E noi, che cosa siamo, rispetto alla totalità di quel luogo? Quel luogo non è, forse, ciò che realmente siamo? La risposta è “sì, siamo quel luogo”. Un luogo che chiamo Gioia. Gioia non è la felicità, che è sempre una volontà soddisfatta. La Gioia, invece, è infinitamente più alta. Non è volontà, ma eliminazione di ogni contraddizione.”

    “Siamo re che si credono mendicanti. L’uomo crede alla follia che lo dice mortale e quindi mendica la propria salvezza dal baratro del niente presso un Dio oppure, come accade ora, presso la scienza.”

    ecco che c'è chi non si è lasciato sfuggire i rimandi:

    << ... a un osservatore aperto si dischiudono inediti rimandi a tutt'altre tradizioni, – che partendo da diversissime premesse – insegnano una perfetta compenetrazione, anzi identità, fra manifestazione spazio-temporale ed eternità 16

    Note
    16 Intendo qui riferirmi alla tradizione Dzogchen nella trasmissione del Maestro Choegyal Namkhai Norbu. Per farsene un'idea si possono leggere i suoi libri Dzogchen, lo stato di autoperfezione ... Il cristallo e la via della luce ... La suprema sorgente ... >>
    (Romano Madera, professore di Filosofia morale all'Univ. di Milano, in Le parole dell'Essere. Per Emanuele Severino - si veda in books.google.it)

    Oppure tra chi ne accenna in rete:
    Samu27/08/17
    ... vorrei far notare come il pensiero portante del vedanta sia che noi siamo il Brahman, ossia l'Essere, cosa che disse anche Parmenide e che al di d'oggi viene ribadito anche dal pensiero di uno tra i più importanti filosofi italiani contemporanei: Emanuele Severino.
    Ora non voglio dire che l'advaita vedanta è equiparabile a Parmenide o Severino, dico però che il pensiero metafisico sull'Essere, per quanto ridicolo e folle possa sembrare ad un anti metafisico, fa profondamente parte dell'evoluzione e in genere del pensiero orientale così come di quello occidentale dai greci fino ad oggi.
    Sartre, esistenzialiata ateo e comunista, studio' e medito' anni sul metafisicisissimo Essere e Tempo di Heidegger!
    Di Shankara o di Parmenide non si può di certo dire che avessero la verità in tasca (sempre che UNA verità esista), ma di certo non erano dei coglioni e la loro logica era stringente e inpeccabile.
    Il problema è che se uno studia storia della filosofia si rende conto che di logiche coerenti ce ne sono state parecchie e, per quanto logicissime, erano e sono in contraddizione tra loro.
    Poi non parliano del bisogno che ad esempio ha la matematica pura di porre dei postulati per rendere coerenti teorie magari non ancora sperimentalmente provate!
    Insomma Shankara e l'advaita possono piacere o meno, interessare o meno ma questo è un fatto personale.


    Smoderatore28/08/17
    Samu, tu nomini Emanuele Severino e per questo ti ringrazio.

    E. Severino: "Se siamo nella non verità, alla verità non potremo mai arrivare. O si è originariamente nella verità, oppure alla verità non si arriva.
    Se c'è verità è perché noi ci siamo originariamente dentro, non perché usiamo delle scale, dei cammini, dei sentieri, che, in quanto percorsi al di fuori della verità, non ci portano assolutamente a destinazione."

    http://ilcredino.blogspot.com/2011/10/adva...n-dualismo.html


    Probabilmente Severino leggendo di queste presunte corrispondenze avrebbe storto il naso, ma noi qui non ci poniamo il problema e giochiamo di suggestioni :lol:
     
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  11. Sun Yun
     
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    Io non conoscevo Severino, ma Parmenide un pochino si.
    Domandona.
    Sai mica cosa pensava Severino di Guenon?

    Edited by Sun Yun - 2/2/2020, 16:57
     
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    non si annoia per niente

    Io non mi annoio con Severino, intendiamoci. La sua riflessione sul "significato" per me è degna di lode. Lui ha capito un qualcosa che non potrà essere ignorato per chiunque - almeno in Italia - si vorrà approcciare alla pratica metafisica, ovvero che il significato è tale senza possibilità di essere annullato.

    Bisogna poi capire se questo valga per il significato in quanto tale o per il singolo contenuto significativo. Scegliere la seconda opzione porta alle contraddizioni del divenire mascherato severiniano.

    In ogni caso: mi chiedo come possano esservi contraddizioni nella nostra visione dato che per Severino le stesse "contraddizioni" dovrebbero essere contenuti significativi eterni ineliminabili. :lol:
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 2/2/2020, 20:12) 
    ... mi chiedo come possano esservi contraddizioni nella nostra visione dato che per Severino le stesse "contraddizioni" dovrebbero essere contenuti significativi eterni ineliminabili. :lol:

    Sarà un po' come il suono di una mano sola :lol:

    CITAZIONE (Sun Yun @ 2/2/2020, 16:37) 
    Sai mica cosa pensava Severino di Guenon?

    No Sun, non so di riflessioni severiniane su Guénon, magari non lo conosceva neanche... :D però ho trovato questo (?)
    https://www.ibs.it/oltre-severino-guenon-p...e/9788899029548
     
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  14. laissez-faire
     
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    “Gioia, il superamento di tutte le contraddizioni che attraversano la nostra vita. Viviamo nella contraddizione, ma esiste un luogo in cui ogni contraddizione è oltrepassata? E noi, che cosa siamo, rispetto alla totalità di quel luogo? Quel luogo non è, forse, ciò che realmente siamo? La risposta è “sì, siamo quel luogo”. Un luogo che chiamo Gioia. Gioia non è la felicità, che è sempre una volontà soddisfatta. La Gioia, invece, è infinitamente più alta. Non è volontà, ma eliminazione di ogni contraddizione.”

    Aveva i capelli biondi oppure era mora? Perchè in italiano, Gioia scritto con la maiuscola in mezzo ad una proposizione, è indubitabilmente un nome di donna. Quindi Gioia era una donna o una escort?
     
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    Sarà un po' come il suono di una mano sola :lol:

    Mha :lol: per Severino la Gioia è già coglibile discorsivamente e incontrovertibilmente. Semplicemente la Gioia vera e propria è quando non si tratterà più di un convincimento razionale, ma di vedere tale convincimento razionale in atto. E non che non sia già in atto, ma il suo essere presentissimo eternamente è oscurato dalla nostra propensione al pensare il divenire e il voler far divenire le cose.

    Il rumore di una mano sola invece non è coglibile discorsivamente.

    Sono proprio due mondi differenti, ma con intenti simili. Sinceramente preferisco il rumore di una mano sola.

    Ripeto quello detto prima: se le contraddizioni sono un contenuto eterno, allora non sono eliminabili. Anche l'errore per Severino è un positivo, un contenuto.

    Oltretutto c'è un fatto: se ogni contenuto ha un significato che esclude tutti gli altri, li nega(non è tutti gli altri), allora una loro apparizione come totalità(l'apparire infinito, appunto) è una contraddizione, una illusione. È come vedere una serie di cose separate come se fossero unite tra loro. Impossibile per Severino, vorrebbe dire negare il loro significato "separato" e quindi entrare nella contraddizione del divenire.

    Allora Severino deve ripiegare sul fatto che ciò che li unisce è proprio il loro reciproco negarsi(ogni elemento implica tutti gli altri nel senso che li nega tutti, li implica tutti in quanto è non-tutti gli altri).

    Ma allora vuol dire che nella Gioia visualizzeremo ogni contenuto come se(perché appunto così è) non fosse tutti gli altri. Ovvero il povero Giordano Bruno visualizzerà il suo essere sul rogo e sopporterà quelle pene eternamente ben sapendo che quel contenuto non è tutti gli altri(magari più piacevoli). Ogni contenuto nega tutti gli altri, dunque la loro apparizione è un vedere un contenuto negante ogni rapporto positivo con gli altri contenuti. E che Gioia ne segue?

    Se Severino avesse detto che ogni cosa apparirà in rapporto all'altra e quindi assumerà un nuovo significato totale, allora avrei anche potuto capire una eventuale "gioia".
    Ma se ogni contenuto non può che apparire negante ogni relazione con gli altri contenuti, allora il loro significato è esattamente quello che esperiamo ora(anzi, ben più individualizzato e separato da tutti gli altri), dunque che gioia diversa da ora proveremo? Non sarà invece una dannazione eterna? :lol:
     
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156 replies since 22/1/2020, 03:22   3212 views
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