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buon giorno a tutti, intanto mi chiamo francesco e vi ringrazio per l'ospitalita' e la eventuale attenzione
mi sorprendo (e mi compiaccio sinceramente) di riscrivere dopo tanti anni in un forum che, rispetto ai socials con i quali ho ha che fare perche' faccio l'imprenditore, e' assolutamente una boccata d'ossigeno
ma cerco di essere pragmatico e farla breve anche se (almeno una parte) e' difficile farla breve
quindi parto dalla parte semplice
ho un carattere da cane sciolto, non ho mai fatto parte di associazioni, chiese, congreghe, gruppi, nulla. pero' mi sono interessato alla meditazione vippasana (che al momento non pratico salvo a volte per rilassarmi prima di addormentarmi). ho intuito che faceva per me e per qualche anno ho praticato solo a casa dei miei genitori, diversi anni fa
vivo ai caraibi, sono uno di quelli che viene definito 'nomade digitale' e recentemente ho adottato una bimba di tre mesi ed e' morto in maniera abbastanza improvvisa un amico, una persona buona
e veniamo alla parte difficile ma cerco anche qui di essere pragmatico e descrivere in dettaglio preciso processo - risultato - conseguenza (ovviamente per me)
ho osservato il respiro. ho osservato e identificato sensazioni, pensieri, suoni ed emozioni. sono a volte scivolato nel sonno dopo cui altre volte ho avuto la percezione di uscire dal corpo con esperienze talora piacevoli, talora strane, e diverse volte spiacevoli. ho deciso che non mi interessava e non l'ho piu fatto
ho riosservato il respiro, sensazioni, suoni, emozioni, tutto quel che ho potuto. finche un bel giorno mi sono accorto istintivamente che era uno sforzo di volonta' inutile. era molto piu' semplice, efficace e in un certo senso 'pulito' lasciar andare e spostare semplicemente il punto di 'registrazione' dell'esperienza a 20 centimetri sopra il cranio. vivere da li'. esperire da li... cosi' mi e' venuto
un giorno e mezzo (notte inclusa) ed e' successo quello che definirei il finimondo (almeno per me). 100 volte meglio (spero di parlare a persone adulte) di un esperienza sessuale. nulla era importante. e' venuto giu tutto. l'ego. anche fumare (sigarette) andava bene, anche non lavorare. tutto. accettazione completa e senso di connessione con una energia buona
mo' ci sara' qualcuno che pensa che mi son fatto di qualche sostanza psicotropa lol... no..! all by nature
sono stato in questo stato interagendo con familiari, fidanzata, supermercato per due giorni. poi ho voluto scientemente uscirne perche' mi manca il puntello successivo
se nulla e' importante e sto provando delle sensazioni favolose (perche' nulla e' importante) che cosa rimane davvero importante...?
io, nella mia umile esperienza non ho sentito una direzione della luce (l'avrei seguita assolutamente) e quindi per quanto piacevole dopo un po ho deciso di uscire
ora c'e' la piccola ed e' morto un amico caro. ogni suggerimento e' ben accetto
un abbraccio e scusatemi la lungaggune. -
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Ciao Francesco, anche per me la meditazione è stata per diversi anni una dipendenza nociva sia fisicamente che mentalmente, se sei riuscito a uscirne ti consiglierei di non ricaderci. . -
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ciao Alberto, grazie per la risposta
personalmente la meditazione non la ho vissuta come una dipendenza. per come l'ho sperimentata io e' proprio un esercizio di consapevolezza in senso stretto
all'inizio una faticaccia. osservare pensieri, percezioni, suoni in posizione dissociata. pian piano si stabilizza un filo, o anche abbastanza insomma, ma rimane sempre prona (per lo meno per me) all'andare per la tangente in una direzione o nell'altra per poi rendersi conto e dover riprendere le fila piu tardi
poi non so se ho fatto la cosa giusta, non ho maestri perche' sono di carattere un poco refrattario ai rapporti dove si crea in qualche misura dipendenza psicologica
quello che ho sentito che dovevo fare e' spostare il punto di vista su me stesso dalla testa dove normalmente 'risiedo' a sopra la mia testa e non osservare i confini del mio corpo fisico ma un campo allargato attorno ad esso in un perfetto silenzio. solo osservare accettando tutto quello che viene in silenzio. che paradossalmente, una volta 'stabilizzato il punto', e' mooolto piu agevole
dopo un poco di tempo di questa procedura, e so di poterla ripetere perche' so esattamente cosa devo fare, (per lo meno per me) viene giu tutto. con altre parole non riesco a descrivere. ma siccome viene giu tutto, viene giu tutto-tutto. non rimane nulla se non esistere
il dubbio che mi porto appresso da molti anni e' se quando viene giu tutto, magari dopo un po' di tempo (forse sono stato affrettato a dire.. 'no, va bene ok, questo e' fantastico, ma si torna coi piedi per terra' che per inciso e' anch'esso un pensiero) emerge una direzione dell'agire qui e ora nel mondo in qualche modo
perche anche il dubbio sull' esistenza di 'una direzione dell'agire qui e ora nel mondo' e' un pensiero causato dalla paura di stare fermo
che si puo' anche accettare e sublimare, esattamente come fatto con tutto il resto, nulla di diverso in linea di principio, ma (per lo meno per me) apre una porta su cui mi piacerebbe leggere qualcosa di rassicurante. perche' la direzione allora diventa la caverna e ci puo' anche stare ma magari anche no
so per certo comunque che a un certo punto lo rifaro'. spero solo di essere in campana abbastanza perche' richiede una certa energia e un certo tempo. non tantissimo, ma nemmeno due minuti. -
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Già il fatto che nella meditazione inconsciamente cerchiamo (e troviamo) sensazioni ed esperienze normalmente associate con l'assunzione di sostanze psicotrope dovrebbe farci capire che le nostre naturali tendenze ci indirizzano inevitabilmente su un sentiero sbagliato, miccha-patipada, che va in una direzione diversa dal retto sentiero, dalla graduale e naturale comprensione della verità come è stata illuminata dal Buddha. . -
.dopo un poco di tempo di questa procedura, e so di poterla ripetere perche' so esattamente cosa devo fare, (per lo meno per me) viene giu tutto. con altre parole non riesco a descrivere. ma siccome viene giu tutto, viene giu tutto-tutto. non rimane nulla se non esistere
Questo, nello Zen, corrisponde al satoriil dubbio che mi porto appresso da molti anni e' se quando viene giu tutto, magari dopo un po' di tempo (forse sono stato affrettato a dire.. 'no, va bene ok, questo e' fantastico, ma si torna coi piedi per terra' che per inciso e' anch'esso un pensiero) emerge una direzione dell'agire qui e ora nel mondo in qualche modo
Questo significa, sempre per lo Zen, che quello che avevi raggiunto non era il pieno satoriapre una porta su cui mi piacerebbe leggere qualcosa di rassicurante. perche' la direzione allora diventa la caverna e ci puo' anche stare ma magari anche no
Dipende solo da te.. -
.il dubbio che mi porto appresso da molti anni e' se quando viene giu tutto, magari dopo un po' di tempo (forse sono stato affrettato a dire.. 'no, va bene ok, questo e' fantastico, ma si torna coi piedi per terra' che per inciso e' anch'esso un pensiero) emerge una direzione dell'agire qui e ora nel mondo in qualche modo
Questo significa, sempre per lo Zen, che quello che avevi raggiunto non era il pieno satori
Concordo. -
.Già il fatto che nella meditazione inconsciamente cerchiamo (e troviamo) sensazioni ed esperienze normalmente associate con l'assunzione di sostanze psicotrope dovrebbe farci capire che le nostre naturali tendenze ci indirizzano inevitabilmente su un sentiero sbagliato, miccha-patipada, che va in una direzione diversa dal retto sentiero, dalla graduale e naturale comprensione della verità come è stata illuminata dal Buddha.
ciao Andrea, grazie per la risposta e concordo assolutamente. mi scuso. come spesso accade, peggio che andar di notte su argomenti come questi, il testo scritto andrebbe calibrato al millimetro
intendevo solamente descrivere un effetto, non un aspettativa posto che la sezione e' 'esperienze e vissuti'. e posto sopratuttutto che se lo cerco so perfettamente al 100% che non arrivera' mai. e' solo un effetto. non e' questo il punto. non e' il risultato
il silenzio attento, inclusivo e protratto e' il risultato su cui non fare sconti. questo e' il nocciolo
l'effetto (per lo meno per me) e con parole chiaramente mie e' stato una cascata 'ascendente', in un certo senso 'frizzante' ma meno impetuosa di una cascata, una cascata ascendente soave, che dalla parte mediana del corpo si muove verso l'alto provocando un non so come descriverlo pero' bello come mai ho piu provato
ho cercato di sintetizzare facendo riferimento a sostanze psicotrope un po' alla carlona, mi scuso
concordo anche sul fatto che alla pratica e' spesso assai utile associare la grammatica. questo e' solo un po' il mio carattere. quando capisco il meccanismo, parto. ma a quarant'anni ho realizzato perfettamente che certamente si puo' imparare a guidare da autodidatti pero', dopo, finsce che non si guardano i cartelli. mentre guardare i cartelli e' piuttosto importante
pertanto e' meglio che teoria e pratica vadano di pari passo. vedro' di rimediare. -
.QUOTEQuesto, nello Zen, corrisponde al satori
si, immaginavo qualche cosa del genereemerge una direzione dell'agire qui e ora nel mondo in qualche modoQUOTEQuesto significa, sempre per lo Zen, che quello che avevi raggiunto non era il pieno satori
immaginavo anche questo. non avrebbe senso altrimenti. un piede dentro la porta e un piede fuorila direzione allora diventa la caverna e ci puo' anche stare ma magari anche no
Dipende solo da te.
ok. capito (spero). grazie.
significa risolversi come identita' (per come conosco me stesso). e risolvere ovviamente di conseguenza la volonta' associata (per come conosco me stesso) e accettare qualunque cosa. poi fluire e basta. -
.CITAZIONE (*Francesco @ 25/3/2022, 05:01)quando capisco il meccanismo, parto.
Ciao Francesco (apprezzo molto la tua disponibilità al dialogo).
Per me è questo il nocciolo della questione: l'enorme quasi insormontabile difficoltà costituita dell'innato postulato di un io al volante che preclude una corretta visione dell'impensabile complessità del meccanismo e la comprensione delle sottili condizioni che lo governano, perché a quel punto siamo già arrivati al primo vero traguardo.... -
Davide S. C..
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Caro Francesco
Bellissima e importante la tua condivisione.
Hai toccato un tema su cui ho suscitato diversi dibattiti perché pur non avendo avuto esperienze forti come la tua (che sono descritte anche come tecnica se non sbaglio in un punto della bella monografia di Tina Rassmussen e Stephen Snyder, La Pratica dei Jhana), ho percepito razionalmente il rischio “quietista” del distacco vypassana. Qual è il motivo per cui si dice che i Bodhisattva rinunciano temporaneamente al Nirvana per la loro infinita Compassione? Restano nel Samsara per aiutare gli altri.
Ecco, io credo che la chiave della risposta alle tue domande stia in una parola: Compassione.
Essa dicono sia più semplice da capire della Vacuità, ma più difficile da realizzare.
Al piccolissimo gradino del mio cammino ho capito che non è come dicono i Buddhisti la seconda ala del percorso spirituale. È -per quel che vale la mia opinione-il motore…. -
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"andando sopra" hai rotto il velo dell'illusione, mi pare si dice così in ambiti teosofici . -
.QUOTE (*Francesco @ 25/3/2022, 05:01)quando capisco il meccanismo, parto.
l'enorme quasi insormontabile difficoltà costituita dell'innato postulato di un io al volante
ciao Alberto, io penso che sia un abitudine. non ti so dire se buona o cattiva o meglio, se con piu aspetti positivi o negativi. le cose portano sempre un piu e un meno
'l'io al volante" e' un opzione mettiamola cosi... 'conosciuta'. -
.CITAZIONE (*Francesco @ 27/3/2022, 04:53)io penso che sia un abitudine. non ti so dire se buona o cattiva o meglio, se con piu aspetti positivi o negativi. le cose portano sempre un piu e un meno
Anche in termini convenzionali e occidentali mi sembra coerente l'affermazione che le buone abitudini implicano comportamenti dove l'io resta comunque in secondo piano, relegato sullo sfondo.. -
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Francesco, comprendo perfettamente quello e cosa Ti e successo. Da lì si comprende realizzando cos'è il Samsara, "vedendo" senza dubbi che ogni cosa accade per cause e condizioni da noi poste e che gli avvenimenti non hanno una valenza ma bensì sono indicazioni della direzione da seguire. Quindi non sarà difficile "vedere" quale indicazione Ti stanno dando gli avvenimenti che hai citato. Gli argomenti che emergono sono la sofferenza e l'amore e Compassione, argomenti che saranno per logica compresi illuminando il Sentiero, facendoTi sorgere le domande nella dinamicità della pratica di liberazione ... sarebbe per me prezioso ed una gioia poter parlare con Te ... GRAZIE . -
.Qual è il motivo per cui si dice che i Bodhisattva rinunciano temporaneamente al Nirvana per la loro infinita Compassione? Restano nel Samsara per aiutare gli altri.
ciao Davide, grazie per la suggestione. ad essere sincero non ci avevo mai pensato o meglio, non mi sono nemmeno mai posto il problema del perche' i buddha rinuncino al nirvana, in effetti
io parlo per me ovviamente, e sono non solo certo, ma piu' che certo, che la motivazione, nel caso che ho citato, e' molto meno nobile della 'compassione' e ben piu 'prosaica' o in un certo senso 'umana'
ho notato che come la pratica procede, quando si 'stabilizza' un punto di osservazione, il punto di osservazione essendo punto di osservazione... osserva e non fa null'altro
pero' questo non e' il 'normale' modo a cui, io per lo meno, sono abituato a funzionare. e pertanto porta delle conseguenze
tutto porta delle conseguenze. tutto e' azione e reazione. causa ed effetto
e la conseguenza nel caso specifico e' che da un lato si osservano gli stimoli che naturalmente arrivano come e' normale che sia, vivendo, esperendo la vita reale, si osservano poi le interpretazioni di tali stimoli che arrivano e anche li ci puo stare ma non ci si identifica come normalmente avviene con tali interpretazioni
poi si osserva (e parlo sempre per me) che le interpretazioni si basano sull'immagine di cio' che si vorrebbe essere. le interpretazioni degli stimoli esterni, chiamiamoli filtri, in relazione all'immagine idealizzata definiscono (in condizioni normali) l'agire (ma sarebbe piu appropriato definirlo il 're-agire'). provare dolore per allontanarsi da cio che 'non piace' o provare piacere per avvicinarsi a cio che piace
non essendo pero quello in essere il punto di osservazione 'normale' sto meccanismo dopo un po' s'inceppa
tutto va bene cosi' com'e' e questo significa ovviamente che non c'e' alcuna direzione (o per lo meno io non l'ho percepita)
e se non c'e' direzione io personalmente mi trovo davanti ad un bivio.
da un lato spostare il 'punto di osservazione' in territori decisamente piu' consueti (cosa che alla fine ho fatto)
dall'altro mantenersi quieti, silenziosi ed inclusivi come prima e osservare la 'perdita di una direzione' e la paura che essa genera. per poi osservare in definitiva il desiderio di controllo sul fluire delle cose che definisce un interno ed un esterno
di qui in avanti io non sono piu in grado di andare, semplicemente pensando o facendo riferimento al mio vissuto
e quando Frantore ad alcune mie righe in un precedente intervento scrive:QUOTEQUOTEapre una porta su cui mi piacerebbe leggere qualcosa di rassicurante. perche' la direzione allora diventa la caverna e ci puo' anche stare ma magari anche no
Dipende solo da te.
io capisco immediatamente (magari fraintendendo alla grande), in stile 'zen' e quindi un po' succinto e criptico due cose: uno. se non provi non lo saprai mai. due. qualunque sia il punto di osservazione, agire o non agire rimane una scelta tua.