Non attaccamento al sé e psicometria

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  1. Davide S. C.
     
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    CITAZIONE (• INNER • FIRE • @ 15/4/2022, 16:27) 
    Per come la vedo io, la visione che tutto dovrebbe starci indifferente senza provocarci nessuna emozione è fuorviante.
    Detto da un Lama buddhista: i desideri sono importantissimi perchè sono l'energia per fare le cose...

    Desiderare ciò che non posso realizzare e non accettare di non poterlo realizzare, per me questo è attaccamento.
    Volere fuggire da ciò cui non si può fuggire, per me questa è la avversione da eliminare.

    Come potrei desiderare la felicità di tutti gli esseri, senza desideri?
    Come potrei riconoscere come negativo il samsara senza avversione?

    Desiderio e avversione secondo me fanno parte dell' essere umano, e sono importantissimi, ma la versione di essi da eliminare è quella che nasce dall'ignoranza. Quella che ti porta a desiderare o essere avverso alle cose sbagliate.
    Quali sono le cose giuste? Quelle che ti portano alla felicità.
    Quali sono le cose sbagliate? Quelle che ti portano alla sofferenza.

    Ecco questo lo condivido quasi tutto,
    Il “quasi” è per il finale, perché detto così, senza precisare altro, sembra una morale edonistica/egoistica
     
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  2. Davide S. C.
     
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    CITAZIONE (Non. Io @ 15/4/2022, 19:37) 
    Il desiderio è a sua volta frutto dell'ignoranza, intesa come incapacità di comprendere la realtà e primo dei quattro difetti mentali. Proprio perché noi non comprendiamo la vera natura della realtà, ci attacchiamo ai fenomeni che, secondo il Buddhismo, non sono altro che proiezioni della nostra mente.

    I fenomeni sono proiezioni della mente ma:

    http://davidecorvi.blogspot.com/2018/11/8-...acuita.html?m=1

    A mio avviso la vacuità va letta così …
     
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  3. Animale Da Foresta (reload)
     
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    CITAZIONE (Non. Io @ 14/4/2022, 22:24) 
    CITAZIONE (Animale Da Foresta (reload) @ 14/4/2022, 20:18) 
    ma se non c'è un sè, dove sta il problema? Quando gli attori hanno recitato la loro parte, ognuno ritorna alla propria casa.

    Evidentemente non è così immediata e palese la non esistenza del sè,bisogna fare uno sforzo immane per avere la consapevolezza della sua non esistenza, ci puoi arrivare a concepirlo con le parole, ma metterlo in pratica non è poi così scontato.

    La coscienza è sopra la mente, e la mente è sopra il senso dell'io. Metterlo in pratica è di una semplicità estrema, serve consapevolezza. Non tutti ce l'hanno. Se poi si vuole intendere che bisogna purificare qui purificare la, son tutti giochetti per la mente, appunto essendo tutto mente.
    Questo è il tranello della messinscena
    Saluti

    ps: il sè è il Sè cioè la coscienza integrata. QUIndi non la coscienza onnicomprensiva, perchè relazionata agli elementi, agli stimoli, e quindi al cervello che elabora. Ma in realtà è la coscienza unica che sperimenta, gioie e dolori. LA coscienza è pura intelligenza, senza intelligenza l'uomo non sarebbe differente da un coccodrillo o da una lepre.
     
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    CITAZIONE (Non. Io @ 15/4/2022, 19:37) 
    Il desiderio è a sua volta frutto dell'ignoranza, intesa come incapacità di comprendere la realtà e primo dei quattro difetti mentali. Proprio perché noi non comprendiamo la vera natura della realtà, ci attacchiamo ai fenomeni che, secondo il Buddhismo, non sono altro che proiezioni della nostra mente.

    Secondo il buddhismo i fenomeni così come li vediamo noi, tramite i nostri "filtri", sono proiezioni della mente. MA non è che i fenomeni non esistono in quanto proiezioni della mente... questo non c'entra nulla...
    I fenomeni sono vuoti di esistenza intrinseca, non è che sono vuoti di esistenza...
    Noi li vediamo, e pensiamo siano in un modo, questo è una proiezione della mente... ma non è che in realtà non esistono... esistono ma la percezione che ne hai dipende sempre da te.
    Assolutismo sarebbe dire che esistono così come sono.
    Nichilismo sarebbe dire che non esistono affatto.
    Nel buddhismo si dice che esistono ma sono vacui, cioè vuoti di esistenza intrinseca che prescinde l'osservatore.
     
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 15/4/2022, 19:48) 
    CITAZIONE (• INNER • FIRE • @ 15/4/2022, 16:27) 
    Per come la vedo io, la visione che tutto dovrebbe starci indifferente senza provocarci nessuna emozione è fuorviante.
    Detto da un Lama buddhista: i desideri sono importantissimi perchè sono l'energia per fare le cose...

    Desiderare ciò che non posso realizzare e non accettare di non poterlo realizzare, per me questo è attaccamento.
    Volere fuggire da ciò cui non si può fuggire, per me questa è la avversione da eliminare.

    Come potrei desiderare la felicità di tutti gli esseri, senza desideri?
    Come potrei riconoscere come negativo il samsara senza avversione?

    Desiderio e avversione secondo me fanno parte dell' essere umano, e sono importantissimi, ma la versione di essi da eliminare è quella che nasce dall'ignoranza. Quella che ti porta a desiderare o essere avverso alle cose sbagliate.
    Quali sono le cose giuste? Quelle che ti portano alla felicità.
    Quali sono le cose sbagliate? Quelle che ti portano alla sofferenza.

    Ecco questo lo condivido quasi tutto,
    Il “quasi” è per il finale, perché detto così, senza precisare altro, sembra una morale edonistica/egoistica

    L'unica cosa da precisare, nel caso in cui non fosse stata chiara, è che non intendo ovviamente dove noi proiettiamo la felicità e la sofferenza... ma ciò che porta realmente alla felicità o alla sofferenza. Vedi 4 nobili verità.
     
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  6. Davide S. C.
     
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    Sottoscrivo tutto Inner Fire
    Sulla felicità/sofferenza io tendo a porre un accento più “mahayana”, in cui si accetta anche un po’ di sofferenza se è per la felicità altrui (come nel Tonglen). Ovviamente lo scopo finale è la felicità di tutti compreso me☺️
     
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    CITAZIONE (• INNER • FIRE • @ 15/4/2022, 08:00) 
    CITAZIONE (**Destiny** @ 14/4/2022, 18:13) 
    In realtà quello che nel mito Siddharta avrebbe rifiutato non è l'ascetismo in generale, ma l'ascetismo estremo, quello costituito dalle penitenze corporali. La Via di Mezzo del Buddha è comunque una via di rinuncia (quindi una via ascetica), essendo una via monastica che prevede il celibato, il fatto di non poter mangiare dopo mezzogiorno, etc etc.

    Ciao Destiny, tu ritieni che la Via di Mezzo sia percorribile solo all'interno di un sentiero monastico?
    Secondo me l'aspetto ascetico non è necessariamente parte del percorso buddhista, quanto piuttosto lo è un cambio profondo dell'approccio agli oggetti di desiderio e avversione... il modo con cui si affronta può cambiare senza perdere la sua essenza.

    Il punto è che "Via di Mezzo" ha un significato estremamente relativo. Come via di mezzo, ovvero come via improntata all'equilibrio, persone diverse possono ritenere essere vie molto diversi le une dalle altre. Probabilmente anche chi segue la via dell'ascetismo estremo la ritiene in qualche modo essere una via equilibrata. C'è sempre di peggio ad esempio, tipo il suicidio rituale. E poi chissà, anche chi segue la via del suicidio rituale dirà che si tratta di una via di equilibrio: quale equilibrio migliore della morte? Dal lato opposto, tutti noi abituati ad una vita mondana riteniamo ovviamente che sia la nostra vita ad essere equilibrata, mentre quella monastica una scelta estrema. Gira che rigira, la via di mezzo è sempre la propria, e quindi di per sé tale espressione non vuol dire nulla.

    Quindi la domanda non è cosa ne penso io della Via di Mezzo ma cosa ne pensava il Buddha. Ed i testi in pali sono chiari a riguardo: la via di Mezzo per il Buddha era esclusivamente la via monastica, quindi la via di rinuncia, in quanto via di mezzo tra una vita intrisa di piaceri e preoccupazioni mondane (come la nostra), e la via opposta delle austerità che fanno violenza al corpo. Per il Buddha la via di Mezzo era la rinuncia ai piaceri, quindi la via monastica, salvaguardando però l'integrità e la salute del corpo (e questo per il Buddha implicava anche il poter mangiare carne. La rinuncia in ambito alimentare consistenza nel suo caso nel fatto di non mangiare dopo mezzogiorno). Siddharta provò prima un tipo di vita, quando era principe, poi il tipo di vita opposta, quando si ritirò nella foresta assieme ad alcuni asceti che seguivano la via delle penitenze corporali, come il digiuno estremo prolungato. Alla fine li abbandonò entrambe e comprese che la Via di Mezzo era nella metà esatta tra questi estremi, in cui si fugge dal mondo ma non si danneggia il corpo. Questo stile di vita viene poi codificato nel codice di condotta monastico del Sangha primitivo.

    Il nostro stile di vita per il Buddha sarebbe stato uno stile di vita estremo, non molto diverso da quello che lui ha vissuto nella prima parte della vita a palazzo e che poi ha abbandonato. Non uno stile di vita in cui è possibile raggiungere la Liberazione.

    Questa è la via proposta dal Buddhismo primitivo. Io ovviamente seguo istanze spirituali ben diverse quindi ho una idea differente.

    Edited by **Destiny** - 16/4/2022, 20:35
     
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    il problema del Se e falso (interpretation mental falsa). Nella nature, la biologia, si, La Natura se ne frega seuno vive or more. L'importante e solo offrire alle specie la possibilita di optimizzare non solo 'sopravivenza ma anche benessere. Dunque, fisiologicamente, neurologicamente ogni creatura fa cura per se stesso.ne cervello ce ne sone program di auto digest, e di volere vivere'.
    Senza quest impulse, la creatura morira. Ma, allo stesso tempo, tale Se e impermanente. Ecco la realty vista no da doctrine e ideology, 'mentalism', ma con osservazione basato Sulla science biologica. ) Canzone 'Zen': Old Man River..he just keeps rolling along..."{Musicale:ShowBoat}



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