Near-Death-Like Experiences

Un articolo di E. Facco e C. Angrillo

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  1. Davide S. C.
     
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    www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3498963/
     
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    Ho letto il tuo linkk, e l'esperienza del tipo, devo dire per esperienza vissuta, che può essere un'esperienza spirituale di iniziazione, ma non la considererei come illuminazione, nemmeno come esperienza pre-morte, vivere il pre-morte è vedere tutti gli esseri viventi dell'universo, umani non umani e tutti gli esseri del regno dal Samsara, sottoposti a rinascite nei mondi a loro meritati.
    Ci sono molte esperienze simili di iniziazioni, una mia conoscente ne sperimentò una, vide un Bodhisattva, poco dopo ne parlò col suo maestro tibetano che le spiegò il suo passaggio spirituale ad un livello più elevato, donandogli una statua di quel Bodhisattva.
    Per sperimentare l'illuminazione e il dopo-morte si dovrebbe seguire un maestro del Dharma, anche fisicamente, che possa trasmetterci il Dharma, altrimenti cercando da soli il massimo che si può raggiungere è solo un'illuminazione limitata, non la perfetta.
     
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  3. Davide S. C.
     
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    Interessante Massimiliano! Grazie mille
     
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    QUOTE (Massimiliano Ulivoli @ 7/21/2022, 11:28 AM) 
    Per sperimentare l'illuminazione e il dopo-morte si dovrebbe seguire un maestro del Dharma, anche fisicamente, che possa trasmetterci il Dharma, altrimenti cercando da soli il massimo che si può raggiungere è solo un'illuminazione limitata, non la perfetta.

    ciao Massimiliano ed un saluto gli amici del forum, una curiosita'. una domanda per chi volesse chiarirmi una cosa che mi sfugge

    la frase di cui sopra l'ho letta diverse volte girata in tanti modi nei (pochissimi) testi che ho letto della corrente nella quale ho scoperto recentemente di ritrovarmi assolutamente a pennello, che e' lo dzogchen

    per converso in passato con praticamente zero conoscenze teoriche (non che ora sia tanto piu avanti) e senza alcun maestro ho praticato con una certa costanza per diverso tempo la meditazione vippassana giungendo ad una 'situazione soggettiva' (anche se sono delle parole del tutto improprie perche' bisognerebbe usare l'esatto opposto) che non scordero' mai e che ho descritto in altro thread

    non che sia 'illuminato', intendiamoci, o meglio, posso definirmi tale solo quando schiaccio l'interruttore in casa di sera riferendomi alla lampadina lol

    cio' non di meno 'intuisco' (altre parole non ne trovo) che mettendomi di nuovo a meditare sul serio e' facile che possa arrivare dove gia' sono arrivato e spingermi probabilmente oltre (perche' adesso ho capito e interiorizzato diverse cose che prima non mi erano molto chiare grazie agli amici del forum e alle letture: bisogna solo dimorare e fluire)

    e allora mi chiedo: ma perche' si sottolinea cosi' tanto l'importanza del maestro nella pratica fino ad arrivare a dire che e' impossibile o comunque difficilissimo farcela da soli..?

    voglio dire.. c'e' qualche tipo di motivazione 'ulteriore' che mi sfugge al di la di quella -ovvia- secondo cui se c'e' qualcuno che sa fare una cosa e me la insegna e' piu facile che impararla da solo. il che, direi, e' del tutto pacifico

    chiedo appunto perche' ho notato questa significativa insistenza su questo punto specifico in piu' occasioni
     
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  5. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (*Francesco @ 7/22/2022, 06:27 PM) 
    cio' non di meno 'intuisco' (altre parole non ne trovo) che mettendomi di nuovo a meditare sul serio e' facile che possa arrivare dove gia' sono arrivato e spingermi probabilmente oltre (perche' adesso ho capito e interiorizzato diverse cose che prima non mi erano molto chiare grazie agli amici del forum e alle letture: bisogna solo dimorare e fluire)

    e allora mi chiedo: ma perche' si sottolinea cosi' tanto l'importanza del maestro nella pratica fino ad arrivare a dire che e' impossibile o comunque difficilissimo farcela da soli..?

    voglio dire.. c'e' qualche tipo di motivazione 'ulteriore' che mi sfugge al di la di quella -ovvia- secondo cui se c'e' qualcuno che sa fare una cosa e me la insegna e' piu facile che impararla da solo. il che, direi, e' del tutto pacifico

    chiedo appunto perche' ho notato questa significativa insistenza su questo punto specifico in piu' occasioni

    Premessa. Ho imparato finalmente a dare quasi sempre almeno un'occhiata alla sezione: questa è "cultura occidentale" ma la domanda che fai non ci casca a fagiolo, tanto più che hai detto diverse volte la tua tradizione di riferimento. Quindi do la mia risposta in termini praticamente OT rispetto alla sezione: o si sposta tutto oppure se mi si dice che sono stato inopportuno devo incassare :D EDIT, ho visto che la domanda è ad personam ma mi piace troppo intromettermi e scrivere :)

    Penso sia in parte questione di luoghi comuni. L'oriente è entrato nella nostra civiltà anche e nemmeno poco con film come Karate Kid e tutta la serie di arti da combattimento. E ovviamente il maestro è ormai un "topos" scontato anche da noi. Inoltre il terreno era favorevole, come sa qualsiasi persona si occupi di cose "occidentali" con un apparato tecnico che non riesce a trovare posto sui libri per una somma di motivi; senza scomodare stranezze sfido chiunque a tirare su un muro decentemente senza averlo appreso da un maestro muratore. Questa idea continua in molti testi di Dharma, e poi hai scelto una tradizione in cui addirittura senza maestro meglio cambiare tradizione perché è lui o lei che sia a dover trasmettere lo stato naturale della mente, se no nisba.

    Detto questo e fatta la tara al luogo comune potrei azzardare due linee di risposta, ovviamente roba scopiazzata dato che non ho esperienza personale di quello di cui scrivo.

    La prima concerne l'aspetto meccanico della meditazione; ovvero dopo un certo punto è veramente difficile, almeno stando ai testi. I primi livelli che comunque sono difficili da acquisire per chi non ci si dedichi H24 e non viva nella casa isolata vicino al ruscelletto (non me lo sto inventando è nell'elenco di requisiti) sono caratterizzati da una certa capacità di distinzione tra lo stato della mente e la capacità di introspezione. In concreto, se si perde il conto dei respiri a un certo punto proseguendo sulla strada dell'attenzione si dice che in un breve momento si è in grado di riportare la mente all'oggetto. Ecco, in stati successivi la mente inizia a scambiare la capacità di concentrazione con i primi vagiti di quegli stadi che a loro volta sono vicini alla visione diretta della vacuità. Inoltre mi pare di poter desumere che sia difficile mantenere una specie di auto-mente che osserva sé stessa e capisce cosa sta sperimentando e soprattutto sappia distinguere se ci si sta autoingannando, cosa a quanto pare molto frequente. Non credo ci sia molto da fare: serve qualcuno con cui si abbia un tale rapporto che costui o costei permetta al discepolo di intuire le sue capacità affinché si fidi, e non è che ammesso di incrociare persone con queste capacità ce lo vengano a dire. Si apre quindi tutta la questione di come formare rapporti costruttivi con maestri e amici. Torando a bomba, pare sia facilissimo prendere cantonate; mi pare che oltretutto stiamo parlando dal quinto o sesto in poi degli stati di shamata ovvero a metà strada, mica alla fine.

    Il secondo motivo è che è facile prendere cantonate sull'etica. Se accettiamo il quadro di riferimento buddhista il maestro è realmente la "calamita" che evita derive, e nemmeno così le cose vanno sempre lisce. Come si sa, senza motivazione ed etica ammesso di raggiungere stadi profondi di meditazione questi fanno rinascere nel mondo del senza forma. E dopo miliardi di miliardi di anni è stato consumato tutto il karma positivo e la rinascita è invariabilmente la più sfigata concepibile per un buddhista (*). Oltretutto nel mondo del senza forma non c'è nemmeno il primo skandha, quello del corpo quindi sai che noia :D (ma perché penso sempre a battute volgari?)

    Quindi non direi tanto che si tratta di difficoltà, quanto di rarità delle condizioni che permetterebbero di non necessitare di un maestro, e sono solo condizioni "meccaniche" non intrinseca necessità della presenza del maestro. Così come nasce il ragazzino che a 4 anni fa il solista di violino con i Berliner, è possibilissimo nascere con l'abitudine alla meditazione e anche congiunta all'etica per cui si può pure diventare dei buddha da soli nell'arco di quella stessa vita. Ma almeno per l'area tibetana manco a Milarepa è riuscito e il maestro gli è servito eccome :D Figuriamoci noi poveri mortali der Prenestino :D


    (*) Ovviamente non è una punizione per aver meditato senza maestro e/o motivazione etica. Viene detto che se i karma di miliardi di eoni precedenti sono tutti in equilibrio, se ne attiva uno ancora precedente "in coda", quindi è un semplice meccanismo.

    Edited by swami chandraramabubu sfigananda - 7/22/2022, 07:42 PM
     
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    Buonasera a tutti, ciao Francesco, interessante la tua domanda, anche difficile da rispondere, e devo dirti che si può arrivarci anche da soli, senza avere o seguire un maestro, però attenzione, non è il massimo grado spirituale che si può raggiungere, ed è importante sapere certi punti, io proverò secondo l'insegnamento che seguo, e credo che la maggior parte delle persone lo conosca, o l'ha sentito dire. Io seguo e pratico il Sutra del Loto, che fu proclamato dal Monaco Nichiren Shonin nel 1250 in Giappone, Il sutra del Loto è il penultimo insegnamento che il Buddha espose negli ultimi 8 anni della sua vita, considerato il Re dei Sutra, dove anche lo stesso Buddha afferma che fra tutti i Sutra da lui praticati il Sutra del Loto è il supremo, ma comunque consiglio di praticarlo seguirlo per poter confermare ciò che dice il Buddha, altrimenti si potrebbe dare un'interpretazione superficiale come " a certo, ogni insegnamento tira acqua al suo mulino" o "ogni scuola ha la verità" ......
    Secondo Il buddhismo, anche per chi non lo pratica, ogni essere vivente ha delle emozioni costanti e diverse, in base a quello che vive reagisce in modo diverso, sia per eventi dell'ambiente sia per il contatto con altre persone, sarò più coinciso, noi viviamo 10 stati vitali, o emozioni sensazioni ecc... dal mondo di inferno che è al 1 posto (mondo più basso) al mondo di Buddha, tutti abbiamo la natura di Buddha, ma non significa che siamo dei Buddha, come un medico chirurgo, non nasce medico, ma deve studiare vari livelli fare pratica laurearsi poi esercitare la professione, cosi può definirsi medico, un Buddha è la stessa cosa, ma con 4 differenti e gradi spirituali, i dieci mondi sono questi, prima elencherò i primi 6 stati vitali, chiamati anche come mondi bassi, dove ci riconosciamo tutti :

    1 "Inferno" (sanscrito naraka; cinese 地獄 dìyù; giapponese jigoku): sofferenza, disperazione, non libertà, dove la tendenza è quella di far del male sia a sé stessi che agli altri.

    2 "Spiriti affamati" (sanscrito preta; cinese 餓鬼 èguǐ; giapponese gaki): la condizione di avidità, di brama insoddisfabile.

    3 "Animalità" (sanscrito: tiryagyoni; cinese: 畜生 chùshēng; giapponese: chikushō): è il puro istinto, quello che guida gli animali, senza freni, senza regole se non quelle dettate dalla legge della sopravvivenza.

    4 "Asura" (sanscrito; cinese 阿修羅 āxiūluó; giapponese ashura): stato di ira, dove l'istinto animale del mondo precedente è controllato e finalizzato da attività egoistiche privo di interesse nei confronti dell'altro da sé.

    5 "Umanità" (sanscrito manuṣya; cinese 人間 rénjiān; giapponese ningen): è la condizione umana, da dove è possibile realizzare lo stato di bodhisattva, punto di partenza per la ricerca della condizione suprema della "buddhità". È la calma che deriva dalla pace della mente non più in preda delle emozioni dei quattro mondi precedenti. Con la sviluppata capacità di superare gli ostacoli interiori, a dimostrazione dei nostri progressi, compaiono gli ostacoli esteriori come arroganza e potere esercitato sugli altri o come persecuzione subita che induce ad abbandonare il cammino.

    6 "Divinità" (sanscrito deva; cinese: 天上 tiānshàng; giapponese tenjō): il benessere, la gioia, la soddisfazione che resta tuttavia transitoria quindi non destinate a durare.

    Poi si passa ai 4 mondi superiori chiamati anche Mondi Nobili

    7 "Śrāvaka" (sanscrito; cinese: 聲聞 shēngwèn; giapponese shōmon): è lo stato di coloro che perseguono lo stato di arhat ovvero si limitano alla comprensione della dottrina delle Quattro nobili verità mirando alla liberazione personale nel nirvāṇa.

    8 "Pratyekabuddha" (sanscrito; cinese 緣覺 yuánjué, giapp. engaku): è lo stato dei "pratyekabuddha" o dei "buddha solitari" che raggiungono l'illuminazione comprendendo la dottrina della coproduzione condizionata da soli senza l'aiuto di nessun buddha.

    9 "Bodhisattva" (sanscrito; cinese 菩薩 púsà, giapp. bosatsu): è colui che entra nel sentiero del mahāyāna offrendo i Voti del Bodhisattva ovvero di raggiungere l'"illuminazione" per la liberazione degli esseri senzienti.

    10 "Buddha" (cinese 佛 fó, giapp. butsu): che corrisponde alla realizzazione del nirvāṇa non statico (sans. apratiṣṭhita-nirvāṇa, 無住涅槃 cin. wúzhù nièpán, giapp. mujū nehan) proprio di chi realizza la piena illuminazione (sans. samyak-saṃbodhi, 正等覺 cin. zhèngděngjué, giapp. shōtōkaku).

    Si può arrivare da soli ad uno stato di illuminazione, senza seguire nessun maestro, ma sarà sempre un grado di illuminazione non perfetto rispetto a quella che è la perfetta illuminazione del Buddha, è la pratica solitaria del Pratyekabuddha anche se si completa la catena dei 12 anelli non sarà mai come essere un Buddha dalla perfetta illuminazione, anche il Bodhisattva che decide di rimandare il Nirvana la non rinascita, sarà sempre un grado più alto di chi pratica in solitario, mentre un Buddha, è un Buddha della perfetta illuminazione, ed ha anche delle caratteristiche diverse dai precedenti, un Buddha vive costantemente in 2 dimensioni, terrena e cosmica, universale, con gli stessi occhi vede l'ambiente terreno e allo stesso tempo l'infinito universo compresi mondi soli ed essere viventi che ne fanno parte, riesce a vedere esistenze passate e future di ha di fronte, leggendo nelle parti più profonde della sua mente anche segreti più nascosti, riesce a trovare parole giuste linguaggi appropriati per spiegare il Dhama alla persone che apprende, vedendo nella sua mente sa perfettamente il suo grado percettivo, queste sono alcune caratteristiche che il Bodhisattva e il Pratyekabuddha non posseggono.

    Infatti nel Sutra del Loto, nella sezione dottrinale degli insegnamenti provvisori o preparatori, o transitori, quindi non definitivi, il Buddha dice:

    "La saggezza dei Budda è infinitamente profonda e
    incommensurabile. L’accesso a questa saggezza è difficile da comprendere e difficile
    da varcare. Nessuno tra gli ascoltatori della voce o tra i pratyekabuddha è in grado di
    comprenderla.
    «Qual è la ragione di ciò? Un Budda ha assistito centinaia, migliaia decine di
    migliaia, milioni, un numero infinito di Budda e ha portato a termine innumerevoli
    pratiche religiose. Si è esercitato con coraggio e diligenza e il suo nome è
    universalmente noto. Ha percepito la Legge profonda e finora mai conosciuta e la
    espone in modo appropriato alle circostanze; eppure la sua intenzione è difficile da
    comprendere."

    Poi prosegue dicendo anche in modo severo :

    "Shariputra, se vi fossero monaci o monache che affermano di avere
    già ottenuto la condizione di arhat e di vivere la loro ultima incarnazione, che
    credono di aver raggiunto il nirvana definitivo, e perciò non intendono più ricercare
    l’anuttara-samyak-sambodhi (perfetta illuminazione) sappi che queste sono tutte persone estremamente
    arroganti. Perché dico questo? Perché è impensabile che monaci che hanno
    veramente raggiunto lo stato di arhat non abbiano creduto in questa Legge. L' unica
    eccezione sarebbe il periodo successivo alla scomparsa del Budda, quando non vi
    sono più Budda presenti nel mondo. Perché questo? Perché dopo la scomparsa del
    Budda sarà difficile trovare persone in grado di abbracciare, recitare e comprendere il
    significato di sutra come questo. Ma se tali persone incontreranno un altro Budda,
    allora potranno ottenere la perfetta comprensione di questa Legge. (Dharma)"

    E qui siamo nel capitolo 2 insegnamenti provvisori (Shakumon) .

    Per capire meglio, si può anche ricercare l'illuminazione da soli, ma senza un maestro che ci insegni il Dharma, non si raggiungerà mai lo stato più alto spirituale, del Buddha dalla perfetta illuminazione, c'è chi si accontenta e c'è chi no, però una cosa va considerata, molte persone credono di non aver bisogno di seguire un maestro, credono di poter fare tutto da soli, di essere in grado di raggiungere la liberazione soltanto con il proprio sforzo, anche qui Il Sutra del Loto spiega bene che tipo di persone siano, e il Sutra, non deve essere interpretato come un evento storico, accaduto nel passato, ma è un evento sempre presente di ogni tempo, più avanti infatti spiega anche le persone citate sopra :

    "Per tre volte hai posto la
    tua fervida richiesta. Che altro potrei fare se non predicate? Adesso devi ascoltare
    attentamente e riflettere con attenzione. Per il tuo bene ora analizzerò e spiegherò la
    questione»
    Non appena l'Onorato dal Mondo ebbe pronunciato queste parole circa
    cinquemila tra monaci, monache, laici e laiche presenti nell'assemblea si alzarono dai
    loro seggi, si inchinarono davanti al Budda e si ritirarono. Quale fu la ragione di ciò?
    Queste persone avevano molteplici e profonde radici di colpa e inoltre erano
    dominate dall'arroganza. Credevano di avere conseguito ciò che non avevano
    conseguito, credevano di avere compreso ciò che non avevano compreso. A causa di
    questa loro manchevolezza non rimasero dov'erano."

    Per questo io dico che si dovrebbe avere un maestro che ci insegni il Dharma, significa anche essere e coltivare umiltà.
    Anche perchè secondo l'insegnamento che seguo, Nichiren Shonin dice che il maestro, laico o monaco che sia, che ci insegna, spiega il Dharma, per noi rappresenta un Buddha vivente.

    Namu Myoho Renge Kyo.
     
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    ciao swami, grazie per le dritte approfondite. scrivo due risposte separate se no con il multi-quote faccio un casino che la meta' basta

    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 7/22/2022, 07:04 PM) 
    e poi hai scelto una tradizione in cui addirittura senza maestro meglio cambiare tradizione perché è lui o lei che sia a dover trasmettere lo stato naturale della mente, se no nisba.

    si ho letto quanto insistono i maestri Norbu e Urgyen su questo punto ed e' principalmente da qui che sorge la domanda. perche' ho anche letto in un thread davvero strepitoso, a livelli direi quasi universitari, su questo forum un utente (che purtroppo non partecipa piu, peccato, era davvero una miniera) che riportava a margine di una montagna di informazioni su questa tradizione che ci fosse (per quanto molto difficile) anche l'opzione 'senza trasmissione diretta'. ora, intendiamoci, non e' che aspiri ad essere l'eccezione, a me non frega assolutamente nulla e come rientro in italia faro' sicuramente un giro in diverse comunita' che si rifanno a questo approccio perche' c'e' troppa consonanza di vedute, e' stato per me sbalorditivo leggere i libri dei maestri

    e' solo il piacere di inquadrare la situazione in maniera appropriata e per la verita' 'lisciare' anche le mie tendenze anarcoidi con un 'vicino ma non troppo' o 'recettivo ma indipendente' :D (anche se ho gia' avuto modo di constatare, proprio grazie a questo forum, che i contatti con persone piu' avanti nella pratica e/o piu' preparate sulla teoria si risolvono in una sorta di 'piacere sottile' che va oltre la conversazione in se stessa e non ha nulla di 'scolastico alla another brick in the wall dei pink floid' :D

    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 7/22/2022, 07:04 PM) 
    La prima concerne l'aspetto meccanico della meditazione; ...
    Ecco, in stati successivi la mente inizia a scambiare la capacità di concentrazione con i primi vagiti di quegli stadi che a loro volta sono vicini alla visione diretta della vacuità. Inoltre mi pare di poter desumere che sia difficile mantenere una specie di auto-mente che osserva sé stessa e capisce cosa sta sperimentando e soprattutto sappia distinguere se ci si sta autoingannando, cosa a quanto pare molto frequente.

    per il poco che ho potuto vedere la parte del sostenere e stabilizzare quella che chiami 'auto-mente' (io la chiamo 'attenzione muta e inclusiva') e' l'aspetto decisamente piu impegnativo di tutto il processo e l'autoinganno a cui accenni si manifesta, a mio personale avviso, quando subentra il giudizio della mente su se stessa che e' opportuno riconoscere come null'altro che un altro pensiero come una caramella, una nuvola, una ruota, una delle tante cose che arrivano, rimangono per un po' e se ne vanno. come ho scritto altrove a me personalmente aiuta molto esercitare l'attenzione da un punto al di sopra della testa ma questa e' una cosa, credo, abbastanza individuale e soggettiva

    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 7/22/2022, 07:04 PM) 
    ...
    Si apre quindi tutta la questione di come formare rapporti costruttivi con maestri e amici

    questo tema, secondo me, e' assai interessante ma essendo, credo, piuttosto ampio, probabilmente merita un thread a parte

    QUOTE (swami chandraramabubu sfigananda @ 7/22/2022, 07:04 PM) 
    Il secondo motivo è che è facile prendere cantonate sull'etica. Se accettiamo il quadro di riferimento buddhista il maestro è realmente la "calamita" che evita derive, e nemmeno così le cose vanno sempre lisce. Come si sa, senza motivazione ed etica ammesso di raggiungere stadi profondi di meditazione questi fanno rinascere nel mondo del senza forma. E dopo miliardi di miliardi di anni è stato consumato tutto il karma positivo e la rinascita è invariabilmente la più sfigata concepibile per un buddhista (*). Oltretutto nel mondo del senza forma non c'è nemmeno il primo skandha, quello del corpo quindi sai che noia :D (ma perché penso sempre a battute volgari?)

    ecco.. e qui mi sento di entrare a gamba tesa e porre una seconda domanda. una cosa che non capisco. mi rendo conto che puo' essere vista come basata su presupposti un po' naive e, forse, superficiali ma a me viene su di getto anche se, o forse proprio perche', tutti i maestri sottolineano questo aspetto e, in alcuni casi, ho letto addirittura di pratiche preparatorie propedeutiche ad interiorizzare il concetto 'per il beneficio di tutti gli esseri senzienti'

    diciamo che tizio con i metodi piu svariati raggiunge lo 'stato naturale della mente' o comunque si avvicina o comunque fa progressi in quella direzione, quello che l'e'. e' in cammino. per come mi viene intuitivo vederlo a me, gia' il fatto di fare, diciamo genericamente, 'dei passi in avanti' e' a beneficio suo ma anche a beneficio di tutti perche' in ciascuna cosa che fara', in ogni relazione che porra' in essere (non la pone in essere, avviene, lo so, ma in lingua italiana non lo so dire in altro modo), in qualunque gesto, in qualunque atto, esprimera' quello che e' riuscito a realizzare. e' una testimonianza vivente per tutti gli altri (il che e' vero a qualunque livello per altro)

    infatti i maestri, anche solo da quello che scrivono sono come minimo 'affascinanti', di 'ispirazione'. immagino che dal vivo riescano a trasmettere, anche non facendo nulla, un frammento anche minimale che pero' per altri puo' essere enorme di cio' che hanno realizzato. e per questo io faccio fatica a capire l'insistenza sul 'a beneficio degli esseri senzienti'.. a me viene da pensare che sia ovvio, automatico, va da se che e' a beneficio di tutti..

    forse e' uno dei (molti) punti in cui mi mancano dei 'pezzi'

    ne avrei anche altre ma mi fermo qui che voglio provare a rispondere anche a Massimiliano e se vado avanti mi parte tutta la mattina
     
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  8. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (*Francesco @ 7/23/2022, 03:00 PM) 
    [...] per il poco che ho potuto vedere la parte del sostenere e stabilizzare quella che chiami 'auto-mente' (io la chiamo 'attenzione muta e inclusiva') e' l'aspetto decisamente piu impegnativo di tutto il processo e l'autoinganno a cui accenni si manifesta, a mio personale avviso, quando subentra il giudizio della mente su se stessa che e' opportuno riconoscere come null'altro che un altro pensiero come una caramella, una nuvola, una ruota, una delle tante cose che arrivano, rimangono per un po' e se ne vanno. come ho scritto altrove a me personalmente aiuta molto esercitare l'attenzione da un punto al di sopra della testa ma questa e' una cosa, credo, abbastanza individuale e soggettiva

    E' un discorso un po' scivoloso, perché presuppone delle ipotesi su cosa tu stia realmente sperimentando e ovviamente lo sai solo tu, e le ipotesi possono essere errate. Posso dire che nelle solite sezioni "domande al maestro" spesso ho sentito descrivere stati mentali con parole non tanto diverse dalle tue e ho sentito le risposte del maestro di turno, non necessariamente con la capacità di riportare correttamente il significato che credo di averne tratto.

    Ipotizzo che come esseri umani con la stessa architettura hardware passiamo tutti più o meno per la stessa strada e forse si può stilare una specie di checklist con ambizioni di affidabilità. La mia sensazione è che lo stadio in cui la mente tende a ingannarsi in modo subdolo sia molto al di là di quanto possiamo immaginare. Gli stadi di shamata sono descritti nei testi e ho sempre avuto l'impressione che ciascuno sia separato dal precedente da una potenza di dieci. Noi parliamo dei primi 2-3 stadi, più o meno accessibili in una vita normale in condizione di laico, certamente con le tante e diverse eccezioni.

    A un certo punto la concentrazione diventa così profonda che succedono altre cose. Hai presente il filmato di quel monaco vietnamita che si dà fuoco senza nemmeno battere ciglio? Ecco, per quanto ne so si tratta di stati mentali oltre quello e posso supporre che se mentre mediti arrivo con un martello e ti colpisco il ginocchio tu esci subito dallo stato di meditazione, ma mi voglio rovinare, anche con un semplice schiaffo sulla coscia :D e non reagirai molto bene. Arrivati a un certo punto la concentrazione è così profonda che insorgono sensazioni molto simili a quelle che si dice siano la visione diretta della vacuità, solo che raramente è così con le conseguenze che ho accennato nella risposta precedente.

    Però continuare su questa linea presuppone appunto sapere cosa provi e se anche fosse, io non sono a quel livello e non potrei capirti. Solo tu puoi collocarti in questa ipotetica scala.

    QUOTE
    infatti i maestri, anche solo da quello che scrivono sono come minimo 'affascinanti', di 'ispirazione'. immagino che dal vivo riescano a trasmettere, anche non facendo nulla, un frammento anche minimale che pero' per altri puo' essere enorme di cio' che hanno realizzato. e per questo io faccio fatica a capire l'insistenza sul 'a beneficio degli esseri senzienti'.. a me viene da pensare che sia ovvio, automatico, va da se che e' a beneficio di tutti..

    Non è automatico. Tu vedi il maestro; la persona con meno meriti karmici vede il santone o poco ci manca e penserà che stia dicendo le solite frasi da biscottino cinese (peraltro ogni tanto è vero...). La prima estensione del tuo argomento, in ottica laica è che migliorando noi come persone ovviamente influenziamo gli altri e automaticamente facciamo qualcosa di altruistico. Ma questa è esattamente l'ottica Theravada che il Mahayana ritiene uno stadio non definitivo. Il compito del Sangha è esattamente quello di essere d'esempio, niente di più. Salvo eccezioni e tendenze relativamente recenti che per fortuna si stanno consolidando tramite ospedali e iniziative assistenziali (che peraltro in Thailandia e altri paesi non sono nuove) nessun monaco uscirà dal monastero e farà qualcosa, e non solo è giusto così ma è la grande forza e la grande lezione del Dharma.

    Quindi per quanto uno possa giustamente contare su quella specie di automatismo che descrivi, questo ha un raggio d'azione limitato nello spazio e nel tempo, eventualmente "replicato" di vita in vita in luoghi diversi. Nell'ideale Mahayana si cerca l'illuminazione anche per avere quelle capacità di estendere il raggio di azione. Penso spesso che certe figure che almeno a me ispirano possano essere le emanazioni di un bodhisattva come descritte dai testi. Penso ad esempio anche a quel musicista di strada che sento suonare Bach. Non serve scomodare i poteri extrasensoriali del creare ambienti "ad hoc" che pure sono descritti. Può darsi che quell'emanazione "sappia" (virgoletto perché apre un discorso immenso quasi gnostico riguardo la spontaneità del meccanismo) che amo la musica, potrebbe darmi l'ispirazione per rinascere un grande musicista che diventa famoso e un leader per la pace e poi... e poi e poi... lo stato di buddha in cui questa capacità è al massimo. Non che lo voglia, anzi... Dico solo che un praticante del Theravada non lavora sicuramente per questo tipo di strategia salvifica, né per sé né a maggior ragione per altri. La "metta" è al centro della pratica ma l'angolazione e il "cosa fare della propria vita" sono diversi.

    Questo apre un altro discorso che per me è la spina nel fianco del Mahayana, e difatti con il tempo sono finito col sentirmi per due terzi un aficionado del Theravada, ma diventerebbe il mio thread e non più il tuo. Intendo dire, sembra una direzione evolutiva "migliorativa" e anche nel nome "Hinayana" resta questa forte sfumatura di condiscendenza, mentre secondo me la visione Theravada è quella più giusta. In ogni modo spero di essere rimasto confinato al tipo di risposta che inquadri bene i due argomenti che hai messo sul tavolo.

    Edited by swami chandraramabubu sfigananda - 7/23/2022, 05:12 PM
     
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  9. Davide S. C.
     
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    @Massimiliano Non mi è molto chiara la differenza fra lo stato 7 e lo stato 8

    @ tutti Non riesco bene a capire se interpretate l’esperienza descritta nell’articolo come una sorta di illuminazione improvvisa e in genere cosa ne pensate
     
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    ciao Massimiliano, grazie per la dettagliata risposta e scusami se ti rispondo un filo in differita ma scrivere questi post fiume mi porta via un po' di tempo

    allora primo punto, come dicevo anche a swami, la mia domanda non e' assolutamente funzionale a sostenere la tesi secondo cui un maestro sia qualche cosa di inutile, anzi.. avercene..!! non sono cosi' superficiale da pensare che senza una guida che ha gia visto e fatto diverse cose sia piu' semplice raggiungere dei risultati che avendocela. questo e' controintuitivo e contraddice la semplice osservazione quotidiana della esperienza di chiunque. sarebbe come dire che mia figlia impara piu' facilmente se la lascio allo stato brado piuttosto che se gli spiego cosa e' importante fare e perche' (magari anche sbagliando a volte, per carita')

    fatta questa premessa pero' io sono un filo 'tignoso' e mi piace capire ed inquadrare il contesto, sopratutto quando la parte 'logica' / 'teorica' mi cozza con un qualcosa che emerge dalla mia 'intuizione' di cui mi fido quasi ciecamente (a volte, ovviamente a sproposito, nessuno ha la palla di cristallo, ma mi va bene cosi), per questo a volte faccio domande un filino capziose e insinuo dei dubbi anche su quelli che magari sono considerati dei fondamentali ovvi accettati in maniera trasversale tutte le scuole dell'universo lol

    quindi non me ne volere se pizzico e pungo leggermente su certi temi. e' un semplice gettare il sassolino nell'acqua per capire qualche cosa che forse mi sfugge

    il primo elemnto che attira istintivamente la mia attenzione e' il seguente:

    QUOTE (Massimiliano Ulivoli @ 7/22/2022, 10:32 PM) 
    Si può arrivare da soli ad uno stato di illuminazione, senza seguire nessun maestro, ma sarà sempre un grado di illuminazione non perfetto rispetto a quella che è la perfetta illuminazione del Buddha, è la pratica solitaria del Pratyekabuddha anche se si completa la catena dei 12 anelli non sarà mai come essere un Buddha dalla perfetta illuminazione, anche il Bodhisattva che decide di rimandare il Nirvana la non rinascita, sarà sempre un grado più alto di chi pratica in solitario, mentre un Buddha, è un Buddha della perfetta illuminazione, ed ha anche delle caratteristiche diverse dai precedenti, un Buddha vive costantemente in 2 dimensioni, terrena e cosmica, universale, con gli stessi occhi vede l'ambiente terreno e allo stesso tempo l'infinito universo compresi mondi soli ed essere viventi che ne fanno parte, riesce a vedere esistenze passate e future di ha di fronte, leggendo nelle parti più profonde della sua mente anche segreti più nascosti, riesce a trovare parole giuste linguaggi appropriati per spiegare il Dhama alla persone che apprende, vedendo nella sua mente sa perfettamente il suo grado percettivo, queste sono alcune caratteristiche che il Bodhisattva e il Pratyekabuddha non posseggono.

    ora io mi dico, ma cavolo, ammettendo che sia tutto vero, quindi dandolo per acquisito, come si spiega che il buddha storico, da semplice uomo, e' giunto (va bene, alla fine di 600 milioni di vite) alle vette piu' elevate e noi non possiamo realizzare lo stesso risultato..? ovvio dopo altrettante vite e mettiamocene anche il doppio per stare larghi lol

    e noi saremmo pure in vantaggio rispetto a lui. non solo ci sono i suoi insegnamenti che ci sono stati tramandati e che lui ovviamente non aveva, ma anche 2500 anni di esperienze riportate non dico in maniera minuziosa, dico super-certosina al limite dell'ossessivo, di migliaia di maestri tra cui possiamo scegliere persino 'quelli che rispondono in misura maggiore alle nostre inclinazioni', il 'flavour' come direbbero gli inglesi, documentandoci pure aggratis su internet

    questa e' una cosa che proprio non capisco. mi sfugge

    il secondo punto dove avverto un non so che di strano o che comunque diciamo contrappone la parte razionale alla parte istintiva del sentire e' il seguente:

    QUOTE (Massimiliano Ulivoli @ 7/22/2022, 10:32 PM) 
    Per questo io dico che si dovrebbe avere un maestro che ci insegni il Dharma, significa anche essere e coltivare umiltà.
    Anche perchè secondo l'insegnamento che seguo, Nichiren Shonin dice che il maestro, laico o monaco che sia, che ci insegna, spiega il Dharma, per noi rappresenta un Buddha vivente.

    sono d'accordo sul maestro e, se presa come metafora, anche sul concetto del buddha vivente (anche se a 'parole' sarei piu propenso a mutuare 'affinita' elettive' con una persona che ha piu esperienza di me perche' ha gia fatto moltissimo esercizio)

    meno sul 'coltivare l'umilta'. non perche' io non la ritenga una virtu', assolutamente. penso viceversa che la presunzione sia un ottimo presupposto per non imparare assolutamente un tubo e rimanere perfettamente fermi nella vita. quindi, almeno per quanto mi riguarda, si sfonda una porta aperta posto che, se si osserva bene, e' del tutto conveniente e nell'interesse individuale essere umili e pedalare. e' altresi' inutile (se non per alimentare una falsa immagine di se stessi) essere presuntuosi

    quello che a istinto mi manda in dissonanza e' il concetto di 'coltivare' o anche quello che ha innescato questo confronto di opinioni, 'predisporsi ad ottenere xyz per il bene di tutti'

    da un lato percepisco infatti (opinione personale, ovviamente) che questi atteggiamenti verso il prossimo o verso se stessi dovrebbero emergere in maniera spontanea ed e' difficile che emergano in maniera sincera come frutto di 'precetti' teorici, passami la battuta, modello i 10 comandamenti (che sarebbe tra l'altro interessante fare un sondaggio con la domanda: 'lei ha mai desiderato la donna d'altri..?' s/n lol)

    e, nel mio piccolo, in maniera assolutamente piu esperienziale so che, meditando, giunti ad un certo punto diventa un semplice pensiero perfino il sempiterno (me lo ripeto tutti i giorni da una vita intera con zero risultati): 'devo smettere di fumare' (con anesso senso di colpa)

    mentre tutto quello che riesco a vedere e' che tutto va bene esattamente cosi' com'e' e che non c'e' nulla da vedere. il 'dovrei smettere di fumare' e' solo un pensiero che fa parte del meccanismo che si osserva e il meccanismo che si osserva continua incessante il suo lavorio che diventa piu' distante, come un brusio, includendo il 'dovrei smettere di fumare' e probabilmente (questo non l'ho notato, per la verita', appunto perche' probabilmente non e' in cima alla lista delle priorita, ma sono quasi sicuro che e' cosi') 'essere nel modo abc' o 'fare questo per ottenere zyw'

    spero di essermi spiegato per lo meno un poco, e' un filo complicato semanticamente. ma questo e' cio' che mi manda un filo fuori squadra tra la parte razionale e la parte piu' istintiva e mi fa essere in accordo per un certo verso e in disaccordo per un altro allo stesso tempo
     
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    Buongiorno Francesco, e buongiorno a tutti voi,
    Gassho.

    "ora io mi dico, ma cavolo, ammettendo che sia tutto vero, quindi dandolo per acquisito, come si spiega che il buddha storico, da semplice uomo, e' giunto (va bene, alla fine di 600 milioni di vite) alle vette piu' elevate e noi non possiamo realizzare lo stesso risultato..? "

    Credere che noi non arriveremo allo stesso risultato del Buddha, è solo un nostro limita, limite o pensiero della nostra mente, ma in realtà non è cosi, il desiderio del Buddha, di qualunque Buddha, è quello di portare attraverso i suoi insegnamenti alla stessa conoscenza sua, non a un gradino più basso, o a uno stato spirituale inferiore a lui, ma alla stessa perfetta illuminazione.
    Se leggiamo la vita del Buddha, vediamo che anche lui stesso seguiva dei maestri, ne cambiò diversi, poi decise di lasciare l'ultimo maestro per continuare da solo, ed arrivò alla perfetta consapevolezza, ma usando tutte le tecniche e insegnamenti che i maestri gli avevano insegnato.
    Dopo aver raggiunto questo livello, decise di trasmetterlo alle persone, proprio con l'intenzione di portarle al suo stesso livello,
    infatti nel Sutra del Loto, ci sono alcuni passi che lo dicono, esempio :

    "L’Onorato dal Mondo ha esposto a luogo le sue dottrine
    e adesso deve rivelare la verità.
    Io annunzio questo a tutti gli ascoltatori della voce
    e a coloro che cercano il veicolo dei pratyekabuddha:
    li ho messi in condizione di liberarsi dai legami della
    sofferenza
    e di raggiungere il nirvana."

    Il Nirvana è ciò che ha raggiunto lui, la perfetta illuminazione, e lo annuncia anche alle persone che praticano in solitario, i pratyekabuddha.
    "li ho messi in condizione" si può capire che li ha istruiti, gli ha dato degli insegnamenti, o li ha seguiti, come un maestro segue un discepolo.
    Però ci deve essere anche da parte del discepolo la disponibilità di seguire il maestro, accettarlo,

    " "La mia Legge può liberarvi
    dalla nascita, dall'invecchiamento, dalla malattia e dalla morte e vi permette di
    raggiungere infine il nirvana." Queste persone, alcune già istruite, altre non ancora
    completamente istruite, essendosi liberate dell'idea di ‘io’ e anche dei concetti di esistenza e non esistenza, credevano di aver raggiunto il nirvana. Ma ora odono
    l'Onorato dal Mondo parlare di cose che non hanno mai udito e sono dubbiose e
    perplesse."

    Anche qui cita il Nirvana.

    " Ciascuno degli otto figli del Budda
    Splendore del Sole e della Luna riconobbe Luce Meravigliosa come proprio maestro,
    Luce Meravigliosa li istruì e li converti, facendo sorgere in loro la ferma
    determinazione di raggiungere l'anuttara- samyak-sambodhi (perfetta illuminazione") Quei nobili figli fecero
    offerte a innumerevoli centinaia, migliaia, decine di migliaia, milioni di Budda, e
    infine conseguirono tutti la via del Budda. L’ultimo a divenire Budda si chiamava
    Fiaccola Ardente."

    Agli ascoltatori della voce, o Araht si rivolge cosi:

    "Quando capisco che hanno raggiunto il nirvana
    e hanno tutti conseguito lo stadio di arhat,
    allora convoco la grande assemblea
    e predico loro la vera Legge.
    I Budda, tramite il potere degli espedienti,
    compiono distinzioni e predicano tre veicoli,
    ma vi è soltanto l'unico veicolo del Budda;
    espongono i due nirvana per offrire un luogo di ristoro.
    Ora vi spiego la verità:
    ciò che avete conseguito non è l'estinzione.
    Nella ricerca della saggezza onnicomprensiva del Budda
    dovete impegnarvi con grande diligenza.
    Se ottenete l'illuminazione alla Legge del Budda,
    la saggezza onnicomprensiva e i dieci poteri
    e manifestate i trentadue segni
    quella sarà la vera estinzione."

    Anche riconoscendo quelli che sono i nostri limiti, lasciando il nostro orgoglio, anche a volte il sentirsi superiori ad altri che ne sanno meno di noi, secondo me è essere umili, il mio maestro, che ha 67 anni, e insegna a circa 200 persone, ci ricorda spesso l'essere sempre umili, e di imparare sempre, anche se abbiamo conoscenza degli insegnamenti del Buddha, anche perchè uno dei 4 voti dei Bodhisattva dice: "gli insegnamenti del Buddha sono insondabili, faccio voto di conoscerli tutti" lui stesso pur essendo un maestro, segue ancora il suo maestro in Giappone, e lo raggiunge diverse volte l'anno. Questo tipo di atteggiamento e pensiero mentale, è quello che ci farà raggiungere la perfetta illuminazione di tutti i Buddha, Shakyamuni compreso, allo stesso suo livello. Ma come ripeto, il maestro è essenziale ma questo lo possiamo vedere anche nella vita, i bambini vanno a scuola per imparare da un maestro, il maestro è quella persona che può insegnare dei concetti che i bambini non capiscono, poi ci sono anche dei bambini che cercano di imparare da soli a leggere e scrivere, ma sinceramente non credo che arrivino allo stesso livello di quelli seguiti da un insegnante. Il maestro è sempre essenziale per la nostra vita, i genitori ci insegnano a vivere ci educano, sono dei maestri, senza di questi, possiamo solo arrivare a conoscenze limitate.

    Poi sul devo smettere di fumare, bhe, devo dirti che io stesso sono un fumatore, anche con cardiopatia, e dovrei tassativamente smettere di fumare, ma sai quante volte melo son detto? eh eh eh è ancora un mio limite mentale, mentre invece per quanto riguarda l'alimentazione, posso dirti che, da qualche mese ho completamente smesso di mangiare carne, ma non per un ragionamento mio logico, come esempio" non mangio più carne per la crudeltà verso gli animali negli allevamenti intensivi" oppure " gli animali hanno diritto alla vita" ma è stato un cambiamento naturale, ho iniziato prima a sentire il sapore diverso nel mangiarla, un sapore che aumentava ogni volta che mangiavo carne, anche diversi tipi di carne, fino a essere diventato un sapore molto sgradevole, quasi di schifo, ed ho smesso di mangiarla, io credo che sia stata proprio una trasformazione mentale, un processo naturale non dettato dalla logica ne da un mio ragionamento, è l'evoluzione dello stato spirituale che si ha quando si segue un percorso verso il risveglio, io ormai seguo il Sutra del Loto da più di 35 anni, e ancora mi sento uno stupido studioso e apprendista.

    Non so se sono riuscito a darti risposta o a chiarirti i punti che hai citato, ma sono quelli che ho percepito.
    Gassho.

    Namu Myoho Renge Kyo.
     
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    Scusami, mi ero dimenticato una cosa, ti riporto il pensiero di Osho, sul significato di maestro.

    MAESTRO DISCEPOLO
    ci sono tanti tipi di amore, ma l'amore tra maestro e discepolo è il più puro: non è contaminato da nessun tipo di aspettative, pretese, condizioni. il maestro ti accetta esattamente come sei, senza alcun desiderio di fare di te qualcosa di diverso e tu ami il maestro perchè ti dà, per la prima volta nella tua vita e nelle tue relazioni, la libertà di essere te stesso, senza paura e senza sensi di colpa.la relazione maestro discepolo è la relazione tra il bruco e la farfalla, l'amicizia tra un bruco e una farfalla: la farfalla non può dimostrare che il bruco può diventare una farfalla, non c'è una via di logica per provarlo, ma può provocare un anelito nel bruco, questo è possibile....il maestro ti aiuta ad acquisire la tua personale esperienza, nonti dà i veda, il corano, la bibbia. ti lascia a te stesso, ti rende consapevole delle tue risorse interiori, della tua linfa, della tua stessa divinità; ti libera dalle sacre scritture, ti libera dalle interpretazioni degli altri, ti libera dalle speculazioni, dalle ipotesi, ti libera dal mondo delle parole, che sono il problema reale. il maestro ti libera dalle parole, ti libera da ogni genere di immaginazione filosofica e ti porta a uno stato di silenzio senza parole. il fallimento della religione e della filosofia stà nel fatto che sono diventate surrogati dell'esperienza reale. fai attenzione! le vie del maestro sono strane...e avere un maestro significa vivere accanto a un mistero, un maestro è un mistero: vive sulla terra, ma non ne fà parte; è nel corpo, ma non è il corpo; usa la mente, ma non è la mente: è nel tempo, ma appartiene al trascendente, conosce la vita eterna. visto dall'esterno è asattamente come te: se ha fame, mangia, se ha sete beve, se ha sonno, dorme, proprio come te, ma nel suo nucleo più intimo è completamente diverso, perchè vive in un mondo totalmente diverso, in uno spazio del tutto diverso. per comprendere il suo mondo interiore, dovrai crescere nella tua stessa interiorità, questo è l'unico modo. puoi comprendere solo fino a quel punto: più in profondità entrerai in te stesso, più profondamente comprenderai il maestro. quando avrai raggiunto il nucleo più intimo del tuo essere, conoscerai il maestro nella sua assoluta perfezione, altrimenti fraintenderai............


    Maestro di te stesso

    una persona davvero religiosa è consapevole della futilità del desiderio, dell'impossibilità di ottenere qualcosa qui, in questo mondo, o nel futuro, nell'aldilà. puoi possedere solo te stesso, puoi essere soltanto il padrone e il maestro del tuo stesso essere; e se non ti impegni per questo...
    è un lavoro arduo e non esistono scorciatoie. la meta è trovare la libertà, ma bisogna diventare maestri del proprio essere, maestri della propria consapevolezza: questo è l'inizio, il primo passo.tu non sei il maestro della tua consapevolezza: sei schiavo di migliaia di desideri, pensieri, fantasie.ti lasci trascinare da una parte all'altra. non sai chi sei e dove stai andando. non sai affatto perchè esisti. non conosci lo scopo della tua vita, nonhai alcun senso della direzione: come puoi essere maestro di te stesso?
    la prima cosa per diventare maestro di te stesso è diventare più consapevole delle tue azioni e dei tuoi pensieri. l'inconsapevolezza è schiavitù...ho chiamato i miei discepoli swami, che significa "il maestro", il padrone. indica semplicemente una persona che sta cercando di diventare centrata nel proprio essere, radicata nella sua consapevolezza; sta cercando di non lasciarsi trascinare dai desideri contro la sua volontà.ma i desideri sono molto subdoli e l'ego fa giochetti incredibili per cui, a meno che tu non sia costantemente allerta, rimarrai uno schiavo.la vita è vuota, vana, senza significato per chi non è maestro di se stesso. non puo avere poesia, non può avere alcuna gioia nè estasi. e l'estasi e la gioia sono un tuo diritto di nascita, ma puoi ottenerle solo quando giungi a essere degno, a una sublime dignità. diventa consapevole, fidati, inizia a osservare, lascia andare le credenze e i dubbi e la meta non è lontana.non devi andare da nessuna parte: se riesci a fidarti, a meditare, a vedere; se sei in grado di risvegliarti alla legge universale, sei un maestro. non il maestro di qualcun altro, ma il maestro di te stesso e questa è la vera essenza dell'essere un maestro.
     
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  13. swami chandraramabubu sfigananda
     
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    QUOTE (*Francesco @ 7/24/2022, 04:45 AM) 
    mentre tutto quello che riesco a vedere e' che tutto va bene esattamente cosi' com'e' e che non c'e' nulla da vedere.

    Ne riparliamo con le foto di un ospedale pediatrico oncologico :D Oddio, chiedo scusa. Non è un rimprovero ci mancherebbe, e nemmeno una censura. Però sono frasi che a me un po' perplimono perché sono quello che chiamerei "l'ultimo capitolo del Grande Libro", non abbiamo nessuna idea del loro vero significato che comunque va associato alla visione diretta della vacuità, che almeno io non ho.

    Inoltre la frase era in un contesto e l'ho decontestualizzata. Restando al fumo, perché è questo il contesto, un ipotetico interlocutore buddhista ti potrebbe dire che col fumo accorci la tua vita e quindi hai meno tempo per accumulare meriti. Addirittura sarebbe classificabile nell cosidetto "abuso degli aggregati" ma lo dico solo per inserire una parola di cautela nei massimi sistemi che state chiamando in causa. Io per esempio ho il problema del bere un po' troppo, so che non dovrei, eccetera. Non mi metto certo a giudicare gli altri. Però se tutto fosse perfettamente OK così com'è e non ci fosse nulla da vedere, non dovremmo sbatterci tutto il giorno per cercare di sopravvivere. So che dico ovvietà ma teniamo conto che non sappiamo chi legge il forum e quali conclusioni trae da queste frasi.

    Ora un'altra cosa, e dico a Massimiliano. Forse nei post vedo cose che non ci sono ma io vedo delle domande precise e quasi sempre formulate in modo chiaro per rispondere alle quali occorre una nostra eleborazione dei concetti. Beninteso intendo solo capacità di scegliere quell'argomento che è pertinente al tema, e riportarlo raccordandolo con la risposta, senza metterci del nostro (e non è certo il tuo caso, tu riporti sempre passi da materiale di scuola o testi). Invece ogni volta posti lunghissime citazioni del catechismo Soka, citazioni spesso un po' troppo lunghe già per essere lette, figuriamoci capire qual è il passo pertinente alla discussione. Che io sappia c'è una sezione con i testi di scuola e lo stesso problema c'è stato con un'utentessa, Loredana, che sarei felice di rileggere con le sue riflessioni. Capisco che la Soka ha questa caratteristica "condivisiva" molto sviluppata ma sarò limitato io, in quello che posti non riesco mai a vedere che hai colto qual è quello che in quel momento vuole sapere chi ti sta facendo la domanda. Ovviamente è un mio semplice parere; se ai tuoi interlocutori va bene così direi che lo scopo è raggiunto.

    Questo deriva dalla caratteristica tipica del Buddhismo sino-giapponese che a sua volta è lo sfondo (lontano!) della S.G. di concentrarsi più sull'illuminazione che sul come ci si arriva. Nel momento in cui la domanda che compare è tale che occorre interrogare i testi più in profondità bisognerebbe appunto farlo cercando il passo che supporta i nostri argomenti e discutendolo. Non basta dire che ci sono illuminazioni "limitate"; è già un bel traguardo non perdere la sequenza di vite umane per arrivare anche all'illuminazione che i tuoi testi chiamano "limitata" (o forse l'aggettivo l'hai usato tu, non so) poi si pensa a quella completa e definitiva.
     
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    Ti ringrazio swami chandraramabubu sfigananda.

    Si, anche se effettivamente i miei commenti sono lunghini e lo riconosco, è per essere il più preciso possibile, riporto sempre le fonti, proprio per evitare di dare mie interpretazioni personali che potrebbero essere sempre non corrette, (evito quello che i responsabili soka fanno) .

    Illuminazione Limitata, io la interpreto per come viene spiegata, nel senso che non c'è solo uno stato spirituale, ma ci sono diversi gradi spirituali della mente, esempio nel Buddhismo Mahāyāna appaiono i Bodhisattva e i Mahāsattva, sembrerebbero la stessa cosa, ma c'è una differenza, è il grado di spiritualità, il Mahāsattva, ha un grado più alto di illuminazione rispetto al Bodhisattva, direi più vicino all'illuminazione del Buddha, poi chiaramente, ogni scuola, da una sua interpretazione al Bodhisattva e Mahāsattva, a seconda del proprio lignaggio, ma il "succo" è lo stesso, magari cmbia la definizione o le parole, esempio nel lingnaggio Esperia, (che traduce per la soka) il Mahāsattva viene spiegato cosi: Un “grande essere”, un altro termine per designare un bodhisattva.

    Mentre nel lignaggio della HBS : Daiji : traduzione del termine sanscrito Mahāsattva, “Persona Superiore”. Uno dei titoli onorifici di
    Nichiren Shonin.

    Differenzia il grado di illuminazione, o grado spirituale, io con illuminazione limitata intendevo questi concetti.
    come ho citato in un commento precedente se ben ricordo, i 4 stati nobili, o mondi alti :

    "Śrāvaka" (sanscrito; cinese: 聲聞 shēngwèn; giapponese shōmon): è lo stato di coloro che perseguono lo stato di arhat ovvero si limitano alla comprensione della dottrina delle Quattro nobili verità mirando alla liberazione personale nel nirvāṇa.

    "Pratyekabuddha" (sanscrito; cinese 緣覺 yuánjué, giapp. engaku): è lo stato dei "pratyekabuddha" o dei "buddha solitari" che raggiungono l'illuminazione comprendendo la dottrina della coproduzione condizionata da soli senza l'aiuto di nessun buddha.

    "Bodhisattva" (sanscrito; cinese 菩薩 púsà, giapp. bosatsu): è colui che entra nel sentiero del mahāyāna offrendo i Voti del Bodhisattva ovvero di raggiungere l'"illuminazione" per la liberazione degli esseri senzienti.

    "Buddha" (cinese 佛 fó, giapp. butsu): che corrisponde alla realizzazione del nirvāṇa non statico (sans. apratiṣṭhita-nirvāṇa, 無住涅槃 cin. wúzhù nièpán, giapp. mujū nehan) proprio di chi realizza la piena illuminazione (sans. samyak-saṃbodhi, 正等覺 cin. zhèngděngjué, giapp. shōtōkaku).

    Sono diversi tipi di spiritualità, non è una mia interpretazione

    Namu Myoho Renge Kyo.
     
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    La discussione è partita su in tema ma sta andando da un'altra parte.

    Comunque rimane una discussione interessante, quindi si può continuare da un'altra parte oppure se Davide vuole modificare il titolo a questa e continuare qui
     
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47 replies since 17/7/2022, 10:30   820 views
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